Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

20 Luglio 2010

adda’ passà ‘a nuttata

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 17:45

 SCALA: LOTTA SU OBIETTIVI CHIARI!

 

Alla vigilia del “sospirato” incontro con la dott.sa Letizia Moratti, Presidente della Fondazione Scala, sentiamo la necessità di trarre un bilancio dei tre mesi di lotta dei lavoratori della Scala e degli Enti Lirico-Sinfonici italiani.

Il “famigerato Decreto Bondi”, modificato in parte e convertito in Legge, rappresenta un’ipoteca pesantemente negativa sull’attività ed il futuro dei Teatri Lirici Sinfonici italiani e della Scala.

La domanda ora è questa: Che fare dopo la conversione in Legge dello Stato del Decreto Bondi? I primi tentativi di risposta a questa domanda sono stati l’avvio del “festival” delle idee e delle ipotesi più stravaganti:

-LISSNER CI SALVERA’!!

Il Sovrintendente, ma non è il solo,  usa “l’estintore”, per spegnere le lotte. Si muove su due direttrici:

  Assicurare alla Scala l’autonomia, abbracciando la parola d’ordine “regolamenti entro luglio dal              Consiglio dei Ministri”, nel tentativo di recuperare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, volendo    assicurare la programmazione della prossima stagione;

 Confermare gli organici attuali per il 2010-2011. Su quest’obiettivo, avvalorato dalla firma della sig.ra  Moratti, tutte le sigle dei sindacati confederali, compreso il FIALS, concordano.

 

La nostra opinione è che, il voler fare della Scala un’isola felice in un mare di merda, non regge. 

Così come, in mancanza di soldi, non reggono gli impegni sugli organici. I fondi tagliati dallo stato (FUS), se non saranno garantiti dalla Sindaca Moratti (Comune di Milano), faranno sì che il Teatro finisca nelle mani dei privati.

 

-Svuotare la Legge con la contrattazione. 


Nelle agitate acque sindacali di questi giorni, si sono chiarite le posizioni e si sono evidenziati due blocchi. Da un lato CISL e UIL che, pur sgomitando tra loro, si sono accomodati a “tavola”, abbandonando le lotte contro la Legge “Bondi” rassicurandosi ed accontentandosi delle “quattro lenticchie” offerte da Lissner. D’altro lato, CGIL e FIALS inviano lettere aperte a Lissner ed alla Moratti richiedendo una trattativa che capitalizzi le lotte sviluppate sinora, ma quali siano obiettivi e contenuti è un mistero. Infatti, la “famosa” piattaforma non è mai stata discussa con i lavoratori e, men che meno, da loro approvata. 

 

Come CUB Informazione e Collettivo CUB Scala riteniamo che:

 

La Legge “Bondi” sia assolutamente negativa ed anticostituzionale. Da questo giudizio ne discende una coerenza nella proclamazione delle lotte e nei comportamenti nel lungo periodo

Il futuro della Scala e delle altre tredici Fondazioni  Lirico-Sinfonici italiane è legato al F.U.S.. Se lo Stato taglia i fondi per lo spettacolo, sarà impossibile garantire qualità e quantità della produzione lirico-sinfonica. Così facendo, si spalanca la strada ai privati nella produzione culturale, mettendo una pietra tombale sulle garanzie costituzionali e sul ruolo dello stato nel garantire la cultura a tutti i cittadini. Aumentare i fondi del FUS ed una loro equa distribuzione sono un obiettivo irrinunciabile;

La Scala deve impegnarsi a garantire gli organici necessari per le sue produzioni culturali con contratti di lavoro a tempo indeterminato. La Scala deve rinunciare al ricorso in appello ed accettare le sentenze favorevoli al riconoscimento del contratto di lavoro a tempo indeterminato per quei lavoratori con sentenza di primo grado favorevole all’assunzione. Per gli altri lavoratori, con contratti a termine o precari, deve essere aperta una trattativa vera e finalizzata al loro inserimento nella pianta organica convertendo i loro contratti a tempo indeterminato. In questi anni, la Scala ha aumentato notevolmente la quantità di spettacoli. Quella dell’incremento quantitativo e qualitativo degli spettacoli ci sembra una necessità che, per essere mantenuta, necessita di un adeguamento degli organici, superando ogni riferimento a piante organiche del passato e che non hanno più senso oggi;

