Decreto Fondazioni Liriche. Un 1° maggio di lutto per i lavoratori della lirica ! |
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Il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi , informa di avere invitato i segretari nazionali delle rappresentanze sindacali dei lavoratori dello Spettacolo dal Vivo ad un incontro che si terrà il 6 maggio presso il ministero dei Beni Culturali.
Scala: salta la prima per Oro del Reno
Per sciopero contro decreto Fondazioni liriche e caso stagionali
(ANSA) – MILANO, 30 APR – Salta la prima alla Scala dell'Oro del Reno con cui parte la Tetralogia wagneriana dell'Anello del nibelungo diretta da Daniel Barenboim. I sindacati, infatti, hanno infatti indetto uno sciopero di 4 ore per il 13 maggio contro il decreto sulla riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche e la mancata soluzione al problema del lavoro degli oltre 100mila stagionali. Addio quindi a Das Rheingold, uno degli appuntamenti clou dell'intera stagione del teatro lirico milanese.
aaiutoooo…la quadruplice va a proporre emendamenti al decreto?cosa hanno fatto in questi anni…c'è da temerle, le "ristrette"!la base pensa una cosa e loro ne concordano un'altra, come è accaduto in Scala!
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 08:13
L'amarissima sensazione é che FOSSE GIA' TUTTO ORGANIZZATO da coloro che tirano le fila del settorea) dopo l'approvazione del decreto da parte del Governo c'e'stata una mobilitazione un po' falsata dell'attesa che scoppiasse la bomba della firma del capo dello stato';b) é stato permesso al Teatro del Maggio di aprire il festival del Maggioc) nella stessa serata della prima a Firenze é stato organizzato un collegamento con la trasmissione Anno Zero, tramissione che le "scomode" veritá non te le manda proprio a dire dietro e contattata – secondo me – al solo scopo di zittire i piu' rivoluzionari,c) esattamente il giorno dopo la doccia fredda della firma di Napolitano….. e noi poveri mortali siamo ancora convinti che scoperando si possa ottenere qualcosa, forse solo la soddisfazione di essere (svogliatamente) ascoltati da un establishment ignorante ed incapace, di qualunque colore sia …….
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 10:18
Forse qualcuno non ha ancora capito.Anche se il tutto fosse organizzato o meno il culo è il nostro e come tale va difeso.Basta chiedere l'elemosina al Parlamento e alle varie istituzioni imborghesite del Paese.Non solo questo Decreto degrada il diritto alla contrattazione ma colpisce il salario prima e l'orario di lavoro poi.Dopodichè ogni discorso è pura demagogia.Pronti all' OCCUPAZIONE!Buona lotta a tutti.
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 14:08
ARTICOLO MOLTO ESAUSTIVO SULLE CAUSE IN CORSO:http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2482540&title=2482540
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 14:17
ARTICOLO MOLTO ESAUSTIVO SULLE CAUSE IN CORSO:http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2482540&title=2482540
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 14:17
Bravo numero 2! in pieno d'accordo con te!Hai solo dimenticato che lafirma del presidente ha aspettato che si consumasse la diretta televisiva del Simone della Scala..A me la cosa che ha disgustato è stata l'euforia che c'era in teatro quando si è saputo che il presidente non aveva firmato….che è durata solo un giorno!Questo da la prova di come ormai la gente sia ridotta ad essere soltanto una banderuola…e dopo il panico iniziale della mattina del 30 aprile, subito tutti a far finta di niente…come a dimostrarte maggiroe sicurezza del collega…ah ah ahma pensate veramente che un teatro privatizzato si tiene anche solo un dipendente ino a farlo arrivare ai 60 o 65 anni?Un teatro in cui la scala assegan i suoi spazi ad Operalia e relega i suoi dipendenti a provare in sale schifose e piene di sporcizia?!Signori si apre una nuova era….la Scala del Pollaio…corta e piena di Merda!Merlino
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 16:29
Nel decreto per la liricaun comma 'ribalta-sentenze'
1 maggio 2010
Dopo la firma di Napolitano i precari della Scala in rivolta. Lavoravano da vent'anni, undici mesi l'anno e i giudici avevano ordinato di assumerne decine a contratto a tempo indeterminato. Ma adesso la legge blocca tutto di Stefano Vergine Il cavillo che conta è ancora lì, immerso nelle 17 pagine del decreto legge che punta a riformare le fondazioni liriche. Relazione illustrativa, articolo 3: "Visti i numerosi contenziosi avviati – si legge – sono vietati i rinnovi dei rapporti di lavoro che, in base a disposizione legislative o contrattuali, comporterebbero la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Pertanto, le assunzioni effettuate in violazione del suddetto divieto sono nulle di diritto". Parole che fanno riflettere sulle reali conseguenze del provvedimento d’urgenza promosso dal ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, con l’obiettivo ufficiale di "razionalizzare le spese" e di "implementare i livelli di qualità delle produzioni offerte". Ieri mattina è arrivato l’ok del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che dopo aver rispedito al