L’INVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO
Verranno dette molte cose sulla giornata del 14 dicembre 2010 a Roma.
Si parlerà soprattutto degli atti di violenza che hanno catalizzato l’attenzione di quasi tutti i media nazionali. Chi sono i violenti della manifestazione? Erano tutti infiltrati? Oppure no? Oppure erano frange estremiste facenti parte di gruppi studenteschi? Si dirà di quanti danni abbiano fatto all’immagine della manifestazione, oltre che alla città di Roma. “Non è questo il modo di manifestare. Avete fatto un favore ad Alemanno. Quando si parla di ribellione non è certo questo il modo di metterla in atto. Gli scontri sono stati un disastro politico.”
Può darsi. Può darsi che sia vero. Può darsi che quasi tutti i critici abbiamo ragione.
Ma io vorrei raccontarvi di questa giornata quello che forse non vi verrà detto.
Ci siamo ritrovati la mattina presto in Piazzale Aldo Moro. Faceva freddo, ma il cielo blu e l’aria frizzante davano una certa patina di ottimismo a noi precari dello spettacolo, che per l’ennesima volta manifestiamo contro i tagli alla cultura. Solo che questa volta non eravamo soli. Soli come siamo sempre stati lasciati. Dai sindacati, dai grandi circuiti dei teatri pubblici, dalla nostra stessa categoria che non esiste, perché siamo troppo frammentati, autoreferenziali e, soprattutto, troppo occupati a sopravvivere lavorando come cani per poter avere il tempo e la volontà di costituirci come categoria.
Ieri però non eravamo soli.
Con noi, a condividere il nostro stesso malessere, le nostre stesse difficoltà c’erano gli studenti massacrati dalla Gelmini, i ricercatori, gli insegnanti, i terremotati dell’Aquila, i precari e anche semplici cittadini che hanno sentito il bisogno di condividere questa giornata di protesta con noi.
Man mano che il corteo procedeva educatamente e gioiosamente verso Termini, la nostra soddisfazione cresceva sempre più perché abbiamo cominciato a renderci conto che il numero dei partecipanti diveniva impressionante. Si univano al corteo sempre più persone. Altri ci manifestavano solidarietà semplicemente salutandoci dalla finestra.
Gli studenti organizzatori della manifestazione parlano di 100.000 partecipanti. Secondo me è una cifra assolutamente non realistica. Tenete conto che quando il corteo è finalmente giunto in testa a Largo di Torre Argentina, la coda del corteo si trovava ancora in via Cavour! E molte persone si sono unite al corteo quando hanno potuto, quando sono riuscite a raggiungerlo, molte addirittura quando la manifestazione già sfilava sul Lungotevere, prima cioè di giungere al suo drammatico epilogo.
Un mare di gente. Una grande marea critica e lucida, che protestava per il futuro che lentamente gli sfugge dalle mani, giorno dopo giorno.
Io ho partecipato a molte manifestazioni negli ultimi anni, ma non ricordo nulla di simile.
Che cosa è rimasto di tutte le speranze e le delusioni di quella immensa moltitudine di lavoratori e lavoratrici che oggi non trovano alcuno spazio, alcuna giustizia sulle principali testate nazionali e all’interno dei principali telegiornali?
Eravamo tutti violenti?
Eravamo tutti terroristi?
Non eravamo forse milioni?
Non abbiamo figli, mutui, sogni, bisogno di avvenire?
Oggi sono andata all’ennesima riunione dove cerchiamo di difendere disperatamente i diritti di una categoria che sembra svanire ogni volta che tentiamo di afferrarla.
Passando da Via del Corso e da Montecitorio non c’era quasi più traccia della guerriglia di ieri. Shopping natalizio ovunque. Sull’asfalto però restavano ancora i segni rossi dei fumogeni che ieri hanno insanguinato l’inverno del nostro scontento.
Roma, 15 dicembre 2010
DOMENICA 19/12/10 ASSEMBLEA OPEN-AIR STUDENTESCA SUI TAGLI ALLA CULTURA ALLE 0RE 15.00 IN PIAZZA CORDUSIO.MILANO.SIETE TUTTI INVITATI!!!!!
