non deve servire a porgere il fianco ai fautori della privatizzazione della
più importante fondazione lirica sinfonica italiana.
Il nuovo statuto della Scala partorito da un Consiglio di amministrazione il cui membro più
prestigioso è ora agli arresti domiciliari per corruzione (il banchiere Ponzellini), tra
gli obiettivi che si pone ha quello di staccare la fondazione Scala dal contratto nazionale
di categoria. Modi e metodi ricordano lo stile ricattatorio della Fiat di Marchionne.
Il via libera del ministro della cultura Ornaghi del governo dei falsi tecnici approva inoltre che nel nuovo C.d.a. venga ” riequilibrato” il numero dei consiglieri , nei fatti , a favore dei privati.Le nostre priorità sono altre :-il rinnovo del contratto nazionale delle fondazione liricho sinfoniche .-l’apertura della contrattazione del contratto di secondo livello in cui affrontare
i seguenti problemi alla Scala:-la lotta al precariato e alle normativa capestro per il personale cosiddetto serale .-la sicurezza sul lavoro insieme alla tutela della salute che passa per il riconoscimento
della prevenzione delle malattie respiratorie correlate all’amianto, di cui il Piermarini
era intriso, per tutti i lavoratori coinvolti.-Restituire dignità al corpo di ballo.-Certezza dei finanziamenti pubblici che oggi ci vede denunciare i drastici
tagli di regione lombardia e provincia di Milano.
Il fallimento della legge sulle fondazioni lirico sinfoniche che ha aperto
gli enti lirici ai privati ( legge 367 Veltroni ) non si risolve attraverso le
scorciatoie create ad hoc dalla legge 100 / Bondi ma con l’impegno
delle istituzioni pubbliche in primis dello Stato e di tutti gli altri enti decentrati
per investire sulla cultura e difendendo il carattere pubblico del teatro
alla Scala come bene di tutti i cittadini .
In questo senso la Cub in stretto contatto coi lavoratori della Scala promuoverà
iniziative in difesa dei diritti dei lavoratori e della democrazia sindacale.
A cominciare dal presidio in piazza cordusio il 9 giugno ore 15.00 e allo sciopero generale del 22 giugno per la difesa dell’art.18 dello statuto dei lavoratori , contro il testo di legge Fornero che abbatte quel che resta del welfare italiano .
Ma come si fa a pretendere di non accettare la autonomia, se 3 sindacati su 4 dei lavoratori scaligeri sono per la adesione ad essa?!!!
La superbia di molti di essi sarà la causa della loro stessa rovina…a meno che non mi spieghi un orchestrale un corista o un ballerino come intenderà riuscire ad arrivare alla pensione con le nuove regole che scaturiranno dalla applicazione di questa autonomia con tutte le sue conseguenze.
Quello che più premerà al CDA del teatro una volta spianata questa strada sarà di produrre contraendo al massimo i costi e precarizzando tutti, soprattutto i più anziani e usurati…
Quindi non solo non ci sarà un premiare l’esperienza e la fedeltà dei propri lavoratori, ma anzi un ricorrere sempre più a manovalanza esterna, giovane che non avrà nessun potere contrattuale, distruggendo se stessa e le categorie già esistenti!!
Ma si sa “the show must go on” …complimenti ai fautori dell’autonomia…..autonomia dal posto di lavoro!!
in effetti anche un disoccupato è un autonomo dal mondo del lavoro!
Commento by Anonimo — 7 Giugno 2012 @ 20:11
10 ballerini lasciati a casa!
questo fatto ci deve far riflettere e far capire quale sia l’intenzione della Fondazione nei confronti dei lavoratori, che, nonostante ci sia in questo momento un organico ridotto, legato a una produzione abbastanza sostenuta, non garantisce più l’occupazione.
figuriamoci con l’atonomia cosa faranno?
