Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

16 Marzo 2010

UN FIORE PER IL TEATRO Manifestazione nazionale dei precari per la cultura

Filed under: Uncategorized — Tag: , , — Lavoratoriscala @ 21:20

Giornata mondiale del teatro.

Atto di protesta che il Movimento "SOGNO" si propone di attuare è programmato per il giorno 27 Marzo 2010, in occasione della Festa Mondiale del Teatro. Il movimento ha organizzato un reading davanti al Piccolo Teatro di Via Rovello, a partire dalle ore 16.30; chi volesse partecipare può portare un fiore e altre persone.
Si invita a partecipare numerosi.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI PRECARI DELLA CULTURA

facciamoci sentire! contro un governo che ci uccide lentamente, contro un DG inseguibile penalmente, contro la miseria dei tagli, contro lo strapotere degli assessori, contro la gerontocrazia e la lottiz


UN FIORE PER IL TEATRO
Manifestazione nazionale dei precari per la cultura


Sabato 27 marzo 2010 ore 11 – Roma, Teatro Argentina

Un fiore per il teatro: nasce in modo spontaneo su facebook (raggiungendo nel giro di pochi giorni più di 1500 adesioni) la manifestazione nazionale dei precari per la cultura che si svolgerà sabato 27 marzo 2010 con appuntamento alle ore 11 presso il Teatro Argentina di Roma.
Non una festa ma un riflessione e civile: un movimento sorto ‘dal basso’, in modo spontaneo e autonomo nell’universo web, aggregando artisti, operatori del settore, giornalisti ed intellettuali, vuole manifestare per i diritti dei lavoratori dello spettacolo, per la trasparenza negli atti e nei finanziamenti pubblici, per ottenere più investim enti alla cultura e allo spettacolo, per l’autonomia della cultura dalla politica, per teatri non terreno di lottizzazioni politiche, per un ricambio generazionale e la valorizzazione delle competenze professionali.
Nella Giornata Mondiale del Teatro – istituita nel 1961 dalle Nazioni Unite e dall'UNESCO, con l’adesione quest’anno, per la prima volta, del Governo Italiano (esattamente nel momento in cui si stanno verificando tagli a tutto il settore), con lo scopo di promuovere lo sviluppo delle arti performative in tutti i Paesi del mondo e riportare il teatro al centro dell’interesse della vita pubblica – i precari dello spettacolo invitano a portare un fiore davanti al Teatro Argentina, come davanti ai teatri di ogni città d’Italia, a tagliare il fiore e lasciarlo lì a marcire. I precari sono gambi senza fiore.

Diventa amico su fb della Giornata Mondiale del Teatro.
Per contatti e adesioni: precaridellacultura@gmail.com
(con gentile preghiera di diffusione)

I teatri si ribellano ai tagli mentre il governo celebrerà il 27 marzo la ““Giornata mondiale del Teatro”–br–

Repubblica — 15 marzo 2010   pagina 3   sezione: MILANO

S' I N C O N T R E R A N N O domani pomeriggio sul palco dello Strehler. Obiettivo: allargare la rivolta del mondo del teatro contro i tagli del governo ai fondi per lo spettacolo. Protagonisti gli attori e i registi della Milano capitale del teatro, che hanno annunciato l' intenzione di far salire di livello la protesta, arrivando all' occupazione dei palcoscenici e alla sospensione degli spettacoli.
Una mobilitazione nata sul palco dello Strehler di largo Greppi dove alla fine delle tre ore e mezza dello spettacolo "Sogno di una notte di mezza estate" (regia di Luca Ronconi), un interprete a rotazione estrae un foglietto e attacca le politiche culturali di Roma. «Abbiamo una crisi», è l' incipit per gli spettatori. Poi la denuncia: «L' attuale governo di centrodestra dimostra disprezzo verso le forme di sapere critico, investe solo lo 0,30 per cento del Pil ed è il fanalino di coda». Stessa scena ieri nel tardo pomeriggio. Dopo Raffaele Esposito, l' interprete di Oberon che aveva arringato il pubblico sabato sera, è toccato a Melania Giglio, che svolge il ruolo di Elena: dieci minuti di extra per il pubblico, imprevisti ma accolti con applausi, tanti in piedi, vari «Bravi, bravi». «Il futuro di istituzioni come il Piccolo e la Scala è a repentaglio. Senza un' adeguata risposta la no
stra protesta non potrà che assumere un carattere straordinario. Non permetteremo a questa classe politica di distruggere conoscenze, saperi e beni comuni che appartengono alla civiltà universale». Pausa. «Fino all' occupazione dei teatri». Giù il sipario. Esposito, che parla a nome della "Compagnia del Sogno di una notte di mezza estate", circa 40 persone tra attori e tecnici, che hanno già partecipato allo sciopero di venerdì scorso indetto dalla Cgil, ribadisce: «È arrivato il momento che anche gli attori si muovano, se non avremo risposta valuteremo provvedimenti drastici, dalla sospensione degli spettacoli fino alla loro occupazione». Domani, giorno di riposo, si cercheranno alleati in questa lotta tra gli artisti che si esibiscono nei 53 teatri milanesi. L' invito è a tutti gli operatori del teatro. Le adesioni saranno raccolte tra oggi e domani. Nel mirino degli artisti i tagli al Fus, il Fondo unico per lo spettacolo che ogni anno cala sempre di più. Secondo i dati forniti dal ministero dei Beni culturali, dai 459 milioni complessivi dell' anno scorso, per il 2010 siamo scesi a 414 milioni. Nel dettaglio ci saranno 3 milioni in meno per le fondazioni liriche (come la Scala) e circa 6 in meno per i teatri d' Italia. E dato che Milano ne è la capitale, si parla di tagli pesanti. Ad aggravare il quadro anche l' intenzione del ministro alla Cultura, Sandro Bondi, di riformulare le regole alla base dei contratti degli attori, dicono i sindacati, che potrebbero essere rivisti anche in chiave peggiorativa (oggi solo migliorativa). Solidale con la protesta l' assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory, parte in causa visto il suo doppio curriculum artistico-istituzionale: «Sono vicino a questa protesta e se mi invitano andr ò all' incontro a difendere gli interessi di chi fa cultura – dice l'assessore-attore che ogni anno dà due milioni ai 22 teatri milanesi convenzionati e che ha comprato mille biglietti da regalare ai cittadini per il 27 marzo, giornata del teatro – . Lo spettacolo dal vivo viene umiliato da anni a favore della tv a cui abbiamo dirottato troppi soldi. Non si tratta di una questione di destra o di sinistra, si parla solo di cultura contro la barbarie». Non solo. «In un paese in cui il capo di gabinetto (Salvatore Nastasi, ndr) conta più del ministro – attacca provocatoriamente l' assessore – è evidente che c' è un problema di democrazia culturale». L' attrice Anna Maria Guarnieri solidarizza: «Il teatro è un disastro. La cultura è a rischio e un Paese è morto senza cultura». Supportano la mobilitazione anche i sindacati: «Sarà una protesta di lunga durata – pronostica Giancarlo Albori, segretario lombardo della Slc Cgil- siamo pronti anche a situazione estreme». –  ILARIA CARRA


 

ALLA SACALA
 Nostro post*

 

 La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
Insieme alla volontà dell'Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo
gli organici.
In questo contesto si promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l'isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italian
i facilitando l'antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell'Integrativo, poiché tutto l'impianto normativo verrebbe messo in discussione.
 
Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.

Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.

Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega b uchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.

CUB SCALA 4 dic 2009

OGGI IL GOVERNO PROMUOVE LA GIONATA MONDIALE DEL TEATRO.
CON QUALE CORAGGIO?  UN VERO SPOT PUBBLICITARIO !

 
   


logo

  "Il Governo italiano in occasione della “Giornata” intende così dimostrare quanto la cultura italiana – ed il Teatro in particolare – sia oggi sorprendentemente presente nella società multietnica in cui viviamo e puntare i riflettori sul teatro, risorsa strategica del Paese, a cui tutti dobbiamo guardare nell’interesse della Nazione".

