Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

29 Ottobre 2009

Tutino, escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. Sì di Lissner. Se i pochi fondi per lo spettacolo non bastano ma

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BOLOGNA – 29 OTTOBRE – "Escludere il Teatro alla Scala dal sistema di contrattazione nazionale. Un po’ come tenere la Fiat fuori dal contratto dei metalmeccanici". E’ la tesi di Marco Tutino (foto, con Sergio Cofferati), sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell’Anfols, riportata oggi dal quotidiano Il Giorno. E la Scala non sembra tirarsi indietro.

Tutino parla del teatro milanese come di "un elemento disomogeneo" che rende "malato tutto il sistema e impedisce contrattazioni sane".

"Tutto il sistema è ‘scalocentrico’ – continua Tutino – a partire dalla legge che ha trasformato gli enti lirici in fondazioni, fatta su misura per la Scala, ma che ha penalizzato tutti gli altri". E precisa: "E’ penalizzante per la Scala e per gli altri dover essere compresi in un insieme di regole che la e ci costringono a un confronto impietoso, che ogni volta nel peggiore dei casi ci trascina verso una problematica che noi non possiamo affrontare. Nel migliore dei casi ci costringe invece ad avere delle logiche di sistema penalizzanti".

Questa, secondo Tutino, una delle ragioni per cui non si riesce a firmare il rinnovo del contratto di lavoro. La soluzione, dunque, può essere quella di escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. "Credo sia un bene per tutti fare questo passo – conclude Tutino -, un bene per i lavoratori ma anche per il sistema delle fondazioni italiane che deve riformarsi. Ed è evidente che questa riforma passa anche attraverso questo tipo di operazione".

E la prima risposta dal teatro milanese è positiva: "In realtà questa è una cosa che la Scala dice da tempo – ricorda il sovrintendente Lissner – nel senso che siamo l’unico teatro in cui in qualche modo funziona l’invito alla privatizzazione". 

Se i pochi fondi per lo spettacolo non bastano mai

Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico

Milano, 28 ottobre 2009 – Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico. O tragicomico, se preferite.

L’arte è pronta, le pellicce anche, però forse non si va in scena. Invece no, poi si va in scena. Si firma, si promette, si rimanda, si ripromette. Il fatto è che i soldi sono sempre quelli, non di un vizioso e avaro Pantalone, ma di un Ministero che fa i conti con le scelte economiche complessive del governo. Come pensiamo la cultura? Come l’arte, il cinema, il teatro, il costosissimo Teatro d’Opera? La coperta non è corta, se dividiamo i soldi per settori, che in fondo è la cosa più onesta per capire. E’ un asciugamano.

Qualche giorno fa, mentre i delegati sindacali erano a Roma a chiedere il rispetto degli accordi del 2008, all’Auditorium della Festa del Cinema hanno fatto a baionettate l’attore Luca Barbareschi e lo sceneggiatore Stefano Rulli, il delegato di governo e l’associazione Centoautori. Ciascuno si attribuiva il merito di aver costretto il ministro a sborsare i 60 milioni per il Fus. Rulli: "Merito delle nostre continue manifestazioni". Barbareschi: "Merito del mio pomeriggio di litigio con Tremonti". E i soldi non bastano. Non è chiaro chi "gode" in questo caso.

Silvio Danese
Il Giorno

14 Ottobre 2009

FUS, articoli stampa di ottobre

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Spettacolo dal vivo: Regioni bocciano testo riforma e chiedono incontro a Bondi

ROMA – 19 OTTOBRE – La commissione Beni e Attività Culturali della Conferenza delle Regioni, presieduta dall’assessore regionale della Basilicata Antonio Autilio (foto), ha deciso di non esprimere parere sul testo unificato delle proposte di legge per lo spettacolo dal vivo, in mancanza di un incontro di concertazione richiesto da tempo al ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi. "Gli assessori regionali alla Cultura – secondo quanto riferisce l’assessore Autilio – hanno rilevato come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia".

"Vengono riproposti, in sostanza – continua l’assessore – l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. In particolare si rileva che la stessa denominazione del progetto di legge denota un approccio alla materia non coerente con il titolo V della Costituzione. E’, infatti, improprio parlare di ‘legge quadro’ dopo la succitata riforma. Dobbiamo ancora una volta stigmatizzare – evidenzia Autilio – il mancato coinvolgimento delle Regioni nella elaborazione del testo del progetto di legge, tenuto conto della competenza concorrente alle stesse attribuita dal Titolo V della Costituzione in materia di spettacolo e riaffermata dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 255 e 256 del 2004 e n.285 del 2005".
 
"Cio’ – a parere di Autilio – risulta ancor piu’ grave ove si consideri che le regioni hanno svolto nel recente passato un ruolo particolarmente attivo che ha portato all’elaborazione di una proposta di legge sui principi fondamentali in materia, approvata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta dell’11 novembre 2004. Inoltre, rileviamo come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia. Vengono riproposti in sostanza l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. Accade infatti che la ripartizione dei compiti tra Stato, regioni, province, comuni e città metropolitane non e’ rispettosa delle competenze istituzionali; le regioni vengono collocate sullo stesso piano delle province e dei comuni, senza il riconoscimento esplicito della loro potestà legislativa".

"Quanto agli aspetti finanziari, pur valutando positivamente l’accoglimento della proposta di istituzione del nuovo Fondo perequativo, sostenuta da più tempo in particolare dalle ‘più piccole’ regioni Molise e Basilicata, la conferma del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) e del Fondo per la Creatività – continua Autilio – appaiono in contrasto con le disposizioni di cui alla Legge 42/2009 ‘delega al Governo in materia di federalismo fiscale’. Infine e’ improponibile il ricorso ai fondi FAS per il finanziamento delle attività di spettacolo secondo il metodo già sperimentato dal governo di sottrarre risorse finanziarie destinate al Mezzogiorno. Anche per questo – conclude Autilio – in mancanza di concertazione con il ministro Bondi avremo solo una possibilità di esprimere il nostro dissenso con il parere negativo alla proposta di legge sullo spettacolo dal vivo".

La Carlucci: legge sullo spettacolo, in due settimane il primo sì

Il testo Sull’ argomento si sta elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan I nodi La Carlucci: i lavoratori dello spettacolo non hanno indennità di disoccupazione

 

ROMA – L’ onorevole Gabriella Carlucci ci conta. «Stavolta la legge sullo spettacolo dal vivo passerà. Sono oltre 60 anni che ci si prova (io ho cominciato appena eletta nel 2001) ma finora niente. Stiamo elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan: Udc, Idv, Pd e Lega. Vorremmo approvarla in commissione Cultura in sede deliberante, se va in Aula finisce che si arena. –br–Possiamo farcela in 2 settimane». La deputata Pdl è relatrice delle norme quadro che riguardano teatro, danza, musica, circo e spettacoli di strada. Perché diventino definitive la commissione dovrà approvarle all’ unanimità, altrimenti si torna in Parlamento. Il punto più spinoso è quello del Fus e dintorni. Al fondo unico per lo spettacolo verranno affiancati incentivi fiscali. «Le imprese potranno avvalersi dei crediti di imposta o reinvestire gli utili, basta con le politiche assistenziali e clientelari per cui poche persone decidono chi avrà i fondi e chi no». Il modello è il tax shelter già approvato per il Cinema. L’ estate scorsa attori, autori e registi scesero in piazza per scongiurare tagli al Fus. L’ onorevole Carlucci si sente di rassicurarli: «Resterà intatto: 420 milioni di euro. Finora i soldi spettavano a tutti, adesso introdurremo dei criteri rigorosi». Basati su buona amministrazione economica delle attività, innovazione dell’ offerta culturale, qualificata presenza all’ estero, continuità del progetto artistico e capacità di radicamento nel territorio. Per i 200 mila lavoratori dello spettacolo arriverà il riconoscimento giuridico. «Non ricevono indennità di disoccupazione e non hanno assicurazione contro gli infortuni», commenta la Carlucci. «Con questa legge verrà creata una banca dati professionale per censire tecnici e artisti». Regolamentata la figura dell’ agente: «Per evitare che prosperino gli imbroglioni». E alle imprese di settore verrà riconosciuto lo status di piccola o media impresa: «Potranno accedere ai finanziamenti delle Regioni». L’ onorevole Carlucci poi torna sulla vicenda della sua portaborse Celestina che le ha fatto causa perché sostiene di essere stata pagata in nero. In primo grado i giudici le hanno dato ragione. «Ma ho fatto ricorso in appello, dunque la sentenza non è affatto definitiva. E in ogni caso non sono stata condannata a risarcire nessuno. Piuttosto, la mia ex collaboratrice è stata rinviata a giudizio per un furto ai miei danni». G.Ca. RIPRODUZIONE RISERVATA

