Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

4 Maggio 2010

FONDAZIONI LIRICHE: SCALA CANCELLA PRESENTAZIONE STAGIONE – Lissner "La Scala non può accettare un decreto che la penalizza

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 23:09

FONDAZIONI LIRICHE: SCALA CANCELLA PRESENTAZIONE STAGIONE – LOMBARDIA – ANSA.IT ,
(ANSA) – MILANO, 4 MAG – La Scala ha cancellato la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione per le tensioni legate al decreto di riforma del settore.Titoli e date del cartellone 2010-2011, assicura una nota, saranno comunque resi noti il 21 maggio tramite il sito internet, a mezzo comunicati e cartelle stampa elettroniche, via newsletter e con la distribuzione consueta dei calendarietti gratuiti''.,

Lissner, no a decreto che penalizza la Scala. Bondi: sorprendente

4 MAGGIO 2010 – "La Scala non può accettare un decreto che penalizza il teatro e va contro la capacità di gestione": così il sovrintendente del teatro milanese, Stephane Lissner (foto), si è espresso dopo la riunione di ieri del consiglio di amministrazione.  Lissner ha ribadito ciò che aveva già detto in passato, ovvero che si aspetta "un regolamento specifico per la Scala perché lo consideriamo un decreto che non riguarda la Scala".

Una delle questioni che più preoccupa i lavoratori è quella della riconferma degli oltre 100 stagionali per il futuro. E Lissner ha assicurato che "la Scala nella prossima stagione dovrà utilizzare la stessa forza lavoro – ha detto – e il cda ha confermato di essere d'accordo con me". "Ho chiesto ufficialmente al ministero un regolamento in tempi brevi e non vedo perché i lavoratori che partecipano alla produttività del teatro debbano essere penalizzati.

“Trovo sorprendenti le dichiarazioni di Lissner – ha dichiarato il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi – nessuno può pensare che io non conosca e non apprezzi il valore e le peculiarità della Scala. Sono però altrettanto consapevole del valore e delle tradizioni di tutti gli altri teatri lirici. Intendo farmi carico del problema di salvare l’intero comparto lirico sinfonico da problemi che, se ancora rinviati, e lo ricordo qui al sovrintendente Lissner, ne decreterebbero una crisi irreparabile. In questa cornice il provvedimento che sarà a breve discusso dal Parlamento contiene anche la possibilità nel futuro che le Fondazioni che rispettino certi requisiti validi per tutti possano acquisire un certo grado di autonomia dallo Stato”.

Intanto i lavoratori della Scala hanno annunciato lo sciopero per la rappresentazione di oggi del Simon Boccanegra. Sempre questa sera al Teatro dell'Opera di Roma si protesta non annullando uno spettacolo, ma facendone uno nuovo, fuori programma con l'orchestra e il corpo di ballo che si esibiranno gratuitamente, in attesa dell'incontro del 6 maggio dei sindacati nazionali col ministro Bondi.

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  1. Milano, 4 maggio 2010 – Il «Simon Boccanegra» stasera non si fa: lo sciopero dei lavoratori della Scala fa saltare la settima replica. Giù il sipario, e tutti in assemblea: per quattro ore. Non si placa la polemica sul decreto-legge che si propone di mettere ordine nel settore lirico-sinfonico. Quattro giorni fa, la firma del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha dato il via a una serie di scioperi e mobilitazioni in tutta Italia. Ieri, è arrivata la presa di posizione ufficiale di Stephane Lissner, sovrintendente del Teatro alla Scala, al termine del consiglio d’amministrazione della Fondazione, che ha preso in esame il provvedimento normativo.

    «La Scala non può accettare un decreto che penalizza il teatro e che va contro la capacità di gestione», l’affondo di Lissner. Che ha rivendicato ancora una volta l’unicità del Piermarini nel panorama italiano e la sua rilevanza artistica anche in ambito internazionale: «Siamo diversi perché abbiamo 500mila spettatori, 319 alzate di sipario a stagione, siamo diversi – ha sottolineato ancora – perché siamo in pareggio di bilancio da cinque anni, siamo diversi perché abbiamo un’accademia con 500 allievi e perché ci arrivano da tutto il mondo richieste per andare in tourneé».

     

    Insomma, sembra sottintendere Lissner, la Scala rispetta già i criteri fissati dal decreto per la corretta gestione economico-finanziaria dell’ente lirico. Senza contare la percentuale maggioritaria di capitale privato sul totale dei contributi, uno dei capisaldi del provvedimento normativo. Quindi, il direttore artistico francese ha chiesto «un regolamento specifico per la Scala, perché lo consideriamo un decreto che non riguarda la Scala».

