GENOVA – 9 GENNAIO 2014 – (G.S.) Le linee guida del piano di risanamento del Teatro Carlo Felice di Genova (foto) inviate oggi al Ministero dei Beni Culturali per salvare la fondazione lirica dal dissesto prevedono pensionamenti, internalizzazioni dei lavori dati in appalto e riduzioni del personale. Lo spiega il sindaco di Genova Marco Doria intervistato dalla tv ligure Primocanale.
Non ci sarà nessun esubero, rassicura Doria: “Sono previste riduzioni del personale che sarà ricollocato, non licenziato, in altri rami dell’amministrazione dei Beni culturali. Il piano prevede di usare meglio il personale facendo svolgere i lavori dati in appalto a ditte esterne ai dipendenti del Carlo Felice”, ha aggiunto il sindaco. L’obiettivo del Carlo Felice è accedere al “contributo pubblico previsto dal Decreto Bray, un prestito con un interesse basso per ridurre il debito e gli oneri finanziari che il Carlo Felice paga”. (Fonte: Ansa)
San Carlo Di Napoli
NAPOLI – 17 GENNAIO 2014 – (M.P.) Il processo di ricapitalizzazione del San Carlo (foto) da parte del Comune di Napoli sarà concluso entro l’anno. Lo ha detto il sindaco di Napoli e presidente della Fondazione San Carlo Luigi de Magistris, a margine della commissione Cultura del Consiglio comunale convocata per discutere della situazione del Massimo partenopeo.
“Entro quest’anno – ha affermato de Magistris – immetteremo i 40 milioni di euro che renderanno per sempre sicuro e in piena autonomia il San Carlo, scongiurando per sempre ipotesi di commissariamento”. “Faremo – ha proseguito – molto prima della scadenza data per il completamento della ricapitalizzazione che è fissata al 2016. Un processo di ricapitalizzazione ‘serio’ che richiede una tempistica ‘rapida’”. (Fonte: Ansa)
NAPOLI – 10 GENNAIO 2014 – (G.S.) Con le dimissioni di quattro su sei componenti del Consiglio di amministrazione della Fondazione, dinanzi alla volontà del presidente e sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a non aderire alla legge Valore Cultura (con la proposta di ricapitalizzazione attraverso beni immobili comunali) si è concluso la notte scorsa il CdA del Teatro San Carlo (foto). Di fatto non c’è stata alcuna deliberazione, nell’ultimo giorno utile, circa la possibiltà offerta dalla legge alle fondazioni liriche in difficoltà di accedere a risorse per 75 milioni.
De Magistris, festeggiato dai rappresentanti delle rsu dei lavoratori (che hanno atteso per quasi sei ore il termine del cda e sono stati poi convocati all’interno della sala), ha parlato di ”battaglia storica che dobbiamo estendere in tutta Italia contro una legge pessima che non riduce i costi delle produzioni, favorendo le esternalizzazioni e penalizzando le risorse interne, sulle quali noi invece vogliamo puntare. Il Comune ha messo 40 milioni di euro, è l’unico socio che l’ha fatto. E’ stata una vittoria del popolo del San Carlo, che non riguarda solo gli stipendi ma la politica culturale”. Per l’adesione a ‘Valore cultura’ si sarebbero espressi i consiglieri dimissionari che rappresentano i soci fondatori, Stefano Caldoro (Regione), Luigi Cesaro (Provincia), Maurizio Madaloni, vice presidente (Camera di Commercio), Riccardo Villari (Mibac) mentre il tentativo di mediazione di Andrea Patroni Griffi (Comune) sarebbe fallito.
”L’adesione non era una posizione discrezionale – spiega Caldoro – gia’ 5 delle 6 fondazioni per cui era stato pensato il fondo hanno aderito. Noi pensavamo a una adesione con prescrizione, senza toccare cioè salari e livelli occupazionali. La legge ci dava benefici enormi. Poi per evitare la spaccatura del consiglio, abbiamo preferito le dimissioni”.