Cavalli Giovanna

corriere della sera           18 ottobre


ROMA – 9 OTTOBRE – 418 milioni 418 mila euro rappresentano lo stanziamento previsto dal governo per il Fus 2010. L’ammontare della cifra destinata al Fondo unico dello spettacolo è riportata nella tabella a pag. 158 del disegno di legge n.1790, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)", che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (foto), ha presentato al Senato. Per gli anni 2011 e 2012 lo stanziamento previsto è di 304 milioni e 75 mila euro. –br–

Fus: divisi i 60 milioni integrativi. Presto commissioni e modifiche ai decreti

ROMA – 13 OTTOBRE ¬ Reso noto dal capo di gabinetto del MIBAC, Salvatore Nastasi (foto), lo “spacchettamento” dei 60 milioni parzialmente reintegrativi del Fus 2009, stanziati con Dpcm del 31 luglio. Oltre ai 24 milioni già destinati al cinemaaltrettanti sono destinati alle fondazioni liriche e 12 milioni alle restanti attività dello spettacolo dal vivo: in particolare, 5.778.822,14 vanno al teatro, 4.880.118,38 alla musica, 799.052, 97 alla danza, 242.006,51 a circhi e viaggianti,e 300 mila euro sono il saldo residui nel settore dello spettacolo dal vivo.

Nastasi comunica inoltre che le commissioni per lo spettacolo dal vivo saranno convocate nelle prossime settimane per procedere alla ripartizioni delle somme stanziate.

E’ inoltre intenzione del capo di gabinetto proporre al ministro Bondi provvedimenti di modifica dei decreti ministeriali sulla ripartizione dei contributi allo spettacolo dal vivo “che terranno conto, per ora, solo delle esigenze più urgenti manifestate nel corso delle riunioni tra le categorie interessate e i dirigenti della direzione generale per lo spettacolo dal vivo”.

Sulla comunicazione del capo di gabinetto, la presidenza dell’Agis ha predisposto una circolare per le attività associate
 

Fus: Zanello (Lombardia), troppi i soggetti che non fanno cultura. Sì al federalismo


MILANO – 13 OTTOBRE – ”Il Fondo unico per lo spettacolo va riformato, ci sono troppi soggetti che vi attingono ma in realtà non fanno cultura, vivono di privilegi e non producono nulla”. E’ quanto ha dichiarato l’assessore alla Cultura della Lombardia, Massimo Zanello (foto), in occasione della presentazione, al teatro Dal Verme di Milano, della quarta edizione della ‘Festa del Teatro’ che si svolgerà dal 24 al 25 ottobre in 99 spazi di Milano e provincia 

”Il problema – ha osservato Zanello – va affrontato a livello nazionale: il Ministero deve intervenire. Occorre applicare il federalismo anche in ambito culturale. Le cose funzionerebbero sicuramente meglio e si eviterebbero di dare tanti soldi alla Regione Lazio e pochi a tutto il resto d’Italia”.

 
 

5 Ottobre 2009

Mercato del lavoro. Le nuove prove per le organizzazioni dei lavoratori

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Test Welfare per tutti i sindacati.

"La difesa dell’occupazione non potrà più passare solamente per la contrattazione. E i governi dovranno tenerne conto " *
"Un fenomeno che pare inaudito in Europa. Il sindacato, negli Usa, come nei paesi scandinavi e in Australia, mentre contratta si preoccupa anche del welfare, non statale, ma autogestito dal basso. Perché questo è il nuovo orizzonte: la difesa del lavoro non potrà più passare solo per la contrattazione (e qui i sindacati continuano a essere indispensabili), ma anche per la creazione di nuove forme comunitane di welfare che assumeranno anche forme di nuove unità economiche non capitalistiche. Un esempio?…"   Vedi Articolo completo


di GIULIO SAPELLI Docente di Storia Economica Università di Milano

Il governo sud coreano annuncia misure eccezionali per frenare la forza delle organizzazioni sindacali. Dopo il grande sciopero generale deI 1989, che spezz per sempre l’immagine di una Corea del Sud patria dei tassi salari, questa volontà è im’assoluta novità nel panoaama mondiale. Ma nel contempo è un’eccezione. In Corea a rappresentare i laoratori e la loro volontà di combattere contro le conseguenze della crisi economica mondiale che solo ora iniziano a preoccuparli veramente, sono i sindacati, grandi organizzazioni che, a imitazione dei loro confratelli giapponesi di prima della seconda guerra mondiale, si sono sviluppati con enorme rapidità.

Altrove il panorama è diverso. I lavoratori sono -sì frastagliati quanto mai quanto a tipi di lavoro, dimensione d’impresa, età lavorativa, financo quanto a condizione famigliare (i singie , per esempio, sono sempre pi numerosi e quindi piu disposti a] rischio della lotta e dello scibpero, ma anche all’isolamento). Ma altrettanto lo so- no, frastagliati, nelle forme di protesta contro la crisi. Ma tuttavia protestano perché il lavoro umano è melastico rispetto alla crisi: la persona umana non pu essere fisicamente distrutta. Pu essere certamente mutata nella sua capacità e nella sua competenza.

Ma per cambiare professione, mentalità, luogo di lavoro, occorre tempo, disponibilità estrema al cambiamento, occorrono risorse finanziarie, psicologiche, materiali e immateriali che non sempre sono nell’orizzonte di vita, la profonda e vera vita, dei lavoratori. Per questo essi sono oggi affetti da una sofferenza inaudita, siano o no occupati. Se lo sono temono per il domani, per loro e per le loro famiglie; se sono disoccupati sono distrutti dall’incertezza del futuro e dalla perdita di status. Certo questa tragedia era già nell’aria. Dovevamo prepararci. Viste ora dalla prospettiva della crisi le varie leggi sul lavoro interinale, a tempo, eccetera, che impediscono di farsi una famiglia, financo di realizzare la forza pi potente dell’essere, ossia l’amore, quelle leggi, che non distruggevano fisicamente la persona lavoratrice, ma già la facevano e la fanno moral mente a pezzi, erano Ìe prime nuvole che annunciavano la tempesta del dolore sui lavoratori. Accettate e negoziate dai sindacati in tutto il mondo, i lavoratori, con quelle leggi, rifiutano oggi anche molte delle pratiche sindacali e ne inventano, invece, di nuove.

I più creativi sono, in tutto il mondo, i sindacati di base dei precari, i giovani, senza famiglia alle spalle, con una visione aperta della società del rischio che fa loro non rifiutare completamente la precarietà. Ma un conto è viverla in tempi di crescita economica e un conto è viverla quando c’è la crisi. Allora i] bicchiere della flessibilità è mezzo vuoto e non mezzo pieno e alla varietà lieta si sovrappone l’angoscia tetra e pericolosa per la salute mentale, prima che per il livello di vita materiale.

Gli Usa anche in questo caso si dimostrano il paese pi pluralista e migliore del mondo in cui vi è di tutto: si formano nuovi sindacati più combattivi e di base, si organizzano con l’All Cb gli immigrati e i clandestini.

