Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

28 Settembre 2011

Coordinamento metropolitano verso il 15 ottobre

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:40

Mercoledì 28 settembre ’11 – Milano

   276457_217223788318602_1929930437_n Il 15 ottobre le moltitudini d’Europa e del Mediterraneo scenderano in piazza per protestare contro le politiche d’austerità imposte dagli speculatori internazionali e dalle istituzioni economiche (FMI, BCE, ECOFIN) che li sorreggono.
In quella giornata scenderemo in piazza a Roma contro la finanziaria e  le politiche di precarizzazione del governo che colpiscono per l’ennesima volta lavoratori, precari, migranti, disoccupati e pensionati.
Lo faremo con le più diverse modalità, con determinazione, dicendo che non ci rappresenta nessuno, che non pagheremo un debito che non abbiamo contratto e che non abbiamo nulla da difendere ma tutto da conquistare.
Per discutere dei contenuti, della preparazione della giornata del 15  ottobre e le sue declinazioni sui territori metropolitani milanesi nei giorni precedenti ci vediamo mercoledì prossimo 28 settembre alle ore 21.00 in un’unica assemblea presso l’Arci Corvetto, via Oglio 21 Milano.

15 ottobre giornata globale contro l’austerity: dal diritto all’insolvenza allo sciopero precario

Il 15 ottobre è stata lanciata una giornata, a carattere europeo, di mobilitazione contro l’austerity e le politiche neoliberiste, assunte come strategiche dalla Commissione europea e dalla BCE e peraltro responsabili dell’ultimo pesante ciclo di crisi globale e finanziaria che le banche e le grandi lobby hanno scatenato contro la cittadinanza tutta.Prosegui la lettura »

 La CUB, su iniziativa degli indignad@s spagnoli, ADERISCE ALLA GIORNATA DI MOBILITAZIONE EUROPEA E INTERNAZIONALE del 15 OTTOBRE – Non è tollerabile la distruzione sociale e democratica che ci viene imposta con il ricatto del debito, dal governo Italiano, dalla B.C.E, dal F.M.I, dalle banche, dalla finanza, dalle multinazionali, da pochi gruppi di privilegiati.

La Costituente dello sciopero precario: Bologna 24-25 settembre

  Domenica 25 settembre – ore 10.30
VAG61 – via Paolo Fabbri 110 (Bologna)

Siamo i precari e le precarie che si ritrovano da mesi negli Stati generali della precarietà, e che da gennaio stanno preparando uno sciopero precario, uno sciopero dentro e contro la precarietà che dimostri che se ci fermiamo noi si blocca il paese. Abbiamo intrapreso questo cammino con le mobilitazioni per il diritto all’insolvenza, la partecipazione allo sciopero dei migranti e alle battaglie contro il razzismo istituzionale, la Mayday di Milano, l’agitazione dei precari dell’editoria al Salone del libro di Torino, l’attività dei Punti San Precario, le giornate di piazza contro Brunetta, l’occupazione del teatro Valle a Roma, le mobilitazioni in Val di Susa e quelle studentesche dello scorso autunno, l’assemblea del 10 ottobre a Roma in difesa dei beni comuni. Il 23 luglio, a Genova, ci siamo incontrati per rilanciare questo percorso e per affermare, verso lo sciopero, il punto di vista precario.

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Il punto di vista precario e la Global Revolution* Il 15 Ottobre tutti a Roma!