Se le adesioni sono come quelle sul Blog………..
Commento by anonimo — 19 Dicembre 2010 @ 06:30
la legge gelini riprende il iter al senato .good night and luck
Commento by AutoOrgScala — 19 Dicembre 2010 @ 22:23
Non mi è chiara una cosa: il collegato lavoro si applica anche ai contratti a partita iva? Devo anch'io (p.i) impugnare i contratti precedenti entro il 23 gennaio, se no decadono?
Aspetto con ansia risposte!!!
Grazie
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 09:14
E' TUTTO UN MAGNA MAGNA !
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 17:37
per il n° 3 : PURTROPPO IL COLLEGATO LAVORO COLPISCE TUTTO IL MONDO PRECARIO.
DUNQUE ANCHE TU DEVI DARTI UNA MOSSA.
DA QUESTA MANOVRA LE POTENZIALI VITTIME DI QUESTA MANOVRA SONO 4 MILIONI DI LAVORATORI PRECARI. IL PIù GRANDE COLPO DI SPUGNA CONTRO I DIRITTI DEI LAVORATORI . IL PIù GROSSO REGALO AGLI IMPRENDITORI DOPO LA RIFORMA DELLE PENSIONI ……RIVOLGITI IN VIA VALLAZZE ANG. VIA LOMBARDIA 20 E CHIEDI DI MAESTRONI. SE NO LASCIA I TUOI DATI SCIRVENDO AL BLOG SUI BOTTONI IN FONDO A DESTRA DI QUESTA PAGINA. GOOD NIGHT AND GOOD NIGHT
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 19:42
Blocco degli straordinari in orchestra proclamato dalla cgil.
Partecipanti: 2
Si aspettano i risultati dell'adesione allo sciopero del 28 dicembre se mai avranno le palle di portarlo avanti.
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 19:51
enza fondi rosso di 5 milioni nel 2010, di 17 milioni nel 2011
(ANSA) – MILANO, 20 DIC – Se saranno confermati i tagli dei fondi pubblici, nel 2011 per la Scala sara' ''veramente difficile svolgere la propria attivita''. Ne e' convinto il vicepresidente Bruno Ermolli, dopo il cda del teatro che ha rimandato l'approvazione del consuntivo di bilancio 2010 in attesa di sapere se sara' reintegrato almeno in parte il Fus. Se cosi' non sara', l'anno si chiudera' con un rosso di 5 milioni, che nel 2011 con gli ulteriori tagli annunciati salira' a 17 milioni. Nonostante le difficolta' nel 2011 non ci saranno spettacoli cancellati. (ANSA).
et voilà siamo nella merda anche noi . MA quale autonomia. han buttato fumo negli occhi ai lavoratori per tenerli buoni fini al sette dicembre .sONO MESI CHE LA CUB cerca di strigliare i lavoratori . qui ci volgiono far arrivare alla cassa integrazione a fine stagione -se non ci muoviamo il 2012 sarà molto amaro .
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 20:08
ROMA – 17 DICEMBRE 2010 – dal giornale dello spettacolo
Carlo Fontana, dal Corriere della Sera "Che nel nostro Paese la cultura sia considerata una grande Cenerentola non è certo una novità. Quando i tempi si fanno difficili per i conti dello Stato, questa è una delle voci di bilancio che per prime subiscono violente riduzioni, non importa quanto modesta ne sia l'incidenza sulla spesa pubblica… Si continua, oggi come ieri, a ignorare gli ormai numerosi, documentati studi sulla ricaduta economica del settore che rende molto di più dell'investimento pubblico a esso destinato: in alcuni casi recenti addirittura sette o dieci volte la spesa. La percezione diffusa della cultura come nicchia di parassitismo, di un puro costo invece che di opportunità, ha comunque trovato nei governi Berlusconi il più forte riscontro con interventi che non hanno precedenti".
