Tre gravi incidenti negli ultimi mesi sono apparsi eccessivi al Direttore Generale del Teatro alla Scala. Da qui l’iniziativa di scrivere una lettera ai capi reparto, ai vice e ai capi squadra.
L’avvio è interessante: si riconosce che gli incidenti avrebbero potuto provocare la compromissione dell’attività del teatro e quindi, indirettamente, si ammette che gli esposti alla Asl e la forte esposizione mediatica erano giustificati.
Ricordiamo che il sindacato CUB ha inviato alla Asl tre esposti, di cui l’ultimo per il caso del paretone crollato. In precedenza gli esposti volevano prevenire gli incidenti: il pericoloso allestimento di Turandot in cui le violazioni nell’uso dei ponti è costato 13mila euro di multa; il Don Giovanni in cui i ponti in movimento con gli artisti sono oggetto di verifica della normativa nel frattempo modificata. In ogni caso il bilancio dei nostri esposti è positivo: a fine febbraio, il responsabile del Servizio Prevenzione della Asl di via Statuto ci ha informato di aver prescritto che ogni allestimento scenico dovrà essere autodiagnosticato mediante il Documento di Valutazione dei Rischi previsto dal D.Lgs. 81/08. Significa che la Direzione Generale dovrà indicare i rischi previsti, darne informazione ai lavoratori, indicare cosa intende fare per prevenire gli incidenti.
Ma a questo punto, invece, cosa scrive il Direttore Generale ai capi?
Compie una autodiagnosi sui 3 incidenti e si autoassolve, arrivando a “formulare un giudizio di sostanziale positività sugli adempimenti previsti” nel D.Lgs. citato. Poi richiama al corretto comportamento e alla diligenza nello svolgere il proprio lavoro. Dichiara che dalle verifiche effettuate risulta che tutti i casi sono dovuti a leggerezze, disattenzioni e negligenze degli operatori di palcoscenico. Non è finita: i capi vengono accusati di omertà per non aver consentito di individuare i responsabili degli incidenti.
Questo atteggiamento ha solo un termine per essere definito: SCARICABARILE.
La cultura della sicurezza viene ridotta a responsabilità e attenzione dei lavoratori. Nulla viene richiamato sulle condizioni oggettive in cui si opera: progetto realizzabile, attrezzature, spazi disponibili, tempi, qualità dell’ambiente.
Alla Direzione Generale tutto questo non interessa. Traspare una allarmante superficialità sotto la quale si nasconde arroganza e intimidazione. Questo atteggiamento, oltre a essere contrario alla cultura della sicurezza, denota astio contro i lavoratori e insofferenza contro il sindacato; risulta inoltre nocivo all’immagine e al futuro del teatro alla Scala, dato il ruolo che detiene nel panorama mondiale.
I lavoratori della CUB, come è diritto di tutti i lavoratori, saranno ben attenti a verificare la qualità della Valutazione dei Rischi per i prossimi allestimenti: prima e per prevenire ulteriori incidenti.
Pierluigi Sostaro Responsabile Salute e Ambiente di Lavoro Cub
La lettera inviata dal direttore generale del teatro alla scala.
vedi articolo del fatto quotidiano del 14 marzo 2012 e post precedenti.
.Sicurezza sul lavoro, La Scala di Milano “osservata speciale” della Asl
← Incidente sul lavoro al teatro alla Scala
Posted on 2011/06/17 Turandot-alla-scala-sanzioni-dellasl-per-un-esposto-della-cub/.Continue reading →
QUANTO COSTA IL FERRO? Posted on 2011/04/10
VEDI IN PDF GLI ESPOSTI FATTI ALL’ASL PER PROBLEMI DI SICUREZZA DURANTE LE RAPPRESENTAZIONI DI DONNA SENZ’OMBRA,TURANDOT E DON GIOVANNI.
Esposto all’ASL incidente donna senz’ombra
bene ! letto. A parte il fatto che traspare una maggior preoccupazione rivolta all’immagine del teatro agli occhi dei media, più che all’incolumità dei lavoratori stessi. Seconda cosa , cita :…. che dalle verifiche fatte risulta che le cause a tali incidenti sono da attribuire alla negligenza dei capi reparto…Chi ha svolto queste verifiche? vogliamo i nomi e i verbali sottoscritti dei “verificatori”. Vogliamo anche (lo ripeto da molto tempo ormai ) tutte le documentazioni relative ai collaudi dei ponti avvenute in sede di riapertura della Scala ristrutturata , sicuramente ci saranno, ammesso che siano state fatte (sapete che penso sempre male), quale ente esterno si è preso carico di firmare i nulla osta ? quale ente esterno ha eventualmente sottoscritto i documenti relativi a tali collaudi?