Un fenomeno che pare inaudito in Europa. Il sindacato, negli Usa, come nei paesi scandinavi e in Australia, mentre contratta si preoccupa anche del welfare, non statale, ma autogestito dal basso. Perché questo è il nuovo orizzonte: la difesa del lavoro non potrà pi passare solo per la contrattazione (e qui i sindacati continuano a essere indispensabili), ma anche per la creazione di nuove forme comunitarie di welfare che assumeranno anche forme di nuove unità economiche non capitalistiche. Un esempio? Le fabbriche autogestite argentine che indicano la giusta via per resistere alla crisi : fai da sé uniti nella lotta e nella costruzione di nuove soggettività attive sui mercati. La difesa dell’occupazione non potrà più passare solamente per la contrattazione. E i governi dovranno tenerne conto *** sono, invece, via per resistere alla crisi.i governi debbono sostenere senza soffocare queste esperienze, invece di attendere sino al giugno del 2010 come farà il G20, per discutere le proposte dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra! Se continueremo nell’indifferenza scoppierà un conflitto diffuso, inedito, che sommergerà molte delle nostre certezze e soprattutto molte delle nostre ignavie.

Corriere della Sera Economia di lunedì 5 ottobre 2009, pagina 11

26 Settembre 2009

FUS: SINDACATI, REINTEGRO IRRILEVANTE. ENTUSIASMO DI BONDI E’ FUORI LUOGO

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24/09/2009 – 19.05


(IRIS) – MILANO, 24 SET – Per il reintegro del Fondo unico dello Spettacolo ”sessanta milioni non sono sufficienti”: si puo’ sintetizzare nelle parole di Silvio Belleni (Cisl) il commento dei sindacati confederali sulle parole del ministro Sandro Bondi, secondo cui bisogna essere grati al governo. Durante la tournee in Giappone, i lavoratori della Scala hanno consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera dell’Rsa del teatro e delle segreterie di Cgil, Cisl, Uil e Fials. Il testo definiva il reintegro ”parziale quanto irrilevante” e sottolineava la ”situazione drammatica”. Quindi le parole del ministro oggi sono sembrate loro ”una cosa ridicola” come le ha definite Domenico Dentoni (Cisl). La Fials ha preferito non commentare mentre Giancarlo Albori (Cgil) ha parlato di un ”entusiasmo del ministro fuori luogo”. ”Il Fus è completamente svalorizzato – ha detto -. Sessanta milioni sono una goccia nel mare e non risolvono problemi che, se confermati, saranno drammatici”. Per parlare della situazione economica, di quella occupazionale, dei contratti e anche delle operazioni per togliere l’amianto nel sopravolta del teatro, i sindacati incontreranno il sovrintendente Stephane Lissner venerdi’ prossimo.

FUS: SINDACATI, REINTEGRO IRRILEVANTE. ENTUSIASMO DI BONDI E' FUORI LUOGO

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24/09/2009 – 19.05


(IRIS) – MILANO, 24 SET – Per il reintegro del Fondo unico dello Spettacolo ”sessanta milioni non sono sufficienti”: si puo’ sintetizzare nelle parole di Silvio Belleni (Cisl) il commento dei sindacati confederali sulle parole del ministro Sandro Bondi, secondo cui bisogna essere grati al governo. Durante la tournee in Giappone, i lavoratori della Scala hanno consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera dell’Rsa del teatro e delle segreterie di Cgil, Cisl, Uil e Fials. Il testo definiva il reintegro ”parziale quanto irrilevante” e sottolineava la ”situazione drammatica”. Quindi le parole del ministro oggi sono sembrate loro ”una cosa ridicola” come le ha definite Domenico Dentoni (Cisl). La Fials ha preferito non commentare mentre Giancarlo Albori (Cgil) ha parlato di un ”entusiasmo del ministro fuori luogo”. ”Il Fus è completamente svalorizzato – ha detto -. Sessanta milioni sono una goccia nel mare e non risolvono problemi che, se confermati, saranno drammatici”. Per parlare della situazione economica, di quella occupazionale, dei contratti e anche delle operazioni per togliere l’amianto nel sopravolta del teatro, i sindacati incontreranno il sovrintendente Stephane Lissner venerdi’ prossimo.

19 Settembre 2009

La riforma dello spettacolo dal vivo

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 01:04
Carlucci: possibile entro ottobre la riforma dello spettacolo dal vivo


Roberta Romei
ROMA – 18 SETTEMBRE – La riforma per lo spettacolo dal vivo potrebbe essere approvata entro ottobre. Lo dice in un’intervista al Giornale dello Spettacolo, l’on. Gabriella Carlucci , relatrice della legge, attualmente in discussione alla commissione Cultura della Camera.

“Ho condiviso lo spirito delle parole di Brunetta sul Fus. Basterà un esempio per comprendere la ratio delle parole del ministro. In Italia le persone che assistono a spettacoli di musica lirica ammontano a 2 milioni su 60 milioni di abitanti. A fronte di questo bacino di utenza assolutamente residuale, gli enti lirici ricevono più del 60% dei fondi del Fus. Di questa somma ingente addirittura l’80% finisce in stipendi e costi di gestione. E’ evidente che qualcosa non va. Detto questo non si può pensare però di chiudere i rubinetti senza modificare prima radicalmente le norme in materia. La legge che stiamo per approvare in Parlamento è strumento essenziale e propedeutico al raggiungimento degli obiettivi fissati anche dal ministro Brunetta, al quale chiedo di appoggiare la riforma dello spettacolo dal vivo che reca la mia firma e che intende modificare funzioni, ruoli ma soprattutto la gestione e la concessione delle risorse pubbliche destinate alle aziende del settore. Senza nuove regole giuste ed efficaci rischiamo di provocare il fallimento di molte imprese e la contemporanea perdita di centinaia di posti di lavoro”.

 “Personalmente – dice Carlucci – speravo e puntavo all’approvazione della legge prima della pausa estiva. Purtroppo il provvedimento è molto complesso e investe profili ed aspetti estremamente delicati per gli stessi operatori del settore. Ottobre è un obiettivo ed un termine assolutamente ragionevole. Lo spirito bipartisan che anima quotidianamente il dibattito in commissione, ma soprattutto l’intenzione mia e della maggioranza di dare un nuovo assetto alla materia lasciano ben sperare”.

La legge ha una copertura economica?

“La copertura economica è già stata individuata alcuni mesi fa. Io personalmente ho avuto dei colloqui con i responsabili economici dell’attuale esecutivo per individuare le risorse necessarie a finanziare la legge. Nessun problema da questo punto di vista. L’art. 7 del testo unico definisce con grande chiarezza dove reperire i soldi necessari. Nel dettaglio: il 25 per cento dei fondi derivanti dalle estrazioni infrasettimanali del gioco del lotto, il 50 per cento dei fondi gestiti dall’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato relativi ai premi non riscossi del gioco del lotto e delle lotterie nazionali, il 5 per cento dell’intero ammontare delle entrate del sistema audiovisivo pubblico, i fondi dell’Unione Europea destinati allo spettacolo dal vivo, il 20 per cento di fondi Arcus. Risorse certe, già esistenti che dovevano soltanto essere destinate alla copertura finanziaria del provvedimento. Siamo riusciti a piegare la volontà politica alle esigenze della legge sullo spettacolo. Inoltre, grazie alla nostra legge sono stati trovati 10 milioni di euro, che afferiscono direttamente ai capitoli di bilancio del ministero dei Beni e Attività Culturali e che andranno, novità straordinaria, a finanziare il tax credit ed il tax shelter per il teatro”.

E’ stato chiarito il rapporto tra le istituzioni della Repubblica? La legge risponde alla domanda “chi fa cosa”?

“Questa è forse la domanda principale a cui risponde la legge. Finora le sovrapposizioni tra livello centrale e locale hanno generato enormi problemi nella gestione della materia. Gli articoli 3, 4 e 5 definiscono i compiti della Repubblica, della Conferenza unificata Stato-Regioni, delle Regioni, delle province delle città metropolitane, e dei comuni, secondo i principi di sussidiarietà adeguatezza, prossimità ed efficacia”.

