L’ ultima invenzione la Beni Culturali Spa
Arcus, la società per la cultura
che regala le "mance" di Stato
Spettacolo: ripartito il Fus 2010 che ammonta a 414,6 milioni di euro
L’ ultima invenzione la Beni Culturali Spa
Repubblica — 27 febbraio 2010 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
LO CHIAMAVANO l’ uomo dal foglio d’ oro. Non il vello d’ oro, proprio il foglio, come quelli preziosi che Angelo Balducci volle come decorazioni al teatro Petruzzelli di Bari. IL DEUS ex machina dello Stato "in deroga" per realizzare "l’ Italia del fare" di Berlusconi & Bertolaso, pronubo Letta, aprì sul campo un nuovo fronte di business miliardario: la Beni Culturali Spa. Un fronte così prodigo di soddisfazioni per i pubblici funzionari e per la cricca degli appaltatori da suggerire la nomina dell’ uomo dei "decreti emergenziali" Guido Bertolaso a ministro dei Beni Culturali al posto di Sandro Bondi. Di qui l’ annuncio di Berlusconi su «Bertolaso ministro» il 29 gennaio scorso, poco prima che lo scandalo deflagrasse. Poi, con l’ arresto di Balducci e di altri "servitori dello Stato" la storia ha preso indirizzi diversi per l’ inchiesta dei magistrati di Firenze sulla nuova Appaltopoli. Ma l’ apparato predisposto è bello e pronto per intercettare "in deroga" i due miliardi e mezzo di euro (diconsi miliardi) di fondi europei per i beni e il turismo culturale. In principio furono per l’ appunto i fogli d’ oro che Angelo Balducci pretese invece di quelli di oro sintetico nell’ apparato decorativo del teatro Petruzzelli, bruciato nel 1991, per la ricostruzione del quale fu commissario straordinario. Che volete che sia un milione di euro in più, di fronte a un costo globale cresciuto del 156 per cento? Poca cosa rispetto ai 6 milioni di aggiornamento prezzi per le poltrone. Relativamente poco anche rispetto ai 650 mila euro per le "chianche" scomparse. Cos’ erano? Erano le antiche basole tipiche del borgo antico di Bari, rimosse perché non andassero rovinate. Ma i soliti ignoti scoprirono il ricovero e se le portarono via. Conto totale del commissariamento di Balducci al Petruzzelli: cinquanta milioni contro un appalto iniziale di 23, secondo il calcolo di Antonio Cantoro, che sul "Teatro degli imbrogli" ha scritto un libro che sembra un giallo. Ma pazienza perché, come disse il sindaco di Bari Michele Emiliano, «il Petruzzelli è come il Vesuvio che se erutta fa danni». Se lo si placa fa invece la fortuna di politici, pubblici funzionari, commissari straordinari e appaltatori. Non eruttò il teatro. Fu inaugurato a fine 2009 e con esso decollò il progetto per trasformare i Beni Culturali nel grande polmone dell’ Italia del fare, mondati da ogni regola della legislazione ordinaria, da ogni controllo contabile e di legittimità, in onore di una suprema deroga appaltatrice per teatri da ricostruire, zone archeologiche da ripulire, siti d’ arte da mettere in sicurezza, monumenti da sbiancare, palazzi da ristrutturare, statue da rigenerare, quadri da restaurare, biblioteche da puntellare, musei da gestire, biglietterie, librerie, bar e ristoranti da dare in concessione. La Beni Culturali Spa, un’ evoluzione della specie della Protezione Civile Spa, è già pronta a partire sotto i buoni auspici di Gianni Letta se non fosse per i magistrati fiorentini che inchiodano la cricca della bertolasocrazia tutta protesa alla conquista della prateria di appalti che si apre per la valorizzazione del patrimonio storico e monumentale.È al Petruzzelli di Bari che si fa le ossa come sub-commissario un giovanotto rampante asceso infine a capo di Gabinetto del ministro Bondi. Trentasei anni, si chiama Salvo Nastasi e dalla tolda ministeriale controlla il partito dei commissari e l’ annessa galassia di appaltatori del cuore. Egli stesso è stato commissario al Maggio Fiorentino e al teatro San Carlo di Napoli, dove ai lavori di restauro ha partecipato Pierfrancesco Gagliardi, quello che sghignazzava con suo cognato Francesco Piscicelli la notte del terremoto all’ Aquila. Dipendente del ministero al settimo livello, questo Nastasi stava per diventare direttore generale senza concorso, per decreto, con un emendamento ad personam del senatore Antonio D’ Alì. Nell’ agosto scorso passò invece come un colpo di fucile la nomina a direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale di Mario Resca, che Berlusconi aveva già proposto in tutte le salse, anche come direttore generale della Rai o presidente dell’ Alitalia. Ex amministratore delegato della McDonald’ s Italia, ex presidente del Casinò di Campione e della Finbieticola, il suo sogno è fare una centrale elettrica alimentata dal sorgo nell’ ex zuccherificio di Voghera. Ma Berlusconi e Letta l’ hanno risolutamente voluto al Patrimonio culturale, anche se non ha mai visto un museo in vita sua. «I cheeseburger – ironizzò il New York Times all’ atto della nomina – entrano nel dibattito sui musei italiani». Alla Pinacoteca di Brera, di cui Resca è commissario e dove spenderà almeno 50 milioni, potremo ordinare «un McCaravaggio e una coca»? si chiedeva il NYT. E spiegava che il governo italiano «al mandato costituzionale di proteggere il patrimonio culturale sembra voler sostituire un modello imprenditoriale finalizzato allo sfruttamento». Al genio stile McDonald’ s dobbiamo lo spot pubblicitario che sull’ immagine del Colosseo recita: «Se non lo visitate ve lo portiamo via». In che senso? Come in "TotòTruffa", il film del 1962 nel quale il principe De Curtis vende la Fontana di Trevi a un turista. Regnante Berlusconi, il conflitto d’ interessi, si sa, è un concetto desueto. Ma le società di gestione museale riunite nella Confcultura, aderente alla Confindustria e presieduta da Patrizia Asproni, sono infuriate perché tra i tanti incarichi Resca, che ha accasato i suoi consulenti in un palazzetto al numero 32-33 di via dell’ Umiltà di proprietà di una immobiliare berlusconiana, è anche consigliere d’ amministrazione della Mondadori, che controlla la Mondadori Electa, società leader nella gestione dei punti di vendita all’ interno dei musei. Magari in un soprassalto di dignità Resca si dimetterà. Ma chi potrà impedire che l’ Electa si aggiudichi i pezzi più pregiati del business? Oltre alla Pinacoteca di Brera, gli Uffizi di Firenze, le aree archeologiche di Roma e Ostia Antica, l’ area archeologica di Pompei, tutti i siti più importanti sono già nelle mani del partito dei commissari. Una compagnia di giro ben sperimentata e ottimamente retribuita. A Firenze c’ è Elisabetta Fabbri, un architetto veneziano nella manica di Nastasi, già commissaria per il Parco della musica, da cui sono partite le indagini della Procura di Firenze. Tra i "soggetti attuatori", Balducci ha inserito Mauro Dellagiovanpaola, finito in galera insieme a lui. A Roma e Ostia Antica, dopo il commissariamento di Bertolaso, è subentrato Roberto Cecchi, direttore generale per il Paesaggioe in procinto di diventare segretario generale del ministero. A Pompei c’ è Marcello Fiori, ex responsabile dell’ Ufficio emergenze della Protezione civile, intimo di Gianni Letta. Ovunque ci siano i soldi pronti ci sono anche i commissari, che in deroga a tutte le leggi affidano i lavori e i servizi senza gare di evidenza pubblica. E non a caso nel 2009 i residui passivi del ministero, cioè i soldi non spesi, sono aumentati di 200 milioni, per dimostrare che per far funzionare le cose occorrono i commissari straordinari. Tramite la società controllata Arcus, Resca ha affidato per 200 mila euro a due società di consulenza, la Roland Berger e la Price Waterhouse Coopers, il compito di redigere le nuove linee per le gare di concessione dei musei. Ma il gioiellino dell’ uomo che vuole portar via il Colosseo è un altro. Si chiama Ales, Arte Lavoro e Servizi Spa, e serve a fare esattamente quello che Berlusconi, Letta e Bertolaso avrebbero voluto fare con la Protezione Civile Spa. Ma stavolta senza decreti, senza passaggi parlamentari, senza opposizione. Ex società per il reimpiego di lavoratori so
cialmente utili interamente controllata dal ministero dei Beni Culturali, la Ales ha ora la possibilità statutaria di fare quel che vuole, a cominciare dal drenaggio di fondi e dalla loro distribuzione con assoluta discrezionalità. Altro che l’ Italstat, la società dell’ Iri guidata da Ettore Bernabei che in epoca democristiana introdusse in Italia la concessione e l’ appalto di opere di tutti i tipi, dagli uffici postali alle carceri, superando gli ostacoli burocratici e che con fondi Fio si occupò anche di beni culturali, girando gli "sfiori", che per i grandi partiti erano troppo modesti, ai ministri socialdemocratici dell’ epoca Vincenza Bono Parrino, Ferdinando Facchiano e al segretario Psdi Antonio Cariglia. Fu attraverso la consociata Italstrade che furono costituiti centinaia di miliardi di lire di fondi neri, cui attinsero in molti prima. Tra questi, proprio Gianni Letta, che incassò un miliardo e mezzo e raccontò di averlo utilizzato per salvare il quotidiano Il Tempo, di cui era direttore e amministratore delegato. Ne uscì pulito, dopo che il processo fu scippato a Milano dalla Procura di Roma, come il successivo sulla legge Mammì e le frequenze televisive di Berlusconi. La storia si ripete nell’ ex porto delle nebbie, come dimostra il coinvolgimento del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro nello scandalo Bertolaso. Lo statuto della Ales, di fatto la Beni Culturali Spa, è un capolavoro che, senza una legge, istituisce una sorta di Iri della Cultura. «A titolo indicativo e non esaustivo», svolge per il ministero «la gestione di musei, aree archeologiche e monumentali, biblioteche, archivi, la guardiania, le visite guidate, la biglietteria, il bookshop, la gestione dei centri di ristoro (con somministrazione di alimenti e bevande rivolta ai fruitori dei luoghi della cultura)… la gestione del marchio e dei diritti d’ immagine, il supporto tecnicooperativo per le attività di prestiti. L’ esercizio di attività di pubblicità e promozione in tutte le sue forme, anche attraverso l’ organizzazione di uffici stampa e piani di comunicazione, di mostre, convegni, fiere promozionali, spettacoli e, in generale, di eventi culturali; l’ attività di editoria in generale e in particolare la pubblicazione, produzione e coedizione di libri». E via così per tre pagine fitte fitte. Ecco il gioiellino "in deroga" che era bello e pronto per Guido Bertolaso ministro dei Beni Culturali della Repubblica berlusconiana "del fare". "Fare affari", naturalmente. Se non ci fossero stati quei magistrati di Firenze che secondo Berlusconi «si dovrebbero vergognare». Sì, del loro Paese. a.statera@repubblica.it – ALBERTO STATERA
Arcus, la società per la cultura
che regala le "mance" di Stato
L’INCHIESTA. Gestisce 200 milioni distribuiti a discrezione, senza controlli
All’università gregoriana un milione e mezzo di euro per il restauro dei cortili interni
di CARMELO LOPAPA
Repubblica — 28 febbraio 2010
ROMA – L´ultimo pacco siglato «Cultura spa» porta in dote 200 milioni di euro. L´infornata è di questi giorni e permetterà al governo una distribuzione a pioggia in favore di centinaia di associazioni, enti, teatri e fondazioni. Più che di privatizzazione della cultura, l´operazione sa tanto di mancia di Stato, giusto a un mese dal voto, per amici, boiardi e parenti importanti. Succede così dal 2004. I tre ministeri di riferimento stanziano (Beni culturali, Economia e Infrastrutture) e i beneficiari graditi incassano. È un affare gestito da pochi, con fondi pubblici e scavalcando il controllo parlamentare.
La «Cultura spa» di impronta berlusconiana – assieme ad Ales – ha il volto di Arcus, più che un volto il vero braccio operativo, il braccio lungo della spartizione. «Società per lo sviluppo dell´arte» fondata nel 2004 (sotto il precedente governo del Cavaliere) a capitale interamente sottoscritto dal ministero dell´Economia. I suoi decreti operativi vengono adottati dal ministero per i Beni culturali di Sandro Bondi, di concerto con le Infrastrutture di Altero Matteoli. Una spa a tutti gli effetti – col suo cda di sette componenti per dieci dipendenti – che, come ha avuto modo di denunciare in ripetute occasioni la Corte dei conti, si è «trasformata in un una agenzia ministeriale per il finanziamento di interventi», spesso «non ispirati a principi di imparzialità e trasparenza». La storia torna a ripetersi. Nel silenzio generale, la spa Arcus ha adottato a febbraio il piano triennale di interventi: 119 milioni per quest´anno, 43 per il prossimo, 37 e mezzo per il 2012. Totale: 200 milioni, parcellizzati in 208 interventi.