Per programmare e organizzare gli eventi di questa "Giornata" è stato costituito un Comitato organizzatore, di cui fanno parte anche l’AGIS (“Associazione Generale Italiana dello Spettacolo”) e l’ETI (“Ente Teatrale Italiano”), con il compito di predisporre un programma organico sull'intero territorio nazionale delle iniziative celebrative, volte, in particolare:

  • a sensibilizzare il pubblico, in particolare i giovani, alla conoscenza ed alla pratica delle arti di scena;
  • a promuovere la funzione educativa e sociale del teatro;
  • a valorizzare le arti di scena quale elevata forma di espressione artistica, fondamentale fattore di diffusione delle tradizioni culturali e di aggregazione e socializzazione delle varie realtà culturali del nostro Paese.

    http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/teatro/index.html 

  • Spot Giornata Mondiale del Teatro

    12 Marzo 2010

    OGGI ALLA SCALA SCIOPERO DI 8 ORE

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 10:26

    C'é DEL  GIALLO in SCALA

    Boicottano lo sciopero generale della Cgil, a cui noi aderiamo, mettendo in giro volantini sulle “buone azioni” del governo….che coraggio.
    Difendono la disastrosa nuova legge sull’arbitrato che fa il paio con il loro accordo sottobanco con la Direzione volte a bloccare i diritti dei precari per ottenere l'assunzione a tempo indeterminato.
    Non contenti tentano di bloccare l'elezione dei Rappresentanti della sicurezza attaccandosi a qualche assurdo cavillo, invece di promuovere il rispetto della legge dove in una azienda con più di mille lavoratori i rappresentanti della sicurezza devono essere in sei ed eletti da tutti.
    L'elezione delle RLS sono regolate da una legge, la 81/2008 che noi stiamo applicando alla lettera.

    CGIL, Abbiate il coraggio di rompere con queste organizzazioni che hanno altri fini rispetto al  bene dei lavoratori.

    Il diritto alla sicurezza non ha colore se non il rosso del sangue degli infortuni, quando non esiste un monitoraggio e una prevenzione accurata. Questa logica di spartizione, di chi intende il sindacato come un centro di potere, non passerà! 
    Chiediamo di rispettare la legge e di indicare subito il nome del commissario elettorale come ha già fatto la Cub in modo tale da decidere al più presto il giorno delle elezioni. La sicurezza dei lavoratori non può attendere e non può essere oggetto di lotte di potere.

    Cub Scala                                           Milano 11 marzo 2010 

    il volantino della UIL.

    Uil milano e lombardia IL SINDACATO DEI CITTADINI
    Chiarezza sulla tutela dei lavoratori No ad una tempesta in un bicchier d'acqua.

    Il Parlamento ha approvato in questi giorni un provvedimento che delega il Governo ad intervenire su numerose materie attinenti il lavoro.
    Tale norma risente pienamente, nella farraginosità del testo e negli aspetti di contraddittorietà che pur contiene, della mancanza di un confronto con e tra le parti sociali.
    Ciò conferma che , ferma restando la sovranità del Parlamento, per la qualità dei risultati è sempre preferibile che, in materia di lavoro, siano in primo luogo le parti sociali a confrontarsi..
    La normativa approvata definisce un canale parallelo, quello della conciliazione e dell'arbitrato, fermo restando la libera scelta di utilizzare la via giudiziaria.
    Già nell'Accordo quadro di riforma del modello contrattuale, che sottoscrivemmo con CISL e Confindustria il 22 gennaio 2009, la valorizzazione di procedure come arbitrato e conciliazione, accompagnata ad un ruolo attivo delle parti sociali, era prevista quale momento di contenimento dei contenziosi ai livelli fisiologici e di una loro riconduzione preferibilmente nell'alveo negoziale, piuttosto che in quello giudiziario.
    A parere della UIL, la norma non riguarda l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, e neppure l'interezza della legge 300/70, e non appare condivisibile l'esasperazione politico-sindacale che ha visto in questo provvedimento addirittura un attacco frontale al "diritto del lavoro in quanto tale".
    Questa è la nostra posizione che intendiamo ribadire in ogni sede assumendo decisioni coerenti e conseguenti.
    Alla ricerca di argomenti ritenuti più convincenti e utilizzando l'arma della strumentalizzazione in termini sistematici, la Cgil continua nella propria linea di accentuare lo scontro con il governo anteponendo scioperi e manifestazioni al perseguimento dei risultati.
    Noi vediamo sul tema dell'arbitrato il realizzarsi di una libera opzione in più per i lavoratori per vedere tutelati in tempi ragionevoli i propri diritti, così come riteniamo condivisibile l'obiettivo di ridurre il numero delle vertenze giudiziarie per motivi di lavoro, per i tempi di discussione lunghissimi che di fatto causano una disapplicazione sostanziale delle norme, con evidente danno per la parte debole dei procedimenti: i lavoratori che attendono i giudizi.
    Ovviamente, ancora una volta, si tratterà di svolgere le necessarie azioni sindacali di contrattazione e di vigilanza, riassumendo per altro un ruolo che, sulla materia, in parte si era andato riducendo.
    Il provvedimento definisce la via della conciliazione e dell'arbitrato sulle materie contrattuali, facendone un canale parallelo alla via giudiziaria che deve rimanere pienamente disponibile per i diritti fondamentali.
    La scelta di uno dei due canali e' volontaria per il lavoratore, che dovrà aver la certezza di trovarsi di fronte a forme di tutela diverse ma parimenti efficaci, differenziate però nei tempi di soluzione della controversia (sei mesi per l'arbitrato), rispetto ai tempi ben più lunghi del processo del lavoro.
    Per altro, la garanzia delle tutele ai lavoratori è fornita dalla regolamentazione della materia da parte della contrattazione collettiva, poiché l'arbitro dovrà decidere in base a quanto previsto nei contratti di lavoro.
    Rispetto alle spese relative alle controversie di lavoro è positivo il mantenimento della gratuità di tutti gli atti nell'ambito del processo e delle controversie di lavoro, per le quali rimane inalterata la possibilità di adire gratuitamente alla via giudiziaria nelle controversie di lavoro.
    Come UIL riteniamo urgente attivare tutti gli strumenti atti ad addivenire nel tempo più breve possibile ad accordi interconfederali che disciplinino in concreto la conciliazione e l'arbitrato in modo chiaro semplice e mantenendo le tutele fondamentali per i lavoratori. Infatti, in particolare per l'arbitrato individuale certificato e la clausola compromissoria, sarà importante che il sindacato al più presto li riconduca pienamente nell'alveo della contrattazione collettiva, sottoscrìvendo i relativi accordi con le parti datoriali, valorizzando le opportunità che essa offre rispetto a semplificazione delle procedure e riduzione dei tempi nella tutela dei lavoratori nelle controversie di lavoro.
    La UIL di Milano e della Lombardia promuoverà un'iniziativa in tempi brevi per discutere e approfondire tutti gli aspetti di merito sul tema dell'arbitrato anche con la partecipazione di giuslavoristi.

    09 marzo 2010
    20099 Sesto S. Giovanni (Milano) – V.le Marcili, 497 – Tei. 02 671103421 – Fax 02 2485766 Sito internet http://www.uilmilomb.it –

    9 Marzo 2010

    PRIME CONSIDERAZIONI SUL DISEGNO DI LEGGE 1167 APPROVATO DAL SENATO E IN ATTESA DI FIRMA DEL CAPO DELLO STATO

    Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 20:22

    Un grave indebolimento dei diritti dei lavoratori, una grave lesione dell'art.18 dello statuto dei lavoratori  Contributo dell' Avv. ALBERTO MEDINA