mittente il decreto con alcune osservazioni di carattere tecnico-giuridico, si è detto soddisfatto delle modifiche apportate dal governo e ha firmato. I cambiamenti, però, non riguardano la parte sui precari. E infatti le proteste dei lavoratori del settore non si sono placate. Dopo la firma di Napolitano e l’annuncio che il decreto entrerà in vigore oggi, primo maggio e festa dei lavoratori, il mondo della lirica è andato in subbuglio. All’Accademia di Santa Cecilia di Roma i dipendenti si sono riuniti in assemblea permanente e hanno annunciato il blocco totale delle attività. I colleghi del Maggio Fiorentino hanno annunciato che la replica de "La donna senz’ombra", l’opera che giovedì ha inaugurato la stagione, non si terrà. A Bologna i sindacati hanno annunciato uno sciopero per martedì prossimo in occasione della prima della Carmen. E anche a Milano i dipendenti della Scala hanno deciso di far saltare la prima del 13 maggio. Il decreto è rivolto a tutte le fondazioni liriche italiane, ma le poche righe inserite nell'articolo 3 sembrano essere state pensate proprio per il teatro milanese, difeso legalmente dal professore di diritto del lavoro e senatore del Pd Pietro Ichino. LA SCALA. Nel fiore all'occhiello della lirica italiana lavorano attualmente circa 730 persone assunte con contratto a tempo indeterminato (il ministero ne prevede un massimo di 800), più altre 150 a cui da decenni la fondazione rinnova un contratto a tempo determinato. Tutto ciò fino al 2005, quando i giudici del tribunale di Milano hanno dato ragione all'avvocato Luigi De Andreis e alla sua assistita, una donna addetta alla lavanderia, che con questo tipo di contratto veniva costantemente assunta da anni. Alla fine la Scala è stata costretta a concederle un tempo indeterminato, e così la vittoria di uno è diventata la speranza di molti: falegnami, carpentieri, parrucchiere, truccatrici, elettricisti, calzolai e ballerine.
Tutta gente che contribuisce attivamente alle produzioni del teatro, tutti con la stessa storia lavorativa alle spalle. Vent’anni di contratti "stagionali", undici mesi di durata, inizio a settembre e scadenza a fine luglio. Agosto a casa: proprio come accade alla maggior parte dei lavoratori, solo che quelli "stagionali" della Scala andavano in vacanza senza contratto. Sulla base di questi dati, nel 2005 il tribunale di Milano ha iniziato a dare ragione ai precari. Dal punto di vista giuridico il motivo è semplice: dal 1998, anno della trasformazione per legge degli enti lirici da pubblici a privati, questi ultimi hanno iniziato ad essere sottoposti alle norme del lavoro valide per i privati. E da questo momento i contratti a termine dei precari della Scala sono entrati in contrasto con la legge, sia quella in vigore fino al 2001, sia quella successiva e attualmente in vigore (D.Lgs 368/01, articolo 1 commi 1 e 2). I giudici hanno escluso che quei precari potessero essere ritenuti degli stagionali, perché in realtà lavoravano 11 mesi all’anno, proprio come qualsiasi dipendente a cui spetta un contratto a tempo indeterminato. Per questi motivi una quarantina di loro hanno già vinto la causa. Quanto basta per convincere gli altri centodieci a seguire la stessa strada, tanto che poco più di un mese fa il sindacato interno al teatro aveva annunciato una maxi azione legale nei confronti della Scala. Ora però le cose potrebbero cambiare. Il decreto prevede di annullare le assunzioni derivate da queste cause, e punta a sterilizzare le parti della legge 368 del 2001, cioè proprio quelle che finora hanno permesso ai precari di vincere le cause. Oltre che dai sindacati, le proteste sono arrivate dal Pd, che però si è soffermato su altri aspetti: il pensionamento dei ballerini a 45 anni, la penalizzazione del contratto integrativo, la contrattazione nazionale, il taglio dei fondi alle fondazioni liriche che rischia di penalizzare l’arte italiana. I precari? Alla domanda del Fatto Quotidiano, l’avvocato della Scala e senatore del Pd, Pietro Ichino, ha tagliato corto: "Preferisco non dare un giudizio politico sulla questione perché sono coinvolto sul piano professionale". Da il Fatto Quotidiano dell'1 maggio
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 21:02
"Chi resta a casa quando la battaglia comincia e lascia che siano altri a combattere per la sua causa, deve stare attento, perchè chi non partecipa alla battaglia, parteciperà alla disfatta.Neppure evita la battaglia chi la battaglia vuole evitare, perchè combatterà per la causa del nemico colui che per la propria causa non ha combattuto."B.BrechtB. Brecht
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 21:52
LA POLITICA FALLIMENTARE DEGLI SCIOPERI
