Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

8 Febbraio 2013

Il taglio al Fus è di 20 milioni: tutti scontenti

Filed under: Articoli stampa — Lavoratoriscala @ 15:08
  1. Contrariamente alle promesse, e tutto secondo una pessima tradizione consolidata nel nostro paese, il taglio al Fus 2013 c’è stato. Stamane il ministro Lorenzo Ornaghi, responsabile alquanto lacunoso dei Beni Culturali, ha presentato alla Consulta una cifra complessiva di stanziamento del Fondo unico per lo Spettacolo, il finanziamento che lo stato dà al settore, pari a 389,8 milioni per il 2013. Nel 2012 erano 411, 414 nel 2010, addirittura 527 nel 2001. Da giorni si parlava di qualche ritocco in negativo (si diceva 7 milioni) ma non di un taglio così consistente (20 milioni) che riduce a una vera bazzecola l’investimento statale nel settore, confermando così le peggiori previsioni.

I nuovi tagli, spiegano dal ministero, sono una conseguenza delle misure di spending review e della recente sentenza della Corte Costituzionale che ha ordinato il reintegro dei tagli agli stipendi dei dirigenti.
Su questa esigua cifra,la Consulta ha sempre stamane operato il cosiddetto “spacchettamento” cioè la distribuzione della cifra in percentuale ai vari settori.
Resta così fissato che, come sempre, il 47 per cento va alle Fondazioni Liriche (ma per effetto del taglio si divideranno 10,1 milioni di euro in meno). Il cinema vedrà il 18,59% e i teatri 16,4% con 3,4 milioni di euro in meno. Alla musica andrà il 14,10% del Fus .
– FOND. LIRICHE 183,2 MLN -10,159MLN
– ATT.MUSICALI 54,9 MLN – 3,047MLN
– DANZA 10,2 MLN + 5.362
– TEATRO, PROSA 62,5 MLN – 3,467MLN
– CIRCO 5,4 MLN – 878.686
– CINEMA 72,4 MLN – 4,0 MLN
– OSS.SPETTACOLO 779.694 – 43.233

Negative ovviamente le reazioni del settore:
“Con l’assenza di risorse – hanno affermato i rappresentanti Agis – si mette in discussione l’attività di molte imprese e dei loro lavoratori. Lo spettacolo, inascoltato, richiede da anni un serio rifinanziamento del Fus, indispensabile per riformare tutto il settore con leggi e regole incisive che possano finalmente semplificare i rapporti con la pubblica amministrazione e facilitino la capacità gestionale delle imprese”. L’Agis chiede a questo punto che i candidati alle prossime elezioni si esprimano, con proposte da mantenere, sui finanziamenti e sul sostegno alla cultura e allo spettacolo.

Anche i sindacati hanno espreso parere negativo. La Cgil del settore ha diramato un comunicato: “Il finanziamento statale così ridotto si somma a una riduzione generalizzata delle risorse pubbliche decentrate destinate al settore (Regioni, Province e Comuni) – dichiara Silvano Conti, coordinatore nazionale produzione culturale Slc Cgil. Il Ministro nella sua introduzione ha toccato temi che lascerà come promemoria sia alla Commissione Cultura Camera-Senato che al prossimo Ministro del Dicastero: Fondazioni Lirico Sinfoniche, Testo Unico Legge Spettacolo dal Vivo, Decreti concernenti la fiscalità e le quote dei broadcasters sulla produzione nel settore Cinema. Ho espresso la netta contrarietà allo Schema di Regolamento riguardante le Fondazioni Lirico Sinfoniche definendo l’operazione “la via corta di una selezione darwiniana delle Fondazioni” senza nessun profilo riformatore, auspicando di converso che nella prossima Legislatura si riprenda con vere riforme di sistema a partire dallo spettacolo dal vivo in cui inserire organicamente il segmento delle Fondazioni.”

“Ho espresso parere positivo sul Decreto giacente in VII Commissione Senato in merito alle quote dei broadcasters da destinarsi alla produzione cinematografica. Inoltre, essendo la copertura del tax credit per il Settore in vigore per tutto il 2013, ho evidenziato la necessità nella prossima legislatura di rendere il provvedimento strutturale e contestualmente la necessità che, già da lunedì, il Ministro firmi il decreto in merito alla definizione societaria di Istituto Luce Cinecittà.”

