Sindacati, sciopero a oltranza se passa decreto sulle fondazioni
19 APRILE 2010 – Sindacati delle fondazioni liriche pronti allo sciopero ad oltranza contro il decreto di riforma Bondi per il settore varato venerdì dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe essere sottoposto domani alla firma del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. "Confidiamo nel presidente della Repubblica, speriamo che non firmi il provvedimento", spiega Silvano Conti della Cgil di settore al termine del coordinamento nazionale riunito oggi a Milano per decidere il da farsi.
Ma se così non sarà, aggiunge, nei circa 60 giorni necessari per la promulgazione del decreto in legge, "ci saranno scioperi senza soluzione di continuità in tutte le fondazioni in concomitanza con gli spettacoli programmati".
Riuniti a Milano, i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Fials, che rappresentano circa il 60% dei 5-6000 dipendenti delle 14 fondazioni lirico sinfoniche italiane, hanno definito il decreto un "provvedimento improprio e discutibile sul piano della legittimità" .
Tutino, Anfols, fondazioni al collasso. Un intervento era necessario
19 APRILE 2010 – "Quello che abbiamo più volte detto – dichiara Marco Tutino (foto), sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell'Anfols – è che la situazione generale delle fondazioni liriche era al collasso e che ci voleva un intervento che mettesse in grado i sovrintendenti di gestire i teatri e di renderli compatibili con la realtà economica". "Mi auguro che sia accaduto proprio questo", aggiunge Tutino, precisando di non conoscere ancora il testo del provvedimento.
Riguardo alla razionalizzazione del sistema di finanziamento statale dello spettacolo dal vivo, che sarebbe contenuta nel decreto di riforma, Tutino ha detto: "Credo che si faccia riferimento ai criteri di riparto del Fus, finora legati ad aspetti del passato, del tutto anacronistici, mentre bisognerebbe invece premiare le aperture di sipario e la qualità degli spettacoli. Se il decreto va in questa direzione, era ora. Sono anni che chiediamo di premiare la gestione dei teatri. Mi auguro che finalmente si premino i teatri virtuosi".
Bondi, no a fondazioni di serie A e B. Critiche da sindaci, Cgil e Pd
19 APRILE 2010 – Tra le fondazioni liriche non ci saranno nè quelle di serie A nè quelle di serie B. Lo dichiara il ministro Sandro Bondi , ricordando che nel testo del decreto legge di riforma approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, e che sarà sottoposto in settimana al capo dello Stato Napolitano, "non ci saranno graduatorie né declassamenti". Bondi risponde così alle preoccupazioni espresse da alcuni sindaci di città sede di fondazioni, Renzi di Firenze, Iervolino di Napoli e Vincenzi di Genova. Positivi invece i giudizi del sindaco di Milano, Moratti, e di quello di Palermo, Cammarata.
Crirtiche dai parlamentari del Pd Vincenzo Vita, Andrea Marcucci, Emilia De Biasi, Matteo Orfini, che definiscono il decreto "assurdo", fatto "di tagli e di idee confuse", e lo bocciano "per la forma e per il contenuto", aggiungendo che "ancora non si capisce" se è un vero decreto legge o una intenzione di Bondi "da verificare chi sa con chi". Per gli esponenti Pd "si stravolge la contrattazione decentrata, si blocca il turnover, si sposta età pensionabile, si decurtano i già miseri finanziamenti di un già misero e residuale fondo dello spettacolo". Inoltre, "s'impone la diarchia Milano-Roma, quasi che l'Italia federalista sia solo una grida della domenica di Umberto Bossi". I rappresentanti del Pd chiedono anche di sapere "che ne è degli altri punti evocati proprio da Bondi in Senato. Vale a dire: Imaie, Cinecittà, tax credit e tax shelter".
"Se la riforma delle fondazioni liriche che è stata approvata dal Consiglio dei ministri toccherà "prerogative delle parti sociali" come la contrattazione, il blocco del turn over o la riduzione del 50% del trattamento economico aggiuntivo, i sindacati sono pronti a una "reazione dura". "La nostra risposta – ha detto il coordinatore nazionale Cultura Cgil Silvano Conti – arriverà alle forme più estreme fino all'occupazione dei teatri".
"Abbiamo preparato e approvato un decreto verità – commenta il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, per il quale "tutti conoscevano l'entità del debito che ormai pesa sui bilanci del maggior numero delle fondazioni liriche-sinfoniche, ma nessuno dimostrava sufficiente coraggio di trarne le dovute e logiche conseguenze. Il ministro Bondi ha avuto il merito di dimostrare questo coraggio". Il sottodegratrio aggiunge: "Siamo disponibili a promuovere con tutte le forze politiche un confronto aperto ma sopratutto realistico e concreto".
Il Coordinamento Nazionale Unitario dei Teatri Lirici (14 delegati per organizzazione più le strutture territoriali interessate) si terrà a Milano il giorno 19 Aprile presso la Camera del Lavoro alle ore 11.00
16 APRILE 2010 – Il ministro per i Beni e le Attività culturali, Sandro Bondi , esprime la propria soddisfazione per l’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri di oggi, del decreto legge di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche, "primo passo di un percorso che porterà a una gestione più efficiente ed efficace di queste importanti istituzioni culturali, razionalizzandone le spese e favorendo, oltre alla produttività del settore, la crescita qualitativa delle produzioni".