In quale direzione vanno le richieste ed i suggerimenti che gli operatori hanno fatto pervenire ai firmatari della legge? Richieste che sono state accolte?

“Le richieste e le istanze che ci sono pervenute dagli addetti ai lavori investono quasi tutte profili di natura regolamentare, passibili di impugnazioni presso la Corte Costituzionale da parte delle Regioni. Purtroppo, uno dei principali problemi sorto in questi anni è stato costituito dai numerosi ricorsi delle Regioni le quali, ritenutesi lese nelle loro attribuzioni, hanno contestato in giudizio le decisioni dello Stato. Per risolvere tale complicazione dobbiamo varare una legge che stabilisca i principi generali per poi demandare al livello locale l’attuazione delle norme”.

Dove si vedranno, e quando, gli effetti più evidenti della riforma?

“Credo che alcuni effetti saranno assolutamente immediati. Gli operatori del settore, una volta approvata la legge, si metteranno immediatamente in linea con i principi in essa contenuti, pena l’esclusione dalla concessione dei finanziamenti. Perché la nuova normativa vada definitivamente a regime dovranno passare alcuni mesi. Vi sono dei passaggi burocratici e legislativi obbligati come la nomina dei membri del Consiglio Nazionale dello Spettacolo o l’approvazione dei decreti attuativi. Del resto il mondo dello spettacolo aspetta questo momento da 60 anni. Possiamo tranquillamente aspettare pochi mesi per vedere la nascita di questa legge di importanza e portata storica”.

Sarà una legge molto dipendente dal Fus ?

“Ritengo che in questi mesi il Fus e la gestione delle sue risorse siano stati spesso oggetto di strumentalizzazioni e mistificazioni le quali hanno generato soltanto confusione e polemiche sterili. Il mondo dello spettacolo ha bisogno di risorse pubbliche per vivere e sopravvivere. Noi discutiamo e critichiamo il modo in cui tali finanziamenti sono stati erogati finora e tale aspetto verrà completamente riformato grazie alla nuova legge. Lo Stato non può sottrarsi dall’assolvere funzioni che sono di pubblico interesse. Occorre innanzitutto che i fondi del Fus vengano utilizzati per aiutare e tutelare i nuovi talenti, i quali hanno bisogno di finanziamenti per riuscire a realizzare le loro prime opere. Poi i soldi devono essere utilizzati per la formazione degli operatori ma anche per la formazione del pubblico. Occorre educare la gente all’ascolto della musica alta e alla conoscenza del teatro, alla sua storia, se vogliamo creare un bacino di utenza significativo. Bisogna, infine, imporre criteri di qualità, di redditività e di economicità senza il rispetto dei quali non si può pretendere il becco di un quattrino dallo Stato. E’ finita l’era dei soldi a pioggia distribuiti sempre e comunque ai soliti noti. Vogliamo essere ricordati come il governo che ha voluto imporre e riconoscere in Italia il merito ed il talento, non le tessere di partito e le amicizie compiacenti”.

A proposito di Fus, che cosa ne pensa dell’invito che il ministro Brunetta ha rivolto al ministro Bondi affinchè chiuda “i rubinetti del Fondo Unico dello Spettacolo”?

“Ho condiviso lo spirito delle parole di Brunetta sul Fus. Basterà un esempio per comprendere la ratio delle parole del ministro. In Italia le persone che assistono a spettacoli di musica lirica ammontano a 2 milioni su 60 milioni di abitanti. A fronte di questo bacino di utenza assolutamente residuale, gli enti lirici ricevono più del 60% dei fondi del Fus. Di questa somma ingente addirittura l’80% finisce in stipendi e costi di gestione. E’ evidente che qualcosa non va. Detto questo non si può pensare però di chiudere i rubinetti senza modificare prima radicalmente le norme in materia. La legge che stiamo per approvare in Parlamento è strumento essenziale e propedeutico al raggiungimento degli obiettivi fissati anche dal ministro Brunetta, al quale chiedo di appoggiare la riforma dello spettacolo dal vivo che reca la mia firma e che intende modificare funzioni, ruoli ma soprattutto la gestione e la concessione delle risorse pubbliche destinate alle aziende del settore. Senza nuove regole giuste ed efficaci rischiamo di provocare il fallimento di molte imprese e la contemporanea perdita di centinaia di posti di lavoro”.

17 Settembre 2009

Esab, firmato l’accordo: scendono dal tetto i sei operai del presidio

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Migliorate le condizioni d’uscita per chi va verso la pensione, ma niente garanzie per il ricollocamento

MILANO – La protesta dei sei operai da quindici giorni sul tetto dell’Esab di Mesero, nel milanese, si chiude con una nota, apparsa sul blog dei 143 lavoratori che protestavano dal 22 giugno contro la decisione della proprietà, la Charter International, di chiudere alcuni stabilimenti e di mettere in cassa integrazione speciale 85 lavoratori dello stabilimento milanese. http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_settembre_16/


     blog lavoratori ESAB      http://quellideltetto.blogspot.com  

LA NOTA – «Quindicesimo e ultimo giorno, ore 12.45 – recita la nota-. L’assemblea ha deciso di firmare (52 voti a favore e 8 contrari). Non è un ottimo accordo, soprattutto per quanto riguarda il ricollocamento (da quell’orecchio l’azienda non ci sente). Abbiamo migliorato le condizioni d’uscita, soprattutto per chi verrà accompagnato alla pensione (integrazione fino al 90% dello stipendio), per gli altri 2 anni di cassa integrazione ed incentivo all’esodo di 24.000 euro per chi va in mobilità volontaria. Niente garanzie per quelli che vengono ricollocati presso la sede di Peschiera Borromeo»

LUCI E OMBRE – Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?. «L’accordo con l’Esab contiene luci e ombre – spiega il coordinatore nazionale Cub, Walter Montagnoli – ma è il massimo che si poteva ottenere». Montagnoli sottolinea poi che «i contenuti dell’intesa», il cui verbale per l’avvio della procedura della cassa integrazione sarà firmato domani a Roma al ministero del Lavoro, è il frutto, comunque «della lotta durissima che i lavoratori hanno intrapreso» nelle ultime settimane.

16 settembre 2009

Esab, firmato l'accordo: scendono dal tetto i sei operai del presidio

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Migliorate le condizioni d’uscita per chi va verso la pensione, ma niente garanzie per il ricollocamento

MILANO – La protesta dei sei operai da quindici giorni sul tetto dell’Esab di Mesero, nel milanese, si chiude con una nota, apparsa sul blog dei 143 lavoratori che protestavano dal 22 giugno contro la decisione della proprietà, la Charter International, di chiudere alcuni stabilimenti e di mettere in cassa integrazione speciale 85 lavoratori dello stabilimento milanese. http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_settembre_16/


     blog lavoratori ESAB      http://quellideltetto.blogspot.com  

LA NOTA – «Quindicesimo e ultimo giorno, ore 12.45 – recita la nota-. L’assemblea ha deciso di firmare (52 voti a favore e 8 contrari). Non è un ottimo accordo, soprattutto per quanto riguarda il ricollocamento (da quell’orecchio l’azienda non ci sente). Abbiamo migliorato le condizioni d’uscita, soprattutto per chi verrà accompagnato alla pensione (integrazione fino al 90% dello stipendio), per gli altri 2 anni di cassa integrazione ed incentivo all’esodo di 24.000 euro per chi va in mobilità volontaria. Niente garanzie per quelli che vengono ricollocati presso la sede di Peschiera Borromeo»

LUCI E OMBRE – Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?. «L’accordo con l’Esab contiene luci e ombre – spiega il coordinatore nazionale Cub, Walter Montagnoli – ma è il massimo che si poteva ottenere». Montagnoli sottolinea poi che «i contenuti dell’intesa», il cui verbale per l’avvio della procedura della cassa integrazione sarà firmato domani a Roma al ministero del Lavoro, è il frutto, comunque «della lotta durissima che i lavoratori hanno intrapreso» nelle ultime settimane.