“Il giudizio quasi unanime di tutte le articolazioni della Consulta (Sindacati – Associazioni Datoriali – Associazioni di Categoria, ecc) è stato pesantemente negativo sia sulla riduzione delle risorse che sui provvedimenti non adottati per il settore – conclude Conti – e solo il forte senso di responsabilità rispetto alla fattiva ripartizione delle risorse ha indotto a votare in termini deliberanti.”

12 Comments

  1. Gravissimo atto che colpisce la libetà di informazione intorno allo spettacolo.D’ora in poi il sito del mibac ( ministero della cultura)in cui poter legger la rassegna stampa su tutto quello che avviene in italia a livello di cultura e spettacolo è stato oscurato d’autorità. La capillarità , la carsicità del sistema culturale italiana viene oscurata. Protestiamo contro il ministero.Inviamo tutti a inviare al ministero mail di protesta al mibac per il diritto di conoscere quello di cui si parla e scrive su cultura e spettacolo.-

    Commento by il sottoscala — 8 Febbraio 2013 @ 23:22

  2. Come affogare nei debiti una Fondazione Lirico Sinfonica italiana.

    Posted on 10/06/2012 by gianlucafloris

    Vi chiederete come mai i teatri lirici italiani, o meglio molti di loro, siano in grandi difficoltà economico gestionali. Non tutti lo sono, beninteso, ma molti si. Come mai?
    La risposta è facile: sono gestiti male. La prima responsabilità, è chiaro, è dei tagli indiscriminati che sono stati calati come una mannaia sul settore negli anni del governo Berlusconi, il governo che ha da sempre ritenuto la salvaguardia del nostro patrimonio culturale un inutile fastidio.
    Si diceva: i teatri lirici italiani sono un pozzo di sperpero senza fondo. Quindi, anziché rifondarli per ottenere gestioni virtuose, si è deciso di tagliare i finanziamenti senza di fatto cambiare nulla nel loro modello gestionale.
    Sin dalla scellerata idea di trasformare i nostri Enti Lirici in Fondazioni di diritto privato (Rutelli-Melandri) si sarebbe dovuto provvedere a un drastico cambio di modello gestionale: budget prefissati, nessuna possibilità di sforamento, adeguamento delle stagioni alle previsioni di introiti economici.
    Invece, nulla di tutto questo accadde.
    Sapete come potete oggi gestire una Fondazione? Sapete quale è la prassi di gestione da parte di tanti Sovrintendenti? Tenetevi forte.
    Le voci da inserire in un bilancio.
    Siete il Sovrintendente e avete incontrato ad una cena un assessore (comunale, regionale, provinciale, fate voi). A questa cena voi l’avete convinto che al vostro Teatro servono seicentomila euro in più per garantire una attività di ampio respiro. Il vostro assessore si dice convinto e vi dice che si può fare.
    A questo punto, sulla parola, voi inserite nel bilancio preventivo questi seicento mila euro. Ma non è tutto. Programmate la prossima stagione come se quei seicentomila fossero certi e deliberati. Firmate contratti con i fornitori, con gli artisti, con i registi, con i direttori d’orchestra, con i fornitori di scene e costumi. Sulla parola avete inserito tutte le promesse che vi hanno fatto gli assessori, qualche sottosegretario, qualche amico di una fondazione bancaria, magari qualcuno della confcommercio, della associazioni industriali, ecc. ecc.
    Voi avrete portato quindi nel bilancio preventivo (poniamo) cifre per qualche milione di euro che, a vostro dire, vi hanno promesso. Nessuno controllerà. Non i revisori, non i consiglieri di amministrazione, non il sindaco Presidente.
    Poi succede che inizia la stagione che avete programmato e che nessuna delle somme previste è entrata. L’assessore ha visto la somma non essere accettata dal Bilancio, le Fondazioni Bancarie cambiano i vertici, le associazioni degli industriali rimangono perplesse, qualcuno esce dal cda, magari. Insomma voi vi trovate con una stagione in corso senza nessuna copertura finanziaria. Vi rimangono solo i soldi che vi dà la legge (come era prevedibile). Ma voi avete firmato impegni di spesa per molti ma molti milioni in più.
    E allora la prima cosa che fate è non pagare i fornitori. Niente saldo per i laboratori tecnici e scenografici, niente saldo per i noleggi, niente pagamenti per le forniture sartoriali, ecc. ecc.
    Poi iniziate a dilazionare tutti i pagamenti con tutti gli artisti (a parte quelli “amici”). Li pagherete l’anno dopo o a sei mesi se vi arriva la tranche ministeriale. Magari segnate le somme promesse che non vi hanno mai dato enti, assessori vari e compagnia bella come crediti vantati dalla Fondazione. È successo. Succede ancora oggi.
    Così avete messo gli assessori, le banche e le associazioni varie con le spalle al muro: «Ci devono più di quattro milioni» magari dichiarate ai giornali. E tutti a bestemmiare contro quei cattivoni che non vogliono scucire i cordoni della borsa.
    E arriva il secondo anno dove, come il primo, voi programmate una stagione faraonica e principesca, con grandi artisti e grandi allestimenti. tanto per il secondo anno i fornitori vi daranno ancora credito. Poi sono tanti i fornitori nel mondo. Idem per gli artisti. Troverete sempre un artista disposto a venire gratis o ad accettare di essere scritturato con pagamento incerto anche dopo anni. Lo pagherete di più, ma lo trovate. E anche il secondo anno lo fate senza copertura economica. Dal terzo in poi iniziate a dare le colpe del dissesto finanziario alle eccessive spese per i dipendenti. Va molto di moda e fa sempre un populistico effetto.
    Questo trucco funziona in genere per tre o quattro anni. Può durare di più se avete coperture politiche che vi permettono, ogni volta che le deiezioni raggiungono il livello degli occhi, di abbassare un pochino il passivo. Basta un decimo del buco che avete fatto finora per andare avanti ancora qualche anno.
    Nel mentre i vostri referenti politici vi troveranno qualche altro aggancio per un nuovo incarico in un altro teatro, magari più prestigioso di quello di prima. Voi lascerete il teatro che avete affogato di debiti magari lasciando anche un bel ricordo… (“Ah, però che belle stagioni che ha fatto…”) e andate da un’altra parte a combinare gli stessi disastri.
    Tutte le spese accessorie delle cause di mancato pagamento che perderete regolarmente (ovvio: prestazioni già erogate) andranno poi a ingrandire il buco economico le cui conseguenze pagheranno solo i dipendenti.
    Aggiungete accordi di impegni di spesa fra teatri stipulati solo sulla parola, assunzioni amministrative inutili inventando ruoli e uffici senza giustificazione reale, ed ecco che il disastro in pochi anni è compiuto.