Dopo la firma di Napolitano ad uno dei tanti decreti vergogna, i sindacati confederali rispondono scioperando e bloccando le attività dei Teatri. Conoscessi personalmente un sindacalista "capo-popolano" (perchè altra definizione per i dirigenti, oggi nell'era di internet, non riesco a trovarla), gli chiederei prima di tutto se la sera si adagia sul cuscino del divano ultimo grido Ikea con tranquillità interiore, o se si sparge sulle tempie il balsamo di tigre per farsi passare il mal di testa, causato da tanta idiozia nel pensare soluzioni tutte in stile Novecento. Su questo vorrei però riflettere, nonostante culturalmente sia stata legata alle attività post rivoluzionarie della CGIL e nonostante abbia, per anni ed anni, creduto nell'evoluzione della specie denominata "dirigente sindacale". Ricordo che a Firenze qualche tempo fa, in una grande manifestazione di piazza, Bruno Trentin (allora a capo della stessa CGIL), venne preso a bullonate dagli operai. Oggi a distanza di anni mi rendo conto che quegli operai "ci avevano anche qualche ragione". Certo, da condannare il gesto estremo, ma quando ti trovi fottuto da coloro a cui tutti i mesi dai una parte del tuo stipendio in cambio di un foglio di carta chiamato tessera, inutile dirlo, ti girano selvaggiamente le rotonde sfere che in genere i maschi hanno ubicate giusto sotto il pube. Mi rendo conto che oggi non siamo più negli anni in cui la paura dello sciopero faceva tremare i palazzi: oggi non ci sono più gli Enti Lirici Statali, ma le Fondazioni di Diritto Privato e in quanto aziende puntano ad avere profitti o al limite al pareggio di bilancio. Proprio in base a questo principio, se non hanno gli incassi dovranno andare a recuperare le perdite ed entreranno in quella logica di mercato che tutti hanno sempre adorato, sputando sopra altre forme di "diversa economia". Sputando, sputando, non si è risolto molto e ad oggi l'ottanta per cento dei cittadini sputerebbe sopra la faccia di Tremonti o di altri MInistri che hanno voglia di fare show in televisione e molta meno di lavorare sul serio. Difficile spiegare però……quando si parla, si danno per scontate le cose e per questo nessuno le spiega. Non mi sono mai improvvisata docente di una scuola di pensiero economico, ma credo che oggi un pò tutti abbiamo il dovere di farlo. Allora:esiste una forma di stato sociale, che nei momenti di crisi deve fare degli interventi, spendendo capitali ingenti, nel sistema economico privato, per alleggerire la povertà e favorire la ripresa economica, e c'è uno stato liberista, ovvero quello che Berlusconi promette ogni volta agli italiani quando urla di abbassare le tasse, (senza distinguere le imposte-che sono ritirate direttamente dal redditto – e le tasse- che si pagano in cambio di un servizio, come l'energia elettrica, la mensa scolastica, il ticket), quando sbraita cose del tipo: "Volete il controllo fiscale? Volete pagare l'I.C.I.?" Ora, io posso capire che avendo a che fare con un popolo di semi deficienti che inneggiano ai concorrenti del Grande Fratello e seguono le vicende delle Riforme Costituzionali solo per "sentito dire", certi messaggi vengano ritenuti una sorta di grande volontà di aiutare il popolo, ma chi ha occhio clinico e un minimo di passione per la lettura di qualità, si chiede a quale livello di frustrazione si debba arrivare. Lo stato che vogliono gli italiani quando votano Berlusconi è, appunto, uno stato liberista (che non vuol dire liberale, non confondiamoci), uno stato dove il privato domina su tutto e dove le istituzioni non interferiscono nell'economia privata. Però usa la cassa integrazione, regala i soldi all'Alitalia che se li porta letteralmente in cielo (dato che soprattutto gli intercontinentali sono quasi sempre vuoti), sparge denari sugli stabilimenti FIAT che intanto comprano altrove manodopera a minor costo. Questo per avere consensi, per avere un seguito di ignoranti che al bar dicono: "Ma vedi, almeno Berlusconi fa qualcosa. E poi è ricco, lui lavora per noi". Io sostengo che lui sia ricco perchè noi abbiamo lavorato per lui, ma questo è un punto di vista personale……. I teatri. Ma cosa cazzo gliene frega al governo se i suoi stessi funzionari preferiscono passare le notti con le ballerine di lap dance e andare solo in certe occasioni a vedere le ballerine sulle punte mentre danzano sulle note di Tchaikovsky! Che importanza volete che abbia per il Presidente del Consiglio se nei Teatri lavorano artisti con contratti a 11 mesi (per i più fortunati)? Quello che conta è avere a disposizione una massa di pecorelle (quelle minorenni) e di pecore (quelle maggiorenni), che cantino: "Meno male che Silvio c'è!" Ed i sindacati stanno, in fondo, al gioco. Perchè non esiste solo il Silvio della canzone, ma ne esistono tanti altri che da sinistra vogliono trovare un senso alla loro voglia di emergere e quando nel circuito della politica vengono "trombati" (termine che comunemente si usa per dire che non sono passati in una qualche elezione), riversano la loro rabbia ed il loro senso di frustrazione, nel gestire gli interessi di altri poveri creduloni che continuano a dire: "Si, è vero. Però si può cambiare". E questi si chiamano sindacalisti. Per carità, tutti abbiamo diritto alla speranza (che forse è proprio l'unica cosa che ci resta, o la penultima per chi crede nella grazia divina), ma insomma, quando i giochi sono evidenti, costruiamoci anche noi un risiko (gioco di guerra) per rispondere e mettere anche i nostri carri armati in prima linea. Con i nostri uomini, con le nostre munizioni, con la nostra strategia. Perchè pare che in tanti anni, di tante riunioni "di bollenti spiriti", si siano accumulate solo muffa, retorica e posizioni