La logica appare discrezionale, se non emergenziale, in stile Protezione civile. Nel calderone, dietro il Lazio con 23 milioni di euro nel 2010, la parte del leone la fa la Toscana dei ministri Bondi e Matteoli: 21,4 milioni, rispetto per esempio agli 8,5 della Sicilia o ai 12,5 della Campania, pur ricche entrambe di siti, chiese, monumenti. Ma quali sono gli interventi strategici sui quali il ministero punterà per i prossimi tre anni? Nel capitolo «varie», intanto, 500 mila euro vengono destinati alla «partecipazione dell´Italia all´Expo di Shangai 2010».
A guidare la missione sarà Mario Resca, consigliere d´amministrazione della Mondadori, berlusconiano doc, direttore generale del dipartimento per la «valorizzazione del patrimonio culturale» al ministero. Solo coincidenze, ovvio. Come lo è il fatto che, in Veneto, Arcus finanzia con due capitoli per un totale di 600 mila euro il dipartimento di Archeologia dell´Università di Padova. Direttore è la professoressa ordinaria di Archeologia Elena Francesca Ghedini, sorella del più illustre deputato, avvocato e consigliere del premier, Niccolò. Altissime le sue referenze nel mondo culturale: dal 2008 il ministro Bondi l´ha voluta al suo fianco quale «consigliere per le aree archeologiche» e dal marzo 2009 quale membro del «Consiglio superiore per i beni culturali».
Ma di bizzarrie nelle 18 tabelle del piano se ne scovano tante. Ad Amelia, in Umbria, l´Associazione culturale società teatrale riceverà 800 mila euro, la Fondazione teatro dell´Archivolto in Liguria 450 mila euro e via elargendo.
Generoso il finanziamento di decine di interventi su immobili ecclesiastici, anche del patrimonio vaticano, dunque extraterritoriali. È il caso del «restauro dei cortili interni della Pontificia università gregoriana» a Roma: 1 milione di euro nel 2010 e 500 mila nel 2011, sebbene lo Stato abbia già finanziato lo stesso restauro con 457.444 euro tratti dai fondi dell´8 per mille, lo scorso anno, e con 442.500 euro, nel 2007. Ma, anche qui, la lista di monasteri, campanili e basiliche beneficiati è sconfinata. Dal pozzo dei miracoli di Arcus il governo attinge per aiutare pure le amministrazioni comunali «amiche» in crisi finanziaria: 1 milione alla cultura del Comune di Roma di Gianni Alemanno, 1,5 milioni per la rassegna estiva «Kals´art» del Comune di Palermo (Diego Cammarata).
La spa del ministero tra il 2004 e il 2009 aveva già spalmato, su 300 interventi, finanziamenti pubblici per altri 250 milioni di euro. La storia non cambia. E dire che il ministro Bondi, presentando in Parlamento il suo programma, il 26 giugno 2008, annunciava l´intenzione di «restituire alla società Arcus la sua mission originaria, evitando interventi a pioggia» e promettendo di «privilegiare d´ora in poi interventi di notevole spessore».
Dalla fondazione del 2004, a gestire la spa è il direttore generale Ettore Pietrabissa, già vice all´Iri e poi all´Abi. Presidente è un vecchio andreottiano, Salvatore Italia, classe ?40, alla guida del cda composto da altri sei consiglieri. Vertice di tutto rispetto per una spa che vanta però solo 4 dipendenti distaccati dal ministero e 6 contratti a termine. Sebbene la sede legale sia in via del Collegio romano 27, nei locali del ministero, quella «operativa» si trova in via Barberini 86, in un elegante ufficio da 350 metri quadrati nel pieno centro di Roma, affittato per circa 16 mila euro al mese, 175 mila euro l´anno. Nel 2010, stipendi, sede, gettoni e quant´altro necessita al funzionamento di Arcus costeranno 2 milioni di euro.
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Primo Marzo 2010 Sciopero degli stranieri
http://www.primomarzo2010.it vedi link
Numero giallo: manda il tuo messaggio di adesione via sms!
Scopri qui come fare.
In Francia e il Italia il movimento dei lavoratori immigrati ha promosso per l’1 marzo 2010 una giornata di mobilitazione e di sciopero generale contro lo sfruttamento del lavoro e le condizioni di discriminazione che sopportano i lavoratori immigrati.
Il sistema economico capitalista è sottoposto ad crisi economica è profonda e strutturale. che fa ricadere sui lavoratori, in particolare gli immigrati: privatizzazioni dei servizi pubblici, tagli allo stato sociale, lavoro precario e irregolare, cassa integrazione, licenziamenti.
In Italia, negli ultimi 15 anni, gli interventi di politica economica hanno trasferito 120miliardi di Euro dai salari ai profitti: 7mila euro medie all’anno sono state perse da ogni singolo lavoratore, in attività o in pensione, a favore dei padroni italiani.
In più, il recente “decreto sicurezza” del governo Berlusconi sanziona l’immigrato indocumentato con il reato penale di “clandestinità”, che si aggiunge alla legge Bossi/Fini che colpisce il lavoratore immigrato che, quando perde il lavoro, dopo sei mesi perde anche il permesso di soggiorno: doppiamente discriminato e sfruttato.
In Lombardia gli immigrati sono circa 850mila (su una popolazione di 9.700mila) e lavoratori immigrati sono circa 567mila: manodopera utilizzata e sfruttata nell’agricoltura (15mila), nell’industria (120mila), nell’edilizia (92mila), nel commercio (40mila), nei servizi (300mila).
La reazione disperata degli immigrati che lavoravano a Rosarno, nel settore agro-industriale della Calabria, è stata causata dai gravi atti di violenza cui, da tempo, sono stati fatto oggetto, e dalla diffusa e permanente condizione di estremo ed assoluto sfruttamento cui è sottoposta la forza-lavoro agricola immigrata, attuato dalle imprese che operano in quel settore produttivo, che vogliono assicurarsi, con ogni mezzo lecito ed illecito, la massimizzazione dei loro profitti economici.
Tale reazione è stata presa a pretesto dal Governo Berlusconi per riprendere ed intensificare la campagna discriminatoria contro i lavoratori immigrati (repressione, allontanamento e confinamento nei vari centri per immigrati).
Lottiamo per la regolarizzazione di tutti i lavoratori immigrati indocumentati, per la cittadinanza, per l’estensione dei diritti civili, sociali e politici agli immigrati, per la difesa dei posti di lavoro e contro i licenziamenti, per il diritto alla casa e all’istruzione.
Lavoratori e lavoratrici, italiani e immigrati, uniti nella lotta comune per la difesa e la conquista dei diritti.
NO al RAZZISMO, NO allo SFRUTTAMENTO!
CUB IMMIGRAZIONE
Sede nazionale viale Lombardia, 20
Milano tel. 0270631804
Il programma a Milano
Ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Momento di dibattito con al centro i temi e i problemi del lavoro. Alle 13.00 srotoleremo tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura ("Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi"), Tribunale ("Migrare non è reato") e Via Corelli ("Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione"). In molte scuole, il primo marzo sarà giornata di studio e di approfondimento dei temi dell’immigrazione, ma anche momento festoso per merende multietniche, disegnare e colorare le bandiere del mondo, dipingersi le mani con l’hennè ed intrecciarsi i capelli in mille treccine. Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle ore 17.30. Terremo, in Piazza, lezioni di lingue straniere in Italiano e per gli Italiani; spremeremo arance rosse e offriremo spremute da bere per "Rosarno chiama Italia: l’unica cosa che vogliamo spremere sono le arance!"; lancio dei palloncini alle ore 18.30. Partenza del corteo in direzione di piazza Castello alle 19: microfono aperto con una serie di interventi e chiusura con musica da vivo.
ELEZIONI RLS CON LA PARTECIPAZIONE
DI TUTTI I LAVORATORI DEL TEATRO!
ILLEGITTIMA L’ASSEGNAZIONE ATTUALE
SECONDO D.Lgs.81/2008 I RAPPRESENANTI DELLA SICUREZZA DOVREBBERO
ESSERE IN SEI (ESSENDOCI PIÙ DI MILLE LAVORATORI IN SCALA) E NON TRE
COME ORA.
NON DEVONO ESSERE IMPOSTI DALLE SEGRETERIE (CISL-UIL)
NE ELETTI CON UNA VOTAZIONE UNILATERALE (CGIL)
IN MANCANZA DELLE ELEZIONI RSU, OSTACOLATE DA CHI VUOLE ABDICARE IL
RAGGIUNGIMENTO DI QUESTO STRUMENTO DEMOCRATICO E VITALE PER I RAPPORTI
SINDACALI, GLI R.L.S. DEVONO ESSERE ELETTI A SUFFRAGIO UNIVERSALE E A
SCRUTINIO SEGRETO IN UN’UNICA GIORNATA ELETTORALE NELLA QUALE TUTTE LE
SIGLE PRESENTANO I PROPRI CANDIDATI.
POSSONO VOTARE TUTTI E ANCHE I NON ISCRITTI A SIGLE SINDACALI.
LA CUB INTENDE INDIRE LE ELEZIONI
DEGLI RLS NEL MESE DI MARZO 2010.
La nomina dei componenti della commissione elettorale e dei candidati dovrà avvenire entro e non oltre le ore 12 del giorno 12.03.10 .
Milano 12.02.10 Il segretario provinciale
Per conoscenza fax inviato alle sigle sindacali e Fondazione Scala.
Oggetto : indizione elezioni RLS
La Cub Informazioni di Milano in persona del sottoscritto Segretario
Provinciale D’Ambrosio Roberto in relazione all’accordo interconfederale
per la costituzione delle RLS, e in possesso in quanto Associazione
Sindacale dei requisiti in esso previsti per attivare la procedura delle
elezioni, preso atto della non esistenza della RLS regolarmente elette,
comunica l’indizione delle elezioni per la costituzione della
Rappresentanze per la Sicurezza dei Lavoratori nell’unità produttiva della
Fondazione Teatro alla Scala di Milano.
La Cub Informazione intende partecipare a tali elezioni.
A tal fine il sottoscritto a nome dell’associazione sindacale che
rappresenta, accetta espressamente e formalmente l’accordo
interconfederale
e il regolamento in esso contenuto, e la regolamentazione prevista dal
vigente CCNL per la costituzione delle RLS.
I sottoscritto designano sin d’ora componente della Commissione Elettorale
il sig. Comina Germano.
Tutte le Organizzazioni Sindacali che intendessero partecipare alle
elezioni della RLS sono invitate a nominare il loro componente nella
commissione elettorale e a presentare le loro liste entro e non oltre le
ore 12 del giorno 12.03.10 .
Milano 12.02.10
Le RSU possono essere la vera rappresentanza autonoma e democratica di tutti gli iscritti e non iscritti in teatro. NON con le RSA elette da pochi.
Infatti ; solo la CGIL utilizza le elezioni interne per scegliere i rappresentanti R.S.A, mentre CISL, UIL e FIALS calano dall’alto delle segreterie i rappresentanti dei lavoratori.
Ci siamo voluti illudere che l’avvio delle procedure per le elezioni delle RSU da parte della CGIL a maggio non fosse stato solamente un gesto propagandistico e demagogico ma un sincero protagonismo responsabile da parte di chi detiene e rappresenta la maggioranza dei lavoratori.
L’impegno di proprio pugno scritto a chiare lettere addirittura dal Segretario Nazionale SLC/CGIL dopo essersi visto consegnare una raccolta di firme massiccia per indire le RSU prese durante un ‘assemblea da lui presenziata in teatro, sembrava sincero, determinato e faceva ben sperare. Ci sbagliavamo.
Chi fantasticava che la CGIL facesse in realtà "melina " per arrivare fino al Congresso Nazionale e rifare le RSA per un tornaconto legato alle loro dinamiche interne, per non dire a un regolamento di conti, aveva ragione.
Di reale volontà non ce n’era e lo dimostra il fatto che mai una volta il segretario provinciale CGIL abbia preso contatti con rappresentanti sindacali della CUB che sono da sempre i promotori per le libere elezioni delle RSU. Ancora una volta si è preferito fare il gioco del pompiere sulle istanze progressiste e non creare le condizioni per un dialogo e per il rafforzamento dell’unità tra i lavoratori del teatro di cui tutti sentono il bisogno. Inoltre come di consueto in questi casi usa il metodo dello scaricabarile per non assumersi alcuna responsabilità. Attribuisce alle sigle più di stampo corporativo in teatro il fallimento delle procedure delle elezioni RSU.
CISL e FIALS dovrebbero aver imparato a loro spese che la politica dell’isolamento non paga anzi, è autolesiva.