Perchè spesso in palcoscenico vengono utilizzate scene costruite in pesante ferro, quando il palcoscenico non è in grado di sopportare tale peso?
A quali ditte ci si rivolge per l’acquisto di tali strutture?
(ovviamente quando non sono produzioni già esistenti in altri teatri)
A tutte queste domande qualcuno ha il dovere di rispondere!
Grazie .
Commento by bruno gaudenzi — 26 Marzo 2012 @ 23:38
Ma la multa la Scala per colpa di chi l’ha presa? dei lavoratori? Ahahahaha!!!
che faccia di tolla che ha il General Direktor…
Commento by Anonimo — 27 Marzo 2012 @ 02:19
27/03/12 IL FATTO QUOTIDIANO LA SCALA. PROTESTA DEI LAVORATORI, RISCHIA VASCO
LA SCALA protesta dei lavoratori, rischia Vasco L a protesta contro la riforma del lavoro contagia anche i lavoratori del Teatro Alla Scala di Milano. Ieri la segreteria Slc-Cgil, Rsa e Rls ha proclamano uno sciopero per il giorno 31 marzo contro le modifiche all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e in risposta alla lettera firmata dal direttore generale Maria Di Freda in materia di infortuni sul lavoro. La missiva in questione, inviata ai responsabili e ai capi squadra tecnici, secondo la rappresentanza sindacale degli artisti, “scarica ogni responsabilità degli incidenti avvenuti in palcoscenico negli ultimi mesi sugli operatori stessi, anziché riconoscere gli errori di programmazione e organizzazione” della direzione. Sullo sfondo c’è anche un altro problema: quello del divieto per gli orchestrali di svolgere attività esterna. Nonostante le dichiarazioni solidali con gli orchestrali del maestro Daniel Barenboim e del direttore artistico Stéphane Lissner, resta agitata la situazione riguardo all’attuale divieto previsto dalla legge. Rischia così di saltare l’attesa prima del balletto “L’altra metà del cielo” con le musiche di Vasco Rossi. Nei giorni scorsi il rocker di Zocca aveva pubblicato su Facebook un’anteprima “abusiva” di un brano della colonna sonora. ***
Commento by Anonimo — 27 Marzo 2012 @ 10:10
7/03/12 GIORNALE MILANO SCALA, SCIOPERO CGIL: A RISCHIO LA PRIMA DI VASCO – BRACCIO DI FERRO ALLA SCALA LA CGIL ANNUNCIA SCIOPERO E LA PRIMA DI VASCO “BALLA”
BRACCIO DI FERRO Scala, sciopero: a rischio la prima di Vasto L’articolo 18 e (soprattutto) il braccio di ferro con la direzione del teatro sulla sicurezza.
