Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

6 Gennaio 2010

Lo Stato dimentica l'amianto killer

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:20

           Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.

Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.

 

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Lo Stato dimentica l’amianto killer
LO STATO DIMENTICA L’AMIANTO KILLER.pdf
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14 Dicembre 2009

Fondazione liriche: Brunetta contro la Carlucci

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 12:39

CULTURA, SCIENZA ED ISTRUZIONE: FONDAZIONI LIRICHE: BRUNETTA CONTRO LA CARLUCCI

Autore: CAPPELLI VALERIO

Testata: CORRIERE DELLA SERA, a pagina: 35

   

169/2009 Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda: NOI NON DIMENTICHIAMO  
 

 

QUARANT’ANNI DI PIAZZA FONTANA –


Martedì 15 dicembre 2009 – ore 20.45 – al Teatro della Cooperativa

Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, in collaborazione con Teatro della Cooperativa

1969/2009 A quarant’anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordando Giuseppe Pinelli nel giorno del suo assassinio e l’ingiusta incarcerazione di Pietro Valpreda

Pino Pinelli

4 Dicembre 2009

Protesta delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 13:22

     Alla Scala Pacchi Natalizi?     No grazie!

La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
Insieme alla volontà dell’Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo gli organici.

In questo contesto il nostro Sovrintendente promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l’isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italiani facilitando l’antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell’Integrativo, poiché tutto l’impianto normativo verrebbe messo in discussione .
 
Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.

Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.

Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega buchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.

I lavoratori della Scala non credono a babbo natale, neanche se ha l’accento francese.

  La Cultura fa Paura  logo CUB Cub Scala   

Protesta delle Fondazioni lirico-sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano


Presidio nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche in piazza della Scala dalle ore 14.30 alle ore 19.
L’iniziativa rientra nelle lotte e mobilitazioni nazionali a sostegno della vertenza in atto nei confronti del Governo e delle nostre controparti datoriali (Anfols)".
Vogliamo, Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da tre anni
L’investimento pubblico nel settore.
il superamento di una legislazione che impropriamente vincola le prerogative negoziali fra le parti e per una riforma del Settore discussa e condivisa tra le parti sociali.

 

      Salviamo i Teatri Lirici italiani  su facebook                    vedi link  aggiungi      Salviamo i Teatri Lirici italiani         

 

Protesta delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche lunedi' 7 dicembre alla Scala di Milano

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 13:22

     Alla Scala Pacchi Natalizi?     No grazie!

La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
Insieme alla volontà dell’Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo gli organici.

In questo contesto il nostro Sovrintendente promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l’isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italiani facilitando l’antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell’Integrativo, poiché tutto l’impianto normativo verrebbe messo in discussione .
 
Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.

Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.

Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega buchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.

I lavoratori della Scala non credono a babbo natale, neanche se ha l’accento francese.

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Protesta delle Fondazioni lirico-sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano


Presidio nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche in piazza della Scala dalle ore 14.30 alle ore 19.
L’iniziativa rientra nelle lotte e mobilitazioni nazionali a sostegno della vertenza in atto nei confronti del Governo e delle nostre controparti datoriali (Anfols)".
Vogliamo, Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da tre anni
L’investimento pubblico nel settore.
il superamento di una legislazione che impropriamente vincola le prerogative negoziali fra le parti e per una riforma del Settore discussa e condivisa tra le parti sociali.

 

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3 Dicembre 2009

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 23:41

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SCALA,CUB: 7 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO LICENZIAMENTI E PER LAVORO-
PRECARI TEATRO ALLA SCALA – LE VERTENZE     



Giunti al diciottesimo appuntamento, anche quest’anno le organizzazioni della Confederazione Unitaria di Base, in occasione della prima scaligera, saranno in piazza della Scala a manifestare "per impedire i licenziamenti indiscriminati, per il diritto al lavoro, per il reddito e il diritto alla casa, per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario". "Per motivi opposti dai loro diciotto anni siamo anche noi alla prima, proprio con i padroni, i bancarottieri e il governo, gli stessi che hanno prodotto la crisi, e oggi festeggiano", annuncia Piergiorgio Tiboni coordinatore della Cub. "Ma i nostri obietti
vi sono la trasformazione del precariato in lavoro stabile, la continuità del reddito, e anche per canone sociale degli affitti".(omnimilano.it)
La Republica

                                              

logo CUB    ASSUNZIONE DI TUTTI E SUBITO!

Una settimana si e l’altra pure, già da settembre, il capo del personale è costretto a rispondere, davanti ai giudici del lavoro, del comportamento illegale della Fondazione nei confronti di lavoratori costretti ad anni di saltuarietà contrattuale seppur in un rapporto di continuità lavorativa.–br–

Le altre organizzazioni Sindacali che hanno l’esclusiva nella trattativa con la Direzione, non dovrebbero permettersi di ipotizzare un accordo “in deroga alla legge”.

Se questa stabilisce che un contratto continuativo di oltre 9 mesi deve considerarsi a tempo indeterminato, non si deve far aspettare altro tempo a chi ha già maturato il diritto al posto fisso.
E’ inoltre stabilito per legge che da quando la Scala è diventata Fondazione non esiste un limite al numero dell’organico dei lavoratori a tempo indeterminato .
I precari della Scala hanno già aspettato abbastanza!

Solo in un modo possiamo accettare l’accordo occupazionale per fermare le vertenze che si moltiplicano!


Tutti gli aventi diritto       Vanno assunti a tempo indeterminato!      Adesso , Subito!

 

CUB-lnformazione   Confederazione Unitaria di Base

21 Novembre 2009

7 DICEMBRE: C0NSIGLI DA TORINO A BOLOGNA- Lunedi 30 a Roma Manifestazione dei lavoratori delle Fondazioni liriche

Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 14:18

                           Torino 3 novembre 2009                           

Caro Marco

Ti informo che quest’anno  c’è un fatto  nuovo che si prospetta  al nostro  orizzonte:  minaccia  di sciopero  per il 7

dicembre! incredibile vero?

Tranquillo  però, credo di aver trovato la soluzione a un problema che toglie il sonno agli italiani e getta

nello sconforto tutti i cittadini della Comunità europea (mi dicono che sono in apprensione  anche negli

States e nel Burkina Faso): firmiamo subito la parte economica del contratto scaduto e, so che non mi

credi, il nodo è sciolto! … e Carmen potrà tranquillamente morire tra le ore 21 e le 22 del 7 dicembre

prossimo.

Ti chiederai: ma quanto ci costa? anche su questo punto non ti devi preoccupare più di tanto, quel che

conta è la firma poi se ai lavoratori del tuo e del mio teatro andranno 2 lire (come si diceva una volta)

pare che non importi a nessuno (o a pochi) perché  in questo modo gli scaligeri  potranno  portare a casa il

loro ben più ricco (e senza ironia dico: certamente meritato) integrativo.

Invece non è così: a me importa proprio! i lavoratori del Teatro Regio meritano molto di più di quanto

verrebbe loro riconosciuto se si seguisse questa strada e quindi questa volta non ci sto! sarà anche che,

essendo il più vecchio in servizio,  ho visto più "7 dicembre" di tutti quanti e quindi so quanto i lavoratori

degli altri teatri (e ovviamente i nostri stessi teatri) hanno fin qui pagato perché si potesse andare in scena

a Sant’Ambrogio.

Non ho dubbi che il CCNL scaduto vada onorato e pagato per quel che vale (ripeto: non 2 lire) ma non

possiamo  sottrarci   contestualmente  da  concordare  e   sottoscrivere   alcuni   punti   della  piattaforma

normativa, come primo passo per dare ai nostri teatri una efficienza diversa e quindi migliore di quella

attuate; non mi dilungo: è materia a te nota. Credo però che i Lavoratori delle altre Fondazioni liriche, che

hanno fin qui aspettato in silenzio, possano essere anche d’accordo sul fatto che si debba lavorare

insieme, magari allungando ancora un po’ i tempi (non troppo però), al fine che vengano riconosciuti i

loro legittimi interessi economici (ovvero il valore del CCNL) e insieme portare avanti una riforma che,

come ho sempre detto, salvaguardi i livelli occupazionali e quelli retributivi ma che non può più essere

rimandata, diversamente daremmo ragione al Ministro Brunetta.

Il Teatro Regio ha sottoscritto nello scorso mese di luglio un accordo aziendale (a costo zero!) che, tra

altre misure volte al contenimento generale dei costi, prevede anche un aumento dei carichi di lavoro e

quindi, di fatto, una significativa riduzione del costo del personale,

Posso dire oggi ai miei lavoratori che avranno 2 lire dal contratto nazionale perché – per i suddetti motivi

– questo si deve subito firmare?

Per carità, se l’Associazione decidesse di fare così non posso che adeguarmi ma, qualora si mettesse ai

voti una simile risoluzione, ti pregherei di essere portatore del mio pensiero e del mio conseguente voto.

Caro Presidente, sono d’accordo con te (e mi fa piacere che anche Lissner la pensi come noi) quando dici

che i lavoratori della Scala dovrebbero trattare il loro contratto al di fuori de! CCNL: troppo diversa è la

loro realtà, sotto tutti i punti di vista, rispetto a quella degli altri teatri.

Io sono da sempre un grande fan della Scala (so bene che molti di questo mi rimproverano) e credo che

sia da favorire, per il bene di quel teatro e dei suoi lavoratori ai quali esprimo la mia stima, un percorso

che porti finalmente il Teatro alla Scala (come pure Santa Cecilia) fuori dall’Anfols; solo così ritengo che

si possano finalmente affrontare seriamente e serenamente tutte le questioni che riguardano le altre 12

Fondazioni liriche e anche per il Sindacato – è mia opinione – sarebbe più semplice sedersi al tavolo con

noi per rappresentare le ragioni dei lavoratori di questi teatri.

 

Un caro saluto            Walter

Musica: lunedì a Roma manifestazione dei lavoratori delle Fondazioni liriche


ROMA – 27 NOVEMBRE – Lunedì 30 novembre dalle ore 11 a Roma, in piazza SS. Apostoli, si terrà la manifestazione-presidio, promossa unitariamente dai sindacati di categoria, dei lavoratori delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche da cui partirà una delegazione per il ministero dei Beni e Attività Culturali. Lo rende noto la Slc-Cgil.

"La manifestazione – dichiarano gli organizzatori – ha l’obiettivo di porre all’attenzione del Dicastero e del Governo la grave situazione di crisi di buona parte delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. Sarà l’occasione per evidenziare il diritto al rinnovo del Contratto nazionale di categoria scaduto da tre anni e la necessità di una riforma di settore che abbia al centro la valorizzazione del lavoro, la sua qualità e stabilità sia per le orchestre e i cori e i corpi di ballo che per le maestranze".

12 Novembre 2009

Nuovo CCNL e legge dello Spettacolo dal Vivo- Lettori del blog, cosa ne pensate?

Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 18:28

                                                             
vogliono distruggere il contratto nazionale


vogliono chiuderci in una riserva indiana

vogliono il secessionismo culturale.


vogliono mettere mano agli organici per precarizzare ulteriormente un settore  in cui i lavoratori fanno già molte acrobazie per sopravvivere.

con questo governo è  approdato in parlamento un disegno di legge  che intende distruggere il fus già pesantemente tagliato, impoverire le fondazioni liriche, smembrarle ed esternalizzare intere masse di lavoratori.

Noi che alla Scala siamo tra i promotori delle cause per l’internalizzazione dei lavoratori  precari diciamo

No! a questo progetto omicida che Anfols e la proposta di legge Carlucci- Barbareschi stanno mettendo in opera .

Intendono dividerci per indebolirci. Per noi  tutto questo è abbastanza per dichiararare.

Sciopero sul 7 dicembre 09 allo scopo di fermarli.

CUB Scala

Vogliamo sentire su questo, il parere dei lettori del blog

Ultime notizie,

Scala teatro Nazionale è soprevvivenza degli altri

MILANO – 17 NOVEMBRE – Le Fondazioni Liriche sono d’ accordo sul fatto che la Scala diventi Teatro Nazionale dell’ Opera, anzi "l’uscita della Scala è la sopravvivenza degli altri teatri" secondo il presidente dell’Anfols, l’associazione nazionale delle fondazioni, Marco Tutino , che lancia l’allarme dicendo che "per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". "La Scala come teatro non è omogeneo agli altri" ha detto ieri all’Ansa Tutino, ricordando che quasi il 60% del bilancio del teatro milanese è dato da biglietteria e privati e che con il suo peso è riuscita a far prendere decisioni, a partire da quelle sui contratti, difficili da sostenere per gli altri. "La Scala se lo può permettere – ha spiegato Tutino -. Noi no. Siamo in una situazione economicamente non più tollerabile".

"Il sistema – ha aggiunto – non può reggere con questa riduzione dei fondi". E visto che i fondi statali non pare aumenteranno significativamente "bisogna cambiare – ha sottolineato il sovrintendente del Comunale di Bologna -, riscrivere il contratto nazionale e le leggi. E i cambiamenti vanno fatti in fretta perché per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". Fra le 14 fondazioni liriche a rischio, secondo il presidente dell’Anfols, sono almeno "quattro o cinque". Ecco perché la definizione della Scala come teatro nazionale, facendola uscire dalle logiche degli altri enti, potrebbe essere positivo anche per gli altri teatri.  

Scala di Milano, Stéphane Lissner confermato fino al 2015

MILANO – 17 NOVEMBRE – Il sovrintendente e direttore artistico della Scala di Milano, il francese Stephane Lissner , ha annunciato ieri a Parigi la sua conferma fino al 2015 alla guida del teatro milanese. Il nuovo consiglio d’amministrazione del teatro «sarà eletto mercoledì mattina e la prima cosa che dovrà fare – ha detto Lissner – sarà nominare un vicepresidente e un sovrintendente. Il sovrintendente sarò io».

L’impegno fondamentale assunto dal numero uno della Scala è quello di accompagnare il teatro all’Expo 2015. «A partire dal momento in cui ti rendi conto che tutti i dipendenti della Scala sono con te – ha detto Lissner  – che credono nel tuo progetto artistico, che il dialogo sociale poco a poco si è affermato, con difficoltà ma sempre meglio, allora dici "bene, continuo"».

Lissner ha aggiunto con soddisfazione che la Scala «dovrebbe fra poco essere nominata teatro nazionale dell’opera, cioè avere un’autonomia finanziaria» e si è rallegrato per il suo «quinto bilancio chiuso in parità». «Ho ottenuto anche – ha aggiunto – con Daniel Barenboim, Zubin Mehta, Gustavo Dudamel, Esa-Pekka Salonen, Daniele Gatti, Pierre Boulez o Antonio Pappano, la presenza dei più grandi direttori del mondo, che saranno con noi nei prossimi anni». 

MILANO – 18 NOVEMBRE – Rinnovato oggi il consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala. Entrano a farne parte per la prima volta il presidente di BpM, Massimo Ponzellini, l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Corrado Passera (foto), il presidente della Fondazione Banca Monte di Lombardia, Aldo Polie e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Confermati, il finanziere Francesco Micheli, l’a.d. di Eni Paolo Scaroni, il presidente del Gruppo Sec, Fiorenzo Tagliabue e il presidente di Promos, Bruno Ermolli che è anche stato confermato vicepresidente. Del CdA fanno altresì parte di diritto il sindaco di Milano, Letizia Moratti e il sovrintendente del teatro, Stephane Lissner.

Il prossimo 14 dicembre si riuniranno nuovamente sia il consiglio di amministrazione che l’ assemblea dei soci, che dovrà approvare il bilancio, in pareggio per il quinto anno consecutivo. 

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6 Novembre 2009

SECONDA CONFERENZA NAZIONALE SULL’AMIANTO “AMIANTO E GIUSTIZIA” TORINO, 6/7/8 NOVEMBRE 2009

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:14

“Confronto fra associazioni, movimenti, sindacati ed esperti: “Amianto e Giustizia”

Un gruppo di lavoratori promotori del Comitato Esposti Teatro Scala parteciperà alla conferenza Sabato 7 al Centro Congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti 23        

 Amianto: denunciato lo Stato Italiano

vedi link sopra

Interverranno in apertura:
ANTONIO PIZZINATO: La prima conferenza nazionale di Monfalcone dell’ottobre 2004
– Dario Mirabelli – Registro Mesoteliomi del Piemonte
– Michele Michelino: – Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di lavoro e sul
territorio, Sesto San Giovanni (MI)
– Benedetto Terracini e Stefano Zirulia – Centro regionale Amianto Piemonte – Casale
Monferrato
– Bruno Pesce, comitato Vertenza Amianto – Casale Monferrato
Lo scopo, in un clima di ricerca di unità fra tutte le forze interessate, è quello di porre i problemi partendo dalla propria esperienza (senza troppo dilungarsi sulla stessa), soprattutto iniziare a indicarne le soluzioni.