Tutti hanno capito che conviene fare le RSU tranne una categoria, quella dei " burocrati sindacali" che con il successo delle RSU rischierebbero di restare fuori o perdere un po’ di potere e quindi per questo intendono evitarle come la peste. La battaglia per la democrazia è appena iniziata.
Contro l’oblio dei burocrati è arrivato il tempo di indire le RSU.
Per l’inclusione. Il teatro è di chi lo lavora.
libertà è(reale) partecipazione –>
CUB-Informazione/Scala
Confederazione Unitaria di Base
Milano: V.le Lombardia 20 – tel. 02/70631804-2666289 fax 02/70602409 www.cub.it – e mail cub.nazionale@tiscali.it
Unificare le lotte per il lavoro, no ai licenziamenti, estendere gli ammortizzatori sociali, garantire l’80% del salario perso .QUESTA LOTTA E’ LA MIA LOTTA
Corteo itinerante per unire idealmente tutte le lotte in corso
LA CUB COLLEGA LE FABBRICHE IN LOTTA
12 febbraio 2010 |
AZIENDA |
ORA D’ARRIVO |
ORA PARTENZA |
INNSE |
8,30 |
9,00 |
Via Rubattino |
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Milano |
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MILANO P.le Loreto, Angolo Via Porpora |
9,15 |
9,20 |
MARCEGAGLIA |
10,30 |
11,00 |
MANGIAROTTI |
Viale Sarca 336 |
|
|
Milano |
|
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LARES |
12,00 |
12,30 |
Via Roma 88 |
METALLI PREZIOSI |
Via Roma 179 |
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Paderno Dugnano |
|
|
FIAT ALFA ROMEO |
13,30 |
14,00 |
Viale Alfa Romeo |
Arese |
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EUTELIA |
15,00 |
15,30 |
Via Olivetti 79 |
Pregnana Milanese |
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|
NOVACETA |
16,30 |
17,00 |
Via Piemonte 66 |
Magenta |
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MAFLOW |
18;00 |
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Via Boccaccio 1 |
Trezzano sul Naviglio |
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GRIGLIATA |
SALAMELLE VINO E CONCERTO FINALE |
In tutto il paese ed in tutti i settori sono in atto generose lotte per impedire licenziamenti e l’abbandono delle fabbriche.
Inizia a maturare la consapevolezza che senza mobilitazione, senza lotta, i lavoratori saranno vittime predestinate della crisi di un sistema che dopo averli lungamente spremuti ora intende farli fuori senza tante cerimonie.
Nel 2009 sono state concesse ben 9.180 milioni di ore di cassa integrazione; sono stati persi oltre 400.000 posti di lavoro senza considerare le altre migliaia persi per risoluzione dei contratti di collaborazione o di prestazione a partita Iva non censite.
Meno male che la crisi non c’e’
Le mobilitazioni sui luoghi di lavoro, oggi più che mai necessarie, vanno supportate da una mobilitazione generalizzata che coinvolga anche i lavoratori oggi non coinvolti dalla crisi.
Siamo in presenza di una crisi sociale che sconvolge la vita di milioni di lavoratori; è grave l’assenza di una lotta generalizzata e il clamoroso ritardo nella percezione della enormità della crisi da parte del sindacato e dei partiti.
Superare velocemente il ritardo
Occorre essere coscienti che cgil, cisl e uil non sono sicuramente il soggetto su cui contare avendo da tempo esso rinunciato a fare del diritto al lavoro stabile l’obiettivo principale della loro azione. La concertazione e la disponibilità all’allargamento della precarietà hanno contribuito in misura determinante al peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita degli ultimi 20 anni. E’ necessario organizzarsi!
La Cub propone di costruire un movimento più ampio che lotti per una serie di obbiettivi rivendicativi verso le aziende e verso le istituzioni.
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Blocco dei licenziamenti, assunzione a tempo indeterminato dei precari
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Estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori indipendentemente dal settore e dimensione delle aziende e dal tipo di contratto
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Indennità di cig/cigs all’80% del salario perso
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Gratuità delle mense scolastiche, degli asili nidi e canone sociale per i bassi redditi
Questa piattaforma di contenimento degli effetti della crisi va accompagnata da un vasto e generalizzato intervento per la trasformazione e riconversione della struttura industriale orientata ad un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità ambientale e sul superamento delle disuguaglianze sociali:
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Piano di politica industriale per lo sviluppo di energie rinnovabili ed ecocompatibili, il risparmio energetico e il riassetto idrogeologico del territorio, esclusione del nucleare
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Piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e delle scuole, sanzioni penali per gli omicidi sul lavoro e gli infortuni gravi;
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Nuovo modello di mobilità delle persone e delle merci
Milano 09/02/2010
Confederazione Unitaria di Base
Sede Nazionale: Milano V.le Lombardia 20 tel.02 70631804 cub.nazionale@tiscali.it www.cub.it www.cubvideo.it
Bondi al Senato sulla riforma delle fondazioni liriche.
Generale riduzione dei costi del personale. "Mi rendo conto che l’eventuale blocco del turn-over è un provvedimento duro, ma in fase riorganizzativa generale sarà necessario e sopportabile”.
Attribuire ad un unico soggetto a livello centrale la rappresentanza dei datori di lavoro.
“Non può ulteriormente tollerarsi, la deroga ormai sistematica del contratto nazionale da parte dei contratti integrativi,"
"Ritengo, inoltre, necessario assicurare una più proficua utilizzazione del personale, in linea con gli indirizzi generali di stabilità economico-finanziaria”.
"Non è possibile che formazioni parallele vedano protagoniste le stesse maestranze al di fuori dell’ente, con manifestazioni autonome".
"L’età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei, che a mio parere va portata, così come già previsto in molti Paesi europei, dagli attuali 52 a 45 anni."
L’articolo completo
4 FEBBRAIO 2010 – Il ministro Sandro Bondi è intervenuto ieri alla VII commissione del Senato per riferire sulla riforma delle fondazioni liriche. “In via immediata – ha esordito il ministro – per l’esigenza di assicurare un adeguato contenimento dei costi, credo sia necessario riformare il sistema di contrattazione collettiva delle fondazioni liriche, attribuendo ad un unico soggetto a livello centrale la rappresentanza dei datori di lavoro. Mi riferisco in particolare al deprecabile fenomeno della frammentazione della contrattazione che reca disomogeneità e malfunzionamenti all’interno delle fondazioni".
"Il ministero – ha continuato Bondi – dovrà provvedere a fornire gli indirizzi per la stipula di un nuovo contratto collettivo che sia più attento ai profili di razionalità economico-finanziaria e sia volto a migliorare i risultati della gestione. Così facendo intendo reintrodurre una disposizione normativa che attribuisca ad un unico soggetto centrale la rappresentanza negoziale della parte datoriale, poiché le fondazioni lirico-sinfoniche sono da ritenersi organismi di diritto pubblico, finanziati in larga parte da soggetti pubblici quali Stato, Regioni, Province e Comuni. Ciò al fine di assicurare la corretta allocazione delle risorse pubbliche e migliorare l’efficienza e l’efficacia delle procedure della contrattazione collettiva, sia a livello nazionale, sia a livello integrativo”.
“Non può ulteriormente tollerarsi – ha aggiunto Bondi – la deroga ormai sistematica del contratto nazionale da parte dei contratti integrativi, così come la giungla retributiva e normativa che vede la produttività delle singole fondazioni liriche ai livelli più bassi d’Europa, rispetto a trattamenti economici di tutto rispetto. Il trattamento integrativo in godimento dovrà essere commisurato alla reale produttività del dipendente, anche a costo di drastiche riduzioni dei costi dell’integrativo nel futuro”.
“Credo inoltre – ha detto ancora il ministro – che la riforma debba tener contro della non omogeneità che si riscontra nel variegato panorama delle fondazioni, anche attraverso il riconoscimento di una particolare autonomia a quelle istituzioni che rivestono connotati peculiari. Non si tratta nella maniera più assoluta di costituire graduatorie o eccellenze. Non permetterò mai che si parli di fondazioni di serie A e di serie B. Al contrario, bisogna delegificare l’intera materia emanando regolamenti che tengano conto delle specificità di ogni fondazione lirica, stabilendo, a seconda della tradizione, della storia, della produttività e del ruolo assunto in Italia ed all’estero di ognuna, un livello maggiore o minore di autonomia rispetto ai tradizionali poteri ministeriali. E’ poi necessario confermare, anche a livello regolamentare, l’attuale assetto che vede gli enti territoriali protagonisti della gestione di questi enti. E’ ora, pertanto, di annullare l’intensa ed affastellata legislazione sulle fondazioni emanando una vera e propria legislazione che riordini l’intero settore. Ritengo, inoltre, necessario assicurare una più proficua utilizzazione del personale, in linea con gli indirizzi generali di stabilità economico-finanziaria”.
“A questo scopo – ha osservato il ministro – occorre contemperare la possibilità per il personale di svolgere attività di lavoro autonomo con le esigenze produttive delle fondazioni, come oggi avviene, ma tenendo in estremo conto le esigenze produttive di ogni fondazione. Non è possibile che formazioni parallele vedano protagoniste le stesse maestranze al di fuori dell’ente, con manifestazioni autonome. Ovvero potrà essere possibile all’interno di una seria contrattazione di primo livello che tenga conto delle esigenze del datore di lavoro al pari di quelle dei dipendenti. D’altro canto è necessaria una generale riduzione dei costi del personale attraverso il meccanismo del turnover e la possibilità per le fondazioni di avvalersi, compatibilmente con i vincoli di bilancio, delle tipologie contrattuali e delle forme di organizzazione del lavoro disciplinate dalla legge Biagi. Mi rendo conto che l’eventuale blocco del turn-over è un provvedimento duro, ma in fase riorganizzativa generale sarà necessario e sopportabile”.
“In tale ambito si inserisce – ha proseguito il ministro – la tematica dell’età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei, che a mio parere va portata, così come già previsto in molti Paesi europei, dagli attuali 52 a 45 anni. Insisterò a livello governativo per riuscire in questa impresa di cui si parla da anni”.
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Dibattito in Senato sulle fondazioni. Pd e Idv per disegno di legge.
4 FEBBRAIO 2010 – Le opposizioni chiedono un disegno di legge e non un decreto sulle fondazioni liriche. E’ quanto emerge, dal dibattito nella VII commissione del Senato, dopo l’intervento del ministro Bondi ). Fabio Giambrone (Idv), dichiara che dall’intervento del ministro si deduce esclusivamente una vaga idea di riforma, senza tuttavia avere notizia di azioni concrete e chiede in particolare maggiori dettagli circa gli indirizzi che il governo intende assumere sulla contrattazione collettiva. Per Giambrone, inoltre una differenziazione tra fondazioni rischia di corrispondere a una presunta graduatoria di eccellenza.
Il senatore Vincenzo Vita (PD) domanda se il ministro intende adottare, per le fondazioni, un provvedimento emergenziale oppure un disegno di legge organico; solo in quest’ultimo caso, sottolinea, sarebbe possibile un approfondimento ed una verifica tra gli schieramenti. Chiede inoltre quali saranno le risorse che accompagneranno il riordino, evidenziando la necessità di offrire una speranza al settore, altrimenti, si compirà una mera razionalizzazione. Quanto al contenuto del preannunciato provvedimento, tiene a precisare che la disciplina dei livelli contrattuali va rapportata alla specificità della produzione artistica e culturale degli enti lirici per i quali spesso le soglie economiche nazionali non sono sufficienti.
E’ cruciale, per il senatore Andrea Marcucci (Pd), introdurre a favore delle fondazioni liriche nuove forme di deducibilità fiscale, onde non incorrere negli stessi limiti della riforma del 1996. Per un confronto sul tema occorre tuttavia, a suo avviso, un maggiore dettaglio rispetto all’esposizione di Bondi. In particolare, sarebbe utile discutere sulle misure più idonee a coinvolgere le Regioni e le fondazioni bancarie, ad assicurare il pareggio di bilancio, a conferire maggiori poteri ai revisori. Anche Marcucci si augura che il governo scelga la via di un disegno di legge ordinario, e quanto all’ipotesi di distinguere fra fondazioni di "serie A" e di "serie B", registra con soddisfazione l’intento del ministro di non operare nessuna sperequazione.
Il senatore Antonio Rusconi (Pd) ritiene che Bondi abbia sostanzialmente inteso giustificare la riduzione dei finanziamenti al settore per quest’anno e per gli anni venturi. Egli si sarebbe invece atteso una prospettiva di ampio respiro.
Per la maggioranza, il senatore Giuseppe Valditara (PdL) esprime apprezzamento per il quadro delineato dal ministro Bondi, che si propone una riorganizzazione autenticamente liberale di un settore di sua competenza. In particolare, dichiara di condividere la prospettiva di retribuzioni legate alla produttività. Afferma anche di non aver alcun timore a distinguere fra fondazioni di "serie A" e di "serie B" per far emergere le eccellenze, ponendo fine a perniciosi egualitarismi.