  Il punto di vista precario e il 15 Ottobre.
Da Genova, il 23 luglio, avevamo scritto che avremmo partecipato all’hub meeting proposto da Democracia Real Ya dal 16 al 18 prossimi a Barcellona contribuendo così alla “preparazione della giornata di mobilitazione globale del 15 ottobre, quando scenderemo in piazza contro le politiche di austerity, a partire dalla legge di bilancio appena approvata e contro la gestione autoritaria e bipartisan della crisi che i poteri finanziari e i governi trasversali del neoliberismo ci vorrebbero imporre nel silenzio”. E scrivevamo, anche, che in autunno avremmo lanciato “una campagna popolare di respiro europeo per il diritto al reddito incondizionato e di base, che ridia voce alle rivendicazioni delle generazioni precarie”. Soprattutto, annunciavamo che ci saremmo rivisti “il 24 e il 25 settembre a Bologna per la Costituente dello sciopero precario, una grande assemblea aperta a tutti i lavoratori e le lavoratrici, nativi e mi granti, così come a movimenti, sindacati, attivisti”, per “discutere insieme di come riprendere in mano e rinnovare la pratica dello sciopero nell’era della precarietà”, su obiettivi chiari: “un reddito di esistenza incondizionato; un nuovo welfare basato sui diritti e sull’accesso a servizi e beni comuni materiali e immateriali; il diritto all’insolvenza; la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro”.
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8 Comments

  1. Giovedì 29 gennaio

    H 20.30

    a ZAM

    Da qualche anno la crisi economica è diventata materia di tutti i giorni; inesorabilmente la crisi continua ad avanzare tra opinioni pessimistiche e chi ne nega l’esistenza. E’ venuta fuori in un autunno  di qualche anno fa e non ci ha più abbandonato.

    Ma da dove è nata e perchè? Chi sta realmente pagando gli effetti della crisi, e chi invece si sta arricchendo da una situazione di instabilità economica?

    Le risposte le stiamo cercando assieme a tanti nelle strade delle lotte globali, da Atene a Madrid, passando per Roma, Algeri, Santiago, Tunisi; sappiamo che stanno dentro i processi d’autorganizzazione sociale, dentro la capacità di costruire conflitto, progetto radicale d’alternativa, reti solidali, mutualismo, spazi d’autogestione.

    Il 15 ottobre a Roma e a livello globale si manifesterà contro la crisi, l’austerità, le politiche di gestione dei governi. Noi saremo a Roma, noi vogliamo esserci in tanti, diversi, conflittuali e in rete con altri che da Milano vorranno partecipare.

    ne discutiamo con:

    Maurizio Landini (Fiom)
    Luca Casarini (uniti per l’alternativa)
    Francesco Raparelli (centro studi alternativa comune)
    Mirko Mazzali (consigliere comunale)
    Emanuele Patti (arci milano)
    Andrea Di Stefano (rivista valori)

    modera Danilo De Biasio ( Radio Popolare)

    Commento by anonimo — 29 Settembre 2011 @ 19:32

  2. Questionario: RISPONDI AL FUTURO

    venerdì, 30 settembre 2011
    SCADE IL 30 SETTEMBRE il questionario RISPONDI AL FUTURO: la più grande indagine statistica sul settore dello spettacolo dal vivo mai realizzata in Italia. Abbiamo bisogno del vostro punto di vista!
    Compilando il format sulle vostre condizioni di lavoro come professionisti dello spettacolo dal vivo: ci darete delle utilissime informazioni sulla vostra attività personale, e/o su quella della vostra impresa culturale. I dati, raccolti in forma anonima, serviranno a comporre una panoramica reale e completa del settore, di cui nessuno prima di ora ha fatto una mappatura veramente attendibile. C.Re.S.Co in collaborazione con Zeropuntotre, supportato dalla Fondazione Fitzcarraldo di Torino, sta promuovendo un'indagine statistica su un ambito che ha formule lavorative talmente atipiche da non essere mai stato compreso dal legislatore nella sua specificità.

    La ricerca servirà a rivelare la reale situazione del sistema dello spettacolo dal vivo italiano andando a raccogliere dei dati che saranno la base su cui impostare una serie di azioni di tutela dei lavoratori, a partire alla richiesta di un vero meccanismo di ammortizzatori sociali che fotografi la natura intermittente della professione e delle imprese del settore.

    Perché i risultati siano attendibili e abbiano un livello di confidenza di almeno il 95% e una percentuale di errore massimo di +/- 2%: cerchiamo 380 strutture e 800 operatori.
    PRIMA DI COMPILARE IL QUESTIONARIO VISIONA I FAX SIMILI PRESENTI SUL SITO E ASSICURATI DI AVERE TUTTI I DOCUMENTI CHE TI SERVONO A PORTATA DI MANO!

