Legislatura 16º – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 209 del 27/05/2010
all'interno clicca su documento competato
DOMENICA30MAGGIO Dalle 10.30 alle 21.00
Esibizione dei
MUSICISTI E CORISTI DEL TEATRO ALLA SCALA
http://festivalnoexpo.com/
la protesta del coro di ieri
Le foto sono coperte da copyright, non possono essere ne copiate ne scaricate.
Gentilezza dell'agenzia Fotogramma.I
milano.repubblica.it sabato29 maggio
Contro il decreto Bondi i lavoratori della Scala hanno organizzato un presidio davanti al Teatro. Con il tradizionale fiocco giallo che è diventato il simbolo della protesta nazionale per la legge sugli enti lirici e sinfonici. E le bocche sigillate come molti vorrebbero.<!–
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da la repubblica.itSabato 29 maggio 2010 – Aggiornato alle 09.03Scala, si farà il concerto straordinarioconfermata l'iniziativa anti-Bondi Daniel Baremboim conferma il concerto gratuito a sostegno della lotta dei lavoratori del Teatro
La protesta dei dipendenti della Scala contro il decreto Bondi
Rientra alla Scala la frattura fra i sindacati e la direzione che aveva portato ad annullare il concerto di protesta contro il decreto Bondi diretto da Daniel Barenboim e previsto per stasera. Dopo l'incontro con il sovrintentente Stephane Lissner i sindacati hanno annunciato che il concerto si terrà, anche se non è ancora stata decisa la data. "Apprezziamo la presa di posizione del sovrintendente e la sua disponibiblita a un confronto aperto con tutti i lavoratori sul decreto" ha detto dopo l'incontro Giancarlo Albori. L'oggetto del contendere erano i costi vivi del concerto e anche il pagamento di chi ha lavorato nelle precedenti prove aperte, soprattutto le maschere.
Nello spettacolo diretto da Barenboim tutti lavoreranno gratuitamente "ma per il resto – ha spiegato Albori – le prestazioni saranno pagate". La volontà di chi lavora nel teatro è quella di '''intensificare – ha aggiunto – le iniziative contro il decreto".Sabato prossimo alla Scala non ci sarà l'annunciato concerto straordinario gratuito di protesta contro il decreto Bondi diretto da Daniel Barenboim. Il motivo – spiegano Cgil, Cisl, Uil e Fials – è l'atteggiamento "a dir poco ostruzionistico e finanche provocatorio da parte dell'ente", ovvero il fatto che i costi vivi (come la necessaria presenza dei vigili del fuoco) non sarebbero stati a carico del teatro.
Commento by AutoOrgScala — 29 Maggio 2010 @ 09:33
MilanoToday » Cultura »
Milano, contro il decreto "ammazza Scala" pedalata degli artisti
Pedalata lirica per Milano contro il decreto del ministro Bondi: "Non vogliamo che la Scala finisca in mano ai privati"
di Marta Abbà – 28/05/2010
"Pedalo contro il decreto" dice il manifesto e così hanno fatto i lavoratori della Scala di Milano giovedì sera: biciclette da città addobbate alla protesta con palloncini gialli, simbolo di cultura, e manifesti delle opere in cartellone recitanti slogan di protesta. "Bondi vai a casa", "No al decreto che uccide il teatro", "Siamo fu(o)riBondi": queste ed altre simili sono le voci dei protestanti che alle 21.30 puntuali in via Filodrammatici si sono ritrovati per la pedalata scaligera. "L'iniziativa della biciclettata è nata dalla necessità di sensibilizzare la popolazione sul pericolo che oggi minaccia tutti i dipendenti del teatro e di conseguenza il teatro stesso – ha spiegato Guido Trifiletti della CUB – La protesta deve scendere in strada altrimenti il teatro rischia di sembrare una torre d'avorio, è importante invece che la problematica sia condivisa, la Scala è un patrimonio di tutti coloro che amano la cultura e Milano".Punti più indigesti del decreto sono il blocco delle assunzioni fino al 2012 e tutti i provvedimenti che intervengono sui contratti: i dipendenti si troverebbero con lo stipendio dimezzato mentre coloro che hanno un contratto a tempo determinato perderebbero ogni speranza di avere un posto fisso. "Il decreto, inoltre, agendo in modo retroattivo, andrebbe a cancellare anche le vertenze del passato che danno ragione ai dipendenti che hanno chiesto di essere assunti dopo anni passati con contratti a scadenza, artisti compresi – ha spiegato Trifiletti – Stanno facendo di tutto perché la Scala vada nelle mani dei privati, di banche e fondazioni, mentre noi vogliamo che quello della lirica rimanga un settore d'interesse culturale nazionale non sempre penalizzato dalle istituzioni". "Questa è chiaramente una mossa del governo che fa parte di un progetto – ha dichiarato un tecnico luci, il capofila del gruppo di improvvisati ciclisti – Si vuole uccidere la cultura tagliando continuamente fondi al teatro, alla scuola e all'arte, così spariranno, a Milano e in tutte le città italiane, tutte quelle iniziative che non fanno parte della logica economica e produttiva del governo". "Oggi gireremo per il centro con i nostri manifesti perché vogliamo smentire questa fama di lavoratori privilegiati – ha specificato un altro lavoratore – Siamo artisti, tecnici, operai della Scala, è vero, ma stiamo subendo una grande ingiustizia e rischiamo il posto come chiunque altro ed è giusto che i cittadini lo sappiano".
