VOGLIAMO GLI ALBERI!
VOGLIAMO ABBADO!
VOGLIAMO IL TEATRO ALLA SCALA PUBBLICO!
NON VOGLIAMO UN COMUNE CHE E' IN CONTRASTO CON IL PROGETTO A FAVORE DELL' AMBIENTE DI MILANO, VOLUTO DA ABBADO E PROMESSO A TUTTI I CITTADINI MILANESI CHE LO HANNO CONDIVISO!
NON VOGLIAMO UN COMUNE CHE E' FORTEMENTE IN CONTRASTO CON LA CULTURA DEL TEATRO ALLA SCALA, SNATURANDOLA.
OGGI LA SCALA, INSIEME A TUTTI GLI ALTRI TEATRI DEL NOSTRO PAESE RISCHIA DI PERDERE LA SU FUNZIONE PRIMARIA: FARE E TRASMETTER CULTURA .
NON VOGLIAMO IL DECRETO BONDI PERCHE' MERCIFICA E UCCIDE LA LIBERA ESPRESIONE ARTISTICA CHE SOLO IL FINANZIAMENTO PUBBLICO PUO' GARANTIRE E CHE INVECE GOVERNO E CDA SCALA VOGLIONO RIBALTARE PRIVATIZZANDOLA, PRECARIZZANDO IL PERSONALE, BLOCCANDO CONTRATTI, CONCORSI, ASSUNZIONI E RIDUCENDO GLI STIPENDI.
QUESTA CITTA' DEVE REAGGIRE!
ABBADO, CI SPIACE TANTO, RIPENSACI!
vedi anche
PETIZIONE PERCHE' IL COMUNE DI MILANO REALIZZI IL PROGETTO DI RENZO PIANO
http://www.facebook.com/group.php?gid=111110478929556&v=wall
FIRMATE QUI: http://bit.ly/petizione_alberi_milano
Scala, Moratti a fianco di Lissner
“Chiediamo di emendare il decreto”
L’annuncio del sindaco: "Insieme a Lissner chiediamo almeno soluzioni al blocco dei contratti" di PAOLA ZONCA
Mentre i lavoratori continuano la protesta contro il decreto di riordino delle Fondazioni lirico-sinfoniche, i vertici della Scala chiedono al ministero dello Spettacolo di trovare una pronta soluzione almeno sul problema dell'occupazione. A rivelarlo è il sindaco e presidente della Scala, Letizia Moratti, che per la prima volta interviene nella vicenda che ha già sollevato un polverone in tutta Italia: "Stiamo valutando con il ministero, insieme con il sovrintendente Stéphane Lissner e col vicepresidente Bruno Ermolli, alcuni emendamenti che consentano ai teatri di avere maggiore autonomia". Vale a dire: si chiedono delle modifiche che permettano alla Scala di rinnovare al più presto il contratto a un centinaio di dipendenti a tempo determinato, indispensabili per mantenere la produttività a livello della stagione in corso.
Anche Lissner conferma: "La Scala, con il suo Cda, ha chiesto al governo di trovare le soluzioni, le più veloci possibili, sul tema dell'occupazione, che è essenziale per il nostro teatro e che rappresenta la cosa più urgente per mettere i lavoratori in condizione di affrontare la prossima stagione". Come da copione la Moratti ("finalmente si è ricordata di essere presidente del teatro e primo cittadino" commentano i rappresentanti sindacali) ha aggiunto che "la Scala è conosciuta e amata come nessun altro teatro lirico al mondo, un orgoglio per Milano, per la Lombardia e per l'Italia" e che "è stata gestita in maniera eccellente, tanto che da accrescere il suo patrimonio negli anni". Dunque: il decreto-legge è stato emanato come strumento di sostegno per le Fondazioni in difficoltà, "condizione che non appartiene al teatro milanese".
