Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

12 Novembre 2009

Nuovo CCNL e legge dello Spettacolo dal Vivo- Lettori del blog, cosa ne pensate?

Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 18:28

                                                             
vogliono distruggere il contratto nazionale


vogliono chiuderci in una riserva indiana

vogliono il secessionismo culturale.


vogliono mettere mano agli organici per precarizzare ulteriormente un settore  in cui i lavoratori fanno già molte acrobazie per sopravvivere.

con questo governo è  approdato in parlamento un disegno di legge  che intende distruggere il fus già pesantemente tagliato, impoverire le fondazioni liriche, smembrarle ed esternalizzare intere masse di lavoratori.

Noi che alla Scala siamo tra i promotori delle cause per l’internalizzazione dei lavoratori  precari diciamo

No! a questo progetto omicida che Anfols e la proposta di legge Carlucci- Barbareschi stanno mettendo in opera .

Intendono dividerci per indebolirci. Per noi  tutto questo è abbastanza per dichiararare.

Sciopero sul 7 dicembre 09 allo scopo di fermarli.

CUB Scala

Vogliamo sentire su questo, il parere dei lettori del blog

Ultime notizie,

Scala teatro Nazionale è soprevvivenza degli altri

MILANO – 17 NOVEMBRE – Le Fondazioni Liriche sono d’ accordo sul fatto che la Scala diventi Teatro Nazionale dell’ Opera, anzi "l’uscita della Scala è la sopravvivenza degli altri teatri" secondo il presidente dell’Anfols, l’associazione nazionale delle fondazioni, Marco Tutino , che lancia l’allarme dicendo che "per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". "La Scala come teatro non è omogeneo agli altri" ha detto ieri all’Ansa Tutino, ricordando che quasi il 60% del bilancio del teatro milanese è dato da biglietteria e privati e che con il suo peso è riuscita a far prendere decisioni, a partire da quelle sui contratti, difficili da sostenere per gli altri. "La Scala se lo può permettere – ha spiegato Tutino -. Noi no. Siamo in una situazione economicamente non più tollerabile".

"Il sistema – ha aggiunto – non può reggere con questa riduzione dei fondi". E visto che i fondi statali non pare aumenteranno significativamente "bisogna cambiare – ha sottolineato il sovrintendente del Comunale di Bologna -, riscrivere il contratto nazionale e le leggi. E i cambiamenti vanno fatti in fretta perché per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". Fra le 14 fondazioni liriche a rischio, secondo il presidente dell’Anfols, sono almeno "quattro o cinque". Ecco perché la definizione della Scala come teatro nazionale, facendola uscire dalle logiche degli altri enti, potrebbe essere positivo anche per gli altri teatri.  

Scala di Milano, Stéphane Lissner confermato fino al 2015

MILANO – 17 NOVEMBRE – Il sovrintendente e direttore artistico della Scala di Milano, il francese Stephane Lissner , ha annunciato ieri a Parigi la sua conferma fino al 2015 alla guida del teatro milanese. Il nuovo consiglio d’amministrazione del teatro «sarà eletto mercoledì mattina e la prima cosa che dovrà fare – ha detto Lissner – sarà nominare un vicepresidente e un sovrintendente. Il sovrintendente sarò io».

L’impegno fondamentale assunto dal numero uno della Scala è quello di accompagnare il teatro all’Expo 2015. «A partire dal momento in cui ti rendi conto che tutti i dipendenti della Scala sono con te – ha detto Lissner  – che credono nel tuo progetto artistico, che il dialogo sociale poco a poco si è affermato, con difficoltà ma sempre meglio, allora dici "bene, continuo"».

Lissner ha aggiunto con soddisfazione che la Scala «dovrebbe fra poco essere nominata teatro nazionale dell’opera, cioè avere un’autonomia finanziaria» e si è rallegrato per il suo «quinto bilancio chiuso in parità». «Ho ottenuto anche – ha aggiunto – con Daniel Barenboim, Zubin Mehta, Gustavo Dudamel, Esa-Pekka Salonen, Daniele Gatti, Pierre Boulez o Antonio Pappano, la presenza dei più grandi direttori del mondo, che saranno con noi nei prossimi anni». 

