Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

27 Febbraio 2015

Sabato 28 febbraio corteo motorizzato. Presidio Cub contro il job act, in sostegno dei lavoratori ribelli alla scala , per la stabilizzazione dei precari/e.

Filed under: General — Lavoratoriscala @ 21:28

CUB: Per il lavoro stabile, più salario e pensioni, reddito minimo, diritto alla salute e alla cura.

Sabato 28 febbraio corteo motorizzato alle 10,00 da Piazzale Loreto, angolo Via Porpora. Il corteo passerà nei quartieri e terminerà in P.zza della Scala.

Contro:
•    tutti i guerrafondai.
•    la guerra dei banchieri contro lavoratori, giovani e pensionati.
•    le politiche del Governo e della Troika
Le  risorse pubbliche necessarie per realizzare gli obbiettivi sopra richiamati vanno reperite sospendendo il pagamento degli interessi sul debito pubblico, per due anni, alle banche, istituendo una patrimoniale , eliminando le spese militari e le opere inutili.

Contro:
•    tutti i guerrafondai.
•    la guerra dei banchieri contro lavoratori, giovani e pensionati.
•    le politiche del Governo e della Troika

Sabato 28 c.m. corteo motorizzato organizzato dalla Cub che passerà nei quartieri per terminare in p.zza della Scala per sostenere i lavoratori del teatro  e  incontrare il sindaco per impedire la presenza il 29 Aprile nella città, medaglia d’Oro della resistenza, dei gruppi Europei di estrema destra.
Il corteo partirà alle 10,00 da Piazzale Loreto, angolo Via Porpora. Il corteo terminerà in P.zza della Scala.

Gli impegni di Renzi per il 1° Maggio 2015

                                                        renzie turandot
caricatura di Renzi per noi del vignettista in arte Pavarotti.

Domani puntuali alle 14.00 in piazza scala. Saluti. Segr.

Cub info spettacolo.

Febbraio 2015    puntina rossa con logo cub

CUB – Confederazione Unitaria di Base
Milano: V.le Lombardia 20 – tel. 02/70631804 fax 02/70602409
www.cub.it – e mail cub.nazionale@tiscali.it

13 Febbraio 2015

Il Primo Maggio non è in vendita

Filed under: Comunicati sindacali — Lavoratoriscala @ 22:07

Il Primo Maggio non è in vendita”
Renzi minaccia una precettazione ma il Primo Maggio resta la “FESTA DEI LAVORATORI”con tutto il suo valore e la sua storia.

Istituita in Italia nel 1891 soppressa nel1925 e restituita nel 1945.
EXPO immagine da tutelare?  Bella immagine quella di EXPO inquisita per collusione con la mafia.
Ci chiedono di lavorare sacrificando la nostra festa per salvaguardare l’immagine di Milano, dell’Italia, dell’Expo.
Sempre i lavoratori in prima linea, quei lavoratori che secondo Renzi non hanno diritto di tutele quali l’articolo 18, devono essere sempre più precari e flessibili, che non avranno diritto alla pensione, che quella sbadata della Fornero ha riformato aumentando l’età pensionabile e creando dal nulla i tristemente famosi esodati.
Adesso hanno bisogno di noi. Il Primo Maggio non può essere usato come merce di scambio da nessuno e da nessun sindacato.
Renzi dice di essere pronto a tutto pur di inaugurare EXPO (anche la mafia è in trepida attesa per concludere i suoi affari) il Primo Maggio alla Scala con la prima di Turandot ( che non è neanche un prodotto scaligero).

CARO RENZI AND FRIENDS LA SOLUZIONE C’E’:  VIA LA CRAVATTA E IMPUGNATE MARTELLO CHIODIE E CACCIAVITE, POI INNAUGURATELO VOI L’EXPO DEGLI SCANDALI MAFIOSI ALLA SCALA DI MILANO.

Io non sono in vendita e il primo maggio non lavoro.
Un lavoratore della Scala aderente all’USI – AIT

Come Unione Sindacale Italiana (USI – AIT) esprimiamo tutta la nostra piena solidarietà ai lavoratori della Scala che rivendicano il proprio diritto di non prestare la loro opera nella giornata del 1° Maggio.