16 settembre 2009

7 Settembre 2009

Amianto: Il TAR del Lazio Condanna il Governo e la Direzione Centrale INAIL

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Amianto: Il TAR del Lazio Condanna il Governo e la Direzione Centrale INAIL
Accolto il ricorso delle associazioni dei lavoratori esposti all’amianto
(25 giugno 2009)

DAVIDE VINCE CONTRO GOLIA: UNA VOLTA TANTO ANCHE I LAVORATORI VINCONO.

L’Associazione Italiana Esposti Amianto, a cui si sono aggiunte successivamente altre associazioni tra cui il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Sesto San Giovanni (Mi), la CON.F.A.I.L, l’Associazione Vittime dell’Amianto Nazionale Italiana (A.V.A.N.I.), nei mesi scorsi avevano presentato ricorso contro il governo italiano e l’Inail per violazione delle norme costituzionali.                      Asbestos: the Hidden Killer campaign In questi anni migliaia di lavoratori esposti all’amianto, le loro mogli e figli sono stati contaminati dall’amianto killer, a migliaia si sono ammalati e sono morti, mentre le loro famiglie aspettano invano da anni giustizia. Con il decreto del 12-03-2008 del Ministro del Lavoro, in concerto con il Ministro dell’Economia e il Ministro delle Finanze e successivamente con l’atto dell’Inail (direzione centrale) del 19-05-2008, il governo Prodi tramite i ministri Cesare Damiano e Padoa Schioppa ha leso i diritti di migliaia di lavoratori esposti all’amianto. La legge 257 del 1992 concedeva a questi lavoratori, a causa della minore aspettativa di vita, un risarcimento, facendoli andare in pensione un po’ prima per allontanarli dalla fonte di esposizione cancerogena. Le polveri di amianto, come dimostrato dalla scienza medica, sono cancerogene indipendentemente dalla quantità (anche una sola fibra può produrre il mesotelioma ovvero quel tumore che non ha altre cause se non l’esposizione ad amianto) e con gli atti di indirizzo e i successivi atti dell’Inail il governo, riconoscendo i periodi di esposizione all’amianto fino all’inizio della bonifica e non oltre il 02-10-2003 solo in alcuni siti, ha discriminato i lavoratori riconoscendo solo ad alcuni la possibilità di usufruire del risarcimento del danno subito, escludendo e limitando il diritto della maggioranza dei lavoratori interessati che hanno lavorato a contatto con l’amianto in altri siti industriali non oggetto degli atti di indirizzo. Le nostre associazioni, tramite il nostro legale Avv. Ezio Bonanni del Foro di Roma, ritenendo tutto questo lesivo degli interessi dei loro associati e di tutti i lavoratori italiani, hanno inoltrato il ricorso al TAR del Lazio per tema di lesione dei diritti e delle libertà fondamentali e ora il Tribunale, con la sentenza n. 5750/2009, ci ha dato ragione.

Con la sentenza emessa “il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio – Sezione Terza bis definitivamente pronunciando sul ricorso un epigrafe, lo accoglie per l’effetto annulla il D.M. del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e del Ministero dell’Economia e Finanze in data 12 marzo 2008 e l’atto di cui alla nota INAIL – Direzione Centrale prestazioni – ufficio III N. 60002 del 19 maggio 2008 nella parti e secondo le modalità in motivazione indicate. Condanna…….”. Un passo significativo della sentenza dice: “Non è dato comprendere la ragione per cui l’amministrazione nel regolamento attuativo ha inteso introdurre la limitazione collegata ai soli reparti di esposizione diretta all’amianto, in quanto in altre occasioni la stessa ha invitato l’INAIL a non considerare i soli reparti all’interno delle singole realtà produttive”.

La sentenza, articolata in 21 pagine, accoglie il ricorso su tutta la linea evidenziando l’illegittimità dell’operato dei Ministri del Governo e dell’Inail che hanno fortemente discriminato i lavoratori esposti all’amianto. Ora si aprono le porte per tutti i lavoratori e centina di processi che hanno dato torto ai lavoratori dovranno essere rivisti.

 Sesto San Giovanni, 24-06-2009

Associazione Italiana Esposti Amianto
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

fonte: adelantecompaneros@fastwebnet.it 

3 Settembre 2009

Amianto alla Scala, è scontro sul ritardo dei lavori di bonifica

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 17:49

Amianto alla Scala, è scontro sul ritardo dei lavori di bonifica

La Scala sta cercando posti alternativi per i loggionisti per il balletto del 5 settembre. E per il concerto inaugurale della rassegna MiTo ci sarà il rimborso dei biglietti per gli spettatori che non riusciranno ad avere posti sostitutivi
di Anna Cirillo

Gran rabbia per la figuraccia della Scala rimessa a nuovo nel 2002 dove solo adesso si scopre l’amianto nel loggione, e grandi manovre. Il Comune sta pensando di organizzare un concerto gratuito nel teatro per i loggionisti che resteranno a bocca asciutta da qui alla fine di ottobre, 21 spettacoli in cartellone in settembre e 16 in ottobre. Sono 275 i posti in meno nella seconda galleria, chiusa al pubblico per la bonifica nel locale luci della sopravolta: l’e ternit sta lì dagli anni Cinquanta-Sessanta. Si rimuove ora, a stagione iniziata, tra disagi e scompigli.

Il sindacato di base aveva comunicato la presenza di amianto alla fine dello scorso anno e ad agosto aveva anche minacciato il ricorso all’avvocato se non fosse stato tolto. Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale del Cub, parla di bonifica tardiva. «Il materiale tossico era stato scoperto dai lavoratori nel rivestimento delle bocche delle luci e nelle parti adiacenti le passerelle di servizio — dice — A confermare i sospetti sulla sua presenza era stata anche la morte di un vigile del fuoco per mesotelioma pleurico, e il fatto che un suo collega si sia ammalato della stessa patologia. Avevamo richiesto subito la bonifica. Questo intervento tardivo è fatto per non perdere la faccia».

L’eternit non fu individuato nel 2002 perché «le bocche delle luci non furono oggetto di restauro e le campionature dell’aria sono sempre state negative all’amianto — dice Antonio Acerbo, direttore dell’Ufficio tecnico di Palazzo Marino. — A dicembre le bocche sono state incapsulate e si era deciso di bonificare in agosto. Ma c’è stato un ritardo». «È assurdo non aver tolto quell’amianto quando fu fatta la ristrutturazione — esordisce il ministro della Difesa, Ignazio La Russa — Ora però la salute viene prima di tutto. Non è un dramma se la Scala resta chiusa in parte per due mesi, mi auguro solo che sia a posto per il 7 dicembre. E i loggionisti dovrebbero essere risarciti con repliche degli spettacoli, in altro giorno o orario».

Gabriele Albertini, sindaco ai tempi della ristrutturazione, spiega che «fu l’intervento più colossale di rigenerazione del nuovo e di restauro dell’antico dopo Maria Teresa d’Austria. Quell’area luci non è stata toccata, ma mi sembra un dettaglio minimo, non toglie niente all’opera». «Di amianto non si parlò mai e poi mai durante il restauro» aggiunge Salvatore Carrubba, all’epoca assessore alla Cultura. Il primo appuntamento che verrà limitato è l’inaugurazione del festival MiTo: il 4 settembre alla Scala suonerà la Filarmonica di San Pietroburgo, concerto già tutto esaurito. Gli organizzatori hanno deciso che i loggionisti verranno rimborsati e avranno diritto ad uno sconto del 20 per cento sull’acquisto di un qualsiasi altro biglietto del festival a Milano. E sono già stati messi a disposizione 44 posti sostitutivi nella seconda galleria, mentre tutti i loggionisti hanno ottenuto una nuova sistemazione per il concerto dell’orchestra Verdi il 6 settembre.