    FAX SIMILE IMPRESE

    FAX SIMILE OPERATORI

    Compila il questionario

    Commento by anonimo — 29 Settembre 2011 @ 22:09

  3. Mapa interactivo de las movilizaciones mundiales el 15O,

    http://map.15october.net/

    15 october
    map.15october.net

    Commento by AutoOrgScala — 29 Settembre 2011 @ 22:41

  4. Maggio, l'ultimatum «Sciopero pronto» Gli stipendi slittano ancora. Il piano di rilancio e il rebus dei crediti I sindacati: entro il 7 tavolo con Regione, Provincia, Comune.
    corriere fiorentino 4 -10-11

    Oppure… Venti di guerra I compensi di settembre arriveranno dopo metà ottobre. II nodo della fiducia alla Colombo Ancora ritardi per gli stipendi dei lavoratori del Maggio musicale. Ed è ancora bufera per il teatro. Una lettera della direzione informa i sindacati e i dipendenti che «l'erogazione del mese di settembre non potrà avvenire che, presumibilmente, dopo il 15 ottobre». Colpa, questa volta, «del ministero del Tesoro» che a sua volta non ha erogato ancora la tranche del fus di 7,6 milioni di euro. E le sigle sindacali, che sfiduciano la sovrintendente Francesca Colombo, vanno alla guerra: «Diamo l'ultimatum del ottobre: se entro quella data non sarà creato un tavolo fra Regione, Provincia e Comune, come abbiamo chiesto senza risposta, siamo pronti a scioperare». La situazione del Maggio è sempre più complessa: «Le fondazioni bancarie non danno credito — chiarisce l'assessore Rosa Maria Di Giorgi, chiamata in Consiglio a rispondere a una domanda di attualità del consigliere Tommaso Grassi — finchè non gli sarà dato un piano economico credibile». L'assessora riporta comunque le assicurazioni della sovrintendente Francesca Colombo: «Ci ha detto che sta premendo sul ministero per l'erogazione del contributo al teatro e la difficoltà nei pagamenti si risolverà nel giro di qualche giorno». «Non abbiamo motivi per dubitarne — ribatte il consigliere Grassi — ma se devono essere impegni precisi e non solo promesse verbali, lo si scriva nero su bianco». Lei ribatte: «Non è compito dell'amministrazione, se la sovrintendente non l'ha fatto, sarà mia premura chiederle di farlo». In Consiglio comunale era presente anche una rappresentanza dei lavoratori del Maggio musicale: «Ci sentiamo raccontare la solita barzelletta sui pagamenti — dice Angelo Betti della Cisl — il problema è un altro: a settembre abbiamo chiesto l'apertura di un tavolo a Regione, Comune e Provincia, ma non abbiamo avuto risposta». Il rapporto dei sindacalisti con la sovrintendente Francesca Colombo è sempre più teso: «L'amministrazione insiste a parlare con la sovrintendente e non avviare una trattativa — continua Betti — ma Colombo ha dimostrato di non essere in grado a tenere un tavolo sindacale. Per noi è una completa sfiducia nei suoi confronti». «Gli enti locali facciano un piano di lungo periodo insieme a noi sindacati», aggiunge Silvano Ghisolfi della Cgil. Le riduzioni sull'integrativo non sembrano la strada da percorrere: «La nostra riduzione per i lavoratori sarà oltre il 20% a seconda delle posizioni, mentre per i dirigenti sarà facoltativa», dice Betti furioso. Altra questione è quella della busta paga: «Abbiamo chiesto al teatro che ci venisse data la busta paga di settembre, nonostante non siano ancora arrivati i pagamenti — dice Ghisolfi — un modo per dare la possibilità, magari a chi ha un mutuo, di dare una garanzia alle banche e in ogni caso avere una certezza sul pagamento. L'azienda non ci ha risposto neppure su questo». I sindacati sembrano non essere più disposti a tollerare: «Se non avremo risposte sull'apertura del tavolo con gli enti, andremo allo sciopero». «Ancora una volta — commenta il Pdl — chi è alla guida non è stato in grado di garantire gli stipendi ai dipendenti».

