Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

29 Aprile 2012

Mayday 2012

Filed under: General — Lavoratoriscala @ 14:11

Mayday 2012

Anche quest’anno, uno spettro si aggira per il primo maggio: è lo spettro della MayDay. E’ stato un anno di transizione, che con la perenne emergenza della crisi, ha portato a dei cambiamenti strutturali sia sul piano della politica che su quello economico sociale.

Non è necessario fare un lungo elenco, basta ricordare il golpe bianco dettato dai potentati finanziarie con l’instaurazione di un governo tecnico, che – politicamente – sta facendo in pochi mesi ciò che a Berlusconi non era riuscito di fare in anni di (mal)governo.

80 miliardi di finanziaria stanno strangolando l’economia italiana, in nome del pagamento degli interessi alle banche e della finanziarizzazione della vita (smantellamento della previdenza pubblica, ulteriori privatizzazioni del patrimonio pubblico e comune, pseudo liberalizzazioni). Una finanziarizzazione della vita che oramai è un tutt’uno con la precarizzazione della vita. La controriforma del mercato del lavoro, che un parlamento bulgaro, senza opposizione alcuna e con la complicità delle forse di centro-sinistra, sta promulgando, completa definitivamente il disegno di totale subalternità del lavoro e della popolazione agli interessi di pochi speculatori, così come l’inserimento dell’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione completa il processo di asservimento della politica agli interessi finanziari.

Ed è in questo declino, che con il passare degli anni, alcuni aspetti della mayday si sono trasformati. Nata e cresciuta come tribuna di denuncia e luogo di auto-indagine e narrazione, la MayDay si è via trasformata in un luogo di riconoscimento e autorganizzazione. A partire dall’anno scorso – l’anno della Grande Trasformazione – si è trasferita nelle pratiche di tutti i giorni, di lotta di denuncia, di elaborazione e di relazione. Non più pratica di un giorno, ma continuum dell’insorgenza precaria, non solo a livello nazionale, ma sempre più a livello internazionale. Quest’anno decine saranno le Mayday nel mondo e dopo l’incontro dell’Hubmeeting 2.0 svoltosi a Milano decine di città hanno deciso di coordinare i propri sforzi per creare venti giorni di mobilitazione globale contro la crisi, la finanza mondiale, la precarizzazione.

Il primo maggio di quest’anno le Mayday di Lisbona, Amburgo, Bochum, Vienna, Porto, in Europa, di Chicago, Oakland, Miami, New York, Toronto nel Nord America lanceranno le mobilitazioni che termineranno nelle giornate di Francoforte del 17-19 maggio, dopo aver attraversato le piazze del 12 e 15 maggio: i venti giorni che potrebbero sconvolgere l’Europa e il Mondo.
Le pratiche di azione che qualche tempo venivano agite nel countdown della Mayday oggi si sono generalizzate. Percepiamo un ribollire continuo che attraversa i luoghi di lavoro ed i territori. Un ribollire caotico e scomposto, alcune volte cieco, altre volte muto, eppure sempre crescente. Nel territorio metro-lombardo sono decine le vertenze che nelle grandi aziende come in quelle più piccole, nei luoghi garantiti come in quelli precari si accendono sempre più tenacemente. Pensiamo che da questo punto di vista la metropoli milanese stia vivendo una situazione particolare, di lenta ma continua crescita.

In queste settimane questo ribollire ha portato in tante strade la resistenza di lavoratrici e lavoratori allo scippo dell’articolo 18 e alla vergogna della capitolazione dei sindacati confederali.
E’ necessario favorire e ricomporre questa conflittualità differenziata, unire i diversi rivoli per creare un torrente impetuoso e una cascata in grado di travolgere la diga del disegno politico-finanziario che sulla pelle dei precari e delle precarie vuole ribadire e mantenere il proprio potere, la propria ricchezza e garantire la propria perpetuazione. Già la manifestazione del 31 marzo a Milano ha rappresentato un segnale positivo e necessario, anche se non sufficiente per favorire questa ricomposizione sociale.

