Documento: I lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e quelli del teatro Colon
ALL ‘OPINIONE PUBBLICA
I lavoratori del Teatro alla Scala di Milano e quelli del teatro Colon di Buenos Aires sottoscrivono congiuntamente il seguente documento
La cultura e le sue espressioni artistiche costituiscono un bene essenziale e il loro sfruttamento è un diritto incancellabile di tutti. Questo bene deve essere protetto , al pari della salute e dell’educazione , per conto del potere politico , di qualsiasi tendenza esso sia perché costituisce uno dei principi fondamentali della democrazia. Sia in Italia che in Argentina , da parte di silvio Berlusconi e Maurizio Macri , è in atto un tentativo per privatizzare , in forma più o meno dichiarata ma spesso esplicitamente , le istituzioni dedicate dell’arte lirica , sinfonica e coreografica . Questi fatti costituiscono una chiara dimostrazione di come questi poteri considerino la cultura come un valore meramente economico che deve essere gestito secondo le logiche mercantili della domanda e dell’offerta con il placet del potere politico.
Queste manovre si sono esplicitate attraverso decreti e leggi viziati da incostituzionalità e illegalità che pretendono di effettuare tagli sia a livello di bilanci che di risorse umane e portano alla distruzione di sistemi di produzione propria per esplicitarsi a creare modelli basati sulla precarizzazione del lavoro e la standardizzazione alle professionalità dei due teatri di tradizione.
Ci dichiariamo apertamente contro questo modello e ci facciamo difensori delle produzioni autonome di ambo i teatri che nel corso di più di un secolo , sono state mondialmente riconosciute come le più alte espressioni culturali delle rispettive nazioni , in quantochè le stesse hanno dimostrato di essere l’unico modello economicamente di successo , dato che i suoi principi favoriscono la moltiplicazione di repliche per ogni opera e la possibilità di valorizzare il repertorio di produzioni le cui titolarità e diritti permangono nelle istituzioni stesse.
Con la stessa fermezza rifiutiamo i modelli di amministrazione e di gestione culturale che portano avanti i già menzionati funzionari (Berlusconi e Macri ) allo stesso modo che le autorità che attualmente gestiscono i Teatri. L’esternalizzazione delle attività , la terziarizzazione delle prestazioni di lavoro , la precarizzazione dei contratti e l’utilizzazione degli spazi per attività che nulla hanno a ch vedere con la funzione del teatro configurano il modello imposto dalle autorità già menzionate. Tutto ciò provocherà la perdita lenta ma sistematica delle professionalità artistiche , tecniche e amministrative che trasformerà i teatri in meri edifici storici che possono essere affittati come sale per le più diverse attività con il solo scopo del ritorno economico .
Non rimarremo impassibili nel momento in cui si decideranno i destini dei nostri Teatri. Siamo sempre stati favorevoli al dialogo , la discussione e il consenso come uniche vie per la soluzione delle situazioni che si sono venute a creare sia in ambito istituzionale che nel lavoro ; pero avvisiamo che se il silenzio e l’autoritarismo continueranno a rappresentare la modalità delle istituzioni , ricorreremo a tutte le manovre possibili sia a livello sindacale che politico ,legale e mediatico , per difendere non solamente i nostri posti di lavoro , ma anche il patrimonio culturale e artistico della Scala e del Colon . Come lavoratori della cultura resisteremo una volta per tutte ad essere considerati una variabile delle restrizioni imposte dalla crisi economica che attanaglia i nostri popoli , prodotta proprio dalle stesse persone che segnalano il nostro settore come superfluo e noi come una casta di privilegiati.
Siamo arrivati ad occupare le nostre posizioni di lavoro dopo aver vinto concorsi e fornito quotidianamente prove della nostra professionalità e qualità artistica davanti sia alla critica che il pubblico. Per nessuna ragione ci scuseremo con chichessia per le nostre speciali condizioni di lavoro , dato che rappresentano l’inevitabile conseguenza dell’attività che svolgiamo , chiaramente soggetta a orari e mansioni particolari . L’altissimo grado di preparazione necessario ci obbliga a sottoporci a continue prove e corsi di aggiornamento e sarebbe auspicabile più comprensione della situazione da parte di chi detiene le responsabilità delle istituzioni , gente che dovrebbe possedere più di altri la cultura necessaria a capire il settore nel quale svolgono la loro attività. Le similitudini delle problematiche sia del Colon che della Scala che abbiamo qui illustrato sono la chiara prova dell’implementazione di modelli di gestione che mirano alla distruzione delle istituzioni , dei lavoratori e di un bene della società come la cultura , basandosi sulle stesse modalità e i responsabili della “inevitabile” crisi mondiale che stiamo attraversando.
Il messaggio vorremmo che fosse recepito internazionalmente non solo per lanciare un chiaro allarme sulla situazione ma anche per preparare i lavoratori a rispondere a questo attacco di una politica nefasta attraverso tutti i mezzi legali a loro disposizione contro chi vuol trasformare la cultura in mera merce di affari e lucro.
Insistiamo nel ribadire che la cultura e le sue espressioni sono un patrimonio di tutti. Il loro mantenimento e sfruttamento devono essere garantiti dai Governi al fine di preservare le varie identità che attraverso la cultura si manifestano , garantendo anche la pluralità dei criteri e le diversità delle idee , condizione essenziale per il mantenimento di una società democratica che si consideri tale
I LAVORATORI DELLA SCALA DI MILANO I LAVORATORI DEL TEATRO COLÓN
–br–
pubblicata da Habitués del Teatro Colón il giorno martedì 31 agosto 2010 alle ore 19.17
A LA OPINIÓN PÚBLICA
Agosto de 2010
Los trabajadores del Teatro alla Scala de Milán y los trabajadores del Teatro Colón suscribimos en conjunto el presente documento:
La cultura y sus expresiones artísticas son un bien social esencial y el acceso a éstas es un derecho inalienable de todos los ciudadanos. Este principio debe ser inexcusablemente protegido por el poder político y los funcionarios de los gobiernos de turno, sea cual fuere su tendencia, ya que al igual que la salud y la educación son principios básicos y constituyentes de las sociedades democráticas.