Sabato 7 Centro Congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti
Ore 9: saluto delle autorità
Ore 9,30 : “Amianto e Giustizia” relazione iniziale del senatore Felice Casson
Ore 10,15: “L’amianto e le malattie professionali” – relazione del dott. Beniamino Deidda Procuratore generale della Repubblica di Firenze)
Ore 10,45: tavola rotonda “responsabilità penali e risarcimento alle vittime dell’amianto”
Avv. Jean Paul Teissonniére, Parigi
Avv. Jan Fermon, Bruxelles
Avv. Mitchel Cohen, Filadelfia (presentato dall’avv. Claudio Ceriani, Milano)
Avv. Ezio Bonanni, Roma (avvocato per alcune associazioni delle vittime dell’amianto))
– Introduce l’avv. Sergio Bonetto, avvocato di parte civile nel processo contro l’Eternit
Siamo a Torino dove è iniziato il procedimento penale contro i responsabili della multinazionale ETERNIT, il Giudice per le Indagini Preliminari li ha rinviati a giudizio, il processo inizierà il 10 dicembre. Si tratta del più grande processo che sia mai stato celebrato in Italia per malattie professionali e malattie ambientali da esposizione all’amianto. Quasi un migliaio le parti offese, qualche decina le parti civili (istituzioni, sindacati, associazioni). Il PM Raffaele Guariniello ha certificato la morte e/o la malattia da amianto di quasi 3.000 persone fra lavoratori e cittadini esposti. Un lavoro grandissimo durato 5 anni. Ma le responsabilità della multinazionale ETERNIT sono assolutamente più ampie. Il processo riguarda coloro per cui il rinvio a giudizio è stato fatto, ma le responsabilità delle società multinazionali che fanno capo alla ETERNIT sono storicamente, moralmente, civilmente molto, molto più ampie. La nocività dell’amianto è nota dalla fine del 1800.
Non avrebbe dovuto essere impiegato. Gli avvocati che abbiamo chiamato a discutere sono
impegnati nei loro paesi in processi che hanno per oggetto l’amianto. A loro chiediamo un giudizio sul processo in avvio a Torino; quali indicazioni e riflessioni possono trarre dalla loro esperienza e come cercare di rendere internazionale il conflitto per cercare di colpire i responsabili ed obbligarli a risarcire le vittime? Non ultimo quali responsabilità degli stati e degli enti pubblici per avere atteso decenni prima di mettere al bando l’amianto? Cosa dobbiamo e possiamo fare ora perché l’amianto venga messo al bando in tutto il mondo?
Ore 12,30 Manifestazione per le vie del centro da Corso Stati Uniti a Piazza Castello (davanti alla Prefettura)
E’ importantissimo il lavoro di studio, di comunicazione delle esperienze, di indicazioni operative che viene fatto nelle sale congressuali, ma non sufficiente. Si è voluto dare alla Conferenza Nazionale anche un impatto pubblico, un segnale fra la popolazione di Torino, del Piemonte e non solo, che renda ancora più evidente i danni dell’amianto: i morti per mesotelioma, per tumore del polmoni, per le altre patologie asbesto correlate. Le responsabilità di chi su questi morti e malati ha fatto i soldi si è arricchito a dismisura, di chi doveva controllare, impedire che ciò avvenisse, e non lo ha fatto o lo ha fatto solo per finta. Scendiamo dunque in piazza, anche se per un tempo breve,
ma ricco di significato.
Ore 15,30 Riunione dei gruppi di lavoro
I gruppi di lavoro si riuniranno nei luoghi che verranno comunicati alla Conferenza.
Si chiede però da subito di iscriversi ai gruppi comunicandolo all’indirizzo del sito della
Conferenza.
Il compito dei coordinatori è quello di dirigere il gruppo di riassumere la discussione per l’assemblea generale e di stendere il documento finale. Si dovrà dare maggiore risalto alleindicazioni operative
1° Gruppo di Lavoro “L’amianto in Tribunale”
Coordinatori: Benedetto Terracini (epidemiologo – Torino), Enzo Merler (Registro mesoteliomi del Veneto) Giuseppe Cimmarrota (magistrato Noli), Armando Vanotto (Aiea nazionale)
Molte sono le cause in corso intorno al problema. Vittime dell’amianto (loro famigliari),
associazioni, istituzioni e sindacati sono costituiti o si costituiscono parte civile. In questo gruppo facciamo riferimento a quelle penali e discutiamo di quanto le controparti ci sollevano. Alcune (poche) sentenze danno loro ragione. Occorre pertanto affinare le argomentazioni, portare eventuali nuove prove a favore della nostra tesi. E’ diffusa fra le controparti la tesi per cui il nesso preciso di causalità non è dimostrabile perché tante sono le possibili fonti. Se poi vi è una fonte certa, la contaminazione della persona è avvenuta all’inizio dell’esposizione, le dosi dovute all’esposizione successiva sono irrilevanti ai fini della malattia. Anche se meno ripetuta vi è pure la tesi attribuita al prof. Chiappino, ovvero dell’impossibilità di fermare, nel passato, le fibre ultracorte e ultrafini con i mezzi di protezione individuale che avrebbero dovuto essere messi a disposizione dei lavoratori.
“2° Gruppo di lavoro “Amianto e Sanità”
Coordinatori: Franco Berrino (epidemiologo – Ist. dei Tumori Milano), Claudio Bianchi (Lega Tumori, Monfalcone), Emilio Pampaluna (ex ENEL di Turbigo, AIEA Lombardia), Alessandro Marinaccio (registro nazionale mesoteliomi- ISPESL, Roma)
I problemi che devono essere risolti sono molti, nella fattispecie riguardano le differenze fra regione e regione; non esistono indicazioni univoche. Lo scopo è quello di trovare su ogni problema una risposta sola o almeno risposte non estremamente differenziate fra loro.
a) epidemiologia: registrazione dei mesoteliomi, perché non dei tumori del polmone (da amianto)? Registrazione degli ex esposti: chi e come
b) sorveglianza sanitaria. E’ l’argomento sul quale ci sono le maggiori differenze. Alcune regioni non hanno attivato nulla, altre hanno programmato una sorveglianza sanitaria con esami sofisticati, quali la TAC spirale, o la ricerca di marker quali la mesotelina e l’osteopontina, altre ancora pochi esami (visita generale, radiografia del torace, spirometria) e counseling.
c) per la diagnosi precoce si riprendono alcuni argomenti precedenti: vale la TAC spirale, vale la ricerca dei marker?, ci sono nuove indicazioni? Occorre però stabilire se s tratta di sperimentazioni o se invece tali pratiche vengono proposte a tutti gli iscritti al Registro degli esposti.
d) Terapie. Tutti hanno diritto ad essere curati anche se alcune malattie sono, allo stato attuale delle conoscenze, inguaribili. Quindi è assolutamente necessario fornire le cure più adeguate per ridurre/eliminare il dolore e fare ricerca per possibili cure efficaci. Occorre vedere a che punto siamo e come indirizzare la ricerca.
e) Riconoscimenti. Occorre uscire dal sistema INAIL. E’ necessario che i riconoscimenti delle malattie professionali come all’origine stabiliva la legge 833/78 siano affidati ai dipartimenti di prevenzione della A-USL.

3° Gruppo di Lavoro “Eliminare l’amianto in 10 anni (dal 2004)”
Coordinatori: Roberto Carrara, (ingegnere, esperto di Medicina Democratica – Milano); Mario Fugazza, (ingegnere, Assessore all’ambiente Comune di Broni, Elena Ferrarese (Comitato case popolari di via Feltrinelli, 16 – Milano), Enrico Bullian (storico, AEA Monfalcone)
E’ stata la proposta della Prima Conferenza Nazionale celebrata a Monfalcone nell’ottobre del 2004. Si vorrebbe arrivare ad avere l’Italia libera da amianto a partire dal 2015. Solo la regione Lombardia ha inserito questo progetto nel suo Piano Regionale Amianto (PRAL).
Perché sia un obiettivo possibile occorre conoscere dove è l’amianto (mappatura), pianificare le bonifica, eseguire le bonifiche in sicurezza (rischio zero), smaltire l’amianto in modo privo di rischi. In verità non vi è altra prevenzione che quella di non essere più esposti all’amianto. La realizzazione di questi obiettivi è anche legata ai finanziamenti (aiuti per le bonifiche dei piccoli quantitativi, aiuti per le bonifiche nei comuni, – necessità e possibilità di rivalsa nei confronti di chi ha per profitto impiegato l’amianto). Il problema maggiore da risolvere è quello dello smaltimento.
Il quantitativo di amianto da smaltire è immane. Se non è poca cosa la prima parte del ciclo di eliminazione (conoscenza, rimozione), diviene pesante trovare un posto dove sistemarlo che non sia di danno a chi vi è vicino. Si tratta delle discariche. Oggi sono stati anche proposti metodi di smaltimento alternativo, in altri termini mettere l’amianto in un forno ad alta temperatura modificandone la molecola, quindi rendendolo inerte, non più nocivo. Il gruppo di lavoro dovrà arrivare a dare un giudizio e a stabilire delle indicazioni.
4° Gruppo di lavoro: “Risarcire le vittime, riconoscere gli esposti”
Coordinatori: Pier Luigi Sostaro, sindacalista CUB, Silvio Mingrino, (AVANI, Broni), Avv.
Ezio Bonanni, Roma, Gianni Alioti (FIM-CISL, Roma)
Avremo per la Conferenza Nazionale IL FONDO PER LE VITTIME DELL’AMIANTO? Sappiamo già che se l’avremo sarà del tutto insoddisfacente perché la destinazione verrà decisa dall’INAIL e con i suoi criteri, perché verranno risarciti solo i lavoratori già riconosciuti dallo stesso ente previdenziale. Nulla avranno le vittime per esposizione ambientale.
Non sono e non saranno messi meglio i lavoratori e i pensionati ex esposti quanto a risarcimento previdenziale. Sul riconoscimento dei cd “benefici previdenziali” è successo di tutto: è vero che gli esposti all’amianto hanno una speranza di vita inferiore agli altri lavoratori? E’ vero che chi pur privo di patologie da amianto, ex esposto, dopo avere partecipato ai funerali di alcuni (o tanti) propri colleghi di lavoro si trova in una condizione di profondo disagio?
Che fare per le vittime, che fare per gli ex esposti?: richiesta di giustizia, necessità di lotta e
mobilitazione.
5° Gruppo di lavoro: “L’amianto in Europa e nel mondo”
Coordina: Vittorio Agnoletto (medico del lavoro – già deputato europeo), Aurelio Pischianz (presidente AEA Friuli-Venezia Giulia), Patrick Herman (Andeva, Francia)
In Italia, IN Europa, negli USA dopo avere lottato per la messa al bando dell’amianto, ci si preoccupa e ci si mobilita per la sua eliminazione e per la soluzione dei problemi oggetto della discussione nei gruppi di lavoro. In gran parte del resto del mondo si continua ad estrarre amianto, a produrlo, manipolarlo, commercializzarlo, utilizzarlo. Ancora più gravemente con precauzioni zero. La strage dunque continua e se ne prepara una ancora più vasta per i prossimi anni. Come arrivare alla messa al bando totale dell’amianto nel mondo?. Quale ruolo del nostro paese e dell’Europa?
Domenica 8 ore 9: CONCLUSIONI
9- 10,30. Sintesi dei gruppi di lavoro
10,30. Impegni delle regioni
11,00. Impegni dei sindacati e delle associazioni:
– segretario confederale CGIL
– segretario confederale CISL
– segretario sindacato/i non confederali: Luigi Pacchiano (Marlane, Praia a Mare CS)
– responsabile Lega Ambiente: Giorgio Zampetti
– responsabile Medicina Democratica: Luigi Mara
– associazioni Luciano Carleo (Contramianto, Taranto)
Ore 13,30 – 13,45 Fulvio Aurora: Impegni finali

ADERENTI – PARTECIPANTI
AIEA nazionale (Armando Vanotto )
Contramianto e altri rischi onlus (Luciano Carleo )
Lega Ambiente nazionale (Edoardo Bai)
Associazioni delle vittime di Casale Monferrato (Bruno Pesce )
AEA-FVG, Trieste (Aureglio Pischianz – Niccolò di Stefano)
Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio
Sesto San Giovanni (Michele Michelino)
Comitato per la difesa della salute nei posti di lavoro e nel territorio di Tezze sul Brenta e di Bassano del Grappa ( Luciano Orio )
Medicina Democratica nazionale (Fulvio Aurora )
AVANI (Broni) ( Silvio Mingrino )
Fondazione Bepi Ferro, Padova
ISDE (Roberto Romizi)
AEA Monfalcone (Enrico Bullian)
Comitato Permanente ex esposti Amianto e Ambiente ( Salvatore Nania )
Associazione italiana Esposti Amianto Oltrepò – AIEAO Broni ( Michele Torti – Fugazza Mario )
Federazione INTESA ( Ignazio Barbuto )
CISL nazionale (Giuseppe D’Ercole)
FIM-CISL (Gianni Alioti )
Slai Cobas nazionale (Luigi Pacchiano )
CGIL nazionale (Stefano Oriano )
CUB nazionale ( Pier Luigi Sostaro )
FISMIC
FIOM-CGIL (Maurizio Marcelli)
ISTITUZIONI
Regione Piemonte
Provincia di Torino
PROVINCIA DI TARANTO

Nota Bene

Si richiede di inviare a questo indirizzo o all’indirizzo del sito della conferenza
nazionale: conferenzamianto2009@beepworld.it
La scheda di iscrizione alla Conferenza:

Nome e Cognome ………………………………………………………………….
Associazione/Sindacato/Ente……………………………………………………….
Indirizzo mail:…………………………………………………………………………..
Iscrizione al Gruppo di lavoro (titolo o numero)
………

4 Novembre 2009

ANFOLS PER NUOVO C.C.N.L. CON INNOVAZIONI

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 10:01

1* DETERMINAZIONE DEL ORGANICO
2* FLESSIBILITA’/PRODUTTIVITA’ CON CRITERI DI MULTIPERIODALITA’
3* MODIFICHE DEI DIRITTI DI PRECEDENZA
4* DEFINIZIONE DEGLI IST. REGOLATI DALL’ INTEGRATIVO E DECADENZA DOVE NON COMPATIBILE

ROMA – 3 NOVEMBRE – L’Assemblea Anfols si è riunita oggi a Roma presso l’Agis, per esaminare la proposta – emersa nel corso dell’ultimo incontro con le Organizzazioni Sindacali Nazionali – di arrivare velocemente alla sottoscrizione di un nuovo CCNL che contenga una variazione economica e una contenuta riscrittura della parte normativa.

A questo proposito l’Assemblea all’unanimità si dichiara disponibile a sottoscrivere in tempi brevi il nuovo CCNL, purché in esso siano contenute le seguenti innovazioni: 1) superamento dell’attuale determinazione degli organici funzionali che dovranno essere stabiliti dai CdA di ciascun Teatro in base alla compatibilità con le risorse economico-organizzative. 2) acquisizione di flessibilità/produttività attraverso l’adozione dei criteri di multiperiodalità, come da documenti già consegnati alle Organizzazioni Sindacali da estendere alle altre categorie. 3) modifiche delle validità temporali dei diritti di precedenza. 4) definizione degli istituti regolabili dai contratti di 2° livello, e decadenza degli istituti non più compatibili sul piano normativo.

A parere dell’Assemblea Anfols queste sono condizioni necessarie per recuperare le risorse economiche indispensabili per un rinnovo contrattuale. L’Anfols confida sul generale senso di responsabilità che informa le parti in questa difficile situazione.

29 Ottobre 2009

Tutino, escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. Sì di Lissner. Se i pochi fondi per lo spettacolo non bastano ma

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 16:39

BOLOGNA – 29 OTTOBRE – "Escludere il Teatro alla Scala dal sistema di contrattazione nazionale. Un po’ come tenere la Fiat fuori dal contratto dei metalmeccanici". E’ la tesi di Marco Tutino (foto, con Sergio Cofferati), sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell’Anfols, riportata oggi dal quotidiano Il Giorno. E la Scala non sembra tirarsi indietro.

Tutino parla del teatro milanese come di "un elemento disomogeneo" che rende "malato tutto il sistema e impedisce contrattazioni sane".