I lavoratori della Scala si riuniranno oggi in assemblea alle 17 e minacciano uno sciopero il 31 marzo, quando alla Scala debutta il balletto su musiche di Vasco Rossi. Il Blasco giovedì sarà a Milano, all’Accademia della Scala per consegnare borse di studio alle ballerine. Chissà che per allora le diplomazie non abbiano fatto il loro corso. Mai nervi tra sindacati e vertici sono tesi, dopo la lettera del direttore generale ai capi-reparto per ribadire che le ultime tragedie sfiorate sono colpa di inadempienze e leggerezze dei lavoratori. Chiara Campo a pagina 6 A RISCHIO Sabato Io spettacolo sui brani del rocker Braccio di ferro alla Scala la Cgil annuncia sciopero e la prima di Vasco «balla» Dopo gli ultimi incidenti è scontro sulla sicurezza: per il direttore del teatro la colpa è dei lavoratori LA LETTERA II dg ai capi-reparto: «Tutti i casi sono nati da negligenze e leggerezze» Chiara Campo • «L’altra metà del cielo». Brani del libretto: «Albachiara», «Brava Giulia», «Delusa», «Sally». Vasco Rossi sbarca alla Scala con un balletto in quattro atti creato sulle musiche del rocker di Zocca. Le canzoni più celebri del Blasco rilette e arrangiate per l’orchestra di CelsoValli, corpo diballo guidato da Martha Clarke. Fanin delirio e occhi puntati al Piermarini per il debutto del 31 marzo. Che rischia già di saltare, visto che i sindacati ieri hanno proclamato un giorno di sciopero sabato prossimo. Oggi alle 17 Ia Cgil ha indetto un’assemblea nella sala grande del teatro, sarà presente ilk segretario nazionale della Slc-Cgil Emilio Miceli e all’ordine del giorno c’è l’articolo 18 ma- soprattutto – la«provocatoria lettera inviata ai responsabili e I SINDACATI Oggi alle 17 assemblea: agitazione contro Art.18 e chi «scarica le colpe» ai capi squadra dal direttore generale della Scala, Maria Di Freda, che scarica ogni responsabilità degli incidenti avvenuti in palcoscenico negli ultimi mesi sugli operatori stessi anzichè riconoscere gli errori di programmazione e organizzazione». La nota di protesta della Cgil e Rsa è accompagnata dalla convocazione dello sciopero e non esclude «ulteriori forme di lotta» che saranno discusse oggi in assemblea. La lettera a cui fanno riferimento i sindacalisti è quella datata 22 marzo e firmata dal direttore generale della Scala ai responsabili e capi squadra del reparto Macchinisti,Meccanici, Elettricisti e Attrezzisti. Di Preda puntualizza che «negli ultimi mesi, da ottobre scorso a marzo 2012, si sono verificati tre incidenti che avrebbero potuto avere conseguenze gravissime: i danni irreparabili che avrebbero potuto arrecare alle persone che operano in palcoscenico (artisti, ospiti e dipendenti) avrebbero potuto compromettere addirittura la prosecuzione dell’attività del Teatro alla Scala». II 23 ottobre è letteralmente crollatala scenografia durante la prova generale de «La donna del lago». Il7marzo durante le prove di allestimento luci della«Donna senz’ ombra» un fondale di circa 12 metri per 15 si è staccato improvvisamente schiantandosi sul palco. Tragedia sfiorata e il teatro se l’è cavata con duemila euro di multa ma la Confederazione unitaria di base ha denunciato l’incidente all’Asl (oltre a chiedere un incontro al sindaco Giuliano Pisapia, che è anche presidente della Fondazione della *** Scala, per fargli capire di che rilevanza è il problema della sicurezza dei lavoratori). Ma dopo l’ennesimo incidente il teatro dovrà stilare un documento di rischio da far valutare all’Asl prima di ogni spettacolo. Nella lettera ai capi reparto Maria Di Freda puntualizza che i casi «hanno determinato denunce e esposti, una forte e negativa esposizione mediatica e una condivisa preoccupazione fra tutti i settori del teatro». Ma sono stati anche «l’occasione perla direzione del teatro per fare un’autodiagnosi anche critica circa gli adempimenti di legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro». E il giudizio è «di sostanziale positività». Tuttavia ogni sistema integrato non può «prescindere dal corretto comportamento e dalla diligenza nello svolgere il lavoro a tutti i livelli da parte di ciascuno, al di là di qualsiasi norma e protocollo». E parte la critica agli operatori: «Dalle verifiche effettuate» risulta che natigli incidenti che si sono verificati «sono dovuti a leggerezze, disattenzioni e negligenze degli operatori di palcoscenico». Ma le risposte dei capi «sono state generiche ed evasive e non hanno per tanto consentito l’individuazione delle responsabilità personali dei lavoratori e di chi ha impartito gli ordini». Sottolinea che i responsabili sono «tenuti ad assicurare» che le operazioni «avvengano in assoluta sicurezza» e hanno «l’obbligo di intervenire» e «segnalare preventivamente alla direzione situazioni che possano compromettere tale irrinunciabile condizione», sia quando derivi da «oggettiva difficoltà produttiva» sia «da errati comportamenti soggettivi» consapevoli della «responsabilità che» ai diversi livelli «ciascuno è tenuto ad assumersi». Parole pesanti. I sindacati oggi prepareranno un piano di difesa. E intanto lo show del Blasco «balla». Giovedì è atteso per la presentazione alla stampa, ci sarà anche il sindaco Pisapia. E chissà che per allora le diplomazie non avranno fatto il loro corso.