Commento by anonimo — 29 Maggio 2010 @ 15:44
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Milano, contro il decreto "ammazza Scala" pedalata degli artisti
Pedalata lirica per Milano contro il decreto del ministro Bondi: "Non vogliamo che la Scala finisca in mano ai privati"
di Marta Abbà – 28/05/2010
"Pedalo contro il decreto" dice il manifesto e così hanno fatto i lavoratori della Scala di Milano giovedì sera: biciclette da città addobbate alla protesta con palloncini gialli, simbolo di cultura, e manifesti delle opere in cartellone recitanti slogan di protesta. "Bondi vai a casa", "No al decreto che uccide il teatro", "Siamo fu(o)riBondi": queste ed altre simili sono le voci dei protestanti che alle 21.30 puntuali in via Filodrammatici si sono ritrovati per la pedalata scaligera. "L'iniziativa della biciclettata è nata dalla necessità di sensibilizzare la popolazione sul pericolo che oggi minaccia tutti i dipendenti del teatro e di conseguenza il teatro stesso – ha spiegato Guido Trifiletti della CUB – La protesta deve scendere in strada altrimenti il teatro rischia di sembrare una torre d'avorio, è importante invece che la problematica sia condivisa, la Scala è un patrimonio di tutti coloro che amano la cultura e Milano".Punti più indigesti del decreto sono il blocco delle assunzioni fino al 2012 e tutti i provvedimenti che intervengono sui contratti: i dipendenti si troverebbero con lo stipendio dimezzato mentre coloro che hanno un contratto a tempo determinato perderebbero ogni speranza di avere un posto fisso. "Il decreto, inoltre, agendo in modo retroattivo, andrebbe a cancellare anche le vertenze del passato che danno ragione ai dipendenti che hanno chiesto di essere assunti dopo anni passati con contratti a scadenza, artisti compresi – ha spiegato Trifiletti – Stanno facendo di tutto perché la Scala vada nelle mani dei privati, di banche e fondazioni, mentre noi vogliamo che quello della lirica rimanga un settore d'interesse culturale nazionale non sempre penalizzato dalle istituzioni". "Questa è chiaramente una mossa del governo che fa parte di un progetto – ha dichiarato un tecnico luci, il capofila del gruppo di improvvisati ciclisti – Si vuole uccidere la cultura tagliando continuamente fondi al teatro, alla scuola e all'arte, così spariranno, a Milano e in tutte le città italiane, tutte quelle iniziative che non fanno parte della logica economica e produttiva del governo". "Oggi gireremo per il centro con i nostri manifesti perché vogliamo smentire questa fama di lavoratori privilegiati – ha specificato un altro lavoratore – Siamo artisti, tecnici, operai della Scala, è vero, ma stiamo subendo una grande ingiustizia e rischiamo il posto come chiunque altro ed è giusto che i cittadini lo sappiano".
Commento by anonimo — 29 Maggio 2010 @ 15:44
Il Coro ha incrociato le braccia boicottando le prove di scena di Faust…onore al merito per piacere.Perchè è grazie al Coro che Lessner ha deciso di darci un'altra data per il concerto e la promessa che sarà presente ad un'assemblea straordinaria di tutti i lavoratori dove dice, e si spera, che finalmente ci chiarirà la sua posizione circa il Decreto.Non se ne parla…che senso ha?Ci sono state battute fuori luogo,dicevano che il Coro era in seduta di psicoterapia.Vorrei ricordare a chi è stato così poco gentile che abbiamo perso dei soldi in questi gg, e lo abbiamo fatto per tutto il Teatro.Mi aspettavo sostegno, non battutine da ragazzini di scuola.Sono molto delusa….così non andiamo da nessuna parte. Spero di ricevere risposte sensate e non attacchi inutili. Grazie
Commento by anonimo — 29 Maggio 2010 @ 17:47
Viva il coro!EVVIVA IL CORO!HASTA SIEMPRE IL CORO!!!
Commento by anonimo — 29 Maggio 2010 @ 19:41
Scala, nuove proteste contro il decreto Bondi
Annullati ieri, oltre alla prima del “Trittico Novecento”, la presentazione del nuovo libro di Daniel Barenboim e il concerto del maestro previsto per sabato
Lo striscione contro il decreto Bondi
di Claudia Abbiati Il «decreto infame» colpisce ancora. È stato uno striscione, appeso dai lavoratori del Teatro alla Scala di Milano, in protesta contro la riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche voluta dal ministro dei Beni e delle attività culturali Sandro Bondi, a bloccare la presentazione, prevista alle 19, del nuovo libro a cura di Classica Italia (la casa di produzione a cui fa capo l'omonimo canale satellitare) Daniel Barenboim Fryderyk Chopin, che contiene l'intervista del direttore d'orchestra e compositore Carlo Boccadoro al "maestro scaligero" e un cd dal vivo registrato dallo stesso Barenboim durante una sua esibizione nell'ultimo Festival Chopin di Varsavia.Un gruppo di dipendenti della Fondazione, riconoscibili dalle magliette con il logo istituzionale e dalle coccarde gialle da "portatori sani di cultura" che hanno contraddistinto le proteste dell'ultimo mese, ha impedito l'ingresso del pubblico al Ridotto dei Palchi "Arturo Toscanini" proprio con l'affissione di un lungo striscione che con lo slogan che in questi giorni è diventato quasi un mantra: «No al decreto infame». Un quarto d'ora prima dell'inizio, previsto per le 19, un gruppo di manifestanti ha raggiunto il ridotto entrando da un ingresso laterale per impedire che i due relatori prendessero la parola. Ma non è stato necessario: l'ufficio stampa del Piermarini ha informato i presenti (i pochi che non si sono fatti scoraggiare dall'ostruzionismo dei lavoratori) dell'annullamento della presentazione su decisione dello stesso Daniel Barenboim. Ieri è giunta anche un'altra comunicazione dal teatro milanese: è stato annullato il concerto gratuito, previsto per sabato 29 maggio, in cui il maestro israeliano avrebbe dovuto dirigere la Filarmonica in segno di vicinanza alle proteste dei lavoratori contro il decreto Bondi. Questo perché, nonostante gli artisti e le maestranze avessero aderito all'iniziativa rinunciando al loro cachet, il teatro si sarebbe rifiutato di coprire i costi vivi per consentire la rappresentazione, in particolar modo la presenza dei vigili del fuoco, resa necessaria dalle attuali norme di sicurezza. Quella di sabato si unisce alle due cancellazioni di ieri che hanno riguardato la "prima" del Trittico Novecento con Roberto Bolle e la prova aperta dello stesso balletto programmata per ieri mattina. I sindacati nazionali hanno inoltre indetto uno sciopero dei lavoratori del settore teatrale e della comunicazione per il 7 giugno. Non si esclude dunque la cancellazione della replica del Trittico prevista in quella data.
News inserita il 28-05-2010.