"Tutto il sistema è ‘scalocentrico’ – continua Tutino – a partire dalla legge che ha trasformato gli enti lirici in fondazioni, fatta su misura per la Scala, ma che ha penalizzato tutti gli altri". E precisa: "E’ penalizzante per la Scala e per gli altri dover essere compresi in un insieme di regole che la e ci costringono a un confronto impietoso, che ogni volta nel peggiore dei casi ci trascina verso una problematica che noi non possiamo affrontare. Nel migliore dei casi ci costringe invece ad avere delle logiche di sistema penalizzanti".

Questa, secondo Tutino, una delle ragioni per cui non si riesce a firmare il rinnovo del contratto di lavoro. La soluzione, dunque, può essere quella di escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. "Credo sia un bene per tutti fare questo passo – conclude Tutino -, un bene per i lavoratori ma anche per il sistema delle fondazioni italiane che deve riformarsi. Ed è evidente che questa riforma passa anche attraverso questo tipo di operazione".

E la prima risposta dal teatro milanese è positiva: "In realtà questa è una cosa che la Scala dice da tempo – ricorda il sovrintendente Lissner – nel senso che siamo l’unico teatro in cui in qualche modo funziona l’invito alla privatizzazione". 

Se i pochi fondi per lo spettacolo non bastano mai

Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico

Milano, 28 ottobre 2009 – Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico. O tragicomico, se preferite.

L’arte è pronta, le pellicce anche, però forse non si va in scena. Invece no, poi si va in scena. Si firma, si promette, si rimanda, si ripromette. Il fatto è che i soldi sono sempre quelli, non di un vizioso e avaro Pantalone, ma di un Ministero che fa i conti con le scelte economiche complessive del governo. Come pensiamo la cultura? Come l’arte, il cinema, il teatro, il costosissimo Teatro d’Opera? La coperta non è corta, se dividiamo i soldi per settori, che in fondo è la cosa più onesta per capire. E’ un asciugamano.

Qualche giorno fa, mentre i delegati sindacali erano a Roma a chiedere il rispetto degli accordi del 2008, all’Auditorium della Festa del Cinema hanno fatto a baionettate l’attore Luca Barbareschi e lo sceneggiatore Stefano Rulli, il delegato di governo e l’associazione Centoautori. Ciascuno si attribuiva il merito di aver costretto il ministro a sborsare i 60 milioni per il Fus. Rulli: "Merito delle nostre continue manifestazioni". Barbareschi: "Merito del mio pomeriggio di litigio con Tremonti". E i soldi non bastano. Non è chiaro chi "gode" in questo caso.

Silvio Danese
Il Giorno

24 Ottobre 2009

Ermolli, la Scala apre al coinvolgimento di banche straniere–Quattro giorni di sciopero al Lirico di Cagliari

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MILANO – 23 OTTOBRE – La Scala di Milano potrebbe coinvolgere in futuro anche banche straniere. Il vicepresidente della fondazione, Bruno Ermolli , spiega: "la Scala è una realtà mondiale e quindi non avrei nessuna difficoltà. Certo, i fondatori devono esprimere il loro gradimento, ma so che i nostri fondatori considerano la Scala un patrimonio artistico dell’umanità". Ermolli non ha detto se ci sono abboccamenti con banche come Barclay’s ma ha sottolineato che il lavoro "di fund raising è in continua evoluzione". Il 16 novembre si terrà l’assemblea dei soci, con il rinnovo del consiglio di amministrazione del teatro.

. "Entro novembre – ha sottolineato il vicepresidente – dobbiamo essere rinnovati o avere una prorogatio breve. Non è nelle nostre intenzioni tirare in lungo". Fra gli attuali membri del cda uscirà Pirelli, fatto annunciato da anni, ma ancora non si sa chi lo sostituirà e su questo Ermolli ha preferito non dire nulla.

Parlando della possibilità dell’arrivo di nuovi contributi, dopo che già recentemente la Banca popolare di Milano ha deciso di diventare socio fondatore permanente, Ermolli ha spiegato che "lavoriamo a tutto campo, prevalentemente in Italia ma non abbiamo preclusioni con l’estero. La Scala è un patrimonio milanese, italiano e dell’umanità". E ha aggiunto di non essere preoccupato del fatto che la Provincia di Milano non abbia ancora versato la propria quota per quest’anno: "C’é la legge che ci aiuta – ha tagliato corto – quindi se non ci sono, ci saranno".

interrogazione Idv per evitare la chiusura dello Stabile sloveno

TRIESTE – 23 OTTOBRE – Un’interrogazione al ministro per i Beni culturali per evitare la chiusura del Teatro stabile sloveno di Trieste, è stata presentata dal presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro (foto), e dal parlamentare del Friuli Venezia Giulia, Carlo Monai. Secondo Di Pietro e Monai, "il governo dovrebbe individuare, nelle norme e nei regolamenti applicativi sui Teatri stabili, soluzioni che consentano al teatro in lingua slovena di poter svolgere la propria attività e, di concerto con le autorità locali del Friuli Venezia Giulia, trovare soluzioni appropriate affinché la situazione del Teatro stabile sloveno sia risolta o quanto meno sbloccata in breve".

Lo Stabile sloveno, unico teatro stabile pubblico italiano di lingua non italiana, è l’ente culturale di maggior rilievo della minoranza slovena che vive nelle province di Trieste, Gorizia e Udine. Da tempo versa in una situazione economica assai critica, che ha determinato il mancato avvio della stagione teatrale 2009-2010, nonché le dimissioni all’unanimità del consiglio di amministrazione in carica.

CAGLIARI – 26 OTTBRE – Quattro giorni di sciopero generale sono stati proclamati dalle Rsu del Teatro Lirico di Cagliari (foto) dopo che il sovrintendente ed il Consiglio d’amministrazione dell’Ente hanno preannunciato ai sindacati un disavanzo di bilancio di oltre due milioni di euro. A causa della prima giornata di sciopero, domani, salterà la recita di Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, che ha debuttato con successo giovedì scorso per la regia di Michele Mirabella.

I sindacati si dicono fortemente preoccupati per il futuro del personale dell’Ente Lirico, anche alla luce dei tagli dei fondi per lo spettacolo, ma il presidente del Cda – il sindaco di Cagliari Emilio Floris – contesta la posizione delle Rsu e ribadisce la piena fiducia nell’operato dei vertici del Teatro. "Per cinque anni consecutivi – osserva Floris – hanno assicurato bilanci in pareggio. E in questo periodo, pur a fronte di minori contributi, sovrintendente e dirigenza hanno accresciuto livelli occupazionali, qualità e quantità di produzioni artistiche e numero di spettatori".  

21 Ottobre 2009

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:12

 

Venerdì 23 ottobre
SCIOPERO GENERALE
Manifestazione a
TORINO
in Via Verdi (di fronte alla RAI) alle 10,00
MILANO P.zza Cairoli ore 9,00
ROMA P.zza della Repubblica ore 10,00

Ancora sciopero generale.

Generalizzare e unificare le lotte in corso nella scuola, nelle fabbriche, nelle aziende e negli uffici sono gli obiettivi immediati dello sciopero generale previsto per venerdì 23 ottobre 2009.
L’articolata piattaforma di CUB, Cobas e SdL rappresenta un ampio ed esauriente programma su cui costruire mobilitazione e consenso, fornendo uno strumento concreto e alternativo nelle mani delle lavoratrici e dei lavoratori.
Le priorità sono:
il blocco dei licenziamenti e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, consistenti aumenti di salari e pensioni,
introduzione di un reddito minimo garantito per tutti,
aggancio di salari e pensioni al reale costo della vita,
continuità del reddito per cassintegrati e lavoratori atipici con assunzione a tempo indeterminato dei precari.

Questa piattaforma,
contro i tagli alla scuola pubblica delle leggi Gelmini e Aprea,
rivendica l’abrogazione della legge Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza,
con il mantenimento del permesso di soggiorno per i lavoratori stranieri,
il sostegno alle energie rinnovabili,
l risparmio energetico e al riassetto idrogeologico,
e un’opposizione al nucleare e alla privatizzazione dell’acqua.

Inoltre all’ordine del giorno troviamo anche:
la messa in sicurezza degli edifici dai rischi sismici e tolleranza zero per i responsabili degli omicidi sul lavoro,
investimenti nell’edilizia popolare e razionalizzazione del patrimonio immobiliare attraverso ristrutturazioni e requisizioni, diritto di uscita dai fondi pensione chiusi,
difesa del diritto di sciopero,
fine del monopolio di Cgil, Cisl e Uil, con pari diritti alle organizzazioni dei lavoratori contro la pretesa padronale di scegliere le organizzazioni con cui trattare, e rappresentanza elettiva democratica sui posti di lavoro.

CUB, Cobas e Sdl hanno aderiscono e partecipano alla Manifestazione Nazionale Antirazzista.

MILANO, 14 settembre 2009

CUB – Confederazione Unitaria di Base
V.le Lombardia, 20 – Tel. 02/70631804 Fax 02/70602409

14 Ottobre 2009

FUS, articoli stampa di ottobre

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 12:27

Spettacolo dal vivo: Regioni bocciano testo riforma e chiedono incontro a Bondi

ROMA – 19 OTTOBRE – La commissione Beni e Attività Culturali della Conferenza delle Regioni, presieduta dall’assessore regionale della Basilicata Antonio Autilio (foto), ha deciso di non esprimere parere sul testo unificato delle proposte di legge per lo spettacolo dal vivo, in mancanza di un incontro di concertazione richiesto da tempo al ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi. "Gli assessori regionali alla Cultura – secondo quanto riferisce l’assessore Autilio – hanno rilevato come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia".

"Vengono riproposti, in sostanza – continua l’assessore – l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. In particolare si rileva che la stessa denominazione del progetto di legge denota un approccio alla materia non coerente con il titolo V della Costituzione. E’, infatti, improprio parlare di ‘legge quadro’ dopo la succitata riforma. Dobbiamo ancora una volta stigmatizzare – evidenzia Autilio – il mancato coinvolgimento delle Regioni nella elaborazione del testo del progetto di legge, tenuto conto della competenza concorrente alle stesse attribuita dal Titolo V della Costituzione in materia di spettacolo e riaffermata dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 255 e 256 del 2004 e n.285 del 2005".
 
"Cio’ – a parere di Autilio – risulta ancor piu’ grave ove si consideri che le regioni hanno svolto nel recente passato un ruolo particolarmente attivo che ha portato all’elaborazione di una proposta di legge sui principi fondamentali in materia, approvata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta dell’11 novembre 2004. Inoltre, rileviamo come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia. Vengono riproposti in sostanza l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. Accade infatti che la ripartizione dei compiti tra Stato, regioni, province, comuni e città metropolitane non e’ rispettosa delle competenze istituzionali; le regioni vengono collocate sullo stesso piano delle province e dei comuni, senza il riconoscimento esplicito della loro potestà legislativa".

"Quanto agli aspetti finanziari, pur valutando positivamente l’accoglimento della proposta di istituzione del nuovo Fondo perequativo, sostenuta da più tempo in particolare dalle ‘più piccole’ regioni Molise e Basilicata, la conferma del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) e del Fondo per la Creatività – continua Autilio – appaiono in contrasto con le disposizioni di cui alla Legge 42/2009 ‘delega al Governo in materia di federalismo fiscale’. Infine e’ improponibile il ricorso ai fondi FAS per il finanziamento delle attività di spettacolo secondo il metodo già sperimentato dal governo di sottrarre risorse finanziarie destinate al Mezzogiorno. Anche per questo – conclude Autilio – in mancanza di concertazione con il ministro Bondi avremo solo una possibilità di esprimere il nostro dissenso con il parere negativo alla proposta di legge sullo spettacolo dal vivo".

La Carlucci: legge sullo spettacolo, in due settimane il primo sì

Il testo Sull’ argomento si sta elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan I nodi La Carlucci: i lavoratori dello spettacolo non hanno indennità di disoccupazione

 

ROMA – L’ onorevole Gabriella Carlucci ci conta. «Stavolta la legge sullo spettacolo dal vivo passerà. Sono oltre 60 anni che ci si prova (io ho cominciato appena eletta nel 2001) ma finora niente. Stiamo elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan: Udc, Idv, Pd e Lega. Vorremmo approvarla in commissione Cultura in sede deliberante, se va in Aula finisce che si arena. –br–Possiamo farcela in 2 settimane». La deputata Pdl è relatrice delle norme quadro che riguardano teatro, danza, musica, circo e spettacoli di strada. Perché diventino definitive la commissione dovrà approvarle all’ unanimità, altrimenti si torna in Parlamento. Il punto più spinoso è quello del Fus e dintorni. Al fondo unico per lo spettacolo verranno affiancati incentivi fiscali. «Le imprese potranno avvalersi dei crediti di imposta o reinvestire gli utili, basta con le politiche assistenziali e clientelari per cui poche persone decidono chi avrà i fondi e chi no». Il modello è il tax shelter già approvato per il Cinema. L’ estate scorsa attori, autori e registi scesero in piazza per scongiurare tagli al Fus. L’ onorevole Carlucci si sente di rassicurarli: «Resterà intatto: 420 milioni di euro. Finora i soldi spettavano a tutti, adesso introdurremo dei criteri rigorosi». Basati su buona amministrazione economica delle attività, innovazione dell’ offerta culturale, qualificata presenza all’ estero, continuità del progetto artistico e capacità di radicamento nel territorio. Per i 200 mila lavoratori dello spettacolo arriverà il riconoscimento giuridico. «Non ricevono indennità di disoccupazione e non hanno assicurazione contro gli infortuni», commenta la Carlucci. «Con questa legge verrà creata una banca dati professionale per censire tecnici e artisti». Regolamentata la figura dell’ agente: «Per evitare che prosperino gli imbroglioni». E alle imprese di settore verrà riconosciuto lo status di piccola o media impresa: «Potranno accedere ai finanziamenti delle Regioni». L’ onorevole Carlucci poi torna sulla vicenda della sua portaborse Celestina che le ha fatto causa perché sostiene di essere stata pagata in nero. In primo grado i giudici le hanno dato ragione. «Ma ho fatto ricorso in appello, dunque la sentenza non è affatto definitiva. E in ogni caso non sono stata condannata a risarcire nessuno. Piuttosto, la mia ex collaboratrice è stata rinviata a giudizio per un furto ai miei danni». G.Ca. RIPRODUZIONE RISERVATA

Cavalli Giovanna

corriere della sera           18 ottobre


ROMA – 9 OTTOBRE – 418 milioni 418 mila euro rappresentano lo stanziamento previsto dal governo per il Fus 2010. L’ammontare della cifra destinata al Fondo unico dello spettacolo è riportata nella tabella a pag. 158 del disegno di legge n.1790, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)", che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (foto), ha presentato al Senato. Per gli anni 2011 e 2012 lo stanziamento previsto è di 304 milioni e 75 mila euro. –br–

Fus: divisi i 60 milioni integrativi. Presto commissioni e modifiche ai decreti

ROMA – 13 OTTOBRE ¬ Reso noto dal capo di gabinetto del MIBAC, Salvatore Nastasi (foto), lo “spacchettamento” dei 60 milioni parzialmente reintegrativi del Fus 2009, stanziati con Dpcm del 31 luglio. Oltre ai 24 milioni già destinati al cinemaaltrettanti sono destinati alle fondazioni liriche e 12 milioni alle restanti attività dello spettacolo dal vivo: in particolare, 5.778.822,14 vanno al teatro, 4.880.118,38 alla musica, 799.052, 97 alla danza, 242.006,51 a circhi e viaggianti,e 300 mila euro sono il saldo residui nel settore dello spettacolo dal vivo.

Nastasi comunica inoltre che le commissioni per lo spettacolo dal vivo saranno convocate nelle prossime settimane per procedere alla ripartizioni delle somme stanziate.

E’ inoltre intenzione del capo di gabinetto proporre al ministro Bondi provvedimenti di modifica dei decreti ministeriali sulla ripartizione dei contributi allo spettacolo dal vivo “che terranno conto, per ora, solo delle esigenze più urgenti manifestate nel corso delle riunioni tra le categorie interessate e i dirigenti della direzione generale per lo spettacolo dal vivo”.

