Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

7 Maggio 2012

Scala, caccia al socio privato

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Scala, caccia al socio privato  «Servono fondi per il teatro»

La scelta di Podestà e l’urgenza delle nomine. Il valzer dei consiglieri. Polemiche per l’uscita di Micheli dal cda. «Un errore»

Roberto Bolle e Svetlana Zakharova (Ansa)Roberto Bolle e Svetlana Zakharova (Ansa)

La caccia al nuovo socio privato (o soci, se la Provincia si sfila, ma tra oggi e domani si saprà), i fondi, lo statuto, i sindacati divisi, il contratto nazionale, il bilancio. E, soprattutto, i consiglieri di amministrazione. Quelli nuovi e quelli vecchi, quelli da rinnovare e quelli lasciati a casa (non senza polemiche, soprattutto in merito alla sostituzione di Francesco Micheli). Scala, si apre un’altra settimana difficile per il teatro più importante del mondo. Primo appuntamento e prima questione: il ruolo di Palazzo Isimbardi come socio fondatore dell’istituzione e «super contribuente» da tre milioni di euro all’anno. Già nei giorni scorsi il presidente Guido Podestà aveva confermato l’impegno a rimanere nel board scaligero «fermo restando il patto di stabilità e i problemi di bilancio». Tradotto: restiamo se ci sono i soldi. Nel giro di 48 ore – mancano un passaggio tecnico e uno politico – dovrebbe sciogliersi il nodo, ma ieri Podestà sembrava (leggermente) più possibilista del solito: «Siamo consapevoli dell’importanza culturale del Teatro alla Scala, vero biglietto da visita di Milano e dell’Italia nel mondo. Siamo in fase di revisione di un bilancio non facile. Ma sono ottimista nel ritenere di poter dare una soluzione tra lunedì e martedì».

Attesa. E speranza. Tutti si augurano che la Provincia confermi il suo impegno. Anche perché, in caso contrario, sarebbero due i soci fondatori (con capitale base da sei milioni di euro) da trovare. Già per uno la ricerca è cominciata da un pezzo. Tra i nomi che girano, quello della Mapei di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. O di Tod’s e Telefonica, entrati alla Scala l’anno scorso. E anche in questo caso – preziosa la regia del vicepresidente della Fondazione, Bruno Ermolli – entro domenica dovrebbe arrivare una soluzione.
Capitolo consiglieri. Il giro di valzer in cda è già cominciato con le due nomine del ministro Lorenzo Ornaghi (l’imprenditrice Margherita Zambon e il vicedirettore amministrativo della Cattolica Alessandro Tuzzi) e si attende la riconferma di Giovanni Bazoli (Fondazione Cariplo), Paolo Scaroni (Eni), Aldo Poli (Banca del Monte di Lombardia) e Fiorenzo Tagliabue (Regione). Ma proprio sui nuovi nomi indicati dal ministero – e in particolare sulla sostituzione di Francesco Micheli – nel weekend si è scatenata la polemica. Da una parte i «micheliani», dall’altra gli «ornaghiani».

La prima a rimpiangere Micheli è Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai: «Uomo di grandissima competenza artistica e culturale. Ho come l’impressione che alcune nomine nel cda replichino esattamente quello che succedeva in passato». Riferimento neanche troppo velato allo spoil system . «In effetti – fa sapere Carlo Secchi profondo conoscitore della Scala – davamo tutti per scontata una riconferma di Micheli, visto l’ottimo lavoro che ha dimostrato di saper fare. Evidentemente il ministro ha una sua visione strategica che va rispettata». Mal di pancia nella Milano della musica, dell’arte, dell’economia. Anche se sono in molti a difendere Ornaghi «per la ventata di aria fresca che ha portato alla Scala e per l’ottimo lavoro sulla città». Doppia visione. E da Firenze arriva il commento del maestro Zubin Mehta, protagonista del Maggio musicale: «Stimo molto il dottor Micheli come grande mecenate delle arti».

Annachiara Sacch i 7 maggio 2012 | 9:46

25 Aprile 2012

Il nuovo statuto e il gioco delle carte del Cda.

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Notizie varie dalla stampa

II Ministro Ornaghi al Teatro alla Scala ha incontrato la presidenza della Fondazione ed il Sovrintendente a seguito della concessione dell’autonomia e dell’approvazione dello Statuto.

Bruno Ermolli  il vice presidente è impegnato nel lavoro di fund raising. Il nuovo Cda arriverà entro maggio e la settimana prossima si conosceranno i nuovi membri disegnati dal Mibac . I due consiglieri adesso in carica Ponzellini e Micheli rimarrebbero fuori.

McKinsey che parla di gestione non proprio efficiente.

Il Cda in scadenza ha finalmente visto il rapporto McKinsey sui conti del teatro. Le osservazioni degli americani: aumentare l’efficienza, costi fissi troppo alti. E i suggerimenti: razionalizzare e rivedere il contratto dei dipendenti. Mica poco, anche se la palla ormai passa di mano al prossimo cda. E proprio sul nuovo board restano dei dubbi, non solo su chi sarà il nuovo socio privato, ma anche sulla presenza della Provincia di Milano (il cui contributo non compare nel budget 2012). Replica Palazzo Isimbardi: «Stiamo compiendo un’analisi seria sulla possibilità di mantenere la nostra presenza in base ai vincoli dettati dal patto di stabilità». Mistero anche sui nomi dei due consiglieri del ministero.

Governo e enti locali si preparano a indicare i nomi dei nuovi rappresentanti del consiglio di amministrazione, che passa da 9 a 11 (5 soci pubblici, oltre al sovrintendente e 5 privati).

I nomi dei rappresentanti del Mibac arriveranno nel giro di una settimana, la prima riunione del nuovo cda della Scala entro un mese: i termini temporali indicati dal sindaco e presidente della Fondazione Giuliano Pisapia per il nuovo board del Piermarini.

La grande incognita è rappresentata dalla Provincia che deve comunicare la sua decisione, anticipata da rumors che la danno uscente, se rimanere o uscire dal board. Attualmente Palazzo Isimbardi, rappresentato dal presidente Guido Podestà, siede come socio fondatore, a fronte di un contributo di 5,2 milioni di euro base più 1,5 annuali. Due le possibilità: uscire come socio fondatore ma rimanere come ente locale (mantenendo un posto nel cda) a patto di garantire il contributo di 3 milioni di euro per i prossimi tre anni. Se uscirà completamente lascerà il posto a un nuovo socio privato, che dovrà impegnarsi a versare dunque, all’ingresso, 6,7 milioni di euro( e 3 per tre anni)
Mistero sui nomi che sostituiranno i membri di nomina governativa Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm e Francesco Micheli. Un’unica certezza: «un ministro nomina i suoi rappresentanti e va quasi da s´ che un altro ministro ne nomini altri». Difficili, dunque, le riconferme. Ornaghi ha poi delineato l’identikit dei consiglieri ideali: «una persona di prestigio nella vita civile ed economica milanese, di comprovata esperienza e quindi di una certa età» e «una figura meno prestigiosa, nel senso di meno nota, più giovane e dal profilo essenzialmente tecnico».

Teatro alla Scalavedi sotto pdf dello statuto

Statuto

20 Marzo 2012

MAGGIO, OGGI L’INCONTRO PER DELINEARE IL FUTURO

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Maggio Fiorentino, oggi l’incontro per delineare il futuro cornata importante per il futuro MI del Maggio Musicale. Dopo l’annuncio dello stato di crisi da parte del cda, la proclamazione dello sciopero della Fials, la messa in scena di Anna Boleri, domenica, senza la presenza degli orchestrali, oggi ci sarà un incontro tra direzione dell’ente lirico e sindacati. L’incontro è fissato a mezzogiorno. I nodi da sciogliere sono diversi, soprattutto i lavoratori chiedono chiarezza sul futuro. In ballo tra l’altro 50 prepensionamenti e l’integrativo. Dopo l’incontro, ci sarà un’assemblea della Fials, il sindacato che raggruppa la maggioranza degli orchestrali. Lo sciopero sarà confermato o no? Il pubblico fiorentino domenica ha dimostrato attaccamento al Maggio applaudendo l’Anna Bolena seppure in forma ridotta.     GIORNALE DELLA TOSCANA

10 Marzo 2012

Permessi artistici e professionali: cessazione per l’esercizio di attività autonoma ?

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 Arteingiro
Enti lirici, Mibac, Fus e la riforma che s’ha da fare.
di Francesco Arturo Saponaro 10/3/12
Non è semplice capire, di primo acchito, chi abbia ragione e chi torto. Da una parte, orchestrali e coristi delle quattordici fondazioni lirico-sinfoniche italiane sono in subbuglio. Accanto a loro, molte istituzioni e associazioni medio-piccole, che spesso li ospitano nei loro cartelloni. Dall’altra parte, il Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), con una recente circolare della Direzione generale per lo spettacolo dal vivo, e per esso il sottosegretario in carica, che riaffermano i loro argomenti. Materia del contendere, la legge n 100 del 2010. Questa, all’articolo 3, dispone la cessazione di permessi artistici e professionali per l’esercizio di attività autonoma ai dipendenti delle fondazioni, dal 1 gennaio del corrente anno e fino alla stipula del nuovo contratto nazionale, scaduto da sei anni. Permessi che, secondo il ministero, comportano l’esigenza di riorganizzare orchestra o coro per sopperire alle assenze. nonché i costi dell’assunzione temporanea di eventuali elementi aggiunti. Il fronte opposto è sul piede di guerra, e per cominciare contesta l’aggravio economico, a suo dire salvaguardato dalla norma sulla concessione dei permessi. Si denuncia piuttosto una manovra ricattatoria del ministero, per imporre un contratto nazionale inaccettabile e perdente, in una strategia di attacco alle masse artistiche che addirittura intenderebbe smobilitare le orchestre italiane, lasciando spazio ai musicisti stranieri. È inoltre riaffermato il valore di arricchimento artistico dell’attività professionale autonoma, della quale poi le orchestre delle fondazioni in prospettiva beneficiano. I sindacati ricordano inoltre che, nella precedente legislatura, erano stati accantonati 18 milioni per il rinnovo del contratto. Ma, in questa legislatura, sono stati usati per altri scopi (non saranno per caso andati, ragionevolmente, a rimpinguare i precedenti, deprecati tagli al Fus?). Rimane comunque inspiegabile il ritardo della risposta sindacale, ben un anno e mezzo dopo l’approvazione della legge 100/2010. Il sottosegretario Roberto Cecchi, il 1 marzo in Parlamento, ha replicato alle infiammate interrogazioni. Da decenni, ha spiegato, i teatri lirici soffrono di un’endemica crisi economico-finanziaria, ormai insostenibile alla luce delle odierne difficoltà. Nei bilanci appaiono spesso patrimoni il cui valore dichiarato è inferiore al valore d’uso degli stessi immobili. In molti casi, i debiti raggiungono somme preoccupanti. E in più situazioni i conti economici espongono, in ogni esercizio, perdite ingenti. Per la verità, ma questo Cecchi non l’ha detto, una parte dei problemi si deve al forte ritardo e alle incertezze di cifre con cui finora è stato erogato il Fus (Fondo unico per lo spettacolo), dai governi di ogni colore. Il che costringe regolarmente i teatri alle forche caudine di onerose anticipazioni bancarie. Soprattutto, secondo il Mibac e il governo, il costo del personale costituisce il nocciolo del problema. Esso raggiunge ormai il livello di 314 milioni di euro l’anno, contro una quota di circa 300 milioni erogata dal Fus per tutto il settore. Perciò, ha sottolineato Cecchi, è imprescindibile una riforma del sistema e un contratto nazionale radicalmente nuovo, perché i contratti integrativi aziendali in vigore rendono la situazione insostenibile e ingovernabile: i vantaggi economici che ne derivano sono addirittura superiori anche al 50 per cento del valore del contratto nazionale. Il sottosegretario ha tuttavia concluso dichiarando la disponibilità del ministero a stralciare dalla contrattazione nazionale la materia dei permessi artistici, per concordare una rapida soluzione. Nell’insieme, una materia decisamente opaca e ingarbugliata. Arriverà finalmente una riforma che introduca più efficienza e trasparenza?
10/03/12 MATTINO
FONDAZIONI LIRICHE CONTRATTO PIÙ VICINO
II caso Fondazioni liriche  L’incontro Trattative sbloccate.
La Purchia: «Presto regole nuove anche sui permessi» qualche settimana fa, in occasione della presentazione di un cd di Aldo Ciccolini con íl gruppo di musicisti napoletani, saltò il concerto legato all’iniziativa. Alcuni dei musicisti, infatti, in orchestra al San Carlo, non avevano potuto ottenere il permesso ad esibirsi fuori dai ranghi. Dal primo gennaio, infatti, vige in tutt’Italia il blocco dei permessi artistici. Un fatto questo che, come nel caso di Napoli, ha frenato molti progetti cui erano stati chiamati a partecipare musicisti in organico nelle Fondazioni liriche. Tanti i casi cui dovrebbe trovare una soluzione ora il nuovo contratto nazionale di lavoro, le cui trattative sono riprese ieri a Roma nella sede dell’Agis, presenti i sovrintendenti dei maggiori teatri italiani e i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Fials del settore. «Sono molto soddisfatta, si è lavorato in un clima positivo, presto sarà formulato un diverso contratto collettivo nazionale di lavoro con regole nuove e più trasparenti anche sui permessi artistici», ha detto la sovrintendente del San Carlo, Rosanna Purchia, reduce dall’incontro. Un incontro che in pratica ha sbloccato una situazione in stallo da tempo, tanto più che dal 2003 il contratto dei lavoratori degli ex enti lirici non viene rinnovato. Un periodo nel quale, tra l’altro, è entrata in vigore la riforma con la legge 100 de12010 e gran parte dei teatri ha dovuto far fronte ad un drastico calo dei finanziamenti pubblici. Crisi che non è ancora finita. Da qui un s.o.s rivolto da rappresentanti dei sovrintendenti e dei sindacati alle istituzioni perché garantiscano la «massima attenzione» al settore. Nelle more del contratto, però, si sono individuate linee comuni tali, si spiega, «da poter raggiungere un accordo in tempi brevi». Con alcuni temi in primo piano: permessi per lavoro autonomo, organizzazione e orari di lavoro, sicurezza e salute. d.I.

23 Gennaio 2012

Ornaghi: "Spostamento della legge delega a fine dicembre 2012 – Riforma degli enti lirici"

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 16:53

Riformare la lirica, sostenere i nuovi talenti del cinema, dare spazio in tv alla cultura. E' quanto annuncia oggi sul Corriere della Sera il ministro dei Beni e delle Attività culturali, Lorenzo Ornaghi.
Il ministro apre ai privati e dice sì all'operazione Colosseo, alla Grande Brera e alla riforma degli enti lirici.
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Sulle fondazioni Liriche, dimostra di non sapere granchè visto che ci considera ancora  Enti Lirici Autonomi.Siamo da 15 anni "privatizzati",con buchi di bilancio peggiori di quando Veltroni non si inventò la legge per trasformarci in fondazioni di dirtto privato.Ci hanno "privato" di risorse.
Cosa pensa di fare ? Forse vendere i teatri?

Abbiamo verificato che l'ingresso dei privati ha solo peggiorato le cose!
Basta con queste politiche cieche e miopi !
I Teatri Lirici gestiti da persone oneste possono ottenere introiti inimmaginabili!
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E' aggiunge che cambierà qualcosa. Si ironizza spesso sulla «indennità spade» e su antiche stratificazioni… «Ho ottenuto uno spostamento della legge delega a fine dicembre 2012. Ma è chiaro che, in un contesto come l'attuale, qualcosa dovrà cambiare in un settore di appena cinquemila addetti e 14 fondazioni liriche, che assorbe 200 milioni annui di fondi statali e che raddoppiano aggiungendo quelli locali»
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Ornaghi, devi mettere più fondi, se no farai la fine di Bondi !

Aumentare il sostegno alla Cultura è un investimento certo per un ritorno in termini di Pil, che è poi l'unico criterio che voi del governo tecnico considerate in quanto robot a servizio della finanza. Quella finanza che ha messo in ginocchio l'europa.
Il nostro settore rappresenta l'unica salvezza per rimettere in piedi questa Italia .Se invece continuerete a  mortificarlo  come i governi precedenti con i tagli, al contrario condannerete il belpaese al default.
Tecnicamente , salutiamo.

                       Prendi il bivio giusto!

21 Dicembre 2011

Scala, Barenboim cambia scaletta per aggirare lo sciopero dei coristi

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La protesta era stata proclamata per il diverso trattamento economico rispetto alla Filarmonica Ma il direttore, pur di salvare la serata, ha inserito brani che non prevedono la presenza del coro Daniel Barenboim.       

Scala, Barenboim cambia scaletta per aggirare lo sciopero dei coristi.
La Scala sciopera e la serata salta. Poi il contrordine: il concerto si farà, ma con altre musiche. Complessa la situazione che si è determinata nel tempio milanese della lirica. Ma lo spettacolo in calendario per domani sera è salvo, anche se è cambiato il programma.

Riassumendo le puntate precedenti: domenica i coristi dellla Cgil avevano indetto uno sciopero per protestare contro una situazione che da tempo provoca malumori. La Filarmonica della Scala è infatti un ente privato, nel quale però lavorano musicisti scaligeri: quando la Filarmonica va in scena assieme al coro, i coristi fanno notare che viene adottato un trattamento a loro dire ingiusto, perché mentre loro lavorano a contratto, gli altri ricevono un supplemento. La diatriba si trascina da tempo e dà spesso origine iniziative di protesta.

Così è successo per il concerto che domani sera doveva concludere il ciclo Beethoven-Schoenberg e che prevedeva l'esecuzione della Kammersymhonie di Scheonberg e della Nona di Beethoven: i coristi hanno non canteranno. E allora? Daniel Barenboim ha tagliato la testa al toro, cambiando il programma di sala e inserendo, al posto della Nona, l'Ouverture n.3 Leonore e il Concerto n.5 per pianoforte e orchestra
'Imperatore' (pianista Maurizio Pollini), che non prevedono la presenza del coro.

La Filarmonica definisce uno sciopero "che lascia stupiti" quello indetto dai coristi. In una nota dell'orchestra si parla di "un'iniziativa sindacale di lavoratori contro altri lavoratori che agiscono – peraltro da trent'anni – in conformità con la legge vigente e in ottemperanza agli impegni assunti con la Fondazione. Impegni che anche oggi intendiamo rispettare".
(19 dicembre 2011)      La Repubblica          Scala, Barenboim cambia scaletta per aggirare lo sciopero dei coristi

Colpo da maestro di Barenboim. Aggira lo sciopero cambiando scaletta

Lo sciopero dei coristi della Cgil stava per far saltare il concerto del 21 dicembre alla Scala. Ma il direttore Daniel Barenboim sfodera, è proprio il caso di dirlo, un colpo da maestro: aggira lo sciopero e cambia la scaletta. In questo modo non sarà essenziale il ruolo del coro.

Lo sciopero dei coristi della Cgil stava per far saltare il concerto del 21 dicembre alla Scala. Ma il direttore Daniel Barenboim sfodera, è proprio il caso di dirlo, un colpo da maestro: aggira lo sciopero e cambia la scaletta. In questo modo non sarà essenziale il ruolo del coro. La Filarmonica è comunque stupita per «lo scenario inedito di un’iniziativa sindacale di lavoratori contro altri lavoratori che agiscono, peraltro da trent’anni, in conformità con la legge e in ottemperanza agli impegni assunti con la Fondazione. Impegni che anche ora intendiamo rispettare».
La Filarmonica è stata fondata nel 1982 da Claudio Abbado con i musicisti scaligeri: un’attività autonoma «riconosciuta da una legge del dicembre 1992 e regolata da un decreto legge del 1994». «In questo quadro normativo – spiegano gli orchestrali – è stata stipulata tra la Fondazione Teatro alla Scala e la Filarmonica della Scala una convenzione in base alla quale, a fronte della disponibiltà della sala per la realizzazione della sua propria stagione di concerti ed ai permessi per le tournee, la Filarmonica della Scala è tenuta a corrispondere a titolo gratuito alla Fondazione Teatro alla Scala la disponibilità dei professori d’orchestra per la realizzazione dell’intera stagione Sinfonica del Teatro e di alcuni concerti speciali».
Il risultato è che «in questi 30 anni – conclude – la Filarmonica della Scala ha realizzato un’intensa attività con tutti i più prestigiosi direttori d’orchestra ed ha contribuito allo sviluppo dell’attività del Teatro alla Scala creando una realtà sinfonica di respiro internazionale. Ma ha anche promosso un’idea di cultura vicina ai cittadini e impegnata nello sviluppo sociale e civile del territorio attraverso iniziative come le prove aperte per il volontariato».

IlGiornale.it    di

15 Dicembre 2011

San Carlo di Napoli: Nuovo CDA, resta Nastasi, Villari "incopatibile".

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SAN CARLO: Finisce l'era commissariale, ma non l'epoca Nastasi.