Commento by anonimo — 29 Maggio 2010 @ 19:46
Spettacolo: da ministro Bondi, no a tagli indiscriminati. Altre protesteROMA – 30 MAGGIO 2010 – «Condivido l'esigenza di una manovra che imponga sacrifici a tutti ma non sono d'accordo con i tagli indiscriminati alla cultura, specie se la lista degli istituti tagliati dal finanziamento pubblico contiene eccellenze italiane riconosciute nel mondo». Lo dice il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi (foto), a proposito degli oltre duecento enti e istituti culturali definanziati con la manovra 2010. Il ministro si dichiara favorevole a «profonde riforme della cultura come quella delle fondazioni liriche ora in Parlamento che modificherà definitivamente il settore. Ma no a tagli indiscriminati che non possono essere decisi se non con il mio ministero. Avrei voluto poter concertare dove intervenire e in che modo farlo per ridurre le spese. Mi rammarico che ciò non sia avvenuto». Già diverse le proteste dal mondo degli operatori culturali, con richiesta di interventi del presidente Napolitano e accuse. «I tagli sono un segno d’inciviltà di un governo che ritiene inutili le spese per la cultura» per l’assessore regionale dell’Umbria alla cultura, Fabrizio Bracco, che considera «da valutare soprattutto le conseguenze di questa scelta per la Fondazione del Festival dei Due mondi di Spoleto. Decidendo tagli di fondi per istituzioni come il Festival di Spoleto il governo non coglie neanche il valore economico e di attrattiva dal punto di vista turistico e culturale, preferendo invece sparare a zero su investimenti considerati, a torto, improduttivi». Protestano anche i cantanti Ornella Vanoni ,«la cultura è sempre stata la prima a rimetterci. Purtroppo». e Antonello Venditti , «se si toccano le cose di eccellenza allora è proprio finita». Il cantautore romano è in particolare critico sui tagli alle fondazioni liriche: «Non c'è nessuna cura nelle cose da tagliare. La nostra capacità di pensare al futuro è sempre più ridotta, almeno da parte dei nostri governanti». La storia e la memoria del cinema italiano sono destinati a sparire: è il grido di allarme di Francesco Alberoni, da otto anni presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia e della Cineteca Nazionale. «Nel nostro caso – spiega Alberoni – non si tratta di tagli ma proprio di stop ai finanziamenti: significa smettere di insegnare e produrre cinema e soprattutto di conservarlo, buttando a mare migliaia di titoli che hanno fatto la storia del cinema italiano. Il nostro è il caso di una di quelle istituzioni che sono totalmente finanziate dallo Stato (10 milioni di euro, ndr) e senza quel denaro significherebbe sparire. E con noi sparirebbe la Cineteca Nazionale che conserva e restaura tutti i film italiani». Per questo Alberoni fa appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al capo dello Stato che dovrà firmare il decreto e anche «ad Umberto Bossi che tanto si è prodigato per aprire una sede del Centro Sperimentale a Milano e che ora forse non sa che anche quella è destinata a sparire». «Il Centro Sperimentale di Cinematografia lombardo non è in discussione in quanto finanziato per intero dalla nostra Regione, sicuramente l’appello del professor Alberoni è rivolto al Centro Sperimentale di Cinematografia nazionale che ha sede a Roma e che è finanziato interamente dallo Stato». Così l'assessore alla Cultura della Regione Lombardia, Massimo Zanello, risponde alle dichiarazioni di Alberoni. Intanto, il governo non indica nella manovra che fine farà il personale, composto a migliaia di lavoratori, degli enti che perderanno i finanziamenti
Commento by AutoOrgScala — 30 Maggio 2010 @ 14:02
Spettacolo: da ministro Bondi, no a tagli indiscriminati. Altre protesteROMA – 30 MAGGIO 2010 – «Condivido l'esigenza di una manovra che imponga sacrifici a tutti ma non sono d'accordo con i tagli indiscriminati alla cultura, specie se la lista degli istituti tagliati dal finanziamento pubblico contiene eccellenze italiane riconosciute nel mondo». Lo dice il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi (foto), a proposito degli oltre duecento enti e istituti culturali definanziati con la manovra 2010. Il ministro si dichiara favorevole a «profonde riforme della cultura come quella delle fondazioni liriche ora in Parlamento che modificherà definitivamente il settore. Ma no a tagli indiscriminati che non possono essere decisi se non con il mio ministero. Avrei voluto poter concertare dove intervenire e in che modo farlo per ridurre le spese. Mi rammarico che ciò non sia avvenuto». Già diverse le proteste dal mondo degli operatori culturali, con richiesta di interventi del presidente Napolitano e accuse. «I tagli sono un segno d’inciviltà di un governo che ritiene inutili le spese per la cultura» per l’assessore regionale dell’Umbria alla cultura, Fabrizio Bracco, che considera «da valutare soprattutto le conseguenze di questa scelta per la Fondazione del Festival dei Due mondi di Spoleto. Decidendo tagli di fondi per istituzioni come il Festival di Spoleto il governo non coglie neanche il valore economico e di attrattiva dal punto di vista turistico e culturale, preferendo invece sparare a zero su investimenti considerati, a torto, improduttivi». Protestano anche i cantanti Ornella Vanoni ,«la cultura è sempre stata la prima a rimetterci. Purtroppo». e Antonello Venditti , «se si toccano le cose di eccellenza allora è proprio finita». Il cantautore romano è in particolare critico sui tagli alle fondazioni liriche: «Non c'è nessuna cura nelle cose da tagliare. La nostra capacità di pensare al futuro è sempre più ridotta, almeno da parte dei nostri governanti». La storia e la memoria del cinema italiano sono destinati a sparire: è il grido di allarme di Francesco Alberoni, da otto anni presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia e della Cineteca Nazionale. «Nel nostro caso – spiega Alberoni – non si tratta di tagli ma proprio di stop ai finanziamenti: significa smettere di insegnare e produrre cinema e soprattutto di conservarlo, buttando a mare migliaia di titoli che hanno fatto la storia del cinema italiano. Il nostro è il caso di una di quelle istituzioni che sono totalmente finanziate dallo Stato (10 milioni di euro, ndr) e senza quel denaro significherebbe sparire. E con noi sparirebbe la Cineteca Nazionale che conserva e restaura tutti i film italiani». Per questo Alberoni fa appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al capo dello Stato che dovrà firmare il decreto e anche «ad Umberto Bossi che tanto si è prodigato per aprire una sede del Centro Sperimentale a Milano e che ora forse non sa che anche quella è destinata a sparire». «Il Centro Sperimentale di Cinematografia lombardo non è in discussione in quanto finanziato per intero dalla nostra Regione, sicuramente l’appello del professor Alberoni è rivolto al Centro Sperimentale di Cinematografia nazionale che ha sede a Roma e che è finanziato interamente dallo Stato». Così l'assessore alla Cultura della Regione Lombardia, Massimo Zanello, risponde alle dichiarazioni di Alberoni. Intanto, il governo non indica nella manovra che fine farà il personale, composto a migliaia di lavoratori, degli enti che perderanno i finanziamenti
Commento by AutoOrgScala — 30 Maggio 2010 @ 14:02
la protesta del coro ieri sera.
volevo ringraziare pubblicamente tutti i colleghi che hanno partecipato alla manifestazione e un grazie speciale ad andrea che ha fatto questo stupendo striscione!!! Non è importantissimo che ci siamo sempre tutti ma è importante che ci siamo… in continuazione… Ringrazio anche i colleghi che sono stati a quelle manifestazioni dove io non ho potuto esserci. E poi stato un grande onore per me aver letto il comunicato che spiegava come il nuovo decreto agiva contro i lavoratori dei teatri lirici, nella lingua inglese. Dopo tantissimi anni che lavoro in scala… una grandissima soddisfazione.