E’ infatti sulla tematica del superamento della condizione precaria che si gioca la partita. Già da qualche anno la MayDay è ed è stato il momento visibile non solo della resistenza a favore di un illusorio ritorno allo statalismo keynesiano degli anni del dopoguerra ma soprattutto di una capacità propositiva che, grazie alla piattaforma precaria, elaborata nell’ambito del progetto degli Stati Generali della Precarietà, ha fissato alcune indicazioni e proposizioni irrinunciabili e non mediabili:
La condizione precaria è LA condizione del mondo del lavoro e della vita di oggi ed è irrappresentabile dalle forme tradizionali del sindacato confederale, che spesso agita la bandiera della precarietà, in modo strumentale.
La condizione precaria è nomadismo migrante, poiché la condizione lavorativa che, oggi più che mai, rappresenta in modo paradigmatico la condizione precaria è quella del lavoro migrante.
La condizione precaria è trasversale ma non è omogenea e per diventare forza di rottura politico-conflittuale si deve ricomporre.
La ricomposizione e il superamento e della condizione precaria avviene su più livelli; in primo luogo sul piano delle rivendicazioni di un nuovo welfare come precondizione per modificare le condizioni di lavoro e non lavoro, senza per questo rinunciare di un solo millimetro ai diritti sul lavoro e alla necessità della auto/organizzazione di lavoratrici e lavoratori.

Per questo, rivendichiamo
1) Diritto all’insolvenza. Non un euro in più alle banche. Chiediamo il congelamento sino al non pagamento del debito illegittimo, contratto contro gli interessi sociali ma a vantaggio del potere militare, finanziario, potere di sfruttamento. A tal fine chiediamo che venga instaurata una commissione indipendente per l’audit sul debito pubblico: commissione che sperimentiamo nei tanti comitati, locali e nazionale, per l’audit cittadino.
2) Welfare e saperi per tutte e tutti. Chiediamo l’accesso ai beni comuni, naturali (aria, acqua, energia, territorio) e immateriali
(formazione e informazione, conoscenza, socialità, mobilità). Esigiamo la libera circolazione e il libero accesso ai saperi e alla loro
condivisione a prescindere e contro l’esercizio dei diritti di proprietà intellettuale.
3) Abolizione della riforma del mercato del lavoro Fornero-Monti. Chiediamo l’introduzione di un salario minimo, la drastica riduzione degli tipologie contrattuali del lavoro, il ripristino dei diritti fondamentali del lavoro (libertà di azione e rappresentanza sindacale, malattia, maternità, ferie, controllo e dell’orario di lavoro, formazione, una pensione ad un’età decente e liberamente scelta) a prescindere dalle forme contrattuali, subordinate, parasubordinate, autonome.
4) Diritto alla casa e alla vivibilità. Esigiamo una sistema di welfare in grado di garantire una vita autonoma in abitazioni dignitose e in un ambiente salubre e non inquinato. Chiediamo sostegno all’affitto, la riappropriazione degli alloggi sfitti, la possibilità di costruire
cooperative di abitazioni e di social-housing. Sosteniamo la pratica delle occupazioni degli spazi come forma di liberazione sociale e ci opponiamo a qualsiasi occupazione militare di territori per finalità diverse da quelle stabilite dalla popolazione locale (vedi Val Susa) e a qualsiasi sgombero. Ci battiamo contro la poltica e l’economia dei “grandi eventi”, come Expo2015, dannosi per i territori e per la partecipazione politica e sociale; chiediamo il rispetto dell’ambiente e quindi dei risultati del referendum dello scorso anno su acqua e nucleare.
5)Reddito di base incondizionato per tutte e tutti. Chiediamo un unico ammortizzatore sociale, il reddito di base incondizionato, come remunerazione della nostra vita socialmente produttiva e sempre più espropriata a fini privati. Esigiamo il diritto alla scelta del lavoro e non il solo diritto al lavoro come scelta di libertà e di auto determinazione, contro ogni forma di subalternità, controllo sociale e discriminazione di genere, di orientamento sessuale e di etnia.

E’ con queste parole d’ordine che ci apprestiamo ad attraversare le calde giornate di maggio e a vivere la Mayday e le azioni che la corroborano come un trampolino di lancio per nuove lotte e nuove conquiste.

Le precarie lavoratrici e i lavoratori precari non hanno nulla da perdere, ma solo un mondo da conquistare.

25 Aprile 2012

Il nuovo statuto e il gioco delle carte del Cda.

Filed under: General — Tag: — Lavoratoriscala @ 13:52

Notizie varie dalla stampa

II Ministro Ornaghi al Teatro alla Scala ha incontrato la presidenza della Fondazione ed il Sovrintendente a seguito della concessione dell’autonomia e dell’approvazione dello Statuto.

