Notizie varie dalla stampa
II Ministro Ornaghi al Teatro alla Scala ha incontrato la presidenza della Fondazione ed il Sovrintendente a seguito della concessione dell’autonomia e dell’approvazione dello Statuto.
Bruno Ermolli il vice presidente è impegnato nel lavoro di fund raising. Il nuovo Cda arriverà entro maggio e la settimana prossima si conosceranno i nuovi membri disegnati dal Mibac . I due consiglieri adesso in carica Ponzellini e Micheli rimarrebbero fuori.
McKinsey che parla di gestione non proprio efficiente.
Il Cda in scadenza ha finalmente visto il rapporto McKinsey sui conti del teatro. Le osservazioni degli americani: aumentare l’efficienza, costi fissi troppo alti. E i suggerimenti: razionalizzare e rivedere il contratto dei dipendenti. Mica poco, anche se la palla ormai passa di mano al prossimo cda. E proprio sul nuovo board restano dei dubbi, non solo su chi sarà il nuovo socio privato, ma anche sulla presenza della Provincia di Milano (il cui contributo non compare nel budget 2012). Replica Palazzo Isimbardi: «Stiamo compiendo un’analisi seria sulla possibilità di mantenere la nostra presenza in base ai vincoli dettati dal patto di stabilità». Mistero anche sui nomi dei due consiglieri del ministero.
Governo e enti locali si preparano a indicare i nomi dei nuovi rappresentanti del consiglio di amministrazione, che passa da 9 a 11 (5 soci pubblici, oltre al sovrintendente e 5 privati).
I nomi dei rappresentanti del Mibac arriveranno nel giro di una settimana, la prima riunione del nuovo cda della Scala entro un mese: i termini temporali indicati dal sindaco e presidente della Fondazione Giuliano Pisapia per il nuovo board del Piermarini.
La grande incognita è rappresentata dalla Provincia che deve comunicare la sua decisione, anticipata da rumors che la danno uscente, se rimanere o uscire dal board. Attualmente Palazzo Isimbardi, rappresentato dal presidente Guido Podestà, siede come socio fondatore, a fronte di un contributo di 5,2 milioni di euro base più 1,5 annuali. Due le possibilità: uscire come socio fondatore ma rimanere come ente locale (mantenendo un posto nel cda) a patto di garantire il contributo di 3 milioni di euro per i prossimi tre anni. Se uscirà completamente lascerà il posto a un nuovo socio privato, che dovrà impegnarsi a versare dunque, all’ingresso, 6,7 milioni di euro( e 3 per tre anni)
Mistero sui nomi che sostituiranno i membri di nomina governativa Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm e Francesco Micheli. Un’unica certezza: «un ministro nomina i suoi rappresentanti e va quasi da s´ che un altro ministro ne nomini altri». Difficili, dunque, le riconferme. Ornaghi ha poi delineato l’identikit dei consiglieri ideali: «una persona di prestigio nella vita civile ed economica milanese, di comprovata esperienza e quindi di una certa età» e «una figura meno prestigiosa, nel senso di meno nota, più giovane e dal profilo essenzialmente tecnico».
………. una domanda, quando nel rapporto Mc Kinsey si legge :”costi fissi troppo alti ” a cosa si fa riferimento esattamente?
Grazie
Commento by bruno gaudenzi — 25 Aprile 2012 @ 21:41
……….. dimenticavo …. alla voce suggerimenti è scritto questo : “razionalizzare e rivedere il contratto dei dipendenti ” …….. quindi?
grazie
Commento by bruno gaudenzi — 25 Aprile 2012 @ 21:48
Bruno, le conclusioni non sono chiare, ma le possiamo intuire.
presto sapremo di cosa si tratta, non saranno sicuramente belle cose e dovremmo prepararci al peggio, mentre i sindacati ufficiali continuano a tacere senza nessuna strategia di difesa dell’occupazione e il contratto dei lavoratori.
prepariamo anche noi un bel contro dossier per la McKinsey!
Commento by Anonimo — 26 Aprile 2012 @ 00:53
Non sono chiare le conclusioni della McKinsey, ma le possiamo immaginare.
I sindacati ufficiali taciono e non ci sembra abbiano strategie per difendere l’occupazione e il contratto dei lavoratori e il bene comune.
Proponiamo di preparare anche noi un contro dossier da consegnare alla McKinsey!
