Studenti al San Carlo
scontri con la polizia
Cortei selvaggi, la prefettura blinda la Regione : "Decisione autoritaria" "Caricati dagli agenti". Colpiti anche gli artisti che danno la solidarietà
di PATRIZIA CAPUA la repubblica.it
L'INVASIONE pacifica del teatro San Carlo da parte degli studenti in corteo contro il decreto Gelmini, si è trasformata in un brutto pomeriggio di tafferugli e manganellate. Due giovani manifestanti sono finiti al commissariato per accertamenti. Dalla parte dei ragazzi si sono schierati i lavoratori del San Carlo
Prima la ressa, quando un centinaio di ragazzi si è accalcato sulle scale del teatro San Carlo. L'obiettivo era discutere sui tagli alla cultura del governo Berlusconi con le maestranze e gli artisti del lirico, impegnati nell'antiprova generale della Tosca diretta dal maestro Maurizio Benini, e chiederne la solidarietà. Poi un vetro infranto della porta che conduce al nuovo foyer. La scintilla che ha fatto esplodere la tensione. "Siamo entrati pacificamente – hanno raccontato dopo gli studenti, che in mattinata hanno occupato anche Palazzo Gravina, sede della facoltà di Architettura – , per parlare con i lavoratori del teatro. Ma siamo stati accerchiati e caricati dalla polizia". Replica la Questura: "Li abbiamo allontanati e sparpagliati". Secondo le forze dell'ordine, alcuni studenti avrebbero aggirato il cordone irrompendo nel teatro dopo aver rotto il vetro.
Parapiglia e manganellate. A finire sotto i colpi sono stati anche alcuni degli artisti del San Carlo, molti in costume di scena, che si erano intrattenuti a parlare con i ragazzi. Un componente del coro, Maurizio Morello, aveva un megafono. "Abbiamo aperto le porte agli studenti, siamo solidali con le loro ragioni", afferma Roberta, violista, "poi abbiamo visto i poliziotti con i caschi e i carabinieri che hanno cominciato a spingere i ragazzi per farli uscire". Bilancio degli scontri, un poliziotto ferito e due ragazzi denunciati: uno di loro è stato trovato in possesso di un coltello.
Una versione confermata e messa nero su bianco in un documento diffuso alle 21 dopo un'assemblea, a cui con l'ok della sovrintendente Rosanna Purchia hanno partecipato anche alcuni studenti. Il documento riporta i nomi dei lavoratori del teatro coinvolti nella carica, "colpiti senza motivo dalle forze dell'ordine": Domenico Di Dato, della produzione sancarliana, Leopoldo Passero dei servizi trasporti, il primo violino Giuseppe Carotenuto, Giuseppe Benedetto (corno inglese), Vittorio Guarino (trombone), Maria De Simone (cantante). "Sono solo alcuni del lavoratori", si legge nel testo diffuso, "altri studenti sono stati poi prelevati e allontanati di forza". I lavoratori del San Carlo, assieme agli studenti "denunciano con forza l'atto di violenza gratuita delle forze dell'ordine e chiedono il rilascio immediato dei ragazzi fermati di cui ad ora non si hanno notizie". In seguito agli scontri l'assemblea dei lavoratori del San Carlo ha deciso di sospendere le prove di "Tosca" e rinviare la prova generale di oggi al 9 dicembre alle 19.
la cub esprime profonda solidarietà ai lavoratori del San carlo e agli studenti napoletani caricati senza alcun motivo dalla polizia. La repressione non fermerà la lotta del popolo italiano contro i tagli alla cultura e lo ribadiremo il 7 in piazza della Scala.
Invitiamo una delegazione del san carlo a partecipare alla manifestazione nazionale contro i tagli alla cultura. ore 15.00 7 /12/2010
Commento by anonimo — 5 Dicembre 2010 @ 15:29
scusate, ma il popolo italiano non è composto solo da chi va in piazza a manifestare.
rendetevene conto, prima che il risveglio faccia male.
Commento by anonimo — 5 Dicembre 2010 @ 17:31
Sottopongo la lettura di questo articolo da http://www.lettera43.it.
Nei salotti della Milano che conta, amanti dell'opera e della musica classica, c'è una certa apprensione per i destini di uno dei teatri più importanti del mondo, la Scala. Una preoccupazione che si amplifica in vista di una prima di martedì 7 dicembre alla quale non è prevista la presenza di molti personaggi noti e soprattutto di sponsor d'eccezione, tra cui l'Eni di Paolo Scaroni.
Dal teatro rispondono che non ci sarà pure il cane ai sei zampe, ma che «in ogni caso la partecipazione di Edison è assicurata». Dettaglio quest'ultimo che ha creato non poche discussioni nelle salotti del centro storico meneghino. Il colosso energetico guidato da Umberto Quadrino è da considerare italiano (A2a) oppure francese (Edf)?
Ma non è tanto l'italianità, nè i tagli al fondo unico dello spettacolo (Fus) da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti ad aver reso più amari i panettoni sotto alla Madonnina. A quanto pare, le signore della Milano che conta non stanno digerendo il modo in cui il sovrintendente Stephane Lissner sta gestendo il palco scaligero.
Nelle loro peregrinazioni internazionali, infatti, tra una puntata a Mosca e una a New York, i signori e le sciure della finanza lombarda non sentono altro che battute al veleno sul direttore artistico che nel 2005 si presentò dicendo di voler «rivoltare la Scala in cinque anni».
In realtà, al momento, a rivoltare come un calzino Lissner sarebbe stato proprio Scaroni. L'amministratore delegato dell'Eni avrebbe chiesto lo spostamento della prima della Scala nel fine settimana e, invece delle spossanti cinque ore di Valchiria wagneriana, un'opera italiana più leggera e spendibile di fronte ai grandi magnati del petrolio del Kazakhstan o del Turkmenistan, da invitare nel tempio mondiale della lirica.