El intento de parte de las autoridades —tanto de Italia en la persona de Silvio Berlusconi, como en la Ciudad de Buenos Aires en la persona de Mauricio Macri— de privatizar encubierta o explícitamente las instituciones dedicadas a las expresiones del arte lírico, sinfónico y coreográfico son una demostración cabal de que consideran a la cultura como un valor económico cuya implementación, estructuración y difusión deben regirse por las leyes del mercado, la oferta y la demanda y la accesibilidad dependiente del poder adquisitivo.
Este intento se ha visto reflejado en “normas” (leyes y decretos) viciadas de inconstitucionalidad, ilegalidad e ilegitimidad que pretenden recortes presupuestarios, precarización laboral, traslados y disponibilidades de trabajadores, destrucción de los sistemas de producción propia e incumplimiento de los sistemas de contratación y concurso que garanticen la dotación histórica imprescindible de ambas instituciones.
Nos declaramos abierta y enfáticamente defensores de los sistemas de producción propia de ambos teatros que, por más de un siglo, han sido reconocidos mundialmente como las más altas expresiones del quehacer cultural de nuestros pueblos. Por otro lado, dicho sistema de producción propia ha demostrado ser el único modelo económicamente exitoso en la relación inversión económica-rédito social, ya que sus principios favorecen la multiplicación de funciones por título y la posibilidad de acrecentar el repertorio de producciones cuya titularidad y derechos permanecen en las instituciones.
Asimismo, rechazamos contundentemente los modelos de administración y gestión cultural que llevan adelante los funcionarios antes mencionados (Berlusconi-Macri), como así también las autoridades de ambos teatros. La externalización de las actividades, la tercerización de las prestaciones, la precarización de los contratos, la ausencia de concursos, la falta de paritarias sectoriales y la utilización espuria de los espacios con actividades que no se relacionan en absoluto con la función de los teatros configuran el modelo impuesto por las actuales autoridades. Esto provocará la pérdida paulatina y sistemática de los planteles profesionales artísticos, técnicos, administrativos y auxiliares, que dejará a los teatros como meros edificios históricos pasibles de ser usados como lujosas salas de alquiler para eventos de todo tipo cuyo único fin sea el lucro y la explotación económica.
No seremos convidados de piedra a la hora de definir las cuestiones concernientes a nuestro trabajo y al destino de nuestros teatros. Siempre hemos propuesto el diálogo, la discusión y el consenso como caminos para la resolución de los conflictos y de las situaciones devenidas de la relación laboral e institucional; pero si el silencio y el autoritarismo continúa siendo la postura de los funcionarios, los trabajadores no dudaremos en recurrir a todas las medidas necesarias y a todos las instancias políticas, gremiales, legales, judiciales y mediáticas, para defender no sólo nuestras fuentes de trabajo, sino el patrimonio cultural y artístico de la Scala y del Colón.
Los trabajadores de la cultura nos resistimos una vez más a ser la variable de ajuste de las crisis económicas de nuestros pueblos, producidas justamente por los que hoy señalan al arte y sus expresiones como un bien suntuario y a sus trabajadores como “trabajadores privilegiados”. Accedemos a nuestros puestos de trabajo luego de rendir rigurosos concursos y damos diariamente pruebas de idoneidad y calidad profesional artística y técnica ante la crítica y el público. De ninguna manera vamos a disculparnos por tener regímenes especiales de trabajo, dado que son la consecuencia insoslayable del tipo de actividad que llevamos a cabo y de la exigencia de las prestaciones que nuestra labor precisa. La alta especificidad nos obliga a capacitarnos permanentemente para lograr el más alto rendimiento en nuestro trabajo. Es hora que los funcionarios de la cultura entiendan esto; sería muy esperable que se contara con esta comprensión desde el principio de sus mandatos y no, como ocurre hoy y también en el pasado, que los trabajadores debamos explicar y llevar a cabo una docencia agotadora para que las autoridades de cultura, supuestamente “cultas”, comprendan nuestros sistemas de trabajo y sus particularidades.
La similitud de la problemática de los trabajadores de la Scala y del Colón aquí expuesta es prueba contundente de que el avance de la ideología de la depredación cultural y la imposición de modelos de gestión basados en el desprecio de los bienes esenciales de nuestra sociedad y de sus trabajadores son internacionales y forman parte de un pensamiento que, a pesar de haber fracasado rotundamente y de haber provocado una crisis global sin precedentes, insiste en imponer recetas económicas y sociales que sólo producirán más exclusión, más sufrimiento y más violencia.
En consecuencia, nuestra denuncia y llamado también es internacional: la difusión del presente documento pretende alertar y convocar a todos los trabajadores de la cultura del mundo. El mensaje es que debemos organizarnos para enfrentar estas políticas nefastas y más allá de las diferencias locales, idiomáticas o culturales, reconocer a un enemigo común cuyo único objetivo es convertir a la cultura y a sus instituciones en meras fuentes de negocios y lucro.
Insistimos en que la cultura y sus expresiones artísticas son patrimonio de todos; su preservación y acceso deben estar garantizados por políticas de estado tendientes no sólo a multiplicar su rédito social, sino a considerarlos como imprescindibles factores de la identidad de nuestras comunidades, su definición individual y su representación colectiva, para garantizar de ese modo la pluralidad de los criterios y la diversidad de las ideas, condiciones esenciales para la constitución y el mantenimiento de toda sociedad democrática que se precie de tal.