Consideriamo inderogabile rinnovare il Contratto Nazionale dei Lavoratori del Settore. La sottovalutazione di questo strumento unificante ha provocato una frantumazione contrattuale tra i lavoratori del settore lirico-sinfonico. Noi consideriamo fondamentale la contrattazione aziendale, rispetto alla quale dovrà essere avviata una consultazione, ma pensiamo che la contrattazione nazionale sia anch’essa irrinunciabile perché salvaguarda tutti i lavoratori, compresi quelli meno forti, permettendo a tutti di condividere migliori condizioni di lavoro. 

In conclusione, pensiamo che sia fondamentale coinvolgere tutti i lavoratori ed indicare obiettivi chiari.

Pensiamo inoltre sia necessario mettere mano agli strumenti della democrazia. E’ matura l’esigenza che tutti i lavoratori della Scala possano eleggere i loro rappresentanti sulla base della regola democratica di una testa, un voto. 

Proponiamo che, anche alla Scala, si eleggano gli R.S.U. (Rappresentanti Sindacali Unitari) e gli R.L.S. (Rappresentanti Lavoratori alla Sicurezza). Avere una rappresentanza sindacale che rappresenti la volontà dei lavoratori è un indispensabile  strumento democratico che permette di durare nel tempo e raggiungere gli obiettivi.

cub/informazione Cub Scala

 

19 luglio 2010

20 Comments

  1. Un po' troppo tardi accorgersi oggi che il CCNL sia uno strumento irrinunciabile di salvaguardia. O meglio, facile accorgersene quando le cose vanno male, ma nell'ultimo decennio dove erano tutte le sigle sindacali che oggi piangono e strillano, ma che in tutti questi anni hanno permesso lo svuotamento di contenuti e di valore economico del CCNL?

    Commento by anonimo — 21 Luglio 2010 @ 07:04

  2. CISL e UIL si sono accomodate a tavola? Ma se chi mangia e sempre ha mangiato sono FIALS e CGIL…vedi infatti come sono unite nella lotta, ora che  il decreto dice agli orchestrali che devono suonare soprattutto in teatro e alla cgil di avere un freno alle assunzioni in cordata…solo se hai la tessera, però.Non se ne salva nessuno…altro che.I rappresentanti dei lavoratori….ma dove?

    Commento by anonimo — 21 Luglio 2010 @ 07:10

  3. Cari colleghi,la privatizzazione incombente a cui siamo destinati oramai non é solo piu nell'aria.Difatti a ciò che ci arriva da sopra e da dentro….sommiamo quello che continuamente ci arriva dall'esterno…Una miriade di musicisti e cantanti piu o meno pseudo falliti la cui riscossa vuol passare sui nostri cadaveri….e a cosa si appigliano per i loro discorsi?!" vedi parte sottolineata!Attenzione a non farci fregare dai nostri stessi sindacati…loro qualunque cosa succeda a noi sopravviveranno in altre aziende!!!e ve lo dice un iscritto!!!tratto da "la stampa" del 21/7/2010Canonici, lei ha avuto ulteriore notorietà all'ultimo Sanremo, quando con Pupo ed Emanuele Filiberto di Savoia ha cantato Italia amore mio.«Guardo a quell'esperienza in maniera distaccata e divertita. Ho sempre cantato tutto, da Bach a Berio. La voce è il nostro strumento e io, molto umilmente, presto le mie corde vocali alla musica che si presenta. Naturalmente, mi fa più paura cantare alla Scala che a Sanremo».Dal Rigoletto, l'opera del suo esordio, al Flauto magico. Sanremo a parte, c'è coerenza stilistica.«Sono sempre stato un carattere indipendente, seguendo due principi: da un lato non formalizzarmi come cantante, non precludermi delle avventure; dall'altro, rispettare la musica, che significa cantare soltanto quello che puoi cantare".Da tre anni ha assunto la direzione artistica di questa rassegna. Perché?«Non siamo un teatro d'opera stabile, dove i problemi di gestione e sindacali sono diventati, negli ultimi anni, molto incombenti. In questa esperienza, vive una dimensione di amicizia, di rapporti personali con cantanti, musicisti, registi, tecnici, che ci permette di andare in scena facendoci lavorare bene. I risultati, in termini di pubblico e di crescente qualità, sono sotto gli occhi di tutti. Se perdi la dimensione umana, anche questo lavoro diventa un'altra cosa».Merlino