Con le dimissioni di massa del cda ora la questione passa al Ministero per i beni Culturali, come fa già intravedere il vicepresidente della fondazione Maddaloni che spiega: ”Non abbiamo detto no all’adesione. Chi afferma questo e’ un cialtrone, dice il falso. Ci siamo dimessi per non sfiduciare il sindaco, ci e’ sembrato più’ etico che farlo andare in minoranza in votazione. Insomma, non abbiamo potuto decidere. Credo che un presidente dovrebbe lavorare per il consenso e cercare una intesa più’ ampia, compattare”.
In merito alla delibera sul conferimento degli immobili alla Fondazione Maddaloni afferma: ”Apprezzo lo sforzo del Comune ma non è una delibera operativa (dovrà essere approvata dal Consiglio, ndr) e non sappiamo neppure se gli immobili sono ‘bancabili’. Naturalmente siamo convinti che il primo cittadino ci abbia detto il vero, ma comunque sarebbe stato meglio proporre questa strada tre mesi fa e non oggi”. E adesso, che di fatto il Cda non c’è più? ”Ci affidiamo all’organo di tutela e vigilanza” conclude Maddaloni mentre nessun commento è ancora giunto dalla sovrintendente Rosanna Purchia. (Fonte: Ansa)
Opera di Roma
ROMA – 9 GENNAIO 2014 – (M.P.) Circa 10 milioni di euro di perdite nel solo 2013. E’ ancora peggiore del previsto a Roma il rosso del teatro dell’Opera. Lo denuncia il neo sovrintendente Carlo Fuortes (foto) che parla di ”situazione gravissima”. Ma si dice anche ”molto ottimista” circa la possibilità di riportare in pareggio i conti ”entro l’anno”.
”Ce la faremo”, assicura, ”ma solo grazie alla legge Bray che consente il risanamento”. Senza quella possibilità, sottolinea, il teatro sarebbe sull’orlo della liquidazione. Nel 2013 in particolare, spiega citando dati di preconsuntivo, ci sono stati circa 5,7 milioni di euro di costi di gestione in più (+10%) rispetto al budget fissato e una contrazione di 4,2 milioni di euro di ricavi (-7,5%) sempre rispetto al budget che era stato fissato. (Fonte: Ansa)
Comunale di Bologna
BOLOGNA – 8 GENNAIO 2014 – (M.P.) E’ passato a larga maggioranza (122 favorevoli, 3 contrari e 14 astenuti) il piano di rilancio del Teatro Comunale di Bologna (foto) votato ieri dall’assemblea dei lavoratori. Si tratta di un primo passaggio necessario per accedere ai fondi del decreto legge Valore Cultura. Oggi tocca al consiglio d’amministrazione dell’ente ratificare l’accordo, poi la palla passerà al commissario ministeriale per l’ultimo via libera.
Il documento approvato dai lavoratori ieri pomeriggio prevede il pensionamento di 21 dipendenti che da qui al 2016 matureranno i requisiti, così da fissare entro quella data in un massimo di 261 i dipendenti del Comunale.
E’ soddisfatto del voto dei lavoratori il sovrintendente Francesco Ernani. “È molto positivo. Stiamo andando avanti nel piano di crescita dell’istituzione” ha spiegato ieri pomeriggio mentre era impegnato in un incontro con il sindaco Virginio Merola proprio per discutere dei problemi del Comunale.
Non solo Ernani ma anche i sindacati sono contenti del risultato uscito dall’assemblea durata circa un’ora: “i lavoratori hanno fatto la loro parte, ora aspettiamo il ministero”.
Maggio Fiorentino
FIRENZE – 7 GENNAIO 2014 – (M.P.) Raggiunta intesa con i sindacati per il salvataggio ed il rilancio del Maggio musicale fiorentino (foto). Lo ha annunciato il commissario straordinario della fondazione Francesco Bianchi: ”Con questo accordo il Maggio può tornare a camminare sulle sue gambe. Ora esistono le basi perché questo teatro possa uscire dalla crisi”.