    Commento by anonimo — 4 Ottobre 2011 @ 09:42

  5. I sindacati del teatro: integrativo cancellato. Per l'azienda dei bus un'offerta di trattativa con prepensionamenti e meno riposi Stipendi con taglio, bufera al Maggio
    corriere fiorentino 5-10-11

    E all'Ataf la svolta arti privati di Renzi Doppia partita per Palazzo Vecchio: Ataf e Maggio. Per l'azienda del bus il sindaco fa un'offerta che contiene prepensionamenti e meno riposi. In cambio niente privatizzazione. Al Maggio invece è bufera: gli stipendi sono arrivati, ma ora c'è il rischio che siano erogati con tagli. I sindacati accusano: integrativo già cancellato. Alta tensione. L'orchestra ha sospeso le prove. Oggi l'assemblea. A PAGINA 4 Bozza, Sanna Strappo Maggio C'è lo stipendio, non l'integrativo Tensioni all'annuncio del direttore Stop alle prove, e oggi l'assemblea Una buona e una cattiva notizia per i lavoratori del Maggio musicale. La prima: arriv nelle casse della Fondazione la tranche del Fus da 7,8 milioni di euro, attesa per pagare gli stipendi. La seconda: la direzione intende far partire subito i tagli agli integrativi, dal 20 al 30% in quattro mesi. Ieri è stata un'altra giornata tesissima in teatro, con l'interruzione della prove d'orchestra con il maestro Zubin Mehta e la rabbia dei sindacati per la riduzione. Mentre il sindaco Renzi chiarisce: «Il Maggio musicale ha un debito ereditato, se non si fa niente è una macchina lanciata a tutta velocità contro il muro. Noi stiamo cercando di rimetterla in carreggiata, ma per farlo è impensabile che tutti i giorni i dipendenti del Maggio siano disponibili a lamentarsi e non a mettersi in gioco». Oggi si terrà l'assemblea dei lavoratori a cui sono invitati sindaco e Cda. Dopo l'annuncio pochi giorni fa di un nuovo ritardo nei pagamenti degli stipendi, ieri mattina il direttore Caldo ha incontrato i sindacati per una comunicazione: «Ci ha detto che i soldi del ministero sono arrivati — racconta Angelo Betti della Cisl — ma per il pagamento degli stipendi avremmo dovuto aspettare fino alla prossima riunione del Cda (prevista per il 7 ottobre, ndr), altrimenti sarebbero stati erogati subito ma con il taglio degli integrativi». Ma sembra più che probabile che anche dopo il 7 gli stipendi arriveranno senza integrativo. Le parole di Caldo hanno mandato su tutte le furie i sindacalisti: «Era ancora in corso una trattativa sugli integrativi e d'imperio è stata presa una decisione» dice Silvano Ghisolfi della Cgil. Dopo poco è arrivata la sovrintendente Francesca Colombo, che ha sottolineato di non aver avuto una controproposta da parte dei sindacati; dal teatro si fa sapere anche che la direzione aveva dato come termine ultimo della trattativa il 28 giugno scorso. «Abbiamo fatto le nostre proposte senza avere risposte —chiosa Betti — abbiamo chiesto il tavolo di garanzia con Comune, Provincia e Regione, e di spalmare i risparmi sugli stipendi nel triennio». Da parte sua Renzi ha precisato: «Noi siamo disposti ad aprire tutti i tavoli, ma poi bisogna prendere qualche decisione». Il teatro prevede di far rientrare circa 2,3 milioni di euro nel 2011, secondo il piano Colombo. La notizia dei tagli agli integrativi ha fatto il giro del tea *** tro, fino ad arrivare all'orchestra che era intenta nelle prove con il maestro Mehta. La musica si è interrotta bruscamente e gli orchestrali hanno chiesto di parlare con la sovrintendente. Nuovo round, col maestro Mehta ha cercato di mediare: «La sovrintendente ha dato la sua versione dei fatti, accusandoci di non aver portato le nostre proposte —racconta Ghisolfi — ha detto che il Maggio chiuderà se non vengono fatti questi sacrifici». I sindacati precisano: «Noi siamo disposti a venire incontro al teatro anche economicamente ma con un piano spalmato su più anni, non in 4 mesi. Gli integrativi non sono privilegi

