Il Teatro alla Scala rischia di essere privatizzato.
La cultura è un bene collettivo e deve restare tale, libera da logiche economiche perché la sua ricchezza è la creatività e l’elevazione delle coscienze degli esseri umani
Salutiamo i cittadini argentini, che potranno godersi i concerti dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, diretta dal Maestro Daniel Barenboim, in occasione dei festeggiamenti dei duecento anni della Repubblica Argentina.
Questa tournée è stata incerta fino al 22 luglio. Infatti, i lavoratori della Scala, compresi orchestrali e coro, sono in stato d’agitazione dal mese d’aprile e vorremmo spiegarvi le motivazioni.
Il Governo del Presidente del Consiglio Italiano Silvio Berlusconi ed il suo Ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi, il 30 Aprile 2010 emanava un Decreto Legge, successivamente discusso e tramutato in Legge, nel quale sono contenute norme in materia di spettacolo ed attività culturali inauditamente gravi ed anticostituzionali.
Queste norme coinvolgono i lavoratori di ben tredici fondazioni liriche sinfoniche italiane, tra le quali anche il Teatro alla Scala.
Il governo italiano, con questa Legge, ha centralizzato su di sé il controllo della produzione musicale e teatrale italiana ed ha tagliato i finanziamenti economici per lo spettacolo e la cultura.
A questo, i lavoratori dei tredici Teatri lirici sinfonici e dell’Orchestra Santa Cecilia di Roma hanno risposto con numerose iniziative di lotta.
Sono “saltate” le prime, sono state organizzate molte iniziative sia all’interno, che all’esterno dei Teatri, sono stati vissuti momenti di forte tensione a Milano, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Italiana, Napolitano, il 24 aprile 2010. Si è sfiorata l’occupazione di tutti i teatri italiani e la sospensione delle tournée.
Il taglio dei finanziamenti ed il blocco delle assunzioni peseranno sulla quantità e sulla qualità degli spettacoli. I lavoratori precari rischieranno di perdere il lavoro o di rimanere precari a vita.
L’autonomia artistica dei Teatri ed in particolare del Teatro alla Scala è fortemente messa in discussione.
Il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, ed il sopraintendente Lissner, in questi giorni, stanno facendo “grandi promesse” per spegnere le lotte dei lavoratori
Per la produzione degli spettacoli, una delle possibili conseguenze, sarà il ricorso massiccio al lavoro “esterno” ed al lavoro interinale, aprendo e chiudendo i rapporti di lavoro in base ai progetti aziendali, trascurando la ricchezza professionale della quale queste persone sono portatrici e sulla quale è necessario investire.
Sono anni che i lavoratori di questo settore attendono il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro e che i lavoratori della Scala attendono il rinnovo del Contratto Aziendale, ma per ora, a favore di quest’ultimo sono state spese solo vaghe “promesse”, senza alcun coinvolgimento nella discussione dei lavoratori.
La cultura è un bene collettivo e deve restare tale, libera da logiche economiche perché la sua ricchezza è la creatività e l’elevazione delle coscienze e degli esseri umani; questo vale anche per il Teatro alla Scala che rischia di essere privatizzato e di dover rispondere al mercato.
Su questo obiettivi la CUB (il sindacato di base) svilupperà nuove iniziative di mobilitazione, coordinate tra tutti i Teatri Lirico-Sinfonici italiani.
Con l’impegno dei lavoratori difenderà la Cultura, la Musica, il Teatro come beni liberi da logiche economiche.
Lavoratori e Cittadini Argentini solidarizzate con la lotta dei lavoratori del Teatro alla Scala per la difesa della cultura come bene pubblico ed universale.
COLLETTIVO LAVORATORI CUB SCALA
CUB INFORMAZIONE Milano, Agosto 2010
DI SEGUITO IL TESTO IN SPAGNOLO CHE SARA' DISTRIBUITO AL TEATRO COLON DI BUENOS AIRES
El teatro de la Scala de Milán corre el riesgo de ser privatizado.
La cultura es un bien colectivo y así debe seguir siendo, libre de lógicas económicas porque su riqueza es la creatividad y la elevación de la conciencia de los seres humanos.
Saludamos a los ciudadanos argentinos, que podrán gozar de los conciertos de la Orquesta del Teatro la Scala de Milán, dirigida por el Maestro Daniel Barenboin, por la celebración del bicentenario de la República Argentina.
Esta gira estuvo en duda hasta el 22 de julio, porque los trabajadores de la Scala incluidos los de la orquesta y coros, se encontraban en un estado de agitación desde el mes de abril y quisiéramos poder explicar los motivos.
El Gobierno del Presidente del “Consiglio” italiano, Silvio Berlusconi y su Ministro para los bienes culturales Sandro Bondi, elaboraron un decreto de ley el 30 de abril de 2010, sucesivamente discutido y transformado en ley, en el cual fueron introducidas normas en materia de espectáculos y actividades culturales, un hecho indudablemente grave e inconstitucional.
Estas normas inconstitucionales involucran a los trabajadores de trece fundaciones líricas y sinfónicas italianas, entre las que se encuentra el Teatro de la Scala de Milán.
El Gobierno italiano, con esta ley, centraliza en sí mismo el control de la producción musical y teatral italiana y dispone de un recorte de financiamientos económicos públicos para espectáculos y cultura.
A estos abusos, los trabajadores de los trece teatros liricos y sinfónicos y la Orquesta de Santa Cecilia de Roma han dado numerosas respuestas con iniciativas de lucha.
En consideración de esta lucha cancelaron todas las “operas primas”, se organizaron diversas manifestaciones adentro y fuera de los teatros, se vivieron momentos de altísima tensión en Milán en ocasión de la visita del Presidente de la República Italiana, Giorgio Napolitano, el 24 de abril 2010. Se llegó a ocupar casi la totalidad de los teatros italianos y a suspender todas las giras.
El corte de los financiamientos y el bloqueo en la asunción de nuevo personal, a la larga pesaran sobre la calidad y la cantidad de los espectáculos. Los trabajadores precarios se encuentran en riesgo de perder el trabajo o de ser trabajadores precarios de por vida.
La autonomía artística de los teatros y particularmente del Teatro de la Scala, será fuertemente puesto en discusión.
La intendente de Milán, Letizia Moratti, y el “superintendente” cultural Lissner, en estos días estuvieron haciendo “grandes promesas” para tratar de frenar la lucha de los trabajadores.
Para la producción de los espectáculos, una de las posibles consecuencias, seria recurrir a trabajadores “externos” y a trabajadores precarios, abriendo y cerrando relaciones de trabajo en base a trabajos temporales, olvidándose y dejando de lado la riqueza profesional que estas personas han logrado con el transcurso del tiempo y sobre las cuales es más que necesario seguir invirtiendo.
Han pasado muchos años desde que los trabajadores de este sector esperan la renovación del Contrato Nacional de Trabajo y que los trabajadores de la Scala esperan la renovación del contrato de trabajo interno, pero por ahora nada de esto se hizo, solo por el contrato interno han hecho muchas promesas pero siempre evitando el dialogo de ellas con los trabajadores.
La cultura es un bien colectivo y así debe seguir siendo, libre de lógicas económicas porque su riqueza es la creatividad y la elevación de la conciencia de los seres humanos; esto vale también para el Teatro de la Scala de Milán que corre el riesgo de ser privatizado y de tener que responder al mercado.
Sobre estos objetivos la CUB (el sindicato de Base) propondrá nuevas iniciativas de lucha y movilización, coordinadas entre todos los teatros liricos y sinfónicos italianos.
Esto se puede lograr con el empeño de los trabajadores en defender la Cultura, la Música y el Teatro como bienes libres de lógicas económicas.
Trabajadores argentinos les pedimos solidaridad con la lucha de los trabajadores del teatro de la Scala para la defensa de la Cultura como bien público y universal.