Lo stesso Francesco Micheli, già presidente del Conservatorio, consigliere di amministrazione di Scala e Filarmonica, lo ha spiegato dalle pagine del Giorno il 28 novembre scorso: «A livello mondiale la prima non ha un significato così vasto come da noi, un po' troppo legati al mondo navigliocentrico milanese. Per facilitare c'è chi pensa a un 7 dicembre mobile, per attirare ospiti che vengono da lontano».
Dal teatro hanno fatto sapere che l'idea di spostare la prima non è percorribile: «È sempre stata il giorno di Sant'Ambrogio, è impossibile cambiare». Ma in un periodo di difficoltà economica per tutto il mondo dello spettacolo, forse, sostengono autorevoli fonti che vogliono rimanere anonime «sarebbe stato meglio provare a fare un piccolo sforzo in più».
Del resto, La Scala oggi ha il 40% di contributo pubblico e il 60 % di autofinanziamento. Quest'anno, senza il Fondo unico per lo spettacolo verranno a mancare 5 milioni di euro, con il rischio di non chiudere il bilancio in pareggio.
Lo stesso Lissner, giusto il 2 dicembre, durante la presentazione dei partner lo ha detto chiaro e tondo: «La realtà del momento impone a tutte le fondazioni liriche italiane di conquistare sempre più la fiducia del mondo economico e delle imprese, per realizzare il presente e progettare il futuro».
Ma il direttore artistico, al momento, la fiducia sembra averla persa, tanto che all'interno del teatro qualcuno ha iniziato a definirlo troppo «arrogante» nell'andare dritto per la sua strada senza ascoltare i consigli di Scaroni.
Un percorso tortuoso, perché secondo i ben informati, il sovrintende francese starebbe perdendo l'appogio anche di alcuni suoi grandi sostenitori, come Bruno Ermolli, vice presidente della Fondazione Teatro alla Scala o Letizia Moratti, sindaco di Milano. Anche se, a quanto trapela, lo stesso Ermolli potrebbe trovarsi in difficoltà nel rimuovere un sovrintendente su cui aveva investito nemmeno cinque anni fa.
Ai veri inteditori di musica classica, che amano bere un thè da Marchesi in corso Magenta nelle pause pomeridiane, non è sfuggito un articolo sul Sole 24 Ore del 21 novembre scorso, firmato da Carla Moreni.
La recensione riguardava l'esordio sinfonico della Filarmonica della Scala, con il giovane Gustavo Dudamel alla prese con l'Imperatore di Beethoven, il famoso adagio della settima di Bruckner e il canto funebre in memoria di Wagner.
Dudamel sarebbe candidato ad occupare quel posto di direttore musicale ormai vuoto da cinque anni, un'assenza che avrebbe reso l'orchestra meno competiviva.
«È come se una squadra di calcio non avesse l'allenatore», suggerisce uno che conosce bene i corridoi del teatro del Piermarini.
D'altra parte la Moreni non è andata troppo per il sottile: «A scrivere negativamente di Dudamel si fa fatica, ci si sente come col fucile sulle emozioni del valoroso Sistema Venezuela. Ma il giovane direttore ha delle responsabilità musicali sul futuro del progetto. E ci è sempre parso carente sotto il profilo tecnico».
Un avviso, da parte del quotidiano della Confindustria, sul fatto che andando avanti così il teatro rischia di perdere spessore a livello internazionale. Da più parti, infatti, si domandano perchè non sia stati scelti direttori artistici come Riccardo Chailly o Daniele Gatti.
«Forse perchè metterebbero in ombra la figura di arrogance Lissner?», si domandava un autorevole esponente degli abbonati di via Verdi. Del resto, anche la scelta di Daniel Baremboim, come maestro scaligero, che nelle intenzioni di Lissner avrebbe dovuto dare un cambio di passo rispetto alla gestione di Riccardo Muti, si sta rivelando, a causa delle assenze del maestro argentino, un'altra gestione ancora più a tappo di quella precedente.
Ancora non è troppo tardi per intervenire. Chi può farlo, all'interno del consiglio di amministrazione, lo faccia. In fretta.
orsolina la birichina
Commento by anonimo — 5 Dicembre 2010 @ 17:38
NAPOLI (3 dicembre)
Un incontro pacifico reso violento dall'intervento della polizia. È quanto sostengono i rappresentati delle maestranze e dei musicisti, insieme agli studenti universitari dell'Orientale di Napoli, che – secondo quanto segnalano – ieri sera sono stati allontanati con la forza dalla polizia dal Teatro San Carlo.
Questa mattina, durante una conferenza stampa organizzata a Palazzo Giusso, sede dell'università Orientale, i lavoratori del San Carlo hanno espresso la loro solidarietà agli universitari che da molti giorni protestano contro il Ddl Gelmini e più in generale contro i tagli alla cultura del governo.
«Siamo stati coinvolti anche noi nella carica dei poliziotti di ieri sera – spiegano Claudio Guarino, macchinista, e Marco Pezzenati, musicista del massimo napoletano – eravamo scesi all' entrata del teatro per incontrare i ragazzi interrompendo la prova. Abbiamo trovato la polizia già dentro il San Carlo che ha travolto noi e i ragazzi senza alcun motivo perchè l' incontro era sereno e senza alcuna tensione. Tendiamo la mano a questi giovani – dicono i lavoratori del teatro – ci hanno svegliato con le loro giuste battaglie e li invitiamo a venire ancora perchè la cultura del paese è a rischio».
Ma una mediazione è stata trovata: la prima della Tosca, in programma domenica prossima al San Carlo di Napoli, sarà preceduta dalla lettura di un comunicato. Una decina tra studenti universitari e lavoratori precari dello spettacolo sono stati ricevuti oggi dalla sovrintendente del Teatro San Carlo per un breve incontro.