    Commento by anonimo — 21 Luglio 2010 @ 08:11

  4. è vero che ieri sera c'è stata una assemblea in teatro con 30 persone tra coristi e orchestrali e hanno confermato lo sciopero in Argentina?

    Commento by anonimo — 21 Luglio 2010 @ 08:47

  5. SINTESI CGIL e FIALS ottengono con la linea dura: 

    La direzione si becca una tirata di orecchie dal presidente  venendo “invitata” a redigere una piattaforma con i sindacati facendosi interprete degli obiettivi.

    Il presidente da pieno sostegno alla necessaria salvaguardia del patrimonio professionale e artistico, rappresentato dai lavoratori del Teatro

    CILS e UIL cercano in extremis di saltare sul carro ma rimangono con i piedi per aria e 58 firme di solidarietà su 920 dipendenti.

    Alcuni blogghisti che intervengono a più riprese non sanno più che inventarsi e continuano a sostenere le loro non tesi a suon di offese.  Buone vacanze ai rosicatori

    Commento by anonimo — 21 Luglio 2010 @ 21:25

  6. CGIL e FIALS portano il Presidente al tavolo e gli chiedono impegni che ottengono.CISL  e UIL, al traino, ne approfittano ……ma dicono solo che l'incontro era inutile…..non si doveva scomodare il presidente…..

    Commento by anonimo — 22 Luglio 2010 @ 09:13

  7. tanto chi conta davvero è il Vicepresidente

    Commento by anonimo — 22 Luglio 2010 @ 09:25

  8. Meglio servi di Bondi o maggiordomi di Barenboim?

    Commento by anonimo — 22 Luglio 2010 @ 12:10

  9. Parole sante…http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_luglio_22/Panza-scala-rientra-la-protesta-1703438550177.shtml

    Commento by anonimo — 22 Luglio 2010 @ 12:23

  10. A proposito del sucitato articolo di pansa su corriere…avete notato le sacrosante parole alla fine, impiegate come stoccata contro gli orchestrali??!?!Deo Gratias, finalmente i mass media hanno capito chi é che usa a suo piacimento le masse di tutto il teatro!!!! Ecco il testo:A ciascuno il suo. Dopodomani la Scala chiude. Arrivederci a settembre dopo le vacanze – quelle sono sacre, nonostante gli orchestrali scambino i propri «giorni di ferie» con i giorni nei quali si suona per la privata Filarmonica (che Bondi ha lasciato) – in vista della consueta agitazione sulla «prima» del 7 dicembre, che raramente mancaMerlino

    Commento by anonimo — 23 Luglio 2010 @ 09:04

  11. Continuo a insistere: il problema della Scala non è sindacale, ma di qualità artistico-musicale che sta precipitando.Per quanto mi riguarda, gli orchestrali possono tranquillamente fare dodici lavori contemporaneamente purché la qualità delle loro prestazioni in buca sia irreprensibile. Di questo mi lamento (così come molti anche del pubblico).E per questo è il caso che sia ripristinata la figura del Direttore musicale. Su questo ruoilo si gioca tutta la vera battaglia cominciata nel 2008, e chi lo nega – a mio parere – o è ipocrita o è tonto.Da questo punto di vista torno a perorare la necessità di una figura italiana e autorevole. Altro che figuri vuvuzelani…orsolina la birichina