    Tutta la legislazione sul lavoro che si è sviluppata  fin dall’inizio del secolo scorso, e persino durante il fascismo, si è mossa dall’ovvia considerazione dello squilibrio di potere contrattuale  esistente tra lavoratore e datore di lavoro.
    Per tentare di bilanciare questo potere contrattuale e sottrarre il lavoratore dal rischio di dover subire clausole contrattuali inique e certamente da lui non liberamente volute, la legislazione del lavoro  si è  dunque sviluppata  su due fondamentali pilastri.
    Il primo, di ordine sostanziale, riguarda la individuazione di una serie di diritti fondamentali individuati a favore del lavoratore come “indisponibili” che venivano imposti alla parte più forte, ossia al datore,  rendendo nullo ogni eventuale patto contrario (si tratta dei diritti al riposo, alle ferie, alla irriducibilità della retribuzione, alla contribuzione previdenziale, al mantenimento del professionalità raggiunta, all’attività sindacale, alla tutela della maternità, etc.,etc.).
    Il secondo pilastro di ordine procedurale, consiste nella effettiva esigibilità di questi diritti, e nel nostro ordinamento esso è stato perfezionato con l’individuazione, a partire dal 1973,  di un rito giudiziario  particolare, più celere e snello,  privo sostanzialmente  di costi per il lavoratore (poiché – oltre ad essere esente da bolli e tasse – anche in caso di sconfitta del lavoratore le spese legali venivano , per prassi , normalmente compensate) il cui accesso non poteva in alcun modo esser pregiudicato da eventuali clausole che prevedessero il ricorso all’arbitrato.
    Già da anni  i governi (dei diversi schieramenti politici)  avevano iniziato ad erodere diritti da sempre ritenuti indisponibili, prima invocando la necessità di battere l’inflazione e poi la necessità di maggior flessibilità del lavoro,  cominciando ad affermare tra l’altro una inesistente  libertà di contrattazione del dipendente e una sua  sostanziale “parità”  col datore di lavoro che hanno trovato la loro enfatizzazione nella c.d. legge Biagi (si pensi solo alla sostanziale liberalizzazione delle clausole elastiche e flessibili nel lavoro part time oggettivamente non rifiutabili da chi è in cerca di lavoro)
    Sul  fronte della tutela giudiziaria l’attacco fino ad oggi si era sviluppato solo individuando  misure  deflattive; da un lato era stata introdotta la obbligatorietà del preventivo  tentativo di conciliazione avanti alla DPL con considerevole allungamento dei tempi in cui concludere una causa dei lavoro, dall’altro,  evitando di parametrare gli organici dei Tribunali del Lavoro con le reali necessità,  si era indotto i giudici  a “difendersi” da eccessivi carichi di lavoro iniziando a condannare i lavoratori in caso di  rigetto delle loro domande.
    Questa  forma di autotutela corporativa  dei giudici a scapito dei lavoratori, che spesso si trovano a dover rinunciare al ricorso alla giustizia nel timore di non avere i mezzi “per potersela permettere”,   aveva  tra l’altro, dal luglio scorso, trovato sostegno  dal legislatore con la modifica di un articolo che oggi impone al giudice di motivare dettagliatamente le ragioni di eventuali deroghe dal principio secondo cui le spese legali gravano sulla parte che perde il giudizio.
    Se dunque ormai da tempo i pilastri  posti a bilanciare lo squilibrio esistente tra lavoratore e padrone subivano gravi attacchi quello portato dal DDL 1167 appena approvato dal Senato appare dirompente perché  muovendosi  apparentemente solo  sul piano procedurale introduce un meccanismo che rischia di  vanificare qualsiasi diritto “indisponibile”.
    Il cavallo di Troia  è rappresentato dalla eliminazione  del divieto di introdurre clausole che riducano la possibilità del lavoratore di ricorrere al giudice.
    L’art. 33 a comma 8 prevede che accordi interconfederali o contratti collettivi  potranno prevedere il ricorso all’arbitrato, con clausole che si chiamano “compromissorie”,  e queste clausole potranno esser “liberamente” sottoscritte dal lavoratore davanti ad una commissione certificatrice che “accerti la effettiva volontà delle parti” : Se entro 12 mesi non saranno intervenuti sulla materia i previsti  accordi interconfederali o i contratti collettivi  interverrà a regolare la materia un decreto ministeriale.
    Cosa significa tutto ciò?
    Significa che all’interno di un quadro che ancora deve esser definito dagli accordi (CISL e UIL  sembrano già d’accordo) ovvero dal Ministro, all’atto dell’assunzione potrà esser chiesto al dipendente di firmare una clausola con la quale egli rinuncia a rivolgersi al giudice in determinate o in tutte le materie che riguardano il suo rapporto di lavoro impegnandosi a rivolgersi invece ad un collegio arbitrale.
    E’ evidente che se il datore porrà quella condizione il lavoratore, per poter accedere a quel lavoro, non potrà che accettarla “liberamente” con il beneplacito del commissione certificatrice .
    Il risultato, però,  sarà che il dipendente si troverà a subire una situazione che mai avrebbe potuto  preferire rispetto  alla fino ad oggi preesistente possibilità  di rivolgersi in ogni caso alla giustizia ordinaria e ancora una volta si è  ipocritamente presupposta una inesistente  parità di forze tra chi offre e chi cerca lavoro.
    Al di là dei costi senz’altro maggiori (gli arbitri vanno pagati: già prima della decisione il lavoratore dovrà versare con assegno circolare al presidente una somma pari all’1% del valore della causa, poi ci sono le spese degli altri arbitri, nonché quelle dei legali), va considerato che gli arbitri saranno 3  e decideranno a maggioranza. Poiché uno sarà nominato dal lavoratore e l’altro dal datore di lavoro l’ago della bilancia sarà il Presidente, individuato dai primi due o dal Presidente del Tribunale in un professore universitario in materie giuridiche o in un avvocato cassazionista.
    Già solo la collocazione sociale  di queste due  figure e le ben più possibili convergenze di interessi  tra loro e le  aziende  non consentono di nutrire una particolare  fiducia nell’imparzialità di un simile “organo giudicante”, ma il punto fondamentale non è ancora questo.
    Esso sta invece e soprattutto nel fatto che questi arbitri potranno decidere secondo equità (il che vuol dire semplicemente come a loro sembri giusto) e che potrà prevedersi persino la rinuncia del lavoratore ad impugnare la loro decisione (c.d. lodo) anche  quando questa sia contraria a norme di diritto o a contratti ed accordi collettivi!  
    Il che significa, ad esempio, che in caso di licenziamento anche quando gli arbitri lo riconoscessero illegittimo, non sarebbero tenuti a disporre la reintegrazione, con buona pace dell’art. 18 e nulla potrà poi obiettare il lavoratore!
    E non solo, perché nessun diritto indisponibile potrà  più dirsi effettivamente tutelabile.
    Oltre a queste misure la nuova legge ne introduce altre non meno significative:
     –  introduce una serie di decadenze  pesantissime perché, quale che sia il tipo del contratto di lavoro a tempo indeterminato, a termine, a progetto, la sua risoluzione (anche oralmente disposta)  deve essere impugnata  entro sessanta giorni  ed il relativo ricorso al giudice o all’arbitrato deve essere attivato entro i successivi 180 giorni. Negli stessi termini devono  esser impugnate  la cessione del contratto in caso di trasferimento d’azienda (dalla data del trasferimento) e la effettiva titolarità del rapporto in caso di somministrazione di lavoro irregolare (dalla data della sua cessazione).
    La gravità di queste decadenza è facilmente intuibile: i lavoratori spesso scoprono in ritardo l’esistenza dei loro diritti (ad esempio che il  termine del loro contratto non era valido, che la somministrazione del loro lavoro  era irregolare, etc, che il  loro passaggio ad altra azienda non era giustificato da un trasferimento di ramo d’azienda, etc,) altre volte ritardano anche solo ad informarsi presso il sindacato  confidando nelle promesse di future riassunzioni,. Certo è che  questa strettissima decadenza priverà moltissimi, e specie i  lavoratori più deboli, di una possibilità di effettiva tutela.
    – riduce il risarcimento del danno dovuto al lavoratore assunto irregolarmente a termine  per il periodo in cui è stato privo di lavoro contenendolo nei limiti tra le 2, 5 mensilità e le 6, addirittura anche in relazione ai giudizi già in corso.
    – elimina la necessità di ricorrere al tentativo di conciliazione ex art. 410, mantenuto come opzione possibile, ma gravato di obblighi di specificazione delle domande e delle loro ragioni (in analogia con quanto già previsto in materia di pubblico impiego)  che ne appesantiscono l’utilizzo ed impongono, di fatto, già in quella fase la presenza del legale;
    Oltre a questo disposto in via generale, vi sono poi nella legge altri vere “chicche”  che dimostrano come il legislatore sia stato sensibile sì al “lavoro”, ma a quello  delle lobbies.
    E’ stata introdotta, infatti, con l’art. 50, una norma che pare colpire unicamente e  clamorosamente solo i lavoratori di Atesia che, assunti irregolarmente come “Cococò”, non avevano accettato di rinunciare ai loro diritti  pregressi a fronte della sola  reintegra  con un contratto a part time a 500 euro mensili  loro offerta  da Atesia prima del 30.9.2008. Ora, in forza di questa norma retroattiva anche chi di loro ha vinto in appello, ma ancora non ha una sentenza definitiva, perderà il diritto alla reintegra e agli stipendi perduti e dovrà accontentarsi di un  minimo risarcimento (tra le 2,5 e le 6 mensilità)!
    Lo scempio di un simile modo di legiferare risulta ben chiaro a tutti, prima però che le parti più pericolose di questa legge inizino ad operare  vi è spazio per individuare iniziative di sensibilizzazione e di lotta che siano in grado di ostacolarne l’applicazione. Vale la pena di darsi da fare.    