TRABAJADORES DE ALLA SCALA DE MILÁN – TRABAJADORES DEL TEATRO COLÓN
13:55 – SOCIEDAtelam agencia de noticias argentina Trabajadores del Colón y de la Scala de Milán alertaron sobre problemas en ambos teatrosLos trabajadores del Teatro Colón y del Teatro Alla Scala de Milán alertaron sobre la grave situación de ambos emblemas de la lírica mundial y fustigaron "el intento por parte de (Silvio) Berlusconi y (Mauricio) Macri, de privatizar encubierta o explícitamente las instituciones dedicadas a las expresiones del arte lírico, sinfónico y coreográfico".
En una reunión compartida en la que trazaron un paralelo entre las gestiones del jefe de Gobierno porteño, Mauricio Macri y del premier italianoi Silvio Berlusconi, indicaron que ambas administraciones "consideran a la cultura como un valor económico, que debe regirse por las leyes del mercado" En el marco de una conferencia de prensa ofrecida en el Hotel Bauen, delegados de los teatros coincidieron en considerar a la cultura y a las expresiones artísticas como "un bien social esencial" e indicaron que el acceso a éstas es "un derecho inalienable de todos los ciudadanos"."Este principio debe ser inexcusablemente protegido por el poder político y los funcionarios de los gobiernos de turno, sea cual fuere su tendencia, ya que al igual que la salud y la educación son principios básicos y constituyentes de las sociedades democráticas", agregó el texto.Encabezados por los delegados locales José Piazza y Máximo Parpagnoli, y sus pares italianos Francesco Lattuada, Gianni Dallaturca y Simone Groppo, los trabajadores de ambos espacios cargaron contra "la tercerización de las prestaciones, la precarización de los contratos y la utilización espuria de los espacios con actividades que no se relacionan con la función de los teatros"."Esto provocará -condenaron- la pérdida paulatina y sistemática de los planteles profesionales, que dejará a los teatros como meros edificios históricos pasibles de ser usados como lujosas salas de alquiler para eventos de todo tipo, cuyo único fin sea el lucro y la explotación económica".Por otra parte, si bien las dos delegaciones expresaron que aún no planean medidas de lucha concretas en el corto plazo, advirtieron que "si el silencio y el autoritarismo siguen siendo la postura de los funcionarios, los trabajadores no dudaremos en recurrir a todas las medidas necesarias y a todas las instancias para defender nuestras fuentes de trabajo y el patrimonio cultural y artístico de la Scala y del Colón".El encuentro concluyó con otra declaración que indicó que "la similitud de la problemática de los trabajadores de la Scala y del Colón, es prueba contundente de que el avance de la ideología de la depredacion cultural y la imposición de modelos de gestión basados en el desprecio de los bienes escenciales de nuestra sociedad y de sus trabajadores".
Commento by AutoOrgScala — 31 Agosto 2010 @ 19:51
http://entretenimiento.terra.com.arTRABAJADORES DEL COLON Y LA SCALA APUNTARON CONTRA MACRI Y BERLUSCONI 31 de agosto de 2010 • 13:45
Los trabajadores del Teatro Colón y del Teatro Alla Scala de Milán alertaron sobre la grave situación de ambos emblemas de la lírica mundial y fustigaron "el intento por parte de (Silvio) Berlusconi y (Mauricio) Macri, de privatizar encubierta o explícitamente las instituciones dedicadas a las expresiones del arte lírico, sinfónico y coreográfico". En una reunión compartida en la que trazaron un paralelo entre las gestiones del jefe de Gobierno porteño, Mauricio Macri y del premier italianoi Silvio Berlusconi, indicaron que ambas administraciones "consideran a la cultura como un valor económico, que debe regirse por las leyes del mercado" En el marco de una conferencia de prensa ofrecida en el Hotel Bauen, delegados de los teatros coincidieron en considerar a la cultura y a las expresiones artísticas como "un bien social esencial e indicaron que el acceso a éstas es "un derecho inalienable de todos los ciudadanos. "Este principio debe ser inexcusablemente protegido por el poder político y los funcionarios de los gobiernos de turno, sea cual fuere su tendencia, ya que al igual que la salud y la educación son principios básicos y constituyentes de las sociedades democráticas, agregó el texto. Encabezados por los delegados locales José Piazza y Máximo Parpagnoli, y sus pares italianos Francesco Lattuada, Gianni Dallaturca y Simone Groppo, los trabajadores de ambos espacios cargaron contra "la tercerización de las prestaciones, la precarización de los contratos y la utilización espuria de los espacios con actividades que no se relacionan con la función de los teatros. "Esto provocará -condenaron- la pérdida paulatina y sistemática de los planteles profesionales, que dejará a los teatros como meros edificios históricos pasibles de ser usados como lujosas salas de alquiler para eventos de todo tipo, cuyo único fin sea el lucro y la explotación económica. Por otra parte, si bien las dos delegaciones expresaron que aún no planean medidas de lucha concretas en el corto plazo, advirtieron que "si el silencio y el autoritarismo siguen siendo la postura de los funcionarios, los trabajadores no dudaremos en recurrir a todas las medidas necesarias y a todas las instancias para defender nuestras fuentes de trabajo y el patrimonio cultural y artístico de la Scala y del Colón. El encuentro concluyó con otra declaración que indicó que "la similitud de la problemática de los trabajadores de la Scala y del Colón, es prueba contundente de que el avance de la ideología de la depredacion cultural y la imposición de modelos de gestión basados en el desprecio de los bienes escenciales de nuestra sociedad y de sus trabajadores.