    Commento by anonimo — 23 Luglio 2010 @ 16:50

  12. …ciondivido le tue preoccupazioni, orsolina.ma mi sento di rassicurarti sul fatto che il vuvuzelano non passerà mai in cda. anzi ti garantisco che alcuni suoi membri hanno già fatto presente che qualora il Sovrintendente insistesse sarebbe cacciato anche lui.il prossimo Direttore musicale sarà italiano, e gli abboccamenti ci sono già stati, ma saltando la dirigenza attuale.in cda siamo già al dopo-Lissner, tranquilla: il 2013 (massimo 2015) è vicino…un non-lavoratore scala

    Commento by anonimo — 25 Luglio 2010 @ 18:22

  13. Scusate un attimo, ma – al di là di notazioni di merito che ci porterebbero lontano assai – il buon vuvuzelano ha diretto in vita sua solo "Don Giovanni", "L'elisir d'amore", "La bohème" e tra poco "Carmen" (più un "La traviata" in forma di concerto)!!!A parte alcuni orchestrali furbacchioni e alcuni membri della Direzione artistica patetici, chi può seriamente pensare a uno così operisticamente inesperto per la Direzione musicale non dico della Scala, ma di un qualsiasi teatro d'opera di primo piano?Mi sembra ovvio che nessun serio consiglio di amministrazione al mondo accetterebbe una cosa così.

    Commento by anonimo — 26 Luglio 2010 @ 13:59

  14. Ma…….stateper diventare tutti un contenitore..e ancora vi preoccupate di questioni artistiche…come futuro direttore musicale?I dipendenti NHK o BUNKA quanti sono?eppure gli spettacoli che si fanno li sono certamente di livello (scala compresa..mi sembra)Non vi preoccupate i prossimi anni la scala offrià certo spettacoli di alto livello, soprattutto se terrà solo 100 0 200 massimo, dipendenti…avrà tanti soldi in più per pagare mirabolanti solisti!!!e questo Bondi lo sa…..ciaooooooooooooooooopresuntuosi!

    Commento by anonimo — 26 Luglio 2010 @ 20:36

  15. certo #14 che se il futuro è come dici tu sarà proprio brutto. altro che musica e arte…

    Commento by anonimo — 26 Luglio 2010 @ 21:19

  16. comunque per me orsolina ha ragione

    Commento by anonimo — 27 Luglio 2010 @ 21:26

  17. Pure io sottoscrivo orsolina e il numero 13.Fabio

    Commento by anonimo — 28 Luglio 2010 @ 11:36

  18. PREGHIAMO QUESTO BLOG DI DARE SPAZIO ALLA SITUAZIONE DEL TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA E DEI SUOI  LAVORATORI:A seguito riporto i seguenti articoli :

     

    GENOVA – Carlo Felice, conto alla rovescia la Regione dice sì alla cassa in derogaMICHELA BOMPANIMERCOLEDÌ, 28 LUGLIO 2010 LA REPUBBLICA – Genova