    Il guaio delle Fondazioni che oggi sono nei guai è che vengono gestite in questa maniera.

    Nessuno insegue i manager dissoluti chiedendogli indietro i danni che hanno combinato, nessuno vieta ai sovrintendenti di fare stagioni senza copertura economica certa e si continua con lo sfascio.
    nessuno di questi manager che vampirizzano i teatri con le loro gestioni tossiche ha mai terminato il suo mandato più povero di quando ha iniziato. Per essere eufemistico.
    Questi gestori distruttori di teatri e fondazioni, sono coloro che oggi hanno i curriculum più ragguardevoli, quelli che incutono addirittura rispetto, a chi non conosce la verità.

    Ci sono anche Fondazioni virtuose, è inutile dirlo. Ma tutte quelle che soffrono (tante) sono quelle che da tempo vengono saccheggiate da gestori scellerati. E che continuano a rifiutarsi di cambiare modello di management.

    Nessuno dei controllori dice mai nulla durante gli scempi, salvo poi urlare e sbraitare contro i lavoratori e gli artisti quando la frittata non si può più nascondere.
    Nessuno si rende conto che l’origine dei buchi vertiginosi da decine di milioni di euro pubblici derivano solamente da aver avvallato e programmato attività superiori a quello che i conti avrebbero permesso. È l’attività di direzione artistica, in combutta con la sovrintendenza, ad affossare i teatri. L’irresponsabile perseveranza negli anni nel fare stagioni e allestimenti “grandiosi” e “indimenticabili” senza poterselo permettere.
    Tanto poi i manager che gestiscono i teatri, i loro lauti stipendi li hanno sempre assicurati. Altrettanto non si potrà dire per gli stipendi dei dipendenti o per il lavoro svolto da artisti e fornitori. Tutti questi rischieranno molto.
    Ecco perché, ve l’ho spiegato.
    Dovunque io vada nel mondo da sempre il nome dell’Italia è accostato all’Opera Lirica che rappresenta la parte del nostro patrimonio culturale più conosciuta sul pianeta. È questo il motivo per cui lo Stato ha sempre ritenuto di doverla tutelare, perché è patrimonio identitario dell’Italia nel mondo.
    Ma c’è chi approfitta del doveroso sostegno pubblico per gestire malamente e intascarsi soldi a sbafo. E anche molti. La soluzione non è certo smettere di sostenere pubblicamente questo nostro patrimonio così importante. La soluzione è smettere di mettere al governo dei nostri teatri degli incapaci e allontanarli per sempre. Possibilmente a calci nel culo.