Bruno Ermolli  il vice presidente è impegnato nel lavoro di fund raising. Il nuovo Cda arriverà entro maggio e la settimana prossima si conosceranno i nuovi membri disegnati dal Mibac . I due consiglieri adesso in carica Ponzellini e Micheli rimarrebbero fuori.

McKinsey che parla di gestione non proprio efficiente.

Il Cda in scadenza ha finalmente visto il rapporto McKinsey sui conti del teatro. Le osservazioni degli americani: aumentare l’efficienza, costi fissi troppo alti. E i suggerimenti: razionalizzare e rivedere il contratto dei dipendenti. Mica poco, anche se la palla ormai passa di mano al prossimo cda. E proprio sul nuovo board restano dei dubbi, non solo su chi sarà il nuovo socio privato, ma anche sulla presenza della Provincia di Milano (il cui contributo non compare nel budget 2012). Replica Palazzo Isimbardi: «Stiamo compiendo un’analisi seria sulla possibilità di mantenere la nostra presenza in base ai vincoli dettati dal patto di stabilità». Mistero anche sui nomi dei due consiglieri del ministero.

Governo e enti locali si preparano a indicare i nomi dei nuovi rappresentanti del consiglio di amministrazione, che passa da 9 a 11 (5 soci pubblici, oltre al sovrintendente e 5 privati).

I nomi dei rappresentanti del Mibac arriveranno nel giro di una settimana, la prima riunione del nuovo cda della Scala entro un mese: i termini temporali indicati dal sindaco e presidente della Fondazione Giuliano Pisapia per il nuovo board del Piermarini.

La grande incognita è rappresentata dalla Provincia che deve comunicare la sua decisione, anticipata da rumors che la danno uscente, se rimanere o uscire dal board. Attualmente Palazzo Isimbardi, rappresentato dal presidente Guido Podestà, siede come socio fondatore, a fronte di un contributo di 5,2 milioni di euro base più 1,5 annuali. Due le possibilità: uscire come socio fondatore ma rimanere come ente locale (mantenendo un posto nel cda) a patto di garantire il contributo di 3 milioni di euro per i prossimi tre anni. Se uscirà completamente lascerà il posto a un nuovo socio privato, che dovrà impegnarsi a versare dunque, all’ingresso, 6,7 milioni di euro( e 3 per tre anni)
Mistero sui nomi che sostituiranno i membri di nomina governativa Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm e Francesco Micheli. Un’unica certezza: «un ministro nomina i suoi rappresentanti e va quasi da s´ che un altro ministro ne nomini altri». Difficili, dunque, le riconferme. Ornaghi ha poi delineato l’identikit dei consiglieri ideali: «una persona di prestigio nella vita civile ed economica milanese, di comprovata esperienza e quindi di una certa età» e «una figura meno prestigiosa, nel senso di meno nota, più giovane e dal profilo essenzialmente tecnico».

Teatro alla Scalavedi sotto pdf dello statuto

Statuto

19 Aprile 2012

Autonomia: il golpe lirico-scaligero

Filed under: General — Lavoratoriscala @ 15:18

Passa d’autorità l’autonomia e lo statuto speciale della Scala, senza nessun confronto con le parti sociali. Progettato nelle stanze segrete delle banche della direzione generale e del ministero (Mibac), nessuno sa cosa succederà di noi e cosa c’è scritto. I banchieri del C.D.A scaligero hanno messo a punto la scalata definitiva? Di certo c’è, che i mercanti si sono accomodati nel tempio. Quegli stessi mercanti che vivono di speculazione e sono i responsabili della crisi dell’Italia e della sua corsa verso il baratro.

Da sempre ci battiamo e ci batteremo contro la privatizzazione della Scala.      

Nel 2010 con la legge 100, la famigerata legge Bondi, le fondazioni Lirico Sinfonico possono diventare” autonome” se : per 5 anni consecutivi ottengono il pareggio di bilancio e se c’è un consistente apporto dei privati. Oggi , con una delibera ministeriale viene autorizzato il distacco della Scala dal contratto nazionale che raggruppa le tredici fondazioni lirico sinfoniche poiché gli  obiettivi sono stati raggiunti dal nostro ente e approvati dal Ministro  Ornaghi ( Min. della Cultura e rettore  dell’università “Sacro Cuore”di Milano).