Gabriella Barone
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/05/29/foto/scala_la_protesta_torna_in_piazza-4431844/1/
Commento by AutoOrgScala — 30 Maggio 2010 @ 14:25
la protesta del coro ieri sera.
volevo ringraziare pubblicamente tutti i colleghi che hanno partecipato alla manifestazione e un grazie speciale ad andrea che ha fatto questo stupendo striscione!!! Non è importantissimo che ci siamo sempre tutti ma è importante che ci siamo… in continuazione… Ringrazio anche i colleghi che sono stati a quelle manifestazioni dove io non ho potuto esserci. E poi stato un grande onore per me aver letto il comunicato che spiegava come il nuovo decreto agiva contro i lavoratori dei teatri lirici, nella lingua inglese. Dopo tantissimi anni che lavoro in scala… una grandissima soddisfazione.
Gabriella Barone
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/05/29/foto/scala_la_protesta_torna_in_piazza-4431844/1/
Commento by AutoOrgScala — 30 Maggio 2010 @ 14:25
Stralciata dalla finanziaria la lista dei 232 enti definanziati ROMA – 31 MAGGIO 2010 – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto legge del governo sulla manovra finanziaria. Il testo del decreto ora va in Gazzetta Ufficiale. La lista dei 232 enti, fondazioni e istituti culturali definanziati contenuti nell'allegato della manovra finanziaria sarebbe stata stralciata. Secondo fonti di Palazzo Chigi nel testo finale del provvedimento ci sarebbe comunque una riduzione delle spese per questo settore affidata però alla valutazione del ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi (Ansa, h. 13,01)
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Commento by anonimo — 31 Maggio 2010 @ 14:21
Stralciata dalla finanziaria la lista dei 232 enti definanziati ROMA – 31 MAGGIO 2010 – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto legge del governo sulla manovra finanziaria. Il testo del decreto ora va in Gazzetta Ufficiale. La lista dei 232 enti, fondazioni e istituti culturali definanziati contenuti nell'allegato della manovra finanziaria sarebbe stata stralciata. Secondo fonti di Palazzo Chigi nel testo finale del provvedimento ci sarebbe comunque una riduzione delle spese per questo settore affidata però alla valutazione del ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi (Ansa, h. 13,01)
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Commento by anonimo — 31 Maggio 2010 @ 14:21
MANOVRA FINANZIARIA
La cultura in rivolta contro i tagliFinazzer convoca le Fondazioni
L’assessore: “Il governo ci mette le forbici, noi la faccia”. Il Pd lancia lo sciopero di enti e associazioniIl presidente del Museo della Scienza e della Tecnologia Giuliano Urbani: "Un infortunio del governo"
di DAVIDE CARLUCCI
La "Cow Parade" alla Triennale
OAS_RICH(‘Left’);
OAS_RICH(‘Left1’);
L'assessore alla Cultura del Comune Massimiliano Finazzer Flory convoca le fondazioni milanesi a rischio per i tagli. "In questa settimana ci riuniremo, anche con altri assessori, e cercheremo di concordare una strategia comune. Una cosa è tagliare i rami secchi o parassitari. Altro è tagliare la cultura: sarebbe come chiudere il pronto soccorso. Ci sono radici da difendere e terreni da nutrire". Intanto Roberto Caputo, del Pd, propone una sorta di "sciopero generale" della cultura milanese, "una grande manifestazione che coinvolga tutte le associazioni culturali e i cittadini milanesi, una giornata di chiusura totale delle attività culturali, per dare un chiaro segnale di ciò che ci attenderà se la Finanziaria verrà approvata così com'è". Ma le reazioni alla soppressione dei contributi alle 29 istituzioni culturali lombarde (su un totale nazionale di 232) sono trasversali: anche l'ex ministro della Cultura Giuliano Urbani, presidente del Museo nazionale della scienza e della tecnica Leonardo Da Vinci, non lesina critiche. I tagli, dice, "sono la cosa più idiota da fare: è stato un autentico infortunio da parte del governo, che va rimediato rapidamente, semplicemente perché queste sono cose che non si devono fare assolutamente".LE ISTITUZIONI NEL MIRINODel resto, anche il successore di Urbani, il ministro Sandro Bondi, è in rotta di collisione con la sua maggioranza proprio sui tagli. E questo sembra alimentare le speranze in un ritiro del provvedimento. Ma se saranno decurtati i fondi, le istituzioni andranno a battere cassa agli enti locali. "I quali hanno i loro problemi", commenta Giulio Podestà, presidente della Provincia. Il suo assessore alla Cultura, Umberto Maerna, la vede complicata, "con i limiti di bilancio che abbiamo". Ma assicura che "cercheremo di finanziarli il più possibile, per lo più attraverso partecipazioni a specifiche iniziative". Nei prossimi giorni Maerna incontrerà, proprio per parlare di questi temi, Davide Rampello, presidente della Triennale. L'inclusione nella lista nera del museo dell'arte e del design è il caso milanese più clamoroso, visto che il taglio potrebbe pesare molto su un'attività che porta ogni anno 500mila visitatori. Ma a palazzo Marino c'è chi ora, in tempi di vacche magre, rinfaccia la politica di espansione all'estero (Corea del Sud e New York) dell'istituto: se proprio si deve esportare un marchio milanese, è il ragionamento, si preferisce puntare sulla Scala. E la Regione? L'assessore Massimo Buscemi esporrà la sua posizione oggi con un comunicato stampa.LE INTERVISTE Feltrinelli | Rampello | ZanniChi si schiera senza esitazioni è Finazzer Flory: "Raccolgo l'appello delle fondazioni Feltrinelli e Mondadori". Il paradosso, spiega, è che agli enti locali, vittime a loro volta dei tagli, sarà chiesto ora un aiuto maggiore dalle fondazioni. "Loro ci mettono le forbici – dice parlando del governo – e noi la faccia". L'assessore, inoltre, è preoccupato anche di istituzioni storiche – come l'Istituto lombardo – che raccolgono l'eredità della Milano del Sette-Ottocento. "C'è il rischio che si perda la memoria della nostra identità cittadina. Meglio tagliare un evento teatrale che un archivio. Ma è anche giusto che queste realtà si associno in un unico soggetto per attrarre risorse".Michele Sarfatti, direttore del Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea) è allibito. "Appena sei mesi fa il Parlamento ha deciso di finanziarci con 300mila euro annui, ai quali si aggiungono altri 45mila del ministero, per la nostra attività in memoria della Shoah. Ora salta tutto. Senza quei soldi non faremo più il rapporto annuale sull'antisemitismo o la mostra sulla stampa periodica ebraica in programma per il 150esimo dell'Unità". L'unico a non lamentarsi è Giovanni Ballarini, dell'Accademia della cucina: "C'è una riduzione dei fondi ma una quota del 30 per cento sarà data a chi propone progetti validi. E noi, che diffondiamo la cultura gastronomica italiana nel mondo, di sicuro ne abbiamo".