Sulla comunicazione del capo di gabinetto, la presidenza dell’Agis ha predisposto una circolare per le attività associate
 

Fus: Zanello (Lombardia), troppi i soggetti che non fanno cultura. Sì al federalismo


MILANO – 13 OTTOBRE – ”Il Fondo unico per lo spettacolo va riformato, ci sono troppi soggetti che vi attingono ma in realtà non fanno cultura, vivono di privilegi e non producono nulla”. E’ quanto ha dichiarato l’assessore alla Cultura della Lombardia, Massimo Zanello (foto), in occasione della presentazione, al teatro Dal Verme di Milano, della quarta edizione della ‘Festa del Teatro’ che si svolgerà dal 24 al 25 ottobre in 99 spazi di Milano e provincia 

”Il problema – ha osservato Zanello – va affrontato a livello nazionale: il Ministero deve intervenire. Occorre applicare il federalismo anche in ambito culturale. Le cose funzionerebbero sicuramente meglio e si eviterebbero di dare tanti soldi alla Regione Lazio e pochi a tutto il resto d’Italia”.

 
 

12 Ottobre 2009

Risposta alla RSA Cgil Teatro alla Scala

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 21:54

­Brand… ma come state?

Abbiamo capito che vi diamo fastidio. Ma non certo con le millanterie e le fandonie penserete di screditare la fiducia guadagnata con il lavoro fatto a fianco dei lavoratori ?In un contesto in cui la CUB non viene riconosciuta organizzazione sindacale dalla Scala, quindi senza aver diritto di fare assemblee perchè non esistono elezioni delle R.S.U. Ci odiate perché dopo che all’Ansaldo molti lavoratori avevano vinto le cause, volevamo che l’integrativo fosse speso per l’assunzione dei 150 precari ? invece circa 6 milioni sono serviti a mantenerli stagionali, con l’unica eccezione di aumentare il numero di essi ma con la clausola “ se permangono le qualità di idoneità professionali “, potevano l’anno successivo rimanere sempre stagionali. La clausola ha di fatto permesso alla direzione di attivare il meccanismo formale ( anche se illecito) di licenziare ad agosto 08’ le 4 ragazze di palcoscenico e i 6 impiegati/e. A maggio 09’ di tagliare altri 8 ballerini, parliamo di lavoratori a servizio già da tanti anni.

Abbiamo sostenuto a settembre 08′ la vertenza contro i licenziamenti con una serie di volantini e una conferenza stampa davanti al Piccolo Teatro e sempre a settembre lo sciopero, quello boicottato da Cisl, Uil e Fials. Vi abbiamo criticato perchè dal giorno dopo come previsto, non è stato fatto più nulla dal punto di vista delle mobilitazioni per questi licenziati. Infatti, sono state portate solo da un legale Cgil che tra l’altro le ha fatte perdere e poi ironia della sorte le avete portate mano nella mano da un legale rinomato per essere a contratto della CUB. Per tornare all’integrativo: Il resto dei soldi son serviti a scatenare una guerra sulla divisione della torta. Una guerra per il nulla, perché si sapeva in partenza che senza rinnovo del C.C.N.L nulla è percepibile. Ancor oggi a parte un dovuto anticipo nulla è stato percepito dai lavoratori perchè il rinnovo è fermo ( con questo governo cosa vi aspettavate? )

Abbiamo per primi denunciato il carattere corporativo e fazioso della Fials (sindacato che raccoglie gran parte di orchestra e coro) con una sfilza di volantini anche nel video Cub. Voi Denunciate la Fials perchè non accettava le scelte dell’assemblea perchè a maggioranza operaia. Ma ha potuto farlo perchè non essendoci le R.S.U. le avete dato la possibilità di far quel che volevano. E sono tre anni che chiediamo in tutte le sedi di indire questo tipo di elezioni, che sanciscono l’inviolabilità dell’assemblea. Ci siamo opposti alla Fials con tutti i mezzi di persuasione possibili anche andando a casa di Dario Fo, che per lo scivolone antioperario a lui attribuito per causa di un giornalista, che strumentalmente aveva usato attraverso un’intervista le sue parole sul Caso Scala, egli si era dopo molte scuse impegnato a cercare di far da paciere. Tentativo fallito, Tè amaro ovviamente. Siamo sempre stati anni luce distanti dalle istanze della Fials ma non abbiamo mai minacciato il suo diritto di sciopero che è un diritto universale. Abbiamo chiesto che la firma dell’integrativo a fine guerra prevedesse la clausola del rientro delle ragazze. Inascoltati. Un esponente della C.U.B. ha evidenziato in video il possibile carattere maliziosamente strumentale in quella guerra volta a depistare i lavoratori su alcuni contenuti pacco dell’accordo. Niente di nuovo e di clamoroso. A maggio convinciamo gran parte dei ballerini in attesa del licenziamento a trovarsi un avvocato dato che le trattative di confederali e Fials prendono una piega a dir poco penosa, e meno male non vien fuori nessun accordo che prevede licenziamenti (anche perchè avevamo denunciato Uil, Cisl e Fials di sputtanarli pubblicamente se lo facevano, la Cgil se ne tira fuori e gli altri la seguono a fatica)

Ai primi di luglio quando dovevano partire le cause degli stagionali, la Cgil sembra prendere la linea d’attacco che la CUB subito attiva. Invece tira il freno a sorpresa a favore di una trattativa con Lissner il boss. Il 2 luglio il militante Cub diventato a tempo indeterminato da un anno, dopo 25 da precario, ha tentato per questo di denunciare il rischio di ritardo che provocherà questa titubanza a favore di una trattativa che Lissner intende far solo per far ammuina. Viene aggredito. Il dissenso o la critica a questa Cgil è intollerabile. Scivolate fino a comportamenti tristemente stalinisti volti all’epurazione come nell’ultimo volantino, “precario brand.” Rivedetevi il film di guerra full metal jacket quando alla fine dice ”il nemico è dentro di noi”. Forse vi aiuterà. Per la cronaca anche la Uil, vista la moda, si attiva per le cause . Vedremo se vi assumerete la responsabilità politica per questa condotta a dir poco prudente da morire, di trascinar le cause fin oltre la fine dei contratti dei precari ( giugno/ luglio 2010). Come al solito Fials e Cisl in tutto ciò si sono dimostrati assenti per non dir peggio. Inqualificabili. Oggi però deve finir il tempo delle polemiche. Sarebbe tempo sterilmente perduto. E’ giunto il momento di ricompattarsi. Non esistono precari della Cgil della Uil o della Cub o inglesismi al seguito. E’ giunto il momento del " Tutti per uno e uno per tutti " Chi tocca un precario colpisce tutti i lavoratori. Ogni causa di lavoro è la causa di tutti i lavoratori. Ogni vittoria è la vittoria di tutti.

 

  C.U.B.                   Autorganizzati Spettacolo

9 Ottobre 2009

FACCIAMO VALERE I TUOI DIRITTI: INSIEME – OLTRE LA CULTURA DEL PROFITTO. AZIONI, NON PAROLE

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 14:09


CUB: il coraggio di volare – Nella conferenza stampa dell’assemblea promossa dalle organizzazioni dell’industria, della scuola, del credito, del commercio e dei servizi, della sanità, dei postali, degli inquilini e dei pensionati sono stati presentati dal sindacato di base i rimedi per uscire da questa crisi –

Per il 23 ottobre sciopero generale con manifestazioni a Roma, Milano e Torino.

Risposta alla iniziativa giudiziaria promossa da Rdb08-10-2009

Dalle assemblee ai tribunali borghesi la via per un nuovo soggetto sindacale.


L’ordinanza del tribunale appare sconcertante poiché omette completamente di prendere in considerazione tutti gli argomenti addotti dalla difesa della C.U.B.
Infatti, il giudice non spende una sola parola né sulla violazione da parte della RdB dell’obbligo di comportamento secondo correttezza e buona fede, né sull’eccezione di inammissibilità della sospensione stante l’avvenuta integrale esecuzione della delibera impugnata, né sulla situazione di conflitto di interessi in cui si trovavano i membri del coordinamento provenienti dalla RdB, e neppure sulla valutazione comparativa dei contrapposti danni che potevano derivare alle parti dall’accoglimento o dal rigetto della richiesta di sospensione.
La decisione del giudice lascia poi veramente perplessi laddove rileva d’ufficio la presunta nullità della convocazione del coordinamento diramata il 7 aprile 2009 da Tiboni, Montagnoli e Scarinzi; tralasciando ogni considerazione in punto di diritto (e sui contrari precedenti giurisprudenziali ignorati dal giudice), il giudice ha dimenticato il dato essenziale che la convocazione della riunione del coordinamento nazionale è stata decisa dai coordinatori in carica nella loro totalità (al momento non ce ne erano altri).
Il 7 aprile 2009 i signori Leonardi, Antonini e Fascetti erano ancora autosospesi dalla partecipazione alle riunioni dei sei coordinatori, e tale autosospensione è stata revocata dal coordinamento nazionale della RdB solo il successivo 28 aprile.
In ogni caso, la vera e profonda abnormità è costituita dall’atteggiamento di Rdb che afferma con entusiasmo che la “sconfitta giudiziaria” – e quindi, nella sostanza, la decisione del giudice – attesterebbe “la totale carenza di prospettiva” della nostra linea sindacale e la corrispondente validità di un’altra linea, e ciò che stride in questo atteggiamento non è solo il fatto che un vizio di forma nella convocazione dell’assemblea non ha, né può avere, nulla a che vedere con i progetti e le strategie di lotta a difesa dei lavoratori, ma il fatto stesso che si possa immaginare che debba essere un giudice, un giudice dello stato borghese preposto ad applicare la legge dello stato borghese, a stabilire quale “prospettiva” sindacale sia più adatta alla situazione politica e agli interessi dei lavoratori, ci provoca un’irritazione persino maggiori rispetto alla contrarietà per un provvedimento giudiziale che riteniamo incongruo e solo apparentemente motivato.
Perché si è arrivati alla iniziativa giudiziaria da parte di Rdb
I 3 coordinatori della CUB, espressione di RDB, autosospesi dalla carica da oltre un anno, indicono per maggio 2009 un’assemblea costituente della Cub (come se già non esistesse) con la pretesa che questa, aperta ad altre organizzazioni di base, sia quella propria di questa confederazione, con il chiaro obiettivo di appropriarsi della Cub per affermare il proprio progetto sindacale.
Così RDB parte a propagandare e poi a realizzare per maggio 2009 l’assemblea di questa “nuova” confederazione, forte del fatto che sulla sua scia si sarebbero mosse alcune frange della CUB.
Per meglio portare avanti questo disegno necessitava, però, e urgentemente, paralizzare le iniziative messe in atto dagli altri coordinatori di CUB per salvaguardare la vita dell’organizzazione.
Ed ecco che i 3 coordinatori autosospesi si “dissospendono” non appena i tre coordinatori in carica (al momento non ce ne erano altri e quindi con decisione – checchè ne dirà poi un giudice –  assunta dalla loro totalità!) provvedono a convocare la riunione del coordinamento per organizzare l’assemblea ordinaria della CUB come previsto non solo dallo Statuto, ma anche da precise decisioni  assunte collettivamente nel precedente mese di dicembre.
Alla riunione del coordinamento, il 6 maggio 2009, intervengono (nonostante il giudice la ritenga mal convocata!) ben 43 componenti del coordinamento su 45.
I componenti il coordinamento di nomina RDB, in massa:
– si oppongono alla mozione portata avanti dai coordinatori CUB diretta a fissare per i primi di ottobre 2009 l’assemblea congressuale con contestuale riassegnazione della carica dei sei coordinatori che fino ad allora avevano dimostrato di non saper superare le loro divergenze
– presentano una loro proposta che prevedeva una sostanziale autocritica da parte di tutto il Coordinamento sulle scelte fino ad allora operate perché non in sintonia con RDB e quindi l’inglobamento della assemblea della CUB nell’assemblea costituente del Nuovo Sindacato indetta, solo dai tre autosospesi coordinatori di area RDB.
Ovvia la inaccettabilità di quest’ultima proposta; RDB si dimostra indisponibile a fissare una diversa data dell’assemblea e, pertanto, si passa al voto con il risultato che vede la mozione che fissa finalmente una data per l’assemblea ordinaria della CUB, passare con la maggioranza semplice.
Di lì a poco arriva la diffida, tramite legale, di esponenti RDB rivolta agli altri coordinatori affinché non portino ad esecuzione quella decisioni sul presupposto che, anche per la convocazione dell’assemblea ordinaria, vi sarebbe  la necessità della maggioranza qualificata dei 2/3.
Non ci vuole un’aquila per capire che una simile iniziativa, trasformatasi poi, addirittura in una azione giudiziaria, non aveva affatto di mira l’interesse della CUB, ma semplicemente quello di coloro che, preferendo evitare un confronto ed un dibattito in sede congressuale, avevano già deciso di procedere nella loro strada con l’obiettivo di disarticolare la CUB, confidando di poterne riassorbire parti in un diverso organismo su cui RDB, ovviamente, manterrà l’egemonia.
Ed ecco che, per impedire i congressi, prima, di CUB Trasporti e, poi, dell’intera CUB, RDB affida le questioni ai tribunali di questo paese giocando col bilancino sul rispetto delle norme formali.
Ad agosto i funzionari di RDB hanno, infatti perso, quella volta in silenzio, la loro  causa d’urgenza contro Cub Trasporti. e subito dopo (quanto grande era il loro interesse alla vita di questa organizzazione e quanto strumentale la loro iniziativa!) hanno comunicato la loro fuoriuscita da essa, senza neppure aspettare il giudizio di merito.
Oggi, strombazzano come vittoria il fatto che, nella seconda causa d’urgenza promossa, questa volta, addirittura per impedire l’effettuazione della Ia IIl Assemblea Nazionale della CUB, un altro giudice avrebbe rinvenuto vizi nelle relative delibere perché non sarebbero state approvate con la maggioranza dei 2/3 da lui ritenuta quella prevista dallo Statuto.
Questo giudice, senza neppure esaminare se l’interesse di RDB a bloccare il l’Assemblea Nazionale fosse effettivamente meritevole di tutela, ha, così, ritenuto che anche per la semplice convocazione di una assemblea obbligatoria per la nostra confederazione sia necessario raggiungere una maggioranza dei 2/3 dei componenti il coordinamento, una maggioranza, nel nostro caso ovviamente difficile da raggiungere se i 15 componenti il coordinamento di RDB sui 45 complessivi continuano a mantenersi indisponibili a fissare una data per l’assemblea della CUB.
Ed ecco il risultato così assurdo che sta sotto quanto proclama RDB nei suoi comunicati, sventolando come suo vessillo l’ordinanza del giudice: senza il nostro assenso la CUB non può indire la propria assemblea generale!
Che tipo di sindacato vuole costruire chi preferisce spostare il terreno del confronto dal piano dell’assemblea a quello dei tribunali borghesi affidando la soluzione delle divergenze proprio agli organi di quello stato che è, oggi più che mai, espressione degli interessi antagonisti alle classi che noi avremmo la pretesa di rappresentare?.

Milano 6 Ottobre 2009

Walter Montagnoli – Cosimo Scarinzi – Tiboni P.Giorgio

5 Ottobre 2009

Mercato del lavoro. Le nuove prove per le organizzazioni dei lavoratori

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 11:35

Test Welfare per tutti i sindacati.

"La difesa dell’occupazione non potrà più passare solamente per la contrattazione. E i governi dovranno tenerne conto " *
"Un fenomeno che pare inaudito in Europa. Il sindacato, negli Usa, come nei paesi scandinavi e in Australia, mentre contratta si preoccupa anche del welfare, non statale, ma autogestito dal basso. Perché questo è il nuovo orizzonte: la difesa del lavoro non potrà più passare solo per la contrattazione (e qui i sindacati continuano a essere indispensabili), ma anche per la creazione di nuove forme comunitane di welfare che assumeranno anche forme di nuove unità economiche non capitalistiche. Un esempio?…"   Vedi Articolo completo


di GIULIO SAPELLI Docente di Storia Economica Università di Milano

Il governo sud coreano annuncia misure eccezionali per frenare la forza delle organizzazioni sindacali. Dopo il grande sciopero generale deI 1989, che spezz per sempre l’immagine di una Corea del Sud patria dei tassi salari, questa volontà è im’assoluta novità nel panoaama mondiale. Ma nel contempo è un’eccezione. In Corea a rappresentare i laoratori e la loro volontà di combattere contro le conseguenze della crisi economica mondiale che solo ora iniziano a preoccuparli veramente, sono i sindacati, grandi organizzazioni che, a imitazione dei loro confratelli giapponesi di prima della seconda guerra mondiale, si sono sviluppati con enorme rapidità.