perennemente a novanta gradi. Dato che mi sto perdendo, non ho più voglia di stare davanti ad un monitor e dato che a parlare di tutti questi simil animali del terzo millennio mi viene voglia di andare al bagno, per oggi chiudo qui dicendo che secondo me, oggi come oggi, scioperare per settore che non vendono pasta e zucchero o che non trasportano frutta fresca da nord a sud, non serve a niente, ma solo a perdere una giornata di lavoro. Se proprio qualcuno avesse voglia di investire denaro in una forma di lotta, mettiamo benzina, gasolio o gas nei serbatoio e regaliamoli alla società autostrade per andare a parlare ovunque: in TV, in piazze dove ci sono altre persone che lottano, sui confini o addirittura da colleghi d'oltralpe (sia a destra che a sinistra dello stivale), per far si che i loro sindacati, ancora con un minimo di decenza, ci aiutino ad uscire da questo tunnel. Perchè se continuiamo così la luce del sole non si vedrà e questo stesso tunnel sarà ancora più lungo della fine dei lavori del ponte sullo stretto di Messina. Direi semplicemente …..via, ma so che anche per ripartire ci vuole coraggio. E allora dico: "Coraggio!"Altra Musica
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 23:05
Risposta al nr 2:concordo con l'amarissima sensazione ma dissento sul fatto di Annozero, degli scopi per cui.Il contatto è stato fatto da me personalmente, durante le mazzate, avendo io il cellulare di Santoro. Ho parlato con lui che conosco.La sua redazione ha richiamato lunedì 26 nella persona di Stefano Bianchi, il cronista che abbiamo visto da Firenze, perché volevano fare un collegamento da MILANO, dalla Scala, solo che con la recita del Simone e con la nostra proverbiale furbizia nel perdere le migliori occasioni, hanno dirottato il tutto su Firenze, invitandomi ad andare l'.E qui…apriti cielo!Si è sparsa la voce di Annozero, di me, di Firenze, e le O.O.S.S. hanno cominciato i tam tam Firenze-Milano-Roma…mi sono trovato un divieto alla mia presenza.Stefano ha riferito tutto a Santoro, il quale ha detto…"bene, allora vieni qui" e mi sono trovato in studio 6 a Roma seduto accanto a Bersani.Per il resto solo giornalisti, la puntata era imperniata sulla "provocazione" a Bersani per ottenere lo scazzo che potete vedere anche su youtube, ma quel che conta è che Michele, che non ama particolarmente le dirigenze sindacali, abbia mostrato a 10 milioni di italiani i dati sulla spesa pubblica europea per la cultura che gli avevo passato, dove l'Italia è il fanalino di coda.Ho tentato di introdurre l'argomento sul dovere istituzionale della cultura da parte dello Stato e dei suoi ministri o amministratori, ma il discorso era troppo ampio, e Santoro ha giocato di sponda cercando di coinvolgere Bersani sul decreto.Purtroppo Bersani non lo conosceva, visto che tecnicamente sono le Commissioni alla Camera ad occuparsi dei lavori, e si è un po' perso.Porro ha fatto la solita "boutade" giocando con i numeri e sapendo che, per i tempi televisivi, non c'era spazio di replica, ma ha scatenato l'irritazione di TUTTI i dipendenti dei Teatri italiani, che sanno come quelle cifre siano truccate, e di tutti gli italiani che hanno notato che computava il 100 per cento e non il 70…e come costo azienda, vale a dire 32000 lordi di CUD mediamente per ciascun dipendente, 20000 netti quindi, cioè 1500 euro al mese tredicesima compresa.La gente sui soldi i conti li sa fare…Credo sia invece essenziale aver "bucato" lo schermo nazionale senza il filtro delle segreterie, tanto siamo solo all'inizio di quella che si preannuncia come una lotta molto dura.Sugli scioperi, la notizia di OGGI sui giornali ha un forte impatto, ma credo che l'atteggiamento giusto sia quello di S.Cecilia che HA BLOCCATO la produzione tutta.Ricordiamoci che il 6 maggio a parlare con bondi ci vanno i segretari, dopo che hanno mantenuto un immobilismo totale, salvo qualche scioperino qua e là tanto per non sputtanarsi completamente, per tre anni sul CCNL.SONO LORO CHE CI HANNO PORTATO AL DECRETOnon dimentichiamolo.Ora, nei 59 gg rimanenti prima che sia convertito in legge, cercheranno di "contenere i danni" e non di più, non illudiamoci.Il decreto, òo abbiamo visto, è tale e quale.Non doveva saltare la Prima del Maggio, un po' quello che succede a noi quando minacciamo il 7 dicembre, ci fanno le promesse, poi l'8 è festa e il 9 si rimangiano tutto.Ma ve le siete scordate le ristrette fatte dai segretari sull'integrativo?E la firma, poi? E le UNA TANTUM invece di quello che ci spettava?Io no. Anche se in Sala Gialla, quando ero delegato mi incazzavo, e qualche altro delegato con me. Non serviva a niente.Saluti.Wilkinson
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 23:14