Pure la Scala si sta muovendo: la prima serata coinvolta, il 5 settembre, è il balletto Sogno di una notte di mezza estate con Roberto Bolle, (non presente in tutte le repliche). Si sta tentando di distribuire i loggionisti nelle diverse serate. Furente l’a ssessore alla Cultura Finazzer Flory. «Mi chiedo come sia stato possibile non aver individuato l’amianto prima — dice — . Ora noi i lavori li possiamo chiudere in una settimana, poi l’Asl deve fare i controlli. Ma entro fine ottobre sarà tutto finito».

amianto rassegna stampa

AGI
http://www.agi.it/milano/notizie/200909011730-spe-r012485-scala_bonifica_amianto_per_lavoratori_cub_intervento_tardivo
 
ASCA
http://it.notizie.yahoo.com/19/20090901/tit-scala-cub-su-amianto-bonifica-tardiv-59fdfba.html
 
APCOM
http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2009/09_settembre/01/scala_cub_bonifica_amianto_tardiva_nostra_segnalazione_del_2008,20526149.html?pmk=rss
 
L’ESPRESSO.IT
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/amianto-alla-scala-e-scontro-sul-ritardo-nellopera-di-bonifica/2108552
 
REPUBBLICA MILANO.IT
http://milano.repubblica.it/dettaglio/amianto-alla-scala-e-scontro-sul-ritardo-dei-lavori-di-bonifica/1709219
 
 IL GIORNALE.IT
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=379269

 
GIORNALE DI ZONA.COM
http://www.giornaledizona.com/notizie/cultura/scala-cub-su-amianto-bonifica-tardiva.asp

 
IL QUOTIDIANO SICILIANO.IT
http://www.ilquotidianosiciliano.it/articolo.php?id=37085
 
INDYMEDIA
http://lombardia.indymedia.org/node/21171
 
NEWSTIN
http://www.newstin.it/rel/it/it-010-002022185
 
MY BLOG JOURNAL.COM
http://www.myblogjournal.com/it/Italia/all/scala-cub-su-amianto-bonifica-tardiva/channels/2/1/entries/263570

 
RADIO CITTA’ APERTA.IT
http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1999&Itemid=9

3 Agosto 2009

INNSE. È la grande vittoria degli operai

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:36

 

12 agosto 2009 Intesa fatta, a mezzanotte, per il salvataggio della Innse. L’azienda meccanica di via Rubattino passa da Genta al gruppo Camozzi, con l’accordo anche della Aedes, proprietaria dei terreni su cui sono collocati i capannoni. È la grande vittoria degli operai che per 14 mesi hanno presidiato la fabbrica in crisi e che negli ultimi otto giorni hanno protestato dall’alto di una gru all’interno dell’azienda. Ok alla piattaforma sindacale: i 49 dipendenti saranno tutti riassunti dal nuovo proprietario

 Video IL RACCONTO La festa dopo la notte più lunga

I Lavoratori Autorganizzati Scala condividono la gioa e festeggiano anche loro.Siamo sempre stati vicini e solidari fin dall’autunno 2008 quando siamo andati a trovarli in diverse ocasioni. Bravi !!! e grazie per averci dato la dimostrazione che la classe operaia esiste ancora e puo raggiungere degli obbiettivi quando e compatta e decisa.Il presidio continua più che mai, non mollate!!!

6 agosto 2009  «Non ci prenderanno per stanchezza – fanno sapere collegati via telefono – reagiremo e cercheremo di modificare la situazione». Sulle loro condizioni personali gli operai affermano: «Siamo sporchi da fare schifo perché da tre giorni non ci laviamo, siamo in uno spazio stretto pieno di olio e di grasso dei macchinari, siamo una zattera a venti metri di altezza e distaccati dalla concretezza. Siamo sotto il tetto: fa caldo per tutto il giorno tranne che tra le 4 e le 5 del mattino quando arriva un po’ di freddo». Riguardo alla possibilità di scendere dalla gru i cinque lavoratori affermano: «L’unica condizione per scendere è una risposta positiva alle richieste che abbiamo fatto. Confermiamo comunque che non c’è bisogno di nessun medico». «Stiamo ragionando su altre azioni dimostrative», hanno poi concluso.

3 agosto 2009 MILANO – Momenti di tensione domenica mattina a Milano per lo sgombero della Innse di via Rubattino, autogestita e presidiata da oltre un anno da una quarantina di operai che si oppongono alla chiusura della fabbrica. Sul posto sono arrivati alcuni giovani dei centri sociali, per dare man forte agli operai. Ci sono stati alcuni momenti di tensione quando operai e manifestanti hanno bloccato per un paio di minuti la tangenziale. Si sono verificati anche tafferugli tra forze dell’ordine e manifestanti. Tutto però si è concluso in tempi brevissimi e la situazione si è calmata. Davanti alla Innse è rimasto il presidio dei lavoratori, in attesa di capire quali saranno le decisioni della Questura.

Contro l’ennesimo insulto fascista, contro l’ennesima dimostrazione di regime aiutiamo i compagni dell’INSE.
Chiediamo a tutti i compagni nella zona di recarsi a presidiare e dare una mano Innse, la rabbia degli operai sulla gru: "Ora intervenga Berlusconi"                                 guarda i video su questi link  

  Innse, la rabbia degli operai sulla gru   

INNSE (MI) Questa mattina (2 agosto 2009) le forze di polizia sono intervetute. Gli operai hanno occupato la tangenziale est.

Fus: Berlusconi promette reintegro di 60 milioni, le reazioni

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 18:38

ROMA – 30 LUG – Un decreto per incrementare le risorse del fondo unico dello spettacolo. Dopo settimane di appelli, manifestazioni di piazza, ordini del giorno bipartisan – scrive l’Ansa – è Silvio Berlusconi (foto) ad annunciare la buona novella al mondo dello spettacolo ridotto alla canna del gas dai tagli ai finanziamenti pubblici. Il traguardo, chiarisce il premier, sono 60 milioni di euro contro i 200 chiesti dall’opposizione.

Comunque un segnale, commenta l’ex ministro Buttiglione. Ma dal Pd, augurandosi che la promessa sia rispettata, si parla di elemosina. E in previsione della Mostra di Venezia, la mobilitazione non si ferma. "Di promesse -spiega per Centoautori Stefano Rulli – ne abbiamo sentite tante".
Il ministro Bondi, esponendo le sue priorità, chiede per il Fus "un reintegro parziale, ma non di più" ribadendo la necessità delle riforme. Bisogna liberare la cultura dai rapporti con la politica, dice il ministro, spiegando che i settori meno legati al contributo dello Stato sono stati quelli che hanno avuto più sviluppo.

"Certo anche lo spettacolo deve essere capace di uscire dall’assistenzialismo e dall’elemosina di Stato – interviene Berlusconi – però ora è chiaro che non possiamo far chiudere i teatri come La Scala e quindi aumenteremo i fondi a disposizione dello spettacolo". I tempi non vengono precisati. Le possibilità sono diverse, si apprende poi da fonti del ministero, anche se l’ipotesi più apprezzata e forse anche la più probabile, sarebbe quella di un reintegro legato alla riforma delle fondazioni liriche che Bondi punta a presentare nella prima riunione di settembre del consiglio dei ministri. Il testo c’é già, e chi l’ha letto parla di una riforma "dura e severa", come del resto il ministro ha più volte annunciato, che riporti le Fondazioni liriche sul mercato europeo ed elimini le sacche di privilegio.

Tant’é. Sulla necessità di fare leggi e riforme anche per cinema e spettacolo dal vivo, sono in sostanza tutti d’accordo, dai parlamentari della maggioranza che in queste settimane hanno sostenuto la battaglia per il Fus insieme con i colleghi dell’opposizione, alle associazioni dello spettacolo, in prima fila l’Agis, che accoglie con soddisfazione l’annuncio dell’imminente reintegro. Soddisfazione condivisa anche dal regista Maurizio Scaparro, che per protesta contro i tagli aveva deciso di non ritirare questa sera il premio Charlot alla carriera e dopo l’annuncio di Berlusconi cambia idea.