"Gli ultimi, drammatici, tagli motivati dalle difficoltà della congiuntura economica, furono infatti preceduti da quelli del periodo 2001-2006 che vide un'altrettanto forte riduzione delle risorse, circa il 30% per tutte le attività di difesa e valorizzatone del nostro patrimonio culturale e di spettacolo. Si profila dunque legittimo il sospetto che la posizione assunta dal centrodestra nei confronti di un settore vissuto come alieno sia, se non ostile e prima ancora che politica, quantomeno ideologica…".
"…Il riferimento va, ovviamente, agli Stati Uniti, citati ogni momento quale modello della capacità dei soggetti privati di far fronte alle esigenze economiche delle istituzioni di cultura, siano esse musei o teatri d'opera. Assolutamente vero. Ma con una omissione tutt'altro che trascurabile: negli Stati Uniti i privati che investono possono defiscalizzare quasi completamente (90%) il loro contributo. E non è un caso che i finanziamenti alle istituzioni culturali vengano non tanto dalle aziende quanto da singoli individui che, in alcuni casi (Metropolitan Opera, ad esempio), esercitano la propria funzione di sostegno in forma associativa…".
"…Da noi si è preferito fare bassa macelleria invocando al tempo stesso l'intervento messianico dei privati. Ma perché mai i privati dovrebbero intervenire in un settore verso il quale lo Stato mostra tutto il suo disinteresse operando sudi esso solo con la scure? E dovrebbero farlo senza godere di alcun incentivo fiscale, se si eccettua quello previsto dalla poco conosciuta e altrettanto poco utilizzata legge Melandri destinata alle sole aziende? Dal vicolo cieco non si può uscire massacrando il finanziamento pubblico, ma razionalizzandolo e agendo al tempo stesso sulla leva fiscale per incentivare l'intervento privato. Si tratta in sostanza di promuovere con i privati una sorta di alleanza, di costruire un rapporto stretto, coordinato, programmato, e sempre a fini pubblici. È un percorso possibile per salvare le nostre istituzioni, avendo sempre ben presente che l'arte e la cultura non sono al di sopra di una società ma appartengono alla necessità di un mondo sociale: parole di Paolo Grassi, anno 1964"
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 21:08
19dic2010
ROMA, LETTERADAL CORTEO DEGLI STUDENTI E DEI PRECARI
Un po’di notizie:
Oggi è stato nominato dal nuovo cda del Teatro di Roma il nuovo direttore: è Gabriele Lavia. C’è di che essere contenti. Come ormai avviene in qualunque posto pubblico o semipubblico, la politica non fa che inzupparci le mani e nelle scorse settimane erano girati tutti nomi “lettiani” (vicini a Gianni Letta) a cominciare da quello di Pietro Carriglio. Il nuovo presidente è Franco Scaglia.
Dal polo opposto, cioè dal movimento dei precari ricevo questa lettera. E’ di Melania Giglio, attrice, una delle partecipanti a Zeropuntotre e la posto volentieri.
L’INVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO
Verranno dette molte cose sulla giornata del 14 dicembre 2010 a Roma.
Si parlerà soprattutto degli atti di violenza che hanno catalizzato l’attenzione di quasi tutti i media nazionali. Chi sono i violenti della manifestazione? Erano tutti infiltrati? Oppure no? Oppure erano frange estremiste facenti parte di gruppi studenteschi? Si dirà di quanti danni abbiano fatto all’immagine della manifestazione, oltre che alla città di Roma. “Non è questo il modo di manifestare. Avete fatto un favore ad Alemanno. Quando si parla di ribellione non è certo questo il modo di metterla in atto. Gli scontri sono stati un disastro politico.”
Può darsi. Può darsi che sia vero. Può darsi che quasi tutti i critici abbiamo ragione.
Ma io vorrei raccontarvi di questa giornata quello che forse non vi verrà detto.
Ci siamo ritrovati la mattina presto in Piazzale Aldo Moro. Faceva freddo, ma il cielo blu e l’aria frizzante davano una certa patina di ottimismo a noi precari dello spettacolo, che per l’ennesima volta manifestiamo contro i tagli alla cultura. Solo che questa volta non eravamo soli. Soli come siamo sempre stati lasciati. Dai sindacati, dai grandi circuiti dei teatri pubblici, dalla nostra stessa categoria che non esiste, perché siamo troppo frammentati, autoreferenziali e, soprattutto, troppo occupati a sopravvivere lavorando come cani per poter avere il tempo e la volontà di costituirci come categoria.