Alla Scala, però, non si ferma la rivolta contro il provvedimento. Ieri sera l'ultima recita del Simon Boccanegra di Verdi è iniziata con quindici minuti di ritardo. Prima che Daniel Barenboim facesse partire la musica, è stato letto un comunicato in italiano e in inglese sulle ragioni che hanno portato allo sciopero di martedì scorso e che faranno saltare la prima del Rheingold del 13. Tutti in palcoscenico con la coccarda gialla, Placido Domingo e gli altri artisti compresi, per significare che la cultura va sostenuta. C'è stato qualche buu all'inizio, ma poi applausi anche al rientro dell'orchestra in buca al secondo atto. Per tutta la rappresentazione il sipario non si è mai chiuso e i cambi di scena e di atto si sono svolti a vista, in modo da mostrare al pubblico il prezioso lavoro dei tecnici senza i quali gli spettacoli non potrebbero andare in scena.
ma si può sapere cosa c'entrano gli alberi coi problemi dei lavoratori?lottiamo per barenboim e abbado o per il lavoro?è prudente aprire un contenzioso contro il comune di milano?speriamo che arrivi presto la scadenza di questa sovrintendenza, ormai siamo sotto-scala…
Commento by anonimo — 8 Maggio 2010 @ 19:57
è un invito ad Abbado a non fare un concerto -beffa. Beffa perchè mentre tutti aplaudiranno a fine concerto, i suoi alberi intanto non veranno piantumati e contemporaneamente molti lavoratori verranno piantumati a casa e gli altri che rimangono , l'organico ,verrà lasciato deperire poco a poco . Ecco diventa il concerto di inaugurazione di questa parabola discendendente della Scala che culminerà con la sua totale privatizzazione e la trasformazione da teatro di produzione in teatro contenitore di ospitalità, magari dall'estero , magari dalla francia come già avviene in parte adesso 8 stan già facendo le prove generali). Il sogno del nostro sovrintendente s realiza .L'autonomia del fare il cazzo che gli pare. Importare è ai suoi amichetti e alle sue cricche dispensare gran parte della torta e lasciare alla ciurma che rimane dell'organico che resisterà il resto delle briciole Sindacato sempre più depotenziato( per decreto) per non dire altro.Te la senti Abbado di inaugurare questa nuova fase già scritta o ti unisci ai lavoratori in lotta per ribaltarla. Tanto lo sappiamo che il cinema che sta facendo lissner e moratti è per rubare la scena al protagonismo dei lavoratri in lotta e alla loro creatività che sta incrinando il granitico potentato che dal c.d.a. alla direzione e al governo ha organizato sto bel progettino di"riforma" medievale.
Commento by anonimo — 9 Maggio 2010 @ 09:08
quel che lascia perplessi è l'inconsistenza della Sovrintendenza in questa battaglia.in altre città (come diceva Musetta in un post precedente) sono partite verso il ministero telefonate infuocate, e grazie alla loro autorevolezza la Scala non ha ricevuto alcuno status specifico. a queste strategie (vedi Firenze, che oggi festeggia la proprioa centralità nella lotta, e allo stesso tempo ha ottenuto un canale privilegiato col sottosegretario) nessuno sa opporsi in Scala.manca – eccome se manca – la figura di un direttore musicale che ci metta la faccia e faccia le telefonate giuste lì dove contano (come i Mehta, i Noseda, i Muti hanno fatto da ltre parti).se il sovrintendente si ostina a non mollare il potere e a osteggiare l'unico candidato degno, serio, leale e umile: beh, allora è il caso che il Cda intervenga. e presto!
Commento by anonimo — 9 Maggio 2010 @ 09:33
Scusa sai,ma quale sarebbe l'unico candidato degno, serio, leale e umile ??
Commento by anonimo — 9 Maggio 2010 @ 09:50
da una amicaCorina Kolbe
In questi mesi mi sono chiesta più volta perché l'appoggio pubblico per Claudio Abbado e Renzo Piano sia stato così scarso. Le associazioni per la tutela dell'ambiente per esempio hanno alzato la voce soltanto dopo il no definitivo del comune. Così almeno sembra a chi segue la vicenda dall'estero. Abbado avrebbe certamente apprezzato un ampio coinvolgimento della società (e magari anche una presa di posizione di alcune istituzioni musicali)….
Commento by AutoOrgScala — 9 Maggio 2010 @ 12:59
da una amicaCorina Kolbe
In questi mesi mi sono chiesta più volta perché l'appoggio pubblico per Claudio Abbado e Renzo Piano sia stato così scarso. Le associazioni per la tutela dell'ambiente per esempio hanno alzato la voce soltanto dopo il no definitivo del comune. Così almeno sembra a chi segue la vicenda dall'estero. Abbado avrebbe certamente apprezzato un ampio coinvolgimento della società (e magari anche una presa di posizione di alcune istituzioni musicali)….