Commento by AutoOrgScala — 31 Agosto 2010 @ 19:56
Dalla Spagnahttp://www.adn.es/internacional/20100831/NWS del Colón y La Scala expresan rechazo a gestión oficial de las salas
jadores del Teatro Colón de Buenos Aires y de La Scala de Milán manifestaron hoy en Argentina su rechazo a "los modelos de administración y gestión cultural" de esas salas y llamaron a músicos de otros países a luchar contra "la depredación cultural".
Los empleados advirtieron en un documento conjunto divulgado en Buenos Aires sobre "el intento de parte de las autoridades, tanto en Italia de "(el primer ministro) Silvio Berlusconi, como en la ciudad de Buenos Aires de (el alcalde) Mauricio Macri, de privatizar encubierta o explícitamente las instituciones dedicadas a las expresiones del arte lírico, sinfónico y coreográfico".
"Es una demostración cabal de que (las autoridades) consideran a la cultura como un valor de mercado", señalaron los trabajadores en el escrito, difundido en una rueda de prensa a la que asistieron delegados de los trabajadores del Colón y del sindicato de La Scala.
Miembros de la orquesta del teatro italiano llegaron a Buenos Aires para brindar tres conciertos en el Colón bajo la dirección del maestro Daniel Barenboim.
Los trabajadores aseguraron que se ha recurrido en ambas salas "reconocidas mundialmente" a "normas viciadas de ilegalidad que pretenden recortes presupuestarios, precarización laboral, destrucción de los sistemas de producción propia e incumplimiento de los sistemas de contratación".
"Siempre hemos propuesto el diálogo para la resolución de los conflictos, pero si el silencio y el autoritarismo continúa siendo la postura de los funcionarios, los trabajadores no dudaremos en recurrir a todas las medidas necesarias para defender nuestras fuentes de trabajo y el patrimonio de La Scala y el Colón", advirtieron.
Afirmaron además que la difusión del documento "pretende alertar y convocar a todos los trabajadores de la cultura del mundo".
El teatro Colón fue reabierto en mayo pasado, en el marco de los festejos del Bicentenario del inicio del proceso independentista de Argentina, luego de permanecer cerrado casi cuatro años debido a un extenso plan de obras para su restauración.
Por su parte, La Scala de Milán manifestó en julio pasado su descontento por la aprobación de la ley sobre las fundaciones líricas, que prevé cambios en la gestión y financiación de los teatros, y ha amenazado al Gobierno italiano con cerrar sus puertas si no se aprueba un reglamento específico.
La Scala ha denunciado el alcance de los recortes y teme que estos puedan llevar a su total privatización, puesto que actualmente el Gobierno financia un 25 por ciento de su presupuesto, una cifra baja si se compara con la de otros grandes teatros europeos.
Commento by AutoOrgScala — 31 Agosto 2010 @ 20:04
Il collettivo della cub è orgoglioso di aver messo in moto e organizzato questo incontro e questo movimento volto al gemellaggio delle lotte col teatro colon e in auspicio verso gli operatori della cultura sinfonica nel mondo che come stiamo scoprendo è piccolo e ovunque è vittima delle politiche scellerate del governi neo-liberisti.Il nostro lavoro nella musica è patrimonio dell'umanità intera.I nostri sforzi sindacali hanno il fine di unire le forze dentro e fuori il teatro alla Scala.Oggi dobbiamo come immediato obbiettivo stringersi nella difesa del teatro Genova città simbolo dell'apertura dell'italia verso il mondo.Con una manifestazione nazionale che denunci le politiche nefaste di questo governo che occupa le pagine dei giornali coi suoi teatrini mentre migliaia di persone perdono il posto di lavoro .Come nella scuola dove è iniziato l'attacco alla cultura di questo governo e dove i precari sono addirittura arrivati a forme di protesta come lo sciopero della fame .Contro i tagli alla cultura contro i tagli al f.u.s. per le dimmmissioni di bondi e di questo governo teatrino di se stesso come "i giganti della montagna" di pirandelliana memoria ma arrogante e assassino della poesia.segreteria provinciale cub /informaz.
Commento by anonimo — 31 Agosto 2010 @ 20:35
Da "Repubblica" ed. genovese 31agosto2010
leggiamo:
Carlo Felice, fischi al sindaco
Vertice sindacale rinviato
"Sono profondamente indignata", replica Marta Vincenzi. "Ho fatto di tutto per risolvere la crisi. Ma adesso si è proprio al fondo del barile. La Cassa integrazione è l'unica arma per arrivare in fondo al 2010". L'incontro con i rappresentanti sindacali nazionali slittato al 6 Settembre
di ROBERTO IOVINO
Lo scontro verbale tra il sindaco Marta Vincenzi e Nicola Lo Gerfo, sindacalista Fials
Si sperava in una concreta apertura di un tavolo sindacale per chiarire i termini della cassa integrazione concessa in deroga dalla Regione al Carlo Felice. Questo pomeriggio, invece, l'incontro è slittato di un'altra settimana e il sindaco, presidente della Fondazione Marta Vincenzi, è stata fischiato.Alle 15 era previsto l'incontro in Auditorium Montale fra i sindacati nazionali, i sindacati locali, il consiglio d'amministrazione e i dipendenti interessati. Di fronte al teatro, il sindacalista autonomo Nicola Lo Gerfo ha improvvisato un comizio per comunicare ai colleghi che i sindacati autonomi nazionali, avendo ricevuto all'ultimo momento la convocazione, non si sarebbero presentati e ha accusato Marta Vincenzi e il consiglio d'amministrazione di voler imporre la cassa integrazione. Proprio in quel momento è arrivata Marta Vincenzi, accolta da fischi e insulti."Sono profondamente indignata", ha dichiarato il sindaco in una successiva conferenza stampa, tenuta negli uffici della sovrintendenze presenti il sovrintendente Pacor e alcuni consiglieri (Orlando per Finmeccanica, Lavatelli per Irel, Ferrari per la Regione, Fossati, come direttore di staff). "A luglio quando ci siamo accorti che non c'erano neppure i soldi per pagare gli stipendi di quel mese sono stata io come Comune ad andare con il mio assessore al bilancio dal presidente della Carige e ottenere un'ulteriore anticipazione. Ma adesso si è proprio nel fondo del barile".Il sindaco è convinto che "la cassa sia l'unica arma per arrivare in fondo al 2010: non significa licenziamenti, chiusura. Garantisce solo un minimo di stipendio a chi lavora nel Teatro. Speriamo di farcela e che la riunione con i sindacati fissata per il 6 Settembre dia i risultati che ci aspettiamo".