    Auspicio evidenziato anche dal comunicato del consiglio d’amministrazione, che ha apprezzato la possibilità data ai teatri più virtuosi di avere maggiore autonomia. D’accordo i membri del Cda anche sulla volontà del sovrintendente di tutelare i lavoratori del Piermarini, soprattutto dei cosiddetti «stagionali», che rischiano di non vedersi più riconosciuta un’assunzione a tempo indeterminato che attendono in alcuni casi da vent’anni. «Non vedo perché i lavoratori che partecipano alla produttività del teatro – ha continuato Lissner – debbano essere penalizzati». Niente blocco del turnover, quindi, come previsto dal decreto: «Per me, la forza-lavoro della stagione 2009-2010 sarà la stessa del 2010-2011: i lavoratori della Scala possono contare su di me, non ci sono dubbi su questo».

     

    Non si è fatta attendere la replica di Sandro Bondi: «Trovo sorprendenti le dichiarazioni di Lissner – il commento piccato del Ministro per i beni e le attività culturali -. Nessuno può pensare che io non conosca e non apprezzi il valore e le peculiarità della Scala. Sono però consapevole del valore e delle tradizioni di tutti gli altri teatri lirici». Poi, la precisazione: «Intendo farmi carico di salvare l’intero comparto lirico-sinfonico da problemi che, se ancora rinviati, e lo ricordo qui al sovrintendente Lissner, ne decreterebbero la crisi irreparabile».

    In soldoni: una correzione sul funzionamento degli enti lirici era necessaria, pur rispettando i livelli di eccellenza amministrativa raggiunti dal Piermarini. «In questa cornice – la conclusione della nota diffusa nel pomeriggio – il provvedimento che sarà a breve discusso dal Parlamento contiene anche la possibilità nel futuro che le Fondazioni che rispettino certi requisiti validi per tutti possano acquisire un certo grado di autonomia dallo Stato».

     

    Fin qui, il botta e risposta caustico tra Lissner e Bondi. Ma ieri è stato ancora una volta il giorno della protesta dei lavoratori del teatro scaligero: in cinquanta si sono ritrovati davanti ai laboratori dell’ex Ansaldo, dove era in corso il Cda, per far sentire la propria voce contro il decreto-legge. E nonostante le promesse del sovrintendente e le rassicurazioni circa una soluzione positiva dell’intera vicenda, i sindacati hanno confermato la manifestazione per il tardo pomeriggio di oggi. Rovinata così la festa di Stephane Lissner, che proprio ieri ha festeggiato i suoi primi cinque anni a Milano.

    di Nicola Palma

    Commento by AutoOrgScala — 5 Maggio 2010 @ 00:05

  2. function setAttributeOnload(object, attribute, val) {
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    martedì 4 maggio 2010

