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2 Luglio 2009

Bondi, urge riforma radicale delle Fondazioni Liriche

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Musica: Bondi, urge riforma radicale delle Fondazioni Liriche

ROMA – 2 LUGLIO – Per le fondazioni liriche serve una riforma "radicale e coraggiosa". Lo ribadisce il ministro dei beni culturali Sandro Bondi (foto), che rispondendo al question time ad una interrogazione presentata da Michele Scandroglio (Pdl), sottolinea di aver informato il presidente del consiglio Berlusconi e l’intero governo di questa necessità e urgenza. Quella degli enti lirici, dice Bondi, "é questione importante, seria ed urgente. Da tempo sostengo che serve riforma delle fondazioni lirico sinfoniche, riforma invocata anche dagli stessi amministratori".

Il ministro ha ricordato che ad oggi la spesa per personale assorbe circa "il 70 per cento del finanziamento pubblico a ciò si aggiunge un deficit per 170 milioni di euro accumulato da 13 fondazioni liriche dal 2002 ad oggi e nello stesso periodo debiti iscritti nello stato patrimoniale che superano i 290 milioni di euro nonostante il finanziamento pubblico statale rappresenti quasi la metà del fondo unico per lo spettacolo (Fus)".

Dobbiamo prendere atto, prosegue Bondi, che la riforma degli enti lirici "ha sostanzialmente fallito il suo obiettivo". La privatizzazione "é risultata solo sulla carta", fa notare il ministro. Mentre la gestione non è stata affatto improntata allo spirito di imprenditorialità voluta dal legislatore". E’ giunto quindi, sottolinea di "prendere di petto questa situazione introducendo una riforma radicale e coraggiosa. Occorre dare fiducia agli amministratori capaci ma bisogna anche dare lustro al settore, coinvolgere sempre più persone e nello stesso tempo fare il mondo che il pubblico apprezzi l’innovazione e la ricerca di nuovi talenti sfuggendo a logica dello star system". Ovviamente il ruolo dei finanziatori privati può essere decisivo, precisa, e "cio ‘ richiederebbe una politica fiscale piu’ incentivante".

E’ necessario, conclude Bondi, "migliorare in generale il sistema di finanziamento agli organismi dello spettacolo dal vivo tenendo conto della attività già svolte e rendicontate dei livelli quantitativi e dell’importanza culturale della produzione svolta della regolarità gestionale nonché degli indici di affluenza del pubblico".

Spettacolo: dal governo un colpo mortale. Non reintegrato il Fus. Mobilitazione

ROMA – 1 LUGLIO – Mentre si accinge ad ospitare il G8, presentando l’Italia come il Paese della cultura e dell’arte, il governo assesta un colpo micidiale alla cultura e all’arte italiane. E’ questa la denuncia di Agis, Anica, Anac, 100Autori che evidenziano che il Consiglio dei ministri si è rifiutato di adottare il decreto di parziale reintegro del pesante taglio al Fus, Fondo unico dello spettacolo, che avrebbe consentito una sopravvivenza minima delle attività culturali, pur restando l’investimento pubblico complessivo dell’Italia il più basso fra quelli dei paesi sviluppati. (foto, il premier Silvio Berlusconi).

Dall’inizio dell’anno sono stati adottati diversi provvedimenti a sostegno delle imprese in molti settori ma nessuno nello spettacolo, ignorandone non solo il ruolo di innovazione e creazione, cruciale in una società avanzata, ma persino il fondamentale rilievo in termini imprenditoriali e sopratutto occupazionali, mettendo in ginocchio migliaia di imprese e a repentaglio il futuro di 200 mila lavoratori del settore.

Mentre il governo si vanta di mantenere gli impegni, in questo caso smentisce i suoi stessi rappresentanti di fronte al mondo della cultura e allo stesso Presidente della Repubblica. Perché solenne è stato l’impegno a reintegrare i fondi per le attività culturali preso dal ministro Bondi e dal sottosegretario Letta durante la cerimonia di presentazione dei David di Donatello al Quirinale. Talmente solenne da riscuotere l’approvazione del Presidente Napolitano. Altrettanto impegnative le dichiarazioni del sottosegretario Giro alle Giornate del Teatro di Napoli, sul reintegro del Fus e sulla urgente definizione di una riforma dello spettacolo.

Di fronte a tale prova di ostentato disinteresse per la cultura e smentendo gli stessi membri del governo, che delle politiche culturali sono i responsabili, di fronte alla perdita della credibilità da parte degli interlocutori istituzionali, il mondo delle attività culturali condurrà una campagna di denuncia e di mobilitazione per far conoscere la grave situazione e far valere le sue istanze. Il cinema, la musica, la danza, l’opera, il teatro, i circhi, gli spettacoli viaggianti italiani producono eccellenze riconosciute internazionalmente e sono parte della cultura mondiale: la loro messa in crisi non è solo un problema nazionale. Per questo motivo – concludono Agis, Anica, Anac e 100Autori – il terreno delle iniziative di denuncia e di immediata mobilitazione delle associazioni che rappresentano le attività culturali avrà la più vasta dimensione internazionale.

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