    Milano, 6 marzo 2008  

    Alberto Medina

    2 Marzo 2010

    LE SOCIETÀ A DELINQUERE E LA CULTURA SCULTURA(TA)

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:49

    L’ ultima invenzione la Beni Culturali Spa

    Arcus, la società per la cultura
    che regala le "mance" di Stato

    Spettacolo: ripartito il Fus 2010 che ammonta a 414,6 milioni di euro

    L’ ultima invenzione la Beni Culturali Spa

    LO CHIAMAVANO l’ uomo dal foglio d’ oro. Non il vello d’ oro, proprio il foglio, come quelli preziosi che Angelo Balducci volle come decorazioni al teatro Petruzzelli di Bari. IL DEUS ex machina dello Stato "in deroga" per realizzare "l’ Italia del fare" di Berlusconi & Bertolaso, pronubo Letta, aprì sul campo un nuovo fronte di business miliardario: la Beni Culturali Spa. Un fronte così prodigo di soddisfazioni per i pubblici funzionari e per la cricca degli appaltatori da suggerire la nomina dell’ uomo dei "decreti emergenziali" Guido Bertolaso a ministro dei Beni Culturali al posto di Sandro Bondi. Di qui l’ annuncio di Berlusconi su «Bertolaso ministro» il 29 gennaio scorso, poco prima che lo scandalo deflagrasse. Poi, con l’ arresto di Balducci e di altri "servitori dello Stato" la storia ha preso indirizzi diversi per l’ inchiesta dei magistrati di Firenze sulla nuova Appaltopoli. Ma l’ apparato predisposto è bello e pronto per intercettare "in deroga" i due miliardi e mezzo di euro (diconsi miliardi) di fondi europei per i beni e il turismo culturale. In principio furono per l’ appunto i fogli d’ oro che Angelo Balducci pretese invece di quelli di oro sintetico nell’ apparato decorativo del teatro Petruzzelli, bruciato nel 1991, per la ricostruzione del quale fu commissario straordinario. Che volete che sia un milione di euro in più, di fronte a un costo globale cresciuto del 156 per cento? Poca cosa rispetto ai 6 milioni di aggiornamento prezzi per le poltrone. Relativamente poco anche rispetto ai 650 mila euro per le "chianche" scomparse. Cos’ erano? Erano le antiche basole tipiche del borgo antico di Bari, rimosse perché non andassero rovinate. Ma i soliti ignoti scoprirono il ricovero e se le portarono via. Conto totale del commissariamento di Balducci al Petruzzelli: cinquanta milioni contro un appalto iniziale di 23, secondo il calcolo di Antonio Cantoro, che sul "Teatro degli imbrogli" ha scritto un libro che sembra un giallo. Ma pazienza perché, come disse il sindaco di Bari Michele Emiliano, «il Petruzzelli è come il Vesuvio che se erutta fa danni». Se lo si placa fa invece la fortuna di politici, pubblici funzionari, commissari straordinari e appaltatori. Non eruttò il teatro. Fu inaugurato a fine 2009 e con esso decollò il progetto per trasformare i Beni Culturali nel grande polmone dell’ Italia del fare, mondati da ogni regola della legislazione ordinaria, da ogni controllo contabile e di legittimità, in onore di una suprema deroga appaltatrice per teatri da ricostruire, zone archeologiche da ripulire, siti d’ arte da mettere in sicurezza, monumenti da sbiancare, palazzi da ristrutturare, statue da rigenerare, quadri da restaurare, biblioteche da puntellare, musei da gestire, biglietterie, librerie, bar e ristoranti da dare in concessione. La Beni Culturali Spa, un’ evoluzione della specie della Protezione Civile Spa, è già pronta a partire sotto i buoni auspici di Gianni Letta se non fosse per i magistrati fiorentini che inchiodano la cricca della bertolasocrazia tutta protesa alla conquista della prateria di appalti che si apre per la valorizzazione del patrimonio storico e monumentale.È al Petruzzelli di Bari che si fa le ossa come sub-commissario un giovanotto rampante asceso infine a capo di Gabinetto del ministro Bondi. Trentasei anni, si chiama Salvo Nastasi e dalla tolda ministeriale controlla il partito dei commissari e l’ annessa galassia di appaltatori del cuore. Egli stesso è stato commissario al Maggio Fiorentino e al teatro San Carlo di Napoli, dove ai lavori di restauro ha partecipato Pierfrancesco Gagliardi, quello che sghignazzava con suo cognato Francesco Piscicelli la notte del terremoto all’ Aquila. Dipendente del ministero al settimo livello, questo Nastasi stava per diventare direttore generale senza concorso, per decreto, con un emendamento ad personam del senatore Antonio D’ Alì. Nell’ agosto scorso passò invece come un colpo di fucile la nomina a direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale di Mario Resca, che Berlusconi aveva già proposto in tutte le salse, anche come direttore generale della Rai o presidente dell’ Alitalia. Ex amministratore delegato della McDonald’ s Italia, ex presidente del Casinò di Campione e della Finbieticola, il suo sogno è fare una centrale elettrica alimentata dal sorgo nell’ ex zuccherificio di Voghera. Ma Berlusconi e Letta l’ hanno risolutamente voluto al Patrimonio culturale, anche se non ha mai visto un museo in vita sua. «I cheeseburger – ironizzò il New York Times all’ atto della nomina – entrano nel dibattito sui musei italiani». Alla Pinacoteca di Brera, di cui Resca è commissario e dove spenderà almeno 50 milioni, potremo ordinare «un McCaravaggio e una coca»? si chiedeva il NYT. E spiegava che il governo italiano «al mandato costituzionale di proteggere il patrimonio culturale sembra voler sostituire un modello imprenditoriale finalizzato allo sfruttamento». Al genio stile McDonald’ s dobbiamo lo spot pubblicitario che sull’ immagine del Colosseo recita: «Se non lo visitate ve lo portiamo via». In che senso? Come in "TotòTruffa", il film del 1962 nel quale il principe De Curtis vende la Fontana di Trevi a un turista. Regnante Berlusconi, il conflitto d’ interessi, si sa, è un concetto desueto. Ma le società di gestione museale riunite nella Confcultura, aderente alla Confindustria e presieduta da Patrizia Asproni, sono infuriate perché tra i tanti incarichi Resca, che ha accasato i suoi consulenti in un palazzetto al numero 32-33 di via dell’ Umiltà di proprietà di una immobiliare berlusconiana, è anche consigliere d’ amministrazione della Mondadori, che controlla la Mondadori Electa, società leader nella gestione dei punti di vendita all’ interno dei musei. Magari in un soprassalto di dignità Resca si dimetterà. Ma chi potrà impedire che l’ Electa si aggiudichi i pezzi più pregiati del business? Oltre alla Pinacoteca di Brera, gli Uffizi di Firenze, le aree archeologiche di Roma e Ostia Antica, l’ area archeologica di Pompei, tutti i siti più importanti sono già nelle mani del partito dei commissari. Una compagnia di giro ben sperimentata e ottimamente retribuita. A Firenze c’ è Elisabetta Fabbri, un architetto veneziano nella manica di Nastasi, già commissaria per il Parco della musica, da cui sono partite le indagini della Procura di Firenze. Tra i "soggetti attuatori", Balducci ha inserito Mauro Dellagiovanpaola, finito in galera insieme a lui. A Roma e Ostia Antica, dopo il commissariamento di Bertolaso, è subentrato Roberto Cecchi, direttore generale per il Paesaggioe in procinto di diventare segretario generale del ministero. A Pompei c’ è Marcello Fiori, ex responsabile dell’ Ufficio emergenze della Protezione civile, intimo di Gianni Letta. Ovunque ci siano i soldi pronti ci sono anche i commissari, che in deroga a tutte le leggi affidano i lavori e i servizi senza gare di evidenza pubblica. E non a caso nel 2009 i residui passivi del ministero, cioè i soldi non spesi, sono aumentati di 200 milioni, per dimostrare che per far funzionare le cose occorrono i commissari straordinari. Tramite la società controllata Arcus, Resca ha affidato per 200 mila euro a due società di consulenza, la Roland Berger e la Price Waterhouse Coopers, il compito di redigere le nuove linee per le gare di concessione dei musei. Ma il gioiellino dell’ uomo che vuole portar via il Colosseo è un altro. Si chiama Ales, Arte Lavoro e Servizi Spa, e serve a fare esattamente quello che Berlusconi, Letta e Bertolaso avrebbero voluto fare con la Protezione Civile Spa. Ma stavolta senza decreti, senza passaggi parlamentari, senza opposizione. Ex società per il reimpiego di lavoratori so
    cialmente utili interamente controllata dal ministero dei Beni Culturali, la Ales ha ora la possibilità statutaria di fare quel che vuole, a cominciare dal drenaggio di fondi e dalla loro distribuzione con assoluta discrezionalità. Altro che l’ Italstat, la società dell’ Iri guidata da Ettore Bernabei che in epoca democristiana introdusse in Italia la concessione e l’ appalto di opere di tutti i tipi, dagli uffici postali alle carceri, superando gli ostacoli burocratici e che con fondi Fio si occupò anche di beni culturali, girando gli "sfiori", che per i grandi partiti erano troppo modesti, ai ministri socialdemocratici dell’ epoca Vincenza Bono Parrino, Ferdinando Facchiano e al segretario Psdi Antonio Cariglia. Fu attraverso la consociata Italstrade che furono costituiti centinaia di miliardi di lire di fondi neri, cui attinsero in molti prima. Tra questi, proprio Gianni Letta, che incassò un miliardo e mezzo e raccontò di averlo utilizzato per salvare il quotidiano Il Tempo, di cui era direttore e amministratore delegato. Ne uscì pulito, dopo che il processo fu scippato a Milano dalla Procura di Roma, come il successivo sulla legge Mammì e le frequenze televisive di Berlusconi. La storia si ripete nell’ ex porto delle nebbie, come dimostra il coinvolgimento del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro nello scandalo Bertolaso. Lo statuto della Ales, di fatto la Beni Culturali Spa, è un capolavoro che, senza una legge, istituisce una sorta di Iri della Cultura. «A titolo indicativo e non esaustivo», svolge per il ministero «la gestione di musei, aree archeologiche e monumentali, biblioteche, archivi, la guardiania, le visite guidate, la biglietteria, il bookshop, la gestione dei centri di ristoro (con somministrazione di alimenti e bevande rivolta ai fruitori dei luoghi della cultura)… la gestione del marchio e dei diritti d’ immagine, il supporto tecnicooperativo per le attività di prestiti. L’ esercizio di attività di pubblicità e promozione in tutte le sue forme, anche attraverso l’ organizzazione di uffici stampa e piani di comunicazione, di mostre, convegni, fiere promozionali, spettacoli e, in generale, di eventi culturali; l’ attività di editoria in generale e in particolare la pubblicazione, produzione e coedizione di libri». E via così per tre pagine fitte fitte. Ecco il gioiellino "in deroga" che era bello e pronto per Guido Bertolaso ministro dei Beni Culturali della Repubblica berlusconiana "del fare". "Fare affari", naturalmente. Se non ci fossero stati quei magistrati di Firenze che secondo Berlusconi «si dovrebbero vergognare». Sì, del loro Paese. a.statera@repubblica.it – ALBERTO STATERA