All'uscita i ragazzi hanno spiegato di avere chiesto di assistere per una sera alla prova della Tosca insieme a ricercatori e lavoratori precari. «Sindacalisti e maestranze insieme agli attori del Massimo napoletano si sono impegnati – dicono gli studenti – a leggere prima dell'inizio dello spettacolo, previsto per la sera di domenica prossima, un comunicato di solidarietà».
Uno degli studenti si è poi incontrato con i lavoratori e i musicisti del San Carlo per ringraziarli dell'appoggio dimostrato. All'esterno del Teatro ci sono ancora circa duecento persone tra cui figurano anche tantissimi precari del mondo dello spettacolo, artisti come Daniele Sepe che presto terrà un concerto nell'Università Orientale.
Intanto i ragazzi non allentano la protesta, anche dopo la decisione della Prefettura di non consentire i cortei dopo le 22 di sera . L'Orientale resta occupato e gli studenti sono pronti a scendere di nuovo in strada. «Quello che fa paura – spiegano – è questo incontro tra le varie parti del paese che si sentono minacciate nel loro futuro: lavoratori, studenti, musicisti, tutti siamo a rischio per i tagli. E la carica di ieri sera ne è la dimostrazione. Ci vogliono imbavagliati mentre loro trattano sul nostro futuro». In sala durante la conferenza stampa, oltre agli studenti e ai ricercatori, c'erano anche molti docenti.
«Temono la saldatura tra varie parti della protesta – dice Francesco Amodio dei Cobas – la carica della polizia è partita da dentro come si vede dalle foto. Il San Carlo in una nota sostiene di non aver chiamato le forze dell'ordine, ma allora come sono entrati i poliziotti». Nel pomeriggio, intanto, si terranno altre assemblee in tutte le facoltà occupate come a Lettere della Federico II che si radunerà sullo scalone Minerva alle 15.
In una nota congiunta diramata dai lavoratori del San Carlo e dagli studenti coinvolti nei disordini si ricostruisce lo scontro con le forze dell'ordine scoppiato a margine della manifestazione di protesta contro il ddl Gelmini. «Alle ore 18.15 di ieri – si legge nella nota – era in corso una manifestazione pacifica di studenti degli atenei napoletani contro la riforma Gelmini delle Università. Arrivati davanti all'altezza dell'entrata principale, – è la versione di universitari e maestranze del teatro – gli studenti sono entrati dentro l'atrio del lirico napoletano per tentare di incontrare i lavoratori, in quel momento impegnati in una prova di Tosca. In quel momento la polizia e i carabinieri, non chiamati dal San Carlo, sono sopraggiunti caricando gli studenti mentre stavano dialogando con una rappresentanza delle masse artistiche, rimasta coinvolta nella carica».
«Domenico Di Dato, della Produzione Sancarliana, Leopoldo Passero dei Servizi Trasporti, il primo violino Giuseppe Carotenuto, Giuseppe benedetto (corno inglese), Vittorio Guarino (trombone), Maria De Simone (cantante): sono solo alcuni del lavoratori del San Carlo – sottolinea la nota – colpiti senza motivo dalle forze dell'ordine. Altri studenti – si fa notare – sono stati poi prelevati e allontanati di forza. I lavoratori del San Carlo e gli studenti tutti che hanno partecipato alla manifestazione – si conclude la nota congiunta – denunciano con forza l'atto di violenza gratuita delle forze dell'ordine e chiedono il rilascio immediato dei ragazzi fermati di cui ad ora non si hanno notizie».
Alcuni lavoratori del Massimo napoletano – si apprende dal teatro San Carlo – hanno dovuti far ricorso alle cure dei sanitari perchè rimasti coinvolti negli scontri. Inoltre, secondo quanto sostenuto dagli studenti, la vetrina del teatro andata in frantumi sarebbe frutto delle cariche dei poliziotti.
Per protesta in seguito agli scontri tra forze dell'ordine e studenti di ieri sera al teatro San Carlo, l'assemblea dei lavoratori del San Carlo ha deciso di sospendere le prove di Tosca, e di chiudere la prova generale aperta di oggi. Originariamente prevista aperta al pubblico le 19, la prova generale – si apprende da una nota del Massimo partenopeo – è rimandata a giovedì 9 dicembre, sempre alle ore 19.NAPOLI (3 dicembre) – Un incontro pacifico reso violento dall'intervento della polizia. È quanto sostengono i rappresentati delle maestranze e dei musicisti, insieme agli studenti universitari dell'Orientale di Napoli, che – secondo quanto segnalano – ieri sera sono stati allontanati con la forza dalla polizia dal Teatro San Carlo.
Questa mattina, durante una conferenza stampa organizzata a Palazzo Giusso, sede dell'università Orientale, i lavoratori del San Carlo hanno espresso la loro solidarietà agli universitari che da molti giorni protestano contro il Ddl Gelmini e più in generale contro i tagli alla cultura del governo.
«Siamo stati coinvolti anche noi nella carica dei poliziotti di ieri sera – spiegano Claudio Guarino, macchinista, e Marco Pezzenati, musicista del massimo napoletano – eravamo scesi all' entrata del teatro per incontrare i ragazzi interrompendo la prova. Abbiamo trovato la polizia già dentro il San Carlo che ha travolto noi e i ragazzi senza alcun motivo perchè l' incontro era sereno e senza alcuna tensione. Tendiamo la mano a questi giovani – dicono i lavoratori del teatro – ci hanno svegliato con le loro giuste battaglie e li invitiamo a venire ancora perchè la cultura del paese è a rischio».
Ma una mediazione è stata trovata: la prima della Tosca, in programma domenica prossima al San Carlo di Napoli, sarà preceduta dalla lettura di un comunicato. Una decina tra studenti universitari e lavoratori precari dello spettacolo sono stati ricevuti oggi dalla sovrintendente del Teatro San Carlo per un breve incontro.
All'uscita i ragazzi hanno spiegato di avere chiesto di assistere per una sera alla prova della Tosca insieme a ricercatori e lavoratori precari. «Sindacalisti e maestranze insieme agli attori del Massimo napoletano si sono impegnati – dicono gli studenti – a leggere prima dell'inizio dello spettacolo, previsto per la sera di domenica prossima, un comunicato di solidarietà».