    Decreto Bondi: niente contratti alla cultura, ma tanti conflitti d'interessi

    Il decreto Bondi, tra le altre cose, blocca le assunzioni del settore lirico-sinfonico fino al 2013 e prevede l'inserimento dei privati negli enti lirici, in misura del loro portafogli. Questo vuol dire, concretamente, che i musicisti (che in questi tre anni andranno in pensione) non verranno sostituiti e che le decisioni artistiche dipenderanno esclusivamente da un privato che forse non avrà alcuna competenza, ma in compenso vanterà tanti inciuci col governo. Tanti soldini da spartire.Ne consegue un impoverimento degli organici nelle orchestre. Un impoverimento non soltanto in termini numerici, ma anche culturali. Per fare un parallelismo, è come se al posto di un libro, leggessimo un suo surrogato, un 'Bignamino'. Non è neppure escluso che alcune orchestre spariranno o avranno serie difficoltà ad andare avanti. Niente contratti alla cultura. Via tutti i precari dai teatri e dalle orchestre. Esattamente come sta avvenendo nella scuola pubblica. Il disegno criminale del governo è evidente, soltanto uno sciocco non lo vede. D'altra parte, i governi di destra non hanno mai sopportato la cultura in mano al popolo, troppo pericolosa.La cultura è fondamentalmente uno strumento di autodifesa dell'individuo contro i numerosi pericoli a cui potrebbe andare incontro, a causa della sua ignoranza. Pericoli di varia natura, soprattutto di mancanza di capacità analitica del dato reale. Ogni dittatura ha accuratamente evitato che il popolo venisse a conoscenza della… conoscenza. Sì perchè la cultura obbliga l'individuo a valutare le cose che accadono. Più è alta la cultura di un individuo, più questo sarà in grado di formulare analisi. E chi sa formulare analisi è AUTONOMO, cioè non ha nessun bisogno di governi o di persone che gli dicano cosa fare. E se l'analisi diventa anche sintesi, vuol dire che l'individuo è in grado di trovare soluzioni ai problemi. Perciò la dittatura odia l'autonomia del popolo, questa è un grosso problema per chi vuole gestire sudditi.Bondi è il ministro della cultura. Ridiamo? Potete anche farlo, ma in ballo c'è il futuro del Paese. L'istruzione pubblica è già in via di depauperamento, adesso è la volta del teatro (taglio del FUS) e della lirica. Immaginiamo facilmente le prossime mosse del governo: taglio drastico dei finanziamenti alle Accademie di Belle Arti e ai Conservatori (peraltro già vessati), restrizioni per le esposizioni locali di artisti, ulteriore giro di vite per tutte le espressioni di libera attività artistica, sospensione (o acquisizione) dei concorsi letterari, ecc. Ma questo governo potrebbe intervenire anche sull'editoria specializzata nel settore artistico e sta già accadendo (sospensione agevolazioni delle spese postali). L'attacco al mondo della cultura, da parte del governo, è palese e a tutto campo.Naturalmente, l'annullamento dell'immenso patrimonio culturale italiano sarà abilmente sostituito da logiche affaristiche ed iniziative private, poiché l'Arte e la cultura non devono sparire del tutto, una parvenza deve pur esserci, ma deve essere fonte di enormi speculazioni per i soliti pochi (amici e parenti). La cultura sarà perciò privatizzata. Nasceranno Consigli di amministrazione incompetenti, ma funzionali ad arricchire la famiglia, la cupola, il palazzo. Se questa non è mafia..!Ci si renderà presto conto che il progetto di federalismo non è altro che un voler piazzare parenti e amici nei settori di comando delle regioni. Ci saranno scuole regionalizzate, sanità regionalizzata, enti lirici regionalizzati, ecc. Tutti gestiti dal parentado e dai compagni di merende. Non scordiamo che Bondi è stato quello che ha già piazzato un manager bancario nella direzione dei musei italiani e dei siti archeologici (Mario Resca, amministratore della McDonald’s Italia e portatore sano di conflitti di interessi) ed ha assunto un 'supermanager' per il controllo del lavoro delle Soprintendenze. E' tutto dire.Ora immaginate pure il figlio di Bossi in qualità di direttore artistico (o amministrativo) di un ente lirico, magari del teatro 'Alla Scala'. Il modello previsto dal governo è questo. E poi osano parlare di meritocrazia! Accà nisciun'è fess!(Grazie alla Fondazione Teatro Alla Scala che oggi, 5 maggio, prende visione del post).Il decreto Bondi

    Gli intellettuali che fanno?Pasolini non c'è più, chi si fa avanti per svergognare questi cialtroni che ci governano?C.c. che famo?

    04 maggio 2010 21.11

    coscienza critica ha detto…

    Gli intellettuali non si presentano a questi appuntamenti, salvo Fo e qualcun altro, ma in tv non passano.Che famo? Intanto prenderne coscienza, divulgare le notizie, perché il popolo è tenuto ignorante. Poi arriva la Rivoluzione, per conseguenza logica.

    04 maggio 2010 21.40

    <a …

    Commento by AutoOrgScala — 7 Maggio 2010 @ 00:28

  3. function setAttributeOnload(object, attribute, val) {
    if(window.addEventListener) {
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    function(){ object[attribute] = val; }, false);
    } else {
    window.attachEvent(‘onload’, function(){ object[attribute] = val; });
    }
    }