MILANO – 18 NOVEMBRE – Rinnovato oggi il consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala. Entrano a farne parte per la prima volta il presidente di BpM, Massimo Ponzellini, l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Corrado Passera (foto), il presidente della Fondazione Banca Monte di Lombardia, Aldo Polie e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Confermati, il finanziere Francesco Micheli, l’a.d. di Eni Paolo Scaroni, il presidente del Gruppo Sec, Fiorenzo Tagliabue e il presidente di Promos, Bruno Ermolli che è anche stato confermato vicepresidente. Del CdA fanno altresì parte di diritto il sindaco di Milano, Letizia Moratti e il sovrintendente del teatro, Stephane Lissner.

Il prossimo 14 dicembre si riuniranno nuovamente sia il consiglio di amministrazione che l’ assemblea dei soci, che dovrà approvare il bilancio, in pareggio per il quinto anno consecutivo. 

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1 trimes 06(111)

29 Comments

  1.  Sciopero il 7 dicembre 2009?come  quelli del 2008,2007,20006 2005 ecc.ecc.?Per favore non facciamo ridere!

    Commento by anonimo — 13 Novembre 2009 @ 13:43

  2. E’deprimente leggere gli interventi;non si capisce chi e perchè e  riguardo a cosa è pro o contro. Sono un ritardato oppure le idee che circolano non sono chiare? Ma l’effetto collaterale è una pericolosa propensione a ritenere che i vari Brunetta e Bondi abbiano qualche motivo per esprimere i giudizi che danno sul mondo dello spettacolo.Meditate amici,meditate!

    Commento by anonimo — 16 Novembre 2009 @ 11:56

  3. condivido quest’ultimo commento.
    va bene rispettare l’anonimato e non obbligare nessuno a registrarsi almeno con un nick ma sarebbe bene che ciascun commentatore facesse capire esattamente chi è e da che parte sta, altrimenti è tutto un "noi" e "voi" che non permentte a chi non è addentro (e forse anche a chi lo è) di capire nulla, né i termini del dibattito, né le varie posizioni.
    non capisco che cosa costi a ciascuno firmarsi come, che so, "un corista della Scala", "un lavoratore di Torino", "una sarta di Bologna" e via dicendo.
    la sensazione generale, vista da chi lavora nello stesso settore da precario o free-lance, che dir si voglia, è che sia in corso una specie di guerra fra poveri e meno poveri abilmente scatenata dai ministri vari del nostro inetto governo al fine molto semplice di sfasciare tutto come stanno facendo nella scuola, nella sanità, nei trasporti e in qualsiasi altro settore in cui vi sia, o vi sia stato, un qualche intervento dello stato a livello economico e/o gestionale.

    la questione vera da porre sarebbe quella del senso di questi finanziamenti e della responsabilità degli artisti nei confronti di queste spese che dovrebbero andare a finanziare attività che siano per tutti i cittadini (e nel caso degli Enti Lirici ahimé non lo sono, destinate altresì a una minoranza).
    e inoltre del rispetto nei confronti di tutti gli altri lavoratori intermittenti che non godono di tutti i diritti che hanno gli altri e neppure possono lottare per acquisirli, costantemente ricattati come sono, spesso da quegli stessi Enti di cui voi fate parte e molto spesso al fine di sostituire in vario modo, lavoratori regolarmente assunti e per varie ragioni assenti o inefficienti.

    cordiali saluti, "un lavoratore dello spettacolo precario".