14/12/11 REPUBBLICA NAPOLI RESTA NASTASI, ENTRA PATRONI GRIFFI – SAN CARLO, NEL NUOVO CDA C'È SEMPRE NASTASI

Nominato il consiglio di amministrazione della Fondazione teatro di San Carlo: il presidente dellaRegione, Stefano Caldoro, come socio fondatore, vuole al suo fianco chi negli ultimi quattro anni ha traghettato il Massimo dal rischio bancarotta al restauro. SI TORNA alla gestione ordinaria, ma nel segno della continuità. Il comitato di amministrazione sarà presieduto dal sindaco Luigi de Magistris che, invece, ha indicato come possibile vicepresidente della fondazione Andrea Patroni Griffi, quarant'anni, giurista docente dilstituzioni di diritto pubblico alla facoltà di giurisprudenza della seconda università, nonché fratello di Filippo, ministro alla funzione pubblica del governo Monti e nipote di Giuseppe, il drammaturgo e regista. Gli altri membri sono: Riccardo Villari, ex sottosegretario per il ministero per i beni culturali con delega su Pompei, Maurizio Maddaloni presidente della camera di commercio di Napoli e gli stessi Caldoro, de Magistris e il presidente della Provincia, Luigi Cesaro. «Sono commosso perla scelta di Caldoro di nominarmi — è il commento del commissario straordinario uscente Nastasiconsideravo quello con il San Carlo un percorso finito ed ero perplesso rispetto a una mia permanenza oltre al periodo commissariale». Nastasi, infatti, ha esitato prima di accettare l'incarico. Perlui I'esperienzaNapoli si era conclusa, con il restauro durato quasi tre anni (dal luglio 2008 al gennaio2010) del teatro e costato 65 milioni di euro, l'arrivo in teatro del maestro Muti (con un contratto di tre anni) e del ballerino Roberto Bolle. Tra le novità della gestione commissariale anche il taglio degli ingressivip e dei biglietti gratuiti (la prima decisione presa dal commissario nell'ottobre 2007), il coinvolgimento di sponsor privati e una grande attenzione ai giovani con abbonamenti dedicati, sconti e visite guidate. Ma il governatorehafattolevaproprio sul lavoro svolto. «Caldoro havoluto che rimanessi peruna continuità con i lavori — precisa — che hanno portato al gran restauro del San Carlo, proprio come figura a garanzia della continuità di investimenti che la Regione ha fatto e continuerà a fare». Nastasi ringrazia anche i lavoratori: «Non posso rimanere insensibile alla bella lettera che hanno inviato al sindaco de Magistris e a Caldoroparlando di me come risorsa fondamentale peril teatro. È la soddisfazione più grande, perchéviene dachi ilteatro lo vive ogni giorno e da persone con cui ho condiviso questi anni, per me felici». Lettera a cui de Magistris non h a dato seguito, scegliendo come membro del cda il giuristaPatroni Griffi. Eche invece è stata l'ultima leva per convincere Caldoro, che dal suo insediamento ha sempre ribadito con forza il desiderio di continuare ad avere Salvatore Nastasi come uomo chiave all'interno del nuovo San Carlo. Il cda si insedierà sabato, giorno in cui il maestro Riccardo Muti inaugurerà la stagione sinfonica 2011-2012, con la Messa da requiem (soprano Krassimira Stoyanova, mezzosoprano SoniaGanassi, tenore MatthewPolenzani, basso Riccardo Zanellato) di Giuseppe Verdi. Muti stesso aveva scelto questa data perché coincideva con l'ultimo giorno di lavoro del commissario, un saluto d'addio, che ora ritrasforma in una festa per il nuovo cda. Il concerto sarà alle 20.30, mentre la prima riunione del cda alle 12.30. All'ordine del giorno: la conferma di Rosanna Purchia come soprintendente, la votazione delvicepresidentee larelazione di Nastasi con il passaggio di consegne al nuovo cda. *** Sass Carlo !VOLTI Da sinistra Salvatore Nastasi e il governatore Stefano Caldoro; qui a destra il teatro San Carlo ***

15/12/11 REPUBBLICA NAPOLI SAN CARLO, BUFERA SU VILLARI "NOMINA INCOMPATIBILE"

Il Pd all'attacco dopo la scelta dei componenti del nuovo cda San Carlo, bufera. su Villari "Nomina incompatibile"

SI INSEDIA tra 48 ore e il nuovo cda del teatro San Carlo è già nell'occhio del ciclone. Il Pd solleva in commissione Cultura, alla presenza del ministro Lorenzo Omaghi, il caso Villari. Riccardo Villari, ex sottosegretarlo per il ministero per i Beni culturali, è stato nominato in extremis dal ministro Galan e riconfermato dal ministro Omaghi al suo arrivo. «La sua nomina è incompatibile per opportunità e per giurisprudenza—interviene l'onorevole Mariapia Garavaglia — I parlamentari e i capi di dipartimenti non possono occupare poltrone nei consigli di amministrazione degli enti vigilati». E Marisa Figurato, responsabile cultura del Pd Campania: «Le scelte del governo Monti improntate alla discontinuità in sede nazionale non si riverberano nelle decisioni adottate per il San Carlo, dove il ministro Omaghi ha designato suo rappresentante nel consiglio di amministrazione il parlamentare Riccardo Villan, già designato dal ministro Giancarlo Galan, già sottosegretario del governo Berlusconi con delega per Pompei e prima inamovibile presidente della commissione di vigilanza Rai». Il consiglio di amministrazione del teatro San Carlo in cui siedono anche Luigi de Magistris (presidente), Stefano Caldoro, Luigi Cesaro, Salvo Nastasi (commissario uscente voluto da Caldoro) e Maurizio Maddaloni presidente della Camera di commercio di Napoli si insedierà sabato mattina. Intanto per la prima della "Messa da requiem" di Giuseppe Verdi al San Carlo di Napoli, diretta da Riccardo Muti, per sabato sera sono attesi quattro ministri (invitati da Salvatore Nastasi, commissario uscente): il ministro per i Beni Culturali Lorenzo Omaghi, il ministro della Giustizia Paola Severino, il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri e il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi.

10 Dicembre 2011

Proroga di un anno del termine previsto per il varo dei nuovi regolamenti delle fondazioni lirico-sinfoniche”

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SULLE NORME RIGUARDANTI LA CULTURA DEL DECRETO "SALVA ITALIA"

SULLE NORME RIGUARDANTI LA CULTURA DEL DECRETO “SALVA ITALIA”

Consideriamo incoraggianti le dichiarazioni del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi sulle norme inserite nel cosiddetto decreto “Salva Italia”, che a suo parere dimostrano “quanto questo Governo, pur tenendo conto della gravità della situazione economica nazionale e internazionale, creda fermamente nella cultura non solo come elemento fondamentale per la crescita sociale, civile ed economica del Paese, ma anche come risorsa per superare la crisi attuale.”

Tuttavia, oltre all’autorizzazione di assumere personale per il Mibac;

le “semplificazioni delle procedure in materia di agevolazioni fiscali e donazioni per i beni e le attività culturali”;

la “ proroga di un anno del termine previsto per il varo dei nuovi regolamenti delle fondazioni lirico-sinfoniche”

il finanziamento all’Accademia dei Lincei e all’Accademia della Crusca.

ci auguriamo che si mettano in atto interventi seri per lo sviluppo di settori strategici del mondo culturale e dello spettacolo (cinema, televisione, teatro, musica).

In particolare ci preoccupa la decisione contenuta nel medesimo decreto e riguardante i lavoratori dello spettacolo di far confluire l’ENPALS, insieme all’INPDAP (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti della pubblica amministrazione), in un super INPS che dovrebbe assolvere le funzioni di entrambi gli Enti con un risparmio stimato in circa 3,5 mld.

Non ci sono dettagli relativi alle modalità di confluenza (dovrebbero essere varato un decreto attuativo entro 60 giorni dall’approvazione della manovra) che consentano di capire quali prospettive si prefigurano per i lavoratori dello spettacolo.

Il timore è che l’unificazione porti ad un ulteriore avvicinamento tra i criteri adottati dall’INPS e quelli adottati dall’ENPALS, sul calcolo delle annualità contributive, a discapito degli artisti e dei professionisti dello spettacolo che già oggi maturano con grande difficoltà il diritto alla pensione. Difficoltà confermata dai bilanci in attivo dell’Istituto che ha accumulato un “tesoretto”, stimato intorno ai 2 mld, proprio a fronte della mancata corresponsione degli assegni previdenziali.

Insieme alle Associazione e ai Sindacati del settore, l’Anart si attiverà per evitare che i versamenti previdenziali dei lavoratori dello spettacolo vengano dirottati a sostegno del grave disavanzo dell’INPDAP, ancora in crescita, verso quota 10,4 mld, con il conseguente paradosso che vedrebbe i precari dello spettacolo sostenere la previdenza dei lavoratori dello stato.
fonte
anart.it

MIBAC - Ministero per i Beni e le Attività Culturali

ORNAGHI, SODDISFAZIONE PER LE NORME PREVISTE NEL DECRETO “SALVA ITALIA”

comunicato

Il Ministero per i beni e le attività culturali comunica che, in base al decreto legge sulla manovra economica approvata dal Consiglio dei Ministri, entreranno in vigore significative e nuove disposizioni per lo sviluppo del settore dei beni e delle attività culturali.
In ragione delle esigenze di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale previste dall’articolo 9 della Costituzione, il Ministero vede confermata l’autorizzazione ad assumere personale per gli anni 2012 e 2013, attingendo alle graduatorie in corso di validità degli idonei degli ultimi concorsi. Dopo i nuovi 308 dipendenti assunti grazie all’autorizzazione prevista nell’ultima legge di stabilità, centinaia di altri giovani potranno entrare nei ranghi dell’amministrazione, compensando di fatto i tagli agli organici degli anni precedenti.
Sono previste anche significative semplificazioni delle procedure in materia di agevolazioni fiscali e donazioni per i beni e le attività culturali. In particolare, viene introdotta la possibilità di autocertificazione per le erogazioni liberali in favore della cultura e vengono facilitate le donazioni dei privati in favore di singoli interventi di restauro di beni culturali, altrimenti impossibili.
La manovra, inoltre, proroga di un anno il termine previsto per il varo dei nuovi regolamenti delle fondazioni lirico-sinfoniche, permettendo così un più approfondito confronto con le istituzioni e le categorie interessate.
Il decreto prevede infine un finanziamento con fondi provenienti dal bilancio del Ministero di 1,3 milioni di euro all’Accademia dei Lincei e di 700 mila euro all’Accademia della Crusca. Si tratta di una scelta importante a favore di queste due antiche e prestigiose istituzioni culturali italiane.

“Le norme inserite nel cosiddetto decreto “Salva Italia” – dichiara il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi – dimostrano quanto questo Governo, pur tenendo conto della gravità della situazione economica nazionale e internazionale, creda fermamente nella cultura non solo come elemento fondamentale per la crescita sociale, civile ed economica del Paese, ma anche come risorsa per superare la crisi attuale. In particolare, la possibilità di immettere anche negli anni a venire forze nuove nell’organico del Ministero conferma una significativa inversione di tendenza e più in generale ribadisce il ruolo centrale di questa amministrazione e del suo operato nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale”.

Ufficio Stampa MiBAC

6 dicembre 2011
Tel. 06.67232261/2

12 Novembre 2011

ERA ORA : DAJE GIULIANO . LOTTIAMO CONTRO QUESTA RAPINA CONTINUATA

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Biglietti per la Scala, Pisapia dice "basta con lo scandalo"

Coro di proteste per i tagliandi introvabili e rivenduti a prezzi folli sui siti stranieri. "Tradito
lo spirito del teatro", dice il sindaco". Il sovrintendente Lissner: "Non abbiamo alcuna colpa"

di TERESA MONESTIROLI

Il commento di politici e melomani è unanime. Tutti parlano di «operazione scandalosa» e chiedono «più controlli e più trasparenza». Il primo a condannare il malcostume della vendita online a prezzi gonfiati dei biglietti della Scala è Giuliano Pisapia, che è anche presidente della Fondazione del teatro milanese. Il caso denunciato da Repubblica riguarda prima di tutto, ma non solo, i ticket (esauriti) per il Don Giovanni di Mozart diretto da Barenboim, scomparsi in pochi minuti e ricomparsi su portali stranieri a prezzo doppio. Una prassi che, lamentano i melomani, si ripete per ogni rappresentazione.

Lo scandalo dei biglietti per la Scala

«Sono molto colpito — commenta il sindaco — Bisogna individuare strumenti perché tutto ciò non succeda più in futuro». Ma oltre a chiedere un giro di vite sulle vendite — il trucco del predatore informatico lascia centinaia di appassionati a bocca asciutta — Pisapia lancia «un messaggio di civismo»: «Tutti devono ribellarsi di fronte a queste situazioni — dice — perché anche chi acquista, e non solo chi vende, i biglietti in questa maniera tradisce lo spirito della Scala e quello che Milano vuole diffondere nel mondo attraverso questo teatro».

Posizione condivisa 

dal sovrintendente scaligero Stéphane Lissner, in trasferta a Mosca, che difende l’istituzione: «Ha ragione Pisapia: chi compra i biglietti in questo modo fa un danno a Milano. Il teatro non ha alcuna responsabilità: la vendita dei biglietti avviene in totale trasparenza e il suo iter viene monitorato continuamente». Eppure il fenomeno c’è. Il 7 novembre, in pochi secondi, i biglietti che il teatro aveva messo a disposizione del pubblico per le repliche dell’opera in programma dal 7 al 28 dicembre sono spariti. Poche ore dopo gli stessi sono ricomparsi, rincarati del 100 per cento, su portali stranieri. «È scandaloso — commenta Claudia Buccellati, melomane e grande frequentatrice della Scala — Il fenomeno è da combattere, anche se temo sia diffuso in tutti i grandi teatri del mondo. Non so come si possa fermare questa vendita parallela, certo non si può bloccare la distribuzione online perché Internet è uno struento

4 Novembre 2011

COSA SUCCEDE AL MAGGIO FIORENTINO ?

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19 Ottobre 2011

LA "NEWFO"DI GALAN, LACRIME E SANGUE AI DIPENDENTI."

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Indignazione per le dichiarazione di Galan !!

"Gli enti lirici stanno malissimo, sono un lusso che non ci possiamo più permettere"

Il ministro Galan annuncia un tavolo a novembre per rivedere in modo severo le regole "Cambiamo la Fondazione" 
Un tavolo tra presidenti di Regione, sindaci, sovrintendenti degli enti lirici italiani e sindacati per rivedere in modo severo le regole delle Fondazioni. Lo convocherà a novembre il ministro per i beni culturali Giancarlo Galan. In qualche modo in sintonia con la voglia di «Newfo», la nuova Fondazione del sindaco e presidente della Fondazione del Maggio Matteo Renzi e della sovrintendente Francesca Colombo. Perlomeno a detta del direttore del ministero Salvo Nastasi. «I teatri lirici stanno malissimo e occorrerà intervenire: è un lusso che l'Italia non si può più permettere.Siamo già intervenuti a Trieste, dovremmo intervenire a Firenze», aggiunge Galan. Parole che rimbalzano velocemente: Trieste è stato commissariato, Firenze anche? Nastasi chiarisce: «Ma che diavolo», reagisce. «Non pensiamo affatto di commissariare: a Trieste lo ha chiesto il sindaco, a Firenze non ci sono le condizioni per intervenire». Il nuovo teatro alla Leopolda offre un consistente patrimonio, anche per un teatro con un debito consolidato di 27 milioni. Semmai il punto saranno i costi di gestione, che alla Leopolda saranno enormi. Tanto che il sindaco Renzi ha già chiesto un maggiore impegno del ministero. E Nastasi: «Il ministro dice che non lasceremo solo il Maggio, soprattutto quando sono in atto interventi così coraggiosi». Owero, il piano d i risanamento Renzi-Colombo che chiede lacrime e sangue ai dipendenti. ***

19/10/11 REPUBBLICA FIRENZE "CAMBIAMO LA FONDAZIONE"

Fondazioni liriche .Il ministro Galan: "Il Teatro Comunale ha ragione a preoccuparsi" È GIUSTA la preoccupazione per le sorti del Teatro Comunale, l'ha affermato il ministro Galan ieri a Lineapelle: «Lo stato spende ogni anno circa 64mila per ogni dipendente dei teatri lirici: non celo possiamo più permettere. Siamo già intervenuti aTrieste, dove mi hanno chiesto il commissariamento. Dovremo intervenire a Firenze e Bologna non sta benissimo». ***

19/10/11 CORRIERE FIORENTINO MAGGIO. TELECAMERA SUL PALCO, CHIESTA L'ARCHIVIAZIONE PER LA COLOMBO

Maggio Telecamera sul palco, chiesta l'archiviazione per la Colombo Da Roma

«Commissario? No, Bondi starà vicino al teatro» Quella telecamera installata sul palco del Teatro Comunale all'insaputa dei lavoratori aveva fatto infuriare musicisti e tecnici. II motivo era chiaro: l'apparecchio riprendeva quanto si svolgeva sulla scena e nella buca per l'orchestra e rimandava le immagini nell'ufficio della sovrintendente del Maggio Musicale, Francesca Colombo che era finita sotto inchiesta per aver violato l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, che vieta «l'uso di impianti audiovisivi per finalità di controllo a distanza dei lavoratori». Nei giorni scorsi, la Procura, il pm Francesco Pappalardo, ha chiesto l'archiviazione per estinzione del reato visto che Francesca Colombo ha rimosso la telecamera e ha pagato la multa di 50o euro. L'inchiesta parti a maggio. Lo Statuto dei lavoratori consente l'uso di impianti audiovisivi per «esigenze organizzative e produttive e per la sicurezza sul lavoro» a condizione che vi sia accordo con i dipendenti altrimenti l'ultima parola spetta all'Ispettorato del lavoro. La procedura non fu rispettata dalla sovrintendente. Così l'Ispettorato le ordinò di rimuovere la telecamera, infliggendole una multa. In tal modo il reato si è estinto e si è aperta la strada per l'archiviazione. Intanto ieri c'è chi ha interpretato le dichiarazioni del ministro Giancarlo Galan («I teatri lirici stanno malissimo, occorrerà intervenire. Siamo già intervenuti a Trieste, dovremmo intervenire a Firenze») come l'anticipo del commissariamento del Maggio. Dal Ministero ieri sera hanno precisato che non è così. Che il Maggio —con il piano di risanamento su cui si cerca un accordo coi sindacati, il nuovo auditorium e dopo le promesse del sottosegretario Letta di un finanziamento di 4o milioni per il proseguimento dei lavori —può stare tranquillo. «Il commissariamento non è solo un atto amministrativo — spiegavano da Roma — ma politico. Il ministro ha voluto dire che starà vicino al Maggio e che darà attuazioni alla legge Bondi».
   

7 Ottobre 2011

Cronaca dal Maggio Fiorentino

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:21

Maggio in concerto, tensioni al Teatro
Mehta: «Con poche luci, ma si suona»

Il Maggio si è affidato ad una ditta esterna per le luci e questo ha scatenato una durissima contestazione. Fino all'ultimo il concerto è stato in bilico. Poi Mehta: «Mi dispiace, si va avanti»

Corriere fiorentino 7 ottobre 2011

Alla fine (con 40 minuti di ritardo) l'orchestra del Maggio musicale comincia a suonare. Lo sciopero di Cgil, Cisl e Uil non ha fermato, giovedì sera, il concerto di Zubin Mehta: «Andiamo avanti – dice il maestro alla platea – senza aver risolto i problemi del teatro e con poca luce». Tanta la tensione fuori dal teatro, dove erano in presidio sindacati e lavoratori che annunciano una denuncia per la presenza di tecnici esterni al loro posto: «Un comportamento anti sindacale». Contestata dal pubblico la sovrintendente Francesca Colombo. La direzione del teatro ha fatto di tutto per non cancellare il programma di ieri, una corsa contro il tempo per garantire le condizioni per andare in scena. La mattina si svolge regolarmente la prova con le scuole, anche se la luce è quella di sicurezza e rimane accesa in platea.

Ma i sindacalisti cominciano a sollevare dubbi sulle presenze in teatro: «L'impressione è che siano stati sostituiti i lavoratori in sciopero con altri esterni al teatro – dice Silvano Ghisolfi della Cgil – sarebbe un atto grave». Ma dal teatro si smentisce: «Sono tutte risorse interne». In giornata aderiscono allo sciopero di Cgil, Cisl e Uil anche i precari del Maggio e la Cub informazione. Invece non incrociano le braccia quasi tutti i membri dell'orchestra: «Un gesto che abbiamo fatto per il pubblico di Firenze – dice Marco Salvadori della Fials – ciò non toglie che anche noi siamo contro questo taglio agli integrativi e chiediamo delle modifiche strutturali importanti. Per questo sciopereremo il 25 ottobre alla prima dell'Affare Makropulos». Nel pomeriggio intorno alle 18 circa 50 lavoratori in sciopero si presentano a teatro. All'ingresso di via Solferino vengono fermati: «Se non timbrate il cartellino non potete entrare», dicono in portineria. «Non fanno entrare neppure i rappresentanti della sicurezza o segretari dei sindacati», protesta Angelo Betti della Cisl.

Il clima diventa rovente quando dall'ingresso arrivano dei tecnici di una ditta esterna e confermano di essere stati chiamati per la serata: «È gravissimo che altre persone siano state chiamate a sostituirci nel giorno dello sciopero», dice Cristina Pierattini della Cgil, che chiama i carabinieri per denunciare la possibile assenza delle condizioni di sicurezza. Volano allarmi e proteste: «Non hanno le password per gestire il sistema di areazione», «Qui si sta giocando con la vita delle persone». La sovrintendente Colombo compare in portineria e poi va via. Si presenta il direttore Caldo che conferma: «I tecnici esterni c'erano anche la mattina». Poi precisa: «Ci sono le condizioni per fare il concerto». Intanto arrivano i vigili del fuoco, come prassi, a fare i controlli prima dell'inizio del concerto. Una lavoratrice si siede per terra davanti alla portineria: «Da qui non passa nessuno» e una folla grida: «Vergogna, vergogna». Salvadori della Fials parla con i lavoratori in protesta, c'è divisione fra loro.

Il maestro Mehta si ferma ad ascoltare i lavoratori: «Con questa spaccatura, meglio non fare il concerto». Applausi. Ci sono anche i carabinieri: «Domani (oggi, ndr) faremo denuncia». Sono le 20.30 e il teatro è pieno (1900 persone paganti). Passano i minuti ma le luci non si spengono. Esce la sovrintendente Colombo: «Mi scuso ma a causa dello sciopero non abbiamo i microfoni – esordisce – abbiamo un problema tecnico e ci vorrà ancora qualche minuto». Dal pubblico partono fischi, qualche applauso e un grido: «Tornatene a Roma». Si attende ancora e dopo 10 minuti entra il maestro Mehta: «Mi dispiace moltissimo, ma senza aver risolto i problemi del teatro e con poca luce, andiamo avanti: faremo il concerto». E scoppiano gli applausi. Poco parte dopo anche la musica, con il pianista Rudolf Buchbinder. Oggi il maestro incontrerà il sindaco Matteo Renzi. Dal senatore Pd Andrea Marcucci arriva un appello al senso di responsabilità dei lavoratori per fugare il rischio commissariamento: «Il taglio agli integrativi è una misura dolorosa ed estrema, imposta però da un debito pesante».