Commento by Anonimo — 27 Marzo 2012 @ 10:35
Certo, La Scala non è il teatro di Concorezzo, ma proprio per questo…
superando.eosservice.com
«Proprio perché La Scala è un luogo unico e speciale – scrive Marco Rasconi, presidente di LEDHA Milano (Lega per i Diritti delle persone con Disabilità) – ci aspetteremmo una maggior apertura al dialogo e una maggior disponibilità, per far sì che anche le persone con disabilità potessero godere appieno dell’offerta culturale esclusiva che La Scala stessa propone»: ripercorriamo insieme alla LEDHA le tappe di una vicenda discriminatoria nei confronti di una persona con disabilità, da parte di una delle istituzioni culturali italiane più celebri nel mondo – La Scala di Milano, appunto – alla quale sembra quanto meno doveroso chiedere una maggiore apertura al confronto
Il Teatro alla Scala di Milano
Il Teatro alla Scala di MilanoIl 21 febbraio scorso – nel proprio sito di informazione e approfondimento (Persone con disabilità.it) – la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), pubblica un articolo intitolato Alla Scala con la scuola: dov’è l’integrazione?, che chiama in causa una delle istituzioni culturali italiane più celebri nel mondo – La Scala di Milano, appunto – in riferimento alla lettera ricevuta dalla mamma di Alessia, 15 anni, tetraplegica, cieca e con un grave deficit cognitivo.
Questo il testo della nota pubblicata dalla LEDHA: «Il professore di musica di Alessia ha deciso di portare la classe ad un concerto pomeridiano organizzato nell’ambito di una promozione rivolta a giovani ed anziani. Alessia viene accompagnata dalla mamma. Giunti al teatro, la Responsabile del coordinamento tra la Scala e le scuole segnala di non essere stata avvisata della presenza di Alessia e sottolinea la fortuna dovuta al fatto che Alessia è l’unica in carrozzina presente in sala, perché se se ne fosse presentata una seconda, si sarebbero visti costretti, loro malgrado, ad accoglierne una soltanto.
Per motivi di sicurezza vengono fatte accomodare oltre l’ultima fila della platea su un corridoio in pendenza, lontane dai compagni di classe. Dopo alcuni “vocalizzi” di Alessia vengono accompagnate fuori ed invitate a seguire la rappresentazione da uno schermo nel foyer.
La mamma di Alessia, al termine del secondo brano in repertorio, decide di mettere fine a quella che considera un’assurdità. Venendo meno l’acustica del teatro e la vicinanza dei compagni, realizza che il tutto aveva perso di significato. Veste Alessia e saluta. Subito dopo l’accaduto la mamma di Alessia ha chiesto chiarimenti al teatro, tramite un’e-mail che riportiamo qui di seguito, a cui, solo dopo un sollecito, hanno risposto che… risponderanno quanto prima. Era il 2 febbraio…
Nell’episodio riportato vi sono gli estremi per una causa di discriminazione. La Signora non ha intenzione di procedere legalmente, ma l’auspicio è che il teatro le risponda rapidamente e metta in atto procedure volte all’eliminazione di eventuali discriminazioni. Il motivo che spinge la mamma di Alessia a raccontare l’accaduto è che ne possa nascere una riflessione costruttiva: “Senza che il Teatro alla Scala debba rinunciare alla tradizione che ne ha fatto la storia – ha scritto nella sua e-mail -, credo sia fondamentale che si apra al mondo che è rappresentato anche da persone disabili, siano esse in carrozzina oppure no. Credo che non sia dignitoso relegare una carrozzina oltre l’ultima fila della platea su un corridoio in pendenza. Il Cine Teatro San Luigi di Concorezzo (il paese nel quale fortunatamente risiediamo), nato come cinema dell’oratorio, ha provveduto a rimuovere due poltrone nella file centrali della platea per poter alloggiare eventuali carrozzine, permettendo così alle persone non deambulanti di poter sedere accanto all’amico, al compagno. Questo mi sembra un grande e concreto gesto di civiltà. Credo sia inaccettabile pensare di respingere all’ingresso una persona in carrozzina se all’interno del teatro ne è già presente un’altra”.