    Commento by anonimo — 5 Ottobre 2011 @ 15:01

  6. La revisione in senso più restrittivo delle regole di Maastricht è stata rinnovata di recente col “Six pack” a partire dal 2015, e imporrà ai Paesi ad alto debito nuove manovre di rientro forzato.
    Nella crisi in cui siamo nessuno può salvarsi da solo
    ROMA, 15 OTTOBRE P. ZZA DELLA REPUBBLICA:
    IL POPOLO È IN CAMMINO
     
    –         Le Germania ha responsabilità precise in questa crisi.
    –         Gli orrori del liberismo selvaggio europeo.
    –         Non è il nostro debito.
    –         Possibili soluzioni alla crisi.
    –         Regole contro la speculazione, azioni legali risarcitorie verso le Agenzie di rating.
     
    La giornata del 15 ottobre vedrà mobilitazioni di protesta in tutta Europa, nel Mediterraneo e in altre regioni del mondo. In Italia per questa giornata internazionale si è creata una convergenza tra molteplici e plurali forze sociali, associazioni, sindacati, partiti della sinistra, uniti dalla consapevolezza che stiamo subendo tutto il peso di una crisi che non abbiamo  provocato noi.
     
     
    LA GERMANIA HA RESPONSABILITÀ PRECISE IN QUESTA CRISI
     
    1)       Ha adottato politiche interne fortemente restrittive e di fortissima deflazione salariale competitiva, in totale contraddizione egoista con la sopravvivenza dell'Unione monetaria europea, accumulando crediti grazie al fatto che gli altri Paesi più deboli assorbivano le loro merci indebitandosi e quindi destabilizzandosi.
    2)       La fragilità dell’euro deriva dal suo stesso vizio d’origine, imposto dalla Germania, che ha assegnato alla Banca Centrale Europea il solo compito della lotta all’inflazione, con la totale assenza di un impegno a sostenere la crescita economica, che è invece il principale compito per es. della Fed, la banca centrale statunitense. Questo ruolo della BCE è stato voluto dalla Germania per avere una valuta forte, in modo da ridurre il costo delle materie prime (trattate in dollari), poter acquistare più facilmente imprese e fare investimenti produttivi all’estero. Alla Banca Centrale Europea è stata inoltre espressamente vietata la funzione, propria di ogni vera Banca centrale, di sostegno ai Paesi attaccati dalla speculazione e di finanziatore di ultima istanza dei deficit dei Paesi aderenti (come invece fanno la Banca del Giappone, la Banca d’Inghilterra, la Fed statunitense ecc), con conseguenze disastrose per gli stessi Paesi.
    3)       Nei primi anni dell’euro tutti ritenevano che in caso di necessità le istituzioni europee sarebbero intervenute per rifinanziare i paesi in difficoltà, ma il rifiuto della Merkel di finanziare la Grecia nel 2009, quando bloccò per mesi gli aiuti europei facendo degenerare la situazione, ha rotto l’incanto scatenando l’assalto speculativo della finanza internazionale, che si è poi esteso agli altri Paesi.
    4)       la Deutsche Bank pochi mesi fa ha deciso improvvisamente di vendere titoli di stato italiani per 8 miliardi di euro e contemporaneamente di comprare derivati (Credit Default Swap) per assicurarsi dal fallimento dell’Italia. Questa scelta è stata come uno squillo di tromba per gli operatori che hanno cominciato a puntare sul fallimento dell’Italia.
    5)       La cancelliera tedesca Angela Merkel, per quanto riguarda la necessità di ricapitalizzare le banche, ha stabilito in questi giorni che l'Efsf (il fondo di stabilità europeo che si è deciso di rafforzare) può intervenire solo come ultima istanza, perchè prima devono intervenire i governi nazionali. Siccome la ricapitalizzazione delle banche, secondo Morgan Stanley, costerà agli Stati 140 miliardi di euro, possiamo dimenticarci qualsiasi ritorno alla stabilità nei conti pubblici.
     