    Commento by ilsottoscala — 9 Febbraio 2013 @ 22:23

  3. Quello che nessuno vi ha mai detto sulle Fondazioni Lirico Sinfoniche Italiane
    Posted on 31/12/2012 by gianlucafloris

    Una piccola premessa ci vuole: la Lirica è uno spettacolo da deficienti. Nel senso che la capisce anche un deficiente o un bambino. Se volete fare una prova leggete qui, e poi ditemi se non capite.
    Detto questo adesso provo a spiegare dei semplicissimi concetti. Spero di risultare chiaro.

    Perché la Lirica
    Da quando la forma narrativa teatrale in Italia è divenuta popolare fra le masse, è toccato dapprima alla Lirica assolvere il compito di “narratrice” di storie simboliche, catartiche. Era attraverso la Lirica che il popolo non acculturato assorbiva le istanze del proprio tempo attraverso i drammi e le commedie.

    Fu la Lirica addirittura a diventare un riferimento estetico e attoriale con il suo codice stentoreo fatto di esagerazioni gestuali. Addirittura, quando fu il cinema ad irrompere come nuovo strumento di narrazione catartica per il popolo, fu proprio dalla Lirica che i primi attori attisero movenze e espressività scenica. Basta guardare un film muto per rendersene immediatamente conto.

    Quindi fino alla grande diffusione del Cinema, era stata la Lirica a assolvere quel ruolo di narratore per le masse.

    In Italia addirittura, la grande diffusione della Lirica aiutò alla diffusione delle idee politiche che permisero di affrancare l’Italia dalle dominazioni straniere, aiutò a diffondere i primi movimenti di rivolta popolare, di rivendicazione dei diritti delle donne… e altro ancora.

    Ci fu un lungo momento dove la Lirica fu vera arte popolare e in nome della quale si costruirono grandi teatri nel centro delle grandi città con capienze allora incredibili.

    la Lirica italiana fu poi presa da tutto il mondo come modalità espressiva utilizzabile fra i popoli dalle lingue più diverse fino a diventare “planetariamente” la espressione artistico culturale italiana di gran lunga più conosciuta (Pavarotti adunava folle oceaniche anche dove non avevano idea di chi fosse il Pontormo, per dire).

    Lo Stato Italiano tutela la Lirica con finanziamenti pubblici non in quanto “spettacolo” e basta, ma in quanto patrimonio culturale indentitario italiano riconosciuto nel mondo.

    Perché le Fondazioni Lirico Sinfoniche:
    L’istituzione dei teatri d’opera stabili (in Italia adesso si chiamano Fondazioni Lirico Sinfoniche), con personale assunto stabilmente per tutto l’anno, fu un’esigenza che Arturo Toscanini sentì come urgente fra i primi in Italia. Senza la possibilità di personale stabile la musica Lirica e la Sinfonica non avrebbero potuto raggiungere i livelli di assoluta eccellenza mondiale che furono propri nell’Italia durante tutto il novecento.

    Il motivo principale è che un’orchestra e un coro stabili, e i professionisti tecnici che servono per le messe in scena, acquistano qualità nella continuità del lavoro e nel confronto continuo con personalità artistiche le più differenti. Il confronto continuo è alla base di qualsiasi crescita artistica e culturale.

    Sul fatto che una orchestra stabile o un coro stabile siano migliori di compagini allestite per l’occasione e poi disciolte al termine della stagione sono i fatti a parlare. Non esiste al mondo un solo grande direttore che abbia lasciato un’impronta nella storia della musica che non fosse direttore di una compagine stabile. Scusate se su questo argomento non accetto smentite da passanti o da persone non strettamente addette ai lavori.

    Se non ci fossero i teatri d’opera stabili in Italia, la lirica sarebbe scomparsa come testimonianza della cultura italiana, e sarebbero rimasti solo i “teatrini” di giro, con orchestre assemblate per l’occasione, a volte buonine e più spesso meno buone, a seconda della fortuna. Sarebbero rimasti solo i carrozzoni da smontare e rimontare per ogni stagioncina. Con i teatri stabili si garantisce nel contempo una capacità produttiva continua ed un alto livello artistico che mantiene vivo questo nostro patrimonio.

    I Teatri d’Opera Stabili sono la garanzia di tutela e di mantenimento del Patrimonio Culturale che rappresenta l’Opera Lirica in Italia e nel mondo.