L’autonomia significa che la Scala accederà qualsiasi cosa accada a un finanziamento statale,  certo, triennale. Per l’esattezza rimane invariata la” percentuale” di finanziamento sul budget complessivo del Fus. Sia che il finanziamento aumenti, ma anche se diminuisca. L’ottimismo permette comunque di programmare tre stagioni.
Il regolamento speciale in cambio della suddetta “concessione “ stacca la Scala dal contratto nazionale per fare un contratto aziendale. Un contratto a sé.
Dal punto normativo il distacco permette anche di liberare dal divieto imposto dalla legge 100 gli artisti e i lavoratori da eventuali secondi lavori. Gli artisti potranno tornare ad esibirsi  fuori dal teatro sia per iniziative di beneficenza sia come secondo lavoro. Alla Scala, si ricorda che, la filarmonica è un secondo datore di lavoro. Sarà per questo che i musicisti non si strappano il frac di fronte a questa deriva filofiat? O hanno dovuto subire, come noi pensiamo, il grande  ricatto? Sarebbe vergognoso.
La grande novità è che si alterano i rapporti di forza dentro il CDA tra pubblico e privato, e la mission della Scala. Se si legge il Corriere di ieri :“La Scala potrà svolgere «attività commerciali ed accessorie» in misura ancora maggiore: si aprirà a maggior merchandising diretto e potrà continuare a svolgere operazioni «finanziarie, mobiliari e immobiliari» compresa la «partecipazione a società di capitali”.
Il regolamento speciale:
Nessuno ha mai conosciuto cosa c’è scritto dentro il regolamento e nello statuto speciale che è stato partorito segretamente dal CDA, dai suoi noti banchieri e dalla direzione generale della Scala.
Il sindaco Pisapia presidente del C.D.A. che è entusiasta probabilmente lo conosce. Noi lavoratori, e le componenti sindacali interne e nazionali, non sanno niente e non sono mai stati coinvolti alla discussione da nessuno, nonostante fosse previsto nella legge 100. E nulla sa di sicuro il Consiglio del Comune, che è proprietario dell’immobile. Se veramente come sta venendo a galla, la maggior parte dei soci saranno i privati il futuro commerciale e da business come descritto dal Corriere è spianato. Se poi noi lavoratori verremo trattati come alla fiat lo scopriremo a breve.
Contro l’autonomia creata dalla legge 100, che di fatto separa in teatri di serie A e B le fondazioni lirico sinfoniche nazionali, vi è una contestazione al Tar da parte della Cgil. Anche il sindacato Nazionale dei musicisti Fials contesta al Tar del lazio la questione del doppio lavoro impedito dalla legge 100. Soprattutto per queste ragioni il ministero non aveva dato ancora, quel parere favorevole che invece ha dato ieri sera. Non vi è ad oggi sentenza del Tar. Sia l’opera di Roma che Santa Cecilia sono già diventate  fondazioni autonome attraverso il decreto Roma capitale a fine 2011.
 E’ stato gridato allo scandalo. Non a difesa dell’unità culturale  ’Italia di cui tutti si riempono la bocca mentre si commuovono ascoltando Verdi. Ma perché non fu data anche alla Scala.
L’Italia unita dalla cultura è fatta a pezzi con questa riforma perché gli enti meno forti saranno aggrappati a esigui finanziamenti di stato e tenderanno a fallire come sta succedendo a Genova ( in cassa integrazione, unico teatro al mondo) , a Firenze a Trieste a Bari e a Cagliari. Tenerli insieme attraverso il contratto nazionale assieme  alla Scala oltre all’aspetto solidaristico rafforza la Scala da sempre stella polare del firmamento sinfonica e che ora brillerà lontano e più piccola.

In conclusione tornando al golpe alla Scala : aumentare il peso politico del finanziere Micheli, inventore di MI.TO, marito dell’ambiziosa Sovrintendente di Firenze Francesca Colombo e sponsor del candidato sindaco Pisapia è più di un sospetto. Se il costo di questo scambio di bassa lega è la perdita del controllo pubblico della Scala è qualcosa di ben più grave dei problemi riguardanti il controllo dell’assetto azionario di A2A o della Sea, per l’immagine del comune e della città di Milano.

Uno scippo bello e buono del gioiello di famiglia più prezioso.