Il senatore Mario Pittoni (Lega) si sofferma sul pensionamento dei ballerini, domandando al ministro quali garanzie economiche avrebbe questa categoria di lavoratori se andasse in pensione così anticipatamente rispetto agli altri.
Il senatore Franco Asciutti (PdL) giudica marginale la scelta fra strumento di urgenza e disegno di legge ordinario, ritenendo prioritario intervenire per la riforma del settore lirico e manifesta piena condivisione sulla proposta del ministro di disciplinare più efficacemente i contratti integrativi che, ribadisce, devono seguire e non precedere il contratto nazionale.
Spettacolo dal vivo: Bondi sui nuovi criteri di finanziamento.
4 FEBBRAIO 2010 – Nel corso del suo intervento di ieri al Senato , il ministro Sandro Bondi (foto) ha illustrato anche i nuovi criteri a cui si ispirerà il finanziamento di tutto lo spettacolo dal vivo. “Occorre razionalizzare – ha detto – l’intero sistema di finanziamento statale destinato agli organismi dello spettacolo dal vivo, rideterminando i criteri selettivi di assegnazione dei contributi agli organismi di spettacolo, tenendo conto delle attività svolte e rendicontate, dei livelli quantitativi e dell’importanza culturale della produzione svolta, della regolarità gestionale degli organismi, nonché degli indici di affluenza del pubblico".
"Si dovrebbe, a mio parere – ha aggiunto il ministro – rendere ancora più selettivi e trasparenti i criteri da adottare per il finanziamento alle attività di musica, di danza, di prosa e dei circhi e spettacoli viaggianti."
Legislatura 16º – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 165 del 03/02/2010
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2 FEBBRAIO 2010 – Mentre il ministro Sandro Bondi è atteso per domani, mercoledì 3 febbraio, dalla commissione Cultura del Senato, per la seconda parte dell’audizione sulle fondazioni liriche, il sottosegretario Francesco Giro dichiara che il governo è tornato sulla originaria idea di procedere alla riforma con un decreto, ritirando così la disponibilità di Bondi, manifestata al Senato, ad intervenire, ove ve ne fossero state le condizioni, con un disegno di legge.
"Riteniamo – dice Giro all’Ansa – che la situazione sia talmente grave che solo un provvedimento che abbia carattere di necessità e urgenza ci permetta di fronteggiare il collasso delle fondazioni". Il decreto potrebbe essere presentato già al prossimo Consiglio dei ministri di venerdì 5 febbraio. "E’ praticamente già scritto", dice Giro, per il quale le fondazioni lirico sinfoniche "sono tutte oberate da milioni di euro di debito e noi abbiamo la responsabilità di invertire questa tendenza".
Il sottosegretario anticipa che nel decreto "sono previste norme cogenti per rientrare dal debito, nuove norme previdenziali per i ballerini, norme per dare via libera al contratto nazionale che non è stato firmato ormai da più di tre anni ed è di fatto surrogato da contratti integrativi. Abbiamo chiesto sacrifici per la scuola e la sanità – fa notare Giro -, io credo che si debbano chiedere sacrifici per la lirica". Nelle fondazioni, prosegue, "ci sono troppi privilegi, si lavora poco, meno che in Europa. Bisogna lavora di più riorganizzare l’attività in modo radicale". Il decreto, aggiunge, "interviene poi di fatto sullo spirito della legge sulle fondazioni, che non regge", e che "ha affidato ai comuni responsabilità notevoli e creato ibridi pubblico e privato, con tutti problemi del pubblico e pochissime opportunità del privato". Per Giro l’obiettivo è "di riformare la legge stessa sulle fondazioni lirico sinfoniche che ha fallito, altrimenti non non ci sarebbe ora la necessità di intervenire in modo così diretto da parte del governo".
Per la prosecuzione delle trattative di rinnovo contrattuale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche è convocato il per il giorno 9 febbraio p.v. alle ore 11.30 presso la sede dell’AGIS, Via di Villa Patrizi, 10 – Roma.
Dopo provocazioni e attegiamenti dilatori l’Anfols ha comunicato che il 12 febbraio si terra un incontro per il rinnovo del CCNL, un passo decisivo per capire se sarà possibile concludere la trattativa, in caso contrario è assolutamente necesario riprendere le iniziative di lotta.
22 GENNAIO 2010 – Agis: associazioni spettacolo dal vivo sollecitano tempi certi per la legge–
“Dopo tanti annunci attendevamo dalla riunione del 21 gennaio del Comitato ristretto di conoscere tempi certi per l’emanazione del testo definitivo della legge sullo Spettacolo dal vivo, all’esame della Commissione cultura della Camera dei Deputati. Ciò non è avvenuto. I rumors si rincorrono e sono di vario genere: a noi non interessano, ma non riusciamo a capire e per questo chiediamo, nel convinto rispetto dell’ autonomia della funzione parlamentare, di avere un definitivo e concreto segnale sull’iter della legge attesa da oltre 50 anni e che sembra essere in dirittura d’arrivo. Non siamo né statalisti, né regionalisti, ma costituzionalisti”. Così le associazioni dello Spettacolo dal vivo riunite all’Agis per verificare lo stato della discussione sulla legge di settore.
“Attendiamo di conoscere l’articolato che verrà licenziato dal Comitato ristretto – dichiarano ancora le associazioni – ma diciamo subito che non siamo disposti ad essere le vittime della discussione Stato-regioni-enti locali sulle competenze e sulle risorse dello spettacolo e che continueremo ad impegnarci per agevolare l’elaborazione della legge sulla base della nostra esperienza operativa sul territorio nazionale, interloquendo con i soggetti istituzionali della Repubblica, iniziando dall’ANCI con la quale l’Agis ha già costituito un tavolo di lavoro”.
“I 200 mila impegnati nel settore attendono dal Parlamento risposte chiare e definitive seguendo con attenzione l’evolversi della situazione. Qualora questa non si sbloccasse rapidamente, doverosamente rispettando l’autonomia parlamentare per eventuali decisioni ostative alla legge, i lavoratori, gli artisti, gli imprenditori dello spettacolo vorranno conoscerne e valutarne le responsabilità politiche, e liberamente trarne le conseguenze”.
“La problematica dello Spettacolo dal vivo, unitamente alla necessità della nuova legge, investe anche le risorse e la urgente definizione delle norme regolamentari per il 2011 sulla base del lavoro elaborato e condiviso con il ministero dei Beni e delle Attività culturali, che occorre riprendere e confrontare con le regioni e le autonomie locali, auspicando – concludono le associazioni dello Spettacolo dal vivo – che la nuova normativa possa essere verificata nelle Giornate Professionali del Teatro, a Napoli nel prossimo mese di giugno”.
Spettacolo dal vivo: Gabriella Carlucci, a fine gennaio si vota per la legge.
ROMA – 14 GENNAIO 2010 – Roberta Romei – "Per la fine di gennaio è fatta" così dichiara l’on. Gabriella Carlucci definendosi "finalmente ottimista" sulla legge per lo spettacolo dal vivo attualmente alla 7° Commissione della Camera. “Entro la fine del mese – dice ancora – voteremo e daremo il termine per gli emendamenti, dei quali però non credo ci sarà necessità perché ormai la legge è stata ampiamente sviscerata. Siamo arrivati alla fine dell’iter: il 20 e 21 gennaio, si riuniscono gli ultimi due comitati ristretti, e la settimana successiva passiamo alla votazione, in sede redigente in Commissione".
Un’accelerazione quindi, che , secondo le parole della parlamentare del Pdl, è dovuta allo scioglimento del nodo con la Lega che all’interno del comitato ristretto ha sempre sostenuto le posizioni più regionaliste come portabandiera del federalismo e delle competenze territoriali.
“Anche questo scoglio è stato superato. Siamo riusciti a quadrare il cerchio – sostiene Carlucci – Abbiamo lavorato sulla materia concorrente, cercando di rendere più sfumato il ruolo dello Stato e più evidente quello delle Regioni. Siamo riusciti a trovare, anche riguardo la terminologia,una soluzione che mette d’accordo Stato e Regioni, incidendo su tre articoli, il 4 , il 6 e il 6bis. Nell’ambito della Conferenza Unificata, vengono così individuati i soggetti che hanno priorità nazionale, i soggetti territoriali e la distribuzione dei finanziamenti . Sono molto felice – sottolinea Carlucci – e soddisfatto è anche il ministro Bondi , sempre tenuto al corrente di tutti i passaggi della legge, che è e rimane una legge quadro. Siamo finalmente arrivati ad una competenza ripartita e condivisa fra lo Stato e le Regioni , sia attraverso la Conferenza unificata che attraverso il Consiglio nazionale dello spettacolo”.
Bondi punta a provvedimento per le Fondazioni liriche da fine gennaio
Bondi punta a provvedimento per le Fondazioni liriche da fine gennaio
ROMA – 14 GENNAIO 2010 – Il ministro dei beni culturali Sandro Bondi – scrive l’Ansa – punta a presentare a partire dal 29 gennaio in consiglio dei ministri il provvedimento di riforma delle fondazioni liriche. Lo ha detto lo stesso ministro ieri pomeriggio ai senatori della commissione cultura, precisando di essere disponibile a valutare se procedere con un disegno di legge – come gli è stato chiesto da molti senatori – ed escludere quindi la forma del decreto. Questo, ha sottolineato il ministro che si è impegnato a tornare, "purché se ne verifichino le condizioni", ovvero la "disponibilità concreta" anche dell’opposizione ad un confronto Intrattenendosi poi con alcuni senatori, il ministro avrebbe poi precisato che solo un disegno di legge approvato in sede deliberante potrebbe raggiungere gli stessi risultati del decreto legge, permettendo un confronto più ampio con le opposizioni. Qualora tale possibilità svanisse, si vedrebbe comunque costretto ad optare per un decreto legge d’urgenza.
"Riconosco che oggi la mia relazione è stata necessariamente generale – ha detto rispondendo alle obiezioni di alcuni rappresentanti delle opposizioni tra i quali Vincenzo Vita (Pd) e Giambrone (Idv) – e mi impegno a tornare già la prossima settimana per fare un passo avanti". "Mi auguro però – ha aggiunto – di trovare anche proposte chiare e responsabili" da parte anche dell’opposizione.
Con i senatori, intanto, il ministro ha chiarito alcuni punti del cosiddetto ‘pre-testo’ preparato al ministero. "Non intendo abolire i contratti di settore", ha precisato, "né togliere ai comuni la nomina dei soprintendenti". E ancora "non ci saranno distinzioni tra fondazioni di serie A ed altre di serie B". L’età pensionabile dei ballerini sarà portata, per gli uomini e per le donne a 45 anni. Nodo fondamentale, quello degli incentivi fiscali per gli interventi dei privati: "senza un provvedimento che consenta il contributo dei privati alla cultura difficilmente le fondazioni potranno decollare com’era negli auspici di chi ha voluto questa riforma".
Dal ministro un accenno anche alla situazione dell’Imaie, l’istituto mutualistico per gli artisti interpreti e esecutori, di cui ha sottolineato la situazione critica : "ne ho avuto da tempo la consapevolezza – ha sottolineato – tanto che proprio su segnalazione dei miei uffici il prefetto di Roma ha proceduto allo scioglimento dell’Istituto con un provvedimento giudicato legittimo dalla magistratura". Quanto al futuro dell’ente: "Non ci sarebbe niente di male, a mio avviso, se queste competenze passassero alla Siae, ma il mio è solo un ragionamento di buon senso, lo vedremo insieme".
Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.
Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.
Lo Stato dimentica l’amianto killer
LO STATO DIMENTICA L’AMIANTO KILLER.pdf
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Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.
Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.
Lo Stato dimentica l’amianto killer
LO STATO DIMENTICA L’AMIANTO KILLER.pdf
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Alla Scala Pacchi Natalizi? No grazie!
La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
Insieme alla volontà dell’Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo gli organici.
In questo contesto il nostro Sovrintendente promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l’isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italiani facilitando l’antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell’Integrativo, poiché tutto l’impianto normativo verrebbe messo in discussione .
Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.
Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.
Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega buchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.
I lavoratori della Scala non credono a babbo natale, neanche se ha l’accento francese.
La Cultura fa Paura Cub Scala
Protesta delle Fondazioni lirico-sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano
Presidio nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche in piazza della Scala dalle ore 14.30 alle ore 19.
L’iniziativa rientra nelle lotte e mobilitazioni nazionali a sostegno della vertenza in atto nei confronti del Governo e delle nostre controparti datoriali (Anfols)".
Vogliamo, Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da tre anni
L’investimento pubblico nel settore.
il superamento di una legislazione che impropriamente vincola le prerogative negoziali fra le parti e per una riforma del Settore discussa e condivisa tra le parti sociali.