COLLETTIVO LAVORATORI CUB SCALA CUB INFORMAZIONE Milano, Agosto 2010
Tutto ciò che apre conflitto ben venga, solo che oggi, secondo il mio modo di vedere, manca l'humus. Per HUMUS, intendo un nuovo movimento avulso dai partiti che riapra la strada del conflitto sociale e POLITICO. Ad esempio, come fu la RESISTENZA ed il MOVIMENTO del '68. Un saluto da Sar.
SaR
Commento by AutoOrgScala — 14 Agosto 2010 @ 14:15
Ma non ci facciamo ridere appresso pure dal sud america…per piacere!anche Chave del venezuela, il grande statalizzatore avrebbe permesso la privatizzazione totale del teatro alla scala, se fosse stato in venezuela e se al suo interno lavorasse indisturbata la filarmonicas de furbacchiones!!!Personalmente mi rifiuto di ridicolizzari con volantinaggi d'oltre oceano fatti a persone che vivono da anni in una ben piu triste realtà sociale della nostra…e chi lo dice é un iscritto CGIL.Il male della scala si chiama filarmonica, e i suoi frutti li abbiamo visti negli ultimi anni…o abbiamo già la memoria cosi corta???
Commento by anonimo — 14 Agosto 2010 @ 22:57
http://www.facebook.com/notes/habitues-del-teatro-colon/trabajadores-de-la-scala-volante-que-sera-distribuido-en-el-teatro-colon/142925919074187
Commento by anonimo — 15 Agosto 2010 @ 06:01
management culturale sotto i riflettori
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Domingo 15 de agosto de 2010 | Publicado en edición impresa Domenica 15 agosto 2010 |
Nel corso del colloquio, Mahagonny diventa un punto di riferimento per pensare a un altro strumento di gestione del Teatro Colon. Para entender aquel verdadero fenómeno, repasemos algunos datos. Per capire che il vero fenomeno, vediamo alcuni dati. Ascenso y caída de la ciudad de Mahagonny, la ópera de Brecht y Kurt Weill, se estrenó el 24 de noviembre de 1987. Ascesa e caduta della città di Mahagonny, l'opera di Brecht e Kurt Weill, è stato pubblicato il 24 Novembre 1987. El director Jaime Kogan convocó para la puesta a buena parte de la legión de actores del under , típica denominación de la época. Il regista Jaime Kogan chiamato per fare gran parte della legione di giocatori sotto la descrizione tipica del tempo. Tito Egurza se hizo cargo del desarrollo multimedia. Tito Egurza ha ripreso lo sviluppo multimediale. " Mahagonny no dejará a nadie indiferente", tituló LA NACION la crítica. "Mahagonny lasciare nessuno" indifferente, dal titolo La critica NAZIONE. Como estrategia de promoción, apostó a los canales no habituales de difusión y estrenó la obra fuera del Gran Abono. Come una strategia promozionale di scommettere su canali non tradizionali di distribuzione e in anteprima il lavoro di Grand Pass. Tuvo tanto éxito, que al año siguiente pasó al Luna Park. È stato un tale successo che l'anno successivo è andato a Luna Park.
La fama de aquel montaje está íntimamente ligada al recuerdo que se tiene de la gestión de Ricardo Szwarcer en Buenos Aires. La reputazione di tale assemblea è strettamente legato alla memoria che è la gestione a Buenos Aires Ricardo Szwarc. Acaso su idea, una vez que el año próximo deje su gestión en el Grec, sea volver a una institución local. Forse la sua idea, una volta che lasciate il vostro prossimo anno a livello di gestione Grec, sta tornando ad un ente locale. "No, eso ya lo hice", confiesa. "No, ho già fatto», confessa.
Cada vez que se produce un cambio político y el nuevo funcionario de turno tiene que decidir a quién poner en la dirección de un teatro, se desespera. Ogni volta che c'è un cambiamento politico e l'ufficiale di nuovo in servizio deve decidere chi mettere nella direzione di un teatro, si dispera.
-Es que acá falta gente. "Ma la gente qui mancano.
-Entonces, se dan casos como el de Kive Staiff que dura tantas décadas en su puesto. "Poi ci sono casi simili staiff Kive durata decenni molti in carica. Lo cual, más allá de sus virtudes, desnuda la falta de ideas por parte del poder político de turno. Che, al di là le sue virtù, la mancanza di idee nudo dallo spostamento del potere politico.
-Hay un problema de formación detrás de todo eso. "C'è un problema di formazione dietro a tutto questo. El tema no es que Staiff pueda estar 30 años como director del San Martín sino que no se forme desde adentro gente para que ocupe ese cargo. Il problema non è che può essere staiff 30 anni come direttore del San Martin, ma non dalla forma le persone dentro ad occupare il posto. La experiencia de gestión no se transmite en una facultad, todos nosotros aprendimos andando. L'esperienza di gestione non è trasmesso in una scuola, abbiamo imparato tutti una …
Commento by AutoOrgScala — 15 Agosto 2010 @ 17:28
ichard Szwarc, responsabile internazionale della cultura argentina
"¿Alguien va a tomar en serio al Colón?" "C'è qualcuno che sta per prendere sul serio il Colon?"
Quien fue director del Primer Coliseo durante el gobierno de Alfonsín, considera que desde la década del 60 la sala atraviesa un largo y lento proceso de declinación Che è stato direttore del Colosseo prima durante il governo di Alfonsín, ritiene che dagli anni '60 in tutta la sala un lungo e lento processo di declino
"La legge di autosufficienza del Teatro Colon problemi di gestione è molto grave che va al di là del razionale", afferma Richard Szwarc, un uomo con un nome complicato, ma con le idee chiare. "Celebro que el Colón esté abierto pero está todo muy lejos de cómo debería funcionar", dispara en otro momento este gestor cultural argentino que desde hace 21 años trabaja en Europa. "Accolgo con favore il colon è aperta, ma tutto ciò che è lontano da come dovrebbe funzionare", si spara dopo questo manager argentino culturale per 21 anni di lavoro in Europa.
Ricardo Szwarcer es un gestor cultural de peso. Richard Szwarc è una trasmissione culturale di peso. De hecho, luego de su paso por el Teatro San Martín, en 1986 lo designaron director general del Teatro Colón. Infatti, dopo aver attraversato il Teatro San Martín, nel 1986 fu nominato direttore generale del Teatro Colon. Tres años después, con la hiperinflación alfonsinista, partió a Europa. Tre anni dopo, Alfonsin iperinflazione, a sinistra per l'Europa. En Francia fue director de la Opera de Lille y recibió el premio "Victoire de la musique" a la mejor producción lírica francesa. In Francia, direttore del l'Opéra di Lille ed è stato conferito il premio "Victoire de la Musique per la migliore produzione francese lirica. Actualmente es el director del Festival Grec, el encuentro escénico y musical más importante de Barcelona. Attualmente è direttore del Grec Festival, la fase di incontro e musicali più importanti di Barcellona. Y aunque el último registro estadístico de la SGAE sostenga que del 2008 al 2009 el teatro en España perdió a un millón de espectadores, el Grec tuvo un record histórico de asistencia. E anche se il record finale statistica della SGAE affermare che 2008-2009 del teatro in Spagna ha perso un milione di spettatori, il Grec ha avuto un record storico di presenze. Szwarcer lo hizo. Szwarc ha fatto.
Sé que estuvo en el Colón estos días, ¿con qué se encontró? So che è stato a Columbus in questi giorni, cosa è stato trovato?