    Arcus, la società per la cultura
    che regala le "mance" di Stato

    L’INCHIESTA. Gestisce 200 milioni distribuiti a discrezione, senza controlli
    All’università gregoriana un milione e mezzo di euro per il restauro dei cortili interni
    di CARMELO LOPAPA
    Repubblica — 28 febbraio 2010

    ROMA – L´ultimo pacco siglato «Cultura spa» porta in dote 200 milioni di euro. L´infornata è di questi giorni e permetterà al governo una distribuzione a pioggia in favore di centinaia di associazioni, enti, teatri e fondazioni. Più che di privatizzazione della cultura, l´operazione sa tanto di mancia di Stato, giusto a un mese dal voto, per amici, boiardi e parenti importanti. Succede così dal 2004. I tre ministeri di riferimento stanziano (Beni culturali, Economia e Infrastrutture) e i beneficiari graditi incassano. È un affare gestito da pochi, con fondi pubblici e scavalcando il controllo parlamentare.

    La «Cultura spa» di impronta berlusconiana – assieme ad Ales – ha il volto di Arcus, più che un volto il vero braccio operativo, il braccio lungo della spartizione. «Società per lo sviluppo dell´arte» fondata nel 2004 (sotto il precedente governo del Cavaliere) a capitale interamente sottoscritto dal ministero dell´Economia. I suoi decreti operativi vengono adottati dal ministero per i Beni culturali di Sandro Bondi, di concerto con le Infrastrutture di Altero Matteoli. Una spa a tutti gli effetti – col suo cda di sette componenti per dieci dipendenti – che, come ha avuto modo di denunciare in ripetute occasioni la Corte dei conti, si è «trasformata in un una agenzia ministeriale per il finanziamento di interventi», spesso «non ispirati a principi di imparzialità e trasparenza». La storia torna a ripetersi. Nel silenzio generale, la spa Arcus ha adottato a febbraio il piano triennale di interventi: 119 milioni per quest´anno, 43 per il prossimo, 37 e mezzo per il 2012. Totale: 200 milioni, parcellizzati in 208 interventi.

    La logica appare discrezionale, se non emergenziale, in stile Protezione civile. Nel calderone, dietro il Lazio con 23 milioni di euro nel 2010, la parte del leone la fa la Toscana dei ministri Bondi e Matteoli: 21,4 milioni, rispetto per esempio agli 8,5 della Sicilia o ai 12,5 della Campania, pur ricche entrambe di siti, chiese, monumenti. Ma quali sono gli interventi strategici sui quali il ministero punterà per i prossimi tre anni? Nel capitolo «varie», intanto, 500 mila euro vengono destinati alla «partecipazione dell´Italia all´Expo di Shangai 2010».

    A guidare la missione sarà Mario Resca, consigliere d´amministrazione della Mondadori, berlusconiano doc, direttore generale del dipartimento per la «valorizzazione del patrimonio culturale» al ministero. Solo coincidenze, ovvio. Come lo è il fatto che, in Veneto, Arcus finanzia con due capitoli per un totale di 600 mila euro il dipartimento di Archeologia dell´Università di Padova. Direttore è la professoressa ordinaria di Archeologia Elena Francesca Ghedini, sorella del più illustre deputato, avvocato e consigliere del premier, Niccolò. Altissime le sue referenze nel mondo culturale: dal 2008 il ministro Bondi l´ha voluta al suo fianco quale «consigliere per le aree archeologiche» e dal marzo 2009 quale membro del «Consiglio superiore per i beni culturali».

    Ma di bizzarrie nelle 18 tabelle del piano se ne scovano tante. Ad Amelia, in Umbria, l´Associazione culturale società teatrale riceverà 800 mila euro, la Fondazione teatro dell´Archivolto in Liguria 450 mila euro e via elargendo.
    Generoso il finanziamento di decine di interventi su immobili ecclesiastici, anche del patrimonio vaticano, dunque extraterritoriali. È il caso del «restauro dei cortili interni della Pontificia università gregoriana» a Roma: 1 milione di euro nel 2010 e 500 mila nel 2011, sebbene lo Stato abbia già finanziato lo stesso restauro con 457.444 euro tratti dai fondi dell´8 per mille, lo scorso anno, e con 442.500 euro, nel 2007. Ma, anche qui, la lista di monasteri, campanili e basiliche beneficiati è sconfinata. Dal pozzo dei miracoli di Arcus il governo attinge per aiutare pure le amministrazioni comunali «amiche» in crisi finanziaria: 1 milione alla cultura del Comune di Roma di Gianni Alemanno, 1,5 milioni per la rassegna estiva «Kals´art» del Comune di Palermo (Diego Cammarata).

    La spa del ministero tra il 2004 e il 2009 aveva già spalmato, su 300 interventi, finanziamenti pubblici per altri 250 milioni di euro. La storia non cambia. E dire che il ministro Bondi, presentando in Parlamento il suo programma, il 26 giugno 2008, annunciava l´intenzione di «restituire alla società Arcus la sua mission originaria, evitando interventi a pioggia» e promettendo di «privilegiare d´ora in poi interventi di notevole spessore».

    Dalla fondazione del 2004, a gestire la spa è il direttore generale Ettore Pietrabissa, già vice all´Iri e poi all´Abi. Presidente è un vecchio andreottiano, Salvatore Italia, classe ?40, alla guida del cda composto da altri sei consiglieri. Vertice di tutto rispetto per una spa che vanta però solo 4 dipendenti distaccati dal ministero e 6 contratti a termine. Sebbene la sede legale sia in via del Collegio romano 27, nei locali del ministero, quella «operativa» si trova in via Barberini 86, in un elegante ufficio da 350 metri quadrati nel pieno centro di Roma, affittato per circa 16 mila euro al mese, 175 mila euro l´anno. Nel 2010, stipendi, sede, gettoni e quant´altro necessita al funzionamento di Arcus costeranno 2 milioni di euro.