“L’episodio verificatosi alla Scala – spiega l’avvocato Gaetano De Luca del Servizio Legale LEDHA – costituisce un’evidente discriminazione vietata dalla legge e pertanto è auspicabile che i responsabili del teatro adottino tutte le misure necessarie affinché episodi simili non riaccadano”».
A corroborare le dichiarazioni di Gaetano De Luca, la LEDHA ne presenta anche, subito dopo, un’ampia ricognizione legale, disponibile cliccando qui.
Il 23 febbraio arriva la risposta dalla Scala, a firma di Carlo Maria Cella, Capo Ufficio Stampa, che scrive alla Federazione lombarda: «Gentile LEDHA, vengo a conoscenza del caso di Alessia solo ora e cerco di rispondere in maniera serena e circostanziata. Il teatro alla Scala rispetta tutti gli obblighi di legge riguardo all’accesso delle persone diversamente abili, ma essendo un edificio progettato e costruito nel 1778, e come tale protetto dalla Soprintendenza alle Belle Arti, dispone di soli due posti a fondo sala per carrozzine, che vengono regolarmente occupati quasi tutte le sere. Appunto per questo, è necessaria notizia della presenza di persona diversamente abile: la mamma di Alessia ammette che questa presenza non era stata segnalata, e il direttore di sala ha semplicemente evidenziato la fortuna di non avere già occupato tale spazio. Questo non mi sembra discriminatorio. Infatti Alessia è entrata. La mamma di Alessia lamenta la sistemazione su un “corridoio in pendenza”, “lontano dai compagni”; ma appunto quello è l’unico spazio disponibile, segnalato e concesso dalla Soprintendenza e dagli organi di vigilanza. Il paragone con il teatro che lei cita è del tutto inappropriato: quel che è possibile in un teatro “normale”, non lo è appunto alla Scala. In platea non è possibile alloggiare carrozzine, e del resto ciò non avviene in alcun teatro d’opera. La lontananza dai compagni era inevitabile. La mamma di Alessia lamenta di esser stata allontanata dopo alcuni “vocalizzi” della ragazza. Ma questo è un altro tipo di problema. In un luogo in cui un ascolto concentrato e silenzioso è parte costitutiva dell’esperienza, nessun rumore, commento o suono dalla platea può essere ammesso. E anche questo non rientra in alcuna forma di discriminazione: fa semplicemente parte dei “codici” cui qualunque spettatore è tenuto al rispetto. Lo impone la difficoltà della musica che alla Scala si propone, lo chiedono in primo luogo gli artisti chiamati a uno sforzo di concentrazione assolutamente fuori del comune, lo possono pretendere tutti gli altri spettatori, che pure hanno un diritto acquisito. Non riesco veramente a ravvisare alcuna forma di discriminazione in quanto è avvenuto».
E arriviamo ai giorni scorsi, con la nota prodotta da Marco Rasconi, presidente di LEDHA Milano, che risponde in tal modo al Capo Ufficio Stampa della Scala: «Non possiamo esimerci dall’evidenziare che tale risposta ci ha lasciato molto perplessi. Abbiamo chiesto al nostro ufficio legale di approfondire i contenuti della vicenda, evidenziando gli aspetti che ci pongono in disaccordo con la sua interpretazione dei fatti. Da un punto di vista tecnico, le alleghiamo tali valutazioni di merito, dalle quali emerge fra l’altro come – a nostro avviso – Alessia sia stata oggetto a tutti gli effetti di una condotta discriminatoria.
Da un punto di vista generale, ci preme qui evidenziare come l’atteggiamento delle strutture turistiche e culturali verso i clienti con disabilità possa essere di due tipi molto diversi. Da un lato c’è chi vive il diritto all’accesso delle persone con disabilità come un fardello a cui si deve forzosamente ottemperare, interpretano le normative nel modo più restrittivo possibile, in una “logica al ribasso” basata sul mero rispetto dei requisiti minimi di legge.
Dall’altro c’è invece chi vive il diritto all’accesso delle persone con disabilità come un’opportunità favorevole per migliorare la propria qualità dell’accoglienza, sia dal punto di vista strutturale che da quello dell’efficacia del servizio offerto.
Nella sua risposta, lei ci scrive che il paragone fatto dalla madre di Alessia col Cine Teatro San Luigi di Concorezzo non regge, perché La Scala non è un “teatro normale”. Proprio perché La Scala è un luogo unico e speciale, ci aspetteremmo una maggiore apertura al dialogo e una maggiore disponibilità, per far sì che anche le persone con disabilità potessero godere appieno dell’offerta culturale esclusiva che La Scala propone.