Commento by AutoOrgScala — 31 Maggio 2010 @ 23:27
MANOVRA FINANZIARIA
La cultura in rivolta contro i tagliFinazzer convoca le Fondazioni
L’assessore: “Il governo ci mette le forbici, noi la faccia”. Il Pd lancia lo sciopero di enti e associazioniIl presidente del Museo della Scienza e della Tecnologia Giuliano Urbani: "Un infortunio del governo"
di DAVIDE CARLUCCI
La "Cow Parade" alla Triennale
OAS_RICH(‘Left’);
OAS_RICH(‘Left1’);
L'assessore alla Cultura del Comune Massimiliano Finazzer Flory convoca le fondazioni milanesi a rischio per i tagli. "In questa settimana ci riuniremo, anche con altri assessori, e cercheremo di concordare una strategia comune. Una cosa è tagliare i rami secchi o parassitari. Altro è tagliare la cultura: sarebbe come chiudere il pronto soccorso. Ci sono radici da difendere e terreni da nutrire". Intanto Roberto Caputo, del Pd, propone una sorta di "sciopero generale" della cultura milanese, "una grande manifestazione che coinvolga tutte le associazioni culturali e i cittadini milanesi, una giornata di chiusura totale delle attività culturali, per dare un chiaro segnale di ciò che ci attenderà se la Finanziaria verrà approvata così com'è". Ma le reazioni alla soppressione dei contributi alle 29 istituzioni culturali lombarde (su un totale nazionale di 232) sono trasversali: anche l'ex ministro della Cultura Giuliano Urbani, presidente del Museo nazionale della scienza e della tecnica Leonardo Da Vinci, non lesina critiche. I tagli, dice, "sono la cosa più idiota da fare: è stato un autentico infortunio da parte del governo, che va rimediato rapidamente, semplicemente perché queste sono cose che non si devono fare assolutamente".LE ISTITUZIONI NEL MIRINODel resto, anche il successore di Urbani, il ministro Sandro Bondi, è in rotta di collisione con la sua maggioranza proprio sui tagli. E questo sembra alimentare le speranze in un ritiro del provvedimento. Ma se saranno decurtati i fondi, le istituzioni andranno a battere cassa agli enti locali. "I quali hanno i loro problemi", commenta Giulio Podestà, presidente della Provincia. Il suo assessore alla Cultura, Umberto Maerna, la vede complicata, "con i limiti di bilancio che abbiamo". Ma assicura che "cercheremo di finanziarli il più possibile, per lo più attraverso partecipazioni a specifiche iniziative". Nei prossimi giorni Maerna incontrerà, proprio per parlare di questi temi, Davide Rampello, presidente della Triennale. L'inclusione nella lista nera del museo dell'arte e del design è il caso milanese più clamoroso, visto che il taglio potrebbe pesare molto su un'attività che porta ogni anno 500mila visitatori. Ma a palazzo Marino c'è chi ora, in tempi di vacche magre, rinfaccia la politica di espansione all'estero (Corea del Sud e New York) dell'istituto: se proprio si deve esportare un marchio milanese, è il ragionamento, si preferisce puntare sulla Scala. E la Regione? L'assessore Massimo Buscemi esporrà la sua posizione oggi con un comunicato stampa.LE INTERVISTE Feltrinelli | Rampello | ZanniChi si schiera senza esitazioni è Finazzer Flory: "Raccolgo l'appello delle fondazioni Feltrinelli e Mondadori". Il paradosso, spiega, è che agli enti locali, vittime a loro volta dei tagli, sarà chiesto ora un aiuto maggiore dalle fondazioni. "Loro ci mettono le forbici – dice parlando del governo – e noi la faccia". L'assessore, inoltre, è preoccupato anche di istituzioni storiche – come l'Istituto lombardo – che raccolgono l'eredità della Milano del Sette-Ottocento. "C'è il rischio che si perda la memoria della nostra identità cittadina. Meglio tagliare un evento teatrale che un archivio. Ma è anche giusto che queste realtà si associno in un unico soggetto per attrarre risorse".Michele Sarfatti, direttore del Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea) è allibito. "Appena sei mesi fa il Parlamento ha deciso di finanziarci con 300mila euro annui, ai quali si aggiungono altri 45mila del ministero, per la nostra attività in memoria della Shoah. Ora salta tutto. Senza quei soldi non faremo più il rapporto annuale sull'antisemitismo o la mostra sulla stampa periodica ebraica in programma per il 150esimo dell'Unità". L'unico a non lamentarsi è Giovanni Ballarini, dell'Accademia della cucina: "C'è una riduzione dei fondi ma una quota del 30 per cento sarà data a chi propone progetti validi. E noi, che diffondiamo la cultura gastronomica italiana nel mondo, di sicuro ne abbiamo".