    Cosa succede adesso:
    Con la crisi e il taglio dei fondi pubblici si è scoperto il “Re Nudo” e cioè che nel gestire i teatri si facevano sprechi e favoritismi clientelari. Adesso tutti a gridare allo scandalo mettendo addirittura in discussione l’esistenza stessa dei teatri d’Opera stabili. Il ragionamento è che si può fare “spettacolo” senza tutte quelle spese. Ma si sbaglia mira.

    La Lirica e la Sinfonica non sono semplice spettacolo: sono testimonianza culturale identitaria nostra e il mantenimento di questo patrimonio serve a insegnare ai cittadini stessi le proprie radici storiche e culturali. Allo stesso modo si mantengono anche i siti archeologici e le vestigia poco visitate, ma che devono essere mantenuti dallo stato perché testimonianza della nostra storia culturale.

    Anche nel gestire gli ospedali, del resto, si commettono sprechi e clientelismi delinquenziali, ma nessuno si sogna di dire che bisogna chiuderli, gli ospedali. Ecco: con la Lirica siamo al punto che invece di pretendere nuove gestioni diverse e più efficienti, si va a chiudere direttamente i teatri.

    E adesso gli schieramenti sono due:

    1 – Ci sono da una parte coloro che vogliono difendere questa importante istituzione culturale come me, i miei colleghi solisti, qualche intellettuale e i lavoratori stabili che in più si battono per mantenere il loro posto di lavoro. Tutti noi ci battiamo perché i teatri prodicano di più, per più persone e con costi inferiori. Noi sappiamo che si può fare e sappiamo come fare perché di teatro viviamo da sempre.

    2 – Dall’altra parte ci sono (alleati fra loro) coloro che pensano si possa governare una comunità di cittadini prescindendo completamente dalla tutela del patrimonio culturale e basandosi unicamente sul taglio delle risorse, coloro che sono cresciuti senza mai studiare nulla e coloro che pensano che i soldi per i teatri siano tolti al welfare. E soprattutto coloro che non provano nessuno scrupolo morale nel mettere sul lastrico migliaia di famiglie.

    Ma i Teatri Lirici, lo ripeto con ridondanza, sono come i Musei, i siti archeologici, le biblioteche, i teatri di prosa e le scuole: sono presìdi democratici irrinunciabili e da difendere ad ogni costo. Tutti questi presìdi SONO essi stessi “welfare” per i cittadini di una comunità.

    Ecco la lotta che è in atto oggi. La più drammatica in queste ore a Firenze con i ragazzi del Maggio Musicale Fiorentino che non hanno più uno stipendio.
    Continuiamo a combattere.

    Gianluca Floris

    Commento by ilsottoscala — 10 Febbraio 2013 @ 00:16

  4. Mi fanno domande pressanti sul problema delle Fondazioni Liriche. E rispondo.
    Posted on 08/01/2013 by gianlucafloris

    Sul mio post “Quello che nessuno vi ha mai detto sulle Fondazioni Lirico Sinfoniche“, due lettori hanno postato delle domande importanti sul problema.
    Rispondo punto su punto.

    Luigi Zacco mi scrive:

    Sono d’accordo, ma fino ad un certo punto. Perché, ad esempio, non si ripropongono mai in Italia, come in Germania o Austria, produzioni del passato riuscite? E perché questo esubero ovunque, nelle Fondazioni Liriche, di personale? E perché manca un supervisore che accerti, per ogni teatro, la bontà del lavoro svolto in relazione ai costi di produzione??
    Grazie per l’attenzione Luigi

    gianlucafloris risponde:

    1 – “Perché non si ripropongono mai in Italia, come in Germania o Austria, produzioni del passato riuscite?” Risposta: Questa è una delle battaglie che noi artisti assieme ai lavoratori dei teatri stiamo portando avanti. La risposta dettagliata a questa sua domanda la trova cliccando questo link http://costruiresumacerie.org/2012/06/10/come-affogare-nei-debiti-una-fondazione-lirico-sinfonica-italiana/

    2 – “E perché questo esubero ovunque, nelle Fondazioni Liriche, di personale?” Risposta: gli esuberi di personale, laddove ci sono, sono nei settori non legati al settore artistico e tecnico di produzione. Si tratta di persone che occupano posti in uffici e si tratta di persone “protegé” dei vari politici. il settore tecnico è ovunque in difetto di personale e non in esubero. Ad esempio il teatro Lirico di Cagliari ha l’organico artistico più piccolo d’Italia e non può mettere in scena le opere di repertorio italiano romantico e post romantico senza fare ricorso a assunzioni di precari.