Albori: "Stiamo valutando forme di mobilitazione o sciopero che verranno comunicate una volta che le decisioni saranno ufficiali. Ne stiamo discutendo".Io: "E quali sarebbero? Quelle in stile cordone ombelicale promiscuo con la classe dirigente?"Ci può spiegare questo Signor Sindacalista dalle idee geniali in quanti lo hanno delegato (se non mi sbaglio in 200 lavoratori circa su 950) a proclamare scioperi che pagano i lavoratori e non lui? Ammazza che forma di democrazia "proletaria"! Senza riferimento al partito di Capanna ovviamente! Poveretto, sgozzerebbe in giardino con i fili d'erba se dovesse subire questa provocazione nell'assimilarlo a tal gente!Ci può dire a cosa serve scioperare se poi, alla fine, il sindacato converge sempre in una sorta di compromesso alla buona ( o per meglio dire ringamba)? Sicuramente ne trae giovamento la sua immagine, perchè ha portato a casa un pareggio e quindi non ha scomodato piani alti dei palazzi, in pieno stile politichese. Un senso irrefrenabile per il consociativismo delegato da chissà chi! Ma va, va, Albori, impara a fare l'uncinetto e mettiti a vendere i centrini di cotone rosa nei mercatini di antiquariato del fine settimana a Mariano Comense (che ora è anche il periodo migliore!). Li troverai più di duecento persone che te li compreranno ( il 5% dei partecipanti all'esposizione del week end secondo gli incassi che avrai- l'80% della popolazione dell'hinterland milanese secondo te!) forse! Ma per favore! Le forme di lotta sono un'altra cosa diversa dalla tua retorica di pseudo retroguardia tutta in stile bulgaro! Ma vacc…Anzi no, non lo fare……elementi simili all'antrace è meglio che non entrino nelle tubazioni!
Commento by anonimo — 1 Maggio 2010 @ 23:15
Principe Calaf: STORIA DI ANNOZERO
Il contatto è stato fatto da me personalmente, durante le mazzate, avendo io la possibilità di coinvolgere Santoro. Ho parlato con lui che si è subito reso disponibile, dicendomi di procurarmi materiale filmato dalla rai 3 che era in Scala, ma non potevo accedere per via dei poliziotti e allora ho fatto ricorso al prezioso ausilio del filmato di un nostro collega, Bruno Gaudenzi, passando poi 8 ore al computer per inviarlo in redazione a Roma…erano 400 mega e io non sono proprio un drago con il pc… La sua redazione ha richiamato lunedì 26 nella persona di Stefano Bianchi, il cronista che abbiamo visto da Firenze, perché volevano fare un collegamento da MILANO, dalla Scala, solo che con la recita del Simone e con la nostra proverbiale furbizia nel perdere le migliori occasioni, hanno dirottato il tutto su Firenze, invitandomi ad andare lì. E qui…apriti cielo! Si è sparsa la voce di Annozero, di me, di Firenze, e le O.O.S.S. hanno cominciato i tam tam Firenze-Milano-Roma…per farla breve, mi sono trovato un divieto alla mia presenza. Stefano ha riferito tutto a Santoro, il quale ha detto…"bene, allora vieni qui" mentre Stefano, per ripicca, ha scelto lui a Firenze quelli che dovevano parlare, escludendi i sindacalisti. Mi sono trovato in studio 6 a Roma, grazie ad Andrea Semeraro-Schumacher veloce di automobile e di testa, seduto accanto a Bersani. Tutti gli ospiti erano solo giornalisti, la puntata era imperniata sulla "provocazione" a Bersani per ottenere lo scazzo che potete vedere anche su youtube, ma quel che conta è che Michele, che non ama particolarmente le dirigenze sindacali, abbia mostrato a 10 milioni di italiani i dati sulla spesa pubblica europea per la cultura che gli avevo passato via mail, dove l'Italia è il fanalino di coda. Ho tentato di introdurre l'argomento sul dovere istituzionale della cultura da parte dello Stato e dei suoi ministri o amministratori, ma il discorso era troppo ampio, e Santoro ha giocato di sponda cercando di coinvolgere Bersani sul decreto. Purtroppo Bersani il decreto non lo conosceva, non per sua negligenza ma perché tecnicamente sono le Commissioni alla Camera ad occuparsi dei lavori, e si è un po' perso. Porro ha fatto la solita "boutade" giocando con i numeri e sapendo che, per i tempi televisivi, non c'era spazio di replica, ma ha scatenato l'irritazione di TUTTI i dipendenti dei Teatri italiani, che sanno come quelle cifre siano truccate, e di tutti gli italiani che hanno notato che computava il 100 per cento e non il 70…e come costo azienda, vale a dire 32000 lordi di CUD mediamente per ciascun dipendente, 20000 netti quindi, cioè 1500 euro al mese tredicesima compresa. La gente sui soldi i conti li sa fare… Credo sia invece essenziale aver "bucato" lo schermo nazionale senza il filtro delle segreterie, tanto siamo solo all'inizio di quella che si preannuncia come una lotta molto dura. Sugli scioperi, la notizia di OGGI sui giornali ha un forte impatto, ma credo che l'atteggiamento giusto sia quello di S.Cecilia che HA BLOCCATO la produzione tutta. Ricordiamoci che il 6 maggio a parlare con bondi ci vanno i segretari, dopo che hanno mantenuto un immobilismo totale, salvo qualche scioperino qua e là tanto per non sputtanarsi completamente, per tre anni sul CCNL. SONO LORO CHE CI HANNO PORTATO AL DECRETO non dimentichiamolo. Ora, nei 59 gg rimanenti prima che sia convertito in legge, cercheranno di "contenere i danni" e non di più, non illudiamoci. Il decreto, lo abbiamo visto, è tale e quale. Non doveva saltare la Prima del Maggio, un po' quello che succede a noi quando minacciamo il 7 dicembre, ci fanno le promesse, poi l'8 è festa e il 9 si rimangiano tutto. Ma ve le siete scordate le ristrette fatte dai segretari sull'integrativo? E la firma, poi? E le UNA TANTUM invece di quello che ci spettava? Io no. Anche se in Sala Gialla, quando ero delegato mi incazzavo, e qualche altro delegato con me. Non serviva a niente.