(31 agosto 2010)
Il Commento:
Quando il dialogo, pur contrapposto nelle idee ma civile, si trasforma in uno scontro belluino ogni parola diventa fumo e ogni buona intenzione lascia il posto alla mera violenza, verbale e ormai anche fisica.
Quello che sta accadendo a Genova sta superando i limiti della civiltà.
Veniamo ai fatti. Nudi e crudi.
Alle ore 15 di ieri era convocata una importante riunione tra Sindaco e lavoratori del Teatro Carlo Felice, per discutere sulle vie d'uscita alla ormai ben nota situazione d'impasse determinata dal deficit enorme della Fondazione e dalla conseguente impossibile erogazione dello stipendio. I sindacati autonomi nazionali , a detta del sindacalista autonomo Nicola Lo Gerfo (che in tutta la vicenda rappresenta il classico capopopolo contrapposto violentemente al Sindaco e al CDA) non potevano essere presenti causa una tardiva convocazione; per la Direzione del teatro sono i sindacati Fials e Cisl a non essersi presentati nonostante la regolare convocazione e Lo Gerfo appartiene esattamente alla Fials!
Sono volate parole grosse: sembrerebbe che , oltre alle normali contestazioni "di prammatica", gli epiteti siano giunti persino a rievocare la famosa città di Troia , non certo per decantarne le vicende storiche ma per associare questo epiteto al nome del Sindaco, tra l'altro giunta in teatro a piedi e senza la scorta.
Un'aggressione di tal fatta è sempre censurabile, a prescindere dalle ragioni che vengono esposte. Il dialogo non è violenza, MAI!
Di fatto, alle ore 15 nessuno ha potuto presentare ai lavoratori il piano di rilancio , sia amministrativo che artistico. Il rifiuto della cassa integrazione e di qualsiasi trattativa induce a pensare che Lo Gerfo e i Suoi preferiscano a questo punto un teatro chiuso, fallito e i lavoratori a casa senza nemmeno un'oncia di stipendio: perché lo scenario è proprio questo.
Democrazìa vorrebbe che le parti, pur esarcebate, si ascoltino, valutino le proposte, prendano in esame i piani amministrativi e artistici dopodiché decidano il da farsi, di comune accordo.
Ma se una delle parti non può nemmeno parlare perché sommersa da fischi e improperi di bassa lega?
Allora il dialogo non c'è, semplicemente.
Il referendum tra i lavoratori, proposto dal Sindaco, viene costantemente osteggiato da un manipolo di oppositori (ieri in piazza se ne sono contati 50 circa su 300) : perché?
Con tattiche così scombinate e ormai giunte alla violenza non si arriva da …
Commento by anonimo — 1 Settembre 2010 @ 13:34
continua
Con tattiche così scombinate e ormai giunte alla violenza non si arriva da nessuna parte e la vittima, PRIMA e UNICA, in tutta la vicenda si chiama Teatro Carlo Felice.
Commento by anonimo — 1 Settembre 2010 @ 13:36
RECLAMO CONJUNTO DE TRABAJADORES DE SCALA DE MILAN Y COLON
BUENOS AIRES, 31 (ANSA) – Trabajadores del Teatro alla Scala de Milán, de gira en Buenos Aires, y del Colón de la capital argentina, reclamaron hoy a las autoridades de sus respectivos países la protección "inexcusable" de "la cultura y sus expresiones artísticas" como "bien social". El delegado de la junta interna de los trabajadores del teatro Colón, José Piazza, y el músico de la Scala Francesco Lattuada, junto a otros representantes de ambas salas líricas, ofrecieron hoy una rueda de prensa en Buenos Aires, durante la cual distribuyeron un comunicado conjunto. "El intento de parte de las autoridades -tanto de Italia en la persona de (el premier) Silvio Berlusconi, como en la Ciudad de Buenos Aires en la persona de (el jefe del gobierno de esa Ciudad Autónoma) Mauricio Macri- de privatizar encubierta o explícitamente las instituciones dedicadas a las expresiones del arte lírico, sinfónico o coreográfico, son una demostración cabal de que consideran a la cultura como un valor económico, cuya implementación, estructuración y difusión deben regirse por las leyes del mercado, la oferta y la demanda y la accesibilidad dependiente del poder adquisitivo", destacó el texto. Los trabajadores, que se declararon "defensores de los sistemas de producción propia de ambos teatros", rechazaron "contundentemente los modelos de administración y gestión cultural" de Berlusconi y de Macri y de las "autoridades" del Colón y de la Scala. Esas políticas -dijeron- "provocará la pérdida paulatina y sistemática" de todos los planteles, reduciendo a ambas salas a "meros edificios históricos", pasibles de ser usados "como lujosas salas de alquiler" para diferentes eventos cuyo "único fin sea el lucro y la explotación económica". Los trabajadores, cuya "denuncia y llamado es también internacional", insistieron en sensibilizar a la sociedad civil sobre la defensa de los bienes culturales. Lattuada afirmó que los reclamos de la Scala no son nuevos, y que llegaron a "poner en riesgo" la gira en Argentina. En cuanto a la continuidad de los reclamos, dijo