    E il teatro pensa di chiedere i danni all´ex commissarioLa cassa integrazione in deroga e un probabile ricorso alla Corte dei Conti contro l´ex commissario del teatro Giuseppe Ferrazza. E´ febbrile il lavoro del consiglio d´amministrazione, del sovrintendente Giovanni Pacor, del direttore di staff Renzo Fossati (questi ultimi ufficialmente ancora senza contratto) intorno alla situazione disperata della Fondazione Teatro Carlo Felice. L´assessore comunale alle Politiche del lavoro, Mario Margini, ieri ha verificato con la Regione l´eventualità di ottenere la cassa integrazione in deroga per i lavoratori del teatro. Disco verde immediato da piazza De Ferrari: «Se serve, siamo pronti a concederla – dice l´assessore regionale alle Politiche dell´occupazione, Enrico Vesco – Sarebbe la prima volta e andrebbe studiata bene la situazione, ma l´abbiamo fatto per la Compagnia Unica per nove mesi, perché non farlo anche per il Carlo Felice?».I lavoratori, spiega Vesco, dovrebbero però seguire percorsi di aggiornamento, durante il periodo di cassa in deroga, che andranno organizzati. Chi guadagna più di 1600 euro si troverà in busta paga circa 900 euro. «Nel momento in cui ci sarà un accordo sindacale, potrà partire immediatamente la cassa», indica i tempi Vesco.Le decisioni però sono rimandate alla prossima settimana, o almeno alle ore successive l´audizione di sabato durante il consiglio di amministrazione della Deloitte & Touche, la società che ha analizzato i conti del Carlo Felice e che avrebbe preparato una serie di proposte per uscire dalla drammatica crisi. Proprio tra quelle righe, poi, potrebbe esserci una chiave, che la Fondazione attende. Ovvero nella relazione potrebbero esserci gli elementi perché possa partire una denuncia alla Corte dei Conti contro l´operato del commissario, Giuseppe Ferrazza che ha guidato per gli ultimi (quasi) due anni il teatro.Dentro il Carlo Felice si sono fatti i calcoli: la situazione finanziaria sarebbe peggiorata, durante i mesi di commissariamento, di oltre tre milioni e mezzo di euro. Non solo, il commissario avrebbe confermato gli impegni tra la Fondazione e il maestro Daniel Oren per la prossima stagione, quando mancano 11 milioni di liquidità al teatro per arrivare a dicembre. E soprattutto per pagare gli stipendi. Bisogna fare un salto indietro, ai tempi in cui Oren divenne direttore principale del teatro con un contratto simbolico di un euro. E l´impegno però, ad affidargli la direzione di alcune opere in diverse stagioni. Quando Ferrazza dovette ridiscutere il cachet di Oren (ovviamente tagliandolo), però, avrebbe firmato una lettera in cui confermava al maestro l´impegno a invitarlo sul podio in future stagioni. Se così fosse avrebbe in qualche modo ipotecato il futuro del teatro. E consegnato al maestro una carta con la quale vantare diritti nei confronti della Fondazione.«La gestione del commissario Ferrazza al Carlo Felice ci ha ridotto così: perché? Perché con il sovrintendente Gennaro Di Benedetto eravamo riusciti ad abbassare il deficit patrimoniale e oggi, dopo il commissariamento, siamo a 13,5 milioni?», denuncia Maria Pia Scandolo, sindacalista della Cgil in teatro. «Noi siamo pronti in ogni momento a discutere il futuro perché vogliamo che ci sia un futuro per i trecento lavoratori del Carlo Felice – dice Scandolo – non esistono ferie o festività, in qualunque momento noi ci saremo». La sindacalista è preoccupata dell´eventuale soluzione della cassa integrazione in deroga per i dipendenti del teatro: «Immagino un impatto molto pesante, i lavoratori che percepiranno 1000 euro al mese se andrà bene, ma non possono pagare loro una gestione, l´ultima, che i nuovi vertici dovrebbero valutare di denunciare».Servono 11 milioni di liquidità: difficile immaginare uno sponsor che si accolli un carico del genere che per altro non risolverebbe nulla, servirebbe solo per arrivare a fine anno. «Credo che se una soluzione va individuata – dice Scandolo – andrà cercata nella realizzazione di un serio e credibile piano industriale di risanamento: con quello si potrà convincere le banche a salvare il Carlo Felice».GENOVA – L´ira del commissario "Ora i danni li chiedo io"MICHELA BOMPANIGIOVEDÌ, 29 LUGLIO 2010 LA REPUBBLICA – Genova