    GLI  ORRORI DEL LIBERISMO SELVAGGIO EUROPEO
    1)      All’esplosione di ogni bolla finanziaria e dopo gli attacchi speculativi, la soluzione che viene prospettata è sempre la stessa: abbattimento del Debito Pubblico tramite il taglio della spesa pubblica (cioè meno sanità, meno scuola pubblica, meno dipendenti pubblici, aumento dell’età pensionabile ecc.), attacco ai diritti e alle tutele del lavoro, privatizzazioni e liberalizzazioni (cioè dare in pasto al mercato tutti i beni e servizi gestiti direttamente o indirettamente dal Pubblico): in una parola liberismo selvaggio. Questo processo sta mettendo in ginocchio i popoli europei e aggravando la crisi della domanda interna conducendo i paesi europei a una depressione economica.
    2)      La «troika» iperliberista (Commissione europea, Bce, Fmi) opera di fatto come il direttorio della Ue, come un podestà straniero, limitando la sovranità dei singoli Governi in materia di politica economica, pur non essendo stata eletta da nessuno, e le sue posizioni da strozzino differiscono sovente da quelle del Parlamento europeo, organismo eletto. Democratizzare la Commissione europea e la Ue sarebbero compiti impellenti per i governi europei
    3)      la Bce ha alzato i tassi in presenza di un'economia in depressione, dando il colpo di grazia all'euro
    4)      Il maggior limite della Bce deriva dal suo statuto, che le impone come massimo scopo quello di combattere l'inflazione, laddove una banca centrale dovrebbe avere tra i suoi scopi anche la promozione dello sviluppo e dell'occupazione, il prestito ai Paesi di denaro occorrente in caso di necessità, come fanno la Fed statutinetense, la Bank of England, il Giappone
    5)      la Banca dei regolamenti internazionali tre mesi fa ha chiesto alle Banche centrali di dare una stretta alla politica monetaria per combattere un'inesistente minaccia inflazionistica.
     
     
    NON È IL NOSTRO DEBITO
     
     
    1)      È un aumento del debito pubblico dovuto alla crisi USA del 2008, che si è estesa ai paesi dell’Europa ed ha provocato un crollo dell’attività produttiva e quindi una crisi fiscale.
    2)      è un aumento del debito pubblico dovuto a un notevole calo delle entrate fiscali statali per la riduzioni dell'onere fiscale e i crediti agevolati concessi agli imprenditori (30 miliardi di euro l’anno!), che delocalizzavano pure le aziende pagando le imposte all’estero anziché nel paese d’origine.
    3)      è un aumento del debito pubblico dovuto a un crollo della domanda interna (e quindi una diminuzione di introiti fiscali per lo Stato) causata dalla riduzione dell’occupazione e del reddito;
    4)      è un aumento del debito pubblico dovuto alla speculazione che ha fatto perdere fiducia nei Paesi e quindi salire i tassi d’interesse anche dei Titoli di Stato e perciò allargare il debito pubblico.
    5)      è un aumento del debito pubblico dovuto al discredito di Berlusconi e alla mancata lotta alla grande evasione fiscale del suo governo e dei governi DC-PSI dagli anni 70
    6)      è un aumento del debito pubblico dovuto al fatto che gli Stati si sono fatti carico della ricapitalizzazione delle banche e dell’aiuto alla finanza (4.600 miliardi di euro, secondo il presidente della Commissione Europea): ovvero socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti!
    7)      è un aumento del debito pubblico dovuto alla stagnazione della crescita, causata negli ultimi 20 anni dalla perdita di produttività che, a sua volta, nasce sia dal ritiro dello Stato dai settori economici più avanzati sia dalle riforme del mercato del lavoro, che hanno abbattuto il costo del lavoro e scoraggiato gli investimenti.
     
