MILANO – 7 GIUGNO 2013 – Il regolamento che ha permesso all’Accademia di Santa Cecilia e alla Scala di Milano (foto) di ottenere l’autonomia gestionale è nullo: la conferma è arrivata dal Consiglio di Stato che non ha accolto il ricorso del ministero dei Beni culturali e delle due fondazioni lirico-sinfoniche contro la sentenza del Tar del Lazio che annullava l’atto.
A ricorrere al Tar erano stati Cgil e Fials che lamentavano, fra le altre cose, il mancato coinvolgimento dei sindacati nella stesura del regolamento. (Fonte: Ansa).
Maggio, Renzi propone cooperativa per salvare corpo di ballo
FIRENZE – 7 GIUGNO 2013 – Una cooperativa per ‘salvare’ il corpo di ballo del Maggio dall’ipotesi di cancellazione profilata dal commissario straordinario Francesco Bianchi nell’ambito del suo piano di rilancio della fondazione in grave crisi economica. A lanciare l’idea è stato questa mattina il sindaco di Firenze Matteo Renzi (foto).
“Il corpo di ballo sta ancora in piedi o no? – si è chiesto il sindaco – oppure si fa una cooperativa, il corpo di ballo se la gestisce, e prova ad andare a cercare lavori anche altrove? è un’ipotesi” ha detto. “Tecnici e amministrativi non saranno troppi?”, ha proseguito Renzi, sottolineando che “ci sono sacche di privilegio” e che “non è pensabile che le tasse di tutti i cittadini continuino a finanziare ‘a babbo morto'”. Per salvare il Maggio, ha spiegato poi il sindaco, bisogna “iniziare a fare un po’ di sacrifici. Come è possibile che l’artigiano che lavora nel privato in questo momento debba tirarsi su le maniche e lavorare molto di più e invece uno che lavora al Maggio per tirarsi su le maniche debba chiedere l’indennità dell’indennità dell’indennità e di non rinunciare all’integrativo? questo è un problema vero. Se si vuol salvare i posti di lavoro bisogna che anche i lavoratori facciano la propria parte. Ce la faremo? io spero di sì”. Sulla questione dei fondi destinati all’ente lirico, Renzi ha ricordato come sia “aumentato il finanziamento dei privati e dei soci pubblici: ci manca quello del governo”, ha detto, ricordando che negli ultimi anni il contributo annuo statale alla fondazione è passato “da 21 a 15 milioni”. “Così il Maggio non sta in piedi – ha detto ancora – speriamo che il governo ci dia una mano”. (Fonte: Ansa)
Carlo Felice, vertice cda-sindacati
GENOVA – 6 GIUGNO 2013 – Riunione interlocutoria quella andata in scena ieri a Genova fra i rappresentanti del consiglio d’amministrazione del Teatro Carlo Felice (foto), Silvio Ferrari e Giorgio Nannetti, e le delegazioni sindacali. Sul tavolo, la crisi del teatro con la necessità di trovare una soluzione per garantire il pareggio del bilancio 2013 e evitare il rischio commissariamento.
Il cda aveva già proposto i contratti di solidarietà, mentre i dipendenti chiedono chiarimenti sulla consistenza reale dell’ammanco e garanzie su un solido piano di rilancio e copertura. Le parti hanno convenuto di proseguire sulla trattativa questa mattina. Intanto i dipendenti del Carlo Felice aderiranno alla manifestazione fissata dai sindacati per il 10 giugno prossimo a Roma con la convocazione di tutte le Fondazione liriche. (Fonte: Ansa)
I cervelloni dirigenti della Scala le cause le sanno soltanto perdere.
Buttano soldi per gli avvocati e sono una massa di inetti. VERGOGNATEVI.
Commento by Anonimo — 7 Giugno 2013 @ 15:33
Lirica, niente autonomia per Scala e Santa Cecilia
Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar del Lazio.
Il teatro alla Scala di Milano.
Il teatro alla Scala di Milano.
Niente autonomia per il Teatro La Scala e l’Accademia di Santa Cecilia. Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza con cui il Tar del Lazio aveva annullato il regolamento che ha permesso alle due fondazioni di ottenere questa forma speciale di gestione, rigettando il ricorso presentato dal ministero dei Beni culturali e dai due enti.