Uno degli studenti si è poi incontrato con i lavoratori e i musicisti del San Carlo per ringraziarli dell'appoggio dimostrato. All'esterno del Teatro ci sono ancora circa duecento persone tra cui figurano anche tantissimi precari del mondo dello spettacolo, artisti come Daniele Sepe che presto terrà un concerto nell'Università Orientale.
Intanto i ragazzi non allentano la protesta, anche dopo la decisione della Prefettura di non consentire i cortei dopo le 22 di sera . L'Orientale resta occupato e gli studenti sono pronti a scendere di nuovo in strada. «Quello che fa paura – spiegano – è questo incontro tra le varie parti del paese che si sentono minacciate nel loro futuro: lavoratori, studenti, musicisti, tutti siamo a rischio per i tagli. E la carica di ieri sera ne è la dimostrazione. Ci vogliono imbavagliati mentre loro trattano sul nostro futuro». In sala durante la conferenza stampa, oltre agli studenti e ai ricercatori, c'erano anche molti docenti.
«Temono la saldatura tra varie parti della protesta – dice Francesco Amodio dei Cobas – la carica della polizia è partita da dentro come si vede dalle foto. Il San Carlo in una nota sostiene di non aver …
Commento by AutoOrgScala — 5 Dicembre 2010 @ 19:38
una semplice battuta al commento n.3 (senza offesa non merita molto di più).Propongo modestamente all'elite economica di questa città(confindustria,berlusconiani e le signore del tè in centro),che non gradisce il 7 dicembre,di costrursi un bel teatro d'opera tutto per sè.
ovviamente a quel punto perche fermarsi solo alla data dell'inaugurazione?liberi di scegliersi e cambiare a piacimento il sovrintendente , tutto lo staff dirigente,selezionare l'orchestra,il coro,le maestranze ecc….
anzi per questi nostalgici dei buchi di bilancio,degli integrativi con zero euro di aumento, de "il teatro sono io",del loggione blindato,della traviate al pianoforte,dell'oro del reno in forma di concerto….. insomma di Fontana,Meli,Muti,Tronchetti Provera e compagnia c'è il teatro degli arcimboldi .
si trova a Milano ed è a completa disposizione.(dopo averlo voluto lo hanno dimenticato…)
p.s.
cmq se il problema per Ermolli non fosse la data della festa del patrono della città bensì cambiare il nome del santo.
Ambrogio con Silvio?
Commento by anonimo — 5 Dicembre 2010 @ 21:36
beh, #5, al di là dei toni dell'articolo il problema sollevato da orsolina non lo si può liquidare in tre parole, ponendo peraltro alternative che non lo sono.
la questione non è chi gradisce o no, ma che un teatro così deve avere alle spalle convintamente la città e anche, mi spiace, chi ci può investire.
ci manca solo che i donatori non mettano mano al portafoglio: allora saremo noi lavoratori a dover scappare agli arcimboldi…
Commento by anonimo — 5 Dicembre 2010 @ 22:18
Brava Orsolina: il problema oggi è tutto artistico.
Ed è il caso che se ne parli ormai esplicitamente.
Commento by anonimo — 5 Dicembre 2010 @ 22:20
Napoli
La testimonianza di un musicista del San Carlo sulle cariche della polizia
Qualcuno di noi ha interrotto la prova e ha detto che non era possibile lavorare alle belle sonorità pucciniane mentre fuori si cerca la solidarietà dei lavoratori del teatro da parte di un gruppo folto di studenti manifestanti. Quindi: tutti fuori, a parlare con gli studenti. L'orchestra si è alzata, e si è diretta verso l'uscita centrale, l'incontro doveva svolgersi lì. Ed è lì che l'ho vista, è lì che è successo: a pochi metri da me, nell'ingresso adiacente la biglietteria, mentre cercavo di capire cosa alcuni componenti la direzione del teatro dicevano a quei ragazzi – adolescenti o poco più – per calmare la situazione, per evitare il peggio, rischiando (pensavo) essi stessi qualcosa di fisico, data la concitazione, l'ambiente stretto, l'ammasso di gente, l'ho vista la carica della polizia, e mi ha fatto male. Confesso che pur non essendo stata la prima volta (ho 52 anni) che mi sono trovato in situazioni simili, stavolta ho provato qualcosa che prima non avevo mai provato. Un sentimento di pena, di angoscia, per quei ragazzi che sono stati spinti con la forza – quel tipo di forza che cancella ogni discorso, ogni ragionamento, ogni umanità – fuori da teatro. Io ho lavorato per 25 anni con ragazzi della loro età, studenti di conservatorio, vivi, vispi, capaci o incapaci ma sempre belli, sempre luminosi, anche se inquieti, anche se sconnessi a volte nei ragionamenti, anche se incoerenti, anche se furbi. Sempre ragazzi. E vedevo i miei studenti negli occhi di chi manifestava. La cosa tremenda dell'insegnamento è che mentre tu invecchi, i tuoi studenti non invecchiano mai, hanno sempre la stessa età. Non ho pianto con le lacrime per quello che ho visto. Ho pianto dentro di me. E ho provato, mentro osservavo inebetito la carica della polizia (non so se chi legge l'ha mai vista da vicino una carica: è uno spettacolo che mette in moto ragionamenti mai fatti prima, vero?) anche un'altra sensazione: quella di vivere in un paese spaccato. L'Italia sgangherata sulla quale sputiamo un giorno sì e l'altro pure, e che comunque alla fine amiamo, non era più lei. Dove eravamo? L'orchestra del San Carlo è reduce da una trionfale tournée in Cile. Ora capisco cosa voleva dire il mio amico Marco, quando mi si è avvicinato nel mezzo di quel casino di urla e violenza e mi ha detto: "Vedi Luca? A proposito di Cile, di Santiago, di Neruda che scappa? Eccolo qua il Cile, ecco Santiago".
di Luca Signorini, musicista del Teatro San Carlo di Napoli
Commento by AutoOrgScala — 5 Dicembre 2010 @ 22:21
SCALA, INDOVINA CHI MANCHERÀ ALLA «PRIMA»
Chiara Beria di Argentine | La Stampa
Non è solo per godersi l'abbondante neve in Engadina se il 7 dicembre – si sussurra nei salotti milanesi – Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni, resterà con la famiglia a Sankt Moritz invece d'assistere a «La Valchiria», l'opera di Wagner diretta da Daniel Barenboim, regia del «modernista» Cassiers, che inaugura la stagione della Scala.