Gli spettacoli cui una persona con disabilità potrà assistere al Cine Teatro San Luigi di Concorezzo saranno offerti verosimilmente in altre decide di sale del territorio milanese; mentre l’offerta culturale della Scala non la si trova altrove. Per questo, la responsabilità del suo teatro verso la cittadinanza è – a nostro avviso – ancora maggiore.
L’invito che pertanto rivolgiamo al suo teatro è quello di aprire un confronto costruttivo con le associazioni della disabilità, perché un’offerta culturale che sappia soddisfare appieno le esigenze delle persone con disabilità sarà di per sé un’offerta più attenta alle esigenze di tutti, e una crescita civile per l’intera città.
Per citare il caso di un’altra importante realtà milanese, proprio nei giorni scorsi – a seguito di un percorso di confronto e collaborazione fra SEA Aeroporti e le associazioni della disabilità lombarde – è stata rilasciata agli scali di Linate e Malpensa la certificazione di qualità per i servizi di assistenza ai passeggeri con disabilità.
A fronte di milioni di passeggeri annuali, le problematiche di servizio che SEA deve affrontare sono assai complesse e su larga scala, eppure la recente certificazione dimostra che quando c’è da entrambe le parti la volontà di confrontarsi in modo costruttivo, nessun traguardo è precluso ed è sempre possibile giungere a soluzioni rispettose delle istanze di tutti i portatori di interesse».
Non possiamo che condividere quanto ribadito dalla LEDHA: la discriminazione c’è stata e proprio in strutture “uniche” come La Scala, ancor più che in altre, si può dare un concreto segno di importante crescita civile, a partire da un positivo confronto con le associazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie. I princìpi stessi, insomma, che stanno alla base della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Seguiremo naturalmente con attenzione gli sviluppi di questa emblematica vicenda. (S.B.)
Ultimo aggiornamento (martedì 27 marzo 2012 11:33)
Commento by Lavoratoriscala — 27 Marzo 2012 @ 15:58
e con l’ultima vergogna della dirigenza scaligera capitata ad Alessia non ci rimane che porgergli noi le scuse come lavoratori. Ci adopereremo perchè quello che è non accada mai più. L’insensibilità dimostrata ancora una volta dalla dirigenza ci ferisce ed esprimiamo massima solidarità ad Alessia e alla sua famiglia
Cub info Scala
Commento by segr. prov . cub — 27 Marzo 2012 @ 21:57
28/03/12 GIORNALE MILANO VASCO ALLA SCALA SÌ ALLO SCIOPERO E LA PRIMA SALTA – SCALA, CONFERMATO LO SCIOPERO: SALTA IL BALLETTO DI VASCO ROSSI – BRAVI MARTA
LA CGIL NON CEDE. Vasco alla Scala . Sì allo sciopero e la prima salta • La Cgil e i sindacati di base «I lavoratori della Scala non puntano a farsi ammazzare». Le lapidarie parole di Giancarlo Albori, segretario territoriale Slc-Cgil, al termine dell’assemblea generale di ieri che ha confermato lo sciopero indetto per sabato. Salta il debutto scaligero del Blasco, rimandato a martedì prossimo. «La volontà dei lavoratori è molto chiara. La votazione è stata inequivocabile». Gli oltre 400 iscritti alla Cgil, assieme ai compagni del Cub incroceranno le braccia per protestare contro la riforma dell’articolo 18 e denunciare l’assoluta mancata di sicurezza al Piennarini. Si dissociano invece le altre sigle sindacali. Sbatte la porta la Cisl: «Così si penalizzano la cultura e il pubblico».