-Encontré al teatro abierto y eso es un gran logro porque hay muchas salas que se cerraron y nunca se volvieron a abrir. "Ho trovato il teatro aperto e questo è un grande risultato, perché ci sono molte stanze che sono state chiuse e mai riaperto. Queda por hacer lo que desde siempre queda por hacer: un régimen fundacional en materia de reglamento de trabajo, objetivos, organización… È di fare ciò che deve sempre essere fatto: un sistema di base sulla normativa del lavoro, obiettivi, organizzazione … La época de oro del Colón fue en los 60 y, a partir de ese momento, comenzó una lenta declinación con algunos picos. L'età d'oro di Colombo è stato negli anni '60, e da quel momento iniziò un lento declino con alcuni picchi. Lo de ahora es una versión degradada de aquel modelo porque cambió el panorama internacional. Ora è una versione degradata di quel modello, perché ha cambiato il panorama internazionale. Antes, la economía podía permitir que los artistas vinieran todas las veces que se quisiera porque se les podía pagar. Prima, l'economia potrebbe consentire agli artisti di venire tutte le volte che abbiamo voluto perché potrebbero permettersi. Ahora no se puede repetir ese modelo sin replanteárselo. Ora non si può ripetere che il modello senza ripensamenti.
Continúa: "Un teatro de ópera es un instrumento diseñado para proyectar una imagen internacional, no está construido para Recoleta. Si con el Colón no se alcanza esa proyección internacional hay un problema grave porque estamos usando a ese instrumento para uso doméstico. ¿Cuál sería la proyección internacional del Colón? ¿Traer a fulano, que cuesta tanto? Eso lo hace cualquier sala que tenga presupuesto. Lo que pasa, y eso hay que reconocerlo, es que la dinámica de la comunicación sigue funcionado a partir de quién viene este año". E continua: "Un 'opera è uno strumento progettato per proiettare un'immagine internazionale non è costruito per Recoleta. Se il Colombo non abbia raggiunto tale livello internazionale vi è un problema grave, perché stiamo usando questo strumento per uso domestico. Quale sarebbe proiezione internazionale di Colombo? ragazzo Bring, che costano così tanto? Questo rende ogni stanza, con un bilancio. Che cosa succede, e bisogna ammettere, è che le dinamiche della comunicazione continua a funzionare da chi viene quest'anno .
-Y a esa dinámica se le suma el debate sobre si el Colón debe seguir el modelo de fábrica o pasar a un modelo importador de producciones operísticas. "E questo dinamico si aggiunge il dibattito sul fatto che Colombo dovrebbe seguire il modello di fabbrica o passare a un importatore modello di produzioni operistiche.
-Estaría genial que el Colón se insertara en un circuito internacional de coproducción porque significaría que está cumpliendo con esa misión de proyectarse. "Sarebbe bello se il colon è inserita in un circuito di co-produzione internazionale, perché vorrebbe dire che si tratta di compiere la missione di progettare. Algunas veces vendrán obras, algunas veces irán obras. Vieni a volte funziona, a volte funziona. Hasta ahí, perfecto. Finora, perfetto. <span …
Commento by AutoOrgScala — 15 Agosto 2010 @ 17:33
Estimados colegas: Soy integrante del Coro Estable del Teatro Colón y Delegada Gremial de la Junta Interna de ATE, gremio que resiste una política igualmente privatista y mercantilista que los afecta a Ud.No sólo se ha afectado gravemente el patrimonio edilicio con reformas inconsultas y costos astronómicos que han dejado al teatro en una situación completamente disfuncional, sino que se ha precarizado material y económicamente a todos los trabajadores.Quiero hacerles llegar mi solidaridad y profunda preocupación por la situación que parece hermanarnos tristemente.Quedo a disposición de Uds. y ofrezco este canal de comunicación para lo que consideren necesario.Un abrazo sincero: Susana Benitez
Commento by anonimo — 15 Agosto 2010 @ 23:13
Premetto che mi sto occupando della questione del teatro Colon da almeno due anni e fino ad ora sono stato l'UNICO a denunciarla in Italia . Potete leggere l'articolo che ho scritto sul quotidiano informatico http://www.il sussidiario.net (inserite teatro colon nel motore di ricerca).Mi chiamo Guido e sono altresì in contatto con l'associazione dei loggionisti del teatro Colon che sarebbero desiderosi , assieme ai dipendenti del teatro stesso , di distribuire i vostri volantini , ma vi premetteo che la situazione in Argentina è tragica. IUl Colon ha subito un processo di ristrutturaziione che è terminato non solo in una distruzione architettonica ma anche a licenziamenti di massa che hanno messo 800 dipendenti o alla porta o inpegnati in lavori che non c'entrano nulla con la loro elevata professionalità.Non avendo NESSUN recapito della Vs associazione vi pregherei di mettervi in contatto con me via mail e comunicarmi i Vs recapiti…sarà mia premura sia contattarVi che darvi una mano per organizzare il volamntinaggio. GRAZIEGuidoPS : FATE PRESTO!!!!
Commento by anonimo — 15 Agosto 2010 @ 23:36
A proposito: la mia mail è elcondeguido@tiscali.itGRAZIE
Commento by anonimo — 15 Agosto 2010 @ 23:41
Hola! estimados trabajadores de La Scalla…soy de escenografia del Teatro Colón,lamentablemente ,tambien nosotros estamos sufriendo una situacion similar ya que el nuevo director ha encarado un salvaje recorte de los cuerpos estables ,disolviendo secciones,que luego,se vieron obligados a reintegrar a sus funciones.. Las seciones escenotecnicas teniamos en el Teatro,nuestros hermosos talleres,que sufrieron una vandalica refuncionalizacion ,un achicamiento del 60 por ciento de nuestros espacios de produccion,lo que nos obliga ahora a trabajar en lugares no acondicionados ,ni con el suficiente espacio,hecho que afecta la calidad de la produccion y su aceitado mecanismo.Hacemos el maximo esfuerzo,pero los espacios de talleres ahora se encuentran en estado de abandono y rotura.Espero que nos pongamos en comunicacion y podamos trazar acciones conjuntas para poder mantener las tradiciones de nuestros teatros ,que siempre han estado hermanados.Muchas gracias.Maria Sara Tonazzi
Commento by anonimo — 16 Agosto 2010 @ 01:18
Olvide poner mi mail :saratonazzi@yahoo.com.ar,o tambien pueden comunicarse a gremialescolon@yahoo.com.ar…Disculpen que no se escribir en italiano,si puedo leerlo.Gracias.Maria Sara Tonazzi.
Commento by anonimo — 16 Agosto 2010 @ 01:32
Estimados trabajadores de la Scala , soy integrante de la Orquesta Estable del Teatro Colón y quiero contarles que la situación que ustedes padecen es muy similar a la que nosotros estamos pasando . Es por esto que me gustaría que podamos reunirnos y me ofrezco para ayudarlos en la distribución de los volantes y porque no en la organización de una conferencia de prensa . Muchos cariños Patricia Pérez melodia_patricia@hotmail.com 11-15-4-9271955
Commento by anonimo — 16 Agosto 2010 @ 05:36
Ma perche’ non spiegate ai Lavoratori Argentini che farebbero salti mortali per avere la meta’ di quello che abbiamo noi? Con che coraggio chiediamo la loro solidarieta’? Di che precariato parliamo noi con le assunzioni che abbiamo fatto? Smettetela di uisare I problemi della gente per fini politici. Non confondiamo l’esigenza di difendere il ruolo pubblico della Cultura con la difesa d’ufficio anche delle cose che non vanno bene. E la responsabilita’ non e’ solo dei Governi. Buona parte degli Enti Lirici lavorano pochi mesi e sono pagati per 15. Come facciamo a difendere queste cose. E cosa centrano con la difesa della Cultura?
Uno Scaligero.
Commento by anonimo — 18 Agosto 2010 @ 21:09
Bravo numero 12 hai tutta la mia approvazione!un altro scaligero
Commento by anonimo — 19 Agosto 2010 @ 23:34
BUENOS AIRES/ Sotto attacco il Teatro Colon, capolavoro dell’acustica con un pizzico di Made in Italy
martedì 9 marzo 2010
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Il 29 settembre 1825 rappresenta una data storica per l’Opera Lirica. In una struttura denominata “La Rancheria”, adibita a teatro, nella città di Buenos Aires, a soli dieci anni dalla nascita della Nazione Argentina, con l’attuazione del rossiniano “Il barbiere di Siviglia” si assisteva alla prima rappresentazione operistica in suolo latinoamericano e alla nascita di un fenomeno culturale che farà della capitale portena uno dei massimi centri mondiali di questo genere musicale.