Ma nel Pd come nell’Idv si guarda ai 60 milioni come a poca cosa. "l’obiettivo resta il reintegro integrale", fa notare De Biasi (Pd), mentre Giambrone (Idv) parla di "brodino caldo che non risolve il problema". Barbareschi e Carlucci (Pdl) cantano vittoria ma avvertono, "le riforme sono necessarie altrimenti si tratterà di un’indegna caccia al denaro". Il cinema in rivolta intanto non ferma la mobilitazione, attesa anche per domani alla conferenza stampa di presentazione della Mostra di Venezia: "Finché non saremo di fronte ad una legge – dice Rulli – atti concreti, cifre adeguate alle necessità del cinema italiano, la nostra mobilitazione andrà avanti".

24 Luglio 2009

Tagli al FUS, estrema flessibilità nell’organizzazione del lavoro, per molti lavoratori dello spettacolo…

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 20:53

Lo spettacolo è finitoTutino(Anfols): lavoriamo sulla riforma ma il governo non ci ascolta ROMA – 23 LUGLIO –

 Più di una voce, all’interno del governo e degli operatori dello spettacolo, quando affronta l’argomento Fus, mette anche l’accento sulla opportunità della riforma non solo di tutto il settore, ma in particolare delle fondazioni liriche, riforma che le stesse fondazioni ritengono necessaria, come ci dice il presidente dell’Anfols e sovrintendente del Comunale di Bologna, Marco Tutino  “L’Anfols sta preparando un grande lavoro di proposte tecniche sia sul piano contrattuale – tema che sicuramente influenzerà moltissimo il futuro delle fondazioni lirico-sinfoniche , perché il rapporto di lavoro con i nostri dipendenti è centrale – sia sul piano legislativo per la ristrutturazione del nostro sistema. Sono proposte innovative, e anche in qualche caso rivoluzionarie. In tutto ciò, notiamo con dispiacere che l’interlocuzione con il governo su questi temi è molto diluita rispetto al passato".

"Non ci sembra – aggiunge Tutino – che la voce dell’Anfols e il nostro contributo siano tenuti nella considerazione che meritano. Non abbiamo  una seria interlocuzione e, soprattutto, un confronto. Questa fase del lavoro non prevede un rapporto burocratico , ma un rapporto reale di confronto sulle possibilità e sui contenuti che stiamo elaborando. A me sembra che la posizione dei sovrintendenti sia molto chiara: reintegro del Fus e , se possibile, sua equiparazione ai livelli della media europea. Quella dell’Anfols , però, non è solo pura richiesta di fondi, ma di un cambiamento del sistema. Altrimenti, qualsiasi tipo di aumento di risorse non potrà che essere sprecato in una macchina profondamente sbagliata e non funzionale”.

Arrivare ad una media europea può essere un obiettivo per il Fus. A quale somma dovrebbe mirare lo spettacolo italiano?
“Ritengo corretta l’indicazione del presidente dell’Agis, Alberto Francesconi : 700 milioni sono quelli che mediamente gli stati più evoluti mettono a disposizione della cultura”.

Perché le proposte che l’Anfols sta elaborando sono rivoluzionarie?
“Stiamo studiando modalità produttive ed organizzative che si discostano fortemente dal passato. Comportano strategie di consorzio delle fondazioni lirico-sinfoniche e di dislocamento delle funzioni produttive in modo da renderle comuni , con servizi condivisi che possano agire per più teatri”.

Parliamo anche di coproduzioni?
“Certamente . Ma precisiamo: le coproduzioni, se lasciate alla volontà dei direttori artistici o dei sovrintendenti in maniera sporadica e occasionale, non funzioneranno mai. Noi dobbiamo creare una struttura che le produca, che sappia organizzarle e gestirle. Dobbiamo, quindi, costruire sistemi”.

Cosa risponde ai tanti che mettono il dito sul fatto che le fondazioni lirico-sinfoniche assorbono quasi la metà del Fus e oltre tutto sono fonte di sprechi?
“Le nostre strutture assorbono la maggior parte delle risorse perché hanno personale stabile . Da ciò deriva un evidente impegno a garantire il mantenimento dell’occupazione. Sugli sprechi, in qualche caso è vero, c’è stata nel passato una certa connivenza tra un’interpretazione del ruolo della sovrintendenza e la gestione consociativa delle fondazioni. Credo che questo aspetto stia sempre più scomparendo. Stiamo riuscendo a indicare uno strada diversa al nostro interno per far sì che le nostre macchine funzionino nell’ottica del risparmio possibile”.

Punto fondamentale della riforma è anche il nuovo contratto di lavoro, altro tavolo su cui state lavorando. A che punto siete?
“Il contratto di lavoro è una sfida molto grande che non può non prevedere al suo interno dei cambiamenti sostanziali, profondi, circa le modalità d’impiego del nostro personale . Una parola per tutte è flessibilità. Estrema flessibilità nell’organizzazione del lavoro, degli orari, della gestione delle masse artistiche. L’interlocuzione con i sindacati è avviata in maniera molto positiva, abbiamo appena avuto un incontro e già abbiamo calendarizzato i prossimi. C’è una proposta concreta dell’Anfols che abbiamo consegnato alle organizzazioni sindacali. Il tavolo è partito , e questo lo giudico un passo molto positivo”.
 
A questo punto cosa manca per andare avanti?

 “Manca il governo come interlocutore. Ho l’impressione che non ci si voglia confrontare sulla strategia , sulla politica futura . Nello stesso tempo penso che non si possa non tener conto oggi del contributo dei sovrintendenti che stanno lavorando alla riforma delle fondazioni”.

Non riuscite ad avere incontri con il governo? Non era stato istituito un tavolo di lavoro?
“Gli incontri vengono dati con il contagocce, francamente in maniera molto formale e burocratica. Ritengo che su questa questione si debba rispettare l’interlocutore e si debba dire anche se si vuole aprire un tavolo vero, non semplicemente di facciata. Finora il tavolo al ministero si è riunito una sola volta. Mi sembra poco; non abbiamo nemmeno parlato con il direttore generale”.

2 Luglio 2009

Bondi, urge riforma radicale delle Fondazioni Liriche

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Musica: Bondi, urge riforma radicale delle Fondazioni Liriche

ROMA – 2 LUGLIO – Per le fondazioni liriche serve una riforma "radicale e coraggiosa". Lo ribadisce il ministro dei beni culturali Sandro Bondi (foto), che rispondendo al question time ad una interrogazione presentata da Michele Scandroglio (Pdl), sottolinea di aver informato il presidente del consiglio Berlusconi e l’intero governo di questa necessità e urgenza. Quella degli enti lirici, dice Bondi, "é questione importante, seria ed urgente. Da tempo sostengo che serve riforma delle fondazioni lirico sinfoniche, riforma invocata anche dagli stessi amministratori".

Il ministro ha ricordato che ad oggi la spesa per personale assorbe circa "il 70 per cento del finanziamento pubblico a ciò si aggiunge un deficit per 170 milioni di euro accumulato da 13 fondazioni liriche dal 2002 ad oggi e nello stesso periodo debiti iscritti nello stato patrimoniale che superano i 290 milioni di euro nonostante il finanziamento pubblico statale rappresenti quasi la metà del fondo unico per lo spettacolo (Fus)".