Salviamo i Teatri Lirici italiani su facebook vedi link aggiungi
Alla Scala Pacchi Natalizi? No grazie!
La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
Insieme alla volontà dell’Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo gli organici.
In questo contesto il nostro Sovrintendente promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l’isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italiani facilitando l’antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell’Integrativo, poiché tutto l’impianto normativo verrebbe messo in discussione .
Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.
Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.
Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega buchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.
I lavoratori della Scala non credono a babbo natale, neanche se ha l’accento francese.
La Cultura fa Paura Cub Scala
Protesta delle Fondazioni lirico-sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano
Presidio nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche in piazza della Scala dalle ore 14.30 alle ore 19.
L’iniziativa rientra nelle lotte e mobilitazioni nazionali a sostegno della vertenza in atto nei confronti del Governo e delle nostre controparti datoriali (Anfols)".
Vogliamo, Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da tre anni
L’investimento pubblico nel settore.
il superamento di una legislazione che impropriamente vincola le prerogative negoziali fra le parti e per una riforma del Settore discussa e condivisa tra le parti sociali.
Salviamo i Teatri Lirici italiani su facebook vedi link aggiungi
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SCALA,CUB: 7 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO LICENZIAMENTI E PER LAVORO-
PRECARI TEATRO ALLA SCALA – LE VERTENZE
Giunti al diciottesimo appuntamento, anche quest’anno le organizzazioni della Confederazione Unitaria di Base, in occasione della prima scaligera, saranno in piazza della Scala a manifestare "per impedire i licenziamenti indiscriminati, per il diritto al lavoro, per il reddito e il diritto alla casa, per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario". "Per motivi opposti dai loro diciotto anni siamo anche noi alla prima, proprio con i padroni, i bancarottieri e il governo, gli stessi che hanno prodotto la crisi, e oggi festeggiano", annuncia Piergiorgio Tiboni coordinatore della Cub. "Ma i nostri obiettivi sono la trasformazione del precariato in lavoro stabile, la continuità del reddito, e anche per canone sociale degli affitti".(omnimilano.it)
La Republica
ASSUNZIONE DI TUTTI E SUBITO!
Una settimana si e l’altra pure, già da settembre, il capo del personale è costretto a rispondere, davanti ai giudici del lavoro, del comportamento illegale della Fondazione nei confronti di lavoratori costretti ad anni di saltuarietà contrattuale seppur in un rapporto di continuità lavorativa.–br–
Le altre organizzazioni Sindacali che hanno l’esclusiva nella trattativa con la Direzione, non dovrebbero permettersi di ipotizzare un accordo “in deroga alla legge”.
Se questa stabilisce che un contratto continuativo di oltre 9 mesi deve considerarsi a tempo indeterminato, non si deve far aspettare altro tempo a chi ha già maturato il diritto al posto fisso.
E’ inoltre stabilito per legge che da quando la Scala è diventata Fondazione non esiste un limite al numero dell’organico dei lavoratori a tempo indeterminato .
I precari della Scala hanno già aspettato abbastanza!
Solo in un modo possiamo accettare l’accordo occupazionale per fermare le vertenze che si moltiplicano!
Tutti gli aventi diritto Vanno assunti a tempo indeterminato! Adesso , Subito!
CUB-lnformazione Confederazione Unitaria di Base
Torino 3 novembre 2009
Caro Marco
Ti informo che quest’anno c’è un fatto nuovo che si prospetta al nostro orizzonte: minaccia di sciopero per il 7
dicembre! incredibile vero?
Tranquillo però, credo di aver trovato la soluzione a un problema che toglie il sonno agli italiani e getta
nello sconforto tutti i cittadini della Comunità europea (mi dicono che sono in apprensione anche negli
States e nel Burkina Faso): firmiamo subito la parte economica del contratto scaduto e, so che non mi
credi, il nodo è sciolto! … e Carmen potrà tranquillamente morire tra le ore 21 e le 22 del 7 dicembre
prossimo.
Ti chiederai: ma quanto ci costa? anche su questo punto non ti devi preoccupare più di tanto, quel che
conta è la firma poi se ai lavoratori del tuo e del mio teatro andranno 2 lire (come si diceva una volta)
pare che non importi a nessuno (o a pochi) perché in questo modo gli scaligeri potranno portare a casa il
loro ben più ricco (e senza ironia dico: certamente meritato) integrativo.
Invece non è così: a me importa proprio! i lavoratori del Teatro Regio meritano molto di più di quanto
verrebbe loro riconosciuto se si seguisse questa strada e quindi questa volta non ci sto! sarà anche che,
essendo il più vecchio in servizio, ho visto più "7 dicembre" di tutti quanti e quindi so quanto i lavoratori
degli altri teatri (e ovviamente i nostri stessi teatri) hanno fin qui pagato perché si potesse andare in scena
a Sant’Ambrogio.
Non ho dubbi che il CCNL scaduto vada onorato e pagato per quel che vale (ripeto: non 2 lire) ma non
possiamo sottrarci contestualmente da concordare e sottoscrivere alcuni punti della piattaforma
normativa, come primo passo per dare ai nostri teatri una efficienza diversa e quindi migliore di quella
attuate; non mi dilungo: è materia a te nota. Credo però che i Lavoratori delle altre Fondazioni liriche, che
hanno fin qui aspettato in silenzio, possano essere anche d’accordo sul fatto che si debba lavorare
insieme, magari allungando ancora un po’ i tempi (non troppo però), al fine che vengano riconosciuti i
loro legittimi interessi economici (ovvero il valore del CCNL) e insieme portare avanti una riforma che,
come ho sempre detto, salvaguardi i livelli occupazionali e quelli retributivi ma che non può più essere
rimandata, diversamente daremmo ragione al Ministro Brunetta.
Il Teatro Regio ha sottoscritto nello scorso mese di luglio un accordo aziendale (a costo zero!) che, tra
altre misure volte al contenimento generale dei costi, prevede anche un aumento dei carichi di lavoro e
quindi, di fatto, una significativa riduzione del costo del personale,
Posso dire oggi ai miei lavoratori che avranno 2 lire dal contratto nazionale perché – per i suddetti motivi
– questo si deve subito firmare?
Per carità, se l’Associazione decidesse di fare così non posso che adeguarmi ma, qualora si mettesse ai
voti una simile risoluzione, ti pregherei di essere portatore del mio pensiero e del mio conseguente voto.
Caro Presidente, sono d’accordo con te (e mi fa piacere che anche Lissner la pensi come noi) quando dici
che i lavoratori della Scala dovrebbero trattare il loro contratto al di fuori de! CCNL: troppo diversa è la
loro realtà, sotto tutti i punti di vista, rispetto a quella degli altri teatri.
Io sono da sempre un grande fan della Scala (so bene che molti di questo mi rimproverano) e credo che
sia da favorire, per il bene di quel teatro e dei suoi lavoratori ai quali esprimo la mia stima, un percorso
che porti finalmente il Teatro alla Scala (come pure Santa Cecilia) fuori dall’Anfols; solo così ritengo che
si possano finalmente affrontare seriamente e serenamente tutte le questioni che riguardano le altre 12
Fondazioni liriche e anche per il Sindacato – è mia opinione – sarebbe più semplice sedersi al tavolo con
noi per rappresentare le ragioni dei lavoratori di questi teatri.
Un caro saluto Walter
Musica: lunedì a Roma manifestazione dei lavoratori delle Fondazioni liriche |
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ROMA – 27 NOVEMBRE – Lunedì 30 novembre dalle ore 11 a Roma, in piazza SS. Apostoli, si terrà la manifestazione-presidio, promossa unitariamente dai sindacati di categoria, dei lavoratori delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche da cui partirà una delegazione per il ministero dei Beni e Attività Culturali. Lo rende noto la Slc-Cgil.
"La manifestazione – dichiarano gli organizzatori – ha l’obiettivo di porre all’attenzione del Dicastero e del Governo la grave situazione di crisi di buona parte delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. Sarà l’occasione per evidenziare il diritto al rinnovo del Contratto nazionale di categoria scaduto da tre anni e la necessità di una riforma di settore che abbia al centro la valorizzazione del lavoro, la sua qualità e stabilità sia per le orchestre e i cori e i corpi di ballo che per le maestranze". |
vogliono distruggere il contratto nazionale
vogliono chiuderci in una riserva indiana
vogliono il secessionismo culturale.
vogliono mettere mano agli organici per precarizzare ulteriormente un settore in cui i lavoratori fanno già molte acrobazie per sopravvivere.
con questo governo è approdato in parlamento un disegno di legge che intende distruggere il fus già pesantemente tagliato, impoverire le fondazioni liriche, smembrarle ed esternalizzare intere masse di lavoratori.
Noi che alla Scala siamo tra i promotori delle cause per l’internalizzazione dei lavoratori precari diciamo
No! a questo progetto omicida che Anfols e la proposta di legge Carlucci- Barbareschi stanno mettendo in opera .
Intendono dividerci per indebolirci. Per noi tutto questo è abbastanza per dichiararare.
Sciopero sul 7 dicembre 09 allo scopo di fermarli.
CUB Scala
Vogliamo sentire su questo, il parere dei lettori del blog
Ultime notizie,
Scala teatro Nazionale è soprevvivenza degli altri
MILANO – 17 NOVEMBRE – Le Fondazioni Liriche sono d’ accordo sul fatto che la Scala diventi Teatro Nazionale dell’ Opera, anzi "l’uscita della Scala è la sopravvivenza degli altri teatri" secondo il presidente dell’Anfols, l’associazione nazionale delle fondazioni, Marco Tutino , che lancia l’allarme dicendo che "per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". "La Scala come teatro non è omogeneo agli altri" ha detto ieri all’Ansa Tutino, ricordando che quasi il 60% del bilancio del teatro milanese è dato da biglietteria e privati e che con il suo peso è riuscita a far prendere decisioni, a partire da quelle sui contratti, difficili da sostenere per gli altri. "La Scala se lo può permettere – ha spiegato Tutino -. Noi no. Siamo in una situazione economicamente non più tollerabile".
"Il sistema – ha aggiunto – non può reggere con questa riduzione dei fondi". E visto che i fondi statali non pare aumenteranno significativamente "bisogna cambiare – ha sottolineato il sovrintendente del Comunale di Bologna -, riscrivere il contratto nazionale e le leggi. E i cambiamenti vanno fatti in fretta perché per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". Fra le 14 fondazioni liriche a rischio, secondo il presidente dell’Anfols, sono almeno "quattro o cinque". Ecco perché la definizione della Scala come teatro nazionale, facendola uscire dalle logiche degli altri enti, potrebbe essere positivo anche per gli altri teatri.
Scala di Milano, Stéphane Lissner confermato fino al 2015
MILANO – 17 NOVEMBRE – Il sovrintendente e direttore artistico della Scala di Milano, il francese Stephane Lissner , ha annunciato ieri a Parigi la sua conferma fino al 2015 alla guida del teatro milanese. Il nuovo consiglio d’amministrazione del teatro «sarà eletto mercoledì mattina e la prima cosa che dovrà fare – ha detto Lissner – sarà nominare un vicepresidente e un sovrintendente. Il sovrintendente sarò io».
L’impegno fondamentale assunto dal numero uno della Scala è quello di accompagnare il teatro all’Expo 2015. «A partire dal momento in cui ti rendi conto che tutti i dipendenti della Scala sono con te – ha detto Lissner – che credono nel tuo progetto artistico, che il dialogo sociale poco a poco si è affermato, con difficoltà ma sempre meglio, allora dici "bene, continuo"».
Lissner ha aggiunto con soddisfazione che la Scala «dovrebbe fra poco essere nominata teatro nazionale dell’opera, cioè avere un’autonomia finanziaria» e si è rallegrato per il suo «quinto bilancio chiuso in parità». «Ho ottenuto anche – ha aggiunto – con Daniel Barenboim, Zubin Mehta, Gustavo Dudamel, Esa-Pekka Salonen, Daniele Gatti, Pierre Boulez o Antonio Pappano, la presenza dei più grandi direttori del mondo, che saranno con noi nei prossimi anni».
MILANO – 18 NOVEMBRE – Rinnovato oggi il consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala. Entrano a farne parte per la prima volta il presidente di BpM, Massimo Ponzellini, l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Corrado Passera (foto), il presidente della Fondazione Banca Monte di Lombardia, Aldo Polie e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Confermati, il finanziere Francesco Micheli, l’a.d. di Eni Paolo Scaroni, il presidente del Gruppo Sec, Fiorenzo Tagliabue e il presidente di Promos, Bruno Ermolli che è anche stato confermato vicepresidente. Del CdA fanno altresì parte di diritto il sindaco di Milano, Letizia Moratti e il sovrintendente del teatro, Stephane Lissner.
Il prossimo 14 dicembre si riuniranno nuovamente sia il consiglio di amministrazione che l’ assemblea dei soci, che dovrà approvare il bilancio, in pareggio per il quinto anno consecutivo.