no saber aún qué forma tomarán, pues "tal vez la huelga ya no sirve más". En ese sentido dijo que se trata de "acercar a la sociedad civil, tal vez con conciertos públicos autogestionados". "Somos 'belli, bravi e buoni'" (lindos, valientes y buenos, ndr), dijo irónicamente en contraposición al título de un conocido filme ("Brutti, sporchi y cattivi" o Feos, sucios y malos", y destacó su "cierta esperanza" en "que venceremos". Las dos delegaciones lamentaron que la cantidad de "ciudadanos descomprometidos" y sujetos pasivos "a un proceso de degradación" provocado por la televisión y los escasos presupuestos. También invitaron a la ciudadanía a "elegir bien a los gobernantes", en alusión a Macri y a Berlusconi que, a su entender, "no desean que se construya un pensamiento crítico" y cuyas políticas llevarán a "la pérdida del patrimonio cultural y artístico, del acceso a la salud y a la educación". "Quieren la disgregación", opinaron. El maestro Daniel Barenboim, que dirigió en esta gira a la orquesta y el Coro de la Scala, ha demostrado tiempo atrás su "solidaridad" con los trabajadores, "pero por ahora no hemos tenido actos oficiales y concretos", comentó Lattuada. El músico explicó que "la idea sería hacer un concierto público con Barenboim en Milán", pero que "por distintos motivos aún no se llevó a cabo". "Barenboim en Italia, con la situación política se ha mantenido 'stand by'", comentó. "Esperamos involucrarlo de manera particular" en la apertura de la próxima estación lírica otoñal italiana (octubre), adelantó. "Si lo convencemos de venir de nuestra parte será muy bueno. De lo contrario lo haremos solos", finalizó. Piazza, por la parte local, consideró en declaraciones a ANSA "un hecho histórico" a la manifestación conjunta, por tratarse de los trabajadores de "dos teatros que son íconos de la cultura operística, unidos para denunciar políticas de desguazamiento institucional para tercerizar, con negocios que nada tienen que ver con el rédito social que la comunidad sostiene" GAT 31/08/2010 20:03
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Commento by anonimo — 1 Settembre 2010 @ 14:31
Soy Maria Sara Tonazzi,del taller de escenografia del Teatro Colón…es un honor para mi haber compartido con los compañeros de Alla Scalla la conferencia de Prensa del martes 31 de agosto.Espero que sigamos en fluida comunicacion en defensa de nuestros queridos teatros.POr este intermedio querria comunicarme con los compañeros de escenografia de alli.Un saludo .MST.
Commento by anonimo — 2 Settembre 2010 @ 03:15
NOTTE BIANCA: FONDAZIONE CARLO FELICE E AMBULANTI INSIEME IN VIA XX SETTEMBREA Genova In occasione della “Notte Bianca” dell’11 settembre, gli Ambulanti aderenti ad AVAL promuoveranno una raccolta di fondi a sostegno dei 300 dipendenti del Teatro Carlo Felice, oggi a rischio dei posti di lavoro. Per dare massima visibilità all’iniziativa, gli Ambulanti utilizzeranno i loro banchi, preferibilmente posizionati
lungo via XX Settembre, sui quali collocheranno cartelli e manifesti atti a sensibilizzare i cittadini che parteciperanno all’evento.
Dal canto loro, i Musicisti del Coro e dell’Orchestra del Carlo Felice ricambieranno la solidarietà degli Ambulanti e l’attenzione dei cittadini portando la loro musica fuori dal luogo istituzionale incontro al grande pubblico, per fargli meglio conoscere quale patrimonio la Città possiede, e oggi purtroppo rischia di perdere, nel suo Teatro Lirico.
L’attuale crisi economica, che tocca tutti i settori produttivi della Città, porta con sé un profondo cambiamento: non solo nelle abitudini dei singoli e delle famiglie, ma anche nel modo di vivere l’attività sindacale. Le attuali sofferenze impongono a ciascuno di noi di assumersi in prima persona le proprie responsabilità e di recuperare il valore – quasi dimenticato ma oggi più che mai necessario – della solidarietà. Ed è su tale presupposto che, con questa iniziativa, si spera di inaugurare un’inedita e importante sinergia fra Lavoratori di settori diversi, ma accomunati da problemi analoghi e dalla ferma volontà di superarli.
Commento by anonimo — 2 Settembre 2010 @ 13:30
Carlo Felice/Lo Gerfo (Fials) "No alla confusione, pronti all'occupazione pacifica"
Nicola Lo Gerfo, del sindacato Fials, si è dichiarato contrario alla cassa integrazione per i duecentonovantotto dipendenti del Carlo Felice, e ha annunciato l'occupazione pacifica del teatro in caso di cancellazione dei concerti in programma.Inoltre, Lo Gerfo ha attaccato il Consiglio di amministrazione dell'ente lirico: «Da parte loro nessun progetto concreto di rilancio, ma solo grande confusione».Pronti a occupare il teatro, quindi? «Si – risponde Lo Gerfo – se il Cda cancellasse i concerti senza informarci preventivamente saremmo pronti a un'occupazione pacifica per tenere aperta la struttura e garantire il servizio».