Cinque ore di Valchiria ipertecnologica? No, grazie.
Tra le numerose defezioni alla «prima», un rito da tempo in mano a politici e sponsor, quella dell'autorevole membro del cda del teatro è una bella grana per il sovrintendente, Stéphane Lissner, già alle prese con i tagli del Fus. In Fondazione Scala dalla nascita, generoso partner (Lissner non ama il termine sponsor) di un teatro sostenuto al 60% dai soldi privati, l'Eni quest'anno non è più il «partner ufficiale» della serata. Al suo posto: Edison.
Il pensiero corre al 7 dicembre 2006 con l'Aida kolossal di Zeffirelli, direttore Riccardo Chailly; nel palco Reale Angela Merkel e Prodi, in sala l'ambasciatore Usa, Ronald Spogli e un plotone di eccellenti invitati dall'Eni alla fastosa cena dopo Scala a palazzo Reale: da Svetlana Medvedev, moglie dell'allora vicepremier russo e chairman di Gazprom a Saif, figlio del colonnello Gheddafi.
Una «prima» assai Wikileaks! La decisione presa mesi fa dall'Eni non dipende però da diplomatici imbarazzi ma, secondo indiscrezioni, dalla perdita d'appeal della serata. Tanto che, pur di riportare a Milano prestigiosi ospiti stranieri, alcuni sponsor vorrebbero spostare la «prima» nel weekend (negli Anni 50 fu il maestro De Sabata a volerla il giorno della festa di Sant'Ambrogio, patrono di Milano; fino ad allora si teneva il 26 dicembre).
Solo dubbi da tempi magri o primi segnali di malumori per la gestione di Stéphane Lissner? Nei circoli dell'alta borghesia lumbard c'è chi (ma non vuol apparire) lamenta una crisi d'identità della Scala e circolano idee assai diverse sulla mission della prestigiosa istituzione. Pillole dal Lissner pensiero: «Il teatro di prosa è il luogo giusto per dare spunti a pensare. Vogliamo finire a Disneyland? Io no…».
E ancora: «L'italianità come si è codificata nella storia del belcanto è una definizione dell'anima e dell'espressione musicale e può essere difesa validamente da chi non è italiano». Sembra ineccepibile, giù il sipario. Nato in Francia 57 anni fa, il primo sovrintendente straniero nella storia del teatro fu provvidenzialmente scovato nel 2005 (pare su segnalazione di Chirac a Berlusconi) da Bruno Ermolli, vicepresidente della Scala, l'uomo forte del teatro (è lui a far quadrare i bilanci) che puntò su un sovrintendente straniero dopo il traumatico divorzio da Riccardo Muti.
Abile nei rapporti con il sindacato, fascinoso con le donne, carattere a volte arrogante, assai attento ai soldi (tra i benefit gode di una bella casa nel cuore di Milano), Lissner si è molto battuto per l'autonomia della Scala senza mai risparmiarsi bordate al governo per i tagli alla cultura.
Molti spettacoli esauriti, apertura della Scala ai giovani: successi ma anche alcune scelte che gli hanno attirato non poche critiche. Allestimenti già visti in altri teatri europei; nessun direttore musicale e l'inedito titolo di «direttore scaligero» al grande Barenboim (impossibilitato per altri impegni a dedicarsi all'orchestra come faceva Muti), al quale ha riservato con il camerino appartenuto al maestro Muti tutte le inaugurazioni. La Scala agli stranieri? Leggenda metropolitana vuole che, nel tempio dell'italica lirica, le riunioni artistiche si tengano ormai in inglese; certo, Chailly e Daniele Gatti sono sempre più lontani.
Circola la voce che, infine, Lissner voglia nominare Gustavo Dudamel direttore musicale? Il 21 novembre Carla Moreni sul «Sole 24 Ore», definendo deludente la prova del giovane venezuelano sul podio della Filarmonica, ha scritto: «La Scala sia prudente con lo sbilanciarsi con lui in frettolose, poco giustificate, incoronazioni». Vigilia di «Valchiria» a Milano, la luna di miele con il sovrintendente francese forse è finita.
Commento by anonimo — 6 Dicembre 2010 @ 15:49
Caro #2, hai perfettamente ragione!!
La maggior parte degli italiani lascia che siano in pochi a scendere in piazza, e se per caso c'è qualcosa da raccimolare allora tutti sul carro del vincitore.
Che schifezza…
Tutta la mia solidarietà ai colleghi del glorioso San Carlo di Napoli.
Artista del coro Teatro Carlo Felice Genova
Commento by anonimo — 6 Dicembre 2010 @ 15:54
Córdoba, 25 novembre 2010
Ai compagni studenti, insegnanti e ricercatori italiani in lotta:
Dalla assemblea della Facoltà di Filosofia, Córdoba, Argentina, abbiamo ricevuto notizii dei tagli alla Istruzione che il governo Berlusconi vuole fare. Questa lettera la inviamo a voi perchè la gioventù del mondo sta cominciando a lottare, evidenziando che riscontriamo gli stessi problemi e che non sono casi isolati.