    Mancano solo tre milioni, altro che dissesto. E i conti semmai li ho migliorati ioMa quali sponsor Non ho mai visto un soldo né da Finmeccanica né da Iride«Attenzione a non scaricare il barile su di me: li chiedo io i danni al teatro Carlo Felice, ho già parlato con i miei legali»: Giuseppe Ferrazza, ex commissario della fondazione lirica di Genova non ci sta.Dottor Ferrazza, si sente chiamato in causa?«Lei cosa dice? Stanno montando una campagna diffamatoria contro di me. Chi l´ha risolta la questione del fondo pensioni integrativo, che davvero stava gettando nel baratro il teatro? Chi è riuscito comunque a mettere in scena stagioni diverse, mentre i soldi erano sempre di meno? Nel 2008 grazie alle Colombiane c´erano 32 milioni di euro, nel 2010 23 milioni e mezzo. Chi ha cominciato a fare contratti con direttori a 2000 euro a recita, mentre prima si coprivano d´oro? Io».Mancano 11 milioni di liquidità: ad esempio per gli stipendi.«Per finire la stagione, ovvero mettere in scena le tre opere d´autunno ,mancano tre milioni. La liquidità è un´altra cosa. L´ho detto anche prima di andarmene. E l´ho anche scritto nella mia relazione al ministro Bondi».Cosa ha scritto, a Bondi?«Che, secondo me, solo con la fine del commissariamento e l´insediamento del nuovo Cda, avrebbero potuto arrivare quei concreti interventi da parte dei privati di cui il teatro aveva bisogno».I privati, adesso, non ci mettono un soldo. Anche Garrone, che nel Cda rappresenta il Comune, ha chiarito però che non sponsorizzerà il Carlo Felice.«Iride era sponsor ufficiale della scorsa stagione, doveva versare 450.000 euro, finché ero a Genova non si sono visti. Così come i 350.000 euro di Finmeccanica. Almeno fino alla mia permanenza come commissario. Adesso, però, mi permetta».Prego.«Mi hanno cacciato via, e ho eseguito, perché così in teatro potevano arrivare gli sponsor: dove sono? Dov´è il fantasmagorico piano industriale tedesco che avrebbe dovuto resuscitare il teatro? Tutte chiacchiere. Parlano di Corte dei Conti, vadano a chiedere al consiglio d´amministrazione 2007-2008. Approvò una programmazione artistica senza copertura finanziaria. Approvò un contratto al sovrintendente Di Benedetto non corrispondente a quello deliberato».Scusi, perché, prima di andarsene, ha firmato una lettera al maestro Daniel Oren impegnandolo per stagioni future, quando non si riuscirà ad arrivare a dicembre con il cartellone?«Queste sono balle. Lo sa chi ha firmato quei contratti, fino al 2011? Il sovrintendente Gennaro Di Benedetto. Io ho solo scritto una lettera, ora gliela leggo, quando gli ho rescisso un contratto e tagliato il cachet di nove milioni di un altro. Ho scritto: "Per quanto riguarda gli impegni contrattuali per il Barbiere di Siviglia, a novembre dicembre 2010, e per un´opera da definire, ad aprile 2011, è intenzione del teatro rispettare l´impegno recuperando titoli e periodi". Ho sventato una causa, altro che».E´ vero che vorrebbe chiedere i danni al teatro perché non è stato pagato quanto pattuito?«Anche questa è una balla. Il mio compenso, quello del commissario, è il 60% di quello del sovrintendente. A me hanno calcolato il 60% su sei mesi, anziché su dodici. Chiedo solo che sia ricalcolata la percentuale, ho solo inviato una lettera agli uffici amministrativi, altro che danni».Senta, non è che a Genova torna un commissario?«Se torna un commissario al Carlo Felice, la prima cosa che fa è chiuderlo».Chiuderà?«In tanti anni non ho mai visto un teatro chiudere, bisogna puntare sulle recite a basso costo, aumentare, come ho fatto, il numero delle recite, almeno dodici per opera. Bisogna dare spazio ai giovani, allargare il pubblico, bisogna insistere su questo. Quello che manca al teatro è un vero dirompente marketing, bisogna andare a rubare gli sponsor agli altri teatri, conquistarli con condizioni vantaggiose, essere aggressivi. Lì aspettano che gli cadano gli sponsor in braccio».GENOVA – Carlo Felice, la sfida degli orchestrali: "No alla cassa integrazione, siamo pronti a lavorare …