Il Primo Maggio, prima ancora di essere considerato una giornata di festa irrinunciabile, è stato, e lo è tutt’ora, una giornata di lotta e di rivendicazione, costata enormi sacrifici alla classe lavoratrice. Ricordiamoci soprattutto delle sue origini: la condanna all’impiccagione a Chicago per 5 anarchici colpevoli di aver guidato la rivendicazione della giornata di 8 ore estesa a tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Renzi può sbraitare quanto vuole, mmm minacciando rappresaglie contro quei lavoratori della Scala non disponibili a sacrificare il Primo Maggio in omaggio all’apertura dell’Expo decisa in quella giornata.
Un Expo che per noi significa, al di là delle balle che le Istituzioni raccontano, enorme spreco di denaro pubblico, devastazione ambientale, regalo alle cosche mafiose; significa essere al sevizio delle multinazionali nella loro opera di speculazione e di controllo nell’affare della distribuzione del cibo nel pianeta; significa sfruttamento della mano d’opera giovanile praticando contatti di lavoro pagati 1 euro al giorno.
Noi, contro tutto ciò, ci opporremo fermamente!

USI – AIT  Sezione di Milano

10 Febbraio 2015

licenziamenti colettivi, autonomi con la partita Iva, via anche il job sharing, norme sul demansionamento, Sparirà la cassa integrazione per chiusura aziendale e quella a zero ore: il via libera e a pochi metri, perchè dovremmo essere collaborativi per il primo maggio 2015?

Filed under: Articoli stampa — Lavoratoriscala @ 15:32

Taddei: sul Jobs act il governo non arretra

«Non cambieremo l’impianto dei primi due decreti di attuazione del Jobs act. C’è, è vero, una discussione sui licenziamenti collettivi. Ma il nodo sarà sciolto all’ultimo momento», dice Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, uno dei protagonisti nella messa a punto della legge delega di riforma del mercato del lavoro. Sui licenziamenti collettivi, che il decreto attuativo sul contratto a tutele crescenti equipara ai licenziamenti individuali nella semplificazione delle procedure e nella riduzione del diritto al reintegro, c’è un braccio di ferro nello stesso Pd, perché la sinistra del partito, ben rappresentata alla Camera dal presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, chiede di togliere dalla riforma i licenziamenti collettivi e di lasciare quindi le attuali procedure (in particolare, l’accordo con i sindacati) e le relative tutele (diritto al reintegro). Le imprese sono preoccupate. In un’intervista al Corriere pubblicata ieri, il vicepresidente Stefano Dolcetta chiede al governo di non fare marcia indietro perché le aziende che devono ristrutturarsi hanno bisogno di procedure rapide ed efficaci. «Comprendiamo le ragioni delle imprese e siamo sensibili al tema. Il governo non vuole dare segnali di arretramento sulla riforma», assicura Taddei. Il quale, se potesse decidere lui, lascerebbe intatte le nuove norme sui licenziamenti collettivi, «per salvaguardare la coerenza della riforma». Altrimenti, aggiunge, si avrebbe il paradosso che due lavoratori assunti col nuovo contratto a tutele crescenti (la riforma vale solo per questi) licenziati il primo individualmente e il secondo collettivamente, avrebbero tutele diverse: quello colpito dal licenziamento individuale riceverebbe solo l’indennizzo, quello licenziato collettivamente invece sarebbe ancora coperto dall’articolo 18.
Nei prossimi giorni le commissioni Lavoro di Camera e Senato daranno i rispettivi pareri sui primi due decreti legislativi del Jobs act. Oltre al decreto che introduce il contratto a tutele crescenti e rende più semplici i licenziamenti, c’è quello che riordina il sistema degli ammortizzatori sociali attorno alla Naspi (nuova indennità di disoccupazione). Il Consiglio dei ministri, al massimo il 20 febbraio, varerà quindi definitivamente i due decreti. Insieme a questi dovrebbero essere approvati altri due schemi di decreto previsti dalla riforma: quello sul riordino dei contratti e quello sulla nuova cassa integrazione.
Spariranno gradualmente i co.co.pro., nel senso che potranno durare fino alla fine di quest’anno o al massimo per 12 mesi, dice Taddei. Poi questi lavoratori o prenderanno la veste di autonomi con la partita Iva o, se di fatto sono dei dipendenti mascherati (per esempio hanno un solo committente), dovranno essere assunti col contratto a tutele crescenti. Via anche il job sharing e le associazioni in partecipazione e il lavoro a chiamata, che potrebbe rientrare nelle attività remunerate con i voucher. Verranno rafforzate le tutele per le partite Iva, fissando tra l’altro tempi certi per i pagamenti. Anche sulla riduzione del contratto a tempo determinato da un massimo di 3 anni a 2 c’è dibattito, conferma Taddei, che è favorevole al taglio, «per favorire il lancio del contratto a tutele crescenti». Ci saranno le norme sul demansionamento, «ma garantendo parità di trattamento economico». Sparirà la cassa integrazione per chiusura aziendale e quella a zero ore. Negli altri casi ci sarà un monitoraggio severo contro gli abusi.

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