Federica Sanna
06 ottobre 2011(ultima modifica: 07 ottobre 2011)

vedi il video sul corriere

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2011/6-ottobre-2011/maggio-sciopero-ma-prima-non-salta-1901742168939.shtml

Provincia di Firenze

PERSONALE ESTERNO AL POSTO DEI LAVORATORI DEL MAGGIO IN SCIOPERO E BARDUCCI CONVOCA IL RAPPRESENTE DELLA PROVINCIA, PRIMICERIO

Il presidente della Provincia di Firenze e l’Assessore al Lavoro, Elisa Simoni. “Si stanno cancellando i diritti fondamentali e ogni forma di dignità”
Il presidente Andrea Barducci ha chiesto un incontro a Mario Primicerio, rappresentante della Provincia di Firenze nel consiglio di amministrazione del Maggio Musicale Fiorentino, per avere notizie in merito ai provvedimenti che sarebbero stati presi per contrastare lo sciopero delle maestranze. “Il ricorso a personale esterno per impedire gli effetti dello sciopero, qualora venisse confermato – afferma Barducci – sarebbe un episodio gravissimo. Saremmo di fronte ad un comportamento antisindacale ancor più grave perché compiuto in seno ad una delle più importanti istituzioni culturali fiorentine”.
“Sul piano dei diritti dei lavoratori – aggiunge l’Assessore provinciale al Lavoro, Elisa Simoni – in Italia è stata avviata una pericolosa parabola discendente, sorretta anche da modifiche normative giustificate ipocritamente dalla crisi, e che mostrano in questi giorni come non mai tutta la loro impotenza e inadeguatezza”.
“Ci auguriamo “– aggiungono insieme Barducci e Simoni – che dalle istituzioni e dai partiti si mettano in atto tutti gli strumenti per fermare una pericolosa deriva anticostituzionale”.

07/10/2011 17.09
Provincia di Firenze

La Nazione Firenze7/10/11

Tensione al Maggio, arrivano i carabinieri

Ditte esterne chiamate a sostituire i lavoratori in sciopero, Cgil Cisl e Uil annunciano un esposto e chiamano le forze dell'ordine. Il concerto va in scena con 40 minuti di ritardo. Fischi alla Colombo

Firenze,  7 ottobre 2011 – Ditte esterne chiamate a sostituire i lavoratori in sciopero, Cgil Cisl e Uil annunciano un esposto per comportamento antisindacale e chiamano i carabinieri. Il concerto del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Zubin Mehta è andato comunque in scena, seppure con 40 minuti di ritardo.


Allo sciopero di ieri  non ha aderito il sindacato Fials, al quale sono iscritti gran parte degli orchestrali: i professori d'orchestra si sono infatti presentati al lavoro mentre tecnici e personale di sala aderenti ai sindacati confederali hanno manifestato davanti al teatro. Non sono mancati momenti di confronto teso tra musicisti e tecnici: ''Oggi sostituiscono noi, domani potranno farlo con voi''.

 

Fischi e grida di 'vergogna' ai dirigenti al loro arrivo in teatro: alcuni di loro, ha raccontato un sindacalista, si sono messi a lavorare al posto degli scioperanti. ''Hanno chiamato una ditta specializzata di elettricisti ed un'altra ditta che fornisce personale di sala, il cui numero è però insufficiente e gli 'esterni' non sono in grado di garantire la sicurezza'', ha aggiunto.

Quando Mehta è arrivato ha parlato con i lavoratori e subito dopo ha detto che forse ''è meglio non fare il concerto''. Poi l'annuncio dato dalla sovrintendente Francesca Colombo sul palcoscenico che lo spettacolo ci sarebbe stato. Poco dopo ha preso la parola Mehta: ''Mi dispiace moltissimo, ma anche senza aver risolto i problemi del teatro, con poca luce, faremo il concerto'', ha detto il maestro che oggi  dovrebbe incontrare il sindaco Matteo Renzi.

CRONOLOGIA DEGLI ULTIMI GIORNI

Maggio, l'ultimatum «Sciopero pronto» Gli stipendi slittano ancora. Il piano di rilancio e il rebus dei crediti I sindacati: entro il 7 tavolo con Regione, Provincia, Comune.

Corriere Fiorentino 4 -10-11

Oppure… Venti di guerra I compensi di settembre arriveranno dopo metà ottobre. II nodo della fiducia alla Colombo Ancora ritardi per gli stipendi dei lavoratori del Maggio musicale. Ed è ancora bufera per il teatro. Una lettera della direzione informa i sindacati e i dipendenti che «l'erogazione del mese di settembre non potrà avvenire che, presumibilmente, dopo il 15 ottobre». Colpa, questa volta, «del ministero del Tesoro» che a sua volta non ha erogato ancora la tranche del fus di 7,6 milioni di euro. E le sigle sindacali, che sfiduciano la sovrintendente Francesca Colombo, vanno alla guerra: «Diamo l'ultimatum del ottobre: se entro quella data non sarà creato un tavolo fra Regione, Provincia e Comune, come abbiamo chiesto senza risposta, siamo pronti a scioperare». La situazione del Maggio è sempre più complessa: «Le fondazioni bancarie non danno credito — chiarisce l'assessore Rosa Maria Di Giorgi, chiamata in Consiglio a rispondere a una domanda di attualità del consigliere Tommaso Grassi — finchè non gli sarà dato un piano economico credibile». L'assessora riporta comunque le assicurazioni della sovrintendente Francesca Colombo: «Ci ha detto che sta premendo sul ministero per l'erogazione del contributo al teatro e la difficoltà nei pagamenti si risolverà nel giro di qualche giorno». «Non abbiamo motivi per dubitarne — ribatte il consigliere Grassi — ma se devono essere impegni precisi e non solo promesse verbali, lo si scriva nero su bianco». Lei ribatte: «Non è compito dell'amministrazione, se la sovrintendente non l'ha fatto, sarà mia premura chiederle di farlo». In Consiglio comunale era presente anche una rappresentanza dei lavoratori del Maggio musicale: «Ci sentiamo raccontare la solita barzelletta sui pagamenti — dice Angelo Betti della Cisl — il problema è un altro: a settembre abbiamo chiesto l'apertura di un tavolo a Regione, Comune e Provincia, ma non abbiamo avuto risposta». Il rapporto dei sindacalisti con la sovrintendente Francesca Colombo è sempre più teso: «L'amministrazione insiste a parlare con la sovrintendente e non avviare una trattativa — continua Betti — ma Colombo ha dimostrato di non essere in grado a tenere un tavolo sindacale. Per noi è una completa sfiducia nei suoi confronti». «Gli enti locali facciano un piano di lungo periodo insieme a noi sindacati», aggiunge Silvano Ghisolfi della Cgil. Le riduzioni sull'integrativo non sembrano la strada da percorrere: «La nostra riduzione per i lavoratori sarà oltre il 20% a seconda delle posizioni, mentre per i dirigenti sarà facoltativa», dice Betti furioso. Altra questione è quella della busta paga: «Abbiamo chiesto al teatro che ci venisse data la busta paga di settembre, nonostante non siano ancora arrivati i pagamenti — dice Ghisolfi — un modo per dare la possibilità, magari a chi ha un mutuo, di dare una garanzia alle banche e in ogni caso avere una certezza sul pagamento. L'azienda non ci ha risposto neppure su questo». I sindacati sembrano non essere più disposti a tollerare: «Se non avremo risposte sull'apertura del tavolo con gli enti, andremo allo sciopero». «Ancora una volta — commenta il Pdl — chi è alla guida non è stato in grado di garantire gli stipendi ai dipendenti».

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Duccio Tronci da Il Nuovo Corriere di Firenze

Sembrava che ad arrivare fosse una bella notizia per i lavoratori del Maggio. Erano stati convocati dalla dirigenza alle 10 di ieri mattina: i soldi che si attendevano dal Fondo unico per lo spettacolo – provenienza Roma – erano appena entrati nelle casse della Fondazione. Sarebbe stato dunque possibile pagare gli stipendi di settembre ai musicisti così come al personale tecnico-amministrativo, anche se in ritardo di diversi giorni rispetto alla data prevista. Un sospiro di sollievo, insomma, al quale poi, però, è seguita una doccia fredda, anzi gelata: se i lavoratori avessero “preteso” subito la busta paga questa sarebbe arrivata con una decurtazione del 30%, unilaterale e definitiva, decisa dal Cda dell’azienda.

La cura dimagrante del Maggio è prevista con questo menu fino alla fine dell’anno. E così gli oltre 300 dipendenti passeranno guai seri. Soprattutto quelli (e sono la maggioranza) che percepiscono uno stipendio normalissimo da 1.200-1.300 euro: da ora in poi dovranno tirare avanti con 8- 900 euro. Una bella grana per loro, soprattutto se, com’è accaduto questa volta, i soldi sono arrivati pure in ritardo. E’ così che l’ente lirico-sinfonico vuole tagliare, rientrando a bilancio di 2,3 milioni per il 2011 e di 4,1 nel 2012: “Eppure la sovrintendente Francesca Colombo ci aveva parlato di una riduzione media del 6% sottolinea Angelo Betti della Cisi – questa è una cosa fuori dalla legge, siamo letteralmente sconcertati perché questa scelta, tra l’altro, pesa tantissimo sulle famiglie”. L’accusa che formula la dirigenza del teatro ai sindacati è la mancanza di una proposta alternativa per ridurre i costi di un ente che ad andare avanti in queste condizioni non ce la fa più “Non è vero, noi la nostra proposta l’abbiamo fatta – sottolinea Betti – e tra l’altro prevede l’intensificazione dell’attività e l’apertura al pubblico popolare, riducendo il costo dei biglietti per alcune rappresentazioni”.
Invece l’imperativo pare essere quello di tagliare solo sul personale: “Invece a noi risulta che i dieci dirigenti della Fondazione costino circa un milione l’anno”, conclude il sindacalista Cisl.
Intanto, a confermare la linea intrapresa ci ha pensato ieri lo stesso sindaco Matteo Renzi: “Il Maggio musicale fiorentino ha un debito, ereditato, di 27 milioni” e quindi “se non si fa niente questa è una macchina lanciata a tutta velocità contro il muro. Noi stiamo cercando di frenare e di rimetterla in carreggiata: spero che i dipendenti e soprattutto i sindacati lo capiscano”. “Noi vogliamo risanarli – ha aggiunto – ma per farlo è impensabile che tutti i giorni i dipendenti siano disponibili a lamentarsi e non a mettersi in gioco. Molti di loro – ha proseguito – hanno capito la drammaticità del problema e ci stanno dando una mano; una minoranza continua a fare polemica ogni giorno. In questa situazione di difficoltà o tutti fanno un sacrificio oppure qualcuno, per non dire tutti, va a casa”.
I sindacati, in attesa del tavolo sulla crisi alla quale da tempo attendono di sedersi insieme a Regione, Provinda e Comune, sono stufi di sopportare ed hanno convocato per oggi alle ore 12.30 un’assemblea al Teatro comunale, in vista, quasi inevitabile, c’è anche uno sciopero.

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  2. Nucleare, Maggio fiorentino costretto in Giappone, De Zordo: “Inquietanti le testimonianze dirette”
  3. L’orchestra suona mentre la centrale esplode. Riportiamo a casa il Maggio Fiorentino
  4. “Scappi dal terremoto? Perdi il lavoro”. L’inaccettabile ricatto del Maggio Fiorentino
  5. Nucleare e Maggio Fiorentino, Da Renzi informazione superficiale

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I sindacati del teatro: integrativo cancellato. Per l'azienda dei bus un'offerta di trattativa con prepensionamenti e meno riposi Stipendi con taglio, bufera al Maggio

Corriere Fiorentino 5-10-11

E all'Ataf la svolta arti privati di Renzi
Doppia partita per Palazzo Vecchio: Ataf e Maggio. Per l'azienda del bus il sindaco fa un'offerta che contiene prepensionamenti e meno riposi. In cambio niente privatizzazione. Al Maggio invece è bufera: gli stipendi sono arrivati, ma ora c'è il rischio che siano erogati con tagli. I sindacati accusano: integrativo già cancellato. Alta tensione. L'orchestra ha sospeso le prove. Oggi l'assemblea. A PAGINA 4 Bozza, Sanna Strappo Maggio C'è lo stipendio, non l'integrativo Tensioni all'annuncio del direttore Stop alle prove, e oggi l'assemblea Una buona e una cattiva notizia per i lavoratori del Maggio musicale. La prima: arriv nelle casse della Fondazione la tranche del Fus da 7,8 milioni di euro, attesa per pagare gli stipendi. La seconda: la direzione intende far partire subito i tagli agli integrativi, dal 20 al 30% in quattro mesi. Ieri è stata un'altra giornata tesissima in teatro, con l'interruzione della prove d'orchestra con il maestro Zubin Mehta e la rabbia dei sindacati per la riduzione. Mentre il sindaco Renzi chiarisce: «Il Maggio musicale ha un debito ereditato, se non si fa niente è una macchina lanciata a tutta velocità contro il muro. Noi stiamo cercando di rimetterla in carreggiata, ma per farlo è impensabile che tutti i giorni i dipendenti del Maggio siano disponibili a lamentarsi e non a mettersi in gioco». Oggi si terrà l'assemblea dei lavoratori a cui sono invitati sindaco e Cda. Dopo l'annuncio pochi giorni fa di un nuovo ritardo nei pagamenti degli stipendi, ieri mattina il direttore Caldo ha incontrato i sindacati per una comunicazione: «Ci ha detto che i soldi del ministero sono arrivati — racconta Angelo Betti della Cisl — ma per il pagamento degli stipendi avremmo dovuto aspettare fino alla prossima riunione del Cda (prevista per il 7 ottobre, ndr), altrimenti sarebbero stati erogati subito ma con il taglio degli integrativi». Ma sembra più che probabile che anche dopo il 7 gli stipendi arriveranno senza integrativo. Le parole di Caldo hanno mandato su tutte le furie i sindacalisti: «Era ancora in corso una trattativa sugli integrativi e d'imperio è stata presa una decisione» dice Silvano Ghisolfi della Cgil. Dopo poco è arrivata la sovrintendente Francesca Colombo, che ha sottolineato di non aver avuto una controproposta da parte dei sindacati; dal teatro si fa sapere anche che la direzione aveva dato come termine ultimo della trattativa il 28 giugno scorso. «Abbiamo fatto le nostre proposte senza avere risposte —chiosa Betti — abbiamo chiesto il tavolo di garanzia con Comune, Provincia e Regione, e di spalmare i risparmi sugli stipendi nel triennio». Da parte sua Renzi ha precisato: «Noi siamo disposti ad aprire tutti i tavoli, ma poi bisogna prendere qualche decisione». Il teatro prevede di far rientrare circa 2,3 milioni di euro nel 2011, secondo il piano Colombo. La notizia dei tagli agli integrativi ha fatto il giro del tea *** tro, fino ad arrivare all'orchestra che era intenta nelle prove con il maestro Mehta. La musica si è interrotta bruscamente e gli orchestrali hanno chiesto di parlare con la sovrintendente. Nuovo round, col maestro Mehta ha cercato di mediare: «La sovrintendente ha dato la sua versione dei fatti, accusandoci di non aver portato le nostre proposte —racconta Ghisolfi — ha detto che il Maggio chiuderà se non vengono fatti questi sacrifici». I sindacati precisano: «Noi siamo disposti a venire incontro al teatro anche economicamente ma con un piano spalmato su più anni, non in 4 mesi. Gli integrativi non sono privilegi.

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Via subito la sovrintendente e il cda del Maggio Fiorentino
Sinistra Ecologia Libertà aderisce allo sciopero indetto dai Sindacati
La decisione unilaterale del CDA del Maggio Fiorentino di non pagare gli integrativi ai dipendenti
appare ancora una volta come il tentativo di far pagare ai lavoratori la crisi di una realtà
importante per la nostra città.
Ancora una volta non è stato accettato il confronto con i lavoratori e le loro rappresentanze
sindacali; uno scenario già visto, che vede protagonista quella ideologia che intende negare ai
sindacati il ruolo di rappresentanza sociale e del mondo del lavoro.
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ sostiene le decisioni prese dall’Assemblea CGIL CISL UIL dei
lavoratori del Maggio; in particolare la richiesta di dimissioni del CDA che ha manifestato una
completa incapacità di gestione dell’emergenza,negando il rapporto con le parti sociali, scaricando
esclusivamente sui dipendenti nefandezze economiche da altri determinate.
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ aderisce convinta allo sciopero indetto da CGIL CISL UIL per i
giorni 6, 14 e 18 ottobre e auspica l’apertura di un tavolo di confronto tra Comune di Firenze ,
Provincia e Regione Toscana per sviluppare un nuovo piano per il futuro del Maggio Fiorentino,
una risorsa culturale importante per Firenze.

Il Coordinamento Provinciale di
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’
Firenze 5 ottobre 2011

6 Maggio 2011

IN ARRIVO PIU' AUTONOMIA PER IL TEATRO ALLA SCALA – LOMBARDIA – ANSA.IT

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:46

IN ARRIVO PIU' AUTONOMIA PER IL TEATRO ALLA SCALA – LOMBARDIA – ANSA.IT In arrivo piu' autonomia per il teatro alla Scala, Letizia Moratti festeggia, se l'augurava anche Toscanini, , 01. Lombardia, Ansa Leggi ancora

Ministero peri Beni e le Attività Culturali Ufficio Stampa
COMUNICATO STAMPA
Galan, approvato regolamento d'autonomia delle Fondazioni Lirico Sinfoniche II Consiglio dei Ministri di oggi ha approvato in via definitiva il primo regolamento che avvia l'attuazione della riforma delle Fondazioni Liriche, voluta dal Governo per porre rimedio alla situazione di grave difficoltà in cui versano molte di queste realtà culturali del nostro Paese. "Ringrazio i colleghi ministri — dichiara il Ministro per i Beni e le Attività Cultrali, Giancarlo Galan – per l'approvazione di questo importante provvedimento, il primo tassello della riforma della lirica voluta da questo governo per risanare e rilanciare le fondazioni lirico sinfoniche. Entro la fine dell'anno mi impegno completare questa riforma, portando a termine tutti i restanti provvedimenti al riguardo". Il regolamento prevede il riconoscimento alle fondazioni liriche più virtuose della facoltà di dotarsi di forme di autonomia speciale. Tali forme riguarderanno quelle fondazioni che presentano assoluta rilevanza internazionale, eccezionali capacità produttive, ingenti ricavi propri e un significativo e continuativo apporto finanziario di soggetti privati. Nel regolamento, inoltre, sono individuati e specificati i presupposti e i requisiti richiesti per il riconoscimento dell'autonomia; la disciplina di questa forma organizzativa speciale; gli indirizzi sulla base dei quali le fondazioni liriche, una volta ottenuto tale riconoscimento, devono adeguare i propri statuti; i poteri di alta vigilanza attribuiti al Ministro per i beni e le attività culturali. L'obiettivo del regolamento è di valorizzare al meglio, attraverso una maggiore autonomia delle Fondazioni Liriche, la tradizione operistico-sinfonica del nostro Paese. Roma, 5 maggio 2011 Ufficio Stampa MiBAC Tel. 06.67232261 /2 ***

30 Marzo 2011

TEATRO: CDA SCALA, OK INTEGRATIVO; PER 2011 PIU' FONDI DAL COMUNE- Autonomia; il regolamento attuativo nelle prossime settimane

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 03:03

18:56 28 MAR 2011

(AGI) – Milano, 28 mar. – Il bilancio 2010 del teatro alla Scala, sara' in pareggio per il sesto anno consecutivo. Prendendo atto di questo, il Cda del teatro scaligero, che si e' riunito oggi sotto la presidenza di Letizia Moratti, ha accolto la proposta del Sovrintendente Stephane Lissner, di corrispondere l'integrativo aziendale, a consuntivo approvato.
Per quanto riguarda il 2011, il bilancio previsionale presenta ancora un pareggio, al quale concorrono il reintegro del Fus, gli apporti sempre solleciti e significativi dei privati, e l'importante decisione, da parte del Comune di Milano, di incrementare il suo contributo annuale da 6,4 a 9,4 milioni di euro. Per parte sua il Governo ha interpretato le attese delle fondazioni liriche e garantito l'erogazione del Fus sull'arco di tre anni, consentendo in tal modo "una programmazione di lungo respiro". In considerazione di questi elementi, il Consiglio di Amministrazione ha dato parere favorevole alla presentazione in Assemblea del budget 2011, che nasce nel contesto di un piano triennale. Infine e' stata presentata al Consiglio di Amministrazione la Stagione artistica 2011-2012, che verra' illustrata al pubblico e ai mezzi di comunicazione venerdi' 15 aprile. "Il Teatro alla Scala – ha sottolineato il Sindaco – e' una delle eccellenze culturali della nostra citta'. Il Comune, da sempre, sente la responsabilita' di sostenere il Piermarini. Una vicinanza e un sostegno che non sono mai venuti meno anche nei momenti piu' difficili e con soddisfazione accogliamo le importanti decisioni che il Governo ha preso a sostegno della Scala". (AGI)

"Autonomia gestionale: nelle prossime settimane l'approvazione del regolamento attuativo della riforma Bondi"

L'INTERVISTA  IL VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE: A METÀ APRILE ASSEMBLEA DEI FONDATORI. Ermolli: «Tutti hanno fatto la propria parte Ora avanti con autonomia e fondi triennali»