Ieri però non eravamo soli.
Con noi, a condividere il nostro stesso malessere, le nostre stesse difficoltà c’erano gli studenti massacrati dalla Gelmini, i ricercatori, gli insegnanti, i terremotati dell’Aquila, i precari e anche semplici cittadini che hanno sentito il bisogno di condividere questa giornata di protesta con noi.
Man mano che il corteo procedeva educatamente e gioiosamente verso Termini, la nostra soddisfazione cresceva sempre più perché abbiamo cominciato a renderci conto che il numero dei partecipanti diveniva impressionante. Si univano al corteo sempre più persone. Altri ci manifestavano solidarietà semplicemente salutandoci dalla finestra.
Gli studenti organizzatori della manifestazione parlano di 100.000 partecipanti. Secondo me è una cifra assolutamente non realistica. Tenete conto che quando il corteo è finalmente giunto in testa a Largo di Torre Argentina, la coda del corteo si trovava ancora in via Cavour! E molte persone si sono unite al corteo quando hanno potuto, quando sono riuscite a raggiungerlo, molte addirittura quando la manifestazione già sfilava sul Lungotevere, prima cioè di giungere al suo drammatico epilogo.
Un mare di gente. Una grande marea critica e lucida, che protestava per il futuro che lentamente gli sfugge dalle mani, giorno dopo giorno.
Io ho partecipato a molte manifestazioni negli ultimi anni, ma non ricordo nulla di simile.
Che cosa è rimasto di tutte le speranze e le delusioni di quella immensa moltitudine di lavoratori e lavoratrici che oggi non trovano alcuno spazio, alcuna giustizia sulle principali testate nazionali e all’interno dei principali telegiornali?
Eravamo tutti violenti?
Eravamo tutti terroristi?
Non eravamo forse milioni?
Non abbiamo figli, mutui, sogni, bisogno di avvenire?
Oggi sono andata all’ennesima riunione dove cerchiamo di difendere disperatamente i diritti di una categoria che sembra svanire ogni volta che tentiamo di afferrarla.
Passando da Via del Corso e da Montecitorio non c’era quasi più traccia della guerriglia di ieri. Shopping natalizio ovunque. Sull’asfalto però restavano ancora i segni rossi dei fumogeni che ieri hanno insanguinato l’inverno del nostro scontento.
Roma, 15 dicembre 2010
Melania Giglio per Zeropuntotre Sogno
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 21:17
POST TEATRO
20 DICEMBRE 2010
NAPOLI, COLPODI MANO :REVOCATO dE rOSA, SI FA POSTO A DE FUSCO
I cinici dicono: “si sapeva da tempo che sarebbe finita così”.
Può darsi, ma in un paese normale c’è da restare indignati per quello che è successo al Teatro Stabile di Napoli, dove è stato “revocato” dalla direzione il giovane Andrea De Rosa. Un vero e proprio colpo di mano per “sistemare” (c’è un altro verbo?) Luca De Fusco (vedi foto sopra), regista e direttore fino all’anno scorso di Teatro del Veneto, un nome di cui nel mondo del teatro nessuno nasconde la “protezione” del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Secondo le voci, proprio grazie a questa “protezione”, si dava per certa da tempo una “poltrona” per il free lance De Fusco. Ma quale? Tramontata quella della direzione del Teatro di Roma, dove ha prevalso il potere del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, socio di maggioranza del teatro, ecco che Napoli ha spalancato le porte.
Questo è il comunicato ufficiale del teatro:
Il CdA del Teatro Stabile di Napoli, facendo seguito all’indicazione unanime espressa dai Soci nell’ultima assemblea, ha deliberato con il voto favorevole dei Consiglieri Sergio Sciarelli, Laura Angiulli, Giulio Baffi, Francesco Barra Caracciolo, Giuliana Gargiulo, e con il voto contrario di Angela Maria Azzaro, sia la revoca del mandato al Direttore Andrea De Rosa (foto in alto), sia la nomina di Luca De Fusco a nuovo Direttore del Teatro Stabile di Napoli.