    Commento by lavitaagra — 16 Novembre 2009 @ 15:05

  4. In questi ultimi anni sembra essere ritornati alla preistoria ma se ti giri intorno vedi che ci sono ancora animi nobili, che gli ideali non si sono spenti e ci sono tante persone che sperano in un mondo migliore… e la musica che esprime quello che non si può dire con le parole e quello che non può rimanere nel silenzio (come disse Victor Hugo) è la nostra speranza. C’è ancora chi lotta per questa nel nulla dell’arroganza di chi non capisce. Oggi si aprono conservatori, si aprono licei musicali, si moltiplicano le accademie ma diminuiscono le orchestre. Si mortificano le professionalità artistiche per bilanciare i conti. I teatri annaspano alla ricerca di ricette contabili di fronte all’impossibilità di sostenere i costi necessari per produrre e lo Stato dimentica il valore del patrimonio immenso che possiede. Non c’è pace per i nostri teatri e non ci sarà finchè non cambierà la mentalità di coloro che li governano dall’alto. Bisogna avere il coraggio di sostenerli e di valorizzarli. Invece si fa a gara per far emergere unicamente un messaggio negativo rispetto alla validità e al servizio che rendono i lavoratori dei teatri in quanto gli stessi vengono considerati stipendifici e non portatori di un bene per la collettività. D’altronde è chiaro l’intento del Governo con i tagli operati e con i mille veti  e norme che intende inserire: e cioè quello di mettere i teatri con le spalle al muro impedendo di fatto ogni possibilità di crescita artistica e di produttività a meno che non si tagli dove è più alta la spesa e cioè quella del personale. Anche tagliando le produzioni (cosa questa avvilente ed inconcepibile perché fa venir meno lo scopo primario del teatro) non è possibile far quadrare i conti già di per sé dovunque in rosso considerato che negli ultimi anni si è verificato un costante regresso nel finanziamento statale. Un’opera lirica o un balletto non possono andare in scena senza le masse artistiche (dall’orchestra, al coro, al ballo, ai maestri collaboratori secondo la tipologia di spettacolo presentata), i macchinisti, gli attrezzisti, i sarti, i truccatori, i parrucchieri e ancora tante altre entità di personale che possono sembrare superflue a chi sconosce la materia ma che sono indispensabili per consentire alla fine la fruizione dello spettacolo al pubblico. Il personale stabile delle Fondazioni negli ultimi vent’anni, contrariamente a quanto si vuole fare emergere, si è molto assottigliato: molti posti dell’organico stabile riconosciuto sono adesso coperti da personale con contratto a tempo che si ritroverà a breve a non poter più contare sulla certezza di uno stipendio mensile e, per alcuni, anche meno che mensile. A questa categoria di precari, tra l’altro, altamente specializzata,  non si potranno dare più garanzie di lavoro certo considerata la crisi finanziaria in atto.
    Come si può non urlare ai quattro venti che il personale dei teatri è spesa produttiva indispensabile e che la musica, l’opera lirica, il balletto e tutte le arti in generale non possono essere considerati costi ma servizi per la collettività?
    Si potrebbe fare tanto per migliorare le cose, per evitare questi continui scontri e credo che nessun dipendente del teatro si tirerebbe indietro se il clima accusatorio che si respira fosse diverso, se ci fosse migliore informazione, maggior rispetto del lavoro che viene fatto. Né si può dire che in altri campi emerga un livello di esempio migliore. Dalla politica all’imprenditoria, all’informazione, allo sport, al commercio ognuno tira l’acqua al proprio mulino. Mancano i progetti, mancano le riforme, mancano le normative, mancano personalità di livello. Lo spettacolo dal vivo ha bisogno di certezze, di equità di vedute, di chiarezza, di supporto, di rivisitazione, di prospettive, di confronto equilibrato, di gente competente ai propri vertici e di impegno per il futuro. I tagli dei finanziamenti lo hanno messo al tappeto ma non è colpendo con la scure il personale delle Fondazioni ed additandolo come il principale colpevole dei deficit dei teatri che si risolvono i problemi. A questo punto ci si deve chiedere se bastano quattro o cinque produzioni l’anno per continuare ad esistere? Ma forse per l’attuale destra sarebbe meglio che i teatri non esistessero più in quanto costano troppo perciò la logica deduzione di questa gente incompetente è che ci si può ritenere ugualmente soddisfatti con intrattenimenti più tecnologici  e di svago che portano nelle tasche altrui maggiori soldini in termini commerciali, pubblicitari, di visibilità e di audience.   