IN VIA FILODRAMMATICI GRAZIE ALL'IMPEGNO DI SOCI PUBBLICI E PRIVATI IL PIERMARINI È RIUSCITO A RIENTRARE DAL DEBITO E A EVITARE IL ROSSO DI BILANCIO – 
HA LAVORATO per più di un mese. Servivano poco più di due milioni di euro per ripianare il debito del 2010 e chiudere i conti in regola. E due milioni sono arrivati. Sono stati ancora una volta i buoni uffici di Bruno Ermolli, il vicepresidente della Fondazione Teatro alla Scala, a consentire all'ente lirico di via Filodrammatici di raggiungere per il sesto anno consecutivo il pareggio di bilancio, condizione necessaria per tagliare il traguardo dell'autonomia gestionale. «Tutti i soci hanno contribuito con entusiasmo», spiega il numero uno di Promos al termine del Consiglio d'amministrazione che ha dato parere favorevole all'esercizio economico-finanziario dell'anno scorso. Soddisfatto? «Molto. Devo dire che tutti i soci della Fondazione hanno accolto con entusiasmo il nostro invito a rimettere a posto, con un contributo straordinario, i conti del Pier-marini. In questo modo, potremo mantenere una promessa che ci stava a cuore». Quale? «Quella di pagare a tutti i lavoratori del teatro l'ultima tranche dell'integrativo aziendale». II 2011 si preannunciava come un anno nero per il mondo della cultura, in particolare per le fondazioni lirico-sinfoniche: la Scala ci avrebbe rimesso circa 17 milioni di euro in contributi ministeriali. E invece… «Invece, il Governo, con grande pluralità, ha reintegrato il Fondo unico per lo spettacolo a 428 milioni di euro, riportandolo a livelli superiori rispetto allo scorso anno». Perla Scala, inoltre, si avvicina l'autonomia gestionale. «Confermo che l'approvazione del regolamento attuativo della riforma del ministro Sandro Bondi dovrebbe arrivare nelle prossime settimane». L'autonomia vi consentirà di programmare sulla base di fondi certi. Almeno fino al 2014 non avrete timore di subire tagli. «Il Governo ha garantito l'erogazione del Fus sull'arco di tre anni: del resto, se dobbiamo vincolare con contratti i migliori artisti e i migliori direttori d'orchestra, l'unico modo è farlo con largo anticipo: i finanziamenti triennali ci consentiranno di farlo con più serenità». Il prossimo passo? «Oggi (ieri, ndr) abbiamo parlato anche del bilancio previsionale del 2011, che sarà portato all'assemblea dei fondatori di metà aprile». In quei giorni sarà presentata anche la nuova stagione: tredici opere e sei balletti, come nel 2010. Le piace? «Certo che sì. Sono il primo ad essere soddisfatto. Anzi, il secondo…». Il primo, o meglio la prima, è il presidente della Fondazione, cioè il sindaco Letizia Moratti.
Nicola Palma
Il Giornale 29-3-11

ENTRATE GARANTITE. Se dobbiamo vincolare con contratti i migliori artisti e i migliori direttori d'orchestra l'unico modo è farlo in anticipo I finanziamenti certi ci aiutano• Bruno Ermolli

22 Novembre 2010

TUTTI A CASA ! Bondi & Nastasi- Bertolaso & Fiori- Letta & Blandini- Arcus & Cultura Spa. Rassegna stampa dei fatti

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Marco Travaglio – AnnoZero – 18-11-2010 – Macerie

http://www.youtube.com/watch?v=97mBFa1nHxw

Bondi – Tagli ovunque, ma non a Novi Ligure

Sandro Bondi e Manuela Repetti

Sandro Bondi, quando c’è da finanziare un progetto meritevole, sa essere rapido ed efficiente. È il caso del teatro Marengo di Novi Ligure (30 mila abitanti in provincia di Alessandria) piccolo gioiello inaugurato nel 1835 e inagibile dagli anni ’50 del secolo scorso a causa di un incendio. Il ministro – secondo quanto riporta il settimanale Il Novese – avrebbe garantito un finanziamento di due milioni di euro da parte di Arcus,
società che fa capo al ministero dei Beni culturali, cifra che consentirebbe l’avvio di un restauro che la città invoca da decenni. A dare la lieta novella è il deputato Pdl Repetti, che spiega a Il Novese di aver seguito personalmente, fin dal 2009, l’intero iter del progetto di finanziamento, a cui “manca solo la firma del ministro, ma dovrebbe arrivare a breve”. Esulta il coordinatore del Pdl di Novi Ligure Bruno Ferretti: “Questo dimostra come il Pdl si stia adoperando nei fatti per il bene della nostra città, cogliendo risultati che mai sono stati ottenuti dal centrosinistra”. Può darsi, ma al centrosinistra va almeno riconosciuta l’attenuante di non aver tra le sue fila la fidanzata del ministro dei Beni Culturali, che, guarda caso, è proprio l’onorevole Repetti, novese doc. Certo, il restauro è sicuramente una buona notizia in assoluto, ma che questo sia possibile (anche) grazie al fatto che il locale parlamentare è la compagna del titolare del ministero che eroga il finanziamento, è cosa quanto meno difficile da ignorare. Se poi questo avviene in un momento di tagli indiscriminati, come molti lamentano, può darsi che qualcuno possa perfino sospettare indebite corsie preferenziali.

Stefano Caselli – 18 novembre 2010 –
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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Lady Bondi & figlio Ministeri di famiglia

Il figlio di Manuela Repetti, deputata Pdl e compagna del ministro della Cultura Sandro Bondi, lavora per la direzione generale del cinema del dicastero. Lui, laureando in architettura, non risponde, la madre tergiversa, il direttore conferma

Possibile che Fabrizio Indaco, figlio di Manuela Repetti, deputata del Pdl e compagna di Sandro Bondi, lavori per il ministero dei Beni culturali nella direzione generale del cinema in Piazza S. Croce in Gerusalemme a Roma? E possibile, come si sussurra, che rassicuri i giovani produttori, prometta felici finalizzazioni di progetti, spenda la parentela per farsi strada in quella giungla che è il mondo del cinema romano? Per verificare l’ipotesi, una commistione di lunare nepotismo e inopportunità feudale, basta chiamarlo nel tardo pomeriggio al telefono del Mibac a lui intestato.

Risponde al secondo squillo: “È lei Fabrizio Indaco?” “Certo”, “Volevamo chiederle se è davvero figlio dell’onorevole Repetti”. È qui, che il giovane Indaco, laureando in architettura (corso iniziato nel 2002, qualche lentezza nel percorso), viene assalito da un’amnesia, la sindrome Scajola: “Stavo proprio per andare via, se vuole ne parliamo domani”. Insistiamo: “Indaco, ci aiuti a non scrivere inesattezze”. Balbetta qualcosa e poi in un lampo, tronca a tradimento la conversazione.

Ci viene qualche dubbio che proviamo a fugare parlando con la donna che gli ha dato i natali. In Parlamento è una giornata uggiosa. Votazioni, truppe asserragliate. Nonostante questo Manuela Repetti da Novi Ligure, non si nasconde. “Fabrizio è mio figlio certo”. Come mai lavora nel ministero diretto dal suo compagno?”. Qualche secondo di pausa: “Eh, come mai, ci lavora, ecco”. Sbanda ma non crolla, Repetti. Ha fiducia nel prossimo: “Ha un contratto interinale, in scadenza, se vuole qualche informazione in più lo chiedo direttamente a lui”. “Con noi non ha voluto parlare”, spieghiamo: “Eh vabbè poverino, va capito, cerchi di comprendere”. Con tutta l’umana empatia del caso, non possiamo fare a meno di domandare ancora: “Onorevole, per quale ragione un ragazzo laureato in Architettura lavora alla direzione generale cinema, non le sembrano campi d’applicazione inconciliabili?”. Repetti dice di parlare come una qualunque madre preoccupata per il futuro della propria prole. “Non si è laureato, ha finito gli esami, sta preparando la tesi e come tutti i ragazzi, prova a fare qualche cosa. Il suo contratto al Centro sperimentale di cinematografia, che è un ente autonomo, sta per scadere”. Il Csc, vive grazie ai soldi del Fus. Quasi 10 milioni di euro l’anno, non proprio un ente autonomo dal ministero, in ogni caso. “Non so quanto duri l’assunzione temporanea e forse era sua intenzione tornare a Novi Ligure e cercare un mestiere nel suo ramo. Mentre studia, cerca di guadagnare qualcosa, non c’è niente da nascondere”. Si irrigidisce, Repetti, solo se le parli di etica: “Non mi ponga domande come se mi trovassi davanti all’inquisizione”. La rassicuriamo: “Le pare appropriato, mentre il suo compagno dirige il ministero, offrire nello stesso un posto di lavoro a suo figlio? Milioni di ragazzi, un regalo simile non lo avranno mai” e lei traballa: “Bè, ma intanto non sarebbe opportuno se lui non lavorasse, ma mio figlio trotta, come potrebbe essere per tanti ragazzi nella sua posizione, non ci vedo nulla di male o di strano. Se non facesse nulla o approfittasse della situazione (sic) sarebbe grave. Non penso abbia potuto avere facilitazioni”. Il ministro non si è mai preoccupato? “Non vedo come una stranezza che un ragazzo lavori”. Pausa: “Ho capito che è il ministero suo (sic), ma è una combinazione, non è vietato, non vedo sinceramente non capisco, è uno studente come tanti altri, ha fatto una sua esperienza lavorativa, tutto qui”. È affranta.

Stesso tono di voce quando a tarda sera interloquiamo con Nicola Borrelli, direttore generale del ministero, sezione cinema. “Indaco lavora fisicamente da noi, ha un contratto con il Centro sperimentale di cinematografia, con loro abbiamo una convenzione e gli chiediamo una serie di servizi. Con le difficoltà di personale che abbiamo non ce la facciamo. Alcune attività specifiche sono nella mani di ragazzi come Indaco”. Quali esattamente, direttore? “Fabrizio affianca i servizi della direzione generale per la realizzazione della piattaforma on line per la presentazione delle domande di finanziamento che sarà messa in rete entro fine mese”. Trasecoliamo. Presentazione delle domande? Magari di film sulla ricostruzione de L’Aquila o invisi al governo? Si parla di soldi erogati dallo Stato, di fondi di garanzia? “Esattamente, per accedere ai vari contributi e alle istanze amministrative”. Anche a Borrelli, chiediamo della opportunità: “Le devo dire la verità, io gestisco le persone che arrivano dal Centro sperimentale e se le dicessi che non sapevo nulla della parentela di Indaco, sarei ridicolo. Il centro sperimentale è una nostra eccellenza e nell’apporto a questo progetto, lavorano in parallelo Fabrizio e un’altra persona. il suo lavoro è stato prezioso, però non ha questo grandissimo contratto e le preannuncio che dopo aver rilevato l’Eti, non rinnoveremo la convenzione con i ragazzi del Centro sperimentale”. Un’altra buona notizia, per una realtà che lentamente, sta morendo.

Da il Fatto quotidiano del 18 novembre 2010

Pompei, la città delle spese fantasma

http://www.inviatospeciale.com
Autore: redazione. Data: venerdì, 12 novembre 2010

Un articolo dell’Espresso mostra una serie di stravaganti uscite di denaro. Il crollo della ‘domus gladiatori’ non è il solo esempio di quanto sia trascurato in Italia un patrimonio storico unico al mondo.

Il settimanale romano ha pubblicato alcuni dati inquietanti che riguardano lo stato di conservazione dell’antico borgo romano che secondo la testimonianza di Plinio il giovane fu seppellita da quasi dieci metri di cenere e lapilli eruttati dal Vesuvio il 24 agosto del 79 d.C.

L’Espresso ha reso noto che per una visita del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, mai avvenuta si sono spesi 60mila euro per l’organizzazione, 11mila per la pulizia delle zone interessate al tour e 9.600 per l’accoglienza. 80.600 euro, l’equivalente di quasi 161 milioni delle vecchie lire per nulla.

I due commissari straordinari indicati dal ministro, prima il prefetto Renato Profili e poi Marcello Fiori della Protezione civile, avrebbero per la loro parte avviato iniziative ‘eccezionali’: 12 mila euro spesi per smantellare ben 19 (diciannove) pali della luce, oltre un milione e mezzo di vecchie lire l’uno, 100 mila per il “potenziamento dell’illuminazione”, ma non della città museo, ma delle strade esterne al sito, 99 mila per rifare “le transenne”, oltre 91 mila euro per installare planofoni, dei macchinari progettati, come spiega il Centro ricerche musicali, “per l’utilizzo sempre più sofisticato dello spazio richiesto nella musica contemporanea e rappresentano uno strumento flessibile per il controllo dei parametri di spazializzazione del suono”.  665 euro, poi, sono volati via per le serrature nuove del punto di ristoro.

Il periodico ha scritto ancora: “Quasi 47 mila euro sono serviti per metter in piedi l’evento “Torna la vite”; 185 mila per il progetto PompeiViva: soldi dati alla onlus romana CO2 Crisis Opportunity fondata da Giulia Minoli, figlia di Gianni e Matilde Bernabei, che ha avuto Gianni Letta come testimone di nozze. Lo sposo? Salvo Nastasi, direttore generale del ministero dei Beni culturali. Al piano di valorizzazione è stata chiamata anche Wind: importo previsto, 3,1 milioni di euro. Le convenzioni, a Pompei, costano caro: 547 mila euro sono stati spesi per un progetto intitolato “Archeologia e Sinestesia” curato dall’Istituto per la diffusione delle Scienze naturali, altri 72 mila sono state dati all’associazione Mecenate 90 (presidente onorario il solito Gianni Letta, presidente Alain Elkann) per un’indagine conoscitiva sul pubblico, e ben 724 mila all’Università di Tor Vergata “per lo sviluppo di tecnologie sostenibili”".

Poi ci sono altre spese bislacche. Il commissario straordinario Fiori, ex vice-capogabinetto di Rutelli, nominato supercontrollore degli ultimi 18 mesi, ha affermato di aver speso il 90 per cento dei 79 milioni di euro a disposizione “per la tutela e la messa in sicurezza”.

Tuttavia, secondo quanto riportato dall’Espresso ha ‘investito’ 1.668 euro per i nuovi arredi del suo ufficio, 1.700 euro per la divisa del suo autista, 4 mila per la sua “parete attrezzata”. Ed inoltre 10 mila per un altro ufficio presso l’Auditorium, i 113 mila per lo spettacolo “Pompei in scena” o i 955 mila per il “progetto multimediale” alla casa di Polibio. La mostra “Pompei e il Vesuvio” promossa da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia è costata, poi, oltre 600 mila euro, mentre per l’illuminazione della casa di Bacco 1,2 milioni.

Sul fronte del personale i cinque collaboratori del prefetto Profili sono diventati dodici ed il costo di “copertura degli oneri della struttura commissariale” è passata da 200 mila a 800 mila euro. E il settimanale ha continuato: “A fine missione, la voce “funzionamento” sul bilancio del commissariato segna una spesa complessiva di oltre 2milioni e 300 mila euro. Numeri alla mano, si va dai 149 mila euro per Fiori, risorse che si aggiungono al suo già profumato stipendio da dirigente apicale del ministero, ai 125 mila per quattro co.co.co. di fiducia, ai 250 mila per il personale distaccato. Per tutti, il 22 ottobre 2009 il commissario autorizzava la ricarica di carte di credito “superflash” per “rimborsi spese di missione” per un importo “pari a 185 mila euro”.

Il segretario generale della Uil Beni Culturali Gianfranco Cerasoli nel mese di luglio ha presentato un esposto alle procure di Napoli e di Torre Annunziata evidenziando alcuni aspetti a suo parere discutibili nel merito di alcuni lavori di restauro effettuati da Fiori. “In primis quelli per il Teatro Grande, dove la cavea è stata ricostruita con mattoni di tufo che nulla c’entrano, e dove si è lavorato con martelli pneumatici, scavatori e bobcat, in una zona dove bisognerebbe camminare a piedi nudi”, ha detto il sindacalista.

Secondo l’Espresso “l’impresa affidataria è la Caccavo srl di Pontecagnano (Salerno)”: Profili chiude con loro un appalto da 449 mila euro, ma dopo un anno Fiori affida a loro altre “opere complementari al progetto” per 4,8 milioni. A cui vanno aggiunti altri incarichi, per un totale di 16 milioni di commesse in due anni. Altre presenze fisse nei lavori sono la ditta Maioli di Ravenna, quella di Vincenzo Vitiello (pare assai vicino alla curia) e di Alessandra Calvi, che ha lavorato vicino alla scuola crollata”.

“Io dico pure che dei 79 milioni che avevano i due commissari – ha spiegato Cerasoli – l’importo destinato agli interventi di messa in sicurezza è pari appena al 52 per cento del totale. Mentre a tutti gli interventi di valorizzazione e comunicazione, su cui procura e Corte dei Conti dovrebbero guardare con attenzione, è andato il 48 per cento, pari a 38,2 milioni”.

Questo scenario però non hanno suscitato problemi nel ministro Bondi e nel commissario straordinario Fiori, che secondo il settimanale hanno avrebbe sostenuto di essere “gli unici che hanno destinato 2 milioni alla manutenzione ordinaria”. Eppure, per l’Espresso “a questi si sarebbero potuti aggiungere i 500mila euro destinati ai servizi per la stagione teatrale 2010-2011 (il San Carlo ne prende altri 142 mila, sempre giustificati dalla dicitura ‘messa in sicurezza’), i 275 mila girati a Legambiente per ‘la formazione di volontari’, i 42 mila spesi per alcuni volumi di storia, o i 17 mila investiti in televisioni Lcd. Senza dimenticare i mille euro usati ‘per sfoltire’ un pino vicino agli uffici della sovrintendenza. I rami, forse, impedivano la vista del panorama a qualche dirigente”.

Fiori ha subito smentito il settimanale sostenendo che “le presunte spese folli nel sito archeologico di Pompei sono frutto di ricostruzioni fantasiose e distorte della realtà”. L’ex commissario straordinario ha aggiunto che “l’attività di tutela e conservazione del sito è sempre rimasta in capo alla Soprintendenza e ogni intervento realizzato ha visto la condivisione preventiva dei Soprintendenti, con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto di collaborazione e l’approvazione da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Grazie a quest’intesa è stato realizzato un programma di interventi per circa 79 milioni di euro in due anni, dei quali 65 milioni di euro destinati a interventi di messa in sicurezza”.

Il funzionario incaricato da Bondi di curare le ferite di Pompei, tuttavia, non è entrato nel merito delle cifre riportate del settimanale, fornendo una serie di motivazioni in base alle quali sono stati finanziati eventi o lavori di vario genere.

Sulla Waterloo del patrimonio storico italiano, in una profetica intervista rilasciata il 10 ottobre 2008 all’autorevole quotidiano francese ‘Le Monde’, Antonio Tabucchi mise in luce alcuni paradossi italiani. Disse lo scrittore: “Il ministro dell’Istruzione ha previsto dei tagli alla spesa per l’università e la scuola, ma ha decretato che tutti gli alunni di scuola elementare dovranno indossare dei grembiuli disegnati da uno stilista. Un’uniforme, quindi, ma ideata da un creatore… Come ha detto recentemente il fotografo Oliviero Toscani, noi italiani moriremo ignoranti, ma eleganti. Da noi l’eleganza è un prodotto di esportazione, di commercio. Vi è, all’interno dell’amministrazione, una sorta di sotto-ministero incaricato del made in Italy. Allo stesso tempo , gli istituti culturali italiani hanno visto le loro risorse diminuire in maniera consistente. Più passa il tempo e più la cultura italiana rischia di essere rappresentata non dai libri o dalla pittura, ma da questa etichetta commerciale del made in Italy”.

Ed infatti tra planofoni, pali, stipendi ed eventi culturali a Pompei è crollata una casa millenaria. Con buona pace del governo del ‘fare’ che tanto piace a Berlusconi.

Nastasi-Minoli le nozze dell’estate Gianni Letta all’altare Giulia, figlia di Giovanni Minoli e nipote di Ettore Bernabei, sposa l’alto dirigente dei Beni Culturali intimo di Bertolaso – Matrimoni

di Federica Fantozzi

Aperitivo in spiaggia, menù di pesce e crostacei, tutto esaurito negli alberghi e nelle case vacanza. Sabato 4 settembre a Filicudi si sposano Giulia Minoli, 28enne figlia del direttore di Rai Educational Giovanni e di Matilde Bernabei, e Salvo Nastasi, 37 anni, capo di gabinetto di Sandro Bondi al ministero dei Beni Culturali. Duecento gli invitati, pochi i vip, scartati – giura chi conosce i nubendi – a favore degli amici d'infanzia. Testimone sarà però Gianni Letta, amico di lunga data dello sposo e nume tutelare della sua carriera. La piccola, selvaggia isola delle Eolie è un luogo del cuore per la famiglia Minoli, che possiede una villa – muri bianco abbagliante, cuscini colorati, bouganvillea, niente piscina – inerpicata sulla collina, non distante da quelle di Luca Barbareschi e Giovanna Melandri. Giulia, bionda e di modi gentili, laurea in Filosofia alla Sapienza e master in sceneggiatura alla New York University (durante le primarie prodiane fu presidentessa del seggio di Manhattan) ci viene da quando è nata, e i filicudani ne proteggono la privacy. La festa sarà in spiaggia, cocktail al tramonto e balli. Al ristorante “Il Professore” sul mare di Pecorini, uno dei più apprezzati per il pesce al sale e i frutti di mare. Il proprietario, un avvocato catanese, lo ha appena venduto all'artista Maurizio Cattelan e a due galleristi previa promessa a non trasformarlo in locale di tendenza. Nastasi, alto, robusto fino all'imponenza, bruno, cordiale e ridanciano, è figlio di un magistrato della Corte dei Conti. Origini pugliesi, due sorelle minori, studi al Tasso. Il suo nome è comparso nelle cronache, intercettato nell'inchiesta della Procura di Firenze sulla corruzione nell’ambito della Protezione Civile. Funzionario influente, per alcuni il vero “ministro ombra”, è uomo bipartisan: entrato al Mibac con Giuliano Urbani, giovanissimo direttore generale dello spettacolo dal vivo sotto l'ala protettrice di Letta (carriera parallela e stesso mentore per Gaetano Blandini, con cui condividono esperienze e conoscenze), è durato con Rutelli ed oggi vanta un legame molto stretto con il ministro forzista in carica. Bondi lo ha voluto pluricommissario straordinario: al Maggio Musicale fiorentino, all'Arena di Verona, al San Carlo di Napoli. Ma soprattutto lo ha fatto sub-commissario del Teatro Petruzzelli di Bari, che fu terreno di tenzone politico-elettorale con il sindaco Michele Emiliano. Fidanzati da circa un triennio, i quasi sposi hanno in comune anche un'esperienza professionale. Nastasi ha presenziato ai “Campi Sonori”, la serie di concerti gratuiti organizzata dalla Protezione Civile per l'Abruzzo flagellato dal terremoto (hanno suonato Baglioni, Morricone, Piovani, Arbore). Patrocinato dall'ente di Guido Bertolaso, altro estimatore di Nastasi, e da Rai Educational, il progetto è stato affidato alla onlus “Co2- The Crisis Opportunity”, fondata da un gruppo di giovani, di cui Giulia Minoli è vicepresidente.