«La volontà dei lavoratori è molto chiara. La votazione è stata inequivocabile». Gli oltre 400 iscritti alla Cgil, assieme ai compagni del Cub incroceranno le braccia per protestare contro la riforma dell’articolo 18 e denunciare l’assoluta mancata di sicurezza al Piermarini. Brucia ancora «la lettera significativa del direttore generale del teatro che punta l’indice sulla negligenza dei lavoratori, ma le maestranze della Scala non puntano certo a farsi ammazzare». Il riferimento è alla lettera firmata da Maria di Freda il 22 marzo in risposta alle denunce degli incidenti del 23 ottobre – quando è crollata la scenografia durante la prova generale de «La donna del lago» – e del 17 marzo quando, durante le prove di allestimento luci della «Donna senz’ombra», il fondale si è schiantato sul palco. «Qualsiasi sistema integrato della gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro – le parole incriminate – non può prescindere dal corretto comportamento e dalla diligenza nello svolgere il proprio lavoro». Così i fortunati fan che erano riusciti ad accaparrarsi i biglietti per «L’altra metà del cielo», la prima mondiale del balletto sold out di Vasco Rossi, perla scenografia di Martha Clarke, dovranno aspettare martedì. Sceglie la lotta dura anche il Cub, che firma denunce ed esposti sulle condizioni di lavoro delle maestranze: «Le parole della direzione hanno fatto traboccare il vaso, andando oltre qualsiasi limite. Sono scandalose e folli. Questa direzione deve saltare perché continua a ignorare una serie di problemi del teatro». Duplice il piano su cui si articola la protesta, anche per il Cub che punta a «caricare il movimento di ribellione sociale contro la riforma del Welfare del governo Monti. Noi saremo collegati con la manifestazione di sabato “OccupypiazzaAffari” contro le politiche antisociali del Governo e della BCE». Per il rocker di Zocca si allontana l’entrèe nel tempio della lirica… «Siamo costretti a privarci della gioia di lavorare alla PrimadiVasco per far sentire le nostre ragioni, ma per noi la giornata di sabato sarà una festa mancata». Dietro le quinte della mobilitazione si dice che il 90% degli aderenti al Cub sia fan del Blasco e che molti avessero delle perplessità verso lo stop per questo motivo. Alla fine però le ragioni della lotta sociale hanno avuto la meglio sulla passione per il rock nostrano. «Ci metteremo in contatto con lui, gli scriveremo su facebook per fargli sentire la nostra vicinanza e il nostro dispiacere. Ma l’unico modo per fare sentire la nostra voce era far saltare una Prima così importante». Non la pensa così Silvio Belleni della Fistel Cisl che definisce l’agitazione «una follia». La Cgil rimane isolata: «Ancora una volta si è presa una decisione unilaterale. Scioperare perla sicurezza è inutile: si facciano piuttosto protocolli seri perle diverse tipologie di lavoratori – continua Belleni -. Ci dissociamo dalla protesta che colpisce la produzione in un anno difficile peri lavoratori e perla fondazione. Così si penalizzano solo la cultura e il pubblico». LA MOBILITAZIONE «E il Comune non vuole neppure incontrarci» • Al centro delle ire dei lavoratori della Teatro alla Scala e del sindacati di categoria anche Giuliano Pisapia. Non bastavano le proteste dei 500 dipendenti Sea che hanno cancellato7Ovoli tra Linate e Malpensa, il presidio antisgombero in piazza Scala a difesa del centro sociale di via dei Transiti, l’occupazione di Palazzo Marino da parte dei No Tav. Ieri anche le maestranze del tempio della lirica – spaccate sulla mobilitazione di sabato-erano compattenell’attaccare il sindaco e presidente della Fondazione Teatro alla Scala che continua a ignorarli.«Non siè nemmeno degnato di rispondere alla nostra richiesta di incontro», gridano in coro dal Piermarini. «Il sindaco deve battere un colpo – l’appello del Cub – abbiamo fatto denunce ed esposti anche al sindaco sulle condizioni dei lavoratori del teatro, ma nessuno ci ha risposto». Quattro mesi fa i confederali hanno chiesto un appuntamento a Pisapia senza successo. «Abbiamo reiterato la richiesta, senza ottenere nemmeno una riga in cui si chiedeva di”portare pazienza, che gli impegni erano tanti…- dicono esasperati – avremmo aspettato, invece nulla, silenzio assoluto».Amareggiati i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno dovuto «chiedere al sovrintendente Stephane Lissner-racconta Silvio Belleni della Fistel Cisl – di farsi promotore delle nostre richieste…».
Commento by Anonimo — 28 Marzo 2012 @ 13:13
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TEATRO ALLA SCALA, LA SICUREZZA SUL LAVORO SECONDO LA DIREZIONE GENERALE: AUTODIAGNOSI, AUTOASSOLUZIONE E SCARICABARILE « Il Sottoscala
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