Commento by AutoOrgScala — 9 Maggio 2010 @ 12:59
da "Tuscana.Indyemedia"
Puerile, infantile, capricciosa, incomprensibile. Questi gli aggettivi con i quali Jack Lank in rappresentanza del governo francese ha bollato la decisione di Bondi di boicottare Cannes perché in programma c'è Draquila, il film della Guzzanti che parla male di Silvio.
Bondi, bruciato sul tempo dalla collega Brambilla, ha dovuto improvvisare il colpo di reni per recuperare la primazia tra gli apologeti del capo e ha esagerato, anche per gli standard del peggior governo dall'unità d'Italia. Infantile Bondi lo è davvero. Servile, untuoso, negli anni non ha perso occasione per segnalarsi come un bamboccione ancora a carico di Silvio e ogni volta che si è distaccato dalle eulogie per il capo è riuscito a coprirsi di ridicolo. Che un tizio del genere sieda a capo della cultura italiana è davvero un segno dei tempi, nei quali la cultura è un inutile orpello che rallenta e complica il fluire dei messaggi pubblicitari e l'affermazione del non-pensiero unico. Travestito malamente da poeta, tanto da risultare infine il giullare di corte, Bondi non è un politico che brilli per intelligenza, se non per l'utilissima intelligenza tattica che lo ha portato a posizionarsi all'ombra di Silvio, dove un uomo senza qualità come lui può brillare di luce riflessa limitandosi a strisciare ai piedi del capo. Luogo in cui ha trovato anche l'amore di una simile, una yes-woman, alla quale lo legano l'amore per i cani e per il potere. Non sappiamo ancora se le sue buffonate porteranno allo scoppio di una crisi politica con la Francia, così come non sappiamo se le simili stronzate di Bertolaso ci attireranno le ire degli Stati Uniti, ma possiamo essere sicuri del fatto che, al momento, la cultura italiana è rappresentata da un buffone incapace, ignorante e immaturo.
Commento by anonimo — 9 Maggio 2010 @ 19:01
da "Tuscana.Indyemedia"
Puerile, infantile, capricciosa, incomprensibile. Questi gli aggettivi con i quali Jack Lank in rappresentanza del governo francese ha bollato la decisione di Bondi di boicottare Cannes perché in programma c'è Draquila, il film della Guzzanti che parla male di Silvio.
Bondi, bruciato sul tempo dalla collega Brambilla, ha dovuto improvvisare il colpo di reni per recuperare la primazia tra gli apologeti del capo e ha esagerato, anche per gli standard del peggior governo dall'unità d'Italia. Infantile Bondi lo è davvero. Servile, untuoso, negli anni non ha perso occasione per segnalarsi come un bamboccione ancora a carico di Silvio e ogni volta che si è distaccato dalle eulogie per il capo è riuscito a coprirsi di ridicolo. Che un tizio del genere sieda a capo della cultura italiana è davvero un segno dei tempi, nei quali la cultura è un inutile orpello che rallenta e complica il fluire dei messaggi pubblicitari e l'affermazione del non-pensiero unico. Travestito malamente da poeta, tanto da risultare infine il giullare di corte, Bondi non è un politico che brilli per intelligenza, se non per l'utilissima intelligenza tattica che lo ha portato a posizionarsi all'ombra di Silvio, dove un uomo senza qualità come lui può brillare di luce riflessa limitandosi a strisciare ai piedi del capo. Luogo in cui ha trovato anche l'amore di una simile, una yes-woman, alla quale lo legano l'amore per i cani e per il potere. Non sappiamo ancora se le sue buffonate porteranno allo scoppio di una crisi politica con la Francia, così come non sappiamo se le simili stronzate di Bertolaso ci attireranno le ire degli Stati Uniti, ma possiamo essere sicuri del fatto che, al momento, la cultura italiana è rappresentata da un buffone incapace, ignorante e immaturo.
Commento by anonimo — 9 Maggio 2010 @ 19:01
un sogno che non meritiamo
La lettera di Ermanno Olmi sulla questione delle 90 mila piante chieste dal maestro Abbado per tornare
La questione dei 90 mila alberi a Milano è stata una solenne presa in giro. Ma la cosa meriterebbe espressioni ben più colorite. Tutti ricordano la solennità e l'enfasi dell'annuncio fatto dal sindaco Letizia Moratti assieme al Maestro Claudio Abbado. E la soddisfazione di chissà quanti milanesi che subito hanno vagheggiato viali da sembrare i Campi Elisi.