    Commento by anonimo — 30 Luglio 2010 @ 07:47

  19. …continua …GENOVA – Carlo Felice, la sfida degli orchestrali: "No alla cassa integrazione, siamo pronti a lavorare gratis"GIOVEDÌ, 29 LUGLIO 2010 LA REPUBBLICA – GenovaTensione tra i 300 dipendenti dell´ente lirico: "Il governo ci ha scaricati"«siamo pronti a lavorare gratis, pur di scongiurare la cassa integrazione in deroga». Alcuni musicisti del teatro Carlo Felice si fanno avanti e lanciano la proposta choc. «Noi vogliamo lavorare nel nostro teatro, vogliamo avere un futuro, siamo pronti a sacrifici. Ad alcune condizioni, però», aggiungono.La situazione è nera per i dipendenti: non solo lo stipendio di luglio sarà pagato almeno la prossima settimana, ma di quello di agosto non c´è certezza. Non si sa neppure se arriverà. Ieri in teatro c´era grande preoccupazione, rimbalzavano mail sui computer dei dipendenti per saperne di più, per capire che fare e come farlo, si consultavano i sindacati.Le condizioni dei lavoratori sono chiare, però, per lavorare gratuitamente nei prossimi mesi: «Vogliamo che il sovrintendente Giovanni Pacor e il consiglio d´amministrazione ci spieghino perché le banche non prestano più i soldi al teatro, e siamo ridotti così. Vogliamo sapere perché il commissario se n´è andato se la situazione dei conti è davvero "drammatica" come dichiarano e poi, soprattutto, perché i tanto ventilati sponsor non si sono ancora visti», incalzano i lavoratori.La possibilità che la Fondazione teatro Carlo Felice possa ricorrere alla cassa integrazione in deroga, è un´opzione che né i lavoratori né i sindacati del teatro si aspettavano. Il Comune ha già valutato la possibilità e la Regione, con l´assessore alle Politiche del Lavoro Enrico Vesco, ha dato la sua disponibilità tecnica a concederla, anche se si tratterebbe di una "prima", proprio come era accaduto per i portuali della Compagnia Unica. E i lavoratori del teatro dovrebbero seguire corsi di aggiornamento mirati.«Il ministero è socio fondatore del teatro, così come il Comune e la Regione: lo sa che ci vogliono mettere in cassa in deroga? Cosa ne pensa? Tanto valeva rimanesse il commissario se qui non si sa gestire la situazione», tuonano i dipendenti del teatro.Lo sconcerto e l´apprensione prevalgono nei 300 lavoratori e così si fanno avanti le masse artistiche e decidono di offrirsi volontarie, una volta ricevute le risposte alle questioni che sollevano, per portare avanti senza compenso la vita del teatro. Almeno fino alla fine di dicembre. Giro di boa, sul futuro del teatro sarà il consiglio d´amministrazione di sabato, la relazione delle Deloitte & Touche dovrebbe dare il via libera alla "exit strategy" della fondazione.(m. bo.)

    Commento by anonimo — 30 Luglio 2010 @ 07:48

  20. Tutta la mia comprensione per i lavoratori del carlo felice…ma una domanda…..non si sono mai chiesti come mai percepivano stipendi quasi eguali a quelli di altri enti, se confrontando la loro produzione con quella degli altri appariva lampante che in confronto ad altri non producevano quasi nulla?!

    Commento by anonimo — 3 Agosto 2010 @ 21:24

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