Commento by AutoOrgScala — 31 Maggio 2010 @ 23:27
1 giugno 2010Cronaca
Milano, Cub: Sfiorata tragedia per crollo ascensori alla Scala
In caduta libera con a bordo persone: salve per freni emergenza
Milano, 1 giu. (Apcom) – Nei giorni scorsi al Teatro alla Scala di Milano "si è sfiorata la tragedia" quando, per due volte, gli ascensori che stavano trasportando delle persone da un piano all'altra del teatro stavano "precipitando in caduta libera", venendo bloccati "grazie all'intervento 'non immediato' dei freni di emergenza. E' quanto denuncia Pierluigi Sostaro, responsabile della sicurezza sul lavoro della Confederazione unitaria di base (Cub), ricordando che "la ristrutturazione compiuta meno di dieci anni fa ha mancato gravemente la messa in sicurezza di alcuni settori, e si arrivati alla vicenda della bonifica dell'amianto soltanto dopo sei mesi dalla nostra segnalazione e poi, sempre a seguito sempre di una nostra lettera, nel febbraio scorso c'è stata la posa in opera dei servizi igienici nella zona del palco artisti"
"Il primo episodio, che risale al 22 aprile scorso, ha visto un gruppo di tecnici a bordo dell'ascensore palcoscenico lato corte, con diversi tecnici, precipitare dal quinto al primo piano B, con tanto di porte aperte, mentre il secondo episodio, del 15 maggio, ha coinvolto un gruppo di ballerine sull'ascensore numero 2 lato corte, infermeria" spiega Sostaro, che sottolinea che "partendo da una ristrutturazione, di meno di dieci anni fa, che ha mancato gravemente la messa in sicurezza di alcuni settori, si arriva alla vicenda della bonifica dell'amianto soltanto dopo un semestre dalla nostra segnalazione, poi, sempre a seguito sempre di una nostra lettera, la posa in opera dei servizi igienici nella zona del palco artisti, che non c'erano fino al febbraio scorso".
Evidenziando che "attualmente gli ascensori fuori uso sono tre su un totale di 11", il sindacalista ricorda che "stiamo parlando di un'istituzione considerata l'eccellenza, non soltanto artistica, dell'intera città, che, per rovescio della medaglia, per i lavoratori sembra essere l'esatto opposto". "Considerato che anche l'area di lavoro situata sopra il lampadario storico dove sono posizionati i cosiddetti fari 'occhio di bue' per l'illuminazione dei cantanti e ballerini è roba da albori dell'industria teatrale, ai limiti dell'impraticabilità, – conclude Sostaro – è finalmente giunto il momento di intervenire seriamente per tutelare la sicurezza di tutti, dal pubblico ai lavoratori a meno di non aspettare che una volta o l'altra scappi il morto".
Commento by anonimo — 1 Giugno 2010 @ 14:33
1 giugno 2010Cronaca
Milano, Cub: Sfiorata tragedia per crollo ascensori alla Scala
In caduta libera con a bordo persone: salve per freni emergenza
Milano, 1 giu. (Apcom) – Nei giorni scorsi al Teatro alla Scala di Milano "si è sfiorata la tragedia" quando, per due volte, gli ascensori che stavano trasportando delle persone da un piano all'altra del teatro stavano "precipitando in caduta libera", venendo bloccati "grazie all'intervento 'non immediato' dei freni di emergenza. E' quanto denuncia Pierluigi Sostaro, responsabile della sicurezza sul lavoro della Confederazione unitaria di base (Cub), ricordando che "la ristrutturazione compiuta meno di dieci anni fa ha mancato gravemente la messa in sicurezza di alcuni settori, e si arrivati alla vicenda della bonifica dell'amianto soltanto dopo sei mesi dalla nostra segnalazione e poi, sempre a seguito sempre di una nostra lettera, nel febbraio scorso c'è stata la posa in opera dei servizi igienici nella zona del palco artisti"
"Il primo episodio, che risale al 22 aprile scorso, ha visto un gruppo di tecnici a bordo dell'ascensore palcoscenico lato corte, con diversi tecnici, precipitare dal quinto al primo piano B, con tanto di porte aperte, mentre il secondo episodio, del 15 maggio, ha coinvolto un gruppo di ballerine sull'ascensore numero 2 lato corte, infermeria" spiega Sostaro, che sottolinea che "partendo da una ristrutturazione, di meno di dieci anni fa, che ha mancato gravemente la messa in sicurezza di alcuni settori, si arriva alla vicenda della bonifica dell'amianto soltanto dopo un semestre dalla nostra segnalazione, poi, sempre a seguito sempre di una nostra lettera, la posa in opera dei servizi igienici nella zona del palco artisti, che non c'erano fino al febbraio scorso".
Evidenziando che "attualmente gli ascensori fuori uso sono tre su un totale di 11", il sindacalista ricorda che "stiamo parlando di un'istituzione considerata l'eccellenza, non soltanto artistica, dell'intera città, che, per rovescio della medaglia, per i lavoratori sembra essere l'esatto opposto". "Considerato che anche l'area di lavoro situata sopra il lampadario storico dove sono posizionati i cosiddetti fari 'occhio di bue' per l'illuminazione dei cantanti e ballerini è roba da albori dell'industria teatrale, ai limiti dell'impraticabilità, – conclude Sostaro – è finalmente giunto il momento di intervenire seriamente per tutelare la sicurezza di tutti, dal pubblico ai lavoratori a meno di non aspettare che una volta o l'altra scappi il morto".
Commento by anonimo — 1 Giugno 2010 @ 14:33
Il Signor Storaro si preoccupa della sicurezza dei lavoratori e del pubblico della Scala con qualche ritardo(in attesa che ci scappi il morto o i morti) dal momento che il problema ,sollevato un paio di anni fa da una relazione -ricorso di uno spettatore, è stato formalmente risolto dalla magistratura nel senso che,apportate alcune modifiche pallative e comminate rispettose e moderate sanzioni amministrative al Sovrintendente,il tutto è stato armoniosamente archiviato e la sicurezza della Scala,particolarmente per quel che riguarda gli spettatori,avallata. L'ultima parola se l'è presa comunque il tignoso spettatore il quale ha voluto concludere il suo intervento inviando al magistrato responsabile della decisione una lettera a futura memoria che ,insieme a tutta la documentazione del procedimento,chi fosse interessato per personale acculturamento o per dovere del proprio ufficio, può consultare presso la Cancelleria della Procura della Repubblica ,numero di protocollo 20301/09, oppure contattando l'estensore del ricorso.