    3 – “E perché manca un supervisore che accerti, per ogni teatro, la bontà del lavoro svolto in relazione ai costi di produzione?” In realtà la supervisione di queste cose la dovrebbe fare il CDA e il collegio dei revisori. Sul perché non si faccia, lascio a lei immaginare e la rinvio al medesimo link che le ho messo più sopra. Per quanto riguarda me, ho detto fino alla nausea che i teatri devono essere gestiti con budget blindati e verificabili immediatamente a consuntivo e in corso d’opera della stagione.

    Michele mi scrive:

    Bravissimo Gianluca! Sono in tutto e per tutto daccordo con cio’ che scrivi.
    Pero’ tu parli di “compagini stabili” o meglio di maestranze stabili che lavorano in teatro.Credo di capire che nessuno, ivi incluso il nostro legislatore incompetente , metta in dubbio che che le maestranze chiamate a lavorare in un’orchestra e un coro (in un teatro) siano sempre composte dagli stessi elementi. Credo che nei teatri si continuerà ad usare gli stessi elementi ma con formule contrattuali discontinue legate alla stagionalità della produzione. In pratica, perchè pagare gli stipendi dei tecnici quando il teatro programma una stagione sinfonica?Perchè pagare gli stipendi ad un’orchestra quando il teatro ospita uno show di Broadway?Perchè pagare un coro quando si da in scena un balletto?Denaro e pubblico per giustificare un teatro che produce piu’ spettacoli di diverso genere durante una settimana non ce ne è a sufficienza.Quindi via alla “somministrazione del lavoro” discontinuo. E con la crisi che è ormai dilagata, il legislatore meschino , sa bene che nessun lavoratore del teatro abbandonderà il proprio posto di lavoro, anche se magari ridotto a pochi mesi perchè non trova niente altro di meglio da fare.

    Non voglio fare lo schizzinoso ma il problema vero, secondo me, va visto da un’altra angolazione. Nemmeno voglio fare dell’appartaid ma secondo me sarebbe davvero il caso di cominciare a ragionare su un contratto ad hoc per i musicisti, separato dalle logiche “tecnocratiche” degli enti lirici. in cui lavorano. Come del resto hanno in tutti i paese dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
    Sarebbe anche il caso di arrivare ad avere un SINDACATO unico dei musicisti come in Inghilterra o in USA che unisca tutti coloro che cantano o suonano professionalmente, qualsiasi genere musicale esso sia.

    gianlucafloris says:

    Rispondo anche a te, Michele.

    1 – “In pratica, perchè pagare gli stipendi dei tecnici quando il teatro programma una stagione sinfonica?”
    Risposta: Anche una stagione sinfonica prevede l’utilizzo di tecnici. Elettricisti, fonici e addetti al montaggio e allo smontaggio della camera acustica, dei praticabili necessari. Per quanto riguarda la sartoria, attrezzeria e il reparto scenotecnico, anche mentre sono in scena programmazioni sinfoniche, dovrebbero lavorare alla produzione dei materiali delle opere in programmazione ventura.

    2 – “Perchè pagare gli stipendi ad un’orchestra quando il teatro ospita uno show di Broadway?”
    Risposta: Infatti secondo me un teatro con orchestra e coro stabili non dovrebbe ospitare organici esterni. E nel caso che dovesse accadere, vale lo stesso discorso che al punto precedente. Orchestra e coro per andare in scena hanno bisogno di preparare gli impegni futuri con prove quotidiane. Quindi mentre va in scena “The Phantom of The Opera” con un organico ospite, loro sarebbero in sala prova a preparare i prossimi concerti e le prossime opere. È difficile da spiegare a un non addetto ai lavori, ma le orchestre e i cori non lavorano solo quando vanno in scena. Sarebbe cura di una direzione artistica responsabile e competente, infatti, programmare attività in decentramentoo in house durante i periodi di poco utilizzo.

    3 – “Perchè pagare un coro quando si da in scena un balletto?”
    Risposta: Posto che vale anche qua il discorso delle prove, io sono fermamente convinto che il coro, quando non impegnato (come nell’esempio del balletto) dovrebbe dar vita a spettacoli corali in modo da offrire continuità di prestazione sia nelle prove che negli spettacoli. Sia in teatro negli altri spazi disponibili, che sul territorio.