vedi una parte dell’ articolo di repubblica milano del 8 giugno 2012
“10 del mattino di mercoledì quando i ballerini della Scala, invece di entrare in teatro per le prove di Giselle, si accalcano sotto i portici di via Filodrammatici e incrociano le braccia. Non è uno sciopero vero e proprio, ma una forma di protesta (erano saltate anche le prove di martedì) contro una decisione dei vertici scaligeri: una decina di danzatori con un contratto a termine non sono stati confermati e da ieri sono senza lavoro. Anzi, c’è di più: il teatro ha ritirato i tesserini e ha impedito loro di raggiungere la sala dove possono allenarsi e fare lezione. La solidarietà dei colleghi scatta immediatamente e la tensione sale alle stelle. Dieci ballerini in meno possono creare qualche problema, soprattutto in vista della tournée che porterà una sessantina di persone in Brasile con il classicissimo Giselle (4-24 luglio). Senza gli “aggiunti” l’organico è ridotto al minimo e, dicono gli artisti, c’è solo da sperare che nessuno stia male o abbia qualche infortunio, perché in quel caso non sarebbe possibile trovare i sostituti. «La direzione del ballo— spiega Luigi Saruggia, delegato della Uil — non è stata nemmeno in grado di stilare la lista con la distribuzione dei ruoli in Giselle perché l’organico è insufficiente. Avvertiamo una certa chiusura e rigidità, un atteggiamento alla Marchionne che non giova alla serenità del clima. Di fatto sono due giorni che non riusciamo a lavorare». Nell’ultimo periodo, quando il taglio degli aggiunti era già nell’aria, i rappresentanti sindacali si sono incontrati con il sovrintendente Stéphane Lissner e il direttore del Ballo Makhar Vaziev, per trovare una soluzione, ma poi il mancato rinnovo del contratto ha fatto precipitare di nuovo la situazione. Vaziev chiede che gli aggiunti vengano confermati: secondo alcuni avrebbe addirittura minacciato le dimissioni, ma l’in -teressato smentisce. La protesta non è conclusa, e i ballerini hanno saltato anche la prova del pomeriggio di Onegin con la coreografia di John Cranko, che andrà in scena a settembre. Ieri è stato anche il giorno dell’incontro tra il sindaco Giuliano Pisapia e i sindacati (presente Lissner)
Commento by Anonimo — 8 Giugno 2012 @ 14:56
13/06/12 AVVENIRE LA CRISI COLPISCE LA CULTURA. ORNAGHI: PIÙ AIUTI DAI PRIVATI
La crisi colpisce la cultura. Ornaghi: più aiuti dai privati Anche con la crisi che morde, sembra crescere in Italia la domanda di cultura. Con visitatori in aumento per mostre ( 14%) e musei ( 7,5%), numeri in costante ascesa per eventi e Festival ( 10% il Festivaletterature di Mantova). A dispetto delle tasche vuote, aumenta la spesa delle famiglie per il settore, che nel 2011 ha sfiorato i 71 miliardi di euro con un 2,6% rispetto al 2010. Intanto, la crisi fa fuggire gli sponsor, scesi dell’8,3% rispetto al 2010, in caduta libera (-38,3%) se si guarda al 2008. Sono i dati e le riflessioni di Federculture che al Maud di Roma, ospite il ministro per i Beni e le Attività culturali Lorenzo Ornaghi, ha presentato il suo Rapporto 2012, e torna a battere il tasto sulla necessità di «una politica pubblica» per la cultura. Omaghi replica e va dritto al punto: «È vero, serve un cambio di passo, ma da parte di tutti». E la strada per uscire dalla crisi, indica, «è quella di una cooperazione tra politica e società, tra pubblico e privato». Poco prima, il presidente di Federculture Roberto Grossi aveva invitato il governo a «politiche coraggiose». Ornaghi ha risposto con un richiamo al realismo: «Il coraggio? È una grande virtù, di questi tempi necessaria, ma che va misurata poi con la realtà. Questo vuol dire cercare le risorse quando non ci sono, adoperare bene quelle che ci sono ed essere convinti che la cultura richiede anche quella antica virtù che è il realismo». Sul crollo di una parte della fontana di Trevi, Ornaghi ha detto: «Se si potesse fare un’opera di prevenzione e riparazione continua e totale, che nel nostro Paese avrebbe qualche costo, credo che avremmo anche il dovere di lamentarci continuamente. Ma c’è anche la non prevedibilità di certi crolli. Bisogna quindi mantenere la misura del buon senso». E intanto la Fontana avrebbe trovato uno sponsor: la storica Acqua Claudia di Roma