Altrove il panorama è diverso. I lavoratori sono -sì frastagliati quanto mai quanto a tipi di lavoro, dimensione d’impresa, età lavorativa, financo quanto a condizione famigliare (i singie , per esempio, sono sempre pi numerosi e quindi piu disposti a] rischio della lotta e dello scibpero, ma anche all’isolamento). Ma altrettanto lo so- no, frastagliati, nelle forme di protesta contro la crisi. Ma tuttavia protestano perché il lavoro umano è melastico rispetto alla crisi: la persona umana non pu essere fisicamente distrutta. Pu essere certamente mutata nella sua capacità e nella sua competenza.

Ma per cambiare professione, mentalità, luogo di lavoro, occorre tempo, disponibilità estrema al cambiamento, occorrono risorse finanziarie, psicologiche, materiali e immateriali che non sempre sono nell’orizzonte di vita, la profonda e vera vita, dei lavoratori. Per questo essi sono oggi affetti da una sofferenza inaudita, siano o no occupati. Se lo sono temono per il domani, per loro e per le loro famiglie; se sono disoccupati sono distrutti dall’incertezza del futuro e dalla perdita di status. Certo questa tragedia era già nell’aria. Dovevamo prepararci. Viste ora dalla prospettiva della crisi le varie leggi sul lavoro interinale, a tempo, eccetera, che impediscono di farsi una famiglia, financo di realizzare la forza pi potente dell’essere, ossia l’amore, quelle leggi, che non distruggevano fisicamente la persona lavoratrice, ma già la facevano e la fanno moral mente a pezzi, erano Ìe prime nuvole che annunciavano la tempesta del dolore sui lavoratori. Accettate e negoziate dai sindacati in tutto il mondo, i lavoratori, con quelle leggi, rifiutano oggi anche molte delle pratiche sindacali e ne inventano, invece, di nuove.

I più creativi sono, in tutto il mondo, i sindacati di base dei precari, i giovani, senza famiglia alle spalle, con una visione aperta della società del rischio che fa loro non rifiutare completamente la precarietà. Ma un conto è viverla in tempi di crescita economica e un conto è viverla quando c’è la crisi. Allora i] bicchiere della flessibilità è mezzo vuoto e non mezzo pieno e alla varietà lieta si sovrappone l’angoscia tetra e pericolosa per la salute mentale, prima che per il livello di vita materiale.

Gli Usa anche in questo caso si dimostrano il paese pi pluralista e migliore del mondo in cui vi è di tutto: si formano nuovi sindacati più combattivi e di base, si organizzano con l’All Cb gli immigrati e i clandestini.

Un fenomeno che pare inaudito in Europa. Il sindacato, negli Usa, come nei paesi scandinavi e in Australia, mentre contratta si preoccupa anche del welfare, non statale, ma autogestito dal basso. Perché questo è il nuovo orizzonte: la difesa del lavoro non potrà pi passare solo per la contrattazione (e qui i sindacati continuano a essere indispensabili), ma anche per la creazione di nuove forme comunitarie di welfare che assumeranno anche forme di nuove unità economiche non capitalistiche. Un esempio? Le fabbriche autogestite argentine che indicano la giusta via per resistere alla crisi : fai da sé uniti nella lotta e nella costruzione di nuove soggettività attive sui mercati. La difesa dell’occupazione non potrà più passare solamente per la contrattazione. E i governi dovranno tenerne conto *** sono, invece, via per resistere alla crisi.i governi debbono sostenere senza soffocare queste esperienze, invece di attendere sino al giugno del 2010 come farà il G20, per discutere le proposte dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra! Se continueremo nell’indifferenza scoppierà un conflitto diffuso, inedito, che sommergerà molte delle nostre certezze e soprattutto molte delle nostre ignavie.

Corriere della Sera Economia di lunedì 5 ottobre 2009, pagina 11

30 Settembre 2009

INCUBO AMIANTO – THE END ?

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OGGI 29 SETTEMBRE 09’, dopo molteplici controlli da parte dell’A.S.L. sulla tenuta della camera stagna creata in volta platea e 2° galleria per la bonifica dell’amianto, comincerà lo smaltimento vero e proprio.

Per noi è un grande giorno frutto di una lunga battaglia che ha visto i lavoratori partecipi. Con la nostra determinazione e l’aiuto dei migliori esperti di ”lotta all’amianto” abbiamo costretto Comune, A.S.L. e Fondazione Scala ad adoperarsi per la nostra salute e quella del pubblico.

Abbiamo sostenuto L’RLS anche nei momenti più delicati come il 5 agosto 09 nel deserto estivo, quando rispetto alla mancata esecuzione dei lavori di bonifica che dovevano cominciare il 23 luglio, ci siamo rivolti ai nostri legali per intraprendere azioni giudiziarie per mancata tutela della salute dei lavoratori.

La minaccia di esser trascinati in tribunale e sui giornali per un fatto così grave ha nuovamente creato, come a gennaio nell’episodio che riguardava l’incapsulamento della cupola, il benefico effetto di far muovere i burocrati che nonostante sappiano ben usare l’arma dell’oblio al fine di risparmiare sulla nostra pelle e per non far sapere nulla al pubblico, han dovuto questa volta correre, per recuperare il ritardo accumulato. Ma non abbastanza, per non far chiudere due mesi il Loggione e spendere nell’emergenza e sulle spalle della collettività più di 700.000 € e inventarsi poi una serie di scuse fantasiose e concertate a cui son subito abboccati i media.

La responsabilità del ritardo è del Comune di Milano e di chi, nella direzione, gli ha fatto credere che i lavoratori avrebbero dimenticato e subìto il problema Amianto, come in tutti questi anni.

Oggi il nostro impegno è rivolto a risolvere il problema amianto nel deposito di Figino, dove lavora la squadra trasporti, il cui tetto ne è pieno e marcio. Un luogo lontano dalla ribalta del Piermarini ma vicino ai nostri pensieri già dal 29/ 06/09 data in cui informammo con raccomandata la direzione circa la pericolosità da verificare al più presto. Attendiamo ancora risposte scritte.

Intanto la nostra solidarietà e sostegno va ai comitati di lotta contro l’amianto che attendono da anni lo smaltimento dalle loro case a Milano della sostanza killer da parte del Comune.
                                                                              
                                                                                       CUB-lnformazione
                                  Confederazione Unitaria di Base
  video di gennaio 2009

YouTube – Amianto al Teatro alla Scala di Milano
2 min 36 sec
www.youtube.com

ttp://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2009/09/01/la_scala_torna_a_far_parlare_di_se_ora_per_amianto.html

26 Settembre 2009

FUS: SINDACATI, REINTEGRO IRRILEVANTE. ENTUSIASMO DI BONDI E’ FUORI LUOGO

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24/09/2009 – 19.05


(IRIS) – MILANO, 24 SET – Per il reintegro del Fondo unico dello Spettacolo ”sessanta milioni non sono sufficienti”: si puo’ sintetizzare nelle parole di Silvio Belleni (Cisl) il commento dei sindacati confederali sulle parole del ministro Sandro Bondi, secondo cui bisogna essere grati al governo. Durante la tournee in Giappone, i lavoratori della Scala hanno consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera dell’Rsa del teatro e delle segreterie di Cgil, Cisl, Uil e Fials. Il testo definiva il reintegro ”parziale quanto irrilevante” e sottolineava la ”situazione drammatica”. Quindi le parole del ministro oggi sono sembrate loro ”una cosa ridicola” come le ha definite Domenico Dentoni (Cisl). La Fials ha preferito non commentare mentre Giancarlo Albori (Cgil) ha parlato di un ”entusiasmo del ministro fuori luogo”. ”Il Fus è completamente svalorizzato – ha detto -. Sessanta milioni sono una goccia nel mare e non risolvono problemi che, se confermati, saranno drammatici”. Per parlare della situazione economica, di quella occupazionale, dei contratti e anche delle operazioni per togliere l’amianto nel sopravolta del teatro, i sindacati incontreranno il sovrintendente Stephane Lissner venerdi’ prossimo.

FUS: SINDACATI, REINTEGRO IRRILEVANTE. ENTUSIASMO DI BONDI E' FUORI LUOGO

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24/09/2009 – 19.05


(IRIS) – MILANO, 24 SET – Per il reintegro del Fondo unico dello Spettacolo ”sessanta milioni non sono sufficienti”: si puo’ sintetizzare nelle parole di Silvio Belleni (Cisl) il commento dei sindacati confederali sulle parole del ministro Sandro Bondi, secondo cui bisogna essere grati al governo. Durante la tournee in Giappone, i lavoratori della Scala hanno consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera dell’Rsa del teatro e delle segreterie di Cgil, Cisl, Uil e Fials. Il testo definiva il reintegro ”parziale quanto irrilevante” e sottolineava la ”situazione drammatica”. Quindi le parole del ministro oggi sono sembrate loro ”una cosa ridicola” come le ha definite Domenico Dentoni (Cisl). La Fials ha preferito non commentare mentre Giancarlo Albori (Cgil) ha parlato di un ”entusiasmo del ministro fuori luogo”. ”Il Fus è completamente svalorizzato – ha detto -. Sessanta milioni sono una goccia nel mare e non risolvono problemi che, se confermati, saranno drammatici”. Per parlare della situazione economica, di quella occupazionale, dei contratti e anche delle operazioni per togliere l’amianto nel sopravolta del teatro, i sindacati incontreranno il sovrintendente Stephane Lissner venerdi’ prossimo.

19 Settembre 2009

La riforma dello spettacolo dal vivo

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 01:04
Carlucci: possibile entro ottobre la riforma dello spettacolo dal vivo


Roberta Romei
ROMA – 18 SETTEMBRE – La riforma per lo spettacolo dal vivo potrebbe essere approvata entro ottobre. Lo dice in un’intervista al Giornale dello Spettacolo, l’on. Gabriella Carlucci , relatrice della legge, attualmente in discussione alla commissione Cultura della Camera.

“Ho condiviso lo spirito delle parole di Brunetta sul Fus. Basterà un esempio per comprendere la ratio delle parole del ministro. In Italia le persone che assistono a spettacoli di musica lirica ammontano a 2 milioni su 60 milioni di abitanti. A fronte di questo bacino di utenza assolutamente residuale, gli enti lirici ricevono più del 60% dei fondi del Fus. Di questa somma ingente addirittura l’80% finisce in stipendi e costi di gestione. E’ evidente che qualcosa non va. Detto questo non si può pensare però di chiudere i rubinetti senza modificare prima radicalmente le norme in materia. La legge che stiamo per approvare in Parlamento è strumento essenziale e propedeutico al raggiungimento degli obiettivi fissati anche dal ministro Brunetta, al quale chiedo di appoggiare la riforma dello spettacolo dal vivo che reca la mia firma e che intende modificare funzioni, ruoli ma soprattutto la gestione e la concessione delle risorse pubbliche destinate alle aziende del settore. Senza nuove regole giuste ed efficaci rischiamo di provocare il fallimento di molte imprese e la contemporanea perdita di centinaia di posti di lavoro”.

 “Personalmente – dice Carlucci – speravo e puntavo all’approvazione della legge prima della pausa estiva. Purtroppo il provvedimento è molto complesso e investe profili ed aspetti estremamente delicati per gli stessi operatori del settore. Ottobre è un obiettivo ed un termine assolutamente ragionevole. Lo spirito bipartisan che anima quotidianamente il dibattito in commissione, ma soprattutto l’intenzione mia e della maggioranza di dare un nuovo assetto alla materia lasciano ben sperare”.

La legge ha una copertura economica?

“La copertura economica è già stata individuata alcuni mesi fa. Io personalmente ho avuto dei colloqui con i responsabili economici dell’attuale esecutivo per individuare le risorse necessarie a finanziare la legge. Nessun problema da questo punto di vista. L’art. 7 del testo unico definisce con grande chiarezza dove reperire i soldi necessari. Nel dettaglio: il 25 per cento dei fondi derivanti dalle estrazioni infrasettimanali del gioco del lotto, il 50 per cento dei fondi gestiti dall’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato relativi ai premi non riscossi del gioco del lotto e delle lotterie nazionali, il 5 per cento dell’intero ammontare delle entrate del sistema audiovisivo pubblico, i fondi dell’Unione Europea destinati allo spettacolo dal vivo, il 20 per cento di fondi Arcus. Risorse certe, già esistenti che dovevano soltanto essere destinate alla copertura finanziaria del provvedimento. Siamo riusciti a piegare la volontà politica alle esigenze della legge sullo spettacolo. Inoltre, grazie alla nostra legge sono stati trovati 10 milioni di euro, che afferiscono direttamente ai capitoli di bilancio del ministero dei Beni e Attività Culturali e che andranno, novità straordinaria, a finanziare il tax credit ed il tax shelter per il teatro”.

E’ stato chiarito il rapporto tra le istituzioni della Repubblica? La legge risponde alla domanda “chi fa cosa”?

“Questa è forse la domanda principale a cui risponde la legge. Finora le sovrapposizioni tra livello centrale e locale hanno generato enormi problemi nella gestione della materia. Gli articoli 3, 4 e 5 definiscono i compiti della Repubblica, della Conferenza unificata Stato-Regioni, delle Regioni, delle province delle città metropolitane, e dei comuni, secondo i principi di sussidiarietà adeguatezza, prossimità ed efficacia”.

In quale direzione vanno le richieste ed i suggerimenti che gli operatori hanno fatto pervenire ai firmatari della legge? Richieste che sono state accolte?

“Le richieste e le istanze che ci sono pervenute dagli addetti ai lavori investono quasi tutte profili di natura regolamentare, passibili di impugnazioni presso la Corte Costituzionale da parte delle Regioni. Purtroppo, uno dei principali problemi sorto in questi anni è stato costituito dai numerosi ricorsi delle Regioni le quali, ritenutesi lese nelle loro attribuzioni, hanno contestato in giudizio le decisioni dello Stato. Per risolvere tale complicazione dobbiamo varare una legge che stabilisca i principi generali per poi demandare al livello locale l’attuazione delle norme”.

Dove si vedranno, e quando, gli effetti più evidenti della riforma?

“Credo che alcuni effetti saranno assolutamente immediati. Gli operatori del settore, una volta approvata la legge, si metteranno immediatamente in linea con i principi in essa contenuti, pena l’esclusione dalla concessione dei finanziamenti. Perché la nuova normativa vada definitivamente a regime dovranno passare alcuni mesi. Vi sono dei passaggi burocratici e legislativi obbligati come la nomina dei membri del Consiglio Nazionale dello Spettacolo o l’approvazione dei decreti attuativi. Del resto il mondo dello spettacolo aspetta questo momento da 60 anni. Possiamo tranquillamente aspettare pochi mesi per vedere la nascita di questa legge di importanza e portata storica”.

Sarà una legge molto dipendente dal Fus ?

“Ritengo che in questi mesi il Fus e la gestione delle sue risorse siano stati spesso oggetto di strumentalizzazioni e mistificazioni le quali hanno generato soltanto confusione e polemiche sterili. Il mondo dello spettacolo ha bisogno di risorse pubbliche per vivere e sopravvivere. Noi discutiamo e critichiamo il modo in cui tali finanziamenti sono stati erogati finora e tale aspetto verrà completamente riformato grazie alla nuova legge. Lo Stato non può sottrarsi dall’assolvere funzioni che sono di pubblico interesse. Occorre innanzitutto che i fondi del Fus vengano utilizzati per aiutare e tutelare i nuovi talenti, i quali hanno bisogno di finanziamenti per riuscire a realizzare le loro prime opere. Poi i soldi devono essere utilizzati per la formazione degli operatori ma anche per la formazione del pubblico. Occorre educare la gente all’ascolto della musica alta e alla conoscenza del teatro, alla sua storia, se vogliamo creare un bacino di utenza significativo. Bisogna, infine, imporre criteri di qualità, di redditività e di economicità senza il rispetto dei quali non si può pretendere il becco di un quattrino dallo Stato. E’ finita l’era dei soldi a pioggia distribuiti sempre e comunque ai soliti noti. Vogliamo essere ricordati come il governo che ha voluto imporre e riconoscere in Italia il merito ed il talento, non le tessere di partito e le amicizie compiacenti”.

A proposito di Fus, che cosa ne pensa dell’invito che il ministro Brunetta ha rivolto al ministro Bondi affinchè chiuda “i rubinetti del Fondo Unico dello Spettacolo”?