ROMA ffantozzi@unita.it

21 agosto 2010 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 19) nella sezione "Cronaca italia"

http://cerca.unita.it

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Business Band
Data di pubblicazione: 05.03.2010

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L’inchiesta de L’Espresso, 11 marzo 2010, sul malaffare imperante nella Protezione Civile: i Beni Culturali come terreno di “sperimentazione”. (m.p.g.)

Un intreccio di incarichi, consulenze, nomine, collaborazioni tra i Beni culturali e la Protezione civile. Per una pioggia di milioni

È l'asse delle consulenze. A un capo c'è il ministero dei Beni culturali (Mibac) di Sandro Bondi. All'altro c'è la Protezione civile di Guido Bertolaso. I due estremi sorreggono una rete di incarichi, collaborazioni e nomine distribuite in un arcipelago di più o meno famosi. Presi singolarmente, sono contratti nell'ordine di decine o, più di rado, centinaia di migliaia di euro. Bisogna fare i conti con le ristrettezze dei tempi e con le rivalità interministeriali. Bisogna considerare l'occhio censorio di Giulio Tremonti e l'operazione trasparenza lanciata dal ministro per la Funzione pubblica Renato Brunetta. Per non parlare delle rituali proteste della Corte dei conti. Eppure il flusso di denaro pubblico distribuito in forma privata segue il suo corso. Per evitare impicci è sufficiente non rispondere alle interrogazioni parlamentari dell'opposizione o ritardare la messa on line di una tabella.

Il comparto consulenze del Mibac, ad esempio, non brilla per essere troppo aggiornato. Dal sito del ministero mancano gli incarichi assegnati di recente da Mario Resca, direttore generale alla valorizzazione del patrimonio del ministero nonché uomo forte di Cultura Spa, la nuova società di diritto privato ricavata dalle ceneri della scatola vuota Ales alla fine di gennaio, a insaputa del Parlamento e del titolare delle partecipazioni di Stato, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
Al momento, Resca avrebbe concesso contratti per 500 mila euro. Fra i beneficiari certi ci sono tre delle principali società di consulenza internazionali. Si tratta di Roland Berger, Price Waterhouse Coopers e Boston Consulting group con un finanziamento di 100 mila euro per una. Questi advisor hanno il compito di tracciare le linee guida sull'impiego di centinaia di milioni di euro di fondi. Magari valutando la possibilità, molto concreta, che Resca, commissario ai lavori della Grande Brera, si trovi in conflitto di interessi rispetto ai suoi numerosi incarichi privati: consigliere dell'Eni, della Mondadori, presidente di Confimprese, l'associazione che tutela gli interessi delle catene commerciali.

Nello stesso modo, non c'è ancora traccia sul sito del Mibac degli incarichi attribuiti ai tre nuovi consiglieri ingaggiati dall'ex commissario straordinario della Cirio. Si tratta di Claudio Strinati, già soprintendente al Polo Museale romano, di Giuliano Urbani, presidente del museo della Scienza e della tecnica di Milano e titolare del ministero dei Beni culturali dal 2001 al 2005, e di Paolo Peluffo, già responsabile stampa al Quirinale con Carlo Azeglio Ciampi e consigliere della Corte dei conti con la responsabilità delle relazioni esterne.
Proprio l'area della Corte dei conti sembra interessata in modo particolare dal gioco strategico delle consulenze. Dai documenti della presidenza del Consiglio risulta che il 15 gennaio la dirigente del Mibac Marina Giuseppone è stata indirizzata a un incarico di consulenza, studio, ricerca e supporto degli uffici di diretta collaborazione del ministro Bondi. La dottoressa Giuseppone, che nel 2005 era stata incaricata presso il dipartimento Prevenzione e Comunicazione del ministero della Salute, è figlia di Vittorio Giuseppone, magistrato che lavora alla Corte dei conti per l'ufficio di controllo legittimità sui servizi alle persone e beni culturali. Appunto la sezione che vigila, fra l'altro, sulle attività del Mibac.

Anche il capo di gabinetto Nastasi, del resto, è figlio di un giudice della magistratura contabile, Enrica Laterza. Il suo è lo stipendio più alto dello staff (187 mila euro) mentre Marina Giuseppone, che è a quota 141 mila euro annui, si troverà a lavorare fianco a fianco con una folta pattuglia di consiglieri del ministro. Alcuni, come i giornalisti Angelo Lorenzo Crespi, ex direttore del 'Domenicale' di Marcello Dell'Utri, e Raffaele Iannuzzi ('L'Occidentale'), ex pupillo di Gianni Baget Bozzo, sono consulenti a pagamento (60 mila per il primo e 35 mila euro per gli altri due, rispettivamente). Altri lavorano a titolo del tutto gratuito come Maurizio Costanzo, Sabino Acquaviva e Raffaele Iannuzzi detto Lino, ex parlamentare (nessuna parentela con il suo omonimo). Fra i consulenti impiegati con la formula del rimborso missioni, c'è la docente di Archeologia dell'università di Padova Elena Francesca Ghedini, sorella di Nicolò, deputato e principale consigliere legale di Silvio Berlusconi.

Il gabinetto e le direzioni generali del ministero sono di sicuro i più promettenti sotto il profilo degli incarichi. Ma anche il fronte di Cinecittà rimane effervescente, a dispetto di un contesto economico piuttosto mediocre e delle restrizioni imposte da Tremonti. La nuova holding creata con la fusione fra Cinecittà e Istituto Luce ha presentato una lista della spesa a fine 2009 con oltre 3 milioni di euro distribuiti fra amministratori fra i quali i nuovi vertici Luciano Sovena (142 mila euro di emolumenti), Roberto Cicutto, il vicedirettore del 'Giornale' Nicola Porro. L'autonoleggio con conducente per il presidente della spa statale è costato da solo 31 mila euro. Fra i nomi di spicco nella lista degli incarichi c'è l'ex lobbista di Sky Tullio Camiglieri retribuito con 29 mila euro per "formulare una proposta di riforma strategica del gruppo pubblico cinematografico" e "assistenza nella realizzazione di una giornata celebrativa dei diritti umani". Il giovane fratello di Piero Marrazzo, Giampiero, ha preso invece appena 12 mila euro per servizi di ufficio stampa. Una consulenza fra le più consistenti (200 mila euro) è toccata a Comunicare organizzando, la società di mostre d'arte ed eventi che gestisce il complesso del Vittoriano in piazza Venezia.

A capo della holding da 15 milioni di euro di ricavi annui ci sono Alessandro Nicosia, da sempre vicino ai due ex sindaci di Roma Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Nicosia amministra il suo gruppo in partnership con la moglie Maria Cristina Bettini, cugina del fedelissimo veltroniano Goffredo. Fra i committenti di Comunicare organizzando c'è anche Arcus, la società che gestirà per conto di Mibac e ministero delle Infrastrutture 100 milioni di euro di fondi. Il presidente di Arcus, Salvatore Italia, ha presentato le sue dimissioni a Bondi martedì 2 marzo. Formalmente, l'amministratore di area Alleanza nazionale adduce motivi personali. In realtà, è da mesi che si sente parlare di un suo allontanamento per contrasti con il capo di gabinetto di Bondi. E chi si mette contro Nastasi, si mette contro il ministro.

Nastasi è stato, nello scorso luglio, uno dei presenti all'inaugurazione dei concerti di Campi Sonori, organizzati in Abruzzo dalla Protezione Civile e conclusi dall'esibizione di Claudio Baglioni, il 29 gennaio scorso alla caserma della Guardia di finanza di Coppito in Abruzzo. Nelle zone del terremoto si sono esibiti gratuitamente anche Ennio Morricone, Claudio Muti, Nicola Piovani, Gilberto Gil e Renzo Arbore. Lo show di un mese fa a Coppito ha posto fine alla prima fase del progetto. Finiti i concerti, rimarrà il workshop musicale e multimediale per gli studenti aquilani.

L'iniziativa di Campi Sonori è stata patrocinata dalla Protezione civile assieme a Rai educational, al Festival del cinema di Venezia e ad alcune case di produzione cinematografica, ed è stata affidata a Co2-The crisis opportunity, una onlus specializzata in comunicazione sociale fondata da una pattuglia di giovani. C'è Giulia Minoli, 28 anni, figlia del direttore di Rai educational e neo-presidente del museo di Rivoli Giovanni. Minoli junior è nipote di Ettore Bernabei e fidanzata di Salvo Nastasi, che ha incominciato la sua carriera al Mibac come direttore generale per lo spettacolo dal vivo, con la benedizione di Gianni Letta. La rappresentante di Co2 in Abruzzo è stata Sara Tardelli, figlia della leggenda juventina Marco ed esordiente qualche anno fa proprio nei programmi di Rai educational. Fondatori sono inoltre Simone Haggiag, rampollo della famiglia azionista di Cinecittà Studios, la società con Luigi Abete e Diego Della Valle che ha in affitto i teatri di posa del cinema statale, e Daniele Ciccaglioni, figlio del proprietario delle diciannove librerie romane Arion.

I progetti della onlus contemplano anche Pompei Viva, un altro workshop musicale in collaborazione con la Protezione civile e con la Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei, dove è commissario Marcello Fiori, ex vicecapo di gabinetto di Francesco Rutelli e braccio destro di Bertolaso. Co2 ha un ruolo organizzativo anche in Napoli teatro festival, con il supporto della Farnesina, e due anni fa ha messo in piedi il Palermo Sole Luna festival in collaborazione con la Regione siciliana e con la direzione generale cinema del Mibac, allora retta dall'altro uomo di Letta Gaetano Blandini, che in ottobre si è trasferito alla Siae.
 

La mano della ''cricca'' sugli Uffizi, Bondi: ''Non conosco faccendieri''

Il ministro dei Beni culturali coinvolto nell'inchiesta sugli appalti degli Uffizi.

Clivio Baldori
Un ingegnere in odor di mafia, con esperienze in saloni di bellezza e società agrarie, messo a capo dei lavori per il restauro dei Grandi Uffizi. Stralci dell'interrogatorio dell'imprenditore Riccardo Fusi, indagato nell'inchiesta sull'appalto per la Scuola marescialli dei carabinieri di Firenze, che racconta di un pranzo con Angelo Balducci e Denis Verdini, plurindagato coordinatore nazionale del Pdl, in cui si parla di finanziamenti su opere che riguardano il portafoglio del ministero guidato da Bondi.
Tanto basta per provocare un altro piccolo terremoto tra le file del centrodestra, scosse giorno dopo giorno da ripetute accuse di corruzione e malagestione della cosa pubblica.
 

Un appalto da 29 milioni di euro

"Non ho niente a che fare con faccende e faccendieri". Si difende così il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, di fronte all'accusa che lo vede coinvolto nell'inchiesta sui Grandi eventi,portata avanti dalla Procura di Firenze. Quella che lo riguarda, in particolar modo, è la parte che analizza gli appalti per il restauro dei Nuovi Uffizi.
L'appalto, da 29 milioni di euro, è stato inserito nel programma per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Il coordinamento dei lavori venne affidato a un commissario, nominato dal Governo.
Dalle carte delle indagini emergono le annotazioni del Ros sulla persona scelta per il ruolo di direttore dei lavori, Riccardo Miccichè, che, scrivono gli investigatori, ha ricoperto anche un incarico per i lavori alla Maddalena ma, riguardo agli Uffizi, "non sembra essere un soggetto di elevata e comprovata professionalità" come richiesto dalle norme.

L'ingegnere parrucchiere

Nel 2007 Micchichè, 36 anni, ha costituito una società che ha "per oggetto – annota il Ros – l'attività di parrucchiere per donna, uomo, bambino, manicure, pedicure, massaggio", oltre alla gestione di palestre.
Prima era stato unico componente del consiglio di amministrazione di una società , la Erbe medicinali Sicilia, "specializzata nella preparazione di terreni per la coltivazione delle erbe".
E tra l'altro su Miccichè, continuano i carabinieri del Ros citando il ruolo di suo fratello in un'impresa che opera nel settore degli appalti pubblici, c'è il dubbio di "contatti con soggetti inseriti in un contesto oggetto di indagini afferenti il condizionamento mafioso degli appalti pubblici". 
Nonostante l'ingegnere siciliano avesse un curriculum del genere viene nominato da Bondi il 22 dicembre 2009 direttore dei lavori per il restauro degli Uffizi.

Le intercettazioni dei Ros

Dubbi sulla sua competenza vengono sollevati perfino da quelli della "cricca".
È Fabio de Santis, provveditore della Toscana tuttora in carcere, ad esprimere perplessità su Miccichè al telefono con Enrico Bentivoglio, "responsabile unico per il procedimento" degli Uffizi, in una intercettazione.
De Santis: «Miccichè? Non ci posso credere»; e Bentivoglio risponde: «Ma ti rendi conto? Quando siamo andati che ci stava pure Bondi…abbiamo fatto la riunione l'altro giorno…siamo tornati in treno.. c'era pure Salvo (Nastasi, ndr.) allora stavamo un attimo da soli e ho fatto 'Salvo ma siamo sicuri di coso qua, del siciliano?". I carabinieri che ascoltano le telefonate dispongono nuove verifiche da cui nasce una relazione aggiunta agli atti dell'inchiesta.
Su Miccichè, continuano i carabinieri del Ros citando il ruolo di suo fratello in un'impresa che opera nel settore degli appalti pubblici, c'è il dubbio di "contatti con soggetti inseriti in un contesto oggetto di indagini afferenti il condizionamento mafioso degli appalti pubblici".

La difesa di Bondi

Ieri il ministro Bondi ha sentito il bisogno di difendersi dalle accuse comparse su repubblica e Corriere della sera e così ha diffuso una nota che recitava così: "Oggi alcuni quotidiani danno il meglio di sé nell'esercizio di lordare anche la mia onestà. Avrò il tempo per medicare le ferite alla mia onorabilità che, attraverso alcuni articoli, mi sono state inferte. Nel frattempo, desidero rivendicare il merito di aver proceduto al commissariamento dell'area archeologica di Pompei, dei Fori Romani, di Brera e degli Uffizi. Per quanto riguarda il Museo degli Uffizi, appena ho avuto conoscenza delle indagini della magistratura, ho revocato immediatamente il commissariamento per agevolare il lavoro della magistratura stessa, proprio perchè non ho nulla a che fare con faccende e faccendieri di cui si parla".
 
 
Ultimo aggiornamento: 10/05/10

Il cognato, Anemone e l'appalto
per gli Uffizi all'ingegnere-coiffeur

Bondi lo scelse come direttore del restauro

da corriere.it

ROMA – Intrecci di società, consulenze, nomine ministeriali. Le nuove carte dell'inchiesta sugli appalti dei Grandi eventi raccontano la carriera del cognato di Guido Bertolaso, Francesco Piermarini, 52 anni, svelano i suoi rapporti con Diego Anemone. E soprattutto ricostruiscono l'ascesa di Riccardo Miccichè, 36 anni, che con lui ebbe l'incarico di «rappresentante della struttura» al G8 de La Maddalena. Risulta essere ingegnere, ma nel suo curriculum c'è la partecipazione alla società Modu's Atelier «che ha come oggetto l'attività di parrucchiere per uomo, donna e bambino». Eppure, dopo aver seguito i lavori in Sardegna, ha ottenuto un altro incarico prestigioso: il 22 dicembre scorso il ministro ai Beni culturali Sandro Bondi lo ha nominato «direttore dei lavori» per il restauro degli Uffizi con un costo di 29 milioni e mezzo di euro. Non è l'unica «anomalia» denunciata nell'informativa dei carabinieri del Ros. Il fratello di Miccichè è infatti responsabile tecnico dell'impresa Giusylenia «inserita in un contesto criminale finalizzato alla gestione dei lavori pubblici» e collegata in passato a Bernardo Provenzano. La moglie del capo della Protezione civile Gloria Piermarini non è dunque l'unica ad aver beneficiato degli incarichi di Anemone. Gli investigatori stano cercando di ricostruire eventuali altri legami con il costruttore accusato di essere ai vertici della «cricca». E vogliono anche scoprire in base a quali criteri Miccichè abbia ottenuto due nomine di tale prestigio. In precedenza era stato soltanto «unico componente del consiglio di amministrazione della società "Erbe medicinali Sicilia srl", specializzata nella preparazione dei terreni per la coltivazione delle erbe e piante officinali».

La coppia al G8
Scrivono i carabinieri nella relazione consegnata ai magistrati di Firenze: «Riccardo Miccichè, durante l'esecuzione dei lavori alla Maddalena, ha avuto in uso un'utenza intestata all'impresa "Ing. Raffaello Pellegrini srl" con sede in Cagliari, impegnata in lavori di subappalto per conto della Consortile Maddalena riferibile a Diego Anemone. Analogamente Francesco Piermarini ha avuto in uso un'altra utenza intestata all'impresa Pellegrini». Quando si decide di spostare il vertice internazionale Piermarini, durante alcuni colloqui telefonici che vengono intercettati, dice che resterà in Sardegna «fino a luglio e poi si va in Abruzzo». Miccichè approda invece a Firenze. Il 27 novembre 2009 un'ordinanza della presidenza del Consiglio ha inserito il restauro degli Uffizi nel programma per le celebrazioni dell'Unità d'Italia. Fabio De Santis, il provveditore della Toscana tuttora in carcere «raccomanda la sostituzione dei vertici della stazione appaltante con altri elementi di grandissima esperienza». La decisione passa al ministro per i Beni Culturali.

La scelta di Bondi
La sera del 22 dicembre 2009 «Salvo Nastasi, capo di gabinetto del ministro Sandro Bondi, comunica ad Angelo Balducci la distribuzione degli incarichi: Mauro Della Giovampaola "soggetto attuatore", Enrico Bentivoglio "responsabile unico del procedimento", Riccardo Miccichè "direttore dei lavori". Al telefono commenta "Mi sembra una buona squadra"». La sera successiva De Santis parla con Bentivoglio che «comincia col lamentarsi di della Giovampaola e poi parla di Miccichè». Bentivoglio: Tu lo sai chi hanno nominato direttore dei lavori? Il siciliano De Santis: Miccichè? Non ci posso credere! Bentivoglio: Sì… «di comprovata esperienza e professionalità»… lui, è lui De Santis: quando lo vedo gli dico: siamo proprio dei cazzari guarda, siete proprio dei cazzari… andate in giro a rompere il c… Bentivoglio: Ma ti rendi conto? Quando siamo andati che ci stava pure Bondi… abbiamo fatto la riunione l'altro giorno… siamo tornati in treno… c'era pure Salvo (Nastasi, ndr) allora stavamo un attimo da soli e ho fatto "Salvo ma siamo sicuri di coso, qua del siciliano?" "Sì, non ti preoccupare… poi io c'ho un fatto personale che tu non c'hai". Dico: "Tutto il rispetto perché è una persona in gambissima, ma a gestire un lavoro del genere… De Santis: È un bordello aho! I carabinieri che ascoltano le telefonate dispongono nuove verifiche. E nella relazione evidenziano: «Effettivamente Miccichè non appare essere munito di una particolare esperienza per condurre la direzione dei lavori agli Uffizi». Non solo.

Il pizzino di Provenzano
Già nel marzo scorso sono emersi possibili collegamenti con Cosa nostra. «Il dato che si ritiene meritevole di approfondimento investigativo — sottolinea il Ros — è costituito dal fatto che il fratello Fabrizio ricopre la carica di responsabile tecnico della Giusylena operante nel settore degli appalti pubblici il cui amministratore e socio di maggioranza è Antonio De Francisci». Non solo: «In occasione dell'arresto di Giovanni Brusca, avvenuto in provincia di Agrigento nel 2006, gli fu sequestrato un appunto dattiloscritto che lo stesso ha riferito essergli pervenuto da Bernardo Provenzano, all'epoca latitante e riguardante "Lavoro De Francisci". Brusca ha chiarito a verbale: "Mi riferisco a quello che ha fatto lavori nel paese di Corleone. Questo qua ha uscito la tangente e io per come sono stati, glieli ho fatti avere a Bagarella». Adesso bisognerà comprendere chi è perché, nonostante questi rapporti, Miccichè sia stato scelto prima per il G8 e poi per gli Uffizi».

Le società di Piermarini
Gli accertamenti si incrociano con quelli che riguardano Piermarini. Dopo la scoperta della consulenza affidata da Anemone alla moglie di Bertolaso si stanno verificando gli incarichi ottenuti dalle sue società. Dopo aver avviato la messa in liquidazione la "Ecorescue International srl", nata nel 2005 «per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti e oggi», l'ingegnere «risulta socio al 94 per cento e amministratore unico della società Flumen Urbis con sede in Roma, costituita nel 2005 con un capitale sociale di 10.000,00 euro e avente come oggetto sociale, oltre la compravendita di beni immobili, anche l'esercizio di attività turistiche, alberghiere, di ristorazione, ricreative, culturali ed i servizi connessi a quanto sopra oltre che di tutti i servizi destinati alla organizzazione e realizzazione di convegni, congressi, conferenze, esposizioni mostre nonché quelli per l'organizzazione e la gestione di manifestazioni culturali anche per conto terzi ed anche ricercando e fornendo sponsorizzazioni. La rimanente quota di partecipazione del 6 per cento del capitale sociale è detenuta dalla Lethis srl».