Commento by Anonimo — 26 Aprile 2012 @ 01:01
conoscete l’uccello padulo? è quello che vola all’alteza del buco del…
Commento by Anonimo — 26 Aprile 2012 @ 02:23
26/04/12 AVVENIRE MILANO
PROVINCIA E TEATRO ALLA SCALA VERSO UNA DECISIONE DIFFICILE
Provincia e Teatro alla Scala Verso una decisione difficile II teatro alla Scala come Expo: la Provincia non è in grado di assicurare le proprie quote di partecipazione. Il taglio dei finanziamenti e il patto di stabilità mettono a dura prova i conti di Palazzo Isimbardi che non ha ancora deciso se sfilarsi dall’impegno alla Scala come ha fatto con l’Esposizione universale, scendendo dal 10 al 2 per cento delle quote nella società di gestione. «Non è vero che giovedì io darò una risposta, la darò tra qualche giorno — ha precisato ieri, a margine delle celebrazioni per il 25 aprile, il presidente della Provincia, Guido Podestà — Stiamo esaminando un bilancio molto difficile da chiudere. lo vorrei dare un contributo alla Scala ma non so se possiamo farlo e in che misura.Tutto qui». Se la Provincia deciderà di diminuire il suo finanziamento, non potrà entrare in consiglio di amministrazione. Il board del Piermarini potrebbe a quel punto aprirsi a un nuovo socio privato. ***
Commento by Anonimo — 26 Aprile 2012 @ 13:11
http://2.bp.blogspot.com/-YBY5Ne_-JNw/T5lcMeZDs8I/AAAAAAAAANg/r2X1VT9lOkk/s640/lettera+Sindaco+premi+dirigenza.jpeg
Commento by Anonimo — 27 Aprile 2012 @ 18:16
Scala, Cgil: “Con l’autonomia rischia la privatizzazione”
TAG: cgil, giuliano pisapia, lombardia, milano, teatro alla scala
MILANO – La Scala di Milano e’ a rischio privatizzazione secondo la Cgil che oggi, a pochi giorni dal riconoscimento dell’autonomia, ha organizzato una conferenza stampa sotto i portici del Piermarini.
A preoccupare il sindacato sono una serie di questioni: il nuovo statuto del teatro, il cda che sara’ fra poco rinnovato con l’ingresso di uno o forse due soci privati in piu’, i fondi pubblici che (in generale e non solo per la Scala) sono sempre piu’ esigui e anche la possibilita’, offerta dall’autonomia, di avere un contratto di lavoro ad hoc per il teatro, cioe’ ‘un contratto Scala’.
”Come siamo contrari che la Fiat si faccia un contratto auto – ha spiegato il segretario della Camera del Lavoro di Milano Onorio Rosati – siamo contrari che si pensi a un contratto di primo livello per i dipendenti della Scala al di fuori del contratto nazionale”.
La Cgil, insieme alla Fials, ha fatto ricorso contro il regolamento che ha permesso al Piermarini e all’Accademia di Santa Cecilia di avere l’autonomia. ”Il senso – ha spiegato l’avvocato Vittorio Angiolini – e’ che la Scala non e’ Pomigliano”.
Ma la contrarieta’ del sindacato, ha spiegato Silvano Contri della segreteria nazionale Slc-Cgil, e’ in generale sulla legge 100 di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche ”che sta creando una situazione di implosione con 6-7 fondazioni sull’orlo della chiusura”.
”La privatizzazione – ha aggiunto il segretario nazionale Slc Emilio Miceli – serve per liberalizzare i mercati. E bisogna capire se la produzione culturale e’ un mercato. Noi riteniamo di no”. Un primo confronto sull’autonomia fra i sindacati e i vertici del teatro e’ fissato per il 2 maggio, ma alla Cgil non basta.
”Noi abbiamo chiesto da tempo al sindaco Giuliano Pisapia un confronto pubblico sul tema – ha concluso Rosati – ci venga a spiegare come e’ possibile che non avvenga la privatizzazione”.
26 aprile 2012 14:10
Commento by Anonimo — 27 Aprile 2012 @ 18:18
27/04/12 GIORNALE MILANO SCALA PRIVATIZZATA? CGIL GIÀ PRONTA A CALARE IL SIPARIO – ARIA DI PRIVATIZZAZIONE PER LA SCALA È UN BENE MA LA CGIL NON CI STA
NUOVI SOCI Scala privatizzata?