“Ho condiviso lo spirito delle parole di Brunetta sul Fus. Basterà un esempio per comprendere la ratio delle parole del ministro. In Italia le persone che assistono a spettacoli di musica lirica ammontano a 2 milioni su 60 milioni di abitanti. A fronte di questo bacino di utenza assolutamente residuale, gli enti lirici ricevono più del 60% dei fondi del Fus. Di questa somma ingente addirittura l’80% finisce in stipendi e costi di gestione. E’ evidente che qualcosa non va. Detto questo non si può pensare però di chiudere i rubinetti senza modificare prima radicalmente le norme in materia. La legge che stiamo per approvare in Parlamento è strumento essenziale e propedeutico al raggiungimento degli obiettivi fissati anche dal ministro Brunetta, al quale chiedo di appoggiare la riforma dello spettacolo dal vivo che reca la mia firma e che intende modificare funzioni, ruoli ma soprattutto la gestione e la concessione delle risorse pubbliche destinate alle aziende del settore. Senza nuove regole giuste ed efficaci rischiamo di provocare il fallimento di molte imprese e la contemporanea perdita di centinaia di posti di lavoro”.

17 Settembre 2009

Esab, firmato l’accordo: scendono dal tetto i sei operai del presidio

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:55

Migliorate le condizioni d’uscita per chi va verso la pensione, ma niente garanzie per il ricollocamento

MILANO – La protesta dei sei operai da quindici giorni sul tetto dell’Esab di Mesero, nel milanese, si chiude con una nota, apparsa sul blog dei 143 lavoratori che protestavano dal 22 giugno contro la decisione della proprietà, la Charter International, di chiudere alcuni stabilimenti e di mettere in cassa integrazione speciale 85 lavoratori dello stabilimento milanese. http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_settembre_16/


     blog lavoratori ESAB      http://quellideltetto.blogspot.com  

LA NOTA – «Quindicesimo e ultimo giorno, ore 12.45 – recita la nota-. L’assemblea ha deciso di firmare (52 voti a favore e 8 contrari). Non è un ottimo accordo, soprattutto per quanto riguarda il ricollocamento (da quell’orecchio l’azienda non ci sente). Abbiamo migliorato le condizioni d’uscita, soprattutto per chi verrà accompagnato alla pensione (integrazione fino al 90% dello stipendio), per gli altri 2 anni di cassa integrazione ed incentivo all’esodo di 24.000 euro per chi va in mobilità volontaria. Niente garanzie per quelli che vengono ricollocati presso la sede di Peschiera Borromeo»

LUCI E OMBRE – Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?. «L’accordo con l’Esab contiene luci e ombre – spiega il coordinatore nazionale Cub, Walter Montagnoli – ma è il massimo che si poteva ottenere». Montagnoli sottolinea poi che «i contenuti dell’intesa», il cui verbale per l’avvio della procedura della cassa integrazione sarà firmato domani a Roma al ministero del Lavoro, è il frutto, comunque «della lotta durissima che i lavoratori hanno intrapreso» nelle ultime settimane.

16 settembre 2009

Esab, firmato l'accordo: scendono dal tetto i sei operai del presidio

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Migliorate le condizioni d’uscita per chi va verso la pensione, ma niente garanzie per il ricollocamento

MILANO – La protesta dei sei operai da quindici giorni sul tetto dell’Esab di Mesero, nel milanese, si chiude con una nota, apparsa sul blog dei 143 lavoratori che protestavano dal 22 giugno contro la decisione della proprietà, la Charter International, di chiudere alcuni stabilimenti e di mettere in cassa integrazione speciale 85 lavoratori dello stabilimento milanese. http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_settembre_16/


     blog lavoratori ESAB      http://quellideltetto.blogspot.com  

LA NOTA – «Quindicesimo e ultimo giorno, ore 12.45 – recita la nota-. L’assemblea ha deciso di firmare (52 voti a favore e 8 contrari). Non è un ottimo accordo, soprattutto per quanto riguarda il ricollocamento (da quell’orecchio l’azienda non ci sente). Abbiamo migliorato le condizioni d’uscita, soprattutto per chi verrà accompagnato alla pensione (integrazione fino al 90% dello stipendio), per gli altri 2 anni di cassa integrazione ed incentivo all’esodo di 24.000 euro per chi va in mobilità volontaria. Niente garanzie per quelli che vengono ricollocati presso la sede di Peschiera Borromeo»

LUCI E OMBRE – Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?. «L’accordo con l’Esab contiene luci e ombre – spiega il coordinatore nazionale Cub, Walter Montagnoli – ma è il massimo che si poteva ottenere». Montagnoli sottolinea poi che «i contenuti dell’intesa», il cui verbale per l’avvio della procedura della cassa integrazione sarà firmato domani a Roma al ministero del Lavoro, è il frutto, comunque «della lotta durissima che i lavoratori hanno intrapreso» nelle ultime settimane.

16 settembre 2009

14 Settembre 2009

SALUTE E SICUREZZA – Cosa bisogna sapere

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:20

Breve guida alla legge sulla salute e la sicurezza.

Non descrive la legge in modo dettagliato, ma si limita ad elencarne i punti salienti.

La vostra salute, sicurezza e il vostro benessere sul luogo di lavoro sono tutelati dalla legge. Il vostro datore di lavoro ha il dovere di proteggervi e tenervi aggiornati sulle tematiche di salute e sicurezza. È vostra responsabilità prendervi cura di voi stessi e degli altri. Se avete un problema, parlatene col vostro datore di lavoro o, se disponibile, con un rappresentante della sicurezza.

La legge impone al vostro datore di lavoro di garantire, per quanto ragionevolmente possibile, la vostra salute, sicurezza e il vostro benessere sul luogo di lavoro.

Il vostro datore di lavoro deve consultarsi con voi o con il vostro rappresentante della sicurezza su questioni inerenti la vostra salute e sicurezza sul lavoro, tra cui:


– qualsiasi modifica che potrebbe mettere a repentaglio in modo concreto la vostra salute o

sicurezza sul lavoro, per esempio variazioni di procedure, modifiche ai macchinari o cambiamento dei metodi di lavoro;


– accordi presi dal datore di lavoro per farsi aiutare da personale competente a rispettare le leggi sulla salute e la sicurezza;


– informazioni che avete ricevuto sui rischi e i pericoli connessi alla vostra attività lavorativa, provvedimenti atti a ridurre o eliminare tali rischi e procedure da seguire se si deve affrontare un rischio o pericolo;


– pianificazione delle questioni di salute e sicurezza; e


– conseguenze sulla vostra salute e sicurezza derivanti dall’introduzione di nuove tecnologie.


In generale il vostro datore di lavoro è tenuto a:

rendere il vostro posto di lavoro sicuro ed eliminare i rischi per la salute;

assicurare che gli impianti e i macchinari siano sicuri e che siano installati e controllati regolarmente dei sistemi di sicurezza;

assicurarsi che gli articoli e le sostanze siano movimentati, immagazzinati e utilizzati in modo sicuro;

mettere a disposizione strutture previdenziali adeguate;

fornirvi le informazioni, le istruzioni, l’addestramento e la supervisione necessari per la vostra salute e sicurezza; In particolare, il vostro datore di lavoro è tenuto a:

valutare i rischi per la vostra salute e sicurezza;

prendere accordi per l’implementazione di provvedimenti per la tutela della salute e della sicurezza ritenuti necessari in seguito alla valutazione;

– nel caso in cui vi siano cinque o più dipendenti, registrare le conclusioni più significative della valutazione dei rischi e delle disposizioni relative ai provvedimenti per la tutela della salute e della sicurezza;

– nel caso in cui vi siano cinque o più dipendenti, preparare una dichiarazione sulle linee guida di sicurezza, comprese l’organizzazione e le disposizioni attuate per la salute e la sicurezza, e portarla alla vostra attenzione;

incaricare un responsabile competente di collaborare all’espletamento delle responsabilità di salute e sicurezza e consultare voi o il vostro rappresentante della sicurezza circa tale nomina;

collaborare al mantenimento della salute e della sicurezza con gli altri dipendenti che

condividono lo stesso luogo di lavoro;

approntare procedure di emergenza;

fornire strutture di primo soccorso adeguate;

– assicurarsi che il luogo di lavoro soddisfi i requisiti di salute, sicurezza e benessere,

relativamente a ventilazione, temperatura, illuminazione, strutture sanitarie, di lavaggio e

riposo;

– assicurarsi che le attrezzature di lavoro siano idonee dal punto di vista della salute e della

sicurezza per l’uso cui sono destinate, e verificare che siano soggette a manutenzione e

utilizzate correttamente;

prevenire o controllare adeguatamente l’esposizione a sostanze che potrebbero nuocere

alla vostra salute;

adottare precauzioni contro i pericoli derivanti da sostanze infiammabili o esplosive, dalle

apparecchiature elettriche, da rumori e radiazioni;

evitare pericolose operazioni di movimentazione manuale, e laddove non possano essere

evitate, ridurre i rischi di ferimenti;

– fornire un servizio di sorveglianza atto a garantire la vostra salute;

fornire gratuitamente indumenti o dispositivi protettivi, nel caso in cui i rischi non

possano essere controllati in modo adeguato con altri mezzi;

– assicurarsi che sia predisposta e mantenuta una segnaletica di sicurezza appropriata;

riferire di eventuali ferimenti, malattie ed episodi pericolosi all’autorità competente in

materia di salute e sicurezza (vedere il riquadro sottostante per informazioni a riguardo)

In qualità di dipendenti, la legge impone anche a voi dei doveri, e più precisamente:

prendervi ragionevolmente cura della vostra salute e sicurezza e di quella delle persone che potrebbero subire le conseguenze delle vostre azioni o negligenze;

collaborare con il vostro datore di lavoro in materia di salute e sicurezza;

usare correttamente gli strumenti di lavoro (compresi i dispositivi di protezione

personali) forniti dal vostro datore di lavoro attenendosi alle istruzioni ricevute o alle

informazioni ricevute in fase di addestramento; e

utilizzare in modo appropriato e non interferire con qualsiasi cosa non fornita per la vostra salute, sicurezza o per il vostro benessere.

Se si ritiene che sul luogo di lavoro vi siano problemi di salute e sicurezza discutetene innanzitutto con il vostro datore di lavoro, supervisore o direttore. Potreste anche discuterne con il rappresentante della sicurezza, se disponibile. Voi, il vostro datore di lavoro e il vostro rappresentante della sicurezza potete procurarvi in modo riservato informazioni in materia di salute e sicurezza contattando la CUB-Informazione.

Se ritenete che il vostro datore di lavoro vi esponga a dei rischi e non assolva i suoi doveri legali, e se glielo avete già fatto notare senza ottenere una risposta soddisfacente, potete contattare l’autorità competente in materia di salute e sicurezza sul vostro luogo di lavoro. Gli ispettori potranno dare consigli sulle modalità atte a conformarsi alla legge. Hanno anche il potere di far rispettare tale legge. Il servizio di consulenza di medicina del lavoro può fornire consigli sulla salute sul luogo di lavoro. Il vostro datore di lavoro vi darà nominativi e indirizzi. Per ottenere consulenze sulle precauzioni generali antincendio rivolgetevi ai Vigili del Fuoco o al vostro responsabile in materia di prevenzione degli incendi.


7 Settembre 2009

Amianto: Il TAR del Lazio Condanna il Governo e la Direzione Centrale INAIL

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 15:24

Amianto: Il TAR del Lazio Condanna il Governo e la Direzione Centrale INAIL
Accolto il ricorso delle associazioni dei lavoratori esposti all’amianto
(25 giugno 2009)

DAVIDE VINCE CONTRO GOLIA: UNA VOLTA TANTO ANCHE I LAVORATORI VINCONO.

L’Associazione Italiana Esposti Amianto, a cui si sono aggiunte successivamente altre associazioni tra cui il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Sesto San Giovanni (Mi), la CON.F.A.I.L, l’Associazione Vittime dell’Amianto Nazionale Italiana (A.V.A.N.I.), nei mesi scorsi avevano presentato ricorso contro il governo italiano e l’Inail per violazione delle norme costituzionali.                      Asbestos: the Hidden Killer campaign In questi anni migliaia di lavoratori esposti all’amianto, le loro mogli e figli sono stati contaminati dall’amianto killer, a migliaia si sono ammalati e sono morti, mentre le loro famiglie aspettano invano da anni giustizia. Con il decreto del 12-03-2008 del Ministro del Lavoro, in concerto con il Ministro dell’Economia e il Ministro delle Finanze e successivamente con l’atto dell’Inail (direzione centrale) del 19-05-2008, il governo Prodi tramite i ministri Cesare Damiano e Padoa Schioppa ha leso i diritti di migliaia di lavoratori esposti all’amianto. La legge 257 del 1992 concedeva a questi lavoratori, a causa della minore aspettativa di vita, un risarcimento, facendoli andare in pensione un po’ prima per allontanarli dalla fonte di esposizione cancerogena. Le polveri di amianto, come dimostrato dalla scienza medica, sono cancerogene indipendentemente dalla quantità (anche una sola fibra può produrre il mesotelioma ovvero quel tumore che non ha altre cause se non l’esposizione ad amianto) e con gli atti di indirizzo e i successivi atti dell’Inail il governo, riconoscendo i periodi di esposizione all’amianto fino all’inizio della bonifica e non oltre il 02-10-2003 solo in alcuni siti, ha discriminato i lavoratori riconoscendo solo ad alcuni la possibilità di usufruire del risarcimento del danno subito, escludendo e limitando il diritto della maggioranza dei lavoratori interessati che hanno lavorato a contatto con l’amianto in altri siti industriali non oggetto degli atti di indirizzo. Le nostre associazioni, tramite il nostro legale Avv. Ezio Bonanni del Foro di Roma, ritenendo tutto questo lesivo degli interessi dei loro associati e di tutti i lavoratori italiani, hanno inoltrato il ricorso al TAR del Lazio per tema di lesione dei diritti e delle libertà fondamentali e ora il Tribunale, con la sentenza n. 5750/2009, ci ha dato ragione.

Con la sentenza emessa “il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio – Sezione Terza bis definitivamente pronunciando sul ricorso un epigrafe, lo accoglie per l’effetto annulla il D.M. del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e del Ministero dell’Economia e Finanze in data 12 marzo 2008 e l’atto di cui alla nota INAIL – Direzione Centrale prestazioni – ufficio III N. 60002 del 19 maggio 2008 nella parti e secondo le modalità in motivazione indicate. Condanna…….”. Un passo significativo della sentenza dice: “Non è dato comprendere la ragione per cui l’amministrazione nel regolamento attuativo ha inteso introdurre la limitazione collegata ai soli reparti di esposizione diretta all’amianto, in quanto in altre occasioni la stessa ha invitato l’INAIL a non considerare i soli reparti all’interno delle singole realtà produttive”.

La sentenza, articolata in 21 pagine, accoglie il ricorso su tutta la linea evidenziando l’illegittimità dell’operato dei Ministri del Governo e dell’Inail che hanno fortemente discriminato i lavoratori esposti all’amianto. Ora si aprono le porte per tutti i lavoratori e centina di processi che hanno dato torto ai lavoratori dovranno essere rivisti.

 Sesto San Giovanni, 24-06-2009

Associazione Italiana Esposti Amianto
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

fonte: adelantecompaneros@fastwebnet.it 

3 Settembre 2009

Amianto alla Scala, bonifica tardiva –

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 18:47

Tiboni, CUB: “Ennesimo intervento a scoppio ritardato alla faccia della tutela della salute di lavoratori e cittadini.”02-09-2009

Il sindacato di base aveva allertato circa la presenza di amianto già alla fine dello scorso anno. Chiusa per due mesi la galleria del teatro milanese per l’eliminazione dalla fibra nociva.

0407200902204072009065proiettori volta platea

 I primi a segnalarlo erano stati i sindacalisti della CUB alla fine di novembre dello scorso anno (notizia riportata da CRONACA QUI il 26 novembre e da EPOLIS Milano il 12 febbraio di quest’anno), la cui presenza causerà la chiusura della galleria del Teatro alla Scala di Milano per circa due mesi, fino alla fine di ottobre.
 Al contrario è solo di qualche giorno fa la decisione di Comune, Asl e Fondazione Teatro alla Scala di iniziare i lavori di bonifica dell’amianto, in accordo con il sindaco Letizia Moratti e il sovrintendente Stéphane Lissner, un intervento previsto già alla fine di luglio ma posticipato al 26 agosto per la richiesta dell’Asl di mappare tutta la sala.
 “Contrariamente a quanto si vorrebbe far passare ora, il materiale tossico era stato rinvenuto proprio l’anno scorso da un gruppo di lavoratori all’interno dei locali frequentati dalle maestranze tecniche e dai vigili del fuoco” Specifica Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della CUB. “Parliamo del rivestimento delle bocche dei fari sala, nella zona cupola soprastante la platea, oltre a una sua presenza sparso all’interno del locale delle parti adiacenti le passerelle di servizio.” vi
 A suffragare ulteriormente la presenza di amianto è la patologia riscontrata a un vigile del fuoco direttamente legata alla fibra di amianto ( il mesotelioma pleurico).
 Da parte degli stessi lavoratori era stata richiesta un’immediata verifica da parte della dirigenza e delle autorità competenti la Fondazione, e la successiva e tempestiva bonifica dei locali indicati dalla fibra di questo pericoloso materiale.
 “Adesso fingono di preoccuparsi della salute di chi va a teatro, soprattutto per evitare che chi aveva già comprato i biglietti per gli spettacoli di settembre chieda il rimborso. In realtà questo intervento a scoppio ritardato non tiene minimamente conto della salute dei lavoratori e viene fatto solo per non perdere la faccia.” Conclude Tiboni.