Commento by anonimo — 2 Maggio 2010 @ 08:43
Principe Calaf: STORIA DI ANNOZERO
Il contatto è stato fatto da me personalmente, durante le mazzate, avendo io la possibilità di coinvolgere Santoro. Ho parlato con lui che si è subito reso disponibile, dicendomi di procurarmi materiale filmato dalla rai 3 che era in Scala, ma non potevo accedere per via dei poliziotti e allora ho fatto ricorso al prezioso ausilio del filmato di un nostro collega, Bruno Gaudenzi, passando poi 8 ore al computer per inviarlo in redazione a Roma…erano 400 mega e io non sono proprio un drago con il pc… La sua redazione ha richiamato lunedì 26 nella persona di Stefano Bianchi, il cronista che abbiamo visto da Firenze, perché volevano fare un collegamento da MILANO, dalla Scala, solo che con la recita del Simone e con la nostra proverbiale furbizia nel perdere le migliori occasioni, hanno dirottato il tutto su Firenze, invitandomi ad andare lì. E qui…apriti cielo! Si è sparsa la voce di Annozero, di me, di Firenze, e le O.O.S.S. hanno cominciato i tam tam Firenze-Milano-Roma…per farla breve, mi sono trovato un divieto alla mia presenza. Stefano ha riferito tutto a Santoro, il quale ha detto…"bene, allora vieni qui" mentre Stefano, per ripicca, ha scelto lui a Firenze quelli che dovevano parlare, escludendi i sindacalisti. Mi sono trovato in studio 6 a Roma, grazie ad Andrea Semeraro-Schumacher veloce di automobile e di testa, seduto accanto a Bersani. Tutti gli ospiti erano solo giornalisti, la puntata era imperniata sulla "provocazione" a Bersani per ottenere lo scazzo che potete vedere anche su youtube, ma quel che conta è che Michele, che non ama particolarmente le dirigenze sindacali, abbia mostrato a 10 milioni di italiani i dati sulla spesa pubblica europea per la cultura che gli avevo passato via mail, dove l'Italia è il fanalino di coda. Ho tentato di introdurre l'argomento sul dovere istituzionale della cultura da parte dello Stato e dei suoi ministri o amministratori, ma il discorso era troppo ampio, e Santoro ha giocato di sponda cercando di coinvolgere Bersani sul decreto. Purtroppo Bersani il decreto non lo conosceva, non per sua negligenza ma perché tecnicamente sono le Commissioni alla Camera ad occuparsi dei lavori, e si è un po' perso. Porro ha fatto la solita "boutade" giocando con i numeri e sapendo che, per i tempi televisivi, non c'era spazio di replica, ma ha scatenato l'irritazione di TUTTI i dipendenti dei Teatri italiani, che sanno come quelle cifre siano truccate, e di tutti gli italiani che hanno notato che computava il 100 per cento e non il 70…e come costo azienda, vale a dire 32000 lordi di CUD mediamente per ciascun dipendente, 20000 netti quindi, cioè 1500 euro al mese tredicesima compresa. La gente sui soldi i conti li sa fare… Credo sia invece essenziale aver "bucato" lo schermo nazionale senza il filtro delle segreterie, tanto siamo solo all'inizio di quella che si preannuncia come una lotta molto dura. Sugli scioperi, la notizia di OGGI sui giornali ha un forte impatto, ma credo che l'atteggiamento giusto sia quello di S.Cecilia che HA BLOCCATO la produzione tutta. Ricordiamoci che il 6 maggio a parlare con bondi ci vanno i segretari, dopo che hanno mantenuto un immobilismo totale, salvo qualche scioperino qua e là tanto per non sputtanarsi completamente, per tre anni sul CCNL. SONO LORO CHE CI HANNO PORTATO AL DECRETO non dimentichiamolo. Ora, nei 59 gg rimanenti prima che sia convertito in legge, cercheranno di "contenere i danni" e non di più, non illudiamoci. Il decreto, lo abbiamo visto, è tale e quale. Non doveva saltare la Prima del Maggio, un po' quello che succede a noi quando minacciamo il 7 dicembre, ci fanno le promesse, poi l'8 è festa e il 9 si rimangiano tutto. Ma ve le siete scordate le ristrette fatte dai segretari sull'integrativo? E la firma, poi? E le UNA TANTUM invece di quello che ci spettava? Io no. Anche se in Sala Gialla, quando ero delegato mi incazzavo, e qualche altro delegato con me. Non serviva a niente.
