Da anni, un gruppo di lavoratrici e lavoratori, denominati “serali”, dipendenti della “Fondazione Teatro Alla Scala”, richiedono venga loro riconosciuto un rapporto di lavoro ordinario a part-time o a full-time, secondo il tempo ed il lavoro che il Teatro Alla Scala richiede loro da anni.
Richiedono di essere lavoratori con contratto a tempo indeterminato e di godere di tutti i diritti e trattamenti dei loro colleghi di lavoro.
Questa rivendicazione è stata posta alla Fondazione, vista la “sordità” del gruppo dirigente è stata sottoposta al giudizio dei Giudici del Tribunale del Lavoro di Milano che hanno emesso sentenze in primo grado nelle quali si riconosce il diritto al “tempo indeterminato”, ma introducendo il concetto di “discontinuo” e, conseguentemente, di “chiamata”. Questo è, a nostro parere, un ossimoro in quanto viene travisato completamente il diritto riconosciuto ai lavoratori, nelle sentenze stesse, di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Dall’interpretazione e strumentalizzazione delle sentenze, la Direzione del Personale ha fatto strage dei diritti dei lavoratori (ferie, scatti d’anzianità, malattia, infortunio, maternità, ecc.).
Per far finire queste ingiustizie nei confronti di lavoratori ai quali non vengono riconosciuti i diritti e che vengono pagati a “prestazione”, nonostante l’assunzione a tempo indeterminato, si è creato un movimento che ha obbiettivi chiari ed ha sottoscritto a maggioranza, la piattaforma CUB-Informazione & Spettacolo, così articolata:
- – Deve essere abolito nel lessico, scritti ed accordi, i termini “intermittenti”, “discontinui” e “chiamata”, la precarizzazione in tutte le sue forme va abolita dalla Scala.
- – Tutti i contratti i contratti dei lavoratori “serali”, a tempo indeterminato, ma “discontinui” ed a “chiamata”, devono essere “novati” in contratti ordinari a tempo indeterminato a part-time o full-time.
- – Da questa “novazione” ne consegue il riconoscimento di tutti i diritti contrattuali e di Legge oggi riconosciuti a tutti gli altri lavoratori del Teatro Alla Scala.
Attraverso un accordo integrativo per gli “ex-serali”, andrà normata la flessibilità e l’elasticità nel loro impiego lavorativo, ma dovranno anche essere incrementate le retribuzioni del 30% su una voce (non assorbibile) in busta paga “a parziale risarcimento di quanto a loro non è stato riconosciuto in questi anni” (ferie, scatti d’anzianità, malattia, infortunio, maternità, ecc.).
- – La scelta se “novare” o meno il loro rapporto di lavoro dovrà essere volontaria per i lavoratori, mantenendo la possibilità per chi lo desidera di rimanere nell’attuale situazione contrattuale.
LA POLPETTA AVVELENATA
Da mesi, in “Sala Gialla”, si sono tenuti incontri e trattative tra le Organizzazioni Sindacali (Slc Cgil, Fistel Cisl, Uil Com e Fials) ed Azienda aventi per oggetto “i lavoratori serali”.
Lo sforzo congiunto delle intelligenze aziendali e sindacali ha partorito una “bozza di accordo” che possiamo definire una vera e propria “presa in giro”.
Senza alcun mandato delle lavoratrici e dei lavoratori, si sono avventurati in un percorso contrattuale per consegnare la vita ed il lavoro di questi lavoratori, che continuano ad essere definiti lavoratori a chiamata, nelle mani di Capi Reparto e Direttori, ma, per far digerire tale “poltiglia”, hanno introdotto elementi che possono trarre in inganno su temi quali: inquadramento, orario di lavoro, mansioni, flessibilità d’impiego, trattamenti economici, lavoro straordinario e lavoro notturno, giorni festivi, manifestazioni fuori sede e prestazioni diurne, obbligo di risposta “alla chiamata”, scatti d’anzianità, trattamento di malattia. Alla lista dei temi discussi mancano la maternità e gli infortuni.
Successivamente alle Sentenze di primo grado con le quali abbiamo introdotto il problema,
il 3 novembre 2014, la Corte di Appello di Milano Sezione Lavoro, ha sancito per un lavoratore “serale”, che si tratta di “rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con orario part-time”.
La cosa grave è che le Organizzazioni Sindacali (Slc Cgil, Fistel Cisl, Uil Com e Fials) ed Azienda non abbiano tenuto in alcun conto della sentenza della Corte di Appello di Milano nella loro trattativa.
La CUB Informazione & Spettacolo chiede alle lavoratrici ed ai lavoratori oggetto della trattativa di respingere “tranelli” e “pasticci sindacali” ed invita la Direzione del Teatro Alla Scala a “sedersi al tavolo” e trattare con chi ha ricevuto il mandato dei lavoratori.
Chiediamo a tutti i lavoratori della Scala di sostenere la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori definiti “serali”.
Quando sentirete suonare le campane della lotta, non chiedetevi per chi suonano, le campane suonano anche per voi.
Cub Informazione & Spettacolo Milano
Milano, 28/11/2014