MILANO, 01 settembre 2009.

CUB – Confederazione Unitaria di Base
V.le Lombardia, 20 – 20131 Milano
tel. 02 70631804 – Fax 02 70602409

Amianto alla Scala, è scontro sul ritardo dei lavori di bonifica

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 17:49

Amianto alla Scala, è scontro sul ritardo dei lavori di bonifica

La Scala sta cercando posti alternativi per i loggionisti per il balletto del 5 settembre. E per il concerto inaugurale della rassegna MiTo ci sarà il rimborso dei biglietti per gli spettatori che non riusciranno ad avere posti sostitutivi
di Anna Cirillo

Gran rabbia per la figuraccia della Scala rimessa a nuovo nel 2002 dove solo adesso si scopre l’amianto nel loggione, e grandi manovre. Il Comune sta pensando di organizzare un concerto gratuito nel teatro per i loggionisti che resteranno a bocca asciutta da qui alla fine di ottobre, 21 spettacoli in cartellone in settembre e 16 in ottobre. Sono 275 i posti in meno nella seconda galleria, chiusa al pubblico per la bonifica nel locale luci della sopravolta: l’e ternit sta lì dagli anni Cinquanta-Sessanta. Si rimuove ora, a stagione iniziata, tra disagi e scompigli.

Il sindacato di base aveva comunicato la presenza di amianto alla fine dello scorso anno e ad agosto aveva anche minacciato il ricorso all’avvocato se non fosse stato tolto. Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale del Cub, parla di bonifica tardiva. «Il materiale tossico era stato scoperto dai lavoratori nel rivestimento delle bocche delle luci e nelle parti adiacenti le passerelle di servizio — dice — A confermare i sospetti sulla sua presenza era stata anche la morte di un vigile del fuoco per mesotelioma pleurico, e il fatto che un suo collega si sia ammalato della stessa patologia. Avevamo richiesto subito la bonifica. Questo intervento tardivo è fatto per non perdere la faccia».

L’eternit non fu individuato nel 2002 perché «le bocche delle luci non furono oggetto di restauro e le campionature dell’aria sono sempre state negative all’amianto — dice Antonio Acerbo, direttore dell’Ufficio tecnico di Palazzo Marino. — A dicembre le bocche sono state incapsulate e si era deciso di bonificare in agosto. Ma c’è stato un ritardo». «È assurdo non aver tolto quell’amianto quando fu fatta la ristrutturazione — esordisce il ministro della Difesa, Ignazio La Russa — Ora però la salute viene prima di tutto. Non è un dramma se la Scala resta chiusa in parte per due mesi, mi auguro solo che sia a posto per il 7 dicembre. E i loggionisti dovrebbero essere risarciti con repliche degli spettacoli, in altro giorno o orario».

Gabriele Albertini, sindaco ai tempi della ristrutturazione, spiega che «fu l’intervento più colossale di rigenerazione del nuovo e di restauro dell’antico dopo Maria Teresa d’Austria. Quell’area luci non è stata toccata, ma mi sembra un dettaglio minimo, non toglie niente all’opera». «Di amianto non si parlò mai e poi mai durante il restauro» aggiunge Salvatore Carrubba, all’epoca assessore alla Cultura. Il primo appuntamento che verrà limitato è l’inaugurazione del festival MiTo: il 4 settembre alla Scala suonerà la Filarmonica di San Pietroburgo, concerto già tutto esaurito. Gli organizzatori hanno deciso che i loggionisti verranno rimborsati e avranno diritto ad uno sconto del 20 per cento sull’acquisto di un qualsiasi altro biglietto del festival a Milano. E sono già stati messi a disposizione 44 posti sostitutivi nella seconda galleria, mentre tutti i loggionisti hanno ottenuto una nuova sistemazione per il concerto dell’orchestra Verdi il 6 settembre.

Pure la Scala si sta muovendo: la prima serata coinvolta, il 5 settembre, è il balletto Sogno di una notte di mezza estate con Roberto Bolle, (non presente in tutte le repliche). Si sta tentando di distribuire i loggionisti nelle diverse serate. Furente l’a ssessore alla Cultura Finazzer Flory. «Mi chiedo come sia stato possibile non aver individuato l’amianto prima — dice — . Ora noi i lavori li possiamo chiudere in una settimana, poi l’Asl deve fare i controlli. Ma entro fine ottobre sarà tutto finito».

amianto rassegna stampa

AGI
http://www.agi.it/milano/notizie/200909011730-spe-r012485-scala_bonifica_amianto_per_lavoratori_cub_intervento_tardivo
 
ASCA
http://it.notizie.yahoo.com/19/20090901/tit-scala-cub-su-amianto-bonifica-tardiv-59fdfba.html
 
APCOM
http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2009/09_settembre/01/scala_cub_bonifica_amianto_tardiva_nostra_segnalazione_del_2008,20526149.html?pmk=rss
 
L’ESPRESSO.IT
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/amianto-alla-scala-e-scontro-sul-ritardo-nellopera-di-bonifica/2108552
 
REPUBBLICA MILANO.IT
http://milano.repubblica.it/dettaglio/amianto-alla-scala-e-scontro-sul-ritardo-dei-lavori-di-bonifica/1709219
 
 IL GIORNALE.IT
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=379269

 
GIORNALE DI ZONA.COM
http://www.giornaledizona.com/notizie/cultura/scala-cub-su-amianto-bonifica-tardiva.asp

 
IL QUOTIDIANO SICILIANO.IT
http://www.ilquotidianosiciliano.it/articolo.php?id=37085
 
INDYMEDIA
http://lombardia.indymedia.org/node/21171
 
NEWSTIN
http://www.newstin.it/rel/it/it-010-002022185
 
MY BLOG JOURNAL.COM
http://www.myblogjournal.com/it/Italia/all/scala-cub-su-amianto-bonifica-tardiva/channels/2/1/entries/263570

 
RADIO CITTA’ APERTA.IT
http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1999&Itemid=9

6 Agosto 2009

Bonifica Amianto: Diffida e richiesta di accesso

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 11:22
Spett.le

Fondazione Teatro alla Sacala

ufficio del personale

c.a. Dott. D. Mecca

via Torino 68

20123 Milano

Raccomandata AR

Anticipata via fax 02 88793466

Milano, 5 agosto 2009

OGGETTO: Diffida e richiesta di accesso

Facciamo seguito alla corrispondenza precedente e ai colloqui informali, prendendo atto, con rammarico, del fatto che la fondazione teatro alla Scala non ha provveduto a dare esecuzione ai provvedimenti di salvaguardia della salute e alla rimozione dell’amianto durante la pausa estiva come da voi comunicatoci in data 13 gennaio 2009.

Ai sensi dell’art. 9 della legge 20.5.70 n. 300 e dell’art. 2087 c.c. Questa O.S. e i lavoratori tutti (iscritti o non iscritti) chiedono di poter controllare (con il supporto di tecnici) lo stato attuale del luogo di lavoro e la presenza di amianto.

Chiedono di avere risposta non equivoca entro e non oltre 5 giorni dal ricevimento. La presente vale anche quale richiesta di incontro urgente.
Vi ribadiamo che In mancanza di riscontro (e comunque in assenza di certe risoluzioni del problema) abbiamo conferito incarico all’avv. Giovanni Giovannelli, del Foro di Milano, con studio in Via Cadore 36, di predisporre idonee azioni di tutela della salute. In particolare intendiamo, in mancanza di risposte convincenti, procedere a ricorso per accertamento tecnico preventivo, con la contestuale richiesta ex art. 700 c.p.c. di ordine cautelare di immediata rimozione dell’amianto, senza escludere di avanzare altresì richiesta di sequestro dei locali inquinati.

La presente costituisce diffida formale e intimazione a provvedere, fatti salvi i danni già causati, da risarcirsi integralmente.

In attesa di un sollecito riscontro

Cordiali saluti

CUB-Informazione Confederazione Unitaria di Base Milano: V.le Lombardia 20 – tel. 02/70631804-2666289 fax 02/70602409 www.cub.it – e mail cub.nazionale@tiscali.it

3 Agosto 2009

INNSE. È la grande vittoria degli operai

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:36

 

12 agosto 2009 Intesa fatta, a mezzanotte, per il salvataggio della Innse. L’azienda meccanica di via Rubattino passa da Genta al gruppo Camozzi, con l’accordo anche della Aedes, proprietaria dei terreni su cui sono collocati i capannoni. È la grande vittoria degli operai che per 14 mesi hanno presidiato la fabbrica in crisi e che negli ultimi otto giorni hanno protestato dall’alto di una gru all’interno dell’azienda. Ok alla piattaforma sindacale: i 49 dipendenti saranno tutti riassunti dal nuovo proprietario

 Video IL RACCONTO La festa dopo la notte più lunga

I Lavoratori Autorganizzati Scala condividono la gioa e festeggiano anche loro.Siamo sempre stati vicini e solidari fin dall’autunno 2008 quando siamo andati a trovarli in diverse ocasioni. Bravi !!! e grazie per averci dato la dimostrazione che la classe operaia esiste ancora e puo raggiungere degli obbiettivi quando e compatta e decisa.Il presidio continua più che mai, non mollate!!!

6 agosto 2009  «Non ci prenderanno per stanchezza – fanno sapere collegati via telefono – reagiremo e cercheremo di modificare la situazione». Sulle loro condizioni personali gli operai affermano: «Siamo sporchi da fare schifo perché da tre giorni non ci laviamo, siamo in uno spazio stretto pieno di olio e di grasso dei macchinari, siamo una zattera a venti metri di altezza e distaccati dalla concretezza. Siamo sotto il tetto: fa caldo per tutto il giorno tranne che tra le 4 e le 5 del mattino quando arriva un po’ di freddo». Riguardo alla possibilità di scendere dalla gru i cinque lavoratori affermano: «L’unica condizione per scendere è una risposta positiva alle richieste che abbiamo fatto. Confermiamo comunque che non c’è bisogno di nessun medico». «Stiamo ragionando su altre azioni dimostrative», hanno poi concluso.

3 agosto 2009 MILANO – Momenti di tensione domenica mattina a Milano per lo sgombero della Innse di via Rubattino, autogestita e presidiata da oltre un anno da una quarantina di operai che si oppongono alla chiusura della fabbrica. Sul posto sono arrivati alcuni giovani dei centri sociali, per dare man forte agli operai. Ci sono stati alcuni momenti di tensione quando operai e manifestanti hanno bloccato per un paio di minuti la tangenziale. Si sono verificati anche tafferugli tra forze dell’ordine e manifestanti. Tutto però si è concluso in tempi brevissimi e la situazione si è calmata. Davanti alla Innse è rimasto il presidio dei lavoratori, in attesa di capire quali saranno le decisioni della Questura.

Contro l’ennesimo insulto fascista, contro l’ennesima dimostrazione di regime aiutiamo i compagni dell’INSE.
Chiediamo a tutti i compagni nella zona di recarsi a presidiare e dare una mano Innse, la rabbia degli operai sulla gru: "Ora intervenga Berlusconi"                                 guarda i video su questi link  

  Innse, la rabbia degli operai sulla gru   

INNSE (MI) Questa mattina (2 agosto 2009) le forze di polizia sono intervetute. Gli operai hanno occupato la tangenziale est.

Fus: Berlusconi promette reintegro di 60 milioni, le reazioni

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 18:38

ROMA – 30 LUG – Un decreto per incrementare le risorse del fondo unico dello spettacolo. Dopo settimane di appelli, manifestazioni di piazza, ordini del giorno bipartisan – scrive l’Ansa – è Silvio Berlusconi (foto) ad annunciare la buona novella al mondo dello spettacolo ridotto alla canna del gas dai tagli ai finanziamenti pubblici. Il traguardo, chiarisce il premier, sono 60 milioni di euro contro i 200 chiesti dall’opposizione.

Comunque un segnale, commenta l’ex ministro Buttiglione. Ma dal Pd, augurandosi che la promessa sia rispettata, si parla di elemosina. E in previsione della Mostra di Venezia, la mobilitazione non si ferma. "Di promesse -spiega per Centoautori Stefano Rulli – ne abbiamo sentite tante".
Il ministro Bondi, esponendo le sue priorità, chiede per il Fus "un reintegro parziale, ma non di più" ribadendo la necessità delle riforme. Bisogna liberare la cultura dai rapporti con la politica, dice il ministro, spiegando che i settori meno legati al contributo dello Stato sono stati quelli che hanno avuto più sviluppo.

"Certo anche lo spettacolo deve essere capace di uscire dall’assistenzialismo e dall’elemosina di Stato – interviene Berlusconi – però ora è chiaro che non possiamo far chiudere i teatri come La Scala e quindi aumenteremo i fondi a disposizione dello spettacolo". I tempi non vengono precisati. Le possibilità sono diverse, si apprende poi da fonti del ministero, anche se l’ipotesi più apprezzata e forse anche la più probabile, sarebbe quella di un reintegro legato alla riforma delle fondazioni liriche che Bondi punta a presentare nella prima riunione di settembre del consiglio dei ministri. Il testo c’é già, e chi l’ha letto parla di una riforma "dura e severa", come del resto il ministro ha più volte annunciato, che riporti le Fondazioni liriche sul mercato europeo ed elimini le sacche di privilegio.

Tant’é. Sulla necessità di fare leggi e riforme anche per cinema e spettacolo dal vivo, sono in sostanza tutti d’accordo, dai parlamentari della maggioranza che in queste settimane hanno sostenuto la battaglia per il Fus insieme con i colleghi dell’opposizione, alle associazioni dello spettacolo, in prima fila l’Agis, che accoglie con soddisfazione l’annuncio dell’imminente reintegro. Soddisfazione condivisa anche dal regista Maurizio Scaparro, che per protesta contro i tagli aveva deciso di non ritirare questa sera il premio Charlot alla carriera e dopo l’annuncio di Berlusconi cambia idea.

Ma nel Pd come nell’Idv si guarda ai 60 milioni come a poca cosa. "l’obiettivo resta il reintegro integrale", fa notare De Biasi (Pd), mentre Giambrone (Idv) parla di "brodino caldo che non risolve il problema". Barbareschi e Carlucci (Pdl) cantano vittoria ma avvertono, "le riforme sono necessarie altrimenti si tratterà di un’indegna caccia al denaro". Il cinema in rivolta intanto non ferma la mobilitazione, attesa anche per domani alla conferenza stampa di presentazione della Mostra di Venezia: "Finché non saremo di fronte ad una legge – dice Rulli – atti concreti, cifre adeguate alle necessità del cinema italiano, la nostra mobilitazione andrà avanti".

24 Luglio 2009

Tagli al FUS, estrema flessibilità nell’organizzazione del lavoro, per molti lavoratori dello spettacolo…

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 20:53

Lo spettacolo è finitoTutino(Anfols): lavoriamo sulla riforma ma il governo non ci ascolta ROMA – 23 LUGLIO –

 Più di una voce, all’interno del governo e degli operatori dello spettacolo, quando affronta l’argomento Fus, mette anche l’accento sulla opportunità della riforma non solo di tutto il settore, ma in particolare delle fondazioni liriche, riforma che le stesse fondazioni ritengono necessaria, come ci dice il presidente dell’Anfols e sovrintendente del Comunale di Bologna, Marco Tutino  “L’Anfols sta preparando un grande lavoro di proposte tecniche sia sul piano contrattuale – tema che sicuramente influenzerà moltissimo il futuro delle fondazioni lirico-sinfoniche , perché il rapporto di lavoro con i nostri dipendenti è centrale – sia sul piano legislativo per la ristrutturazione del nostro sistema. Sono proposte innovative, e anche in qualche caso rivoluzionarie. In tutto ciò, notiamo con dispiacere che l’interlocuzione con il governo su questi temi è molto diluita rispetto al passato".