Non solo: nel 1910 la città era la unica al mondo dove operavano ben quattro teatri dedicati alla lirica, tutti ad altissimo livello: il Politeama, l’Opera, l’Argentino e il più famoso di tutti, il leggendario Teatro Colon che, già da due anni, si imponeva come una delle massime istituzioni operistiche mondiali. Negli anni Trenta a queste sale si aggiunse il teatro Marconi, ma purtroppo il solo Colon ha resistito negli anni proponendo una programmazione di altissima qualità: gli altri teatri sono tutti spariti o, come nel caso dell’Opera, han cambiato genere.
Inaugurato il 25 maggio 1908, giornata che in Argentina commemora la “Rivoluzione di Maggio” che nel 1810 portò alla fine del dominio spagnolo, primo passo verso l’indipendenza nazionale, l’edificio del Colon, progettato in più fasi dagli architetti Italiani Francesco Tamburini,Vittorio Meano e dal Belga Jules Dormal in un curioso connubio di stile rinascimentale e francese, aprì i battenti con una storica rappresentazione dell’Aida (preparata pochi giorni prima a causa di un repentino cambio di programma dovuto alla defezione del tenore Antonio Paoli e del baritono Titta Ruffo, a causa della leggendaria superstizione che vuole i cantanti che inaugurano i teatri vittime della jella più nera) e, curiosamente, come la capitale argentina, ebbe due fondazioni, dato che l’omonimo precedente, inaugurato nel 1857, dovette chiudere nel 1888 per ragioni economiche e l’edificio adibito a sede di una banca.
La sua fama non è dovuta solo al fatto dell’altissima qualità della sua produzione anche in termini di protagonisti della scena lirica, della musica classica e del balletto che si sono esibiti (praticamente tutti) nell’arco di un secolo di attività, ma anche a causa della sua acustica, considerata la migliore al mondo, e la bellezza della costruzione. Si dice che il suono raggiunga in tutta la sua purezza anche le file di posti più remote sia a causa della presenza di una fitta rete di tubature nella sua struttura, ma anche per il fatto che l’edificio poggia le sue fondamenta praticamente su di un torrente, cosa che con il trascorrere del tempo ha portato l’intera sua struttura a un pericoloso decadimento e quindi alla necessità di un imminente restauro per preservare la stupenda costruzione.
Nel 2001 viene chiamato l’Istituto per il restauro dei beni Culturali di Roma, la massima autorità mondiale in materia, che non solo elabora un piano di intervento efficace ma, vista l’estrema importanza dell’istituzione a livello storico e operistico, propone un accordo tra i due governi, argentino e italiano, tesa ad annullare i costi dell’intervento o a ridurli drasticamente da parte della nazione latinoamericana. Ma, stranamente, “sia il validissimo progetto, seppur richiesto, che la collaborazione ai lavori sono rimaste lettera morta per dare inizio a una operazione di Master Plan che con il restauro non ha niente a che fare dato che le varie imprese che se ne occupano non hanno la minima esperienza in materia” sostiene l’architetto Fabio Grementieri, uno dei massimi esperti, autore di diversi interventi che hanno permesso il ripristino di edifici storici di Buenos Aires, cosa per la quale è stato insignito di un premio da parte della Henry Hope Reed Award.
Date le pessime condizioni dello stabile, il Colon è costretto a cessare la sua attività nel 2006, dopo che una serie di interventi ne avevano peggiorato le condizioni, ma si erano letteralmente buttati dalla finestra 90 milioni di dollari stanziati dal Banco InterAmericano per lo Sviluppo, che difatti si ritira dalla partita per il non rispetto del piano di supposto restauro: nel frattempo l’intero Dipartimento di Architettura del Teatro rassegna le dimissioni per le stesse ragioni.
Al caos si somma l’elezione di Mauricio Macri, un industriale convertito alla politica e proprietario della squadra di calcio del Boca Juniors, a Governatore della città. La sua concezione della cultura come prodotto teso al profitto provoca il drastico taglio dei fondi destinati a istituzioni teatrali e centri di produzione culturale impoverendo l’attività in una città dove la sua offerta era la migliore al mondo.
Ma non è tutto: dopo anni di battaglie di tantissimi cittadini che combattono la sistematica distruzione di edifici di indubbio valore storico per dare spazio alla speculazione edilizia più selvaggia che sfocia nell’approvazione di una legge che proibisce la demolizione di stabili costruiti prima degli anni Quaranta (spesso meravigliosi e unici esempi di integrazione di vari stili architettonici propri delle culture immigrate), le varie “distrazioni” della commissione preposta unite a fantasiosi cavilli legali provocano lo smantellamento di diversi edifici, di case bellissime per far posto a torri di appartamenti dall’architettura indecente, quando non totalmente anonima.
È chiaro che per il povero Colon si prospettano tempi bui, ma nessuno poteva pensare a quello che poi è avvenuto e sta per essere portato avanti: un piano che potrebbe portare l’intera Istituzione del Teatro a essere una struttura meramente ricettiva di produzioni esterne, quindi eliminando o riducendo al minimo la propria. “Questo significa non solo la fine di una produzione artistica che per un secolo è stata uno dei fiori all’occhiello del Paese nel mondo, ma soprattutto la drastica riduzione degli organici con il licenziamento di maestranze di altissima qualificazione o la loro delocazione in altre istituzioni statali con meri compiti impiegatizi” puntualizza Maximo Parpagnoli, archivista video e delegato del sindacato ATE . “Interi settori sono stati o stanno per essere smantellati e il teatro sarà utilizzato per manifestazioni pubblicitarie ed eventi di vario genere, snaturandone completamente la storia e la funzione”.
Commento by AutoOrgScala — 20 Agosto 2010 @ 08:58
Ma dove lo scandalo continua a registrare i lati più vergognosi è nel supposto intervento strutturale di “restauro”. Le imprese si sono moltiplicate, ovviamente gonfiando a dismisura i costi, ma i lavori sembrano procedere nella confusione più totale nonostante la loro responsabile, l’architetto Sonia Terreno, che in un primo momento dichiarava alla stampa “Un architetto fa quello che gli ordina il cliente: se gli viene chiesto un bagno più grande deve farlo, se quello che gli viene chiesto è una grande sala da gioco o una cucina con luce naturale deve sacrificare qualsiasi cosa per farlo”, dimostrando una dubbia competenza in restauro, dopo lo scandalo di queste dichiarazioni rettificava dicendo che “sono stati convocati professionisti del settore e chiesti i pareri di imprese che si sono occupate dei restauri della Scala di Milano e della Fenice di Venezia, così come specialisti quali il direttore di scena della Scala e l’esperto di acustica spagnolo Higini Arau”. Peccato che quest’ultimo, interpellato, abbia dichiarato di aver compiuto una mera visita all’edificio.
La struttura del Colon è stata sventrata per costruire rampe di accesso per scenografie: la gru intervenuta per rimuovere i container pieni di materiale ha sfondato per il peso la pavimentazione ed è sprofondata distruggendo locali situati nel sottosuolo; il sipario del palco doveva essere rinnovato da uno dei massimi esperti al mondo in materia, il cileno Miguel Cisterna, ma alla sua richiesta di restaurare quello esistente perché di una bellezza unica, l’artigiano è stato messo alla porta. La ragione è che occorre far posto a un telone nuovo “ignifugo e moderno che non ha ricevuto l’avvallo della Commissione Nazionale dei Monumenti e luoghi Storici che aveva autorizzato il restauro del precedente”. Questo si legge in una delle tre relazioni fatte in successive visite effettuate da commissioni, l’ultima delle quali di magistrati che hanno di fatto bloccato i lavori e i massivi licenziamenti di maestranze.
continua
“I preziosi mobili del Teatro, gli archivi audiovisivi, la biblioteca e gran parte dei preziosi oggetti che facevano parte del museo, nonché l’apparato scenografico e il vestiario sono, quando non esposti alle intemperie o scomparsi, conservati in condizioni precarie che ne mettono in pericolo l’esistenza”. “Gli stucchi e i gessi che adornano i palchi sono irrimediabilmente danneggiati quando restaurati in forma completamente diversa dall’originale. Le vernici utilizzate per il Foyer e il Salon Dorado sono composte con materiali diversi e rendono effetti cromatici differenti. Quelle utilizzate per le porte degli esterni non rispettano la cromia in simil pietra della facciata” e via di questo passo.