Coup de théâtre:
-Il giorno prima del golpe, il ministro Ornaghi si è accomiatato da un convegno Cgil dicendo di esser contento di aver bloccato l’applicazione dei regolamenti speciali perché li considerava sbagliati. La sera magicamente invece decide l’esatto opposto.
-Monsieur Lissner, il nostro Sovrintendente, allo stesso convegno aveva fatto un intervento a difesa del controllo pubblico e lamentava il bisogno di maggiori risorse pubbliche poichè al contrario “l’aggressione “dei privati sarebbe stata inevitabile. Oggi è commosso di questa delibera per decreto. Dice “Si è realizzato un sogno”.
-Il nostro sindaco Pisapia, “il bello addormentato” fino a ieri sulle questioni scaligere, oggi esulta. Questo la dice lunga sul perché non abbia mai voluto incontrarci, nonostante innumerevoli tentativi giunti quasi al pedinamento. Oggi capiamo perché ci abbia evitato, come del resto le altre OO.SS., come la peste.

Grazie da parte di chi ama la Scala e ha la fortuna forse, ancora per poco di lavorarci dentro e fare sindacato non riconosciuto dall’azienda. Come avviene oggi alla fiat con la fiom.

                                         Confederazione Unitaria di base.                                                                 logo CUB

18 Aprile 2012

Ministero: “Riconosciuta l’autonomia al Teatro alla Scala”

Filed under: General — Lavoratoriscala @ 09:37

Lissner

Il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli, e il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi, hanno sottoscritto il decreto interministeriale che attribuisce alla Fondazione Teatro Alla Scala di Milano il riconoscimento di forma organizzativa speciale, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 2011, n. 117. Contestualmente è stato approvato il nuovo statuto della Fondazione Lirico- Sinfonica.

“Ancora un passo e ci avviciniamo pericolosamente alla privatizzazione”, aveva detto il sovrintendente Stáphane Lissner a un convegno organizzato dalla Cgil sulla situazione della cultura e dello spettacolo a Milano, ribadendo quello che è uno dei suoi punti fermi da quando è arrivato a Milano nel maggio del 2005: la Scala è un teatro pubblico e, come tale, deve poter contare sulla maggioranza di fondi pubblici”.

Lissner ha ricordato che nel 1998 il 61% del bilancio scaligero arrivava dalle istituzioni pubbliche, ma la percentuale è scesa nel 2011 al 47% e quest´anno si è assestata sul 37,5%. Il resto viene dai soci privati (circa 30%) e dai ricavi propri (abbonamenti, vendita dei biglietti per il 35%), più altre entrate. Dunque, in un certo senso, la privatizzazione è già avvenuta. E non è un caso che, con la modifica dello statuto, si aggiungerÖ un nuovo consigliere di amministrazione che sarà espressione dei privati (quattro saranno nominati dalle istituzioni pubbliche, quattro dai privati). Il sovrintendente aveva già lanciato l´allarme a febbraio, oggi sottolinea che ‘il contributo dello Stato, della Provincia, del Comune e della Regione rappresenta il 37,5 %. Questa è la realtà di oggi. In Europa la struttura meno sovvenzionata ha il 50% dei contributi pubblici. Anzi, la Scala paga più tasse (36 milioni) del contributo che riceve (30 milioni)”.

16 Aprile 2012

Amianto: La terza vittima ufficiale del Teatro Alla Scala.

Filed under: General — Tag: — Lavoratoriscala @ 01:48

Salvatore Palombi è morto per mesotelioma, da un anno aveva contratto la malattia tipica di chi è stato esposto all’amianto.
Lavorava alla Scala dal 1989, dapprima nella cooperativa della squadra trasporti per il deposito delle scene di via Caporizzuto e Figino, poi negli anni 90′ nei laboratori per la movimentazione e trasporto delle scene situato nel quartiere della Bovisa. Dopo il trasloco all’Ansaldo dei laboratori scaligeri in via Bergognone nel 2001, il suo lavoro si era svolto presso la portineria dello stabile. A Milano sembra abbia lavorato in aziende fortemente inquinate dalla fibra killer. Questo però e da verificare e non scagiona completamente una possibile contaminazione all’interno dei locali del teatro, ne cambia il sentire della nostra indignazione.

Il dispiacere, la rabbia e l’impotenza ci danno la forza per continuare ad andare avanti con la nostra lotta. Siamo vicini alla sofferenza provocata alle loro famiglie e amici da un male che si poteva evitare.

Powered by R*