La revoca di Andrea De Rosa è stata determinata dall’esigenza raccolta dal CdA dello Stabile di migliorare il rapporto tra autofinanziamento e contributi pubblici, attesa la tendenziale contrazione di questi ultimi per effetto della grave situazione economica in atto.
Il nuovo Direttore Luca De Fusco viene da una lunga e positiva esperienza dal Teatro Stabile del Veneto, in cui è riuscito a condurre il Teatro a importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali, il tutto con un grande equilibrio tra sovvenzioni e autofinanziamento.
Questo è il testo scritto dall’assessore comunale alla Cultura:
La decisione della maggioranza dei consiglieri del Mercadante è una fuga in avanti e una forzatura. Questa mattina, infatti, ho recapitato una lettera ai consiglieri nominati dal Comune con la quale chiedevo un rinvio di ogni decisione a determinazioni da assumersi tra i soci. Ritengo infatti sbagliata ed immotivata la scelta della revoca di Andrea De Rosa che in questi anni ha ben operato e la conseguente nomina di un nuovo direttore.
Con questo atto i consiglieri d’amministrazione si sono assunti la responsabilità di seguire una indicazione univoca, sulla quale il Comune non è d’accordo. Il dissenso non riguarda la persona di Luca De Fusco, ma la modalità e le motivazioni di questa scelta. Ho lavorato in queste settimane perchè si giungesse ad una soluzione concordata e condivisa, lo stesso Andrea De Rosa aveva manifestato disponibilità ad una riduzione degli anni previsti dal contratto e, per esperienza, ritengo che nella vita di una istituzione culturale, come il teatro pubblico, sia indispensabile cercare tra i soci posizioni convergenti piuttosto che mettere in atto prove di forza che non possono portare grandi benefici.
È evidente inoltre che si è interrotto il vincolo fiduciario tra il Comune e quei consiglieri che, ignorando le indicazioni loro fornite, hanno di fatto disatteso il loro mandato.
Ad Andrea De Rosa va tutta la mia stima per il lavoro svolto e i risultati ottenuti, in linea con le precedenti direzioni di Ninni Cutaia e Roberta Carlotto.
Il Comune valuterà nelle prossime ore i passi da compiere a tutela della sua partecipazione alla vita dello Stabile. Si tratta, in ogni caso, di una brutta pagina per la vita culturale della nostra città.
Nicola Oddati
assessore alla Cultura del Comune di Napoli
Questo è il comunicato della consigliera Angela Azzaro:
Il colpo di mano non è passato indenne: “La decisione di revocare la nomina del direttore del Teatro Stabile di Napoli, Andrea De Rosa, è inaccettabile ed asseconda le peggiori logiche di potere portate avanti dal centrodestra campano. Per questa ragione mi dimetto dal Consiglio d’amministrazione di cui ho avuto l’onore di far parte fin dalla sua fondazione”. La consigliera d’amministrazione Angela Azzaro, di Sinistra ecologia e libertà, motiva così la scelta di non far più parte dell’importante istituzione culturale napoletana.
“La mia decisione nasce dal totale dissenso nei confronti dell’orientamento assunto dagli altri colleghi del Cda e dal suo presidente Sergio Sciarelli. Oggi è stato compiuto un atto gravissimo nei confronti del teatro Stabile e della sua storia che, se pur breve, ha rappresentato un’esperienza straordinaria nel panorama nazionale. Dispiace che l’immotivata cacciata dell’ottimo direttore De Rosa, che per contratto doveva restare in carica altri tre anni, sia avvenuta con il voto favorevole degli altri esponenti del centrosinistra e con motivazioni – una crisi economica non certo dovuta al lavoro del direttore – usate con il palese scopo di nascondere le vere ragioni: far posto ad un nuovo direttore, Luca De Fusco, gradito alla nuova maggioranza che governa Regione e
Provincia. Si chiude così con un brutto episodio una bellissima pagina del teatro pubblico nazionale, che ha potuto contare sulle grandi capacità, l’impegno e la passione dei diversi direttori e presidenti finora succedutisi e del personale tutto del Teatro. A loro va il mio più vivo ringraziamento”.