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    28 Febbraio 2010

    PRIMO MARZO 2010 mobilitazione/sciopero generale dei lavoratori immigrati.

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:16

    Primo Marzo 2010 Sciopero degli stranieri

    http://www.primomarzo2010.it        vedi link   Chi siamo


    Numero giallo: manda il tuo messaggio di adesione via sms!
     Scopri qui  come fare.

    In Francia e il Italia il movimento dei lavoratori immigrati ha promosso per l’1 marzo 2010 una giornata di mobilitazione e di sciopero generale contro lo sfruttamento del lavoro e le condizioni di discriminazione che sopportano i lavoratori immigrati.
    Il sistema economico capitalista è sottoposto ad crisi economica è profonda e strutturale. che fa ricadere sui lavoratori, in particolare gli immigrati: privatizzazioni dei servizi pubblici, tagli allo stato sociale, lavoro precario e irregolare, cassa integrazione, licenziamenti.
    In Italia, negli ultimi 15 anni, gli interventi di politica economica hanno trasferito 120miliardi di Euro dai salari ai profitti: 7mila euro medie all’anno sono state perse da ogni singolo lavoratore, in attività o in pensione, a favore dei padroni italiani.
    In più, il recente “decreto sicurezza” del governo Berlusconi sanziona l’immigrato indocumentato con il reato penale di “clandestinità”, che si aggiunge alla legge Bossi/Fini che colpisce il lavoratore immigrato che, quando perde il lavoro, dopo sei mesi perde anche il permesso di soggiorno: doppiamente discriminato e sfruttato.
    In Lombardia gli immigrati sono circa 850mila (su una popolazione di 9.700mila) e lavoratori immigrati sono circa 567mila: manodopera utilizzata e sfruttata nell’agricoltura (15mila), nell’industria (120mila), nell’edilizia (92mila), nel commercio (40mila), nei servizi (300mila).
    La reazione disperata degli immigrati che lavoravano a Rosarno, nel settore agro-industriale della Calabria, è stata causata dai gravi atti di violenza cui, da tempo, sono stati fatto oggetto, e dalla diffusa e permanente condizione di estremo ed assoluto sfruttamento cui è sottoposta la forza-lavoro agricola immigrata, attuato dalle imprese che operano in quel settore produttivo, che vogliono assicurarsi, con ogni mezzo lecito ed illecito, la massimizzazione dei loro profitti economici.
    Tale reazione è stata presa a pretesto dal Governo Berlusconi per riprendere ed intensificare la campagna discriminatoria contro i lavoratori immigrati (repressione, allontanamento e confinamento nei vari centri per immigrati).
    Lottiamo per la regolarizzazione di tutti i lavoratori immigrati indocumentati, per la cittadinanza, per l’estensione dei diritti  civili, sociali e politici agli immigrati, per la difesa dei posti di lavoro e contro i licenziamenti, per il diritto alla casa e all’istruzione.

    Lavoratori e lavoratrici, italiani e immigrati, uniti nella lotta comune per la difesa e la conquista dei diritti.

    NO al RAZZISMO, NO allo SFRUTTAMENTO!
    CUB IMMIGRAZIONE
    Sede nazionale viale Lombardia, 20
    Milano tel. 0270631804

     Il programma a Milano

    Ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Momento di dibattito con al centro i temi e i problemi del lavoro. Alle 13.00 srotoleremo tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura ("Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi"), Tribunale ("Migrare non è reato") e Via Corelli ("Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione"). In molte scuole, il primo marzo sarà giornata di studio e di approfondimento dei temi dell’immigrazione, ma anche momento festoso per merende multietniche, disegnare e colorare le bandiere del mondo, dipingersi le mani con l’hennè ed intrecciarsi i capelli in mille treccine. Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle ore 17.30. Terremo, in Piazza, lezioni di lingue straniere in Italiano e per gli Italiani; spremeremo arance rosse e offriremo spremute da bere per "Rosarno chiama Italia: l’unica cosa che vogliamo spremere sono le arance!"; lancio dei palloncini alle ore 18.30. Partenza del corteo in direzione di piazza Castello alle 19: microfono aperto con una serie di interventi e chiusura con musica da vivo.

    25 Febbraio 2010

    TESTO BASE LEGGE QUADRO PER LO SPETTACOLO DAL VIVO 24 FEBBRAIO 2010

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 21:39

    23 Febbraio 2010

    ACCORDI SOTTOBANCO SUI PRECARI ALLA SCALA?

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 20:58

      I FATTI E LA DOTE

     

    Il coraggio della Cub è stato premiato. Oggi  la lotta  per l’abbattimento della precarietà alla Scala si pregia della vittoria delle prime 5 cause  partite collettivamente e senza indugi a settembre 09. I giudici riconoscono la retroattività del rapporto a tempo indeterminato fin dal primo o secondo contratto dei lavoratori coinvolti (anche a quelli che hannno cominciato nel 2004). I primi ricorsi Cub spianano la strada  ai ricorsi futuri  di decine di lavoratori.Vorremmo che questa dote non venga dissipata a favore di un accordo “pacco” che la direzione persegue a tutti i costi per la centinaia di precari coinvolti. Qualcuno (le solite OO.SS. CISL  UIL  ) è “separatamente “  tentato di accettarlo e firmarlo.

    A chi crede come noi  che il lavoro a tempo indeterminato è  un diritto trova la conferma dalle aule giudiziarie  della nostra Repubblica. Noi mettiamo a disposizione degli avvocati, delle  sigle sindacali democratiche, l’esperienza dei nostri per vincere.

    NO ad  accordi pacco.

    NO alla divisioni dei lavoratori con accordi separati.

     

    CUB SCALA     

    16 Febbraio 2010

    ELEZIONI RLS: LA CUB ATIIVA LA PROCEDURA

    Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 16:40

                ELEZIONI RLS CON LA PARTECIPAZIONE

                DI TUTTI I LAVORATORI DEL TEATRO!

                ILLEGITTIMA L’ASSEGNAZIONE ATTUALE

         Safety signs    

     
    SECONDO D.Lgs.81/2008 I RAPPRESENANTI DELLA SICUREZZA DOVREBBERO
    ESSERE IN SEI (ESSENDOCI PIÙ DI MILLE LAVORATORI IN SCALA) E NON TRE
    COME ORA.

    NON DEVONO ESSERE IMPOSTI DALLE SEGRETERIE (CISL-UIL)
    NE ELETTI CON UNA VOTAZIONE UNILATERALE (CGIL)

    IN MANCANZA DELLE ELEZIONI RSU, OSTACOLATE DA CHI VUOLE ABDICARE IL
    RAGGIUNGIMENTO DI QUESTO STRUMENTO DEMOCRATICO E VITALE PER I RAPPORTI
    SINDACALI, GLI R.L.S. DEVONO ESSERE ELETTI A SUFFRAGIO UNIVERSALE E A
    SCRUTINIO SEGRETO IN UN’UNICA GIORNATA ELETTORALE NELLA QUALE TUTTE LE
    SIGLE PRESENTANO I PROPRI CANDIDATI.

    POSSONO VOTARE TUTTI E ANCHE I NON ISCRITTI A SIGLE SINDACALI.

     LA CUB INTENDE INDIRE LE ELEZIONI

     DEGLI RLS NEL MESE DI MARZO 2010.

    La nomina dei componenti  della commissione elettorale e dei candidati dovrà avvenire entro e non oltre le  ore 12 del giorno  12.03.10 .

    Milano 12.02.10              Il segretario provinciale                                       

    Per conoscenza fax inviato alle sigle sindacali e Fondazione Scala.

    Oggetto : indizione elezioni  RLS

    La Cub Informazioni di Milano in persona del sottoscritto Segretario
    Provinciale D’Ambrosio Roberto in relazione all’accordo interconfederale
    per la costituzione delle RLS,  e in possesso in quanto Associazione
    Sindacale dei requisiti in esso previsti per attivare la procedura delle
    elezioni, preso atto della non esistenza della RLS regolarmente elette,
    comunica l’indizione delle elezioni per la costituzione della
    Rappresentanze per la Sicurezza dei Lavoratori nell’unità produttiva della
    Fondazione Teatro alla Scala di Milano.