L’11 Ottobre dello scorso anno l’organizzazione internazionale “World Monument Fund” ha inserito il Teatro Colon tra le strutture mondiali di altissimo valore storico e architettonico a rischio. Evidentemente qui a Buenos Aires ci sono persone che ancora non hanno capito che demolire il proprio passato significa annullare il proprio futuro. Auguri vecchio Colon!
Commento by AutoOrgScala — 20 Agosto 2010 @ 08:59
Scala, la protestava in tournéeGuerra ai taglia Buenos Aires
il giorno.it
La guerra contro il decreto Bondi non va in ferie. Volantinaggio dei lavoratori del Piermarini nella capitale argentina
Milano, 19 agosto 2010 – Le proteste contro il decreto Bondi andranno in tournée: i lavoratori della Scala hanno infatti deciso di distribuire a Buenos Aires dei volantini contro la nuova legge sulle fondazioni lirico-sinfoniche e contro il rischio di privatizzazione del teatro prima dei loro spettacoli il 29, 30 e 31 agosto in occasione del bicentenario dell’Argentina. A lungo la trasferta è stata a rischio e solo a fine luglio i sindacati Fials e Cgil hanno revocato lo sciopero per le tre rappresentazioni dirette da Daniel Barenboim al teatro Colon. La Cub ha messo sul blog dei lavoratori il testo del volantino in italiano e in spagnolo e subito è arrivata la solidarietà e la collaborazione dei dipendenti del Colon che dicono di vivere una situazione simile.
Alle proteste dei dipendenti della Scala si unsicono quindi quelle dei lavoratori argentini. «Il governo italiano, con questa legge — sottolinea il volantino del sindacato di base — ha centralizzato su di sè il controllo della produzione musicale e teatrale italiana ed ha tagliato i finanziamenti economici per lo spettacolo e la cultura. Lavoratori e cittadini argentini, solidarizzate con la lotta dei lavoratori del Teatro alla Scala per la difesa della cultura come bene pubblico ed universale».
Con l’aiuto dei social network il messaggio di solidarietà ha fatto il giro di tutti i dipendenti e gli artisti che hanno espresso la loro massima solidarietà. Fra i messaggi postati sul blog dei lavoratori, diversi sono di sindacalisti e orchestrali del teatro Colon che danno la loro disponibilità a distribuire i volantini. «L’impegno dei lavoratori e degli orchestrali è tutto finalizzato ad evitare che il loro teatro — hanno spiegato — corra il rischio di essere privatizzato. Il teatro ha subito un restauro con costi e tempi lievitati e una riorganizzazione che ha portato a dover mettere in atto diversi licenziamenti».
Commento by AutoOrgScala — 20 Agosto 2010 @ 09:24
ecco, le proteste vanno in tournee.ci restino.e insieme a loro il sovrintendente.
Commento by anonimo — 20 Agosto 2010 @ 13:54
Ma con che faccia noi della Scala andiamo in giro a lamentarsi? Ci rendiamo conto che siamo a dir poco ridicoli verso tutti quei lavoratori che I problemi li hanno sul serio? Smettiamola di sputare nel piatto dorato in cui mangiamo. Se poi qualcuno vuole mettere tutto in politica, e parlare male comunque, vada da un’altra parte.
Commento by anonimo — 20 Agosto 2010 @ 14:36
Berlino, 20 ago. – (Adnkronos/Dpa) – La Germania 'festeggia' gli eccellenti risultati dell'economia con una revisione della crescita del Pil (dal 2 al 3% nel 2010) e gli imprenditori vanno all'attacco di uno dei diritti sindacali piu' 'invidiato', le sei settimane di ferie pagate annue che spettano a tutti i lavoratori dell'industria. Davanti al boom delle esportazioni, con le fabbriche che non riescono a star dietro agli ordinativi, i titolari di molte aziende vorrebbero che i dipendenti rinunciassero almeno a una settimana, provocando prevedibili proteste di sindacalisti e politici. in italia non si e' mai saputo che in germania facevano 6 settimane…..sindacati di merda
Commento by anonimo — 20 Agosto 2010 @ 16:13
18-08-2010 17:15 radiolombardia.it
18-08-2010 17:15
Scala: la protesta arriva in Argentina
La protesta dei lavoratori della Scala di Milano contro il decreto Bondi sbarca in Argentina. I lavoratori hanno, infatti, deciso di distribuire a Buenos Aires dei volantini contro la nuova legge sulle fondazioni lirico-sinfoniche e contro il rischio di privatizzazione del teatro prima delle recite del 29, 30 e 31 agosto. Una trasferta a lungo a rischio e che solo a fine luglio è stata cofnermata, con i sindacati Fials e Cgil che hanno revocato lo sciopero per le tre rappresentazioni dirette da Daniel Barenboim al Teatro Colon. La Cub ha postato sul blog dei lavoratori (www.lavoratoriscala.splinder.com) il testo del volantino in italiano e in spagnolo e subito è arrivata la solidarietà e la collaborazione dei dipendenti del Colon che dicono di vivere una situazione simile. "Il governo italiano, con questa legge” – sottolinea il volantino del sindacato di base – “ha centralizzato su di sé il controllo della produzione musicale e teatrale italiana ed ha tagliato i finanziamenti economici per lo spettacolo e la cultura. Lavoratori e cittadini argentini, solidarizzate con la lotta dei lavoratori del Teatro alla Scala per la difesa della cultura come bene pubblico ed universale".
Commento by AutoOrgScala — 20 Agosto 2010 @ 21:08
Ma come si fa a stupirsi e lanciare ora l'allarme che "Il teatro alla scala rischia di essere privatizzato"….ma dove erano i sindaati e soprattutto la CGIL quando…"qualcuno" gli suggeriva di interessarsi di questo strisciante fenomeno già una decina di anni fa?!non siate puerili ora……….è come andare a casa dei Pompieri e raccomandargli di chiudere il rubinetto del gas!!Merlino
Commento by anonimo — 21 Agosto 2010 @ 11:47
" il Teatro alla Scala che rischia di essere privatizzato…"Ma non fù il governo di centro sinistra nel 97 a privatizzare con legge Veltroni Melandri votata anche da Rifondazione Comunista allora al governo?
Commento by anonimo — 23 Agosto 2010 @ 09:58
smettiamola con i commenti negativi che non portano a niente, critiche di fatti avvenuti che non possiamo stare a piangere.si sta andando in argentina, nostra lottta ed esperienza va trasmessa in modo che non succeda anche in altri teatri del mondo, possiamo essere uniti un pò su questo argomento?
Commento by AutoOrgScala — 23 Agosto 2010 @ 15:16
CAro num 23, personalmente ad andare in Argentina a fare 3 concerti di seguito organizzati a cazzo e alla paga di 70 euro di trasferta al di mi sembra assurdo che mi debba pure sforzare di portare la mia esperienza ad altri……..E poi di che esperienza parli?Quella negativa di non sapere piu che cosa si è,con chi si lavora,e per quanto ancora prenderemo lo stipendio???!!!!grazie, ma poverini, questa esperienza gliela risparmio…A me sembra semplicemente che stanno portandoci in giro in tanti posti dove masse stabili non eistono piu, vedi giappone, etc etc per farci capire che un giorno, non molto lontano accadrà anche da noi…di diventare un contenitore..ma non disperarti!I nostri musicisti sono esperti nel collocarsi all'interno del libero mercato, come dimostrano continuamente i professori della filarmonica!ossequi
Commento by anonimo — 24 Agosto 2010 @ 15:51
2010, OPEROPOLI: INIZIA IL CONTO ALLA ROVESCIA…
Domenica 22 Agosto 2010 13:14
Siamo di fronte a una vera e propria ondata “nera” che travolge le Fondazioni liriche italiane. Per la prima volta , da Nord a Sud , appare lo spauracchio del “teatro chiuso”. Ciò che si paventava, già da anni, si realizza come il dilagare di un morbo, il propagarsi della peste.