Fiorenza Sarzanini
09 maggio 2010

UN NOSTRO POST DEL 2 MARZO 2010, VEDI LINK SOTTO

LE SOCIETÀ A DELINQUERE E LA CULTURA SCULTURA(TA)

L' ultima invenzione la Beni Culturali Spa

Arcus, la società per la cultura
che regala le "mance" di Stato

NOSTRO FLAYER DEL 11 MAGGIO 2010

LA CUB CHIEDE L'IMMEDIATA DESTITUZIONE DI BONDI E NASTASI-


ALLA LUCE DELL'ATTENDIBILE ESCLUSIVA DEL CORRIERE, SI EVIDENZIA LA COLLUSIONE DEI 2 BOSS DEL MINISTERO DELLA CULTURA CON APPARATI MAFIOSI LEGATI ADDIRITTURA A PROVENZANO.

IL DECRETO SULLE FONDAZIONI LIRICHE E' NUDO  E RIVELA IL SUO REALE OBIETTIVO:


1) METTERE LE MANI SUI GRANDI EVENTI CULTURALI CHE LA LEGGE QUADRO SULLO SPETTACOLO (CARLUCCI -DE BIASI) AVREBBE IMPEDITO AL CAPO GABINETTO  E ALLA SUA CRICCA DI FARE , E CHE INVECE CON LA DETONAZIONE DEL DECRETO BOMBA A OROLOGERIA HA EVITATO AL PARLAMENTO DI LEGIFERARE.

 

2) LA CRICCA ATTINGE DALL'INTRAMONTABILE ARCUS (AGENZIA DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA, CHE PRENDE IL 3% DI FONDI DELLE GRANDI OPERE OVVERO 250 MILIONI CIRCA DI EURO L'ANNO) QUANDO  FINANZIA I GIA' CITATI EVENTI CULTURALI CHE IL PARLAMENTO VOLEVA IMPEDIRE AD ARCUS DI FARE PER ESTRANEITà  DI  COMPETENZA E SOPRATTUTTO  QUANDO VA A  FINANZIARE
LE GRANDI OPERE DI RISTRUTTURAZIONE  DI EDIFICI CULTURALI TRA CUI  QUELLA DEL MUSEO DEGLI UFFIZI DI FIRENZE DA CUI E' PARTITO LO SCANDALO DEI BONDI-CRICCA.


3) CON GLI ULTERIORI COMMISSARIAMENTI DI FONDAZIONI LIRICHE NEL PAESE CHE GLI EFFETTI
DEL DECRETO BONDI PRODURREBBE COME SCONTATA CONSEGUENZA DELLA SUA APPLICAZIONE, LA “CRICCA”OLTRE AD INGRASSARSI ( NASTASI E' PLURICOMMISSARIO-SOVRINTENDENTE) SI MOLTIPLICHERA' DI NUOVI SOVRINTENDENTI DEL QUARTIERINO MAGARI D'OLTRALPE CHE FARANNO TUTT'AL PIU' E CON POCHI DIPENDENTI, DEI TEATRI CONTENITORI DI OPERE IMPORTATE E NON PIU' COME OGGI AUTOPRODOTTE MERAVIGLIOSAMENTE  DAI LAVORATORI DELLA LIRICA  .


4) QUESTI ULTIMI PAGHERANNO SULLA LORO PELLE INSIEME AI CONTRIBUENTI 

10 Novembre 2010

Licenziamenti silenziosi di centinaia di precari all’Opera di Roma

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 12:43

Teatro Dell’Opera di Roma: licenziamenti silenziosi di centinaia di precari per l’effetto devastante del Decreto Bondi.Mostra immagine a dimensione intera


Solo nei mesi di novembre e dicembre circa 200 precari non avranno il rinnovo del contratto di lavoro e altre decine ne seguiranno nel corso del 2011.

E’ una agonia senza appello che porterà alla morte professionale artisti, tecnici e maestranze, tutti precari storici che erano impiegati nel Teatro da anni, in alcuni casi decenni, in maniera continuativa. E questo è solo il primo e non ultimo degli effetti devastanti del Decreto Bondi in quanto, senza più questi professionisti dello spettacolo in parte ormai disoccupati, non potrà essere garantita la continuazione della produzione delle rappresentazioni ed a breve metterà in pericolo la sopravvivenza del Teatro stesso -è quanto denuncia l’USB del Teatro dell’Opera di Roma-
Il fatto più rilevante è che il Decreto è stato convertito in legge a metà anno a programmazione già avviata e contratti di lavoro già in essere, ed anche l’Amministrazione più virtuosa non avrebbe modo di salvaguardare la forza lavoro necessaria alla produzione; ed è preoccupante .Tutto ciò sta passando sotto il silenzio assordante dei sindacati concertativi e soprattutto del Sindaco di Roma e Presidente del Teatro On. Alemanno che, nei mesi scorsi, aveva promesso un rilancio del Teatro dell’Opera ed il mantenimento dei livelli occupazionali.

Ora questi lavoratori con contratto scaduto si aspettano che l’On. Alemanno intervenga presso il Ministro ed il Governo per condividere le soluzioni che permetterebbero di avviare un percorso a salvaguardia dei posti di lavoro,
 

LA CUB IN DIFESA DEI LAVORATORI PRECARI

La Cub organizza in tutta italia consulenze e sportelli legali e sindacali per le vertenze a favore dei precari. Dalla Scala a Cagliari, Genova, Roma, Bologna ,Napoli ci siamo attivati e stiamo organzzando tutta l'assistenza per i precari che a causa del famigerato " collegato lavoro" oltre ai tagli del f.u.s. e legge 100 vengono espulsi dalle fondazioni. Il nostro piano di intervento rapido  contrasta l'intenzione di far pagare ai precari la crisi indotta da Tremonti-Bondi , ma soprattutto intende far rispettare il sacrosanto diritto ad essere assunti a tempo indeterminato come è stato dimostrato alla Scala con le vittorie di decine e decine di lavoratori a tempo determinato o a prestazione serale .
Abbiamo il compito di informare e impugnare il contratto con una raccomandata A/R ENTRO 60GG. DA OGGI. Lasciate una mail con i vostri riferimenti e in assoluto anonimato   verrete contattati immediatamente per assistervi. Massima  solidarietà con i precari di  Roma , Cagliari ,Bologna , e di tutto il resto d'Italia.

CUB/INFO SCALA

Licenziamenti silenziosi di centinaia di precari all'Opera di Roma

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Teatro Dell’Opera di Roma: licenziamenti silenziosi di centinaia di precari per l’effetto devastante del Decreto Bondi.Mostra immagine a dimensione intera


Solo nei mesi di novembre e dicembre circa 200 precari non avranno il rinnovo del contratto di lavoro e altre decine ne seguiranno nel corso del 2011.

E’ una agonia senza appello che porterà alla morte professionale artisti, tecnici e maestranze, tutti precari storici che erano impiegati nel Teatro da anni, in alcuni casi decenni, in maniera continuativa. E questo è solo il primo e non ultimo degli effetti devastanti del Decreto Bondi in quanto, senza più questi professionisti dello spettacolo in parte ormai disoccupati, non potrà essere garantita la continuazione della produzione delle rappresentazioni ed a breve metterà in pericolo la sopravvivenza del Teatro stesso -è quanto denuncia l’USB del Teatro dell’Opera di Roma-
Il fatto più rilevante è che il Decreto è stato convertito in legge a metà anno a programmazione già avviata e contratti di lavoro già in essere, ed anche l’Amministrazione più virtuosa non avrebbe modo di salvaguardare la forza lavoro necessaria alla produzione; ed è preoccupante .Tutto ciò sta passando sotto il silenzio assordante dei sindacati concertativi e soprattutto del Sindaco di Roma e Presidente del Teatro On. Alemanno che, nei mesi scorsi, aveva promesso un rilancio del Teatro dell’Opera ed il mantenimento dei livelli occupazionali.

Ora questi lavoratori con contratto scaduto si aspettano che l’On. Alemanno intervenga presso il Ministro ed il Governo per condividere le soluzioni che permetterebbero di avviare un percorso a salvaguardia dei posti di lavoro,
 

LA CUB IN DIFESA DEI LAVORATORI PRECARI

La Cub organizza in tutta italia consulenze e sportelli legali e sindacali per le vertenze a favore dei precari. Dalla Scala a Cagliari, Genova, Roma, Bologna ,Napoli ci siamo attivati e stiamo organzzando tutta l'assistenza per i precari che a causa del famigerato " collegato lavoro" oltre ai tagli del f.u.s. e legge 100 vengono espulsi dalle fondazioni. Il nostro piano di intervento rapido  contrasta l'intenzione di far pagare ai precari la crisi indotta da Tremonti-Bondi , ma soprattutto intende far rispettare il sacrosanto diritto ad essere assunti a tempo indeterminato come è stato dimostrato alla Scala con le vittorie di decine e decine di lavoratori a tempo determinato o a prestazione serale .
Abbiamo il compito di informare e impugnare il contratto con una raccomandata A/R ENTRO 60GG. DA OGGI. Lasciate una mail con i vostri riferimenti e in assoluto anonimato   verrete contattati immediatamente per assistervi. Massima  solidarietà con i precari di  Roma , Cagliari ,Bologna , e di tutto il resto d'Italia.

CUB/INFO SCALA

18 Ottobre 2010

Carlo Felice: Doppio colpo di scena in CdA, l’accordo, i contratti di solidarietà e la vittoria di Pirro al referendum

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 01:38

Garrone: "O FIRMANO TUTTI I SINDACATI O TRA CINQUE GIORNI SI CHIUDE"

Dopo l'accordo raggiunto, doccia gelida al CdA.

Doppio colpo di scena dei due consiglieri.

"CARLO FELICE" RIAPRE CON STIPENDI RIDOTTI DEL 20%

CRISI CARLO FELICE, BONDI PROMETTE FONDI PER IL 2011 – "MI IMPEGNO PER FAR AVERE PIÙ FONDI AL TEATRO"

vedi tutto su  Rassegna Stampa

Ipotesi accordo
               Ipotesi d'accodo: CdA – CGIL, CISL e UIL 

contratti di solidariet+á B
Contratti di Solidarietà di tipo B

secolo xix  La lirica come il calcio?

Il risultato del referendum tra i 286 lavoratori ormai sfiniti e terrorizzati è stato il seguente:


votanti 164               favorevoli 147                   contrari 17                 assenti al voto 122

 

I contratti di solidarietà sono la nuova realtà nell'ambito delle Fondazioni Liriche.
Avranno effetto dal 1 novembre. Sotto con i prossimi.a

Carlo Felice: Doppio colpo di scena in CdA, l'accordo, i contratti di solidarietà e la vittoria di Pirro al referendum

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Garrone: "O FIRMANO TUTTI I SINDACATI O TRA CINQUE GIORNI SI CHIUDE"

Dopo l'accordo raggiunto, doccia gelida al CdA.

Doppio colpo di scena dei due consiglieri.

"CARLO FELICE" RIAPRE CON STIPENDI RIDOTTI DEL 20%

CRISI CARLO FELICE, BONDI PROMETTE FONDI PER IL 2011 – "MI IMPEGNO PER FAR AVERE PIÙ FONDI AL TEATRO"

vedi tutto su  Rassegna Stampa

Ipotesi accordo
               Ipotesi d'accodo: CdA – CGIL, CISL e UIL 

contratti di solidariet+á B
Contratti di Solidarietà di tipo B

secolo xix  La lirica come il calcio?

Il risultato del referendum tra i 286 lavoratori ormai sfiniti e terrorizzati è stato il seguente:


votanti 164               favorevoli 147                   contrari 17                 assenti al voto 122

 

I contratti di solidarietà sono la nuova realtà nell'ambito delle Fondazioni Liriche.
Avranno effetto dal 1 novembre. Sotto con i prossimi.a

12 Ottobre 2010

ACCORDO NAZIONALE DI CGIL-CISL-UIL PER ESTENDERE ALLE FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE I CONTRATTI DI SOLIDARIETA’

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 10:53

                                                                                   logo CUB
A seguito della gravissima decisione del C.di A. del Teatro Carlo Felice di Genova, con la minaccia di messa in liquidazione del Teatro, i sindacati confederali sono corsi al Ministero del Lavoro e hanno firmato un Protocollo per estendere i “cosiddetti” Contratti di Solidarietà anche al settore lirico-sinfonico.
Traducendo quanto accaduto, dopo i tagli al F.U.S. e la Legge Bondi, da oggi, i lavoratori potranno vedersi ridotto orario di lavoro e stipendio e trovarsi “messi a carico” dello Stato. Come se l’attività lavorativa di una ballerina/o
, di un/a musicista o cantante potessero considerarsi come riducibili nel normale orario di lavoro, così come tutte le altre attività creative o tecniche che supportano le attività di un teatro lirico sinfonico. Il cerchio è chiuso!
Sintetizzando, si vogliono mettere in contratto di solidarietà la creatività, la cultura e la storia stessa del nostro paese, anziché lottare perché lo Stato comprenda che tutto ciò va difeso!

Noi diciamo NO!
A pagare non devono essere chiamati i lavoratori e noi tutti, privati della nostra ricchezza culturale.
Respingiamo i ricatti della messa in liquidazione dei Teatri.
La Musicae le Arti non possono andare in Cassa integrazione!

Devono essere ripristinati i fondi per lo spettacolo e la musica e devono essere spazzate via le classi dirigenti incompetenti e le clientele che si annidano nelle Fondazioni Lirico Sinfoniche.
La cultura è un bene pubblico.
I tromboni di CGIL-CISL-UIL tenteranno di vendere quest’ennesimo accordo come “male minore”, dopo aver abbaiato per mesi che avrebbero occupato i Teatri di tutta Italia.
Noi, del Collettivo CUB/INFO SCALA, abbiamo in vari modi sostenuto la solitaria lotta dei lavoratori del Teatro Carlo Felice di Genova, contro tutti i soggetti sindacali ed istituzionali che volevano ridurli a cavie e carne da macello.
Intendiamo continuare a batterci al fianco di questi lavoratori e già oggi manifesteremo con loro a Genova.
Ai lavoratori della Scala diciamo che dobbiamo tenere “alta la guardia”. Nel nostro settore non esistono isole felici.
Tenteranno, con il muro di gomma, il silenzio, la cortina di fumo, di mettere in sordina la gravità di quanto sta passando sulle nostre teste e che, Teatro per Teatro, cercheranno d’imporci e saremo costretti ad affrontare.  

La Cultura non va in cassa integrazione o in “contratto di solidarietà”.
La Cultura non deve essere messa in liquidazione.
I Teatri e la cultura musicale sono un investimento per un futuro di civiltà.
                 
                                                                                            Cub / Info Scala

messagggio ricevuto dai lavoratori del Carlo F.

manifestazione Genova: Un grazie di cuore a tutti gli amici che sono venuti a Genova

 

http://www.youtube.com/watch?v=QcYApw90kT8

 

http://www.youtube.com/watch?v=oID2GOZ0WpA

 

http://www.youtube.com/watch?v=J-XYCI9oWbI

 

 

http://www.youreporter.it/video_Manifestazione_lavoratori_Teatro_Carlo_Felice_di_Genova_1

 

http://www.primocanale.it/viewvideo.php?id=35157

 

http://www.mentelocale.it/multimedia/2271/

 

I lavoratori di tutte le Fondazioni Liriche italiane sono accorsi per dare sostegno al Teatro Carlo Felice di Genova, città medaglia d'oro alla Resistenza.

ACCORDO NAZIONALE DI CGIL-CISL-UIL PER ESTENDERE ALLE FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE I CONTRATTI DI SOLIDARIETA'

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 10:53

                                                                                   logo CUB
A seguito della gravissima decisione del C.di A. del Teatro Carlo Felice di Genova, con la minaccia di messa in liquidazione del Teatro, i sindacati confederali sono corsi al Ministero del Lavoro e hanno firmato un Protocollo per estendere i “cosiddetti” Contratti di Solidarietà anche al settore lirico-sinfonico.
Traducendo quanto accaduto, dopo i tagli al F.U.S. e la Legge Bondi, da oggi, i lavoratori potranno vedersi ridotto orario di lavoro e stipendio e trovarsi “messi a carico” dello Stato. Come se l’attività lavorativa di una ballerina/o
, di un/a musicista o cantante potessero considerarsi come riducibili nel normale orario di lavoro, così come tutte le altre attività creative o tecniche che supportano le attività di un teatro lirico sinfonico. Il cerchio è chiuso!
Sintetizzando, si vogliono mettere in contratto di solidarietà la creatività, la cultura e la storia stessa del nostro paese, anziché lottare perché lo Stato comprenda che tutto ciò va difeso!

Noi diciamo NO!
A pagare non devono essere chiamati i lavoratori e noi tutti, privati della nostra ricchezza culturale.
Respingiamo i ricatti della messa in liquidazione dei Teatri.
La Musicae le Arti non possono andare in Cassa integrazione!

Devono essere ripristinati i fondi per lo spettacolo e la musica e devono essere spazzate via le classi dirigenti incompetenti e le clientele che si annidano nelle Fondazioni Lirico Sinfoniche.
La cultura è un bene pubblico.
I tromboni di CGIL-CISL-UIL tenteranno di vendere quest’ennesimo accordo come “male minore”, dopo aver abbaiato per mesi che avrebbero occupato i Teatri di tutta Italia.
Noi, del Collettivo CUB/INFO SCALA, abbiamo in vari modi sostenuto la solitaria lotta dei lavoratori del Teatro Carlo Felice di Genova, contro tutti i soggetti sindacali ed istituzionali che volevano ridurli a cavie e carne da macello.
Intendiamo continuare a batterci al fianco di questi lavoratori e già oggi manifesteremo con loro a Genova.
Ai lavoratori della Scala diciamo che dobbiamo tenere “alta la guardia”. Nel nostro settore non esistono isole felici.
Tenteranno, con il muro di gomma, il silenzio, la cortina di fumo, di mettere in sordina la gravità di quanto sta passando sulle nostre teste e che, Teatro per Teatro, cercheranno d’imporci e saremo costretti ad affrontare.  

La Cultura non va in cassa integrazione o in “contratto di solidarietà”.
La Cultura non deve essere messa in liquidazione.
I Teatri e la cultura musicale sono un investimento per un futuro di civiltà.
                 
                                                                                            Cub / Info Scala

messagggio ricevuto dai lavoratori del Carlo F.

manifestazione Genova: Un grazie di cuore a tutti gli amici che sono venuti a Genova

 

http://www.youtube.com/watch?v=QcYApw90kT8

 

http://www.youtube.com/watch?v=oID2GOZ0WpA

 

http://www.youtube.com/watch?v=J-XYCI9oWbI

 

 

http://www.youreporter.it/video_Manifestazione_lavoratori_Teatro_Carlo_Felice_di_Genova_1

 

http://www.primocanale.it/viewvideo.php?id=35157

 

http://www.mentelocale.it/multimedia/2271/

 

I lavoratori di tutte le Fondazioni Liriche italiane sono accorsi per dare sostegno al Teatro Carlo Felice di Genova, città medaglia d'oro alla Resistenza.

1 Ottobre 2010

AL TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA E’ DI SCENA: LE JENE

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 22:43

I LAVORATORI DEL CARLO FELICE SI SAREBBERO AUTORIDOTTI IL 25% DELLA PAGA DI UN ANNO. SI SAREBBERO DISSANGUATI. MA AL CDA NON BASTA: E' STATA DELIBERATA LA LINEA DELLA JENA.

Il CDA della FCF:

preso atto della proposta formulata dalle OO. SS. con lettera indirizzata a questo Consiglio in data 1^ ottobre 2010, rispetto alla quale si esprime apprezzamento e gratitudine per la disponibilità dimostrata;

considerato però che tale lettera non contempla alcuna proposta atta a ridurre l’impegno economico e finanziario della FCF per l’anno 2010 e conseguentemente non modifica la situazione di insolvenza in cui si trova oggi la Fondazione;

Visti  gli obblighi in capo a questo Consiglio derivanti dalla normativa vigente, che impongono in costanza di una situazione di insolvenza di dare corso alla procedura di liquidazione coatta amministrativa di cui alla legge 367/94;

sentito il parere espresso al riguardo dal Collegio dei Revisori

Delibera all’unanimità

  • Di dare corso alla procedura per la richiesta della liquidazione coatta amministrativa, riservandosi ogni ulteriore valutazione qualora nuove e diverse proposte di accordo con i lavoratori, relativamente all’anno 2010 possano contribuire alla rimozione dell’attuale stato di insolvenza;
  • Di dare mandato al Presidente del CDA affinchè ponga in atto, anche a mezzo di speciali procuratori, tutte le azioni e gli atti necessari o anche solo opportuni per dare esecuzione a quanto ora deliberato  

Genova, 01.10.2010 0re 22 

L'ASSE GARRONE-NASTASI -VINCENZI  AVANZA COME UN CATERPILLAR PER DISTRUGGERE LA PRIMA DELLE 14 FONDAZIONI CULTURALI LIRICO SINFONICHE.

IERI BRUCIAVANO LIBRI. OGGI CHIUDONO I TEATRI.
E GENOVA CHE DICE ? L'ITALIA CHE DICE.

Un Teatro che chiude è un frammento di civiltà che muore…un frammento di identità che scompare…un frammento di Italia che svanisce…..aridi governanti il fantasma di Verdi vi perseguiterà!!!!!!!

Lo sfogo e la solitudine dei lavoratori del Carlo Felice.