    4 – “Denaro e pubblico per giustificare un teatro che produce piu’ spettacoli di diverso genere durante una settimana non ce ne è a sufficienza”.
    Risposta: La Fondazione Lirico di Cagliari ha a disposizione più di 22milioni di fondi pubblici di cui solo 14 milioni vengono impiegati per gli stipendi. Ci sono i soldi a sufficienza per offrire spettacoli gratuiti e a pagamento tutte le settimane dell’anno. Poi i dati dello spettacolo dal vivo, sul fatto che non ci sia abbastanza pubblico, dicono che è vero il contrario. Sia perché è provato che una maggiore offerta stimola una maggior propensione al consumo di spettacoli, sia perché un’orchestra e un coro pagati per dodici mesi potrebbero offrire una messe di spettacoli gratuiti sul territorio e nello stesso teatro. Penso agli spettacoli per le scuole, per gli studenti e per gli anziani.

    5 – Sui contratti da fare per i dipendenti non mi esprimo. Sono in corso delle contrattazioni nazionali che si stanno occupando di modifiche al settore. Io mi riferisco solo alla situazione attuale con le leggi presenti che NON CONSENTONO di derogare al ccnl di categoria, quindi il Lirico di Cagliari deve attenersi alle leggi vigenti.

    6 – Sul sindacato dei musicisti italiani io sono da anni impegnato con i miei colleghi perché si arrivi alla sua costituzione e molti passi sono stati fatti.

    Gianluca Floris

    Commento by ilsottoscala — 10 Febbraio 2013 @ 00:24

  5. Come liberarsi delle Fondazioni Lirico Sinfoniche
    Posted on 06/01/2013 by gianlucafloris

    Se per caso vi trovate ad essere sindaco e avete l’enorme rogna di avere nella vostra città una Fondazione Lirico Sinfonica della quale vi volete liberare fate così:

    1 – Dichiarare che i conti del Teatro non vanno e nominate un manager “nuovo”

    2 – Date la colpa ai lavoratori del settore artistico e mai ai manager attuali e precedenti

    3 – Fate una programmazione artistica che sottoutilizzi il personale artistico e tecnico

    4 – Smantellate progressivamente il settore artistico e tecnico

    5 – Licenziate il personale artistico e tecnico.

    6 – Assumete “esperti di marketing” e di “biglietteria” a 90mila euro l’anno almeno.

    In questo modo potrete raggiungere il risultato di liberarvi del personale artistico che non vi può essere fedele perché viene assunto tramite concorsi e che quindi non si può infarcire di “fedeli” valvassini. Avrete inoltre il vantaggio di avere un teatro tutto vostro dove potrete far assumere dal vostro nuovo “manager” tutti i dipendenti che vi servono per i vostri scambi clientelari.

    Se vi guardate intorno potrete individuare quali sindaci si sono dimostrati abilissimi in questo programma. Qualche sindaco ha già completato tutti e sei i punti, qualcun altro si accinge a completare i primi tre.

    Chiedete lumi a loro.

    P.S.
    Mi fanno delle domande importanti e io rispondo punto su punto.
    Cliccate qui per leggere.

    Gianluca Floris

    Commento by ilsottoscala — 10 Febbraio 2013 @ 00:33

  6. Spettacolo: Agis grave ulteriore taglio al Fus – Ecco le ripartizioni per il 2013

    ROMA – 7 FEBBRAIO 2013 – I rappresentanti Agis componenti della Consulta dello Spettacolo, riunitasi oggi presso il MiBAC, hanno manifestato al ministro Ornaghi la loro forte contrarietà al continuo disinteresse nei confronti delle attività culturali dello spettacolo, testimoniato dall’ulteriore taglio subito dal Fondo unico per lo Spettacolo (Fus), passato dai 411 milioni del 2012 ai 390 del 2013, addirittura 7 in meno rispetto alle previsioni.

    “Con l’assenza di risorse – hanno affermato i rappresentanti Agis – si mette in discussione l’attività di molte imprese e dei loro lavoratori. Lo spettacolo, inascoltato, richiede da anni un serio rifinanziamento del Fus, indispensabile per riformare tutto il settore con leggi e regole incisive che possano finalmente semplificare i rapporti con la pubblica amministrazione e facilitino la capacità gestionale delle imprese”.

    A fronte della dichiarata volontà politica espressa dal ministro Ornaghi di rinviare a data successiva all’insediamento del nuovo governo le assegnazione di contributi e le anticipazioni alle imprese di spettacolo, i rappresentanti Agis hanno accettato a maggioranza la proposta amministrativa di riparto del Fus per consentire gli interventi per il corrente esercizio.