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“Confronto fra associazioni, movimenti, sindacati ed esperti: “Amianto e Giustizia”
Un gruppo di lavoratori promotori del Comitato Esposti Teatro Scala parteciperà alla conferenza Sabato 7 al Centro Congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti 23
vedi link sopra
Interverranno in apertura:
ANTONIO PIZZINATO: La prima conferenza nazionale di Monfalcone dell’ottobre 2004
– Dario Mirabelli – Registro Mesoteliomi del Piemonte
– Michele Michelino: – Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di lavoro e sul
territorio, Sesto San Giovanni (MI)
– Benedetto Terracini e Stefano Zirulia – Centro regionale Amianto Piemonte – Casale
Monferrato
– Bruno Pesce, comitato Vertenza Amianto – Casale Monferrato
Lo scopo, in un clima di ricerca di unità fra tutte le forze interessate, è quello di porre i problemi partendo dalla propria esperienza (senza troppo dilungarsi sulla stessa), soprattutto iniziare a indicarne le soluzioni.
Sabato 7 Centro Congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti
Ore 9: saluto delle autorità
Ore 9,30 : “Amianto e Giustizia” relazione iniziale del senatore Felice Casson
Ore 10,15: “L’amianto e le malattie professionali” – relazione del dott. Beniamino Deidda Procuratore generale della Repubblica di Firenze)
Ore 10,45: tavola rotonda “responsabilità penali e risarcimento alle vittime dell’amianto”
Avv. Jean Paul Teissonniére, Parigi
Avv. Jan Fermon, Bruxelles
Avv. Mitchel Cohen, Filadelfia (presentato dall’avv. Claudio Ceriani, Milano)
Avv. Ezio Bonanni, Roma (avvocato per alcune associazioni delle vittime dell’amianto))
– Introduce l’avv. Sergio Bonetto, avvocato di parte civile nel processo contro l’Eternit
Siamo a Torino dove è iniziato il procedimento penale contro i responsabili della multinazionale ETERNIT, il Giudice per le Indagini Preliminari li ha rinviati a giudizio, il processo inizierà il 10 dicembre. Si tratta del più grande processo che sia mai stato celebrato in Italia per malattie professionali e malattie ambientali da esposizione all’amianto. Quasi un migliaio le parti offese, qualche decina le parti civili (istituzioni, sindacati, associazioni). Il PM Raffaele Guariniello ha certificato la morte e/o la malattia da amianto di quasi 3.000 persone fra lavoratori e cittadini esposti. Un lavoro grandissimo durato 5 anni. Ma le responsabilità della multinazionale ETERNIT sono assolutamente più ampie. Il processo riguarda coloro per cui il rinvio a giudizio è stato fatto, ma le responsabilità delle società multinazionali che fanno capo alla ETERNIT sono storicamente, moralmente, civilmente molto, molto più ampie. La nocività dell’amianto è nota dalla fine del 1800.
Non avrebbe dovuto essere impiegato. Gli avvocati che abbiamo chiamato a discutere sono
impegnati nei loro paesi in processi che hanno per oggetto l’amianto. A loro chiediamo un giudizio sul processo in avvio a Torino; quali indicazioni e riflessioni possono trarre dalla loro esperienza e come cercare di rendere internazionale il conflitto per cercare di colpire i responsabili ed obbligarli a risarcire le vittime? Non ultimo quali responsabilità degli stati e degli enti pubblici per avere atteso decenni prima di mettere al bando l’amianto? Cosa dobbiamo e possiamo fare ora perché l’amianto venga messo al bando in tutto il mondo?
Ore 12,30 Manifestazione per le vie del centro da Corso Stati Uniti a Piazza Castello (davanti alla Prefettura)
E’ importantissimo il lavoro di studio, di comunicazione delle esperienze, di indicazioni operative che viene fatto nelle sale congressuali, ma non sufficiente. Si è voluto dare alla Conferenza Nazionale anche un impatto pubblico, un segnale fra la popolazione di Torino, del Piemonte e non solo, che renda ancora più evidente i danni dell’amianto: i morti per mesotelioma, per tumore del polmoni, per le altre patologie asbesto correlate. Le responsabilità di chi su questi morti e malati ha fatto i soldi si è arricchito a dismisura, di chi doveva controllare, impedire che ciò avvenisse, e non lo ha fatto o lo ha fatto solo per finta. Scendiamo dunque in piazza, anche se per un tempo breve,
ma ricco di significato.
Ore 15,30 Riunione dei gruppi di lavoro
I gruppi di lavoro si riuniranno nei luoghi che verranno comunicati alla Conferenza.
Si chiede però da subito di iscriversi ai gruppi comunicandolo all’indirizzo del sito della
Conferenza.
Il compito dei coordinatori è quello di dirigere il gruppo di riassumere la discussione per l’assemblea generale e di stendere il documento finale. Si dovrà dare maggiore risalto alleindicazioni operative
1° Gruppo di Lavoro “L’amianto in Tribunale”
Coordinatori: Benedetto Terracini (epidemiologo – Torino), Enzo Merler (Registro mesoteliomi del Veneto) Giuseppe Cimmarrota (magistrato Noli), Armando Vanotto (Aiea nazionale)
Molte sono le cause in corso intorno al problema. Vittime dell’amianto (loro famigliari),
associazioni, istituzioni e sindacati sono costituiti o si costituiscono parte civile. In questo gruppo facciamo riferimento a quelle penali e discutiamo di quanto le controparti ci sollevano. Alcune (poche) sentenze danno loro ragione. Occorre pertanto affinare le argomentazioni, portare eventuali nuove prove a favore della nostra tesi. E’ diffusa fra le controparti la tesi per cui il nesso preciso di causalità non è dimostrabile perché tante sono le possibili fonti. Se poi vi è una fonte certa, la contaminazione della persona è avvenuta all’inizio dell’esposizione, le dosi dovute all’esposizione successiva sono irrilevanti ai fini della malattia. Anche se meno ripetuta vi è pure la tesi attribuita al prof. Chiappino, ovvero dell’impossibilità di fermare, nel passato, le fibre ultracorte e ultrafini con i mezzi di protezione individuale che avrebbero dovuto essere messi a disposizione dei lavoratori.
“2° Gruppo di lavoro “Amianto e Sanità”
Coordinatori: Franco Berrino (epidemiologo – Ist. dei Tumori Milano), Claudio Bianchi (Lega Tumori, Monfalcone), Emilio Pampaluna (ex ENEL di Turbigo, AIEA Lombardia), Alessandro Marinaccio (registro nazionale mesoteliomi- ISPESL, Roma)
I problemi che devono essere risolti sono molti, nella fattispecie riguardano le differenze fra regione e regione; non esistono indicazioni univoche. Lo scopo è quello di trovare su ogni problema una risposta sola o almeno risposte non estremamente differenziate fra loro.
a) epidemiologia: registrazione dei mesoteliomi, perché non dei tumori del polmone (da amianto)? Registrazione degli ex esposti: chi e come
b) sorveglianza sanitaria. E’ l’argomento sul quale ci sono le maggiori differenze. Alcune regioni non hanno attivato nulla, altre hanno programmato una sorveglianza sanitaria con esami sofisticati, quali la TAC spirale, o la ricerca di marker quali la mesotelina e l’osteopontina, altre ancora pochi esami (visita generale, radiografia del torace, spirometria) e counseling.
c) per la diagnosi precoce si riprendono alcuni argomenti precedenti: vale la TAC spirale, vale la ricerca dei marker?, ci sono nuove indicazioni? Occorre però stabilire se s tratta di sperimentazioni o se invece tali pratiche vengono proposte a tutti gli iscritti al Registro degli esposti.
d) Terapie. Tutti hanno diritto ad essere curati anche se alcune malattie sono, allo stato attuale delle conoscenze, inguaribili. Quindi è assolutamente necessario fornire le cure più adeguate per ridurre/eliminare il dolore e fare ricerca per possibili cure efficaci. Occorre vedere a che punto siamo e come indirizzare la ricerca.
e) Riconoscimenti. Occorre uscire dal sistema INAIL. E’ necessario che i riconoscimenti delle malattie professionali come all’origine stabiliva la legge 833/78 siano affidati ai dipartimenti di prevenzione della A-USL.
3° Gruppo di Lavoro “Eliminare l’amianto in 10 anni (dal 2004)”
Coordinatori: Roberto Carrara, (ingegnere, esperto di Medicina Democratica – Milano); Mario Fugazza, (ingegnere, Assessore all’ambiente Comune di Broni, Elena Ferrarese (Comitato case popolari di via Feltrinelli, 16 – Milano), Enrico Bullian (storico, AEA Monfalcone)
E’ stata la proposta della Prima Conferenza Nazionale celebrata a Monfalcone nell’ottobre del 2004. Si vorrebbe arrivare ad avere l’Italia libera da amianto a partire dal 2015. Solo la regione Lombardia ha inserito questo progetto nel suo Piano Regionale Amianto (PRAL).
Perché sia un obiettivo possibile occorre conoscere dove è l’amianto (mappatura), pianificare le bonifica, eseguire le bonifiche in sicurezza (rischio zero), smaltire l’amianto in modo privo di rischi. In verità non vi è altra prevenzione che quella di non essere più esposti all’amianto. La realizzazione di questi obiettivi è anche legata ai finanziamenti (aiuti per le bonifiche dei piccoli quantitativi, aiuti per le bonifiche nei comuni, – necessità e possibilità di rivalsa nei confronti di chi ha per profitto impiegato l’amianto). Il problema maggiore da risolvere è quello dello smaltimento.
Il quantitativo di amianto da smaltire è immane. Se non è poca cosa la prima parte del ciclo di eliminazione (conoscenza, rimozione), diviene pesante trovare un posto dove sistemarlo che non sia di danno a chi vi è vicino. Si tratta delle discariche. Oggi sono stati anche proposti metodi di smaltimento alternativo, in altri termini mettere l’amianto in un forno ad alta temperatura modificandone la molecola, quindi rendendolo inerte, non più nocivo. Il gruppo di lavoro dovrà arrivare a dare un giudizio e a stabilire delle indicazioni.
4° Gruppo di lavoro: “Risarcire le vittime, riconoscere gli esposti”
Coordinatori: Pier Luigi Sostaro, sindacalista CUB, Silvio Mingrino, (AVANI, Broni), Avv.
Ezio Bonanni, Roma, Gianni Alioti (FIM-CISL, Roma)
Avremo per la Conferenza Nazionale IL FONDO PER LE VITTIME DELL’AMIANTO? Sappiamo già che se l’avremo sarà del tutto insoddisfacente perché la destinazione verrà decisa dall’INAIL e con i suoi criteri, perché verranno risarciti solo i lavoratori già riconosciuti dallo stesso ente previdenziale. Nulla avranno le vittime per esposizione ambientale.
Non sono e non saranno messi meglio i lavoratori e i pensionati ex esposti quanto a risarcimento previdenziale. Sul riconoscimento dei cd “benefici previdenziali” è successo di tutto: è vero che gli esposti all’amianto hanno una speranza di vita inferiore agli altri lavoratori? E’ vero che chi pur privo di patologie da amianto, ex esposto, dopo avere partecipato ai funerali di alcuni (o tanti) propri colleghi di lavoro si trova in una condizione di profondo disagio?
Che fare per le vittime, che fare per gli ex esposti?: richiesta di giustizia, necessità di lotta e
mobilitazione.
5° Gruppo di lavoro: “L’amianto in Europa e nel mondo”
Coordina: Vittorio Agnoletto (medico del lavoro – già deputato europeo), Aurelio Pischianz (presidente AEA Friuli-Venezia Giulia), Patrick Herman (Andeva, Francia)
In Italia, IN Europa, negli USA dopo avere lottato per la messa al bando dell’amianto, ci si preoccupa e ci si mobilita per la sua eliminazione e per la soluzione dei problemi oggetto della discussione nei gruppi di lavoro. In gran parte del resto del mondo si continua ad estrarre amianto, a produrlo, manipolarlo, commercializzarlo, utilizzarlo. Ancora più gravemente con precauzioni zero. La strage dunque continua e se ne prepara una ancora più vasta per i prossimi anni. Come arrivare alla messa al bando totale dell’amianto nel mondo?. Quale ruolo del nostro paese e dell’Europa?