Commento by anonimo — 2 Giugno 2010 @ 13:00
il signor sostaro della cub comunica all'opinione pubblica gli scandali che i lavoratori subiscono sulla loro pelle in fatto di sicurezza. Lo scandalo è che gli ascensori sono stati appaltati ad una ditta che fa riferimento al parlamentare del pdl Paravia.Un nome una garanzia . Sostaro ricorda che dietro la rimozione dell'amianto a settembre c'è stata una battaglia dei lavoratori e non una gentile concessione dell'azienda lissner +e del comune.Ricorda Che oggi ci sono lavoratori che lavorano in luoghi e modi fuori da ogni norma di sicurezza e che se ad esempio il comando dei vigili del fuoco autorizza quel luogo non c'è da star allegri perchè è quello stesso comando che all'apertura del 7 dicembre 2004 ha autorizzato per parecchio tempo l'uso del teatro senza impianto antincendio funzionante ,ilcosidetto sprinkler….Certo raddoppiava la squadra antincedndio di sorveglianza ma il livello culturale della prevenzione è ben poco rassicurante.
Commento by anonimo — 2 Giugno 2010 @ 22:22
Politica | 30/05/2010 | ore 17.26Manovra: Caputo (Pd), una giornata di 'sciopero generale' della cultura milanese .
Milano, 30 mag. (Adnkronos) – ''Di fronte al rischio per la cultura milanese, gia' messa a dura prova dai tagli al Fus, e' necessario unirsi e dare vita ad una grande manifestazione che coinvolga tutte le associazioni culturali e i cittadini milanesi. Una giornata di chiusura totale delle attivita' culturali, per dare un chiaro segnale di cio' che ci attendera' se la Finanziaria verra' approvata cosi' com'e'''. Commenta cosi' Roberto Caputo, vice capogruppo Pd in consiglio provinciale, la notizia dei tagli per 232 enti culturali.
''La situazione e' gravissima, con rischi pesanti anche per l'occupazione – conclude Caputo – e se anche il ministro Bondi arriva ai toni di oggi, non esiste altra soluzione che uno 'sciopero generale' della cultura milanese''.
Commento by AutoOrgScala — 2 Giugno 2010 @ 23:19
Un pensiero del ministro Bondi :
Ho ottenuto risorse preziose La sinistra si batte in difesa dei privilegi
Mentre il governo stava varando il piano della manovra finanziaria correttiva, il dibattito si è incentrato sui previsti tagli alle istituzioni culturali (l’ormai celebre lista di 232 istituti sovvenzionati dallo Stato), tagli che poi sono stati evitati, grazie al mio intervento e alla sensibilità di Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Gianni Letta. La questione però rimane, perché in un momento di crisi nel quale sono richiesti sacrifici a tutti, è giusto che anche il mio ministero contribuisca al risparmio complessivo dello Stato, consapevole però che l’investimento in cultura se è fatto bene è un potente moltiplicatore economico utile al Paese, mentre ancora oggi siamo in presenza di molti sprechi e finanziamenti mal gestiti.
A tal proposito, la sinistra si prende cura sempre di meno dei problemi delle «categorie produttive» e si preoccupa sempre di più dei cosiddetti «intellettuali». La mobilitazione a favore degli orchestrali e delle maestranze delle fondazioni lirico-sinfoniche, diventate la bandiera della difesa della cultura, minacciata da un ministro e da un governo considerati ostili alla cultura, la dice lunga sull’evoluzione della sinistra italiana. E non importa se queste fondazioni hanno accumulato debiti impressionanti (svariate centinaia di milioni di euro in un decennio), non importa se in questi anni su 14 fondazioni liriche cinque sono state commissariate su richiesta degli stessi enti locali, non importa se vi sono sprechi e cattive amministrazioni che hanno condotto il settore al limite della bancarotta.
Da alcune settimane sono diventato l’uomo nero della sinistra perché ho osato proporre un provvedimento di legge che tende a riportare sotto controllo i bilanci delle Fondazioni e a salvare la lirica dal rischio di fallimento. Un fallimento a cui l’hanno condotta quegli stessi sindacati abituati alla demagogia e alla irresponsabilità, e che ora si sbracciano a difesa della cultura. L’unica cosa che sanno dire è richiedere più fondi, più soldi, più finanziamenti alle fondazioni lirico-sinfoniche, al cinema, alla cultura, proprio nel momento in cui tutti sono chiamati non solo a fare sacrifici, ma anche a spendere meglio i soldi pubblici. Non conoscono la parola riforma. Rifiutano ogni ragionamento sulla necessità di cambiare qualcosa nel mondo della cultura, proprio per liberarla dal peso asfissiante della politica e dello Stato. Non possono farlo perché fanno dipendere la cultura dagli aiuti dello Stato: quando governano, infatti, utilizzano lo Stato per alimentare le loro «cricche culturali», per emarginare tutti quegli uomini di cultura che rifiutano di essere irreggimentati in qualsiasi campo politico perché ritengono che gli uomini di cultura debbano essere liberi, e infine per condannare al silenzio quelli che non cantano in coro. Questa è la loro concezione della cultura.
La mia idea, invece, è perfino banale: la cultura quando è vera cultura non è catalogabile politicamente, e perciò non ci può essere una cultura di destra e una cultura di sinistra. La vera, la grande cultura, non sarà mai di parte, non sarà mai faziosa, non sarà mai intollerante.
In Italia, invece, la cultura è profondamente permeata dalla politica militante, da intellettuali organici e da una ideologia che ne deforma i lineamenti. Ne faccio le spese anch’io nella mia veste di ministro della Cultura. All’inizio del mio mandato ho creduto possibile avviare un confronto con questo mondo nella convinzione che l’intera cultura italiana potesse contribuire al rinnovamento del Paese. Fatica sprecata. L’odio, la brutale faziosità, la violenta ideologia che ancora sprigiona questo mondo culturale vicino alla sinistra è qualcosa di impressionante.
Fonte: Il Giornale
Commento by anonimo — 3 Giugno 2010 @ 20:30
Un pensiero del ministro Bondi :
Ho ottenuto risorse preziose La sinistra si batte in difesa dei privilegi
Mentre il governo stava varando il piano della manovra finanziaria correttiva, il dibattito si è incentrato sui previsti tagli alle istituzioni culturali (l’ormai celebre lista di 232 istituti sovvenzionati dallo Stato), tagli che poi sono stati evitati, grazie al mio intervento e alla sensibilità di Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Gianni Letta. La questione però rimane, perché in un momento di crisi nel quale sono richiesti sacrifici a tutti, è giusto che anche il mio ministero contribuisca al risparmio complessivo dello Stato, consapevole però che l’investimento in cultura se è fatto bene è un potente moltiplicatore economico utile al Paese, mentre ancora oggi siamo in presenza di molti sprechi e finanziamenti mal gestiti.