Commento by anonimo — 2 Settembre 2010 @ 13:37
Il Carlo Felice non deve chiudere. Chiunque può far qualcosa lo faccia.orsolina la birichina
Commento by anonimo — 2 Settembre 2010 @ 15:56
Los trabajadores del Colón se unen a los de la Scala de Milán en sus reclamos – Yahoo! Noticias
ar.news.yahoo.comLos trabajadores del Colón se unen a los de la Scala de Milán en sus reclamos
jueves 2 de septiembre, 1:05 PM
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Buenos Aires, 2 de septiembre (Reporter). En un gesto con pocos antecedentes, los trabajadores del Teatro Colón y de La Scala de Milán emitieron un comunicado conjunto en el que rechazaron las gestiones que se realizan a ambos lados del Atlantico.El escrito, divulgado en Buenos Aires, advierte que existe un intento oficial tanto del Jefe de Gobierno Mauricio Macri como del primer ministro Silvio Berlusconi "de privatizar encubierta o explícitamente las instituciones dedicadas a las expresiones del arte lírico, sinfónico y coreográfico".
"Se trata de una demostración cabal de que las autoridades consideran a la cultura como un valor de mercado", señala el comunicado, que surgió luego del contacto de los miembros de ambos coliseos.
Una decena de integrantes de la orquesta del prestigioso teatro italiano llegaron a Buenos Aires hace algunos días para brindar tres conciertos en el Colón bajo la dirección del maestro Daniel Barenboim y desde entonces dialogan con sus pares porteños.
"Ambas salas sufren normas viciadas de ilegalidad que pretenden recortes presupuestarios, precarización laboral, destrucción de los sistemas de producción propia e incumplimiento de los sistemas de contratación", explican.
Resta conocer la respuesta oficial, tanto en Buenos Aires como en Milán, al respecto. Mientras tanto, los firmantes afirman estar abiertos a discutir cambios y modificaciones.
"Siempre hemos propuesto el diálogo para la resolución de los conflictos, pero si el silencio y el autoritarismo continúa siendo la postura de los funcionarios, los trabajadores no dudaremos en recurrir a todas las medidas necesarias para defender nuestras fuentes de trabajo y el patrimonio de La Scala y el Colón", concluyen. (Reporter)
TB-ML
Commento by AutoOrgScala — 4 Settembre 2010 @ 08:16
Il maestro Mehta contro Bondi "Sulla lirica è senza vergogna"
In occasione del Rigoletto a Mantova, in onda su Rai1, il direttore d'orchestra attacca sui tagliLa replica del ministro: "In questi anni abbiamo sostenuto tutte le fondazioni liriche in difficoltà"
Zubin Mehta
Zubin Mehta non ha usato giri di parole. Il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, secondo il grande direttore d'orchestra è "senza vergogna" per il trattamento e per i tagli riservati agli enti lirici. Da Mantova, dove Mehta ha parlato, la notizia è rimbalzata a Roma. Con immediata replica del ministro. "Il maestro Zubin Mehta non sa di cosa sta parlando – ha detto Bondi – In questi anni il ministero è stato particolarmente vicino al Maggio musicale fiorentino, così come a tutte le altre fondazioni liriche in difficoltà, come egli stesso può personalmente ricordare".Zubin Mehta è intervenuto nella città lombarda dove dirigerà il Rigoletto che andrà in onda su Rai1, con Placido Domingo al suo debutto nel ruolo baritonale del protagonista. "Spero che il Rigoletto sia d'ispirazione – ha detto il maestro – spero che il governo che taglia fondi a tutti i teatri lo guardi". Mehta si riferiva al Carlo Felice di Genova, dove i dipendenti sono in cassa integrazione, definendo la situazione "una tragedia". Ma ha parlato anche del suo Maggio fiorentino, con cui è anche sceso in piazza per protestare contro la riforma voluta dal ministro Bondi."E' senza vergogna – ha osservato il direttore riferendosi al ministro – e non ha il coraggio di venire a Firenze a parlare con noi. Anche con i sindacati di tutta Italia è rimasto a parlare dieci minuti e poi è andato via". Anche il mese scorso, ha rimarcato Mehta, al Maggio fiorentino è arrivato un ulteriore taglio di 2 milioni di euro. E' stato annunciato anche che lo Stato non pagherà la tournée del Maggio in Giappone ("anche se avevano detto che avrebbero pagato i viaggi per le iniziative in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia"). "Firenze – ha ricordato – è dove è nata l'opera e si taglia dove non ci sono grandi industrie come a Torino e Milano. Noi abbiamo Gucci e Ferragamo". Quindi "brava la Rai – ha aggiunto – che non ha cancellato questa produzione all'ultimo momento e non ha tagliato nulla".Il ministro ha risposto punto per punto alle contestazioni di Mehta rimarcando che "la situazione del Carlo Felice di Genova, così come quelle di altre realtà della lirica italiana, non può essere imputata a questo governo, che anzi si è adoperato per varare una riforma, ampiamente condivisa in Parlamento, capace di risanare e rilanciare i teatri d'opera nazionali, ma è dovuta a un quindicennio di dissesti e malagestione". Bondi ha sostenuto poi che "la trasferta del Maggio in Giappone riguarda il 2011, anno per il quale non è ancora stato definito il riparto del Fusnè tantomeno preso in considerazione alcun progetto". "Conto sul fatto – ha concluso il ministro – che il maestro Mehta riveda i suoi frettolosi e infondati giudizi offensivi che non merito in nessun modo".