Il taglio a la Istruzione da parte degli Stati capitalisti, come riflesso quasi automatico in mezzo a questa crisi mondiale alla quale stiamo attraversando e la stessa che anche noi affrontiamo nel nostro paese. Con più di 40 giorni di lotta, occupazione di edifici, blocchi di satrade e cortei abbiamo dato la nostra prima risposta.
Già nel 2008 Berlusconi approvò una riforma che mise in strada a 130.000 insegnanti e lavoratori administrativi della Istruzione. Ma non sono solo tagli dello Stato che stiamo soffrendo. Dalla fine del 2008 ci sono stati licenziamenti e sospensioni e aumenti dei ritmi di produzzione nella Iveco-Fiat qui in Córdoba. Allo stesso tempo c'è una campagna persecutoria ai delegati opponenti alla burocrazia sindacale. Questa stessa Azienda è quella che adesso minaccia di andare via dall'italia per degradare in più le condizioni di lavoro degli operai.
Qui in Argentina, la burocrazia dei sindacati assassinò a un nostro compagno, Mariano Ferreyra, per lottare insieme ai lavoratori contro la precarietà lavorale che significano terzerizzazioni (“outsourcing”). Queste practiche lavorali sono le stesse che i governi europei vogliono imporre alla giuventù con le riforme lavorali e della Istruzione, e che furono “importati” nella Argentina dalle aziende come la Telecom Italia y Telefónica di Spagna.
Per tutto questo salutiamo la unità tra lavoratori e studenti che questo sabato sono usciti in protesta, organizzata dai sindacati italiani. I problemi dei studenti non possono risolversi solo con risposte studentesche.
Per tutto questo, vogliamo farvi arrivare nostra solidarietà e vi inviamo uno fraternale saluto.
Assemblea di studenti della Facoltà di Filosofia, UNC
Commento by AutoOrgScala — 6 Dicembre 2010 @ 18:24
Les envío nuestra solidaridad para el acto del martes 7 de diciembre. Por la cultura, por el acceso libre de los ciudadanos al arte lírico, sinfónico y coreográfico; por teatros de ópera del Estado al servicio del rédito social.
Blog Habitués del Teatro Colón de Buenos Aires
Commento by AutoOrgScala — 6 Dicembre 2010 @ 22:28
CUB, alla Scala per Sant'Ambrogio.
Richiesto a Napolitano incontro per sanatoria truffa e dissesto cultura
Nuovo presidio alla prima scaligera con lavoratori di tutte le nazionalità uniti contro la crisi. Tra i temi prioritari la questione del permesso di soggiorno per gli immigrati che vivono e lavorano in Italia, il contrastare del degrado di università e scuola pubblica, il sostegno pubblico al mondo dello spettacolo, contro le privatizzazioni proposte dai governi. Richiesto un incontro con il presidente Napolitano.
3 dicembre 2010. Martedì 7 dicembre manifestazione nazionale della Confederazione Unitaria di Base alla prima della Scala di Milano, per la prima volta con la presenza dei lavoratori stranieri, insieme a quelli dello spettacolo e a tutti gli altri, "uniti contro la crisi".
Tra i temi prioritari affrontati quest'anno, le rivendicazioni dei lavoratori migranti, dal rilascio del permesso di soggiorno per chi è stato raggirato alla "sanatoria truffa", al prolungamento del permesso per chi ha perso il lavoro, al suo rilascio per chi denuncia il datore di lavoro in nero o lo sfruttamento sul lavoro, dall'emanazione di una legge che garantisca il diritto di asilo al riconoscimento del diritto di voto per chi vive in Italia da almeno 5 anni e per chi nasce o cresce in Italia.
Inoltre, all'interno della piattaforma della CUB, troviamo il contrasto al degrado dell'università e della scuola pubblica, con richiesta del sostegno pubblico al mondo dello spettacolo, contro le privatizzazioni proposte dai governi, naturalmente senza dimenticare le problematiche legate al diritto al lavoro, al reddito, alla casa e alla salute e l'abolizione dei contratti di lavoro precari, con la loro trasformazione in contratti a tempo indeterminato.
Inoltre, per i lavoratori dello spettacolo di teatro e cinema la mobilitazione proseguirà in un'assemblea presso il negozio Chiamamilano, di largo Corsia dei Servi, 11, dopo le 18, con delegazioni da tutta Italia, per un movimento dal basso aperto a tutti i settori della cultura.
Infine, è stato richiesto che una delegazione incontri il presidente della repubblica Giorgio Napolitano per entrambe le tematiche, i diritti dei lavoratori stranieri e la grave situazione in cui versa il mondo dello spettacolo.
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Alex Miozzi – Responsabile comunicazione Confederazione Unitaria di Base
V.le Lombardia, 20 – 20131 Milano – Mobile 346 6326088 – Tel. 02 70631804 –
Commento by anonimo — 6 Dicembre 2010 @ 22:41
Mialno, 6 dicembre 2010 – Prima scaligera con manifestazione di protesta. Domani pomeriggio, martedì 7 dicembre, dalle 15, la Confederazione Unitaria di Base ha annunciato una manifestazione nazionale, per la prima volta con la presenza dei lavoratori stranieri, insieme a quelli dello spettacolo e a tutti gli altri, "uniti contro la crisi".
Tra i temi prioritari affrontati anche quest’anno dalla CUB, le rivendicazioni dei lavoratori migranti, dal rilascio del permesso di soggiorno per chi è stato raggirato alla "sanatoria truffa", al prolungamento del permesso per chi ha perso il lavoro, al suo rilascio per chi denuncia il datore di lavoro in nero o lo sfruttamento sul lavoro, dall’emanazione di una legge che garantisca il diritto di asilo al riconoscimento del diritto di voto per chi vive in Italia da almeno 5 anni e per chi nasce o cresce in Italia.