Commento by anonimo — 2 Maggio 2010 @ 08:43
http://www.ilgiornale.it/?SS_ID=-1
Fondi dal Comune, la Lega le suona alla Scala
Da una parte i sindacati, dall’altra la Lega. La Scala sotto attacco. Dopo la firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ieri al decreto sulla riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, le sigle hanno già annunciato uno sciopero per il 13 maggio, che fa saltare così la prima dell’«Oro del Reno» diretta da Daniel Barenboim, e minacciano anche altre forme di mobilitazione (ieri sera hanno letto in italiano e inglese un comunicato prima della rappresentazione di Lulu di Alban Berg). In giunta a Palazzo Marino invece ieri mattina è stato l’assessore leghista Massimiliano Orsatti a protestare per il contributo da 19,2 milioni di euro che sindaco e assessori hanno votato ieri di assegnare alla Fondazione del teatro alla Scala per gli anni 2010, 2011 e 2012. Fondi considerati da Orsatti (che pure ha votato a favore) eccessivi a fronte di «un teatro che non fa abbastanza per la città». Considerazioni fatte mettere a verbale. Mentre Napolitano a Roma promuove la Scala teatro nazionale, il Carroccio protesta: «La nostra non è una presa di posizione contro un gioiello di Milano come è la Scala – ha assicurato l’eurodeputato della Lega Matteo Salvini – ma crediamo che in un momento di difficoltà economica che colpisce anche il mondo della cultura, dare tanti soldi a pochi significa condannare a morte (…)
Commento by anonimo — 2 Maggio 2010 @ 09:08
corriere della sera.it
Decreto lirica, niente «eccellenze»ma chi è virtuoso otterrà l'autonomia
Griglia senza preclusioni: sarà il ministro dei Beni culturali a indicare criteri e parametri
ROMA – Il ministro Bondi ha accolto i tre rilievi tecnico-giuridici di Napolitano, il suo «no» temporaneo era di natura politica. Napolitano aveva chiesto di ascoltare forze parlamentari e sindacati. Bondi li incontrerà il 6 maggio, ma non è servito a impedire gli scioperi. Ecco le modifiche «suggerite» dal capo dello Stato: i regolamenti, che determineranno la vita delle Fondazioni, devono avere una scadenza temporale, e Bondi stabilisce che entreranno in vigore a un anno dall’entrata in vigore del decreto. Il grosso della partita si gioca qui. Se il decreto indica i principi ispiratori, i regolamenti regolano gli statuti delle Fondazioni. Il nodo è l’autonomia: verrà data se si rispettano certi parametri. Sarà il ministro a indicare i criteri: conti a posto, percentuale dei privati nel bilancio, ricavi propri, biglietteria. Si stabilisce una griglia senza preclusioni. Spariscono le «eccellenze» a priori, Scala e Santa Cecilia.
Il Parlamento dirà se sarà varato un unico regolamento, o 14, uno per Fondazione. L’errore delle passate leggi, secondo il ministero, è di aver dato un minimo comun denominatore per tutti. Un aspetto fondamentale per la crescita artistica è il finanziamento su base non più annuale ma triennale, novità che, se non si creano deficit, si può estendere a tutte le Fondazioni. Le star si devono prenotare con largo anticipo. Seconda modifica: per evitare un conflitto giuridico sul blocco del turn over, è stata precisata la deroga sulle «eccellenze artistiche». Fino al dicembre 2012 c’è il divieto di assumere a tempo indeterminato o di nominare concorsi, escluse «quelle professionalità artistiche, di altissimo livello, necessarie per la copertura di ruoli di primaria importanza, previa autorizzazione del ministero». Il terzo rilievo riguarda l’Imaie, che tutela i diritti economici degli artisti: rimane un ente di diritto privato; lo Stato eserciterà un controllo meno pesante rispetto a quanto si pensava, ma per evitare altri collassi economici ci sarà una «vigilanza congiunta» della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero del Lavoro. Napolitano ha chiesto e ottenuto di togliere l’intervento a gamba tesa dello Stato sulle graduatorie.