Per le decisioni prese finora non dovrebbero esserci particolari problemi. In base al regolamento, La Scala ha infatti stilato un nuovo statuto e rinnovato il consiglio di amministrazione che ha designato Alexander Pereira come futuro sovrintendente. Ma, visto che entrerà in carica a ottobre 2015, c’è tempo per sistemare tutto.
RIASSETTARE STATUTO. Anche Vittorio Angiolini, uno degli avvocati che hanno seguito il ricorso al Tar contro il regolamento presentato da Cgil e Fials non ritiene che «ci sia un problema di immediata invalidità degli atti presi perché va presunta la buona fede».
Questo è valido, quindi. quindi almeno per tutte le decisioni prese prima della sentenza del Tar dello scorso dicembre. Restano però aperti i problemi di statuto e consiglio di amministrazione che, secondo il legale, è «nelle cose riassettare». Una delle ipotesi che circolano è che venga nominato un commissario che riscriva lo statuto secondo le vecchie norme e che poi si rinnovi il cda. Un’altra è aspettare fino all’autunno – visto che l’attività estiva è ridotta al minimo se non nulla – quando il ministero dei Beni culturali dovrebbe preparare un nuovo regolamento. E questo dovrebbe valere anche per l’Accademia di Santa Cecilia.
Per ora le istituzioni prendono tempo. Il ministero «sta valutando, nell’interesse delle importanti istituzioni musicali e dei loro lavoratori, le motivazioni che hanno portato alla conferma del giudizio del Tar per poter assumere le decisioni conseguenti».
CONFRONTO CON I SINDACATI. E nel frattempo «ci dovrebbe essere il consenso dei sindacati su un assetto transitorio». La Cgil, che insieme alla Fials ha fatto partire il siluro con il ricorso al Tar lamentando fra l’altro il mancato coinvolgimento dei sindacati nella stesura del regolamento, ha chiesto al ministero e alla Scala di aprire un confronto.
Al ministro Massimo Bray ha domandato di farlo a partire dal 10 giugno, quando i sindacati confederali e la Fials hanno organizzato una manifestazione a Roma. Alla Scala invece i sindacalisti Giancarlo Albori e Graziano Gorla hanno detto di essere «disponibili al confronto».
In caso contrario, hanno aggiunto «è nostro dovere tutelare i diritti dei lavoratori, a partire dal fatto che il regolamento è stato dichiarato nullo con tutte le conseguenze del caso».
Venerdì, 07 Giugno 2013
Commento by Anonimo — 8 Giugno 2013 @ 01:04
Scala, stop all’autonomia Ipotesi commissario per rifare statuto e Cda
Commenti
Autonomia alla Scala, tutto da rifare. O quasi. Ieri il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso in appello del Ministero dei Beni Culturali, che chiedeva di ribaltare la sentenza del Tar del Lazio che nel dicembre scorso aveva annullato il regolamento sugli enti con i bilanci in regola
di Nicola Palma
La Scala di Milano (Ap)
Milano, 8 giugno 2013 – Autonomia alla Scala, tutto da rifare. O quasi. Ieri il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso in appello del Ministero dei Beni Culturali, che chiedeva di ribaltare la sentenza del Tar del Lazio che nel dicembre scorso aveva annullato il regolamento sugli enti con i bilanci in regola. Niente da fare: i giudici di Palazzo Spada hanno seguito la linea tracciata sei mesi fa dal Tribunale amministrativo, dando così ragione ai sindacati Cgil e Fials.
Sì, perché a mettere in dubbio la legittimità del provvedimento datato aprile 2012 — del quale hanno beneficiato il Piermarini e l’Accademia Santa Cecilia di Roma — sono state proprio le due sigle sindacali, che lamentano, fra le altre cose, il mancato coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori nella stesura della norma che ha rivoluzionato il mondo delle fondazioni lirico-sinfoniche; nel dispositivo, non si fa riferimento alla possibilità data alla dirigenza dei teatri di predisporre accordi ad hoc svincolati dal contratto collettivo nazionale.