A tal proposito, la sinistra si prende cura sempre di meno dei problemi delle «categorie produttive» e si preoccupa sempre di più dei cosiddetti «intellettuali». La mobilitazione a favore degli orchestrali e delle maestranze delle fondazioni lirico-sinfoniche, diventate la bandiera della difesa della cultura, minacciata da un ministro e da un governo considerati ostili alla cultura, la dice lunga sull’evoluzione della sinistra italiana. E non importa se queste fondazioni hanno accumulato debiti impressionanti (svariate centinaia di milioni di euro in un decennio), non importa se in questi anni su 14 fondazioni liriche cinque sono state commissariate su richiesta degli stessi enti locali, non importa se vi sono sprechi e cattive amministrazioni che hanno condotto il settore al limite della bancarotta.
Da alcune settimane sono diventato l’uomo nero della sinistra perché ho osato proporre un provvedimento di legge che tende a riportare sotto controllo i bilanci delle Fondazioni e a salvare la lirica dal rischio di fallimento. Un fallimento a cui l’hanno condotta quegli stessi sindacati abituati alla demagogia e alla irresponsabilità, e che ora si sbracciano a difesa della cultura. L’unica cosa che sanno dire è richiedere più fondi, più soldi, più finanziamenti alle fondazioni lirico-sinfoniche, al cinema, alla cultura, proprio nel momento in cui tutti sono chiamati non solo a fare sacrifici, ma anche a spendere meglio i soldi pubblici. Non conoscono la parola riforma. Rifiutano ogni ragionamento sulla necessità di cambiare qualcosa nel mondo della cultura, proprio per liberarla dal peso asfissiante della politica e dello Stato. Non possono farlo perché fanno dipendere la cultura dagli aiuti dello Stato: quando governano, infatti, utilizzano lo Stato per alimentare le loro «cricche culturali», per emarginare tutti quegli uomini di cultura che rifiutano di essere irreggimentati in qualsiasi campo politico perché ritengono che gli uomini di cultura debbano essere liberi, e infine per condannare al silenzio quelli che non cantano in coro. Questa è la loro concezione della cultura.
La mia idea, invece, è perfino banale: la cultura quando è vera cultura non è catalogabile politicamente, e perciò non ci può essere una cultura di destra e una cultura di sinistra. La vera, la grande cultura, non sarà mai di parte, non sarà mai faziosa, non sarà mai intollerante.
In Italia, invece, la cultura è profondamente permeata dalla politica militante, da intellettuali organici e da una ideologia che ne deforma i lineamenti. Ne faccio le spese anch’io nella mia veste di ministro della Cultura. All’inizio del mio mandato ho creduto possibile avviare un confronto con questo mondo nella convinzione che l’intera cultura italiana potesse contribuire al rinnovamento del Paese. Fatica sprecata. L’odio, la brutale faziosità, la violenta ideologia che ancora sprigiona questo mondo culturale vicino alla sinistra è qualcosa di impressionante.
Fonte: Il Giornale
Commento by anonimo — 3 Giugno 2010 @ 20:30
Il giorno 7 Giugno p.v. si terrà a Roma una manifestazione della produzione culturale dello spettacolo in piazza Navona dalle 14 alle 20 promossa unitariamente dai sindacati di categoria e dalle associazioni professionali di Settore con l’obiettivo di contrastare i provvedimenti legislativi intrapresi destrutturanti il… Sistema Cultura.Si intende porre al centro del dibattito politico del nostro Paese la volontà di intraprendere un reale percorso riformatore che non sia di mera smobilitazione ma di investimento “per una nuova politica culturale” a partire dall’ elemento fondamentale delle risorse.Gli esigui finanziamenti destinati al Settore per l’anno corrente, con l’impostazione dell’attuale nuova “legge finanziaria”, subiranno nei fatti ulteriori pesanti tagli a livello centrale e decentrato che provocheranno l’implosione del Sistema Cultura.E’ urgente trovare ingenti risorse per l’immediato e significativi correttivi economici a quanto stabilito dalla suddetta Finanziaria per il futuroE’ altresì urgente portare a compimento organiche leggi di sistema riguardanti sia lo Spettacolo dal vivo che il Cinema-Audiovisivo, che permettano di definire regole e condizioni certe per una tenuta e una prospettiva futura dell’ intero Sistema.A tal fine risulta strutturalmente inefficace legiferare su tali materie con lo strumento impositivo del Decreto Ministeriale che impedisce un confronto di merito ed un esame approfondito e che, come nel caso delle Fondazioni lirico sinfoniche, ha una funzione destrutturante, produce solo pesanti effetti negativi e in modo incostituzionale viola i principi della legislazione concorrente (competenze anche regionali) ed espropria le parti sociali delle loro prerogative inerenti la contrattazione complessivamente intesa.La nostra battaglia deve essere anche a salvaguardia dei principi costituzionali a partire dall’ art.9.E’ del tutto irresponsabile che su questo “mondo del sapere” (che per il nostro paese riveste un'importanza strategica,) si abbatta la scure di tagli così indiscriminati e senza un confronto, anche all'interno degli stessi Ministeri, come dichiarato dallo stesso ministro Bondi che dovrà comunque identificare gli ENTI e le Istituzioni Culturali da de-finanziare ( nell’ordine di 20 milioni di euro ?) permanendo la gravità determinata per la soppressione di Enti ritenuti “inutili” come L’ETI ( Ente Teatrale Italiano).Su questi fondamentali temi si proclama la massima mobilitazione con dichiarazioni di scioperi territoriali – settoriali , ove necessario per la buona riuscita della manifestazione, per i lavoratori dei settori Cinema, Prosa, Musica, Danza (Fondazioni Lirico Sinfoniche, Teatri di Tradizione, Istituzioni Concertistiche ed Orchestrali).Qualora non pervenissero i permessi richiesti al comune la manifestazione si trasformerà in presidio.Le Segreterie NazionaliSLC-CGIL, FISTel-CISL, UILCOM-UIL, FIALS- CISALRoma 3 giugno 2010
Commento by anonimo — 3 Giugno 2010 @ 20:32
bravo 14 …è vero io odio bondi e la sua cricca di speculatori edilizi e di funzionari legati a nastasi. l'antitesi mafiosa della cricca dei sovrintendenti con le loro cricchette che alla scala si chiamano di freda e co . il vero cancor che alimenta la polemica che tira fuori bondi e che in tutti questi marasma si salvano sempre anzi si rafforzano.. che dio li maledica insieme a questo schiavo di bondi che si mangerebbe anche la merda di berlusconi, per compiacerlo.scarafaggio fascista.
Commento by anonimo — 4 Giugno 2010 @ 19:59