Il piano triennale sarà sul tavolo del supercommissario per le fondazioni liriche Francesco Pinelli entro il 9 gennaio, con quelli dei teatri che intendono avvalersi dei fondi della legge Valore Cultura. (Fonte: Ansa)
Spettacolo: azione legale della FNAS contro il MiBAC sulle assegnazioni del FUS –
ROMA – 13 GENNAIO 2014 – (M. P.) Il 23 dicembre 2013 la ‘FNAS – Federazione Nazionale Arte di Strada’, ha richiesto al Mibac l’accesso a tutte le pratiche istruite in sede di assegnazione dei contributi del Fondo Unico per lo Spettacolo (F.U.S. Teatro). Questo – si legge in un comunicato della Federazione – dopo che i suoi numerosi associati si sono visti rigettare 23 nuove istanze su 24 presentate.
Il Fondo Unico per lo Spettacolo ammonta a circa 411 milioni di euro. A fronte di uno spessore socio-culturale sempre più riconosciuto e di un volume considerevole di attività, l’arte di strada riceve meno di 80.000 euro di contributo annuo, tra istanze vecchie e nuove, vale a dire lo 0,019 % del totale. Altro elemento incredibile che caratterizza il trattamento ricevuto dall’arte di strada da parte della massima istituzione culturale del nostro paese, è il fatto che i contributi non prevedono sostegni ad artisti e compagnie per la loro attività di esercizio e creazione artistica, ma riguardano solo la promozione di quest’ultima, caso unico nel panorama delle sovvenzioni allo spettacolo e fatto quantomeno singolare.
“Il Mibac – si legge ancora nel comunicato – ha manifestato ancora una volta una scarsissima considerazione e un’elevata miopia nei confronti di un settore, quello dell’arte di strada, che è di sempre maggior spessore culturale, che ha grande valore sociale e che ha inoltre un’ottima capacità di creare economia e occupazione. Da trent’anni il pubblico frequenta in massa il teatro di strada e lo spettacolo di piazza, all’interno degli oltre 200 festival che popolano il panorama italiano. Si parla di decine di migliaia e a volte centinaia di migliaia di spettatori (paganti). Ma il Ministero sembra non volerne tener conto. Una volta esaminati gli atti la FNAS proporrà ricorso al TAR con un’azione che impegnerà tutti gli associati, nel caso in cui si concretizzassero i dubbi sulla correttezza formale dei procedimenti esperiti”.
Spettacolo dal vivo: MiBACT, le modalità per le domande di contributo sul Fus 2014
ROMA – 19 DICEMBRE 2013 – (M.P.) Le domande di contributo a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo per l’anno 2014 – si legge sul sito della Direzione generale Spettacolo dal vivo del MiBACT – potranno essere presentate, come da normativa vigente, entro la data del 31 gennaio 2014 in duplice copia ed esenti dall’imposta di bollo, come previsto dall’art. 6 della legge 7 ottobre 2013 n. 112.
L’accesso alla procedura on line sarà inderogabilmente chiuso alle ore 15.00 del medesimo giorno. La consegna delle domande presso la sede della Direzione Generale, in Piazza Santa Croce in Gerusalemme 9/a, potrà essere effettuata fino alle ore 17.00 del medesimo giorno.
Il MIBACT precisa che, a seguito di quanto disposto dall’art. 9, comma 1, ultimo periodo della legge 7 ottobre 2013 n. 112, che ha abrogato l’art. 1 della legge n. 589/79, i soggetti già sovvenzionati ai sensi di quest’ultima norma nonché degli articoli 12, comma 1, lett. c) del DM 8 novembre 2007 (Attività di Danza) e dell’art. 15, comma 2, del DM 9 novembre 2007 (Attività Musicali), potranno comunque presentare domanda per progetti di promozione ai sensi degli articoli 12, comma 1, lett. a) e b) (Danza ) e 15, comma 1 (Musica) o di altri articoli dei rispettivi DD.MM.
La procedura on line verrà attivata a partire dal giorno 30 dicembre 2013.
Gli enti lirici tentano la riscossa
di Giovanna Mancini17 gennaio 2014
Difficile distinguere tra vincitori e vinti in una vicenda complessa come quelladel Teatro San Carlo di Napoli, con il sindaco della città (presidente della Fondazione che lo gestisce) che insiste nella proposta di mettere in ordine i conti puntando sulle risorse interne e, sul fronte opposto, il ministero dei Beni culturali che richiama la fondazione al rispetto della legge «Valore cultura».