Inoltre, all’interno della piattaforma della CUB, si parla anche di contrasto al degrado dell’università e della scuola pubblica, con richiesta del sostegno pubblico al mondo dello spettacolo, contro le privatizzazioni proposte dai governi, naturalmente senza dimenticare le problematiche legate al diritto al lavoro, al reddito, alla casa e alla salute e l’abolizione dei contratti di lavoro precari, con la loro trasformazione in contratti a
Commento by anonimo — 6 Dicembre 2010 @ 22:57
Prima» della Scala, in piazza anche attori, lavoratori e immigrati
Milano – Una ciminiera in miniatura di cinque metri. Il simbolo della protesta dei migranti di via Imbonati, il simbolo del Sant'Ambrogio di lotta edizione 2010, che domani pomeriggio si darà appuntamento in piazza della Scala. In attesa della Prima, delle autorità, dei vip e delle signore ingioiellate, ci saranno, con gli studenti, (anche) loro: gli immigrati di via Imbonati, scesi dalla torre, dopo quattro settimane a quaranta metri d'altezza contro la «sanatoria truffa». Una tradizione nella tradizione, il presidio fuori dalla Scala il 7 dicembre. Dall'autunno caldo ad oggi. Ogni anno un tema-simbolo. Le aziende in crisi nel 2009, i migranti in cerca di diritti, domani. In piazza, oltre agli studenti ci saranno i sindacati di base, Cub e Cobas. E poi testimonial di lotta d'eccezione: Paolo Rossi, Bebo Storti, Moni Ovadia, Toni Servillo, Andrée Ruth Shammah.
Il volantino che chiama a raccolta il popolo della protesta parla di «permesso di soggiorno per gli immigrati e immigrate che vivono e lavorano in Italia»; di contrasto al «degrado dell'università e della scuola pubblica e di «sostegno al mondo dello spettacolo». Il mondo dello spettacolo, appunto. L'altro grande tema della mobilitazione scaligera. Walter Montagnoli della Cub annuncia sorprese. Perché fuori dal «loro» teatro, a protestare, ci saranno anche i lavoratori scaligeri. In ideale collegamento con i colleghi in servizio. «Ci sarà un'iniziativa a sorpresa, un "ponte" tra i lavoratori dentro il teatro e quelli fuori».
L'anno scorso furono fumogeni e uova, tanta tensione e qualche tafferuglio. Per domani nessuno azzarda previsioni. Settimana comunque da bollino rosso per l'ordine pubblico, quella che inizia oggi. Per sabato e domenica in calendario c'è la maxi-mobilitazione del Pdl in difesa del governo. Potrebbe arrivare anche Silvio Berlusconi, a un anno esatto dall'aggressione in Duomo. E sempre domenica cade un'altra data simbolo della città: il 12 dicembre, l'anniversario della strage di piazza Fontana. In piazza, a ricordare i morti della Banca dell'Agricoltura, ci dovrebbe essere il sindaco Letizia Moratti. Dodici mesi fa ancora fischi e tafferugli. E cerimonia interrotta tra l'amarezza dei familiari delle vittime.
Andrea Senesi
corriere.it
06 dicembre 2010
Commento by anonimo — 6 Dicembre 2010 @ 23:08
(ASCA) – Roma, 7 dic – "Attaccare con ogni pretesto il ministro Bondi è un esercizio tanto abituale quanto riprovevole. Leggo che il sovrintendente alla Scala si lamenta dell'assenza del ministro Bondi alla 'prima' milanese, affermando che forse aveva altro da fare. In effetti è così. Il ministro Bondi, che è anche senatore, in queste ore ha partecipato, come suo dovere e nell'assolvimento del mandato che gli elettori gli hanno conferito, alla votazione della legge di stabilità esaminata dall'aula di palazzo Madama che non ha sospeso i suoi lavori in concomitanza con la pure importante 'prima' della Scala. Sono certo che questo Lissner intenda scusarsi pubblicamente con il ministro Sandro Bondi che è qui in aula a contribuire alla stabilità dei conti dello Stato. Meno offese e più rispetto da parte di una persona la cui presunzione è probabilmente superiore alla sua cultura". Così il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri.
Commento by anonimo — 7 Dicembre 2010 @ 21:57
Milano, 7 dic. (Apcom) – Dura critica da parte del consigliere Rai Antonio Verro al testo letto dal direttore della Scala contro i tagli alla cultura. Durante l'intervallo della diretta del 'La Valchiria' di Wagner trasmessa da Rai5, Verro ha definito "inopportuno" il riferimento all'articolo 9 della Costituzione fatto dal direttore Daniel Barenboim, sottolineando che "non c'è ombra di dubbio che si debba sostenere la cultura ma è altrettanto evidente che è in atto un tentativo del governo di trasformare quello che era assistenzialismo in contribuiti più mirati al merito". Come esempio Verro ha citato quello di Rai5 che "con un piccolo budget sta facendo cose di grande qualità. L'inaugurazione della Scala su Rai5 mobilita la Rai e dà un senso al canone, solo la Rai infatti può offrire grandi spettacoli culturali in diretta in tutta Italia".
Commento by anonimo — 7 Dicembre 2010 @ 22:01
I soliti idioti: con le bombe carta contro la Scala
di Alessandro Gnocchi
Se non ci fossero di mezzo scontri con numerosi feriti, tutti appartenenti alle forze dell’ordine, la protesta di ieri di fronte alla Scala avrebbe avuto soprattutto una faccia grottesca. Quella del rito stanco ma obbligatorio, che si ripete con modalità appena variabili da quarant’anni a questa parte. Ieri a Milano sindacati, studenti e lavoratori del mondo dello spettacolo, spalleggiati da un manipolo di agitatori dei centri sociali, hanno messo sul piatto il solito pacchetto di recriminazioni contro i tagli alla cultura, la riforma dell’Università, il precariato diffuso. Erano pochi, a dire il vero, ma sufficienti per fare molto male, anche perché armati di bombe carta.