    Permane forte preoccupazione e allarme nel settore dello spettacolo e l’Agis chiede a questo punto che i candidati alle prossime elezioni si esprimano, con proposte da mantenere, sui finanziamenti e sul sostegno alla cultura e allo spettacolo.

    FUS-2013-per-consulta
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    Commento by Anonimo — 16 Febbraio 2013 @ 09:42

  7. Con prove aperte alla Scala ci faiaccmo amare da tutti di il giornale.it 11 maggio.Daniel Barenboim pianista e direttore d’orchestra d’alto rango. Pure saggista, autore di testi dove le riflessioni musicali sconfinano nella filosofia e viceversa. Ebreo-russo, cresciuto fra Argentina e Israele, Barenboim approdato alla Scala nel dicembre 2005, dopo trent’anni d’assenza. E in breve entrato nelle grazie del teatro che, pur di tenerselo stretto, ha coniato appositamente per lui il titolo di maestro scaligero . Domani (ore 20) sar dunque al Piermarini, alla testa della Filarmonica di casa: non in un concerto vero e proprio ma nel corso di prove generali aperte ai cittadini. Iniziativa che rientra nel progetto ( La Filarmonica incontra la Citt ) avviato dal complesso questa primavera: un ciclo di esecuzioni che offrono allo spettatore la possibilit di capire cosa accade dietro le quinte di un concerto. Il ricavato di queste operazioni devoluto a istituzioni non profit milanesi. L esecuzione diciamo istituzionale avr luogo invece venerd 14 (info e prenotazioni: 02-72023671). In programma pagine di Brahms e Ravel.L’iniziativa La Filarmonica incontra la Citt ha raccolto immediatamente ampi consensi. Ed Ernesto Schiavi, direttore artistico dell’orchestra, gi si proietta verso il futuro: Questo ciclo una sorta di stagione parallela; sarebbe interessante dunque ampliarne la portata. E’ poi un modo per dimostrare che siamo vicini a chi viene ad ascoltarci . Si allude a questi tempi di vertenze sindacali contro il decreto Bondi (sulla riforma delle fondazioni liriche). Cos , anche la Filarmonica reagisce: a suo modo, cio con gli strumenti. Non sospenderemo nessun concerto, per i musicisti devolveranno il loro cachet ad associazioni benefiche. E questo fino a quando durer la vertenza. Mi auguro che le cose si risolvano prima dell’arrivo di Claudio Abbado, perch se cos non fosse allora sarebbe trascorso tanto di quel tempo che forse si rischierebbe l’incendio . Spiega Schiavi che pensa al 4 giugno, giorno previsto per il ritorno di Abbado alla Scala dopo 24 anni di assenza (prove al via il 26). Con la rinuncia ai compensi si manifesta una critica al decreto. Che debbano essere operati dei tagli va bene, ma perch colpire strutture che funzionano? Anche all’estero se lo chiedono. Non scioperiamo perch siamo un ente privato alimentato da soci e sponsor, quindi non ha senso scioperare contro chi ci sostiene . Certo, tempi di strette e pressioni inducono un po’ tutti a reinventarsi, e queste aperture al sociale sono una riposta. Bisogna farsi voler bene. Dare prova di esserci, di comunicare, di offrire la musica. Bisogna coltivare un nuovo pubblico. Penso anche ai concerti in grandi spazi voluti dal festival Mito: in due appuntamenti abbiamo totalizzato 20mila presenze e per almeno il 90% si trattava di neofiti . Crisi che ha spinto la Scala ad aprire al pubblico, settimana scorsa, le prove dell’opera di Wagner L’Oro del Reno. Il mondo della classica, continua Schiavi, si deve togliere la veste sacerdotale. Dobbiamo ricreare curiosit e lo si fa rendendo la musica pi accessibile .Alla fine, c’ spazio per uno sfogo. La Filarmonica gira il mondo, in autunno rappresenter l’Italia all’Expo di Shanghai. Spesso Regione, Comune, Stato ci vantano come immagine dell’Italia. Benissimo, ma perch allora attaccare un ente che in pareggio, un ente che stato voluto da Abbado e poi avallato da Confalonieri, e conosciamo le provenienze politiche di entrambi? , rimarca alludendo alla fisionomia bipartisan dell’ente.

    Commento by Mallabi — 11 Luglio 2013 @ 13:25

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