E parchi come a Vienna o a Sofia, da Praga a Barcellona e in tutte le grandi capitali europee. E ancora ci sono tracce consistenti nella Roma storica. E Milano? È inutile tentare di rintracciare colpevoli. La realtà è che una città come Milano che è sempre stata esempio di accoglienza, non riesce a dare ospitalità a qualche alberello da piantare in piazza del Duomo, in un fazzoletto dì terra non più grande dell'appartamento di un ricco
Gli oppositori si impuntano nell'affermare che il sottosuolo di piazza Duomo è tutto un intrico di cavi e canalizzazioni di vari servizi essenziali e che le radici degli alberi potrebbero insidiare e comprometterne il buon funzionamento. Sono tutte balle. Se passate nelle zone della borghesia milanese, provate a volgere lo sguardo all'insù e vedrete spuntare dalla cima di molti palazzi vistosi ciuffi di verde. Sono le terrazze «coltivate » dai milanesi più fortunati e avveduti: giardini con ogni sorta di piante e orti, dove addirittura lussureggianti piante di ulivo producono frutti da ricavarci un olio squisito!
Come ha saputo fare Roberto Abbado (guarda caso, anche lui eccellente direttore d'orchestra e nipote di Claudio). E non mi risulta che le radici dei suoi ulivi, dopo tanti anni, abbiano avvinghiato e frantumato i muri dell'appartamento dell'inquilino del piano di sotto. Il centro di Milano è bello per i suoi palazzi monumentali, ma è un paesaggio di pietra che non racconta la bellezza delle stagioni. La fisionomia di paesaggio reale è sempre lo specchio del paesaggio morale di chi lo abita.
Sono testimone — per la passione con cui me ne ha parlato — dell'amore che il Maestro Abbado porta alla sua città e sono anche convinto della buona fede del sindaco signora Moratti al momento del patto dei 90 mila alberi per il ritorno del Maestro alla Scala. Ma il sogno è durato poco. A ogni controversia sulla dislocazione degli alberi, si diminuiva la quantità e adesso sono ridotti più o meno a un centinaio. E anche questi chissà quando troveranno un angolo ospitale
Ma perché questo fallimento? Non so se ci sono stati tradimenti e trame contrarie. È possibile, ma nonostante le ladronerie alla luce del sole di molti rappresentanti istituzionali, io continuo a confidare negli onesti, che sono i più e fanno il loro dovere. Tuttavia, qualsiasi sia la causa, la ragione vera è che questi alberi noi non ce li meritiamo. Perché non li amiamo. Ci siamo abituati alla loro assenza e non li riconosciamo nemmeno più. Li abbiamo soltanto classificati assegnando agli alberi le medesime categorie sociali con cui si distinguono le nostre società. Cosi che ci sono alberi aristocratici, alberi plebei e piante infestanti. Che sarebbero una sorta di arbusti clandestini da recidere subito. Perché anche un solo filo d'erba selvatica può spaccare l'asfalto.
E pure, ogni pianta, ogni albero ha il suo nome e una funzione che ci aiuta a vivere. Sono necessari per il nostro bene e non solo come ornamento. Gli alberi ci tengono compagnia, sono amici nei momenti di solitudine.
La mia città di riferimento rimane sempre Milano, dove sono cresciuto fin dalla prima infanzia. Sono grato a questa città che mi ha formato, educato al lavoro e mi ha dato la opportunità di realizzare i miei sogni. Da un po’ di anni vivo in montagna.
Qualche volta mi capita di sedermi dietro casa a leggere. Ogni tanto mi distolgo dalla lettura e levo lo sguardo alla contemplazione del bosco e mi pare che ci sia più saggezza in quei vecchi abeti che nelle pagine del libro
Ermanno Olmi 12 maggio 2010
Commento by AutoOrgScala — 12 Maggio 2010 @ 17:41
reagire si scrive così
Commento by anonimo — 12 Maggio 2011 @ 08:26
I love the title of this post (and its content of crsuoe).I come from Newfoundland where its not uncommon to hear He’s some smart b’y which means He’s very smart in our local dialect.This is a great feature that lowers the client-code authoring cost of using Option. Minimal though it may be it definitely has a cognitive friction that this feature basically totally removes.Thank you
Commento by Jithin — 11 Luglio 2013 @ 11:16
Фасадная штукатурка
LA SCALA E GLI ALBERI DI ABBADO- Moratti e Lissner, alcuni emendamenti ? « Il Sottoscala
Trackback by Фасадная штукатурка — 15 Novembre 2020 @ 03:54