    La Cub Informazione intende partecipare a tali elezioni.
    A tal fine il sottoscritto a nome dell’associazione sindacale che
    rappresenta, accetta espressamente e formalmente l’accordo
    interconfederale
    e il regolamento in esso contenuto, e la regolamentazione prevista dal
    vigente CCNL per la costituzione delle RLS.

    I sottoscritto designano sin d’ora componente della Commissione Elettorale
    il sig. Comina Germano.
    Tutte le Organizzazioni Sindacali che intendessero partecipare alle
    elezioni della RLS sono invitate a nominare il loro componente nella
    commissione elettorale e a presentare le loro liste entro e non oltre le
    ore 12 del giorno  12.03.10 .

    Milano 12.02.10                logo CUB

    11 Febbraio 2010

    SCALA: ELEZIONI RSA E CONGRESSO NAZIONALE. MELINA DELLA CGIL GELA LE RSU

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:19

                                      logo CUB
    Le RSU possono essere la vera rappresentanza autonoma e democratica di tutti gli iscritti e non iscritti in teatro. NON con le RSA elette da pochi.

    Infatti ; solo la CGIL utilizza le elezioni interne per scegliere i rappresentanti R.S.A, mentre CISL, UIL e FIALS calano dall’alto delle segreterie i rappresentanti dei lavoratori.

    Ci siamo voluti illudere che l’avvio delle procedure per le elezioni delle RSU da parte della CGIL a maggio non fosse stato solamente un gesto propagandistico e demagogico ma un sincero protagonismo responsabile da parte di chi detiene e rappresenta la maggioranza dei lavoratori.

    L’impegno di proprio pugno scritto a chiare lettere addirittura dal Segretario Nazionale SLC/CGIL dopo essersi visto consegnare una raccolta di firme massiccia per indire le RSU prese durante un ‘assemblea da lui presenziata in teatro, sembrava sincero, determinato e faceva ben sperare. Ci sbagliavamo.
    Chi fantasticava che la CGIL facesse in realtà "melina " per arrivare fino al Congresso Nazionale e rifare le RSA per un tornaconto legato alle loro dinamiche interne, per non dire a un regolamento di conti, aveva ragione.

    Di reale volontà non ce n’era e lo dimostra il fatto che mai una volta il segretario provinciale CGIL abbia preso contatti con rappresentanti sindacali della CUB che sono da sempre i promotori per le libere elezioni delle RSU. Ancora una volta si è preferito fare il gioco del pompiere sulle istanze progressiste e non creare le condizioni per un dialogo e per il rafforzamento dell’unità tra i lavoratori del teatro di cui tutti sentono il bisogno. Inoltre come di consueto in questi casi usa il metodo dello scaricabarile per non assumersi alcuna responsabilità. Attribuisce alle sigle più di stampo corporativo in teatro il fallimento delle procedure delle elezioni RSU.
    CISL e FIALS dovrebbero aver imparato a loro spese che la politica dell’isolamento non paga anzi, è autolesiva.
    Tutti hanno capito che conviene fare le RSU tranne una categoria, quella dei " burocrati sindacali" che con il successo delle RSU rischierebbero di restare fuori o perdere un po’ di potere e quindi per questo intendono evitarle come la peste. La battaglia per la democrazia è appena iniziata.
     
    Contro l’oblio dei  burocrati  è arrivato il tempo di indire le RSU.
    Per l’inclusione. Il teatro è di chi lo lavora.

                libertà è(reale) partecipazione –>

    CUB-Informazione/Scala
    Confederazione Unitaria di Base

    Milano: V.le Lombardia 20 – tel. 02/70631804-2666289 fax 02/70602409 www.cub.it – e mail cub.nazionale@tiscali.it 

    9 Febbraio 2010

    CAROVANA DEL LAVORO

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:56

     

    Unificare le lotte per il lavoro, no ai licenziamenti, estendere gli ammortizzatori sociali, garantire l’80% del salario perso  .QUESTA LOTTA E’ LA MIA LOTTA
    Corteo itinerante per unire idealmente tutte le lotte in corso
    LA CUB COLLEGA LE FABBRICHE IN LOTTA


    12 febbraio 2010
    AZIENDA ORA D’ARRIVO ORA PARTENZA
    INNSE 8,30 9,00
    Via Rubattino    
    Milano     
    MILANO  P.le Loreto, Angolo Via Porpora 9,15 9,20
    MARCEGAGLIA 10,30 11,00
    MANGIAROTTI
    Viale Sarca 336    
    Milano    
    LARES 12,00 12,30
    Via Roma 88
    METALLI PREZIOSI
    Via Roma 179    
    Paderno Dugnano    
    FIAT ALFA ROMEO 13,30 14,00
    Viale Alfa Romeo
    Arese    
    EUTELIA 15,00 15,30
    Via Olivetti 79
    Pregnana Milanese    
    NOVACETA 16,30 17,00
    Via Piemonte 66
    Magenta    
    MAFLOW 18;00  
    Via Boccaccio 1
    Trezzano sul Naviglio    
    GRIGLIATA
    SALAMELLE  VINO E CONCERTO FINALE

    In tutto il paese ed in tutti i settori sono in atto generose lotte per impedire licenziamenti e l’abbandono delle fabbriche.

    Inizia a maturare la consapevolezza che senza mobilitazione, senza lotta, i lavoratori saranno vittime predestinate della crisi di un sistema che dopo averli lungamente spremuti ora intende farli fuori senza tante cerimonie.

    Nel 2009 sono state concesse ben 9.180 milioni di ore di cassa integrazione; sono stati persi oltre 400.000 posti di lavoro senza considerare le altre migliaia persi per risoluzione dei contratti di collaborazione o di prestazione a partita Iva non censite.

    Meno male che la crisi non c’e’

    Le mobilitazioni sui luoghi di lavoro, oggi più che mai necessarie, vanno supportate da una mobilitazione generalizzata che coinvolga anche i lavoratori oggi non coinvolti dalla crisi.

    Siamo in presenza di una crisi sociale che sconvolge la vita di milioni di lavoratori; è grave l’assenza di una lotta generalizzata e il clamoroso ritardo nella percezione della enormità della crisi da parte del sindacato e dei partiti.

    Superare velocemente il ritardo

    Occorre essere coscienti che cgil, cisl e uil non sono sicuramente il soggetto su cui contare avendo da tempo esso rinunciato a fare del diritto al lavoro stabile l’obiettivo principale della loro azione. La concertazione e la disponibilità all’allargamento della precarietà hanno contribuito in misura determinante al peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita degli ultimi 20 anni. E’ necessario organizzarsi!

    La Cub propone di costruire un movimento più ampio che lotti per una serie di obbiettivi rivendicativi verso le aziende e verso le istituzioni.

    • Blocco dei licenziamenti, assunzione a tempo indeterminato dei precari

    • Estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori indipendentemente dal settore e dimensione delle aziende e dal tipo di contratto

    • Indennità di cig/cigs all’80% del salario perso

    • Gratuità delle mense scolastiche, degli asili nidi e canone sociale per i bassi redditi

    Questa piattaforma di contenimento degli effetti della crisi va accompagnata da un vasto e generalizzato intervento per la trasformazione e riconversione della struttura industriale orientata ad un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità ambientale e sul superamento delle disuguaglianze sociali:

    • Piano di politica industriale per lo sviluppo di energie rinnovabili ed ecocompatibili, il risparmio energetico e il riassetto idrogeologico del territorio, esclusione del nucleare

    • Piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e delle scuole, sanzioni penali per gli omicidi sul lavoro e gli infortuni gravi;

    • Nuovo modello di mobilità delle persone e delle merci

     

    Milano 09/02/2010

    Confederazione Unitaria di Base

    Sede Nazionale: Milano V.le Lombardia 20 tel.02 70631804 cub.nazionale@tiscali.it www.cub.it www.cubvideo.it

     

     

    4 Febbraio 2010

    RIFORMA DELLE FONDAZiONI LIRICHE. Alcuni Punti Spuntano e Pungono

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:17
    Bondi al Senato sulla riforma delle fondazioni liriche.

    Generale riduzione dei costi del personale. "Mi rendo conto che l’eventuale blocco del turn-over è un provvedimento duro, ma in fase riorganizzativa generale sarà necessario e sopportabile”.

    Attribuire ad un unico soggetto a livello centrale la rappresentanza dei datori di lavoro.