    inviato da: abigaille

    Commento by AutoOrgScala — 16 Novembre 2009 @ 21:57

  5. Per AnnaLotta.
    I delegati reduci da Bologna raccontano ciò che fa loro comodo.Alcuni delegati di altri  teatri avevano proposto di manifestare tutti il 7 dicembre in Piazza della Scala. Proposta bocciata dai ns per spararla più grossa (si sa che quando la spari grossa è perchè poi vuoi rinculare nel tuo orticello) proponendo di OCCUPARE IL MINISTERO.
    Sappiamo tutti che di questi tempi non arrivi nemmeno a cento metri d a un ministero che ti hanno già massacrato.
    Non si capisce poi, se c’è tutta questa vogla di rivoluzione, perchè non si occupa la Scala ? E’ molto più facile (la gente è già dentro e non devi sfondare nessun cordone di polizia) e da una risonanza mediatica maggiore a livello internazionale di un ministerucolo che nessuno si infila.
    La verità è che i delegati scaligeri vogliono la firma del ccnl" purchè sia" e la riforma per scaricare tuti gli altri convinti di trarne chissà quali benefici.
    In realtà, anche per loro, la riforma sarà una mannaia che si abbatterà sui diritti e sui salari  come per tutti gli altri.
    Lo capiamo o no?

    Se non ci firmiamo è perchè Alla Scala c’è un clima intimidatorio imposto dalla direzione che si esplicita in provvedimenti disciplinari a iosa, emarginazione del dissenso, dequalificazione professionale e vessazioni varie. Questo con l’avallo di un sindacato  completamente asservito.

    Commento by anonimo — 17 Novembre 2009 @ 05:46

  6. L’idea di occupare la Scala è suggestiva ma cade in un momento molto sfavorevole.
    Per prima cosa Bondi si è presa una cotta per la Scala e bisogna guardarsi dal turbare l’idillio e  vedere di approfittarne,se possibile,prima che certi amori  si indirizzino altrove.
    C’è poi da considerare lo stato di grazia di Lissner,novella Juditha 
    Triumphans, il quale resterà alla Scala fino al 2015  Expo,ha fatto imbarcare banchieri su banchieri,partorirà un direttore artistico dopo una lunga gestazione e per la quinta volta ha pareggiato il bilancio ( detto per inciso,qualcuno può spiegarmi come è possibile che un bilancio  finisca sempre con  un pareggio     come una partita di calcio un pò taroccata? mah….!).
    Anche sul fronte giudiziario Lissner ha trionfato;ha risolto brillantemente il problema dell’amianto e inoltre,sul filo di lana, ha visto archiviata,grazie alla concessione,alla buon’ora, del certificato di prevenzione incendi , previo pagamento di un paio di sanzioni amministrative e qualche ritocco al teatro,  quella  faccenda,sollevata da un improvvido spettatore un paio d’anni fa, delle indagini della Procura sulla sicurezza del teatro,indagini  che erano avviate  verso la richiesta di rinvio a giudizio.
    E quindi dato un Sovrintendente abile,capace ,accorto,fortunato,dato un Teatro finalmente sicuro , amato da potenti e davvero primo al mondo,c’è chi pensa di occuparlo  profanandolo?Scherzo o follia?
    Un umile frequentatore,nulla più.

    Commento by anonimo — 17 Novembre 2009 @ 15:40

  7. Sciopero! ….I wanna be on Strike !!!!

    Commento by anonimo — 19 Novembre 2009 @ 10:56

  8. Marta,
    a Milano c’è già un Teatro Nazionale,è in Piazza Piemonte, caso mai volessi  andare a vedere come hanno ristrutturato e in quanto tempo e con quale spesa un teatro che non aspira a sopravvivere di FUS;poi corri alla Scala, dove penso tu sia di casa,girala per bene, platea,palchi e loggioni, esamina e valuta tutto ciò che la tua intelligenza può spassionatamente considerare,immaginando di essere uno spettatore ,e capirai il futuro.