Dobbiamo prendere atto, prosegue Bondi, che la riforma degli enti lirici "ha sostanzialmente fallito il suo obiettivo". La privatizzazione "é risultata solo sulla carta", fa notare il ministro. Mentre la gestione non è stata affatto improntata allo spirito di imprenditorialità voluta dal legislatore". E’ giunto quindi, sottolinea di "prendere di petto questa situazione introducendo una riforma radicale e coraggiosa. Occorre dare fiducia agli amministratori capaci ma bisogna anche dare lustro al settore, coinvolgere sempre più persone e nello stesso tempo fare il mondo che il pubblico apprezzi l’innovazione e la ricerca di nuovi talenti sfuggendo a logica dello star system". Ovviamente il ruolo dei finanziatori privati può essere decisivo, precisa, e "cio ‘ richiederebbe una politica fiscale piu’ incentivante".

E’ necessario, conclude Bondi, "migliorare in generale il sistema di finanziamento agli organismi dello spettacolo dal vivo tenendo conto della attività già svolte e rendicontate dei livelli quantitativi e dell’importanza culturale della produzione svolta della regolarità gestionale nonché degli indici di affluenza del pubblico".

Spettacolo: dal governo un colpo mortale. Non reintegrato il Fus. Mobilitazione

ROMA – 1 LUGLIO – Mentre si accinge ad ospitare il G8, presentando l’Italia come il Paese della cultura e dell’arte, il governo assesta un colpo micidiale alla cultura e all’arte italiane. E’ questa la denuncia di Agis, Anica, Anac, 100Autori che evidenziano che il Consiglio dei ministri si è rifiutato di adottare il decreto di parziale reintegro del pesante taglio al Fus, Fondo unico dello spettacolo, che avrebbe consentito una sopravvivenza minima delle attività culturali, pur restando l’investimento pubblico complessivo dell’Italia il più basso fra quelli dei paesi sviluppati. (foto, il premier Silvio Berlusconi).

Dall’inizio dell’anno sono stati adottati diversi provvedimenti a sostegno delle imprese in molti settori ma nessuno nello spettacolo, ignorandone non solo il ruolo di innovazione e creazione, cruciale in una società avanzata, ma persino il fondamentale rilievo in termini imprenditoriali e sopratutto occupazionali, mettendo in ginocchio migliaia di imprese e a repentaglio il futuro di 200 mila lavoratori del settore.

Mentre il governo si vanta di mantenere gli impegni, in questo caso smentisce i suoi stessi rappresentanti di fronte al mondo della cultura e allo stesso Presidente della Repubblica. Perché solenne è stato l’impegno a reintegrare i fondi per le attività culturali preso dal ministro Bondi e dal sottosegretario Letta durante la cerimonia di presentazione dei David di Donatello al Quirinale. Talmente solenne da riscuotere l’approvazione del Presidente Napolitano. Altrettanto impegnative le dichiarazioni del sottosegretario Giro alle Giornate del Teatro di Napoli, sul reintegro del Fus e sulla urgente definizione di una riforma dello spettacolo.

Di fronte a tale prova di ostentato disinteresse per la cultura e smentendo gli stessi membri del governo, che delle politiche culturali sono i responsabili, di fronte alla perdita della credibilità da parte degli interlocutori istituzionali, il mondo delle attività culturali condurrà una campagna di denuncia e di mobilitazione per far conoscere la grave situazione e far valere le sue istanze. Il cinema, la musica, la danza, l’opera, il teatro, i circhi, gli spettacoli viaggianti italiani producono eccellenze riconosciute internazionalmente e sono parte della cultura mondiale: la loro messa in crisi non è solo un problema nazionale. Per questo motivo – concludono Agis, Anica, Anac e 100Autori – il terreno delle iniziative di denuncia e di immediata mobilitazione delle associazioni che rappresentano le attività culturali avrà la più vasta dimensione internazionale.

25 Giugno 2009

TEATRO: Massimo, il giudice boccia l´arma anti-scioperi

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 21:30

MERCOLEDÌ, 17 GIUGNO 2009 LA REPUBBLICA – – Palermo

Condannati i vertici della fondazione per la "messa in libertà" dei dipendenti

"Comportamento antisindacale" Il ricorso scaturì dalle trattenute per il "Faust" saltato

Nel teatro dei veleni si celebra una nuova puntata della guerra tra sindacati e sovrintendente. Secondo il tribunale, il Massimo ha tenuto «una condotta antisindacale»: il presidente della Fondazione, il sindaco Diego Cammarata, e il sovrintendente Antonio Cognata sono stati condannati a pagare 1.500 euro di spese processuali. A loro il giudice ha ordinato di «astenersi dal ripetere siffatta condotta». Ecco quanto stabilito Gianfranco Pignataro, giudice del lavoro, pronunciandosi sul ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali che si erano opposte alla decisione del teatro di mettere preventivamente in libertà tutti i lavoratori in occasione della messa in scena del "Faust" con Andrea Bocelli. Una pronuncia che ricalca quella di Bologna dove a essere condannato è stato l´ex leader della Cgil Sergio Cofferati. Un´altra batosta per l´equilibrio del teatro, già sconvolto dall´aggressione a Cognata, picchiato da due sconosciuti sotto casa ad aprile scorso, e dalle nuove minacce: una busta con tre proiettili.


Il 20 marzo il "Faust" di Gounod non andò in scena per lo sciopero nazionale sui tagli al Fondo per lo spettacolo. Ma due giorni dopo, domenica 22 marzo, saltò anche la replica per la rottura del dialogo tra le organizzazioni dei lavoratori e il sovrintendente Cognata. In occasione della proclamazione dello sciopero nazionale, il consiglio di amministrazione aveva infatti deliberato la messa in libertà di tutti i lavoratori che partecipavano all´opera-concerto. Di fatto, dunque, nessuno avrebbe ricevuto la giornata di paga. «Deliberando la messa in libertà 24 ore prima del Faust Cognata non ha permesso ai lavoratori di scegliere se aderire o no allo sciopero», denunciarono Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials Cisal. Una posizione condivisa dal giudice, che nella sentenza scrive che «la Fondazione sul solo rilievo che gli scioperi in questione sono stati indetti da quattro organizzazioni sindacali, e che ad esse aderisce oltre la metà degli aderenti all´orchestra, ma senza ulteriori indagini circa il prevedibile numero di effettive adesioni allo sciopero, già il giorno precedente ha disposto la messa in libertà di tutti gli orchestrali impegnati nell´esecuzione dello spettacolo, senza quindi accertare, né poterne dare la prova, la sussistenza in concreto della postulata inutilizzabilità della prestazione anche degli eventuali lavoratori non scioperanti».
Una decisione che secondo il giudice «non ha nemmeno consentito ai singoli lavoratori di esprimere o meno il proprio consenso all´astensione, depotenziando in radice l´effetto dello sciopero e finendo per annullarne la portata». Il comportamento della Fondazione quindi ha assunto «una valenza lesiva della libertà di azione sindacale». Il giudice del lavoro ha accolto dunque i ricorsi presentati dagli avvocati Roberto Croce, Piero Vizzini, Guido Lo Meo e Alfredo Sigillò, ma la Fondazione Teatro Massimo annuncia che farà ricorso.
I sindacati cantano vittoria: «Finalmente viene riconosciuto quanto da noi più volte sostenuto – dicono Angela Biondi, Cgil, Francesco Assisi, Cisl, Giuseppe Tumminia, Uil, e Fausto Patassi della Fials Cisal – l´assenza di corrette relazioni sindacali. Adesso attendiamo che il sindaco e Cognata ci convochino per mettere un punto rispetto agli atteggiamenti del passato». Ma il vice presidente Giuseppe Dell´Aira annuncia che il cda impugnerà di certo la sentenza: «Ci siamo comportati come avrebbe fatto qualunque altra fondazione lirica e abbiamo tutelato il pubblico danaro e gli interessi degli spettatori».
La cancellazione del Faust ha provocato un danno di quasi 200 mila euro: centomila euro per i cachet degli artisti e almeno 80 mila euro di mancati incassi.

FONDAZIONE LIRICA TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA 27-4-09

Cofferati condannato per comportamento antisindacale. Il sindaco: faremo reclamo.

"era la prima volta che veniva applicato quell’articolo, che invece è da sempre in uso alla Scala di Milano".

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