È il problema degli aggiunti: orchestrali, ballerini, tecnici «in aggiunta» al personale fisso. Materia incandescente, molto sindacalizzata, non sempre trasparente. L’invito alla meritocrazia non c’è più. Il rapporto di esclusività dei dipendenti è rimasto come principio, ma si sono studiate deroghe «per prestazioni di alto valore». Sul problema del contratto collettivo nazionale, l’Aran, che gestisce il pubblico impiego, avrà ruolo di consulente. Finora il rinnovo del contratto era privato, tra l’Anfols, l’associazione che riunisce i teatri, e i sindacati. Poi ognuno faceva il proprio integrativo. Al ministero dicono che i contratti erano troppo generici e vaghi, tali da consentire una giungla retributiva negli integrativi. D’ora in poi il ministro dei Beni culturali avrà un ruolo centrale nel contratto unitario, che verrà discusso con sovrintendenti, sindacati e consulenti tecnici dell’Aran. Il contratto nazionale sarà «pieno e ricco, per evitare una sindacalizzazione selvaggia negli integrativi».Valerio Cappelli
01 maggio 2010
Commento by AutoOrgScala — 2 Maggio 2010 @ 09:22
il velino – http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1113201CLT – Fondazioni liriche, dal turn over ai contratti: ecco la riforma
Roma, 30 apr (Il Velino) – Nove articoli per ridisegnare l’architettura delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche e uscire dalla grave crisi di bilancio da cui gran parte di essa è afflitta. Dopo le proteste di piazze, i “chiarimenti” richiesti dal Capo dello Stato e una giornata di limature degli uffici del ministero dei Beni culturali, diventa legge il decreto di riforma della lirica. Cavallo di battaglia del ministro Bondi fin dal suo insediamento nel 2008 e rimandato più volte, il testo nasce con l’intenzione di “favorire l’intervento di soggetti pubblici e privati nelle fondazioni” e incentivare il “miglioramento dei risultati della gestione attraverso la rideterminazione dei criteri di ripartizione del contributo statale” (i criteri per l’erogazione dei contributi dovranno essere decisi entro 90 giorni ed entreranno in vigore a partire dall’anno prossimo. Nella contrattazione collettiva, il ministero si avvarrà della “consulenza” dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale nelle pubbliche amministrazioni, l’Aran. Dall’altra parte, siederanno le “organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei lavoratori dipendenti dalle fondazioni”, quindi (prevedibilmente) anche quelle non confederali e il risultato dell’accordo sarà poi sottoposto al controllo della Corte dei Conti. Il personale dipendente, “previa autorizzazione del sovrintendente”, potrà svolgere attività di lavoro autonomo “per prestazioni di alto valore artistico e professionale”, mentre un’apposita disciplina è prevista per i contratti integrativi aziendali, che saranno subordinati all’approvazione del nuovo contratto collettivo nazionale e che dovranno rispondere a criteri particolari per essere rinegoziati e non decadere con la sua entrata in vigore.
Sul fronte della sostenibilità finanziaria, a partire dall’anno prossimo e fino alla stipula del nuovo contratto collettivo, il trattamento economico aggiuntivo sarà ridotto del 50 per cento, parallelamente a un turn over delle assunzioni a tempo indeterminato e dei concorsi, fino a fine 2012. Successivamente, dovranno essere autorizzate dal ministero e non potranno in ogni caso superare “le unità cessate nell’anno precedente”. In caso di scostamenti rispetto alle previsioni di spesa, il ministro dell’Economia potrà provvedere alla copertura del “rosso” e ad apportare “le occorrenti variazioni di bilancio”. I ballerini, come anticipato da tempo, potranno andare in pensione a 45 anni (finora era di 52 anni per gli uomini e 47 per le donne). Quanto all’Imaie, l’istituto mutualistico degli artisti (altro tema su cui Napolitano aveva chiesto chiarimenti), resterà privato ma opererà sotto la vigilanza congiunta del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio, del Mibac e del ministero del Lavoro, chiamati ad approvarne lo statuto e ogni successiva modifica. Il ministero del Lavoro avrà anche il compito di nominare il presidente del collegio dei revisori, mentre Mibac e ministero dell’Economia avranno la facoltà di nominato un componente ciascuno. Una supervisione pubblica, per evitare implosione, come quella che lo scorso ha portato al fallimento del “vecchio Imaie”. Adesso la parola spetterà al dibattito parlamentare e al confronto con le rappresentanze sindacali. Dopo l'annuncio degli scioperi da parte dei sindacati, con l’annullamento di molti spettacoli importanti, il ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi ha parlato di irresponsabilità. “Gli scioperi proclamati dai sindacati – dichiara -, nonostante che sia stato già fissato un incontro con le parti sociali per giovedì 6 maggio e nonostante la volontà da me espressa di tenere conto in sede parlamentare delle proposte e dei suggerimenti migliorativi che verranno dai parlamentari e dalle forze politiche, rivelano una mancanza di rispetto per il pubblico e un atteggiamento irresponsabile di fronte a problemi che nessuno può ignorare così disinvoltamente”.
(Paolo Fantauzzi) 30 apr 2010 18:06
Commento by AutoOrgScala — 2 Maggio 2010 @ 09:49
le produzioni dei nostri grandi teatri sono tra le piu'costose del mondo,e spesso sono meglio di quelle che si eseguono in egitto o nel burundi,ma perche'devono tagliare i fondi?
Commento by anonimo — 7 Maggio 2010 @ 00:00
Quante parole inutili. Siamo d’accordo che il decreto e’ da rigettare. Ma la diversita’ della Scala dobbiamo pretenderla. Basta con la demagogia che siamo tutti uguali. Siamo arrivati a questo punto anche per questo. Se continuiamo a difendere le cose indifendibili saremo tutti travolti. Ho letto che anche Vendola rivendica la specifita’ del Petruzzelli, mentre noi Scaligeri stiamo con le dita nel naso ad asoltare I comizi di Albori.
Commento by anonimo — 7 Maggio 2010 @ 00:05