Il Mibac non si sbilancia: «Stiamo valutando — la nota dell’ufficio stampa di via del Collegio Romano — le motivazioni che hanno portato alla conferma del giudizio del Tar per poter assumere le decisioni conseguenti, nell’interesse delle importanti istituzioni musicali e dei loro lavoratori». Esulta la Cgil: «La decisione del Consiglio di Stato — commentano il segretario territoriale Slc Giancarlo Albori e il segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Graziano Gorla — dimostra che avevamo ragione nel difendere il sacrosanto diritto dei lavoratori alla contrattazione».
E adesso? Di fatto, il verdetto (che verrà depositato lunedì) rende inefficace qualsiasi atto che il Cda nominato dopo il varo della riforma delibererà da oggi in poi (non avrebbe alcuna tutela legale); da rifare pure lo statuto che ha recepito la riforma. Quindi, le decisioni prese dal board dal giorno dell’insediamento a ieri restano valide, compresi il via libera al bilancio 2012 e la nomina di Alexander Pereira alla sovrintendenza dal 2015. Ora, però, si rischia l’impasse.
Almeno fino a ottobre, quando il Ministero dovrebbe varare la nuova legge sugli enti lirici. Due le strade percorribili: una è proprio quella di attendere l’autunno, anche perché, il ragionamento che si fa a Roma, tutto ciò che c’era da fare nel 2013 è stato fatto nelle scorse settimane. L’alternativa, molto più probabile, è quella di un commissariamento-lampo per rifare lo statuto sulla base della vecchia normativa (pre-decreto Bondi) e rinominare il Consiglio d’amministrazione. Pare che il Governo sia propenso a scegliere la seconda ipotesi: il ministro Massimo Bray si è preso il finesettimana per studiare la situazione in maniera approfondita.
nicola.palma@ilgiorno.net
Commento by Anonimo — 9 Giugno 2013 @ 16:26
Camusso, La Scala e la tragicommedia in atto
08 – 06 – 2013Giuseppe Pennisi
Narrano le storie che nel 1921 Arturo Toscanini, che non era solo il principale maestro concertatore ma di fatto il direttore artistico, traversò la piazza di fronte al Teatro alla Scala e, giunto a Palazzo Marini, diede le chiavi del teatro al Sindaco, pregandone di prendersene buona cura.
Il ricorso al Tar della Cgil
Stéphane Lissner, che conosco dai tempi di Métro Chapelle, titolo del suo libro autobiografico, e che ha salvato non una ma due volte il Festival International d’Art Lyrique di Aix –en –Provence, dovrebbe fare un passo analogo e consegnare le chiavi della Scala a Susanna Camusso. E’ a ragione di un ricorso dal Tar della Cgil e della Fials e di una sentenza cavillosa di quella magistratura amministrativa (che, secondo il General Clarck, avrebbe causato la sconfitta Usa nella seconda guerra mondiale se gli Stati Uniti ne avessero avuta analoga) che il Teatro italiano più noto al mondo rischia di essere commissariato o chiuso.
Le previsioni e le mancanze dello statuto
Il ricorso (benedetto dal Consiglio di Stato) sostiene che il parere dei sindacati non è stato adeguatamente preso in considerazione nella stesura dello statuto, che tale statuto darebbe troppo spazio ai privati (che pur in questi anni hanno ampiamente sovvenzionato il teatro ed i loro stipendi) e che alcuni aspetti dell’”autonomia” (di cui gode anche l’Accademia di Santa Cecilia) lederebbero la contrattazione collettiva nazionale. Non sono un leguleio; quindi, ho difficoltà a comprendere molti passaggi di una vicenda che pare surreale.