"Non ci sembra – aggiunge Tutino – che la voce dell’Anfols e il nostro contributo siano tenuti nella considerazione che meritano. Non abbiamo  una seria interlocuzione e, soprattutto, un confronto. Questa fase del lavoro non prevede un rapporto burocratico , ma un rapporto reale di confronto sulle possibilità e sui contenuti che stiamo elaborando. A me sembra che la posizione dei sovrintendenti sia molto chiara: reintegro del Fus e , se possibile, sua equiparazione ai livelli della media europea. Quella dell’Anfols , però, non è solo pura richiesta di fondi, ma di un cambiamento del sistema. Altrimenti, qualsiasi tipo di aumento di risorse non potrà che essere sprecato in una macchina profondamente sbagliata e non funzionale”.

Arrivare ad una media europea può essere un obiettivo per il Fus. A quale somma dovrebbe mirare lo spettacolo italiano?
“Ritengo corretta l’indicazione del presidente dell’Agis, Alberto Francesconi : 700 milioni sono quelli che mediamente gli stati più evoluti mettono a disposizione della cultura”.

Perché le proposte che l’Anfols sta elaborando sono rivoluzionarie?
“Stiamo studiando modalità produttive ed organizzative che si discostano fortemente dal passato. Comportano strategie di consorzio delle fondazioni lirico-sinfoniche e di dislocamento delle funzioni produttive in modo da renderle comuni , con servizi condivisi che possano agire per più teatri”.

Parliamo anche di coproduzioni?
“Certamente . Ma precisiamo: le coproduzioni, se lasciate alla volontà dei direttori artistici o dei sovrintendenti in maniera sporadica e occasionale, non funzioneranno mai. Noi dobbiamo creare una struttura che le produca, che sappia organizzarle e gestirle. Dobbiamo, quindi, costruire sistemi”.

Cosa risponde ai tanti che mettono il dito sul fatto che le fondazioni lirico-sinfoniche assorbono quasi la metà del Fus e oltre tutto sono fonte di sprechi?
“Le nostre strutture assorbono la maggior parte delle risorse perché hanno personale stabile . Da ciò deriva un evidente impegno a garantire il mantenimento dell’occupazione. Sugli sprechi, in qualche caso è vero, c’è stata nel passato una certa connivenza tra un’interpretazione del ruolo della sovrintendenza e la gestione consociativa delle fondazioni. Credo che questo aspetto stia sempre più scomparendo. Stiamo riuscendo a indicare uno strada diversa al nostro interno per far sì che le nostre macchine funzionino nell’ottica del risparmio possibile”.

Punto fondamentale della riforma è anche il nuovo contratto di lavoro, altro tavolo su cui state lavorando. A che punto siete?
“Il contratto di lavoro è una sfida molto grande che non può non prevedere al suo interno dei cambiamenti sostanziali, profondi, circa le modalità d’impiego del nostro personale . Una parola per tutte è flessibilità. Estrema flessibilità nell’organizzazione del lavoro, degli orari, della gestione delle masse artistiche. L’interlocuzione con i sindacati è avviata in maniera molto positiva, abbiamo appena avuto un incontro e già abbiamo calendarizzato i prossimi. C’è una proposta concreta dell’Anfols che abbiamo consegnato alle organizzazioni sindacali. Il tavolo è partito , e questo lo giudico un passo molto positivo”.
 
A questo punto cosa manca per andare avanti?

 “Manca il governo come interlocutore. Ho l’impressione che non ci si voglia confrontare sulla strategia , sulla politica futura . Nello stesso tempo penso che non si possa non tener conto oggi del contributo dei sovrintendenti che stanno lavorando alla riforma delle fondazioni”.

Non riuscite ad avere incontri con il governo? Non era stato istituito un tavolo di lavoro?
“Gli incontri vengono dati con il contagocce, francamente in maniera molto formale e burocratica. Ritengo che su questa questione si debba rispettare l’interlocutore e si debba dire anche se si vuole aprire un tavolo vero, non semplicemente di facciata. Finora il tavolo al ministero si è riunito una sola volta. Mi sembra poco; non abbiamo nemmeno parlato con il direttore generale”.

7 Luglio 2009

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 18:52

Storie di ordinaria follia

Il 2 luglio la cgil  convoca una assemblea alla camera del lavoro, invitando tutti (sottolineamo tutti ) i lavoratori precari del teatro alla Scala. All’assemblea sono presenti una trentina di lavoratori. Si discute di come risolvere la  precarizzazione degli stagionali…
All’assemblea partecipa anche un lavoratore che è stato, fino a ieri, per vent’anni, precario.
Prima dell’incontro distribuisce una cartolina pieghevole, presentazione dell’associazione sindacale Bios, emanazione di San Precario e un volantino in cui spiega che la volontà di risolvere l’annosa questione della precarietà in scala è cosa buona e giusta, da qualsiasi parte provenga.
Inoltre in esso si ricorda di come questa volontà, da parte nostra sia stata sempre chiara; lo certificano gli innumerevoli incontri fra i legali e i lavoratori, le numerose iniziative e le mayday in cui i lavoratori autorganizzati della scala sono sempre stati in pole position
Nel momento in cui inizia la discussione però l’andazzo prende una strana piega.
Invece di spiegare il modo con cui si ha intenzione di affrontare le cause di lavoro, di come trasformarle in una causa veramente collettiva e quindi potenzialmente rivendicativa, si spiega che l’intenzione del sindacato confederale è di andare a discutere il  giorno 9 luglio 09 l’ampliamento dell’organico con la direzione del teatro
Al chè il lavoratore suddetto  prende parola per dire una cosa ovvia: l’ampliamento dell’organico è una cosa positiva se non è giocato in favore di alcuni, sulla pelle di tutti!  L’incontro del 9/7, per questo, è una nota fuori tempo, un incontro addirittura stonato rispetto alla situazione  di crisi in cui versa l’Italia.
L’intervento però verrà interrotto da un’aggressione verbale, concitata ed isterica, perpetrata da diversi rappresentanti della cgil che intimano al lavoratore di uscire dalla sala, arrivando perfino ad atteggiarsi in modo aggressivo  e minaccioso.
 L’episodio è grave, è importante raccontarlo, ma, si badi bene, non è nostra intenzione soffermarcisi
Vogliamo focalizzarci su’altro fatto che è addirittura più grave. Per mettere in moto una exit strategy dalla precarizzazione scaligera è necessario mettere in fila alcuni passaggi: è necessario che che tutti i lavoratori impugnino i propri contratti stagionali. L’utilizzo fraudolendo della stagionalità è fortemente probabile. Ogni organizzazione sindacale deve spingere in tal senso. Solo nel momento in cui l’azienda avvrà annusato l’odore della compatezza e della determinazione, sarà possibile mettere in campo una mobilitazione rivendicativa incisiva.
Una tratattiva prematura salverà pochi forse  ma legittimerà politiche di ulteriore precarizazzione con l’introuzione dei meccanismi di outsourcing(appalto). Basta guardarsi attorno per capire che questo è il Male che nell’arco di poco tempo eroderebbe i diritti di tutti.

Autorganizzati scala
Associazione sindacale Bios/San precario
Confederazione unitaria di base

2 Luglio 2009

Bondi, urge riforma radicale delle Fondazioni Liriche

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 18:13

Musica: Bondi, urge riforma radicale delle Fondazioni Liriche

ROMA – 2 LUGLIO – Per le fondazioni liriche serve una riforma "radicale e coraggiosa". Lo ribadisce il ministro dei beni culturali Sandro Bondi (foto), che rispondendo al question time ad una interrogazione presentata da Michele Scandroglio (Pdl), sottolinea di aver informato il presidente del consiglio Berlusconi e l’intero governo di questa necessità e urgenza. Quella degli enti lirici, dice Bondi, "é questione importante, seria ed urgente. Da tempo sostengo che serve riforma delle fondazioni lirico sinfoniche, riforma invocata anche dagli stessi amministratori".

Il ministro ha ricordato che ad oggi la spesa per personale assorbe circa "il 70 per cento del finanziamento pubblico a ciò si aggiunge un deficit per 170 milioni di euro accumulato da 13 fondazioni liriche dal 2002 ad oggi e nello stesso periodo debiti iscritti nello stato patrimoniale che superano i 290 milioni di euro nonostante il finanziamento pubblico statale rappresenti quasi la metà del fondo unico per lo spettacolo (Fus)".

Dobbiamo prendere atto, prosegue Bondi, che la riforma degli enti lirici "ha sostanzialmente fallito il suo obiettivo". La privatizzazione "é risultata solo sulla carta", fa notare il ministro. Mentre la gestione non è stata affatto improntata allo spirito di imprenditorialità voluta dal legislatore". E’ giunto quindi, sottolinea di "prendere di petto questa situazione introducendo una riforma radicale e coraggiosa. Occorre dare fiducia agli amministratori capaci ma bisogna anche dare lustro al settore, coinvolgere sempre più persone e nello stesso tempo fare il mondo che il pubblico apprezzi l’innovazione e la ricerca di nuovi talenti sfuggendo a logica dello star system". Ovviamente il ruolo dei finanziatori privati può essere decisivo, precisa, e "cio ‘ richiederebbe una politica fiscale piu’ incentivante".

E’ necessario, conclude Bondi, "migliorare in generale il sistema di finanziamento agli organismi dello spettacolo dal vivo tenendo conto della attività già svolte e rendicontate dei livelli quantitativi e dell’importanza culturale della produzione svolta della regolarità gestionale nonché degli indici di affluenza del pubblico".

Spettacolo: dal governo un colpo mortale. Non reintegrato il Fus. Mobilitazione

ROMA – 1 LUGLIO – Mentre si accinge ad ospitare il G8, presentando l’Italia come il Paese della cultura e dell’arte, il governo assesta un colpo micidiale alla cultura e all’arte italiane. E’ questa la denuncia di Agis, Anica, Anac, 100Autori che evidenziano che il Consiglio dei ministri si è rifiutato di adottare il decreto di parziale reintegro del pesante taglio al Fus, Fondo unico dello spettacolo, che avrebbe consentito una sopravvivenza minima delle attività culturali, pur restando l’investimento pubblico complessivo dell’Italia il più basso fra quelli dei paesi sviluppati. (foto, il premier Silvio Berlusconi).

Dall’inizio dell’anno sono stati adottati diversi provvedimenti a sostegno delle imprese in molti settori ma nessuno nello spettacolo, ignorandone non solo il ruolo di innovazione e creazione, cruciale in una società avanzata, ma persino il fondamentale rilievo in termini imprenditoriali e sopratutto occupazionali, mettendo in ginocchio migliaia di imprese e a repentaglio il futuro di 200 mila lavoratori del settore.

Mentre il governo si vanta di mantenere gli impegni, in questo caso smentisce i suoi stessi rappresentanti di fronte al mondo della cultura e allo stesso Presidente della Repubblica. Perché solenne è stato l’impegno a reintegrare i fondi per le attività culturali preso dal ministro Bondi e dal sottosegretario Letta durante la cerimonia di presentazione dei David di Donatello al Quirinale. Talmente solenne da riscuotere l’approvazione del Presidente Napolitano. Altrettanto impegnative le dichiarazioni del sottosegretario Giro alle Giornate del Teatro di Napoli, sul reintegro del Fus e sulla urgente definizione di una riforma dello spettacolo.

Di fronte a tale prova di ostentato disinteresse per la cultura e smentendo gli stessi membri del governo, che delle politiche culturali sono i responsabili, di fronte alla perdita della credibilità da parte degli interlocutori istituzionali, il mondo delle attività culturali condurrà una campagna di denuncia e di mobilitazione per far conoscere la grave situazione e far valere le sue istanze. Il cinema, la musica, la danza, l’opera, il teatro, i circhi, gli spettacoli viaggianti italiani producono eccellenze riconosciute internazionalmente e sono parte della cultura mondiale: la loro messa in crisi non è solo un problema nazionale. Per questo motivo – concludono Agis, Anica, Anac e 100Autori – il terreno delle iniziative di denuncia e di immediata mobilitazione delle associazioni che rappresentano le attività culturali avrà la più vasta dimensione internazionale.

25 Giugno 2009

TEATRO: Massimo, il giudice boccia l´arma anti-scioperi

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 21:30

MERCOLEDÌ, 17 GIUGNO 2009 LA REPUBBLICA – – Palermo

Condannati i vertici della fondazione per la "messa in libertà" dei dipendenti

"Comportamento antisindacale" Il ricorso scaturì dalle trattenute per il "Faust" saltato

Nel teatro dei veleni si celebra una nuova puntata della guerra tra sindacati e sovrintendente. Secondo il tribunale, il Massimo ha tenuto «una condotta antisindacale»: il presidente della Fondazione, il sindaco Diego Cammarata, e il sovrintendente Antonio Cognata sono stati condannati a pagare 1.500 euro di spese processuali. A loro il giudice ha ordinato di «astenersi dal ripetere siffatta condotta». Ecco quanto stabilito Gianfranco Pignataro, giudice del lavoro, pronunciandosi sul ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali che si erano opposte alla decisione del teatro di mettere preventivamente in libertà tutti i lavoratori in occasione della messa in scena del "Faust" con Andrea Bocelli. Una pronuncia che ricalca quella di Bologna dove a essere condannato è stato l´ex leader della Cgil Sergio Cofferati. Un´altra batosta per l´equilibrio del teatro, già sconvolto dall´aggressione a Cognata, picchiato da due sconosciuti sotto casa ad aprile scorso, e dalle nuove minacce: una busta con tre proiettili.


Il 20 marzo il "Faust" di Gounod non andò in scena per lo sciopero nazionale sui tagli al Fondo per lo spettacolo. Ma due giorni dopo, domenica 22 marzo, saltò anche la replica per la rottura del dialogo tra le organizzazioni dei lavoratori e il sovrintendente Cognata. In occasione della proclamazione dello sciopero nazionale, il consiglio di amministrazione aveva infatti deliberato la messa in libertà di tutti i lavoratori che partecipavano all´opera-concerto. Di fatto, dunque, nessuno avrebbe ricevuto la giornata di paga. «Deliberando la messa in libertà 24 ore prima del Faust Cognata non ha permesso ai lavoratori di scegliere se aderire o no allo sciopero», denunciarono Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials Cisal. Una posizione condivisa dal giudice, che nella sentenza scrive che «la Fondazione sul solo rilievo che gli scioperi in questione sono stati indetti da quattro organizzazioni sindacali, e che ad esse aderisce oltre la metà degli aderenti all´orchestra, ma senza ulteriori indagini circa il prevedibile numero di effettive adesioni allo sciopero, già il giorno precedente ha disposto la messa in libertà di tutti gli orchestrali impegnati nell´esecuzione dello spettacolo, senza quindi accertare, né poterne dare la prova, la sussistenza in concreto della postulata inutilizzabilità della prestazione anche degli eventuali lavoratori non scioperanti».
Una decisione che secondo il giudice «non ha nemmeno consentito ai singoli lavoratori di esprimere o meno il proprio consenso all´astensione, depotenziando in radice l´effetto dello sciopero e finendo per annullarne la portata». Il comportamento della Fondazione quindi ha assunto «una valenza lesiva della libertà di azione sindacale». Il giudice del lavoro ha accolto dunque i ricorsi presentati dagli avvocati Roberto Croce, Piero Vizzini, Guido Lo Meo e Alfredo Sigillò, ma la Fondazione Teatro Massimo annuncia che farà ricorso.
I sindacati cantano vittoria: «Finalmente viene riconosciuto quanto da noi più volte sostenuto – dicono Angela Biondi, Cgil, Francesco Assisi, Cisl, Giuseppe Tumminia, Uil, e Fausto Patassi della Fials Cisal – l´assenza di corrette relazioni sindacali. Adesso attendiamo che il sindaco e Cognata ci convochino per mettere un punto rispetto agli atteggiamenti del passato». Ma il vice presidente Giuseppe Dell´Aira annuncia che il cda impugnerà di certo la sentenza: «Ci siamo comportati come avrebbe fatto qualunque altra fondazione lirica e abbiamo tutelato il pubblico danaro e gli interessi degli spettatori».
La cancellazione del Faust ha provocato un danno di quasi 200 mila euro: centomila euro per i cachet degli artisti e almeno 80 mila euro di mancati incassi.

FONDAZIONE LIRICA TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA 27-4-09

Cofferati condannato per comportamento antisindacale. Il sindaco: faremo reclamo.

"era la prima volta che veniva applicato quell’articolo, che invece è da sempre in uso alla Scala di Milano".

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