Oggi 6 maggio le prove dell'Oro del Reno di Wagner, saranno aperte alla città. Inizio prove alle ore 14 fino le 17 e dalle ore 19 alle 22. Siete tutti invitati/e*.
Unica condizione del sovrintendente: usare solo i palchi, lasciando libera la platea per esigenze tecniche.
Questa sera pioveva a Milano, una pioggia fitta e cattiva, di quelle che ti bagnano le ossa e non ti danno tregua. In piazza Scala la polizia in tenuta antisommossa, evidentemente in servizio per una manifestazione – fa sempre impressione vedere la polizia in veduta antisommossa a un corteo di lavoratori che difendono i loro diritti. –
Questi lavoratori erano i coristi, gli orchestrali, le maestranze del Teatro alla Scala che protestavano per i noti tagli promossi da questo governo contro gli enti lirici.
Il corteo è fitto di ombrelli, non si vedono le facce ma si sentono le voci. I giovanissimi con maschera bianca neutra e un cartello dove c’è scritto: sono un licenziato. Qualcuno in abito da lavoro, tenuta scura, elegante. Altri con impermeabile e cappello. Mi arriva l’impressione di una piccola massa e mi aggiungo. Cerco i mie due amici coristi, le cui incazzature ho seguito in questi giorni attraverso facebook; finchè qualcuno non deciderà di mettere le mani in questo spazio, forse, almeno quì si potrà ancora dire qualcosa che assomiglia vagamente alla verità.
Sento cantare, a un certo punto: “va pensiero”. Cantano con un volume di voce spropositato, mentre il corteo si avvia verso Piazza Scala e improvvisamente le facciate delle case contengono la voce, la rimandano al petto, alla gola. E’ impressionante sentire “va pensiero” per le strade di Milano: mi ricordo il funerale di Verdi, il silenzio delle carrozze, la paglia cosparsa per le strade, come raccontano le cronache, per non disturbare il maestro. Mi ricordo quanta fatica e quanto sangue sono stati versati per creare questa cazzo di Italia, almeno sulla carta; e penso anche che me lo posso ricordare solo perché alle scuole elementari me l’hanno raccontata questa storia, la mia maestra mi hanno fatto sentire “va pensiero”, mi ha raccontato che dire viva verdi voleva dire “viva vittorio emanuele re d’italia”.
Insomma, penso che ricordare sia diventato un lusso per pochi e a sentirla questa sera, “va pensiero”, per le strade della città dove aveva avuto un senso profondissimo averla composta contro un nemico e per amore dell’Italia, beh, penso che oggi, come allora, l’Italia ce l’abbia ancora un nemico.
Penso che in questo paese la destra, attraverso l’assunzione di provvedimenti di questo tipo, stia cancellando il valore della cultura e del suo ruolo profondamente sociale. “Va pensiero”, questa sera, era un civile atto di rivolta. Era un cantare a voce alta, con foga e passione, la morte della poesia e della musica, della sua funzione redentrice e spirituale. Era la voce lamentosa di una fetta di città che cantava la sua stessa morte, il suo affossamento, l’altissimo grado di barbarie raggiunta.
C’era una bara all’inizio del corteo. Che tristezza, mi dico. Questo paese da tempo ha eletto le televisioni di Berlusconi prima, poi la cosiddetta tivù del servizio pubblico, garanti di una cosa che definiscono “cultura” . Che volete che gliene freghi e Berlusconi e al suo seguito, preservare l’identità delle istituzioni culturali più alte di questo paese! Da tempo la cultura, per loro, è un’altra. Il taglio dei soldi agli enti lirici è solo un atto dovuto. Se qualcuno, in questa sede, vorrà dirmi che ci sono delle priorità rispetto ai diritti dei lavoratori, non posso concordare. Non mi sembra che questo governo stia garantendo i diritti di nessuno, né tantomeno dei lavoratori.
Arrivo a una mobilitazione venendo da un’altra mobilitazione della scuola, questa sera: il tempo pieno definitivamente affossato – causa i tagli della signora Gelmini – probabilmente si vestirà a lutto anche la Scuola. Probabilmente dovremo abbassare tutti il capo e fasciarci a lutto per molti decenni ancora, perche gli italiani voteranno come hanno sempre votato, complici una sinistra che da parecchio tempo ha gettato la spugna e non sa che pesci pigliare e i sindacati che si muovono solo quando devono cavalcare la protesta per dire che l’hanno organizzata loro e hanno garantito che tutto si svolgesse secondo legge e regole.
Questo è un paese di merda, che sta svendendo come una puttana e a quattro lire la ricca mercanzia che i nostri antenati ci hanno consegnato: arte, cultura, scienza, ricerca, pedagogia, in nome di un mercato becero che affossa stipendi e vite a seconda degli ondeggiamenti pilotati della Borsa; che permette di rubare, basta che si faccia con le mani pulite. Che permette di diventare ricchi, belli, potenti, e famosi, basta che si sia disposti a calare le braghe e a darla a qualcuno. Chiaramente faccio riferimento alla dignità.
Sì, Bruno, sono spuntato improvvisamente tra gli ombrelli, e mi chiedevo, e mi dicevo: ma che ci faccio io qui? Non sono un orchestrale, non sono un artista del coro, non faccio parte delle maestranze del teatro alla scala. Però sono un italiano che ha sentito va pensiero per le strade di Milano e ha pensato di avere una storia profonda che qualcuno sta cercando di strappargli di dosso come un vestito smesso.
Stasera, alla Feltrinelli, mezzo reparto era costituito da opere dvd scontate a metà prezzo. Ho speso duecento euro, alla faccia della miseria! Mi comprerò un paio di pantaloni in meno ma il piacere profondo e la commozione di sentire la musica di cui sono impastato, non me lo potrà togliere nessuno.
Buona lotta a tutti
Sebastiano da
La prima dell'Oro del Reno, giovedì 13, salterà, e questo già si sapeva, ma in compenso le prove dell'opera di Wagner saranno aperte.
La proposta dei sindacati è stata approvata dai lavoratori ieri sera in assemblea nel teatro dopo un corteo per il centro. "Lissner è d'accordo – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Fials – ma chiederà a cantanti e musicisti che ne pensano. Di certo è disponibile il maestro Daniel Barenboim", che oggi dirà la sua sull'intera vertenza delle fondazioni liriche e della Scala. Unica condizione del sovrintendente: usare solo i palchi, lasciando libera la platea per esigenze tecniche.