     
    POSSIBILI SOLUZIONI ALLA CRISI
    1)      La soluzione più probabile per uscire da questa situazione sarà fare in modo che i fondi EFSF (fondo Salva-Stati) rimpolpino il capitale della BCE e questa garantisca un volume potenziale di fuoco dell’ordine di uno o due trilioni, tale cioè da poter acquistare tutto il debito dei paesi periferici.
    2)      Si può consentire alla Bce di supportare l'Efsf. Per riuscirci, potrebbe essere sufficiente registrare l'Efsf come una banca, che in questo modo potrebbe rifinanziarsi presso la Bce alle stesse condizioni delle banche normali. L'Efsf potrebbe poi operare acquisti di titoli di Stato su vastissima scala, potenziando i propri fondi limitati grazie al supporto della Bce e dando a garanzia i titoli di Stato che acquista. Sapendo che un ammanco di liquidità non è più possibile, gli investitori si asterrebbero da attacchi speculativi contro i Paesi solventi
    3)      Altra soluzione può essere la creazione di un nuovo veicolo, esterno al fondo Salva-Stati (l'Efsf, Fondo Europeo di Stabilità …

    Commento by anonimo — 10 Ottobre 2011 @ 13:58

  7. Banca d’Italia costretta a ascoltare gli indignados

    Ore 12.00 Milano, Via Cordusio, 5 sede di Banca d’Italia Milano.

    Affollata la conferenza stampa indetta dagli indignados milanesi che di fronte a giornalisti e telecamere hanno prima spiegato l’inevitabilità della loro presenza davanti alla filiale milanese della banca centrale nazionale e della loro partecipazione alla manifestazione globale contro l’austerity di sabato 15 ottobre a Roma e poi hanno pubblicamente letto una missiva (in allegato) firmata da Ulisse e Natalia. Ulisse e Natalia non sono presidenti di banche, né capitani d’industria, né broker finanziari, né titolari di agenzie di rating, tantomeno capi di governo o ministri delle finanze. Sono due persone che lottano tra un contratto precario e l’altro e che pretendono risposte reali alla condizione in cui versa la stragrande maggioranza degli italiani. Alla pubblicazione della lettera di Trichet a entrambi è venuto uno strano prurito ai polpastrelli e non hanno resistito: anche loro hanno scritto le loro belle richieste anzi le loro pretese!

    I due baldi rappresentanti della precarietà italiana sospinti dall’indignazione hanno obbligato il Vice Direttore della Sede di Banca d’Italia Milano, il Dr. Giovanni Mario Alfieri, a riceverli e gli hanno consegnato le loro pretese destinate a Mario Draghi. Se ne sono andati con la promessa che la lettera verrà recapitata alla sede romana, non prima di aver specificato che essendo pretese, e non richieste, se non dovessero essere esaudite verranno a chiedere il conto e magari neanche troppo educatamente. Perché si è stati buoni, ma mai stupidi. E ora non si è neanche più buoni.

    Il 15 ottobre è una scadenza globale, internazionale e sarà solo un inizio di altre mobilitazioni. Oltre l’indignazione per chiedere il ritiro delle finanziarie lacrime e sangue, la creazione di un coordinamento europeo per rinegoziazione del debito. Serve urgentemente un nuovo welfare, nuovi diritti, accesso ai beni comuni e stop alla politica delle privatizzazioni. E’ osceno che chi ha generato questa crisi pretenda di dettare e imporre le ricette per superarla.

    Non ci rappresenta nessuno e il nostro è un arrivederci.

    Ricordiamo inoltre che gli indignados italiani si sono presentati anche alle sedi bolognese e romana della Banca d’Italia e esprimiamo la nostra piena solidarietà agli indignados bolognesi colpiti dalle manganellate della stato italiano.

     

    Commento by anonimo — 14 Ottobre 2011 @ 11:02

  8. sport tvp stream

    Coordinamento metropolitano verso il 15 ottobre « Il Sottoscala

    Trackback by sport tvp stream — 11 Dicembre 2019 @ 04:33

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