Il ministro, dichiara in un comunicato che "intende riordinare l’intero settore – dopo il sostanziale fallimento della precedente riforma del 1996 – prevedendo, finalmente, la razionalizzazione dell’organizzazione e del funzionamento delle fondazioni liriche, l’incentivazione dell’apporto di capitali privati e la possibilità di riconoscere diversi gradi di autonomia delle fondazioni a partire dal Teatro alla Scala di Milano e dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.–br– Il provvedimento affronta i principali nodi di una situazione difficile, che negli ultimi anni ha portato al commissariamento di 5 delle 14 fondazioni liriche. Infatti a tali istituzioni è assegnato il 47% del Fondo Unico per lo Spettacolo, destinato per intero a coprire i costi dei dipendenti. Le spese per il personale, che assorbono circa il 70% del finanziamento pubblico agli enti lirici e hanno raggiunto un valore economico superiore al solo finanziamento statale, costituiscono un serio pericolo per la sopravvivenza di tali enti".
"Pertanto – prosegue il comunicato di Bondi – il provvedimento prevede che il contratto collettivo nazionale di lavoro, in attesa di rinnovo da anni, venga sottoscritto con le associazioni sindacali maggiormente rappresentative anche attraverso l’ARAN, per poi essere sottoposto al controllo della Corte dei Conti. All’approvazione del nuovo contratto collettivo nazionale sono subordinati i rinnovi dei contratti integrativi aziendali del personale di ogni singola Fondazione, in modo da evitare distorsioni di questo importante strumento. Inoltre il provvedimento attribuisce carattere di esclusività al rapporto di lavoro dei dipendenti delle Fondazioni liriche, che potranno svolgere attività autonome solo nei limiti e con le modalità previsti dal nuovo contratto collettivo di lavoro. Vengono introdotte norme rigorose sul turn over dei dipendenti e regole nuove per le assunzioni e per la tipologia dei contratti di lavoro utilizzabili nonché in tema di trasparenza nelle graduatorie di accesso al lavoro".
"Al fine di avviare una rigorosa riforma del sistema di finanziamento allo spettacolo dal vivo – conclude il comunicato – il ministro, inoltre, rideterminerà i criteri selettivi di assegnazione e di liquidazione dei contributi alle attività di spettacolo dal vivo, tenendo conto della quantità e della qualità della produzione svolta dalle singole istituzioni, della loro regolarità gestionale e del successo di pubblico".
Lirica: Tutino (Anfols), mai venuta meno la disponibilità al confronto.
16 APRILE 2010 – “L’ANFOLS, associazione delle Fondazioni liriche e sinfoniche, esprime grande preoccupazione e sconcerto per le dichiarazioni delle Organizzazioni Sindacali e per l’interruzione del tavolo di trattative per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro. In un comunicato, le OO.SS. dichiarano lo stato di agitazione e riportano fatti e valutazioni che non corrispondono in alcuna maniera al reale svolgimento del tavolo negoziale, minacciando inoltre di mettere in atto azioni irresponsabili quanto illegali come l’occupazione dei teatri”. Così dichiara Marco Tutino (foto), presidente dell’Anfols.
“Ribadiamo – continua Tutino – che ANFOLS non è mai venuta meno alla disponibilità al confronto ma anzi ha consegnato alle OO.SS., ormai da tempo, delle dettagliate e articolate proposte di modifica contrattuale in forma scritta. Purtroppo, nessun riscontro sul merito di queste proposte di rinnovamento è mai giunto dalle OO.SS. che hanno invece dimostrato di non aver mai avuto nessuna volontà concreta di aprire alcuna discussione sulle proposte avanzate”.
“Vi è stata altresì da parte sindacale la reiterata richiesta di risolvere la questione salariale in via preventiva e disgiunta dalla parte normativa, che seppur giudicata legittima in sé, non può in alcun modo essere affrontata separatamente da quella revisione degli istituti normativi che è condizione essenziale per assicurare un futuro ai teatri lirici italiani”.
“In merito inoltre al più volte annunciato provvedimento legislativo da parte del governo, del quale non conosciamo il contenuto e l’eventuale promulgazione, ANFOLS ha sempre ricordato la necessità di arrivare comunque e al più presto a un accordo tra le parti proprio per dimostrare l’autonomia, la legittimità e la volontà di trattenere nell’ambito del nostro tavolo negoziale le questioni sul rinnovo del CCNL”.
“L’ANFOLS ritiene gravissimo, irrispettoso e provocatorio il riferimento a una presunta crisi di autonomia e titolarità interna all’ANFOLS stessa, respingendo con forza ogni tentativo di delegittimazione dell’interlocutore, frutto invece della incapacità delle OO.SS. di frenare anacronistiche spinte corporative che continuano a danneggiare tutto il sistema dei teatri italiani”.
“Auspichiamo – conclude Tutino – che si possano al più presto ricondurre le problematiche interne al rinnovo del CCNL a un confronto civile e intelligente, che si svolga nella volontà comune di arginare il pericolo di azzeramento di gran parte delle nostre attività e che possa contribuire a ridisegnare un futuro del settore compatibile con i mutamenti socio-economici del nostro tempo”.