Domenica 8 ore 9: CONCLUSIONI
9- 10,30. Sintesi dei gruppi di lavoro
10,30. Impegni delle regioni
11,00. Impegni dei sindacati e delle associazioni:
– segretario confederale CGIL
– segretario confederale CISL
– segretario sindacato/i non confederali: Luigi Pacchiano (Marlane, Praia a Mare CS)
– responsabile Lega Ambiente: Giorgio Zampetti
– responsabile Medicina Democratica: Luigi Mara
– associazioni Luciano Carleo (Contramianto, Taranto)
Ore 13,30 – 13,45 Fulvio Aurora: Impegni finali
ADERENTI – PARTECIPANTI
AIEA nazionale (Armando Vanotto )
Contramianto e altri rischi onlus (Luciano Carleo )
Lega Ambiente nazionale (Edoardo Bai)
Associazioni delle vittime di Casale Monferrato (Bruno Pesce )
AEA-FVG, Trieste (Aureglio Pischianz – Niccolò di Stefano)
Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio
Sesto San Giovanni (Michele Michelino)
Comitato per la difesa della salute nei posti di lavoro e nel territorio di Tezze sul Brenta e di Bassano del Grappa ( Luciano Orio )
Medicina Democratica nazionale (Fulvio Aurora )
AVANI (Broni) ( Silvio Mingrino )
Fondazione Bepi Ferro, Padova
ISDE (Roberto Romizi)
AEA Monfalcone (Enrico Bullian)
Comitato Permanente ex esposti Amianto e Ambiente ( Salvatore Nania )
Associazione italiana Esposti Amianto Oltrepò – AIEAO Broni ( Michele Torti – Fugazza Mario )
Federazione INTESA ( Ignazio Barbuto )
CISL nazionale (Giuseppe D’Ercole)
FIM-CISL (Gianni Alioti )
Slai Cobas nazionale (Luigi Pacchiano )
CGIL nazionale (Stefano Oriano )
CUB nazionale ( Pier Luigi Sostaro )
FISMIC
FIOM-CGIL (Maurizio Marcelli)
ISTITUZIONI
Regione Piemonte
Provincia di Torino
PROVINCIA DI TARANTO
Nota Bene
Si richiede di inviare a questo indirizzo o all’indirizzo del sito della conferenza
nazionale: conferenzamianto2009@beepworld.it
La scheda di iscrizione alla Conferenza:
Nome e Cognome ………………………………………………………………….
Associazione/Sindacato/Ente……………………………………………………….
Indirizzo mail:…………………………………………………………………………..
Iscrizione al Gruppo di lavoro (titolo o numero)
………
BOLOGNA – 29 OTTOBRE – "Escludere il Teatro alla Scala dal sistema di contrattazione nazionale. Un po’ come tenere la Fiat fuori dal contratto dei metalmeccanici". E’ la tesi di Marco Tutino (foto, con Sergio Cofferati), sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell’Anfols, riportata oggi dal quotidiano Il Giorno. E la Scala non sembra tirarsi indietro.
Tutino parla del teatro milanese come di "un elemento disomogeneo" che rende "malato tutto il sistema e impedisce contrattazioni sane".
"Tutto il sistema è ‘scalocentrico’ – continua Tutino – a partire dalla legge che ha trasformato gli enti lirici in fondazioni, fatta su misura per la Scala, ma che ha penalizzato tutti gli altri". E precisa: "E’ penalizzante per la Scala e per gli altri dover essere compresi in un insieme di regole che la e ci costringono a un confronto impietoso, che ogni volta nel peggiore dei casi ci trascina verso una problematica che noi non possiamo affrontare. Nel migliore dei casi ci costringe invece ad avere delle logiche di sistema penalizzanti".
Questa, secondo Tutino, una delle ragioni per cui non si riesce a firmare il rinnovo del contratto di lavoro. La soluzione, dunque, può essere quella di escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. "Credo sia un bene per tutti fare questo passo – conclude Tutino -, un bene per i lavoratori ma anche per il sistema delle fondazioni italiane che deve riformarsi. Ed è evidente che questa riforma passa anche attraverso questo tipo di operazione".
E la prima risposta dal teatro milanese è positiva: "In realtà questa è una cosa che la Scala dice da tempo – ricorda il sovrintendente Lissner – nel senso che siamo l’unico teatro in cui in qualche modo funziona l’invito alla privatizzazione".
Se i pochi fondi per lo spettacolo non bastano mai
Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico
Milano, 28 ottobre 2009 – Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico. O tragicomico, se preferite.
L’arte è pronta, le pellicce anche, però forse non si va in scena. Invece no, poi si va in scena. Si firma, si promette, si rimanda, si ripromette. Il fatto è che i soldi sono sempre quelli, non di un vizioso e avaro Pantalone, ma di un Ministero che fa i conti con le scelte economiche complessive del governo. Come pensiamo la cultura? Come l’arte, il cinema, il teatro, il costosissimo Teatro d’Opera? La coperta non è corta, se dividiamo i soldi per settori, che in fondo è la cosa più onesta per capire. E’ un asciugamano.
Qualche giorno fa, mentre i delegati sindacali erano a Roma a chiedere il rispetto degli accordi del 2008, all’Auditorium della Festa del Cinema hanno fatto a baionettate l’attore Luca Barbareschi e lo sceneggiatore Stefano Rulli, il delegato di governo e l’associazione Centoautori. Ciascuno si attribuiva il merito di aver costretto il ministro a sborsare i 60 milioni per il Fus. Rulli: "Merito delle nostre continue manifestazioni". Barbareschi: "Merito del mio pomeriggio di litigio con Tremonti". E i soldi non bastano. Non è chiaro chi "gode" in questo caso.
Silvio Danese
Il Giorno
Commenti disabilitati su Tutino, escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. Sì di Lissner. Se i pochi fondi
per lo spettacolo
non bastano ma
MILANO – 23 OTTOBRE – La Scala di Milano potrebbe coinvolgere in futuro anche banche straniere. Il vicepresidente della fondazione, Bruno Ermolli , spiega: "la Scala è una realtà mondiale e quindi non avrei nessuna difficoltà. Certo, i fondatori devono esprimere il loro gradimento, ma so che i nostri fondatori considerano la Scala un patrimonio artistico dell’umanità". Ermolli non ha detto se ci sono abboccamenti con banche come Barclay’s ma ha sottolineato che il lavoro "di fund raising è in continua evoluzione". Il 16 novembre si terrà l’assemblea dei soci, con il rinnovo del consiglio di amministrazione del teatro.
. "Entro novembre – ha sottolineato il vicepresidente – dobbiamo essere rinnovati o avere una prorogatio breve. Non è nelle nostre intenzioni tirare in lungo". Fra gli attuali membri del cda uscirà Pirelli, fatto annunciato da anni, ma ancora non si sa chi lo sostituirà e su questo Ermolli ha preferito non dire nulla.
Parlando della possibilità dell’arrivo di nuovi contributi, dopo che già recentemente la Banca popolare di Milano ha deciso di diventare socio fondatore permanente, Ermolli ha spiegato che "lavoriamo a tutto campo, prevalentemente in Italia ma non abbiamo preclusioni con l’estero. La Scala è un patrimonio milanese, italiano e dell’umanità". E ha aggiunto di non essere preoccupato del fatto che la Provincia di Milano non abbia ancora versato la propria quota per quest’anno: "C’é la legge che ci aiuta – ha tagliato corto – quindi se non ci sono, ci saranno".
interrogazione Idv per evitare la chiusura dello Stabile sloveno
TRIESTE – 23 OTTOBRE – Un’interrogazione al ministro per i Beni culturali per evitare la chiusura del Teatro stabile sloveno di Trieste, è stata presentata dal presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro (foto), e dal parlamentare del Friuli Venezia Giulia, Carlo Monai. Secondo Di Pietro e Monai, "il governo dovrebbe individuare, nelle norme e nei regolamenti applicativi sui Teatri stabili, soluzioni che consentano al teatro in lingua slovena di poter svolgere la propria attività e, di concerto con le autorità locali del Friuli Venezia Giulia, trovare soluzioni appropriate affinché la situazione del Teatro stabile sloveno sia risolta o quanto meno sbloccata in breve".
Lo Stabile sloveno, unico teatro stabile pubblico italiano di lingua non italiana, è l’ente culturale di maggior rilievo della minoranza slovena che vive nelle province di Trieste, Gorizia e Udine. Da tempo versa in una situazione economica assai critica, che ha determinato il mancato avvio della stagione teatrale 2009-2010, nonché le dimissioni all’unanimità del consiglio di amministrazione in carica.
CAGLIARI – 26 OTTBRE – Quattro giorni di sciopero generale sono stati proclamati dalle Rsu del Teatro Lirico di Cagliari (foto) dopo che il sovrintendente ed il Consiglio d’amministrazione dell’Ente hanno preannunciato ai sindacati un disavanzo di bilancio di oltre due milioni di euro. A causa della prima giornata di sciopero, domani, salterà la recita di Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, che ha debuttato con successo giovedì scorso per la regia di Michele Mirabella.
I sindacati si dicono fortemente preoccupati per il futuro del personale dell’Ente Lirico, anche alla luce dei tagli dei fondi per lo spettacolo, ma il presidente del Cda – il sindaco di Cagliari Emilio Floris – contesta la posizione delle Rsu e ribadisce la piena fiducia nell’operato dei vertici del Teatro. "Per cinque anni consecutivi – osserva Floris – hanno assicurato bilanci in pareggio. E in questo periodo, pur a fronte di minori contributi, sovrintendente e dirigenza hanno accresciuto livelli occupazionali, qualità e quantità di produzioni artistiche e numero di spettatori".
Commenti disabilitati su Ermolli, la Scala apre al coinvolgimento di banche straniere–Quattro giorni di sciopero al Lirico di Cagliari
Spettacolo dal vivo: Regioni bocciano testo riforma e chiedono incontro a Bondi
ROMA – 19 OTTOBRE – La commissione Beni e Attività Culturali della Conferenza delle Regioni, presieduta dall’assessore regionale della Basilicata Antonio Autilio (foto), ha deciso di non esprimere parere sul testo unificato delle proposte di legge per lo spettacolo dal vivo, in mancanza di un incontro di concertazione richiesto da tempo al ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi. "Gli assessori regionali alla Cultura – secondo quanto riferisce l’assessore Autilio – hanno rilevato come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia".
"Vengono riproposti, in sostanza – continua l’assessore – l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. In particolare si rileva che la stessa denominazione del progetto di legge denota un approccio alla materia non coerente con il titolo V della Costituzione. E’, infatti, improprio parlare di ‘legge quadro’ dopo la succitata riforma. Dobbiamo ancora una volta stigmatizzare – evidenzia Autilio – il mancato coinvolgimento delle Regioni nella elaborazione del testo del progetto di legge, tenuto conto della competenza concorrente alle stesse attribuita dal Titolo V della Costituzione in materia di spettacolo e riaffermata dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 255 e 256 del 2004 e n.285 del 2005".
"Cio’ – a parere di Autilio – risulta ancor piu’ grave ove si consideri che le regioni hanno svolto nel recente passato un ruolo particolarmente attivo che ha portato all’elaborazione di una proposta di legge sui principi fondamentali in materia, approvata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta dell’11 novembre 2004. Inoltre, rileviamo come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia. Vengono riproposti in sostanza l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. Accade infatti che la ripartizione dei compiti tra Stato, regioni, province, comuni e città metropolitane non e’ rispettosa delle competenze istituzionali; le regioni vengono collocate sullo stesso piano delle province e dei comuni, senza il riconoscimento esplicito della loro potestà legislativa".
"Quanto agli aspetti finanziari, pur valutando positivamente l’accoglimento della proposta di istituzione del nuovo Fondo perequativo, sostenuta da più tempo in particolare dalle ‘più piccole’ regioni Molise e Basilicata, la conferma del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) e del Fondo per la Creatività – continua Autilio – appaiono in contrasto con le disposizioni di cui alla Legge 42/2009 ‘delega al Governo in materia di federalismo fiscale’. Infine e’ improponibile il ricorso ai fondi FAS per il finanziamento delle attività di spettacolo secondo il metodo già sperimentato dal governo di sottrarre risorse finanziarie destinate al Mezzogiorno. Anche per questo – conclude Autilio – in mancanza di concertazione con il ministro Bondi avremo solo una possibilità di esprimere il nostro dissenso con il parere negativo alla proposta di legge sullo spettacolo dal vivo".