Cgil già pronta a calare il sipario • La Cgil scopre che autonomia e privatizzazioni sono il male della cultura e dichiara guerra alla Scala perché le novità abbasserebbero livelli artistici e salari dei lavoratori. Mai risultati degli ultimi anni indicano come nonostante dal 1988 i finanziamenti statali siano scesi da 60 a 30 milioni, compensati dall’ingresso di soci privati, qualità degli spettacoli e contratti dei dipendenti non ne abbiano sofferto. Enrico Silvestri a pagina 8 Aria di privatizzazione Perla Scala è un bene ma la Cgil non ci sta L’autonomia del Piermarini agitata come uno spauracchio ma all’estero funziona (e i fondi pubblici sono dimezzati) IL MODELLO In Inghilterra tutti i teatri sono privati, e la qualità non si discute Enrico Silvestri • Tra i vari nodi che stanno venendo al pettine di Giuliano Pisa-pia c’è anche quello della Scala, o meglio della Cgil che ha dichiarato guerra alla nuova autonomia del teatro. E, mentre affila le anni in vista dell’incontro del 2 maggio con ivertici delPiermarini, il sindacato agita lo spauracchio della «privatizzazione» che dovrebbero sempre e comunque danneggiare la qualità del prodotto e peggiorare le condizioni dei lavoratori. Per anni «autonomia» e «privatizzazioni» sono sembratigli unici rimedi ai guasti di un «pubblico» spendaccione e inefficiente. E alla Scala effettivamente il nuovo corso ha portato a una drastica riduzione dei contributi pubblici, senza intaccare la qualità. Negli ultimi 12 anni il contributo dello Stato è infatti sceso da 60 a30 milioni, rimanendo fissi i 13 di Regione e Comune. La differenza è arrivata da Camera di commercio, Provincia e soprattutto privati. Una partecipazione che potrebbe allargarsi se Palazzo Isimbardi dovesse ritirare il proprio contributo di 3 milioni all’anno. «Un nodo che sarà sciolto nei prossimi giorni, valutato il bilancio dell’Ente» ha fatto sapere il presidente Guido Podestà. Nel caso sono già pronti un paio di soci privati. Ecco il primo allarme della Cgil, predominante tra il personale tecnico, molto meno tra orchestra, coro e corpo di ballo, che lancia l’equazione «privato m inor qualità artistica e peggiori condizioni peri lavoratori».Una curiosa battaglia di retroguardia dopo che negli ultimi anni l’intero arco politico, eccetto la sinistra comunista, aveva compreso la necessità di ridurre i troppi e troppo onerosi interventi dello Stato. Interventi che quasi sempre si sono rivelati contributi a pioggia cui seguivano sperperi e una scarsa efficienza. «E possibile che si vada verso una privatizzazione – conferma la Scala – come segnalato da tempo dallo stesso sovrintende StéphaneLissner, ma non è assolutamente detto che sia un fattore negativo ner l’Ente e i suoi lavoratori». in *** Gran Bretagna, per esempio, i teatri sono già tutti privati, pochi hanno contributi e solo il Covent può contare su un intervento pubblico pari al 30 per cento del bilancio, mala qualità degli spettacoli inglesi è fuori discussione. E comunque già adesso i privati hanno permesso alla Scala di chiudere i contratti integrativi degli ultimi 7 anni, proprio perché dalle casse della aziende uscivano all’ultimo momento i quattrini per chiudere le vertenze. Invece è proprio sul contratto che la Cgil rilancia visto che con la nuova autonomia concessa alla Scala, il teatro ora può chiudere trattative aziendali con valenza di contratto collettivo. Mentre per l’Entesignificherebbenonsolosuperare il blocco delle assunzioni ma anche andare sul «mercato» del lavoro con maggiori margini di manovra, proponendo a nuovi artisti da assumere condizioni più favorevoli. Ma la Cgil tira dritto nella sua battaglia, rischiando l’isolamento sindacale visto che Cisl, Uil e Fials hanno già preso una posizione più «attendista», e per rompere l’accerchiamento hanno chiamato direttamente in causa il sindaco: «Noi abbiamo chiesto da tempo a Giuliano Pisapia un confronto pubblico sul tema – tuona Onorio Rosati segretario della Camera del Lavoro- ci venga a spiegare come è possibileche non avvenga la privatizzazione». *
Commento by Anonimo — 27 Aprile 2012 @ 18:45
