Tutino(Anfols): lavoriamo sulla riforma ma il governo non ci ascolta ROMA – 23 LUGLIO –
Più di una voce, all’interno del governo e degli operatori dello spettacolo, quando affronta l’argomento Fus, mette anche l’accento sulla opportunità della riforma non solo di tutto il settore, ma in particolare delle fondazioni liriche, riforma che le stesse fondazioni ritengono necessaria, come ci dice il presidente dell’Anfols e sovrintendente del Comunale di Bologna, Marco Tutino “L’Anfols sta preparando un grande lavoro di proposte tecniche sia sul piano contrattuale – tema che sicuramente influenzerà moltissimo il futuro delle fondazioni lirico-sinfoniche , perché il rapporto di lavoro con i nostri dipendenti è centrale – sia sul piano legislativo per la ristrutturazione del nostro sistema. Sono proposte innovative, e anche in qualche caso rivoluzionarie. In tutto ciò, notiamo con dispiacere che l’interlocuzione con il governo su questi temi è molto diluita rispetto al passato".
"Non ci sembra – aggiunge Tutino – che la voce dell’Anfols e il nostro contributo siano tenuti nella considerazione che meritano. Non abbiamo una seria interlocuzione e, soprattutto, un confronto. Questa fase del lavoro non prevede un rapporto burocratico , ma un rapporto reale di confronto sulle possibilità e sui contenuti che stiamo elaborando. A me sembra che la posizione dei sovrintendenti sia molto chiara: reintegro del Fus e , se possibile, sua equiparazione ai livelli della media europea. Quella dell’Anfols , però, non è solo pura richiesta di fondi, ma di un cambiamento del sistema. Altrimenti, qualsiasi tipo di aumento di risorse non potrà che essere sprecato in una macchina profondamente sbagliata e non funzionale”.
Arrivare ad una media europea può essere un obiettivo per il Fus. A quale somma dovrebbe mirare lo spettacolo italiano?
“Ritengo corretta l’indicazione del presidente dell’Agis, Alberto Francesconi : 700 milioni sono quelli che mediamente gli stati più evoluti mettono a disposizione della cultura”.
Perché le proposte che l’Anfols sta elaborando sono rivoluzionarie?
“Stiamo studiando modalità produttive ed organizzative che si discostano fortemente dal passato. Comportano strategie di consorzio delle fondazioni lirico-sinfoniche e di dislocamento delle funzioni produttive in modo da renderle comuni , con servizi condivisi che possano agire per più teatri”.
Parliamo anche di coproduzioni?
“Certamente . Ma precisiamo: le coproduzioni, se lasciate alla volontà dei direttori artistici o dei sovrintendenti in maniera sporadica e occasionale, non funzioneranno mai. Noi dobbiamo creare una struttura che le produca, che sappia organizzarle e gestirle. Dobbiamo, quindi, costruire sistemi”.
Cosa risponde ai tanti che mettono il dito sul fatto che le fondazioni lirico-sinfoniche assorbono quasi la metà del Fus e oltre tutto sono fonte di sprechi?
“Le nostre strutture assorbono la maggior parte delle risorse perché hanno personale stabile . Da ciò deriva un evidente impegno a garantire il mantenimento dell’occupazione. Sugli sprechi, in qualche caso è vero, c’è stata nel passato una certa connivenza tra un’interpretazione del ruolo della sovrintendenza e la gestione consociativa delle fondazioni. Credo che questo aspetto stia sempre più scomparendo. Stiamo riuscendo a indicare uno strada diversa al nostro interno per far sì che le nostre macchine funzionino nell’ottica del risparmio possibile”.
Punto fondamentale della riforma è anche il nuovo contratto di lavoro, altro tavolo su cui state lavorando. A che punto siete?
“Il contratto di lavoro è una sfida molto grande che non può non prevedere al suo interno dei cambiamenti sostanziali, profondi, circa le modalità d’impiego del nostro personale . Una parola per tutte è flessibilità. Estrema flessibilità nell’organizzazione del lavoro, degli orari, della gestione delle masse artistiche. L’interlocuzione con i sindacati è avviata in maniera molto positiva, abbiamo appena avuto un incontro e già abbiamo calendarizzato i prossimi. C’è una proposta concreta dell’Anfols che abbiamo consegnato alle organizzazioni sindacali. Il tavolo è partito , e questo lo giudico un passo molto positivo”.
A questo punto cosa manca per andare avanti?
“Manca il governo come interlocutore. Ho l’impressione che non ci si voglia confrontare sulla strategia , sulla politica futura . Nello stesso tempo penso che non si possa non tener conto oggi del contributo dei sovrintendenti che stanno lavorando alla riforma delle fondazioni”.
Non riuscite ad avere incontri con il governo? Non era stato istituito un tavolo di lavoro?
“Gli incontri vengono dati con il contagocce, francamente in maniera molto formale e burocratica. Ritengo che su questa questione si debba rispettare l’interlocutore e si debba dire anche se si vuole aprire un tavolo vero, non semplicemente di facciata. Finora il tavolo al ministero si è riunito una sola volta. Mi sembra poco; non abbiamo nemmeno parlato con il direttore generale”.