Commento by anonimo — 20 Dicembre 2010 @ 21:21
Manifesto di martedì 21 dicembre 2010, pagina 13
Roma e Napoli, la destra va in scena – Valzer di direttori. A Roma e Napoli va in scena la destra
di Capitta Gianfranco
TEATRO Roma e Napoli, la destra va in scena Gabriele Lavia nominato all'Argentina e dimissioni forzate per Andrea De Rosa dallo stabile di Napoli, dopo una stagione coraggiosa. Al suo posto Luca De Fusco gradito a Gianni Letta. Le mani della destra nel valzer dei direttori PAGINA 13 TEATRI STABILI • La nomina di Lavia e la «cacciata» di De Rosa Valzer di direttori. A Roma e Napoli va in scena la destra Glanfranco Capttta ROMA Si apre con un doppio «pacco», in contemporanea davvero natalizia, la nuova stagione del teatro pubblico italiano. Da una parte, all'Argentina di Roma, il sindaco Alemanna, la govematrice Polverini (che dalle dichiarazioni forse per la prima volta mettevano piede in teatro) e l'assessore alla provincia D'Elia, hanno presentato tutt'insieme il nuovo cda del Teatro di Roma, il nuovo presidente Franco Scaglia e il nuovo direttore Gabriele La-via. Molte parole d'occasione (solo D'Elia ha citato scadenze e problemi reali ancora aperti che si trascinano dalla passata gestione, a cominciare dai teatri di cintura) e una certa nal veté improvvida, che non incoraggiano le migliori speranze. La scelta di Lavia, da chiunque sia venuta (sui giornali si è letto di un particolare impegno da parte di Gianni Letta e Renata Polverini nel sostenerla), non è propriamente proiettata verso il futuro. Il regista e attore ha definito «il presente come scontro tra il passato e futuro», ha elencato una genealogia teatrale fatta di citazioni dal latino e dal greco, anche se poi è caduto su una confusione tra genitivo e nominativo. Ma al di là di questo, il problema è che il suo teatro è la personificazione più pregnante del «privato», molto lontana dal teatro pubblico, come dimostrò nell'esperienza precedente allo stabile di Torino, che diresse a fine anni novanta, lasciando anche ur vistoso buco di bilancio. Le promesse ora, senza scendere nei particolari che egli si riserva di annunciare prossimamente, sono apparse legate alla più ovvia retorica teatrale (ha denunciato vibratamente che i giovani spettatori di oggi non abbiano mai visto Benassi, Stoppa e Santuccio, come fossimo in un film di fantascienza), e retorica e enfasi grondano notoriamente i suoi spettacoli, che hanno per altro un pubblico affezionato per quanto non decisivo. Sarebbe il caso di riaprire la discussione sulla funzione del teatro pubblico, con i suoi doveri, finanziamenti e garanzie, anche se sembra difficile farlo con l'ineffabile dimissionando ministro Bondi. O più che difficile ormai inutile, e allora bisognerebbe cominciare a pensame concretamente la chiusura, visto quello che, nelle stesse ore, è accaduto allo stabile di Napoli. Il cda ha dimissionato a forza il direttore Andrea De Rosa, autore di una stagione coraggiosa e vitale e in contratto ancora per tre anni con il Mercadante, con l'arzigogolata motivazione di rimettere in circuito le entrate da sbigliettamento con i contributi pubblici. Come se il finanziamento culturale a una istituzione pubblica equivalesse a una fabbrica di caramelle o agli incentivi Fiat. Una motivazione tanto più fasulla, in quanto lo stesso cda ha proceduto a nominare il nuovo direttore nella persona di Luca De Fusco, dimissionato dallo stesso governatore Galan qualche *** tempo fa dallo stabile veneziano dopo un incarico che pareva eterno, e che non ha lasciato traccia particolare negli annali del teatro italiano (e all'estero perfettamente sconosciuto, mentre De Rosa sia col teatro che con la lirica ha una rinomanza