“Ogni teatro pensa al proprio orticello e basta”

Gli appelli ormai sono inutili. Tutta Italia sa la nostra situazione da tempo.
A parte qualche comunicato di solidarietà, che tutti facciamo presto a scrivere, la verità è che ogni teatro pensa al proprio orticello e basta.
Qualcuno ha forse fatto una manifestazione per noi? O indetto lo stato di agitazione? Non sia mai, uno sciopero sulle prime? Un concerto di solidarietà? Un misero quartetto d'archi?
La risposta è NO.
Gli orchestrali della Scala stanno a guardarsi allo specchio o a calcolare quanto guadagnano con le trasferte della Filarmonica.
A Roma sanno che tanto sono a Roma, appunto, per cui paga pantalone per tutti: vuoi mica che non ci sia uno straccio di politico a fare una telefonata per fargli aprire qualche rubinetto?
A Napoli Nastasi ha fatto arrivare MILIONI di euro; San Salvuccio ha vestito i panni di S. Gennaro, per cui che ie ne futte a chelli?
A Bologna sono nella merda eppure non hanno mosso un dito.
Nella vicina Torino per il momento sono ancora abbastanza a posto per cui si sentono forse fuori tiro, preferiscono starsene nel loro mondo ovattato. Anzi, forse parte del nostro pubblico andrà da loro, per cui quasi quasi hanno di che fregarsi le mani.
A Firenze, a parte Metha che voleva venire a fare un concerto, non s'è visto nè sentito qualcuno. Maremma maiala.
Per Santa Cecilia vedi come sopra alla voce Roma. Però hanno fatto due righe anche loro, e via, si sono tolti il pensiero.
E poi tutti gli altri, Trieste, Venezia, Palermo, Cagliari, ognuno con immerso nella propria ignavia e senza spingere lo sguardo oltre al proprio proscenio.
Solo al Petruzzelli stanno malissimo. ed hanno tutta la mia comprensione, in questo momento come fanno a pensare anche a noi?
Per cui, per riprendere Martin Niemoller, quando toccherà anche a loro, sempre se avrò ancora il mio lavoro, prenderò carta e penna e gli contaccambierò la mia comoda solidarietà. Però, mi spiace, non muoverò nemmeno un dito e starò a guardare a mia volta. E non avrò lacrime da versare, perchè le ho già finite.
Pensavo di avere dei fratelli, ho scoperto amaramente che non siamo neppure lontani parenti. Ed è forse la cosa che mi ha fatto più male.

Lavoratore del C.Felice

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AL TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA E' DI SCENA: LE JENE

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 22:43

I LAVORATORI DEL CARLO FELICE SI SAREBBERO AUTORIDOTTI IL 25% DELLA PAGA DI UN ANNO. SI SAREBBERO DISSANGUATI. MA AL CDA NON BASTA: E' STATA DELIBERATA LA LINEA DELLA JENA.

Il CDA della FCF:

preso atto della proposta formulata dalle OO. SS. con lettera indirizzata a questo Consiglio in data 1^ ottobre 2010, rispetto alla quale si esprime apprezzamento e gratitudine per la disponibilità dimostrata;

considerato però che tale lettera non contempla alcuna proposta atta a ridurre l’impegno economico e finanziario della FCF per l’anno 2010 e conseguentemente non modifica la situazione di insolvenza in cui si trova oggi la Fondazione;

Visti  gli obblighi in capo a questo Consiglio derivanti dalla normativa vigente, che impongono in costanza di una situazione di insolvenza di dare corso alla procedura di liquidazione coatta amministrativa di cui alla legge 367/94;

sentito il parere espresso al riguardo dal Collegio dei Revisori

Delibera all’unanimità

  • Di dare corso alla procedura per la richiesta della liquidazione coatta amministrativa, riservandosi ogni ulteriore valutazione qualora nuove e diverse proposte di accordo con i lavoratori, relativamente all’anno 2010 possano contribuire alla rimozione dell’attuale stato di insolvenza;
  • Di dare mandato al Presidente del CDA affinchè ponga in atto, anche a mezzo di speciali procuratori, tutte le azioni e gli atti necessari o anche solo opportuni per dare esecuzione a quanto ora deliberato  

Genova, 01.10.2010 0re 22 

L'ASSE GARRONE-NASTASI -VINCENZI  AVANZA COME UN CATERPILLAR PER DISTRUGGERE LA PRIMA DELLE 14 FONDAZIONI CULTURALI LIRICO SINFONICHE.

IERI BRUCIAVANO LIBRI. OGGI CHIUDONO I TEATRI.
E GENOVA CHE DICE ? L'ITALIA CHE DICE.

Un Teatro che chiude è un frammento di civiltà che muore…un frammento di identità che scompare…un frammento di Italia che svanisce…..aridi governanti il fantasma di Verdi vi perseguiterà!!!!!!!

Lo sfogo e la solitudine dei lavoratori del Carlo Felice.

“Ogni teatro pensa al proprio orticello e basta”

Gli appelli ormai sono inutili. Tutta Italia sa la nostra situazione da tempo.
A parte qualche comunicato di solidarietà, che tutti facciamo presto a scrivere, la verità è che ogni teatro pensa al proprio orticello e basta.
Qualcuno ha forse fatto una manifestazione per noi? O indetto lo stato di agitazione? Non sia mai, uno sciopero sulle prime? Un concerto di solidarietà? Un misero quartetto d'archi?
La risposta è NO.
Gli orchestrali della Scala stanno a guardarsi allo specchio o a calcolare quanto guadagnano con le trasferte della Filarmonica.
A Roma sanno che tanto sono a Roma, appunto, per cui paga pantalone per tutti: vuoi mica che non ci sia uno straccio di politico a fare una telefonata per fargli aprire qualche rubinetto?
A Napoli Nastasi ha fatto arrivare MILIONI di euro; San Salvuccio ha vestito i panni di S. Gennaro, per cui che ie ne futte a chelli?
A Bologna sono nella merda eppure non hanno mosso un dito.
Nella vicina Torino per il momento sono ancora abbastanza a posto per cui si sentono forse fuori tiro, preferiscono starsene nel loro mondo ovattato. Anzi, forse parte del nostro pubblico andrà da loro, per cui quasi quasi hanno di che fregarsi le mani.
A Firenze, a parte Metha che voleva venire a fare un concerto, non s'è visto nè sentito qualcuno. Maremma maiala.
Per Santa Cecilia vedi come sopra alla voce Roma. Però hanno fatto due righe anche loro, e via, si sono tolti il pensiero.
E poi tutti gli altri, Trieste, Venezia, Palermo, Cagliari, ognuno con immerso nella propria ignavia e senza spingere lo sguardo oltre al proprio proscenio.
Solo al Petruzzelli stanno malissimo. ed hanno tutta la mia comprensione, in questo momento come fanno a pensare anche a noi?
Per cui, per riprendere Martin Niemoller, quando toccherà anche a loro, sempre se avrò ancora il mio lavoro, prenderò carta e penna e gli contaccambierò la mia comoda solidarietà. Però, mi spiace, non muoverò nemmeno un dito e starò a guardare a mia volta. E non avrò lacrime da versare, perchè le ho già finite.
Pensavo di avere dei fratelli, ho scoperto amaramente che non siamo neppure lontani parenti. Ed è forse la cosa che mi ha fatto più male.

Lavoratore del C.Felice

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14 Settembre 2010

Teatro Carlo Felice: La resistenza

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 23:37

       COMUNICATO STAMPA
NO ALLA CASSA DIS-INTEGRAZIONE    Lirico – sinfonica .
RESPINGIAMO L'HORROR CHE ARRIVA SUL TAVOLO DELLA TRATTATIVA.   I CONTRATTI DI SOLIDARIETA'?

I LAVORATORI DELLA SCALA SONO INVITATI A LOTTARE  CON QUELLI DEL CARLO FELICE DI GENOVA IN SERIO RISCHIO DI CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA. LE ULTIME NEWS, CONFEDERALI E FIALS NAZIONALI SONO FAVOREVOLI AI CONTRATTI DI SOLIDARIETA' CHE IN QUESTO CASO SONO ANCHE PEGGIO DELLA CASSA INTEGRAZIONE.

INVECE DI PENSARE A UN SERIO RILANCIO DI UN TEATRO VITALE PER LA SUA CITTA’, QUESTI PROVVEDIMENTI SONO  GLI ULTIMI DI UNA SERIE DI SCAPPATOIE DEI VARI CDA, CHE SCARICA SULLE SPALLE DEI LAVORATORI IL COSTO DELLA PROPRIA IRRESPONSABILITA INSIEME A QUELLA DI GOVERNI CENTRALI E LOCALI.

PER TUTTI I LAVORATORI DELLA LIRICA RAPPRESENTEREBBERO UN PRECEDENTE NEFASTO.

AL FINE DI SCONGIURARE QUESTO PERICOLO E’ GIUSTO E IMPORTANTE PARTECIPARE  AI PROSSIMI APPUNTAMENTI DII LOTTA 
                      
“COMINCIANO DA GENOVA …NON SI SA DOVE FINIRANNO, MEGLIO FERMARLI SUBITO.”
– CUB /INFO SCALA     FRATERNIZZA CON GENOVA                            
logo CUB

le foto di sabato 11 settembre, lavoratori del Carlo Felice con gli ambulanti, concerto in foyer e visite guidate al pubblico.

     
c c

carlo felice ospiti degli ambulanti c

Carlo Felice, patto Bondi-Vincenzi
"Sì alla cassa integrazione"Il ministro per le attività culturali ha incontrato il sindaco a Roma: "Utilizzate gli strumenti offerti dalle leggi sul lavoro. Per l'anno in corso impossibile reperire fondi straordinari"

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Bondi non allarga il cordone della borsa e ai 300 dipendenti del Carlo Felice consiglia di accettare la cassa integrazione. Il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, ed il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, si sono incontrati a Roma per parlare del futuro del teatro dell'opera.
(15 settembre 2010)

Analisi del corriere della sera di sabato 18 settembre
"Così muore un teatro"

Articolo da stampare

Questo  è il membro CdA nominato dal Sindaco Vincenzi, che pur essenso petroliere, parafrasando Mourinho, finora ha messo "ZERU EURI".
Forse aspetta che il comune gli trovi l'area sulla quale costruire il nuovo stadio per la sua Samp?

http://www.youtube.com/watch?v=ODuabLzaKQ8&feature=related

Questa è per la Sindaco Vincenzi

http://www.youtube.com/watch?v=FNKeqDTQGDE

Inno dei cittadini del quartiere Cep alla Vincenzi
http://www.youtube.com/watch?v=Q_37GlD90OM&feature=related

Parafrasando una famosa frase del petroliere, ecco la "Premiata Macelleria Sociale di Garrone, Vincenzi e C."
http://www.youtube.com/watch?v=2vDk73hL0-E&feature=fvst

le lotte dei lavoratori del Teatro Carlo Felice. Lasciati soli da tutte le Istituzioni.
Per favore, se possibile darne diffusione presso tutte le Fondazioni

http://www.youtube.com/watch?v=CidmktYR3CQ&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=aHblO6DnUYc&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=6uCSALZly38&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=Asn_7kgFbZE&feature=related

http://www.youtube.com/user/outinos65#p/a/u/1/ErBevYzDZXg

31 Agosto 2010

Documento de los trabajadores de la Scala de Milán y el Colón

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 19:40

Documento: I lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e quelli del teatro Colon

pubblicata da Habitués del Teatro Colón il giorno mercoledì 1 settembre 2010 alle ore 16.41

ALL ‘OPINIONE PUBBLICA

I lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e quelli del teatro Colon di Buenos Aires sottoscrivono congiuntamente il seguente documento

La cultura e le sue espressioni artistiche costituiscono un bene essenziale  e il loro sfruttamento è un diritto incancellabile di tutti. Questo bene deve essere protetto , al pari della  salute e dell’educazione , per conto del potere politico , di qualsiasi tendenza esso sia perché costituisce uno dei principi fondamentali della democrazia.  Sia in Italia che in Argentina , da parte di silvio Berlusconi e Maurizio Macri , è in atto un tentativo per privatizzare , in forma più o meno dichiarata ma spesso esplicitamente , le istituzioni dedicate  dell’arte lirica , sinfonica e coreografica . Questi fatti costituiscono una chiara dimostrazione  di come questi poteri considerino la cultura come un valore meramente economico che deve essere gestito secondo le  logiche mercantili della domanda e dell’offerta con il placet del potere politico.

Queste manovre si sono esplicitate attraverso decreti e leggi viziati da incostituzionalità e illegalità  che pretendono  di effettuare tagli sia a livello di bilanci che di risorse umane e portano alla distruzione di sistemi di produzione propria per esplicitarsi a creare modelli basati sulla precarizzazione del lavoro e la standardizzazione alle professionalità  dei due teatri di tradizione.

Ci dichiariamo apertamente contro questo modello e ci facciamo difensori delle produzioni autonome di ambo i teatri che nel corso di più di un secolo , sono state mondialmente riconosciute come le più alte espressioni culturali delle rispettive nazioni , in quantochè le stesse hanno dimostrato di essere l’unico modello economicamente di successo , dato che i suoi principi favoriscono la moltiplicazione di repliche per ogni opera e la possibilità di valorizzare il repertorio di produzioni le cui titolarità e diritti permangono nelle istituzioni stesse.

Con la stessa fermezza rifiutiamo i modelli di amministrazione e di gestione culturale  che portano avanti i già menzionati funzionari (Berlusconi e Macri ) allo stesso modo che le autorità che attualmente gestiscono i Teatri. L’esternalizzazione delle attività , la terziarizzazione delle prestazioni di lavoro , la precarizzazione dei contratti e l’utilizzazione degli spazi per attività che nulla hanno a ch vedere con la funzione del teatro configurano il modello imposto dalle autorità già menzionate.  Tutto ciò provocherà la perdita lenta ma sistematica delle professionalità artistiche , tecniche e amministrative che trasformerà i teatri in meri edifici storici che possono essere affittati come sale per le più diverse attività con il solo scopo del ritorno economico .

 Non rimarremo impassibili nel momento in cui si decideranno i destini dei nostri Teatri. Siamo sempre stati favorevoli al dialogo , la discussione e il consenso come uniche vie per la soluzione delle situazioni che si sono venute a creare sia in ambito istituzionale che nel lavoro ; pero avvisiamo che se il silenzio e l’autoritarismo continueranno a rappresentare  la modalità delle istituzioni , ricorreremo a tutte le manovre possibili sia a livello sindacale che politico ,legale e mediatico , per difendere non solamente i nostri posti di lavoro , ma anche il patrimonio culturale e artistico della Scala e del Colon .  Come lavoratori della cultura resisteremo una volta per tutte ad essere considerati una variabile  delle restrizioni imposte dalla crisi economica che attanaglia i nostri popoli , prodotta proprio dalle stesse persone che segnalano il nostro settore come superfluo e noi come una casta di privilegiati.

 Siamo arrivati ad occupare le nostre posizioni di lavoro dopo aver vinto concorsi e fornito quotidianamente prove della nostra professionalità e qualità artistica davanti sia alla critica che il pubblico. Per nessuna ragione ci scuseremo con chichessia per le nostre speciali condizioni di lavoro , dato che rappresentano l’inevitabile conseguenza dell’attività che svolgiamo , chiaramente soggetta a orari e mansioni particolari . L’altissimo grado di preparazione necessario ci obbliga a sottoporci a continue prove e corsi di aggiornamento e  sarebbe auspicabile più comprensione della situazione da parte di chi detiene le responsabilità delle istituzioni , gente che dovrebbe possedere più di altri la cultura necessaria a capire il settore nel quale svolgono la loro attività. Le similitudini delle problematiche sia del Colon che della Scala che abbiamo qui illustrato sono la chiara prova dell’implementazione di modelli di  gestione che mirano alla distruzione delle istituzioni , dei lavoratori e di un bene della società come la cultura ,  basandosi sulle stesse modalità e i responsabili della “inevitabile” crisi mondiale che stiamo attraversando.

Il messaggio vorremmo che fosse recepito internazionalmente non solo per lanciare un chiaro allarme sulla situazione ma anche per preparare i lavoratori a rispondere a questo attacco di una politica nefasta attraverso tutti i mezzi legali a loro disposizione contro chi vuol trasformare la cultura in mera merce di affari e lucro.

Insistiamo nel ribadire che la cultura e le sue espressioni sono un patrimonio di tutti. Il loro mantenimento e sfruttamento devono essere garantiti dai Governi al fine di preservare le varie identità che attraverso la cultura si manifestano , garantendo anche la pluralità dei criteri e le diversità delle idee , condizione essenziale per il mantenimento di una società democratica che si consideri tale

 

I LAVORATORI DELLA SCALA DI MILANO                   I LAVORATORI DEL TEATRO COLÓN

–br–
pubblicata da Habitués del Teatro Colón il giorno martedì 31 agosto 2010 alle ore 19.17

A LA OPINIÓN PÚBLICA

Agosto de 2010

Los trabajadores del Teatro alla Scala de Milán y los trabajadores del Teatro Colón suscribimos en conjunto el presente documento:

La cultura y sus expresiones artísticas son un bien social esencial y el acceso a éstas es un derecho inalienable de todos los ciudadanos. Este principio debe ser inexcusablemente protegido por el poder político y los funcionarios de los gobiernos de turno, sea cual fuere su tendencia, ya que al igual que la salud y la educación son principios básicos y constituyentes de las sociedades democráticas.

El intento de parte de las autoridades —tanto de Italia en la persona de Silvio Berlusconi, como en la Ciudad de Buenos Aires en la persona de Mauricio Macri— de privatizar encubierta o explícitamente las instituciones dedicadas a las expresiones del arte lírico, sinfónico y coreográfico son una demostración cabal de que consideran a la cultura como un valor económico cuya implementación, estructuración y difusión deben regirse por las leyes del mercado, la oferta y la demanda y la accesibilidad dependiente del poder adquisitivo.

Este intento se ha visto reflejado en “normas” (leyes y decretos) viciadas de inconstitucionalidad, ilegalidad e ilegitimidad que pretenden recortes presupuestarios, precarización laboral, traslados y disponibilidades de trabajadores, destrucción de los sistemas de producción propia e incumplimiento de los sistemas de contratación y concurso que garanticen la dotación histórica imprescindible de ambas instituciones.

Nos declaramos abierta y enfáticamente defensores de los sistemas de producción propia de ambos teatros que, por más de un siglo, han sido reconocidos mundialmente como las más altas expresiones del quehacer cultural de nuestros pueblos. Por otro lado, dicho sistema de producción propia ha demostrado ser el único modelo económicamente exitoso en la relación inversión económica-rédito social, ya que sus principios favorecen la multiplicación de funciones por título y la posibilidad de acrecentar el repertorio de producciones cuya titularidad y derechos permanecen en las instituciones.

Asimismo, rechazamos contundentemente los modelos de administración y gestión cultural que llevan adelante los funcionarios antes mencionados (Berlusconi-Macri), como así también las autoridades de ambos teatros. La externalización de las actividades, la tercerización de las prestaciones, la precarización de los contratos, la ausencia de concursos, la falta de paritarias sectoriales y la utilización espuria de los espacios con actividades que no se relacionan en absoluto con la función de los teatros configuran el modelo impuesto por las actuales autoridades. Esto provocará la pérdida paulatina y sistemática de los planteles profesionales artísticos, técnicos, administrativos y auxiliares, que dejará a los teatros como meros edificios históricos pasibles de ser usados como lujosas salas de alquiler para eventos de todo tipo cuyo único fin sea el lucro y la explotación económica.

No seremos convidados de piedra a la hora de definir las cuestiones concernientes a nuestro trabajo y al destino de nuestros teatros. Siempre hemos propuesto el diálogo, la discusión y el consenso como caminos para la resolución de los conflictos y de las situaciones devenidas de la relación laboral e institucional; pero si el silencio y el autoritarismo continúa siendo la postura de los funcionarios, los trabajadores no dudaremos en recurrir a todas las medidas necesarias y a todos las instancias políticas, gremiales, legales, judiciales y mediáticas, para defender no sólo nuestras fuentes de trabajo, sino el patrimonio cultural y artístico de la Scala y del Colón.

Los trabajadores de la cultura nos resistimos una vez más a ser la variable de ajuste de las crisis económicas de nuestros pueblos, producidas justamente por los que hoy señalan al arte y sus expresiones como un bien suntuario y a sus trabajadores como “trabajadores privilegiados”. Accedemos a nuestros puestos de trabajo luego de rendir rigurosos concursos y damos diariamente pruebas de idoneidad y calidad profesional artística y técnica ante la crítica y el público. De ninguna manera vamos a disculparnos por tener regímenes especiales de trabajo, dado que son la consecuencia insoslayable del tipo de actividad que llevamos a cabo y de la exigencia de las prestaciones que nuestra labor precisa. La alta especificidad nos obliga a capacitarnos permanentemente para lograr el más alto rendimiento en nuestro trabajo. Es hora que los funcionarios de la cultura entiendan esto; sería muy esperable que se contara con esta comprensión desde el principio de sus mandatos y no, como ocurre hoy y también en el pasado, que los trabajadores debamos explicar y llevar a cabo una docencia agotadora para que las autoridades de cultura, supuestamente “cultas”, comprendan nuestros sistemas de trabajo y sus particularidades.

La similitud de la problemática de los trabajadores de la Scala y del Colón aquí expuesta es prueba contundente de que el avance de la ideología de la depredación cultural y la imposición de modelos de gestión basados en el desprecio de los bienes esenciales de nuestra sociedad y de sus trabajadores son internacionales y forman parte de un pensamiento que, a pesar de haber fracasado rotundamente y de haber provocado una crisis global sin precedentes, insiste en imponer recetas económicas y sociales que sólo producirán más exclusión, más sufrimiento y más violencia.

En consecuencia, nuestra denuncia y llamado también es internacional: la difusión del presente documento pretende alertar y convocar a todos los trabajadores de la cultura del mundo. El mensaje es que debemos organizarnos para enfrentar estas políticas nefastas y más allá de las diferencias locales, idiomáticas o culturales, reconocer a un enemigo común cuyo único objetivo es convertir a la cultura y a sus instituciones en meras fuentes de negocios y lucro.