I numeri e i contributi statali
Facciamo parlare i numeri asetticamente prendendoli dagli ultimi bilanci. Essi rivelano, come lo stesso Lissner ha tenuto a ricordare, che la Scala ha un sostegno eccezionale da parte dei privati, senza il quale non si reggerebbe. Circa 43 milioni di euro su 116 delle fonti di finanziamento 2012 vengono da contributi di Soci Fondatori, di Sponsor e da altri ricavi da soggetti privati, per quasi il 37% del totale. Una percentuale enorme, anche nel panorama europeo. La Scala è un teatro che offre stabilmente più di 280 alzate di sipario a stagione (303 comprese le tournée nel 2012), è aperto quasi ogni sera, sviluppa più di 400.00 spettatori (più le tournée), produce incassi di biglietteria e abbonamenti per 30,2 milioni di euro. Le risorse proprie della Scala, tra contributi privati, abbonamenti, biglietteria e altri incassi, assommano a circa 73 milioni di euro, che rappresentano quasi il 64% del bilancio (erano il 62% nel 2011). In un’Europa in cui i suoi omologhi internazionali vantano contributi pubblici pari al 50% del loro bilancio, la Scala ne riceve solo per il 36,3% . Forse una delle percentuali più basse in assoluto.
Il bilancio 2012
La Scala è un teatro che nell’ultimo anno ha contemporaneamente realizzato un contenimento dei costi fissi, un risparmio su quelli strettamente produttivi (cachet, allestimenti, etc.) e un incremento dei ricavi tali da innalzare il margine di contribuzione artistica, ovvero il rapporto fra le spese artistiche e gli incassi, a un attivo di oltre 10 milioni di euro nel 2012. Un record assoluto.
Il rapporto tra soci pubblici e privati
Il Sindaco di Milano Pisapia – Presidente della Scala – deve tener conto che ove un nuovo Sovrintende trovasse nuove fonti di supporto private, non si comprenderebbe perché l’istituzione non sia interamente privata ed i soci pubblici (Ministero, Regione, Provincia, Comune) continuino ad avere voce in capitolo.
Le prospettive
Ove Susanna Camusso prendesse le chiavi e le redini della Scala non avrebbe altra alternativa che quella adottata da Rudolf Bing al Metropolitan di New York: chiudere per un anno, mandare tutti a casa e ricominciare con la voglia di lavorare ed essere competitivo. La recente analisi della Bocconi dimostra, però, che la Scala comporta benefici non solo per Milano ma per l’intera Italia. Quindi, sarebbe opportuno un intervento urgente del Governo.
Anche se il danno è fatto. Dopo vicende del genere chi verrà a più ad investire in Italia? I disoccupati ringraziano gli autori di questa tragicommedia.
Commento by Anonimo — 9 Giugno 2013 @ 16:35
E intanto il boss del c.d.a. Scaligero Ermolli mette in piedi un matrimono da nababbi per il figlio che si sposa la figlia di Pellegrini , quelli dei buoni pasto , con 60 marchettari tra orchestrali e coristi .VERGOGNA
L’ altra Scala quella sobria dei lavoratori si scusa con il resto delle altre fondazioni liriche , per questo spettacolo di umanità indegna , soprattutto con quei teatri in profonda crisi a cui va tutta la nostra solidarietà a cominciare dal Maggio Fiorentino Cagliari e Genova
Commento by Anonimo — 11 Giugno 2013 @ 21:08
Cari signori….con le vostre analisi mi fate ridere…..le chiacchiere stanno a zero.
il teatro alla scala ha un grande futuro, perche cosi vuole il Sindaco di Milano, provincia,regione stato..etc…etc…
Anzichè una realtà da sovvenzionare diventerà man mano una gallina dalle uova d’oro che non avrà costi ma che darà introiti a tutto il settore pubblico…
come?!
bassta continuare cosi…chiudere il rubinetto delle sovvenzioni…far scazzare chi ci lavora dentro…con matrimoni Ermolliani pro- e contro….fliarmonica varia, (che ci mangia anche i tecnici della cgil..che che ne dicano).
Ma una preghiera……
A me musicista che da piu di un ventennio lavora per portare avanti oltre..me stesso anche la tradizione della cultura musicale….non scassate il c….o.
se e quando finirò di lavorare, sarà un problema mio e solo mio …nessuno mi aiuterà…nè sindacati…ne colleghi…nè managers..
Quindi cari amici, colleghi o simpatizzanti……
chi vivrà vedrà!
sempre ammesso che sorella Morte vi lasci qui a vedere come finirà!!
cordiali saluti
un cittadino
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