«La protesta alla Prima della Scala – diceva un manifestante alla web tv delCorriere – è un appuntamento fisso, una tradizione di Sant’Ambrogio, come la fiera degli Oh bej! Oh bej!». Poi l’habitué, parlando col giornalista, precisava: «Lei dice che ci sono le stesse facce dell’anno scorso? Non saprei, io non c’ero. Non è che posso farle tutte, le proteste». Nel frattempo un deputato dell’Italia dei valori cercava di quietare gli animi. Già che c’era non gli avrebbe fatto schifo neanche rilasciare qualche dichiarazione con contorno di studenti, i quali, purtroppo per lui, lo hanno cacciato: «Barbato vattene, non ti vogliamo qui». Roba da far cadere le braccia dallo sconforto, anche perché le cariche della polizia in tenuta antisommossa, il lancio di mortaretti e fumogeni non sono avanspettacolo ma dura realtà.
E il teatro? Il teatro si è adattato, unendosi al coro e al clima grottesco. Il sovrintendente della Scala Stéphane Lissner, dopo aver annunciato un intervento del maestro scaligero Daniel Barenboim «per esprimere le preoccupazioni sul taglio alla cultura», ha fatto spallucce di fronte all’assenza del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi: «Avrà di meglio da fare». (Di meglio forse no, ma di più importante certamente sì, visto che era impegnato al Senato con la Finanziaria). Quindi ha sentenziato che manifestazioni come quelle di ieri sono «tristi» ma avvengono in tutta Europa, a causa della «mancanza di dialogo», nonostante in piazza non fossero in molti ad avere l’aria di voler fare quattro chiacchiere in relax. Il direttore Barenboim, prima dell’inizio della Valchiria, ha letto quindi una breve e inutile dichiarazione: «Siamo profondamente preoccupati per il futuro della cultura del nostro Paese e in Europa». Subito dopo, ha recitato l’articolo 9 della Costituzione per ricordare a tutti ciò che tutti già sappiamo: «La Repubblica – ha sottolineato – promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione».
L’applauso scrosciante del pubblico suona purtroppo come un involontario (speriamo) schiaffo in faccia alle forze dell’ordine. E in molti, da Umberto Veronesi a Francesco Saverio Borrelli, da Cesare Romiti a Giuliano Pisapia, si sono detti d’accordo con le banalità del maestro. Le signore ingioiellate e i signori in smoking avevano appena finito di sfilare tra i carabinieri schierati a loro protezione. Quindi, una volta dentro, hanno espresso comprensione e solidarietà… alla piazza urlante. Bravi. Tom Wolfe li avrebbe chiamati radical chic.
Beh, forse il maestro Barenboim non lo sa, ma nessuno in Italia è al lavoro per radere al suolo cultura, ricerca e istruzione. Anzi. Si cerca faticosamente di uscire da una situazione disastrosa che ha diverse cause, dagli sprechi del recente passato, quando il Fus era utilizzato anche per elargire fondi a film destinati a non uscire nelle sale, alla scarsa apertura al privato, con conseguente incapacità di attrarre investimenti. A questo, si deve aggiungere una crisi economica devastante, iniziata nel settembre 2008 e ancora in corso.
Non sembra che i contestatori siano in grado di proporre soluzioni concrete, capaci di andare al di là della retorica. Allora gridano e menano le mani. La testa pensante Moni Ovadia, ieri in piazza a Milano, si è lanciato invece in una raffinata analisi. Questa: «I soldi per la cultura ci sono ma li rubano».
E qui le braccia cascano sul serio.
© IL GIORNALE
Commento by anonimo — 8 Dicembre 2010 @ 08:55
Roma, 8 dic. (Apcom) – Ieri gli ascolti hanno premiato l'iniziativa di Rai 5 di portare nelle case la prima della Scala di Milano in diretta. La wagneriana 'Valchiria' diretta con successo dal maestro Daniel Barenboim per la regia di Guy Cassiers è stata seguita da una media di 169.000 spettatori con uno share pari allo 0,87%. L'inaugurazione della stagione del teatro milanese, trasmessa dalle 16.45 alle 22.27, ha toccato picchi di 252.000 telespettatori e di 2 punti di share.
Commento by anonimo — 8 Dicembre 2010 @ 12:26
La cub del teatro alla Scala ringrazia i compagni venuti dai teatri di genova Bologna, Roma ,tutte le realtà delllo spettacolo ritrovate in piazza richiamate dall'appello di creare un coordinamento dal basso per la creazione di un fronte di lotta che si colleghi sia a tutti i settori dello spettacolo , cinema e prosa e lirica che a quelli della cultura , scuola e ricerca. Dal piccolo teatro , a tutte le piccole realtà della prosa ai cento autori del cinema .
Si è presa la responsabilità di minacciare il boicottaggio della prima se il capo della polizia non dava ordine di terminare le cariche che inevitabilmente si sarebbero estese a tutta la piazza.Abbiamo accolto con favore che il nostro appello è stato accolto e che la calma sia ritornata in piazza e poter così ridare la voce in un ritrovato clima pacifico alle ragioni della protesta che vedeva una piazza unita nella protesta contro i tagli alla cultura e contro la sanatoria truffa che condanna al lavoro nero migliaia di onesti lavoratori migranti .
Aderisce all'assemblea dei cento autori del cinema che si terrà giovedì 17 dicembre.
Commento by anonimo — 8 Dicembre 2010 @ 13:19
Perchè fare un favore al Giornale, che comprano 4 gatti, pubblicandone un articolo sul blog? Quella non va bene nemmeno come carta da culo. Quanto soldi prende dallo stato come finanziamento? In tempi di ristrettezze dovrebbero tagliare i fondi a tutti i giornali. Per quello che serve certa cartaccia, è un insulto alla miseria.
Commento by anonimo — 8 Dicembre 2010 @ 13:25
viffreya72988524.edublogs.org
Caricati dalla polizia artisti e studentii al San Carlo di Napoli. « Il Sottoscala
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pearl10p5532.mywibes.com
Caricati dalla polizia artisti e studentii al San Carlo di Napoli. « Il Sottoscala
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