    Commento by anonimo — 19 Novembre 2009 @ 15:22

  9. Carissimo 32 perdona la mia ignoranza, non sarà mai nulla paragonata alla tua immensa presunzione.
    bilancio 2008 (quello del quale il Ministero pubblica i dati che tu assurgi a fondamento dei tuoi sproloqui):
    contrbuti da fondatori alla gestione:
    Stato 37296
    Regione Lombardia 1000
    Comune di Milano 7334
    Provincia di Milano 2700
    totale     48330

    altri fondatori privati 22402

    ricavi del teatro: 43607

    totale 114339

    Detto ciò spiegami perchè io dovrei coprire i costi coi soli finanziamenti pubblici quando altri soggetti (visto che sono Fondazione di diritto privato) partecipano finanziariamente alla gestione e io contribuisco con la mia attività alla formazione dei ricavi?
    per quanto concerne il break even point è esattamente il contrario di quel che dici tu: i contributi pubblici esistono perchè nessuna fondazione lirico sinfonica riuscirebbe mai a raggiungerlo con i soli ricavi della produzione (così si calcola, ripassa elementi di ragioneria) compreso il teatro alla Scala che però è l’unico Teatro in Italia che nel computo dei ricavi, tra quelli propri e i contributi dei privati, supera di un bel po la quato pubblica, infatti:
    Fonti di finanziamento
    pubblici 44.9
    privati 15.6
    sponsor 7.2
    biglietteria 22.6
    altri ricavi (vendita spazi pubblicitari, bar, cessione diritti tv, dvd, ecc) 9.7

    ne deriva
    pubblici 44.9
    privati e Scala 55.1

    Prima di sparare PENSA, prima di dire, di giudicare, prova a PENSARE!!!!

    Commento by anonimo — 23 Novembre 2009 @ 14:26

  10. caro 42 anche tu ti ostini a considerare solo i contributi pubblici, ma perchè?
    Se vuoi considerare solo l’endowment (credo intendessi questo) dovresti sottilineare public endowment perchè anche il private endowment concorre a formare i proventi da donazioni. Il punto è che vi ostinate a fare un’analisi di bilancio basata solo su un unico dato: il finanziamento pubblico. E’ come se un negozio di abbigliamento volesse far quadrare i conti considerando solo le entrate provenienti dalla vendita di cravatte. Che senso ha? Tu potrai obbiettare che i costi del personale hanno bisogno di una copertura stabile. Sono d’accordo, ma con la legge sulle fondazioni l’unico cotributo sul quale non si può proprio fare affidamento è quello pubblico. A me spiace per le realtà minori perchè la legge sulle Fondazioni è stata una mannaia proprio perchè ha tagliato i contributi pubblici senza che i Teatri avessero la capacità di attirare i privati. Unica eccezione: la Scala. Ora se volete dire che la legge sulle Fondazioni che portato al processo di privatizzazione dei teatri sono PIENAMENTE d’accordo, ma se, subdolamente, cercate di accusare la Scala di essere un Teatro malato perchè riesce a sopravvivere più che egregiamente grazie ai privati (la legge ha previsto questo) trovate un muro.
    Uniti per la cultura a finanziamento pubblico: sono d’accordo.
    Criticare la Scala per dimostrare il fallimento di un modello (quello delle fondazioni) non sono prorpio d’accordo.
    Cerchiamo di essere solidali e non attaccare con argomentazioni fallaci e del tutto prive di criterio e cito" siete l’unico teatro al MONDO che a livello di endovement (credo sia endowment) ha il punto di pareggio in negativo. A parte, come dicevo prima, che parli solo di public endowment (chissa perchè) e comunque già in Italia c’è un altro Teatro come noi che è l’ARENA di Verona (è strano che i due teatri che fanno più spettatori l’anno abbiano maggiori costi del personae!?), figurati nel mondo.
    Ma lasciate stare di attaccarci che non avete proprio niente da dire, lottiamo contro chi vuole togliere soldi alla cultura, TUTTA LA CULTURA, non solo la lirica, per questo vale la pena darsi da fare.

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