europea). La scelta viene dal cambio delle giunte in Campania e alla provincia di Napoli, ai cui voleri si sono accodati docilmente anche i consiglieri nominati dalle precedenti giunte di sinistra. Con un piccolo giallo, per cui gli stessi asseriscono di aver ricevuto 1'input a uniformarsi dallo stesso comune, ancora targato lervolino, mentre l'assessore competente Oddati esibisce un fax di ieri mattina in senso contrario, in ogni caso tardivo e di fatto ininfluente. L'unica voce contraria in cda è stata quella di Angela Azzaro di Sinistra e Libertà, nominata dal comune di Pomigliano D'Arco, che ha votato contro ma si è anche dimessa dal consiglio, in cui sedeva fin dalla fondazione dello stabile. Gli altri hanno coraggiosamente votato compatti. De Rosa, in una conferenza stampa convocata d'urgenza, ha fatto sapere che darà mandato ai suoi legali per far luce sulla vicenda: la stagione da lui proposta, infatti, era stata approvata all'unanimità. Ha inoltre illustrato il suo progetto, già in atto, che candidava Io stabile partenopeo nell'unione dei teatri europei. In ballo, c'era anche un piano pluriennale con registi come Joel Pommerat, Frank Castorf, Antonio Aratijo, Lars Norén (per l'Italia il nome era Emma Dante). «Quando De Fusco non venne riconfermato allo stabile del Veneto – ha detto amaramente Andrea De Rosa – io e altri direttori firmammo una petizione in sua difesa, convinti che la politica non dovesse entrare nelle scelte artistiche. Da parte sua, mi aspettavo che non accettasse, ma evidentemente non mi sbagliavo…».
Per quanto del teatro non importi a nessuno della maggioranza di governo, se non per motivi mondani o peggio, i due fatti di ieri porranno interrogativi complicati a tutti gli artisti e gli spettatori del teatro italiano.
Commento by anonimo — 21 Dicembre 2010 @ 23:55
"ALLA SCALA UN 2011 DIFFICILE SE I TAGLI SARANNO CONFERMATI"
Da "Il Corriere della Sera" di martedì 21 dicembre 2010
Il vicepresidente della Fondazione lancia l`allarme sul teatro «Alla Scala un 2011 difficile se i tagli saranno confermati» Ernolli: senza i fondi statali, passivo fino a 17 milioni MILANO – Passata «la prima» i problemi non passano.
Il cda di ieri del Teatro alla Scala ha rimandato l`approvazione del bilancio 2oio in attesa di sapere se nel decreto Milleproproghe sarà reintegrato, in parte, il Fondo unico dello spettacolo di quest`anno. La speranza è quella di evitare un passivo. Al termine del cda il vicepresidente, Bruno Ermolli, pur con prudenza ha dichiarato che se saranno confermati i tagli dei fondi del 2olo e del 2011 per la Scala sarà difficile svolgere la propria attività.
«Ci attendiamo, entro la fine dell`anno, che si capisca quale sarà il contributo dello Stato per il 2oio e ancora di`più per il 2011, perché è talmente forte la contrazione prevista del Fus per il prossimo anno che per la Scala sarà veramente difficile svolgere la propria attività se resta tale. Io spero – ha aggiunto – che ci sia una riflessione sul mondo della lirica e sulla Scala».
Per il teatro, se non saranno reintegrati i fondi decurtati da luglio, l`anno si chiuderà in rosso di cinque milioni che nel 2011, con gli ulteriori tagli annunciati, potrebbe salire a 17 milioni. «Si tratta di numeri teorici – ha sottolineato Ermolli -. Spero che ci siano conteggi diversi». Una speranza legata al fatto che «il cda collabora con il governo che, purtroppo, si trova con i frutti della crisi». Certo
Ma la Ferrari è privata mentre la Scala è pubblica e privata, e.dobbiamo essere in condizione di darle il massimo sostegno possibile». Anche il consigliere Massimo Ponzellini si è dichiarato fiducioso sul reintegro dei Pus: «La Scala se lo merita e arriverà», ha commentato.