ALLA SCALA LA UIL: «DECIDERANNO I LAVORATORI». CONTRARIA LA CGIL Piermarini, è già scontro sul contratto ad hoc – MILANO – SCALA AUTONOMA, è già scontro. Sindacati divisi in partenza sull’ipotesi, già ventilata dai vertici del teatro, di sottoscrivere un contratto diverso da quello nazionale. Una sorta di «contratto-Scala», opportunità garantita alle fondazioni lirico-sinfoniche che hanno ottenuto il riconoscimento della forma organizzativa speciale. Come il Piermarini, appunto. Ovviamente, tutto dipende dal via libera dei rappresentanti dei lavoratori. Se ne è parlato ieri pomeriggio, durante la riunione convocata dal sovrintendente Stéphane Lissner per illustrare ai delegati i dettagli del nuovo statuto. Come si pensava, la Cgil ha confermato la sua contrarietà al nuovo status accordato dal Mibac all’ente di via Filodrammatici: «La chiamano autonomia — attacca Giancarlo Albori, segretario territoriale Slc-Cgil — ma non è cambiato nulla: il teatro dipende ancora dal Fus. Per non parlare del pericolo concreto di privatizzazione». No deciso anche a una Scala sul modello Pomigliano-Fiat: «Noi vogliamo restare al contratto collettivo nazionale». Insomma, non sembrano esserci margini di trattativa: oggi pomeriggio, i delegati della Cgil si incontreranno per decidere la linea da seguire nelle prossime settimane. Decisamente più aperti al dialogo gli altri sindacati. A COMINCIARE da Domenico Dentoni, numero uno Uilcom: «Aspettavamo l’autonomia da anni e adesso l’abbiamo ottenuta — commenta —. Contratto Scala? Non abbiamo obiezioni, ma, come al solito, dobbiamo prima confrontarci con i nostri iscritti». Concorda Silvio Belleni, Cisl: «Noi abbiamo incoraggiato ad aprire il tavolo in tempi brevi». Nessuna preclusione da Sandro Malatesta, delegato Fials, che si dice «disponibile» al confronto con il teatro. Con il conseguimento dell’autonomia, potrebbe concludersi anche la querelle legata ai permessi artistici, bloccati dal Ministero dei Beni Culturali a inizio anno: lo status da repubblica indipendente dà alla Scala la possibilità di risolvere in proprio la questione, con un’intesa a livello aziendale. Anche in questo caso, però, c’è da battere la resistenza della Cgil, che ha già bollato come «ricattatoria» l’offerta della dirigenza. Nicola Palma ***
Commento by Anonimo — 3 Maggio 2012 @ 13:48
03/05/12 REPUBBLICA MILANO SCALA, I SINDACATI DIVISI SUL CONTRATTO AUTONOMO
La Cgil: “Non siamo a Pomigliano” Scala, i sindacati divisi sul contratto autonomo L’orchestra della Scala MENTRE gli artisti di orchestra, coro, corpo di ballo, protestano di nuovo perché il teatro non concede ancora i permessi per l’attività esterna, i sindacati sono divisi sull’opportunità di discutere il contratto di lavoro specifico per la Scala, diverso dagli altri teatri, che l’ottenuta autonomia rende possile. Ieri i rappresentanti delle varie sigle si sono incontrati con il sovrintendenteStéphane Lissner per chiarire le varie posizioni. Favorevoli Cisl e Uil, contraria la Cgil, secondo cui «la Scala non è Pomigliano». La Fials invece è disponibile ad aprire il tavolo delle trattative. Una delle questioni più delicate da affrontare è proprio quella dei permessi, ora vietati dal ministero dei Beni Culturali: con il contratto Scala, il teatro potrà regolarli come meglio crede, ma non prima. Intanto gli artisti denunciano in un documento un episodio accaduto il 27 aprile: a due professori dell’orchestra è sta-to vietato di tenere un concerto fuori dal teatro e la comunicazione è stata data loro il giorno stesso. Tutto questo «nonostante le promesse e le dichiarazioni rilasciate dal sovrintendente».
Commento by Anonimo — 3 Maggio 2012 @ 13:50
(ANSA) – MILANO, 4 MAG – Una donna e un under 40 sono i due rappresentanti del Ministero dei Beni Culturali nel nuovo consiglio di amministrazione della Scala che sara’ varato entro questo mese. Oggi il ministro Lorenzo Ornaghi ha infatti nominato Margherita Zambon e Alessandro Truzzi. Sostituiranno Francesco Micheli e Massimo Ponzellini. Presidente della Zambon company, holding che fa capo fra l’altro alla farmaceutica Zambon spa, Margherita Zambon e’ laureata in Economia alla Bocconi. Alessandro Tuzzi, classe 1977, e’ invece vicedirettore amministrativo dell’Universita’ Cattolica dove si e’ laureato in Scienze politiche.(ANSA).
Commento by Anonimo — 5 Maggio 2012 @ 15:15
M(ANSA) – MILANO, 4 MAG – Una donna e un under 40 sono i due rappresentanti del Ministero dei Beni Culturali nel nuovo consiglio di amministrazione della Scala che sara’ varato entro questo mese. Oggi il ministro Lorenzo Ornaghi ha infatti nominato Margherita Zambon e Alessandro Truzzi. Sostituiranno Francesco Micheli e Massimo Ponzellini. Presidente della Zambon company, holding che fa capo fra l’altro alla farmaceutica Zambon spa, Margherita Zambon e’ laureata in Economia alla Bocconi. Alessandro Tuzzi, classe 1977, e’ invece vicedirettore amministrativo dell’Universita’ Cattolica dove si e’ laureato in Scienze politiche.(ANSA).
Commento by Anonimo — 5 Maggio 2012 @ 15:18
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Commento by hello — 19 Marzo 2014 @ 19:23
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Commento by hello — 19 Marzo 2014 @ 22:16