Commento by Anonimo — 13 Giugno 2012 @ 19:09
14/06/12 ITALIA OGGI IL PRIVATO, UN FLOP PER LA CULTURA
Ornaghi: niente fondi in più, solo cost i Il privato, un, flop per la cultura
DI ALESSANDRA RICCIARD
La cultura non è un’azienda a.. L’applicazione di ameni privati non è servita el pubblico ad attirare investimenti aggiuntivi per l’arte e il bello. A dichiarare il flop dei modelli societari, il ministro dei beni culturali, Lorenzo Orna-ghi, che si accinge con il collega dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a commissariare e poi a chiudere Arcus, la società partecipata che si è caratterizzata per diversi finanziamenti clientelari (la ristrutturazione del palazzo di piazza di Spagna di Propaganda Fide, per la quale è attesa una sentenza della procura della Corte dei conti per danno erariale) e ricche spese di gestione. Ornaghi è intervenuto in commissione istruzione al senato, dove era atteso da tempo proprio per chiarire il destino di Arcus, che da mesi attende il rinnovo dei vertici. E che invece sarà probabilmente commissariata. «La società necessità di un ripensamento, determinato tra l’altro dalla spending review», ha esordito Omaghi. Che poi argomenta: «L’adozione di modelli aziendalistici o societari al fine di svecchiare il sistema e far affluire nuovi soldi alla cultura non ha funzionato…la creazione di nuovi organismi formalmente privati, ma sostanzialmente pubblici, ai quali demandare compiti già propri della struttura ministeriale, ha finito per duplicare gli apparati am- ministrati-vi». In tempi di crisi, un lusso non sostenibile. ***
Commento by Anonimo — 14 Giugno 2012 @ 18:29
14-6-12
Ornaghi: «Presto una legge per lo spettacolo» ROMA. «La legge per lo spettacolo dal vivo è una delle quattro cose che conto di portare a compimento entro la fine della legislatura». Lo ha annunciato al Senato il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, nel corso dell’audizione in commissione Cultura. Il ministro ha spiegato che questa legge rappresenta una priorità del Ministero per i Beni e le attività culturali: «Sto lavorando a un’ipotesi che non voglio anticipare e per la quale spero di riuscire a trovare una copertura», ha concluso Ornaghi. ***
Commento by Anonimo — 14 Giugno 2012 @ 18:31
14/06/12 GIORNO MILANO CONTRATTO SCALA, REFERENDUM IN TEATRO LAVORATORI ALLE URNE IL 21 E 22 GIUGNO
VERTENZA I DIPENDENTI AL VOTO SULL’IPOTESI DI UN ACCORDO AD HOC Contratto Scala, referendum in teatro Lavoratori alle urne 1121 e 22 giugno di NICOLA PALMA — MILANO — CONTRATTO SCALA, decideranno i lavoratori con un referendum. Saranno i dipendenti di via Filodrammatici a scegliere se staccarsi o meno dall’accordo nazionale, dando così il via libera ai sindacati per la trattativa a livello aziendale con i vertici del Piermarini. La consultazione si terrà il 21 e il 22 giugno, preceduta da una serie di assemblee informative sia in teatro che nei laboratori di via Ber-gognone. A promuovere l’iniziativa sono Cisl, Uil e Fials, sigle che si sono dette sin dall’inizio disposte a dialogare con il sovrintendente francese Stéphane Lissner sulla possibilità di sottoscrivere un contratto ad hoc per il Piermarini, facoltà concessa agli enti lirico-sinfonici virtuosi dal decreto sull’autonomia gestionale. I TRE SINDACATI hanno scelto di accelerare i tempi per far sì che il referendum si potesse svolgere prima dell’inizio delle tournée estive: tra qualche giorno, ad esempio, il corpo di ballo andrà in Brasile per rappresentare Giselle (4-24 luglio). «È importante che i lavoratori partecipino al voto», chiosa Domenico Demoni, segretario territoriale Uilcom. Con una premessa: se la maggioranza dirà «no» all’accordo Scala, «non facciamo il tavolo di trattativa», conferma Silvio Belleni, Cisl. A favore del referendum si era espresso anche il presidente-sindaco Giuliano Pisapia, durante l’incontro con i sindacati di qualche giorno fa: «E uno strumento democratico». Contraria la Cgil, che punta tutto sul rinnovo del contratto nazionale: oggi vertice a Roma con il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, per sbloccare l’impasse.