Ma i, rapporti tra Scala e governo, mediazione di Ermolli a parte, non sono così fluidi.
Dal? dicembre ad oggi l`esecutivo ha avuto altro a cui pensare e si può ritenere che né le dichiarazioni di Daniel Barenboim a inizio serata. (il richiamo all`articolo g della Costituzione), né la battuta del sovrintendente Stéphane Lissner sul ministro Sandro Bondi («E` assente? Avrà avuto altro da fare») siano state, pur comprensibili, un buon viatico per spianare la strada al reintegro del Fus e all`accelerazione dei decreti sull`autonomia scaligera. L`auspicata autonomia dovrebbe arrivare in gennaio. «Ma si tratterà di vedere cosa c`è dentro», commentano altri consiglieri.
«Se autonomia vuol dire sganciare la Scala dal Fus e ottenere fondi ad hoc cambierà molto, altrimenti poco».
Per ora, anche se restassero per il 2011 i meno 17 milioni, non sono annunciati tagli agli spettacoli. «Siamo preoccupati nell`affrontare questo 2o1», ha spiegato il sovrintendente Lissner ritirando una donazione da ioo mila euro della società autostradale Milano-Serravalle.
«Ma ribadisco che gli spettacoli non verranno tocca- ti: noi vendiamo tutti i biglietti e la generazione di cassa, tra l`altro, è importante. Voglio tranquillizzare tutti che nulla verrà cancellato». I sindacati, intanto, stanno trattando con l`azienda alcuni problemi relativi all`organizzazione del lavoro condizionati anche dai tagli.
E la Cgil (non le altre sigle) ha diramato un pre-avviso di sciopero per il 28 dicembre («Die Walkure»).
Ci si prepara, dunque, a un anno difficile, tanto che è praticamente uscito dall`agenda del teatro il restauro della Palazzina di via Verdi. Il progetto di Mario Botta è pronto e già visto dalla sovrintendenza ai Beni architettonici; ciò che manca sono i fondi. E, per ora, non si sta nemmeno discutendo di una possibile nomina di Gustavo Dudamel, non a direttore musicale ma a qualcosa che lo ponga su una casella privilegiata dello scacchiere scaligero.
Come dire: «primum vivere», poi nominare.
Pierluigi Panza @ RIPRODUZIONE RISERVATA ~ Se . saranno reintegrati fondi l`anno alla Scala si chiuderà e rosso di 5 milioni, che nel 2011 potrebbe salire a 17 Siamo uno dei due marchi italiani conosciutì nel mondo: l`altro é la Ferrari, c C.é privata ? Maestro Qui sopra Daniel Barenboim alla Scala la sera del 7 dicembre: prima dell`inizio della Walkiria, ha difeso la cultura italiana dài tagli citando la Costituzione. Nella foto grande, Simon O`Neill e Waltraud Meier nell`opera di Wagner, ?
Commento by anonimo — 22 Dicembre 2010 @ 00:03
APCOM – da 10 ore 26 minuti
Il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi filmato mentre vota per sé e per il collega Sacconi, assente in Aula al Senato. In questo video diffuso dal senatore dell'Italia dei Valori Stefano Pedica si vede Bondi guardarsi intorno e quindi vestire i panni dei cosiddetti "pianisti", votando anche dal banco del governo accanto al suo. "Bondi – ha dichiarato Pedica – si vergogni di fronte a tutti gli italiani, con questo suo gesto si mette sotto le scarpe qualsiasi etica e rettitudine morale cui il suo mandato politico lo obbligherebbe". Il senatore dell'Idv ha anche chiesto al presidente Schifani "l'immediata espulsione del ministro".
Commento by anonimo — 22 Dicembre 2010 @ 00:21
Perfetto, non hanno reintegrato il Fus.
E ora continuiamo pure a dormire, che tra poco si va tutti a casa.
Commento by anonimo — 22 Dicembre 2010 @ 19:17
Ovvio, il governicchio ha salvato il culo e di conseguenza tornerà ad essere stronzo come prima, anzi di più
Commento by anonimo — 22 Dicembre 2010 @ 19:45
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