Ha aperto le danze (macabre) la notizia della chiusura per alcuni mesi del Teatro Carlo Felice di Genova, schiacciato da un deficit abbastanza mostruoso, in parte non rivelato dai bilanci presentati dall'ultimo 'commissario straordinario' preposto dal Governo,Ferrazza. Lavoratori in cassa integrazione, programmazione sospesa, danni incredibili all'immagine del Teatro, futuro avvolto dalle nebbie del mistero: in Italia se chiudi non sai mai quando riapri.
A dire il vero sono a rischio molte delle 13 Fondazioni liriche, almeno 7 vengono puntate dal mirino inesorabile dei revisori contabili, navigando da tempo in stato di perenne deficit.
Non dobbiamo però credere che la chiusura di un teatro, per triste e deprecabile che sia, costituisca un fatto desueto o storicamente raro. E' una prassi abbastanza comune, esattamente come accade mutatis mutandis a un esercizio commerciale, a un'azienda o persino a una semplice boutique, per lussuosa o prestigiosa che possa essere.
Lo stesso Carlo Felice ha una storia abbastanza sofferta: inaugurato nel 1828 come Teatro Lirico poi dedicato a Carlo Felice di Savoia, nel 1943 divenne Teatro Comunale dell'Opera, appena due anni dopo si trasformò in Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” . Durante la II Guerra Mondiale il teatro venne colpito e parzialmente distrutto per ben due volte, prima di essere ricostruito e inaugurato di nuovo si dovette attendere il 1991 , quando nella nuovissima sala si assistette al “Trovatore” di Giuseppe Verdi. Quell'edizione, cui il sottoscritto assistette, non fu certo memorabile se non per alcune tragiche perle nere: il baritono Carroli non ricevette altro che zittii e “buh!” al termine della sua grande scena nel II atto, la Kabaivanska diede il suo meglio in “D'amor sull'ali rosee” ma la salvò giusto il mestiere, il tenore Johansson declamò in modo stentoreo tutta la parte e la Verrett come Azucena siglò malauguratamente l'intero spettacolo con delle sonore quanto inopportune risatazze diaboliche.
Nel 2005 si cercò di cancellare il nome Carlo Felice in favore di Mazzini, ma la cosa non andò in porto.
Una delle cause principali della chiusura dei teatri è storicamente l'incendio, anche questo determinato da ragioni non sempre accidentali: roghi celeberrimi furono quelli che distrussero nel 1836 e successivamente nel 1996 la Fenice di Venezia, quest'ultimo appiccato da un elettricista, tale Carella, che tentò così di non pagare le penali contrattuali previste dal ritardo del suo operato! Nel 1991 stessa sorte toccò al Petruzzelli di Bari, detto “il Teatro degli Imbrogli” , per la sua intricatissima e tragicomica storia, passata attraverso cause, risarcimenti, confessioni in punto di morte, arresti, scarcerazioni, danni, scontri epocali tra la famiglia dei proprietari, i Messeni Nemagna, e il Comune. Il 6 dicembre del 2009 il Teatro, magnificamente restaurato, venne nuovamente inaugurato con “Turandot”.
Ma gli incendi sono divampati un po' ovunque: nel 1816 al San Carlo di Napoli,nel 1936 al Regio di Torino,nel 1672 e nel 1791 stessa sorte toccò al più antico teatro londinese il Drury Lane, ricostruito e nuovamente distrutto dalle fiamme nel 1809 (!!!), a Siena (Teatro dei Rinnovati, bruciato nel 1742), a Dublino (il Teatro dell'Opera andò in cenere nel 1951), al Teatro Comunale di Treviso nel 1868, al Teatro di Cremona nel 1824,per non parlare dei due terribili roghi che devastarono il Liceu di Barcellona prima nel 1861 e poi nel 1994. Né il fenomeno degli incendi può dirsi limitato a precisi periodi storici: dal rogo di Nerone nell'antica Roma al recentissimo incendio che ha colpito il Teatro Vaccaj di Tolentino (gioiello di inestimabile bellezza) , sembra che esista una linea di fuoco praticamente ininterrotta.
I teatri, talvolta, possono chiudere per un preciso progetto, com'è capitato al famoso “Teatro del Silenzio” creato da Andrea Bocelli nella natìa Lajatico (Pisa) nel 2006: cinque edizioni dovevano essere e cinque sono state, collocate in un meraviglioso anfiteatro naturale in mezzo alle colline pisane. Il “Libiamo” dalla Traviata di Verdi cantato da Bocelli, Carreras, Zucchero di fronte a 10.000 spettatori lo scorso luglio ha siglato questo curioso esperimento, in un clima di festa e di riconoscenza.
Lo spettro che invece volteggia in questi ultimi mesi , sinistro e famelico come un condor, è assai più pericoloso di un incendio: è il fantasma dei deficit, che riducono a zero le casse delle varie fondazioni e di fatto ne impediscono lo sviluppo futuro. Come si crea un deficit? E' abbastanza semplice: fatture pompate , appalti a ditte esterne, noleggi a costi altissimi, straordinari e assunzioni a cuor leggero , nepotismi, tangenti sottobanco ad agenzie o ad artisti , soldi in nero, cachets stratosferici e via con una lista di truffe grandi e piccole che sommate assieme determinano il bilancio in rosso. Dopodiché, tutti d'accordo (amministratori , sovrintendenti o commissari), si ritoccano i libri contabili, nascondendo il più possibile le peggiori magagne, e poi ci si lamenta in Coro, all'unisono…piangendo come nel Nabucco non la “patria perduta” ma i finanziamenti non erogati, il famoso Fus (fondo unico per lo spettacolo) che un tempo non lontano era arrivato alla bella cifra di quasi 1000 milioni di Euro e che dall'anno prossimo rischia di ridursi a soli 310 milioni. Abbiamo più volte sostenuto, in maniera ovvia e scontata, che i tagli alla Cultura sono sempre da deprecare , ma a fronte di gestioni così palesemente truffaldine, scorrette, ben oltre i limiti del Codice Penale come si può affermare che lo Stato, sia esso rappresentato da un governo di destra o di sinistra, debba far precipitare milioni di euro in un buco nero, praticamente senza fondo? C'è da riflettere su un dato abbastanza semplice: più contributi statali, più “truffe” messe in opera da un sistema perverso.