Commento by Anonimo — 14 Giugno 2012 @ 18:36
La superbia di molti di essi sarà la causa della loro stessa rovina…a meno che non mi spieghi un orchestrale un corista o un ballerino come intenderà riuscire ad arrivare alla pensione con le nuove regole che scaturiranno dalla applicazione di questa autonomia con tutte le sue conseguenze.
Quello che più premerà al CDA del teatro una volta spianata questa strada sarà di produrre contraendo al massimo i costi e precarizzando tutti, soprattutto i più anziani e usurati…
Quindi non solo non ci sarà un premiare l’esperienza e la fedeltà dei propri lavoratori, ma anzi un ricorrere sempre più a manovalanza esterna, giovane che non avrà nessun potere contrattuale, distruggendo se stessa e le categorie già esistenti!!
Ma si sa “the show must go on” …complimenti ai fautori dell’autonomia…..autonomia dal posto di lavoro!!
in effetti anche un disoccupato è un autonomo dal mondo del lavoro!
Commento by edipo — 15 Giugno 2012 @ 13:18
ASSEMBLEE LAVORATORI
Si comunica a tutti i lavoratori che il giorno 19 giugno 2012 dalle ore 10,30 alle ore 12,00 presso Padiglione Ansaldo e dalle ore 16,30 alle ore 17,30 presso la sala coro 3°piano del Teatro Alla Scala si terranno le assemblee con la presenza del segretario Nazionale SLC CGIL Silvano Conti.
Tali assemblee avranno come ordine del giorno:
CCNL
REFERENDUM
VARIE ED EVENTUALI
RSA SLC-CGIL
Commento by Anonimo — 15 Giugno 2012 @ 22:20
I sindacati sono 5 . il cui 5° la cub ha probabilmente più iscritti della cisl.
Porre un referendum su istituti come il si o no al contatto nazionale per i quali leggi costituzionali la vietano a difesa dell’universalità di esso , esprime tutto il carattere autoritario di questa proposta che fino adesso in Italia è stata effettuata con conseguenze devastanti per i lavoratori , dal sig. Marchionne che non è un sindacato ma risulta essere il più pagato manager della storia della fiat e del capitalismo italiano. E’ paradossale che alla Scala siano tre sindacati di dimensioni aparentemente modeste che propongono un referendum che ha solo l’intenzione nei fatti di mettere in un angolo gli altri sindacati , cercando furbamete attaverso l’istituto del suffragio universale( il referendum) per cercare una maggioranza o una sufficiente legittimazione che non hanno.
La legittimazione passa attraverso le elezioni dei rappresentanti unitati , r.s.u. e non da scorciatoie usando strumentamente strumenti di partecipazione democratica quali il referendum , senza neanche essere preceduta da una raccolta di firme, da una minoranza di delegati scelti dai segretari provinciali , non eletti , che a loro volta sono stati sfiduciati dai rispettivi segretari nazionali. Prima di qualsiasi referendum e proposte volte a cambiare la scala in modo epocale bisogna avere il coraggio di eleggere le r.s.u. se si intende coinvolgere la partecipazione democratica dei lavoratori.
La definizione di questa operazione messa in atto con l’uso del referendumanche se può sembrare esagerata è a tutti gli effetti , golpista.