La Carlucci: legge sullo spettacolo, in due settimane il primo sì
Il testo Sull’ argomento si sta elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan I nodi La Carlucci: i lavoratori dello spettacolo non hanno indennità di disoccupazione
ROMA – L’ onorevole Gabriella Carlucci ci conta. «Stavolta la legge sullo spettacolo dal vivo passerà. Sono oltre 60 anni che ci si prova (io ho cominciato appena eletta nel 2001) ma finora niente. Stiamo elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan: Udc, Idv, Pd e Lega. Vorremmo approvarla in commissione Cultura in sede deliberante, se va in Aula finisce che si arena. –br–Possiamo farcela in 2 settimane». La deputata Pdl è relatrice delle norme quadro che riguardano teatro, danza, musica, circo e spettacoli di strada. Perché diventino definitive la commissione dovrà approvarle all’ unanimità, altrimenti si torna in Parlamento. Il punto più spinoso è quello del Fus e dintorni. Al fondo unico per lo spettacolo verranno affiancati incentivi fiscali. «Le imprese potranno avvalersi dei crediti di imposta o reinvestire gli utili, basta con le politiche assistenziali e clientelari per cui poche persone decidono chi avrà i fondi e chi no». Il modello è il tax shelter già approvato per il Cinema. L’ estate scorsa attori, autori e registi scesero in piazza per scongiurare tagli al Fus. L’ onorevole Carlucci si sente di rassicurarli: «Resterà intatto: 420 milioni di euro. Finora i soldi spettavano a tutti, adesso introdurremo dei criteri rigorosi». Basati su buona amministrazione economica delle attività, innovazione dell’ offerta culturale, qualificata presenza all’ estero, continuità del progetto artistico e capacità di radicamento nel territorio. Per i 200 mila lavoratori dello spettacolo arriverà il riconoscimento giuridico. «Non ricevono indennità di disoccupazione e non hanno assicurazione contro gli infortuni», commenta la Carlucci. «Con questa legge verrà creata una banca dati professionale per censire tecnici e artisti». Regolamentata la figura dell’ agente: «Per evitare che prosperino gli imbroglioni». E alle imprese di settore verrà riconosciuto lo status di piccola o media impresa: «Potranno accedere ai finanziamenti delle Regioni». L’ onorevole Carlucci poi torna sulla vicenda della sua portaborse Celestina che le ha fatto causa perché sostiene di essere stata pagata in nero. In primo grado i giudici le hanno dato ragione. «Ma ho fatto ricorso in appello, dunque la sentenza non è affatto definitiva. E in ogni caso non sono stata condannata a risarcire nessuno. Piuttosto, la mia ex collaboratrice è stata rinviata a giudizio per un furto ai miei danni». G.Ca. RIPRODUZIONE RISERVATA
Cavalli Giovanna
corriere della sera 18 ottobre
ROMA – 9 OTTOBRE – 418 milioni 418 mila euro rappresentano lo stanziamento previsto dal governo per il Fus 2010. L’ammontare della cifra destinata al Fondo unico dello spettacolo è riportata nella tabella a pag. 158 del disegno di legge n.1790, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)", che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (foto), ha presentato al Senato. Per gli anni 2011 e 2012 lo stanziamento previsto è di 304 milioni e 75 mila euro. –br–
Fus: divisi i 60 milioni integrativi. Presto commissioni e modifiche ai decreti
ROMA – 13 OTTOBRE ¬ Reso noto dal capo di gabinetto del MIBAC, Salvatore Nastasi (foto), lo “spacchettamento” dei 60 milioni parzialmente reintegrativi del Fus 2009, stanziati con Dpcm del 31 luglio. Oltre ai 24 milioni già destinati al cinema, altrettanti sono destinati alle fondazioni liriche e 12 milioni alle restanti attività dello spettacolo dal vivo: in particolare, 5.778.822,14 vanno al teatro, 4.880.118,38 alla musica, 799.052, 97 alla danza, 242.006,51 a circhi e viaggianti,e 300 mila euro sono il saldo residui nel settore dello spettacolo dal vivo.
Nastasi comunica inoltre che le commissioni per lo spettacolo dal vivo saranno convocate nelle prossime settimane per procedere alla ripartizioni delle somme stanziate.
E’ inoltre intenzione del capo di gabinetto proporre al ministro Bondi provvedimenti di modifica dei decreti ministeriali sulla ripartizione dei contributi allo spettacolo dal vivo “che terranno conto, per ora, solo delle esigenze più urgenti manifestate nel corso delle riunioni tra le categorie interessate e i dirigenti della direzione generale per lo spettacolo dal vivo”.
Sulla comunicazione del capo di gabinetto, la presidenza dell’Agis ha predisposto una circolare per le attività associate
Fus: Zanello (Lombardia), troppi i soggetti che non fanno cultura. Sì al federalismo |
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MILANO – 13 OTTOBRE – ”Il Fondo unico per lo spettacolo va riformato, ci sono troppi soggetti che vi attingono ma in realtà non fanno cultura, vivono di privilegi e non producono nulla”. E’ quanto ha dichiarato l’assessore alla Cultura della Lombardia, Massimo Zanello (foto), in occasione della presentazione, al teatro Dal Verme di Milano, della quarta edizione della ‘Festa del Teatro’ che si svolgerà dal 24 al 25 ottobre in 99 spazi di Milano e provincia
”Il problema – ha osservato Zanello – va affrontato a livello nazionale: il Ministero deve intervenire. Occorre applicare il federalismo anche in ambito culturale. Le cose funzionerebbero sicuramente meglio e si eviterebbero di dare tanti soldi alla Regione Lazio e pochi a tutto il resto d’Italia”. |
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Brand… ma come state?
Abbiamo capito che vi diamo fastidio. Ma non certo con le millanterie e le fandonie penserete di screditare la fiducia guadagnata con il lavoro fatto a fianco dei lavoratori ?In un contesto in cui la CUB non viene riconosciuta organizzazione sindacale dalla Scala, quindi senza aver diritto di fare assemblee perchè non esistono elezioni delle R.S.U. Ci odiate perché dopo che all’Ansaldo molti lavoratori avevano vinto le cause, volevamo che l’integrativo fosse speso per l’assunzione dei 150 precari ? invece circa 6 milioni sono serviti a mantenerli stagionali, con l’unica eccezione di aumentare il numero di essi ma con la clausola “ se permangono le qualità di idoneità professionali “, potevano l’anno successivo rimanere sempre stagionali. La clausola ha di fatto permesso alla direzione di attivare il meccanismo formale ( anche se illecito) di licenziare ad agosto 08’ le 4 ragazze di palcoscenico e i 6 impiegati/e. A maggio 09’ di tagliare altri 8 ballerini, parliamo di lavoratori a servizio già da tanti anni.
Abbiamo sostenuto a settembre 08′ la vertenza contro i licenziamenti con una serie di volantini e una conferenza stampa davanti al Piccolo Teatro e sempre a settembre lo sciopero, quello boicottato da Cisl, Uil e Fials. Vi abbiamo criticato perchè dal giorno dopo come previsto, non è stato fatto più nulla dal punto di vista delle mobilitazioni per questi licenziati. Infatti, sono state portate solo da un legale Cgil che tra l’altro le ha fatte perdere e poi ironia della sorte le avete portate mano nella mano da un legale rinomato per essere a contratto della CUB. Per tornare all’integrativo: Il resto dei soldi son serviti a scatenare una guerra sulla divisione della torta. Una guerra per il nulla, perché si sapeva in partenza che senza rinnovo del C.C.N.L nulla è percepibile. Ancor oggi a parte un dovuto anticipo nulla è stato percepito dai lavoratori perchè il rinnovo è fermo ( con questo governo cosa vi aspettavate? )
Abbiamo per primi denunciato il carattere corporativo e fazioso della Fials (sindacato che raccoglie gran parte di orchestra e coro) con una sfilza di volantini anche nel video Cub. Voi Denunciate la Fials perchè non accettava le scelte dell’assemblea perchè a maggioranza operaia. Ma ha potuto farlo perchè non essendoci le R.S.U. le avete dato la possibilità di far quel che volevano. E sono tre anni che chiediamo in tutte le sedi di indire questo tipo di elezioni, che sanciscono l’inviolabilità dell’assemblea. Ci siamo opposti alla Fials con tutti i mezzi di persuasione possibili anche andando a casa di Dario Fo, che per lo scivolone antioperario a lui attribuito per causa di un giornalista, che strumentalmente aveva usato attraverso un’intervista le sue parole sul Caso Scala, egli si era dopo molte scuse impegnato a cercare di far da paciere. Tentativo fallito, Tè amaro ovviamente. Siamo sempre stati anni luce distanti dalle istanze della Fials ma non abbiamo mai minacciato il suo diritto di sciopero che è un diritto universale. Abbiamo chiesto che la firma dell’integrativo a fine guerra prevedesse la clausola del rientro delle ragazze. Inascoltati. Un esponente della C.U.B. ha evidenziato in video il possibile carattere maliziosamente strumentale in quella guerra volta a depistare i lavoratori su alcuni contenuti pacco dell’accordo. Niente di nuovo e di clamoroso. A maggio convinciamo gran parte dei ballerini in attesa del licenziamento a trovarsi un avvocato dato che le trattative di confederali e Fials prendono una piega a dir poco penosa, e meno male non vien fuori nessun accordo che prevede licenziamenti (anche perchè avevamo denunciato Uil, Cisl e Fials di sputtanarli pubblicamente se lo facevano, la Cgil se ne tira fuori e gli altri la seguono a fatica)
Ai primi di luglio quando dovevano partire le cause degli stagionali, la Cgil sembra prendere la linea d’attacco che la CUB subito attiva. Invece tira il freno a sorpresa a favore di una trattativa con Lissner il boss. Il 2 luglio il militante Cub diventato a tempo indeterminato da un anno, dopo 25 da precario, ha tentato per questo di denunciare il rischio di ritardo che provocherà questa titubanza a favore di una trattativa che Lissner intende far solo per far ammuina. Viene aggredito. Il dissenso o la critica a questa Cgil è intollerabile. Scivolate fino a comportamenti tristemente stalinisti volti all’epurazione come nell’ultimo volantino, “precario brand.” Rivedetevi il film di guerra full metal jacket quando alla fine dice ”il nemico è dentro di noi”. Forse vi aiuterà. Per la cronaca anche la Uil, vista la moda, si attiva per le cause . Vedremo se vi assumerete la responsabilità politica per questa condotta a dir poco prudente da morire, di trascinar le cause fin oltre la fine dei contratti dei precari ( giugno/ luglio 2010). Come al solito Fials e Cisl in tutto ciò si sono dimostrati assenti per non dir peggio. Inqualificabili. Oggi però deve finir il tempo delle polemiche. Sarebbe tempo sterilmente perduto. E’ giunto il momento di ricompattarsi. Non esistono precari della Cgil della Uil o della Cub o inglesismi al seguito. E’ giunto il momento del " Tutti per uno e uno per tutti " Chi tocca un precario colpisce tutti i lavoratori. Ogni causa di lavoro è la causa di tutti i lavoratori. Ogni vittoria è la vittoria di tutti.
C.U.B. Autorganizzati Spettacolo
OGGI 29 SETTEMBRE 09’, dopo molteplici controlli da parte dell’A.S.L. sulla tenuta della camera stagna creata in volta platea e 2° galleria per la bonifica dell’amianto, comincerà lo smaltimento vero e proprio.
Per noi è un grande giorno frutto di una lunga battaglia che ha visto i lavoratori partecipi. Con la nostra determinazione e l’aiuto dei migliori esperti di ”lotta all’amianto” abbiamo costretto Comune, A.S.L. e Fondazione Scala ad adoperarsi per la nostra salute e quella del pubblico.
Abbiamo sostenuto L’RLS anche nei momenti più delicati come il 5 agosto 09 nel deserto estivo, quando rispetto alla mancata esecuzione dei lavori di bonifica che dovevano cominciare il 23 luglio, ci siamo rivolti ai nostri legali per intraprendere azioni giudiziarie per mancata tutela della salute dei lavoratori.
La minaccia di esser trascinati in tribunale e sui giornali per un fatto così grave ha nuovamente creato, come a gennaio nell’episodio che riguardava l’incapsulamento della cupola, il benefico effetto di far muovere i burocrati che nonostante sappiano ben usare l’arma dell’oblio al fine di risparmiare sulla nostra pelle e per non far sapere nulla al pubblico, han dovuto questa volta correre, per recuperare il ritardo accumulato. Ma non abbastanza, per non far chiudere due mesi il Loggione e spendere nell’emergenza e sulle spalle della collettività più di 700.000 € e inventarsi poi una serie di scuse fantasiose e concertate a cui son subito abboccati i media.
La responsabilità del ritardo è del Comune di Milano e di chi, nella direzione, gli ha fatto credere che i lavoratori avrebbero dimenticato e subìto il problema Amianto, come in tutti questi anni.
Oggi il nostro impegno è rivolto a risolvere il problema amianto nel deposito di Figino, dove lavora la squadra trasporti, il cui tetto ne è pieno e marcio. Un luogo lontano dalla ribalta del Piermarini ma vicino ai nostri pensieri già dal 29/ 06/09 data in cui informammo con raccomandata la direzione circa la pericolosità da verificare al più presto. Attendiamo ancora risposte scritte.
Intanto la nostra solidarietà e sostegno va ai comitati di lotta contro l’amianto che attendono da anni lo smaltimento dalle loro case a Milano della sostanza killer da parte del Comune.
CUB-lnformazione
Confederazione Unitaria di Base
video di gennaio 2009
YouTube – Amianto al Teatro alla Scala di Milano
2 min 36 sec
www.youtube.com
ttp://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2009/09/01/la_scala_torna_a_far_parlare_di_se_ora_per_amianto.html
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