Commento by anonimo — 4 Settembre 2010 @ 09:55
Somos del Teatro Liceu de Barcelona.Mantengamos el contacto y empremdamos acciones conjuntas si es necesarioSalud
Commento by Manolomartinez — 4 Settembre 2010 @ 19:39
Licitra: Contro i tagli ai teatri sì ai volantini prima dell' Aida
Repubblica — 21 agosto 2010 pagina 3 sezione: MILANO
ISINDACATI principali hanno accolto decisamente con freddezza la decisione dei comitati di base del Cub di fare volantinaggio nel corso della tournée argentina della Scala per denunciare i problemi del Piermarini tra la nuova legge Bondi e i tagli alla cultura. Ma un applauso arriva, ed è davvero autorevole: è del tenore che sarà il protagonista degli spettacoli in programma al teatro Colon di Buenos Aires dal 29 al 31 agosto, insomma di Salvatore Licitra. Che, interpellato, non si nasconde: «Sono denunce giuste per mantenere viva l' attenzione. Chi lavora nell' arte ha comunque una famiglia da mantenere ed è giusto che si preoccupi e faccia capirei problemi anchea chiè fuori dall' ambiente. Se fosse per me farei in modo di investire nel futuro, nel portare avanti il nostro patrimonio culturale». Certo, non è una questione solo italiana, «anzi – prosegue il 42enne tenore – la situazione è disastrosa in tutto il mondo, e non lo dico per fare una critica gratuita. Non ci sono solo i tagli alla cultura, ma anche direttori artistici totalmente privi di preparazione, io a mio figlio direi di fare un altro lavoro, anche se avesse la voce». Licitra la voce ce l' ha, eccome,e anche per questo a Buenos Aires sarà lui Radames nell' Aida in programma il 29 e il 31 e diretta da Daniel Barenboim. Un ruolo che ha già interpretato oltre 100 volte in molti teatri sparsi per il mondo: «Ma al Colon non sono mai stato, e sono davvero molto curioso di cantare in un posto con un passato così glorioso, di cui tutti parlano. Anche Placido Domingo, che ho sentito un paio di giorni fa, me ne ha detto meraviglie». – LUIGI BOLOGNINI
Commento by anonimo — 6 Settembre 2010 @ 11:57
Bah dopo aver visto il video su youtube:http://www.youtube.com/watch?v=JDj9_ntr1gYdella performance di Lattuada…mi é venuta la nausea…caro lattuadino…ma non glielo hai detto che tu fai il secondo lavoro in forma privata all'interno del teatro da diversi annetti…che non ti contenti dei 2000 e piu euro che il teatro ti da, e che hai quindi col tuo comportamento favorito l'istaurarsi ed il crescere di una mentalità manageriale e privitastica nel tuo teatro?!!hai la faccia come il culo…e te lo dice uno di sinistra…che non va quindi a prendere per i fondelli chi sta peggio di lui!!!consiglio…chiedi il prepensionamento cosi il livello artistico e umano della scala salirà di colpo!!!pesos argentino
Commento by anonimo — 6 Settembre 2010 @ 21:49
veramente, caro #16, non ho mai nascosto né il mio stipendio né la mia attività professionale nemmeno in argentina, e nessuno mi ha insultato come fai tu. sei talmente becero che non ti firmi nemmeno, in modo che non sia possibile in alcun modo verificare se ciò che pensi corrisponde a ciò che fai….complimenti!i delegati del Colòn sono stati molto gentili con me, e siamo in contatto per cercare di mantenere vivo un legame tra 2 importanti istituzioni culturali: il nostro sogno sarebbe creare un movimento internazionale che ponga l'attività artisticaculturale come risorsa primaria per la società civile (non sono sicuro che tu ne faccia parte, visto la cattiveria e probabilmente l'invidia che muove le tue parole….)ma forse tu non hai alcuna idea di cosa significhi studiare anni fin dalla tenera infanzia per imparare a suonare bene uno strumento, e quanti sforzi anch economici sostengano le famiglie che vogliono far diventare artista i propri figlichissà che lavoro fai in teatro, e se hai la qualifica per farlo, o se invece sei entrato quasi per caso e adesso pontifichi puresei un poveretto…..francesco lattuada
Commento by anonimo — 7 Settembre 2010 @ 12:03
DICI BENE CARO LATTUADA….POVERO…..MA ONESTO!
Commento by anonimo — 8 Settembre 2010 @ 14:41
se fossi veramente onesto non avresti problemi a mostrare la tua identità: è scorretto, cattivo e disonesto insultare da anonimi. e i tuoi insulti non riguardano le idee o i contenuti, ma il lato umano (che non conosci davvero!) delle persone….sei disgustoso mio caro. ciaociaoFlatt
Commento by anonimo — 8 Settembre 2010 @ 15:05
A me il tuo lato umano proprio non interessa…é quello che le persone che agiscono come te creano, lo smantellamento dei posti di lavoro celato da una pseudo solidarietà di sinistra.piuttosto fai finta di preoccuparti per il carlo felice…tanto sai benissimo che a te della scala..e della filarmonica nn succeder° mai…vero?troppi interessi!
Commento by anonimo — 8 Settembre 2010 @ 21:28
las 3 proximas las gana. Almereda fuera, Valencia en casa y fuera el Zaragoza. son 9 poutns para los blancos.Jugar otra cosa en la quiniela Craso error.Volviendo al tema “no hacer lef1a del arbol caeddo” yo paso oledmpicamente de putearlos porque simplemente el madrid no este1 al nivel del Barcelona, Manchester o Chelsea. Sf3lo observar contra quien juega el Barcelona en los cruces y con quien el Madrid, que cualquiera tropieza en copa con un 2aa o 3aa ya que le pasa a todos los primeras, pero queda eliminado a las primeras de cambio en Europa, y ahed es donde se es grande, no en una liga que pertenece a los dos grandes y una vez cada 10 af1os para uno que de9 la sorpresa…El futbol actual es ased.
Commento by Maggy — 11 Luglio 2013 @ 09:26
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Commento by MetroidSpick — 19 Gennaio 2021 @ 06:41