Insistimos en que la cultura y sus expresiones artísticas son patrimonio de todos; su preservación y acceso deben estar garantizados por políticas de estado tendientes no sólo a multiplicar su rédito social, sino a considerarlos como imprescindibles factores de la identidad de nuestras comunidades, su definición individual y su representación colectiva, para garantizar de ese modo la pluralidad de los criterios y la diversidad de las ideas, condiciones esenciales para la constitución y el mantenimiento de toda sociedad democrática que se precie de tal.

TRABAJADORES DE ALLA SCALA DE MILÁN – TRABAJADORES DEL TEATRO COLÓN

30 Agosto 2010

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 01:02

Conferencia de prensa conjunta: trabajadores Scala y Colón

Posted by habitués en Agosto 29, 2010

 

Los trabajadores del Teatro alla Scala de Milán y los trabajadores del Teatro Colón convocamos a todos los medios de prensa y de difusión, a los trabajadores de ambos teatros y al público en general, a la conferencia de prensa que realizaremos en el hotel Bauen, Av. Callao 360 (C.A.B.A.), el día martes 31 de agosto, a las 11 hs.

En dicha conferencia, daremos lectura a un comunicado conjunto denunciando la grave situación que atraviesan ambos teatros y sus trabajadores, producto de la aplicación de políticas que atentan contra la preservación y el mantenimiento del patrimonio cultural y artístico tangible e intangible de ambas instituciones, y promueven la restricción del acceso a las mismas destruyendo el principio de la multiplicación del rédito social.

Rogamos la mayor difusión

Trabajadores del Teatro alla Scala de Milán
Trabajadores del Teatro Colón

Conferenza stampa congiunta: lavoratori Scala e Colon 

inviato da habitué il 29 agosto 2010

I lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e del Teatro Colón fanno appello a tutta la stampa, ai media, ai dipendenti di entrambi i teatri e al pubblico in generale, alla conferenza stampa presso l'hotel Bauen , Av . Callao 360 (CABA), il Martedì 31 agosto alle ore 11.

Alla conferenza, sarà letto un comunicato congiunto denunciando la situazione grave per entrambi i teatri e dei loro dipendenti, derivante dalla attuazione di politiche che minacciano la conservazione e la manutenzione del patrimonio culturale e artistico sia materiali che immateriali di entranbe istituzioni e limitano l'accesso alle stesse distruggendo il principio della moltiplicazione del reddito sociale.

Si prega di diffondere
I lavoratori del Teatro alla Scala
lavoratori del Teatro Colon

30 Luglio 2010

SOS GENOVA .EMERGENZA CARLO FELICE .MAX SOLIDARIETà AI 300 LAVORATORI

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:05

MENTRE IL TEATRINO  DEL PDL SI  PRENDE  TUTTA LA SCENA, A GENOVA SI CONSUMA IL DRAMMA CAUSATO DA UNO DEI  GENDARMI DI BONDI .

GENOVA – Carlo Felice, conto alla rovescia la Regione dice sì alla cassa in deroga
MICHELA BOMPANI
MERCOLEDÌ, 28 LUGLIO 2010 LA REPUBBLICA – Genova


E il teatro pensa di chiedere i danni all´ex commissario

La cassa integrazione in deroga e un probabile ricorso alla Corte dei Conti contro l´ex commissario del teatro Giuseppe Ferrazza. E´ febbrile il lavoro del consiglio d´amministrazione, del sovrintendente Giovanni Pacor, del direttore di staff Renzo Fossati (questi ultimi ufficialmente ancora senza contratto) intorno alla situazione disperata della Fondazione Teatro Carlo Felice. L´assessore comunale alle Politiche del lavoro, Mario Margini, ieri ha verificato con la Regione l´eventualità di ottenere la cassa integrazione in deroga per i lavoratori del teatro. Disco verde immediato da piazza De Ferrari: «Se serve, siamo pronti a concederla – dice l´assessore regionale alle Politiche dell´occupazione, Enrico Vesco – Sarebbe la prima volta e andrebbe studiata bene la situazione, ma l´abbiamo fatto per la Compagnia Unica per nove mesi, perché non farlo anche per il Carlo Felice?».
I lavoratori, spiega Vesco, dovrebbero però seguire percorsi di aggiornamento, durante il periodo di cassa in deroga, che andranno organizzati. Chi guadagna più di 1600 euro si troverà in busta paga circa 900 euro. «Nel momento in cui ci sarà un accordo sindacale, potrà partire immediatamente la cassa», indica i tempi Vesco.
Le decisioni però sono rimandate alla prossima settimana, o almeno alle ore successive l´audizione di sabato durante il consiglio di amministrazione della Deloitte & Touche, la società che ha analizzato i conti del Carlo Felice e che avrebbe preparato una serie di proposte per uscire dalla drammatica crisi. Proprio tra quelle righe, poi, potrebbe esserci una chiave, che la Fondazione attende. Ovvero nella relazione potrebbero esserci gli elementi perché possa partire una denuncia alla Corte dei Conti contro l´operato del commissario, Giuseppe Ferrazza che ha guidato per gli ultimi (quasi) due anni il teatro.
Dentro il Carlo Felice si sono fatti i calcoli: la situazione finanziaria sarebbe peggiorata, durante i mesi di commissariamento, di oltre tre milioni e mezzo di euro. Non solo, il commissario avrebbe confermato gli impegni tra la Fondazione e il maestro Daniel Oren per la prossima stagione, quando mancano 11 milioni di liquidità al teatro per arrivare a dicembre. E soprattutto per pagare gli stipendi. Bisogna fare un salto indietro, ai tempi in cui Oren divenne direttore principale del teatro con un contratto simbolico di un euro. E l´impegno però, ad affidargli la direzione di alcune opere in diverse stagioni. Quando Ferrazza dovette ridiscutere il cachet di Oren (ovviamente tagliandolo), però, avrebbe firmato una lettera in cui confermava al maestro l´impegno a invitarlo sul podio in future stagioni. Se così fosse avrebbe in qualche modo ipotecato il futuro del teatro. E consegnato al maestro una carta con la quale vantare diritti nei confronti della Fondazione.
«La gestione del commissario Ferrazza al Carlo Felice ci ha ridotto così: perché? Perché con il sovrintendente Gennaro Di Benedetto eravamo riusciti ad abbassare il deficit patrimoniale e oggi, dopo il commissariamento, siamo a 13,5 milioni?», denuncia Maria Pia Scandolo, sindacalista della Cgil in teatro. «Noi siamo pronti in ogni momento a discutere il futuro perché vogliamo che ci sia un futuro per i trecento lavoratori del Carlo Felice – dice Scandolo – non esistono ferie o festività, in qualunque momento noi ci saremo». La sindacalista è preoccupata dell´eventuale soluzione della cassa integrazione in deroga per i dipendenti del teatro: «Immagino un impatto molto pesante, i lavoratori che percepiranno 1000 euro al mese se andrà bene, ma non possono pagare loro una gestione, l´ultima, che i nuovi vertici dovrebbero valutare di denunciare».
Servono 11 milioni di liquidità: difficile immaginare uno sponsor che si accolli un carico del genere che per altro non risolverebbe nulla, servirebbe solo per arrivare a fine anno. «Credo che se una soluzione va individuata – dice Scandolo – andrà cercata nella realizzazione di un serio e credibile piano industriale di risanamento: con quello si potrà convincere le banche a salvare il Carlo Felice».

30 Giugno 2010

JAMES BONDI HA UCCISO LA LIRICA- Il testo non corrretto della legge

Filed under: Uncategorized — Tag: , , — Lavoratoriscala @ 01:45

1° LUGLIO: ASSEMBLEA GENERALE ALLE ORE 15.30 IN SALA PIERMARINI.

Alle ore 17:15, al termine dell’Assemblea Generale dei lavoratori, presso i portici del Teatro alla Scala, in via Filodrammatici, si terrà una conferenza stampa indetta dalle OO.SS. e RSA,avente come tema:
– problemi occupazionali e rinnovo dei contratti di lavoro, concorsi;
– Legge Bondi;- tagli al Fus;- CCNL;

Sono invitate la partecipare le forze politiche, culturali e sociali.

LA LICENZA DI UCCIDERE GLI E' STATA CONCESSA DAL SENATO IL POMERIGGIO DEL 29 GIUGNO 2010.
ALLA SCALA DAVANTI ALLA SCENA DEL CRIMINE SUONI, CORI, MEGAFONI.

james bondi1     j bondi 2

LA RABBIA DEI LAVORATORI. IL CORTEO FUNEBRE CON LA BANDA E INFINE LA BARA DELLA CULTURA  E' STATA  CONSEGNATA  A PALAZZO MARINO. LE SPESE DEL FUNERALE E I RISARCIMENTI ALLE VITTIME SONO A CARICO DEL SINDACO.

CUB  SCALA

I tagli alla lirica sono legge Orchestra della Scala in piazza

I tagli alla lirica sono legge
Orchestra della Scala in piazza

Il decreto sulle fondazioni liriche diventa legge e i lavoratori tornano in piazza

VEDI LE FOTO SU LA REPUBBLICA, CLICCA IL LINK :    FOTO

È legge il decreto sulle fondazioni liriche.

il sole 24 ore                        29 giugno 2010

È legge il decreto sulle fondazioni liriche. Il semaforo verde al contestato provvedimento si é acceso con 150 sì, 112 no e 3 astenuti. A favore hanno votato Pdl e Lega, contrari Pd, Idv e Udc-Svp-Autonomie. Gli ultimi fuochi sul provvedimento si sono consumati in aula oggi al Senato, dove il via libera definitivo é giunto dopo un rapido passaggio in commissione Istruzione. L'opposizione ha tentato di dare battaglia sul provvedimento che scadeva oggi, ma le feree regole del Senato non hanno concesso loro spazio. Nonostante il controllo continuo del numero legale e l'atteggiamento ostruzionistico, non hanno potuto sconfiggere la maggioranza che ha serrato le file e si é presentata in aula assicurando il numero legale in un sonnacchioso giorno festivo per la Capitale, che festeggia San Pietro e Paolo. I lavoratori della Scala, intanto, hanno iniziato una pacifica forma di protesta improvvisando un concerto sotto i portici del teatro milanese.

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Non sono mancati al momento di votare i cartelloni dell'Idv con svariati slogan: «No alla cosca, sì alla Tosca», «é l'ennesima Traviata del governo», «Bondi, con questa legge non ascolterai più ridi pagliaccio», «Berlusconi, l'unico Don Giovanni che ci piace é quello di Mozart», «governo, uno spettacolo indegno».

Il provvedimento ha l'obiettivo di mettere mano ai bilanci dissestati della maggior parte delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche del paese. Sul fronte del lavoro é previsto il blocco del turnover, con aperture per gli enti virtuosi, un giro di vite sulla contrattazione integrativa, il divieto di assunzioni a tempo indeterminato, con tempi di attuazione non immediati. Il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi in aula si é detto dispiaciuto per l'atteggiamento delle opposizioni che hanno parlato del decreto sulle fondazioni liriche come di un pasticcio «e non invece come di un fatto nuovo e positivo avvenuto in questo Parlamento».

Poco più di una cinquantina gli emendamenti presentati, esattamente 53, di cui 19 del Pd e gli altri dell'Idv. Due le pregiudiziali di costituzionalità, una targata Pd, l'altra Idv, sono state respinte dall'aula. Come l'ordine del giorno Pd e Idv. «È indispensabile – ha detto Franco Asciutti (Pdl), relatore del provvedimento, al Sole24ore.com – evitare gli sprechi. In tutto il mondo più si alzano i sipari, più aumentano gli incassi. Solo in Italia più si alzano i sipari, più aumentano i costi, C'è disattenzione ad arrivare al pareggio del bilancio e a non spendere più di quanto si ha».

Non é riuscito a dare battaglia il Pd che al Senato ha anche puntato a ripristinare buoni rapporti con l'Idv. Dopo una stressante battaglia ostruzionistica alla Camera, infatti, il partito di Di Pietro aveva rotto con gli onorevoli del Pd, che aveva ottenuto, insieme all'Udc, l'accoglimento di una decina di emendamenti condivisi. Comunque pollice verso del partito di Bersani sul provvedimento. «È palesemente incostituzionale – ha sostenuto Vincenzo Maria Vita (Pd) al Sole24ore.com – visto che dopo la riforma del titolo V della Costituzione non si potrebbe fare un testo così centralista in materia concorrente con le Regioni. Tanto che si annunciano già ricorsi della regioni, prima fra tutte la Toscana».

«Il governo ha mostrato una schizofrenia con il testo stonato del decreto sulle fondazioni», ha detto al Sole 24ore.com il dipietrista Fabio Giambrone, vicepresidente del gruppo Idv e capogruppo nella commissione. Rispetto «al serio riordino del sistema lirico-sinfonico chiesto con voto unanime dalla commissione Istruzione del Senato con la risoluzione del 18 marzo 2009, che tracciava un percorso chiaro di riforma si é preferito adottare un provvedimento vergognoso. Il vero problema del settore è quello di avere risorse certe». Per Giambrone quella approvata é una legge che «lede la dignità dei lavoratori del mondo dello spettacolo, e che dopo il massacro della riforma della scuola segna lo smantellamento definitivo della cultura italiana da parte del governo».

24 Giugno 2010

SCIOPERO IL 26 GIUGNO ALLA RECITA DEL FAUST. FONDAZIONI LIRICHE, OK DELLA CAMERA –

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 20:06

LA PROTESTA
Alla Scala sciopero e presidio
l'orchestra suona in piazza.

Cancellate le rappresentazioni di Romeo e Giulietta e Faust. I lavoratori chiedono l'intervento della Moratti

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Fondazioni liriche: La Scala, salta Faust.

Il 26 giugno non andra' in scena, confermato lo sciopero

24 giugno, 21:20
(ANSA) – MILANO, 24 GIU – La recita di Faust del 26 giugno non andra' in scena alla Scala, a causa dello sciopero contro il decreto sulle fondazioni liriche.Il testo torna ora al Senato dopo il via libera di oggi alla Camera. Continuano le proteste sul decreto. Il testo prevede la pensione a 45 anni per i ballerini, il blocco delle assunzioni negli enti lirici e vincoli per la concessione dei finanziamenti statali.

(La recita di 'Faust' di Charles Gounod, in cartellone il 26 giugno al Teatro alla Scala di Milano, non andra' in scena, a causa dello sciopero indetto dalla Slc- Cgil e dalla Fials- Cisal- Cub/ Informazione)

FONDAZIONI LIRICHE,OK DELLA CAMERA – TOP NEWS – ANSA.IT

Fondazioni liriche,ok della Camera,

Ora il provvedimento passa al Senato.Seduta fiume a Montecitorio, L'assemblea della Camera ha approvato il decreto legge sulle Fondazioni liriche con 257 voti favorevoli e 209 contrari. Si e' conclusa cosi' dopo 37 ore e 7 minuti la seduta fiume imposta dall'Italia dei Valori che si e' fermamente opposta al provvedimento. Il decreto passa ora all'esame del Senato che l'aveva gia' approvato per l'esame delle modifiche fatte a Montecitorio. Il Senato dovra' licenziare il provvedimento entro il 19 giugno, pena la decadenza.

Altre news

Approvato con voto bipartisan dalla Camera un emendamento del Pd che modifica il decreto sulle fondazioni liriche, bocciando la riduzione del 25% del trattamento economico previsto dai contratti integrativi in caso di mancata approvazione del nuovo contratto nazionale. La nuova formulazione fa salvi i livelli retributivi acquisiti dalla contrattazione nazionale e aziendale e prevede, per eventuali trattamenti economici aggiuntivi, la loro erogazione solo in casi di pareggio di bilancio. Quest'ultima norma avra' effetto fra due anni. Originariamente il governo aveva proposto una decurtazione del 50%, già ridotta dal Senato al 25%.

Il decreto sulla lirica, i voti favorevoli sono 257, quelli di Pdl più Lega. Votano contro Pd, Udc e Idv, uniti dalla dura critica al decreto ma profondamente divise sulla scelta dell’Italia dei valori di rallentare i lavori parlamentari anziché cercare un punto di mediazione su punti qualificanti del provvedimento. E così, in attesa della seduta decisiva di martedì al Senato, il governo porta a casa l’approvazione del provvedimento senza il ricorso alla fiducia, mentre Partito democratico e Udc incassano l’approvazione di alcuni emendamenti “contrattati” con la maggioranza, soprattutto sul fronte del lavoro.
Al centro della mediazione, decisiva per evitare il ricorso alla blindatura del decreto, è stato lo sblocco del turn over. Nella versione uscita da Palazzo Madama, era previsto che potessero effettuarle solo le fondazioni che avessero “conseguito il pareggio di bilancio nei tre esercizi precedenti”.

Milano. Mercoledì 23 giugno il sipario del Teatro della Scala non si alzerà e sul palcoscenico non andrà in scena il Faust come da programma. A
di wwwc6tv 2 giorni fa 11 visualizzazioni

Milano 24 giugno 2010
                                                                             Spett.le

                                                          Fondazione Teatro alla Scala

                                                          Direzione del personale 

                                                          c.a. Dott. D. Mecca                                                                 

Oggetto: Indizione sciopero
 

Con la presente si indice sciopero sulla seconda prestazione e recita del Faust del giorno 26 giugno 2010, si precisa che la prima prestazione sara di tre ore.

 

Distinti saluti                   Guido Trifiletti

 

Confederazione Unitaria di Base 

   Cub Informazione

la notte dei cristalli della lirica..e dei coltelli ALLA CAMERA

Filed under: Uncategorized — Tag: , , — Lavoratoriscala @ 01:01

Decreto lirica: Camera, seduta fiume

LA CAMERA E' IN SEDUTA FIUME PER LA TRASFORMAZIONE IN LEGGE DEL DECRETO BONDI.
PER NON PERDERE LA PARTITA DI CALCIO  DELL'ITALIA DOMANI, LA MAGGIORANZA DI GOVERNO OGGI IMPONE DI DISCUTERE E APPROVARE QUESTA NOTTE IL DECRETO INFAME. ECCO IL VALORE DELLA CULTURA PER QUESTO GOVERNO.
MASSIMO RISPETTO PER L'ITALIA DEI VALORI CHE TENTA IN SOLITUDINE L'OSTRUZIONISMO .
E' GIUNTO IL TEMPO DI SALIRE SUL TETTO.

Gianluca Lo Cicero

Si e' votato e dormito in aula. Ostruzionismo dell'Idv.

(ANSA) – ROMA, 24 GIU – Aula della Camera al lavoro per tutta la notte per la seduta fiume sul decreto legge contenente le disposizioni sulle fondazioni liriche. La seduta procede a oltranza, e si concludera' solo alla fine dell'esame dell' intero decreto legge. L'Idv ha praticato ostruzionismo con interventi a raffica. I deputati hanno passato la notte tra votazioni, sonnellini e caffe'. Tensione tra i deputati della Lega e quelli del Pdl con qualche insulto, e poi tra i leghisti e quelli dell'Idv.

 IL 25 GIUGNO 2010  DI 24 ORE – MANIFESTAZIONI A MILANO L.go Cairoli – ore 9.30 a ROMA Palazzo Chigi ore 10,00 a FIRENZE Via Cavour 10,00 davanti alla Prefettura- PALERMO Piazza Indipendenza ore 10,00 – Paghino i ricchi e gli evasori, via le spese militari, per il diritto al lavoro, al reddito e ai diritti sociali. In alternativa alla manovra che mette le mani nelle tasche di lavoratori e pensionati, tassare i grandi patrimoni, tagliare le spese militari, eliminare l’evasione fiscale per garantire il lavoro ai giovani e perché nessuno perda il lavoro. Trasformare i contratti precari a tempo indeterminato, garantire il diritto al reddito e i diritti sociali. Promuovono lo sciopero generale del 25 giugno: Cub; Usi Ait; S.I. Cobas; Unicobas Bari, Cobas Sanità Venezia.

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17 Giugno 2010

…Qualcuno diceva :”occuperemo i teatri”!

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 22:28

IL DECRETO "BONDI ,KILLER DELLE FONDAZIONI  LIRICHE " PASSA AL SENATO . IL MINISTRO ESULTA come  HIGHLANDER : "NE RESTERA' SOLTANTO UNA !".

[SPETTACOLO] Decreto Fondazioni Liriche e Spettacolo. 30/04/2010
Clicca qui per scaricare il Decreto

 

…Qualcuno diceva :"occuperemo i teatri"!

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IL DECRETO "BONDI ,KILLER DELLE FONDAZIONI  LIRICHE " PASSA AL SENATO . IL MINISTRO ESULTA come  HIGHLANDER : "NE RESTERA' SOLTANTO UNA !".

[SPETTACOLO] Decreto Fondazioni Liriche e Spettacolo. 30/04/2010
Clicca qui per scaricare il Decreto

 

29 Maggio 2010

SENATO: votazione degli emendamenti al decreto Bondi, respinti quasi tutti…

Filed under: Uncategorized — Tag: , , — Lavoratoriscala @ 10:26

Legislatura 16º – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 209 del 27/05/2010

Legislatura 16º – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 210 del 27/05/2010

all'interno clicca su documento competato

 


DOMENICA30MAGGIO     Dalle 10.30  alle 21.00

Esibizione dei
MUSICISTI E CORISTI DEL TEATRO ALLA SCALA
http://festivalnoexpo.com/

la protesta del coro di ieri

Le foto sono coperte da copyright, non possono essere ne copiate ne scaricate.
Gentilezza dell'agenzia Fotogramma.I

milano.repubblica.it      sabato29 maggio

Contro il decreto Bondi i lavoratori della Scala hanno organizzato un presidio davanti al Teatro. Con il tradizionale fiocco giallo che è diventato il simbolo della protesta nazionale per la legge sugli enti lirici e sinfonici. E le bocche sigillate come molti vorrebbero.<!–

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