Commento by Anonimo — 17 Giugno 2012 @ 09:40
Un articolo che fa capire tante cose…
18/06/12 CORRIERE DELLA SERA EGUALITARISMO ALLA SCALA: GIÙ IL SIPARIO UN CONTRATTO DIVERSO PER GLI ARTISTI
EGUALITARISMO ALLA SCALA: GIÙ IL SIPARIO UN CONTRATTO DIVERSO PER GLI ARTISTI Fino ad oggi i lavoratori del mondo degli spettacoli hanno avuto un unico contratto nazionale, scaduto da quasi un decennio e dal rinnovo assai improbabile. Ciò significa che il primo violino della Scala e l’ultimo macchinista del teatro regionale partono dalla stessa base contrattuale. Ma questo egualitarismo, una conquista faticosamente raggiunta decenni fa, è più che a rischio. Specie dopo l’autonomia ottenuta da alcuni grandi teatri (Opera di Roma, Santa Cecilia e Scala) con la nuova legge. La data che sarà ricordata come il probabile inizio di questo smottamento sarà il 21 e 22 giugno prossimo, quando alla Scala i lavoratori (circa 800) saranno chiamati a un referendum consultivo a voto segreto per decidere se si è favorevoli a mantenere la «contrattazione collettiva nazionale» (più integrativo) oppure se dotarsi di «un proprio contratto di lavoro». La Cgil, maggioritaria tra la base operaia, è più orientata alla prima soluzione; Cisl, Uil e Fials, quest’ultima maggioritaria tra gli orchestrali, alla seconda. Indipendentemente dal risultato, che sarebbe abbastanza incerto, è difficile pensare che in teatri che stanno diventando autonomi per molti anni ancora dei diplomati professori d’orchestra possano continuare a mantenere un inquadramento analogo alle maschere o ai lavoratori del palcoscenico. Non per questioni di titoli o «classe», né, necessariamente, per emolumenti (un bravo macchinista potrà guadagnare più di un giovane orchestrale di fila); ma per evidente diversità di tipologia di lavoro dipendente. Da parte degli orchestrali una certa insofferenza è già emersa più volte negli ultimi anni. Ed anche se alla Scala dovesse vincere il mantenimento della base collettiva nazionale è difficile ipotizzare che le orchestre italiane non cerchino altre strade. Anche a costo di rotture. Che presenterebbero, tuttavia, un rischio: la divisione favorirebbe un’ulteriore deregolamentazione, spingendo verso l’ipotesi che le masse artistiche (coristi e orchestrali) non siano più dipendenti, ma prestatori d’opera. Pierluigi Panza ***
Commento by Anonimo — 19 Giugno 2012 @ 05:42
Che grande la CGIL in Scala…lì si batte contro i referendum fantoccio…a Genova invece ha insistito sugli ammortizzatori sociali ILLEGALI …tra poco infatti ci sarà un transazione per evitare una causa che potrebbe costringere il teatro alla chiusura definitiva. A Genova la CGIL ha portato il teatro alla ROVINA qua invece combatte per i diritti dei lavoratori…che schifo!
Commento by Anonimo — 19 Giugno 2012 @ 08:33
Cari sig. Artisti…diventate pure autonomi…mettetevi sul mercato…liberi prestatori di opera……poi quando avrete 60 anni mi dite chi ancora vi richiede la vostra “opera”!
Forse l’orchestra della casa di riposo…..
Invece un bravo impiegato può benissimo lavorare sino a 65 o piu…la sua esperienza sarà sempre in crescita…..vedi gran numero di funzionari e dipendenti over 55.
La vostra illusione sarà doppia……
Vedrete sopravvivermi coloro contro i quali ora siete pronti a correre da soli!!!
Nascondete la vostra incapacità di lottare per un valido rinnovo del contratto nazionale (quello sotto il quale avete lavorato 10,20,30 anni e che vi ha permesso di accendere un mutuo e formare una famiglia)….con lo specchietto per le allodole di aderire ad una fantasmagorica autonomia…della quale nn sapete niente di certo!
Liberi di fottere voi stessi…ma non gli altri!!!
E comunque complimenti…..già con queste diatribe avete distrutto una grande realtà lavorativa italiana (una delle poche rimaste sane!)
CESARE
Commento by Anonimo — 19 Giugno 2012 @ 09:08
Vuoi fare l’ impiegato ? Vai a lavorare alle Poste .
Commento by Anonimo — 19 Giugno 2012 @ 17:07
E tu vuoi fare l’artista a stipendio fisso?!ah ah troppo comodo e anacronistico, caro!!!
Mettiti sul libero mercato…fai i tuoi concertini e facci vedere come ci riesci a vivere!!!
visto che oggi come oggi anche i solisti internazionali faticano a sbarcare il lunario!!
Bella la vita fino ad oggi eh? tra esenzioni che ti permettevano il doppio lavoro…..
hai voluto la bici…adesso facci vedere come pedali!!!
Commento by Anonimo — 19 Giugno 2012 @ 17:32
Invidia gloriae come..
Posso tranquillamente mettermi sul libero mercato…fare i miei concertini.. ma i risultati non cambiano…finiro’ lo stesso per mantenere una schiera di impiegati che come una palla di gomma che più la spingi sotto,più torna a galla…
Commento by Anonimo — 23 Giugno 2012 @ 12:15