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    martedì 4 maggio 2010

    Decreto Bondi: niente contratti alla cultura, ma tanti conflitti d'interessi

    Il decreto Bondi, tra le altre cose, blocca le assunzioni del settore lirico-sinfonico fino al 2013 e prevede l'inserimento dei privati negli enti lirici, in misura del loro portafogli. Questo vuol dire, concretamente, che i musicisti (che in questi tre anni andranno in pensione) non verranno sostituiti e che le decisioni artistiche dipenderanno esclusivamente da un privato che forse non avrà alcuna competenza, ma in compenso vanterà tanti inciuci col governo. Tanti soldini da spartire.Ne consegue un impoverimento degli organici nelle orchestre. Un impoverimento non soltanto in termini numerici, ma anche culturali. Per fare un parallelismo, è come se al posto di un libro, leggessimo un suo surrogato, un 'Bignamino'. Non è neppure escluso che alcune orchestre spariranno o avranno serie difficoltà ad andare avanti. Niente contratti alla cultura. Via tutti i precari dai teatri e dalle orchestre. Esattamente come sta avvenendo nella scuola pubblica. Il disegno criminale del governo è evidente, soltanto uno sciocco non lo vede. D'altra parte, i governi di destra non hanno mai sopportato la cultura in mano al popolo, troppo pericolosa.La cultura è fondamentalmente uno strumento di autodifesa dell'individuo contro i numerosi pericoli a cui potrebbe andare incontro, a causa della sua ignoranza. Pericoli di varia natura, soprattutto di mancanza di capacità analitica del dato reale. Ogni dittatura ha accuratamente evitato che il popolo venisse a conoscenza della… conoscenza. Sì perchè la cultura obbliga l'individuo a valutare le cose che accadono. Più è alta la cultura di un individuo, più questo sarà in grado di formulare analisi. E chi sa formulare analisi è AUTONOMO, cioè non ha nessun bisogno di governi o di persone che gli dicano cosa fare. E se l'analisi diventa anche sintesi, vuol dire che l'individuo è in grado di trovare soluzioni ai problemi. Perciò la dittatura odia l'autonomia del popolo, questa è un grosso problema per chi vuole gestire sudditi.Bondi è il ministro della cultura. Ridiamo? Potete anche farlo, ma in ballo c'è il futuro del Paese. L'istruzione pubblica è già in via di depauperamento, adesso è la volta del teatro (taglio del FUS) e della lirica. Immaginiamo facilmente le prossime mosse del governo: taglio drastico dei finanziamenti alle Accademie di Belle Arti e ai Conservatori (peraltro già vessati), restrizioni per le esposizioni locali di artisti, ulteriore giro di vite per tutte le espressioni di libera attività artistica, sospensione (o acquisizione) dei concorsi letterari, ecc. Ma questo governo potrebbe intervenire anche sull'editoria specializzata nel settore artistico e sta già accadendo (sospensione agevolazioni delle spese postali). L'attacco al mondo della cultura, da parte del governo, è palese e a tutto campo.Naturalmente, l'annullamento dell'immenso patrimonio culturale italiano sarà abilmente sostituito da logiche affaristiche ed iniziative private, poiché l'Arte e la cultura non devono sparire del tutto, una parvenza deve pur esserci, ma deve essere fonte di enormi speculazioni per i soliti pochi (amici e parenti). La cultura sarà perciò privatizzata. Nasceranno Consigli di amministrazione incompetenti, ma funzionali ad arricchire la famiglia, la cupola, il palazzo. Se questa non è mafia..!Ci si renderà presto conto che il progetto di federalismo non è altro che un voler piazzare parenti e amici nei settori di comando delle regioni. Ci saranno scuole regionalizzate, sanità regionalizzata, enti lirici regionalizzati, ecc. Tutti gestiti dal parentado e dai compagni di merende. Non scordiamo che Bondi è stato quello che ha già piazzato un manager bancario nella direzione dei musei italiani e dei siti archeologici (Mario Resca, amministratore della McDonald’s Italia e portatore sano di conflitti di interessi) ed ha assunto un 'supermanager' per il controllo del lavoro delle Soprintendenze. E' tutto dire.Ora immaginate pure il figlio di Bossi in qualità di direttore artistico (o amministrativo) di un ente lirico, magari del teatro 'Alla Scala'. Il modello previsto dal governo è questo. E poi osano parlare di meritocrazia! Accà nisciun'è fess!(Grazie alla Fondazione Teatro Alla Scala che oggi, 5 maggio, prende visione del post).Il decreto Bondi

    Gli intellettuali che fanno?Pasolini non c'è più, chi si fa avanti per svergognare questi cialtroni che ci governano?C.c. che famo?

    04 maggio 2010 21.11

    coscienza critica ha detto…

    Gli intellettuali non si presentano a questi appuntamenti, salvo Fo e qualcun altro, ma in tv non passano.Che famo? Intanto prenderne coscienza, divulgare le notizie, perché il popolo è tenuto ignorante. Poi arriva la Rivoluzione, per conseguenza logica.

    04 maggio 2010 21.40

    <a …

    Commento by AutoOrgScala — 7 Maggio 2010 @ 00:28

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