Comunque lo si voglia giudicare, il caso di Napoli è emblematico della frattura creata, nel mondo della lirica italiana, dalle regole introdotte con la legge Bray, approvata lo scorso ottobre per sanare la disastrosa situazione economica delle fondazioni liriche. Il ministero ha previsto, per il 2014, un fondo a rotazione di 75 milioni, per la concessione di finanziamenti di durata massima trentennale, oltre a un altro fondo di 25 milioni. Il tutto però, a condizione che gli enti presentassero dei «credibili» piani industriali di ristrutturazione.
La definizione di questi piani ha scatenato l’inferno nei teatri, sollevando in particolare le proteste dei sindacati, preoccupati per possibili tagli o ridefinizioni delle condizioni lavorative ed esasperando conflitti (talora anche di natura politica) già in essere. Lo scenario non è dei più confortanti: tre delle 14 fondazioni liriche italiane sono attualmente commissariate (Bari, Firenze e Palermo) e due sono fortemente a rischio – lo stesso San Carlo e il Lirico di Cagliari, dove proprio oggi è previsto il cda per esaminare le candidature alla sovintendenza, dopo l’addio di Marcella Crivellenti, la cui nomina era stata giudicata non valida dal Tar, lo scorso novembre.
Ma le note più dolorose riguardano la situazione economica, con un indebitamento lordo che, complessivamente ammonta a circa 340 milioni di euro (l’indebitamento netto è di 100 milioni). Non mancano le situazioni virtuose di realtà (come l’Accademia Santa Cecilia di Roma o la Scala di Milano, ma anche Venezia e Torino) che riescono a far quadrare i conti, magari ricorrendo a risorse private. In base alla legge Bray, i soggetti che nel triennio 2011-2013 hanno raggiunto il pareggio di bilancio avranno in dote una quota aggiuntiva (del 5%) sul Fondo unico dello spettacolo, che per il 2014 ammonta a circa 410 milioni di euro (per tutti i settori) e che da quest’anno sarà assegnato ai beneficiari non più «a pioggia», ma in base ai risultati raggiunti.
Una logica premiante che finora in Italia è mancata. Aveva quest’ambizione il processo di privatizzazione avviato a metà degli anni 90, che ha trasformato gli enti lirici in fondazioni, ma che dopo quasi vent’anni sembra sostanzialmente fallito (salvo i casi di Scala e Santa Cecilia). A incidere sui bilanci è soprattutto la spesa per il personale, che assorbe mediamente il 70% delle risorse. Una situazione insostenibile, che va risolta razionalizzando la forza lavoro. Il che non significa soltanto ridurre il personale (attraverso pensionamenti, ricollocamenti, esternalizzazioni…), ma anche aumentare la produttività e gli introiti. In questa direzione dovrebbero muoversi i piani di rilancio presentati il 9 gennaio al commissario straordinario Pier Francesco Pinelli, scelto dal Governo per risanare il sistema delle fondazioni.
È il caso del Maggio Fiorentino, che un anno fa era a rischio liquidazione, mentre oggi cerca il rilancio con un piano che prevede risparmi per 4 milioni sul lavoro. O del Carlo Felice di Genova, che punta a razionalizzare il costo del lavoro senza ricorrere a licenziamenti.
Sul tavolo del commissario sono arrivati i fascicoli di sette fondazioni: le tre attualmente commissariate, Trieste (commissariata nei due esercizi precedenti, come Napoli), ma anche Genova, Bologna e Opera di Roma, che hanno aderito autonomamente alla possibilità di accedere ai finanziamenti. Ora spetta a Pinelli valutarne la singola efficacia e agire con rapidità. Per sanare una situazione così disastrata occorre però muoversi in una logica di sistema e sinergia: i teatri lirici italiani sono tanti, forse troppi rispetto al pubblico potenziale. Ma se siamo convinti – e lo siamo – che il loro numero e la loro storia siano una ricchezza per il Paese, è necessario che producano «meglio» e spendendo meno, avviando co-produzioni e collaborazioni.