Questo sistema va cambiato e come tutte le rivoluzioni, grandi e piccole, lascerà scìe di sangue: saranno indubbiamente colpiti i lavoratori delle Fondazioni, con l'odioso strumento della cassa integrazione , durante la quale non si può nemmeno lavorare “gratuitamente”, com'è noto. Di conseguenza le stagioni liriche, già ridotte a pochi titoli l'anno (un'opera ogni 40 giorni nel migliore dei casi) si ridurranno ulteriormente e a quel punto, ci si domanda: perché stipendiare centinaia di dipendenti, maschere, macchinisti, orchestre, …
Commento by anonimo — 25 Agosto 2010 @ 23:52
L'Unità – Edizione Nazionale – 20/08/2010
Dal 1 settembre i lavoratori del Carlo Felice di Genova dovrebbero entrare in cassa integrazione (Cig): si apre così una fase nuova per i nostri teatri d’opera, essendo la prima volta che in questo campo sono adottati gli ammortizzatori sociali, e non sono poche le Fondazioni liriche che rischiano, ma forse già pianificano, di seguire la stessa strada, mentre alcuni sindacati pensano a un ricorso. «Là Genova torreggia…» La situazione del Carlo Felice è esemplare: al termine di due anni di commissariamento e dopo entusiastiche promesse di rilancio, si è trovato con un passivo di bilancio di circa 2,5 milioni di euro per l’anno in corso. Per un bilancio di un teatro neppure tanti soldi e, secondo le speranze espresse più volte ai giornali dal Sindaco genovese Marta Vincenzi, sarebbero dovuti arrivare dai privati che, come spesso succede, hanno latitato. Ed è strano per una città ricca, come è strano che nel consiglio d’amministrazione del Carlo Felice sieda un uomo ricchissimo come Riccardo Garrone – patron della Sampdoria, e già patron di Erg poi intestata al figlio –, che però non mette un soldo nel teatro. Che il motto dei privati sia «poltrone sì, danaro no»? Ma c’è di più: Vincenzi, come sindaco anche presidente del Carlo Felice, sta pensando di denunciare per non accorta gestione l’ex commissario governativo Giuseppe Ferrazza, gran commis dalla mano fatata: era presidente dei revisori dei conti dell’Imaie – estinta l’anno scorso –, era presidente dell’Ente teatrale italiano – estinto quest’anno – e vedremo cosa succederà del teatro di Genova. In Italia gli ammortizzatori sociali non sarebbero previsti per lo spettacolo, ma a Genova hanno chiesto e ottenuto la cassa integrazione in deroga, inventata dalla conferenza delle Regioni: dunque la riforma che forse sarà utile ai teatri non è del ministro Sandro Bondi, ma di Vasco Errani. «Cara Italia, alfin ti miro…» Vedi caso, i circa 2,5 milioni di euro mancanti al Carlo Felice equivalgono approssimativamente alla diminuzione dei fondi statali per questo teatro causata dal governo Berlusconi con i tagli alla cultura che stanno mettendo in crisi l’intero settore. Così a Genova verosimilmente seguiranno altre fondazioni liriche: si parla insistentemente del Comunale di Bologna e del San Carlo di Napoli, in seconda linea ci sono il Maggio fiorentino, il Lirico di Cagliari e anche l’Opera di Roma, la fondazione che vanta maggiori finanziamenti pubblici. Sono teatri con gestioni spesso discutibili, ma quello partenopeo è un caso eclatante: dopo tre anni di commissariamento, dopo aver speso un centinaio di milioni di euro con una gara d’appalto – annullata dal Tar per irregolarità e quindi con il rischio di costi aggiuntivi per i contribuenti – per una ristrutturazione opinabile, dopo l’inaugurazione in pompa magna alla presenza di Giorgio Napolitano, il San Carlo visti i pochi fondi ha in programma appena tre opere. A che serve tenere i dipendenti a lavorare per una produzione tanto esigua? La risposta sembra essere: bene gli appalti, meglio se irregolari, e per il teatro probabile cassa integrazione. «Mi volete far crepar?» I sindacati autonomi si riuniranno a Genova il 27 agosto per decidere se fare contro la cassa integrazione un ricorso, che avrebbe pure le sue possibilità. Tuttavia se gli ammortizzatori sociali a molti sembrano il primo passo verso la dismissione, senza c’è il rischio di chiusura immediata, accelerando il processo di svuotamento dei teatri avviato dal ministro Bondi con la sua riforma. Il progressivo disimpegno dello stato dalla cultura sta peraltro generando stormi di avvoltoi con facce da colombe, pronti ad avventarsi sui teatri per prenderli in gestione licenziando le forze produttive – orchestre, cori e maestranze –, piazzandoci spettacolini precotti comprati da agenzie, non di rado collegate agli alti papaveri del+ ministero che secondano l’intero processo. Le prime avvisaglie ci sono già: a titolo d’esempio nello storico San Carlo la lirica viene progressivamente sostituita da spettacoli d’arte varia e, in altro senso, al Comunale di Bologna il sovrintendente Marco Tutino commissiona allestimenti alla Scuola dell’Opera, di cui lui stesso è presidente. In oltre 400 anni di storia, la lirica in Italia non ha mai attraversato un momento così triste e critico.
20 agosto 2010 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 38) nella sezione "Culture"
Commento by anonimo — 25 Agosto 2010 @ 23:55
29 Agosto 2010
FONDAZIONI LIRICO/SINFONICHE, LE POLITICHE DI BONDI UCCIDONO LE SPERANZE DEI GIOVANI
La Redazione
Molti musicisti ci hanno contattato esprimendo il loro appoggio alla nostra battaglia per il futuro delle Fondazioni. Nelle loro accorate lettere rileggiamo i tragici effetti della politica di tagli del governo, che colpisce gravemente il settore della cultura e dell’istruzione: i primi ad essere colpiti sono stati i giovani, a cui è stata immediatamente annullata la speranza di poter avere un futuro lavorativo dignitoso in patria, con il ritiro di concorsi già banditi. Oggi ci troviamo invece di fronte al dramma delle centinaia di lavoratori del Carlo Felice di Genova, che da settembre si ritroveranno senza stipendio e con la magra consolazione della speranza di una cassa integrazione in deroga, perché i lavoratori delle Fondazioni non rientrano nelle categorie che possono usufruire di tale istituto. Inutile dire che fra i cinque punti programmatici che Berlusconi ha riproposto per l'autunno, cultura e formazione non sono neppure menzionati. Noi sosteniamo invece che proprio su questi settori si debba intervenire con finanziamenti e con leggi di riforma che tengano conto delle effettive ricadute economiche sui lavoratori. Ci siamo fermamente opposti all'approvazione del decreto Bondi sulle Fondazioni Lirico Sinfoniche, ed abbiamo illustrato nella discussione in aula tutti i motivi della nostra contrarietà al decreto, nel metodo e nel merito. Lo scorso 24 giugno abbiamo fatto ostruzionismo per 37 ore consecutive in Parlamento, cercando delle risposte dal ministro Bondi che non sono mai arrivate. Già nel marzo del 2009 il senatore idv Giambrone aveva presentato una risoluzione bipartisan approvata dal parlamento, che dettava le linee di riforma per le fondazioni lirico sinfoniche, ma che non è stata presa in considerazione nella stesura del Decreto Bondi. Oggi esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori ingiustamente colpiti, e continueremo a batterci per una riforma che valorizzi, anziché penalizzare, le molteplici ed altissime professionalità che lavorano nei nostri Teatri, mantenendo alta una tradizione che ci ha resi famosi in tutto il mondo, e per dare un futuro ai giovani che oggi affrontano con impegno uno studio fatto di sacrificio oltre che di passione e di talento. Indiana Raffaelli – Responsabile IDV Lavoratori Spettacolo
Commento by anonimo — 29 Agosto 2010 @ 22:26
molti post che che ho letto continuano ad accusarsi a vicenda della melma in cui ci siamo calati tutti chiudendo gli ochhi quando faceva comodo ed accusando i vari personaggi e/o politici di turno…senza polemiche sarebbe piacevole studiare un pò la storia e ragionare in modo serio su come si possono salvare i posti di lavoro ed i teatri (non solo le fondazioni)…L'attacco alla conoscenza ha un solo colore politico ..quello di chi vuole un paese ignorante per poter fare i propri comodi.Saranno i soliti comunisti che mangiano i bambini ?non lo so e non m' importa !interessante sarebbe vedere un pò di impegno di persona oltre alle chiacchere..ora devo andare dagli amici di melfi che hanno problemi molto simili ai nostri, senza la presunzione di "sentirsi" artisti ….lottano "solo" per il pane …..filarmonicisti…bha …andate da un'altra parte (se siete così bravi, restateci..)un operaio
Commento by anonimo — 30 Agosto 2010 @ 00:38
Spett.Le Ministero dei Beni Culturali Att Ufficio Legislativo ed egregi Parlamentari della Repubblica
La presente proposta di legge interviene a colmare inerzie e ritardi legislativi in ottemperanza con il ruolo che l'intervento pubblico deve assumere nei confronti del patrimonio culturale immateriale come sancito dalla Convenzione dell'Unesco del 2003 ratificata dall'Italia nel 2007.
All'art. 2 della Convenzione vengono elencati diversi settori (per altro non esaustivi) di espressione di tale patrimonio vivente, e lo spettacolo dal vivo è solo uno tra questi quindi non comprensivo della complessa pluralità di espressioni che compongono il patrimonio culturale immateriale di una comunità nazionale.
Proprio per una fatto etico di coerenza politica da parte del legislatore e per una questione morale di equità sociale rispetto all'intervento di delega dell'azione governativa non è possibile affrontare quindi le diverse forme culturali di espressione del patrimonio immateriale con una legge quadro sullo spettacolo dal vivo come il Parlamento italiano si sta accingendo a compiere producendo un ulteriore vulnus all'art 3 della Costituzione….
Inoltre, perchè nell'ordinamento italiano sia garantita oltre alla tutela (art 9. Cost) del patrimonio della Nazione, anche la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale nella forma repubblicana (non solo quindi i presidi istituzionali rispetto alla spesa storica federale o costi standard dei territori) ovvero in sostanza la tutela costituzionale di fondamento del patrimonio immateriale estrinsecato quale diritto al lavoro da parte degli operatori attivi, occorre ottemperare all'art. 15 della Convenzione dove si afferma che: “ciascuno Stato contraente farà ogni sforzo per garantire la più ampia partecipazione di comunità, gruppi e, ove appropriato, individui che creano, mantengono e trasmettono tale patrimonio culturale, al fine di coinvolgerli attivamente nella sua gestione”.
Si propone quindi per ovviare alla corrente stortura di approccio parziale e lesivo della pari dignità dei cittadini un testo legislativo che a mio parere ricomprende in senso pluralistico tutte le forme di espressione del patrimonio culturale immateriale e può rappresentare una piattaforma condivisa da più parti politiche che non negando gli interessi espressi verso il legislatore dal settore dello spettacolo dal vivo ricomprenda tutte le attività artistiche dell'umano ingegno su basi eque e con certezza di diritto.
Graditi saluti e commenti nel merito della proposta
Valter Conti
Legge quadro per le Arti Federali
Capo IDISPOSIZIONI GENERALI
ART. 1.(Definizioni e Finalità).
Le Arti sono libere espressioni insindacabili del pensiero creativo delle persone, patrimonio culturale immateriale, storico e artistico vivente inalienabile della loro dimensione comunitaria, strumenti indispensabili di crescita civile, diffusione e conoscenza di culture nonchè manifestazioni dei più alti e complessi linguaggi di comunicazione e formazione della persona umana. Esse sono inoltre patrimonio culturale e storico della Nazione, e quindi meritevoli di tutela come previsto nei principi fondamentali della Costituzione all'art 9.
La Repubblica riconosce le Arti nell'ambito del federalismo dello spazio pubblico, a seconda cioè del tipo di spazio pubblico a cui sono destinate le opere o le azioni degli artisti viventi: arti di strada (comuni) , arti urbane (città metropolitane) e arti delle spettacolo (sistema radiotelevisivo e cinematografico pubblico e privato)
La Repubblica riconosce nelle Arti la base fondamentale del pluralismo democratico e il fattore insostituibile della coesione e della solidarietà nazionali nonché lo strumento centrale nella diffusione della conoscenza della cultura e dell'arte italiane in Europa e nel mondo, ed infine, l'elemento strutturale per lo sviluppo dell'industria turistica nazionale.
In attuazione dei princìpi sanciti dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) e ratificata dall'Italia con la legge del 27 settembre 2007, n. 167, la Repubblica pone in essere le condizioni per assicurare che in tutti gli spazi pubblici (Comuni, Città Metropolitane e Sistema radiotelevisivo e cinematografico pubblico e privato) sia garantito lo sviluppo e la diffusione delle Arti.
La Repubblica attua gli interventi e realizza le iniziative necessarie alla promozione, allo sviluppo e alla diffusione delle Arti sulla base dei principi a garanzia dei diritti d'autore e del pubblico interesse alla fruizione dal vivo delle opere degli artisti viventi; persegue l'equilibrio, qualitativo e quantitativo, della diffusione sui mercati dell'offerta culturale attraverso il principio di sussidiarietà per tutto il territorio nazionale, e infine attua il riconoscimento e la tutela delle attività dei professionisti dei vari settori coinvolti secondo la classificazione e accreditamento in itinere dell'UNESCO.
La Repubblica, nel rispetto della libertà dell'arte riconosciuta dall'art. 33 della Costituzione, garantisce il pluralismo e la libertà creativa ed espressiva, tutela la proprietà intellettuale, prevede misure di sostegno economico per gli artisti nei periodi di mancata attività e garantisce la libertà di accesso alle professioni artistiche, tecniche e amministrative delle Arti, favorendo la formazione professionale permanente degli operatori coinvolti.
.
ART. 2.(Principi fondamentali).
1. La presente legge stabilisce i principi che sovrintendono all'azione pubblica per le Arti, disciplinando forme di intesa e di coordinamento istituzionale tra Stato, regioni, province, città metropolitane e comuni per creare i presupposti di una politica nazionale delle Arti e per favorire la partecipazione ed il concorso operativo dei privati.
Costituiscono principi fondamentali:a) il prioritario interesse nazionale delle Arti dello spettacolo;b) il sostegno alle attività di produzione nazionali, in particolare della tradizione teatrale, musicale e di danza italiana, del grande repertorio classico e moderno e contemporaneo, la valorizzazione della lingua italiana, la tutela dei suoi dialetti e delle minoranze linguistiche;c) la radicata e diffusa presenza di campagne informative sulle Arti urbane nelle città Metropolitane allo scopo di promuovere ai cittadini le iniziative referendarie istitutive dei nuovi Enti amministrativi previste dalla Costituzione, con il coinvolgimento attivo delle Regioni nella corrente legislatura preparatoria; d) la promozione delle finalità sociali delle arti di strada come strumento di relazione fra le culture e di interculturalità, di sostegno nelle aree del disagio fisico e mentale, e di presenza negli istituti di prevenzione e di pena per favorire il recupero ed il reinserimento sociale;e) il sostegno in favore dei giovani autori e artisti e la promozione dell'innovazione artistica e imprenditoriale;f) l'azione in favore delle strutture pubbliche e private delle arti dello spettacolo e delle arti urbane ivi inclusi i teatri tenda, le residenze e gli spazi espositivi temporanei, essenziale momento di aggregazione sociale, imprenditoriale e di fruizione multidisciplinare della proposta artistica e della mobilità interregionale degli operatori;g) la presenza della produzione nazionale all'estero anche mediante iniziative di scambi fra istituzioni e reti di compagnie nazionali ed estere;h) la promozione dell'insegnamento delle discipline artistiche e della conoscenza dei diversi settori delle Arti nell'ambito del sistema nazionale di istruzione;l) la sensibilizzazione e la promozione delle attività artistiche, attraverso l'editoria e gli strumenti della comunicazione multimediale;m) l'attivazione di sinergie operative con la filiera cinematografica, con il turismo, con il patrimonio ambientale, con i beni culturali e demo-etno-antropologici per la …
Commento by anonimo — 30 Agosto 2010 @ 23:51
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rolnictwo intensywne i ekstensywne
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rolnictwo intensywne towarowe
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rolnictwo ekstensywne a intensywne
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one-time offer
TEATRO ALLA SCALA, LA TORNEE IN ARGENTINA – IL VOLANTINO VERRA' DISTRIBUITO AL COLON DI BS. AS. « Il Sottoscala
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TEATRO ALLA SCALA, LA TORNEE IN ARGENTINA – IL VOLANTINO VERRA' DISTRIBUITO AL COLON DI BS. AS. « Il Sottoscala
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rolnictwo plantacyjne
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