    “Non può ulteriormente tollerarsi, la deroga ormai sistematica del contratto nazionale da parte dei contratti integrativi,"

    "Ritengo, inoltre, necessario assicurare una più proficua utilizzazione del personale, in linea con gli indirizzi generali di stabilità economico-finanziaria”.

    "Non è possibile che formazioni parallele vedano protagoniste le stesse maestranze al di fuori dell’ente, con manifestazioni autonome".

    "L’età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei, che a mio parere va portata, così come già previsto in molti Paesi europei, dagli attuali 52 a 45 anni."

    L’articolo completo

    4 FEBBRAIO 2010 – Il ministro Sandro Bondi è intervenuto ieri alla VII commissione del Senato per riferire sulla riforma delle fondazioni liriche. “In via immediata – ha esordito il ministro – per l’esigenza di assicurare un adeguato contenimento dei costi, credo sia necessario riformare il sistema di contrattazione collettiva delle fondazioni liriche, attribuendo ad un unico soggetto a livello centrale la rappresentanza dei datori di lavoro. Mi riferisco in particolare al deprecabile fenomeno della frammentazione della contrattazione che reca disomogeneità e malfunzionamenti all’interno delle fondazioni".

    "Il ministero – ha continuato Bondi – dovrà provvedere a fornire gli indirizzi per la stipula di un nuovo contratto collettivo che sia più attento ai profili di razionalità economico-finanziaria e sia volto a migliorare i risultati della gestione. Così facendo intendo reintrodurre una disposizione normativa che attribuisca ad un unico soggetto centrale la rappresentanza negoziale della parte datoriale, poiché le fondazioni lirico-sinfoniche sono da ritenersi organismi di diritto pubblico, finanziati in larga parte da soggetti pubblici quali Stato, Regioni, Province e Comuni. Ciò al fine di assicurare la corretta allocazione delle risorse pubbliche e migliorare l’efficienza e l’efficacia delle procedure della contrattazione collettiva, sia a livello nazionale, sia a livello integrativo”.

    “Non può ulteriormente tollerarsi – ha aggiunto Bondi – la deroga ormai sistematica del contratto nazionale da parte dei contratti integrativi, così come la giungla retributiva e normativa che vede la produttività delle singole fondazioni liriche ai livelli più bassi d’Europa, rispetto a trattamenti economici di tutto rispetto. Il trattamento integrativo in godimento dovrà essere commisurato alla reale produttività del dipendente, anche a costo di drastiche riduzioni dei costi dell’integrativo nel futuro”.

    “Credo inoltre – ha detto ancora il ministro – che la riforma debba tener contro della non omogeneità che si riscontra nel variegato panorama delle fondazioni, anche attraverso il riconoscimento di una particolare autonomia a quelle istituzioni che rivestono connotati peculiari. Non si tratta nella maniera più assoluta di costituire graduatorie o eccellenze. Non permetterò mai che si parli di fondazioni di serie A e di serie B. Al contrario, bisogna delegificare l’intera materia emanando regolamenti che tengano conto delle specificità di ogni fondazione lirica, stabilendo, a seconda della tradizione, della storia, della produttività e del ruolo assunto in Italia ed all’estero di ognuna, un livello maggiore o minore di autonomia rispetto ai tradizionali poteri ministeriali. E’ poi necessario confermare, anche a livello regolamentare, l’attuale assetto che vede gli enti territoriali protagonisti della gestione di questi enti. E’ ora, pertanto, di annullare l’intensa ed affastellata legislazione sulle fondazioni emanando una vera e propria legislazione che riordini l’intero settore. Ritengo, inoltre, necessario assicurare una più proficua utilizzazione del personale, in linea con gli indirizzi generali di stabilità economico-finanziaria”.

    “A questo scopo – ha osservato il ministro – occorre contemperare la possibilità per il personale di svolgere attività di lavoro autonomo con le esigenze produttive delle fondazioni, come oggi avviene, ma tenendo in estremo conto le esigenze produttive di ogni fondazione. Non è possibile che formazioni parallele vedano protagoniste le stesse maestranze al di fuori dell’ente, con manifestazioni autonome. Ovvero potrà essere possibile all’interno di una seria contrattazione di primo livello che tenga conto delle esigenze del datore di lavoro al pari di quelle dei dipendenti. D’altro canto è necessaria una generale riduzione dei costi del personale attraverso il meccanismo del turnover e la possibilità per le fondazioni di avvalersi, compatibilmente con i vincoli di bilancio, delle tipologie contrattuali e delle forme di organizzazione del lavoro disciplinate dalla legge Biagi. Mi rendo conto che l’eventuale blocco del turn-over è un provvedimento duro, ma in fase riorganizzativa generale sarà necessario e sopportabile”.

    “In tale ambito si inserisce – ha proseguito il ministro – la tematica dell’età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei, che a mio parere va portata, così come già previsto in molti Paesi europei, dagli attuali 52 a 45 anni. Insisterò a livello governativo per riuscire in questa impresa di cui si parla da anni”.

    Dibattito in Senato sulle fondazioni. Pd e Idv per disegno di legge.

    4 FEBBRAIO 2010 – Le opposizioni chiedono un disegno di legge e non un decreto sulle fondazioni liriche. E’ quanto emerge, dal dibattito nella VII commissione del Senato, dopo l’intervento del ministro Bondi ). Fabio Giambrone (Idv), dichiara che dall’intervento del ministro si deduce esclusivamente una vaga idea di riforma, senza tuttavia avere notizia di azioni concrete e chiede in particolare maggiori dettagli circa gli indirizzi che il governo intende assumere sulla contrattazione collettiva. Per Giambrone, inoltre una differenziazione tra fondazioni rischia di corrispondere a una presunta graduatoria di eccellenza. 

     Il senatore Vincenzo Vita (PD) domanda se il ministro intende adottare, per le fondazioni, un provvedimento emergenziale oppure un disegno di legge organico; solo in quest’ultimo caso, sottolinea, sarebbe possibile un approfondimento ed una verifica tra gli schieramenti. Chiede inoltre quali saranno le risorse che accompagneranno il riordino, evidenziando la necessità di offrire una speranza al settore, altrimenti, si compirà una mera razionalizzazione. Quanto al contenuto del preannunciato provvedimento, tiene a precisare che la disciplina dei livelli contrattuali va rapportata alla specificità della produzione artistica e culturale degli enti lirici per i quali spesso le soglie economiche nazionali non sono sufficienti. 

    E’ cruciale, per il senatore Andrea Marcucci (Pd), introdurre a favore delle fondazioni liriche nuove forme di deducibilità fiscale, onde non incorrere negli stessi limiti della riforma del 1996. Per un confronto sul tema occorre tuttavia, a suo avviso, un maggiore dettaglio rispetto all’esposizione di Bondi. In particolare, sarebbe utile discutere sulle misure più idonee a coinvolgere le Regioni e le fondazioni bancarie, ad assicurare il pareggio di bilancio, a conferire maggiori poteri ai revisori. Anche Marcucci si augura che il governo scelga la via di un disegno di legge ordinario, e quanto all’ipotesi di distinguere fra fondazioni di "serie A" e di "serie B", registra con soddisfazione l’intento del ministro di non operare nessuna sperequazione. 

    Il senatore Antonio Rusconi (Pd) ritiene che Bondi abbia sostanzialmente inteso giustificare la riduzione dei finanziamenti al settore per quest’anno e per gli anni venturi. Egli si sarebbe invece atteso una prospettiva di ampio respiro.

    Per la maggioranza, il senatore Giuseppe Valditara (PdL) esprime apprezzamento per il quadro delineato dal ministro Bondi, che si propone una riorganizzazione autenticamente liberale di un settore di sua competenza. In particolare, dichiara di condividere la prospettiva di retribuzioni legate alla produttività. Afferma anche di non aver alcun timore a distinguere fra fondazioni di "serie A" e di "serie B" per far emergere le eccellenze, ponendo fine a perniciosi egualitarismi.

    Il senatore Mario Pittoni  (Lega) si sofferma sul pensionamento dei ballerini, domandando al ministro quali garanzie economiche avrebbe questa categoria di lavoratori se andasse in pensione così anticipatamente rispetto agli altri.

    Il senatore Franco Asciutti (PdL) giudica marginale la scelta fra strumento di urgenza e disegno di legge ordinario, ritenendo prioritario intervenire per la riforma del settore lirico e manifesta piena condivisione sulla proposta del ministro di disciplinare più efficacemente i contratti integrativi che, ribadisce, devono seguire e non precedere il contratto nazionale.
    Spettacolo dal vivo: Bondi sui nuovi criteri di finanziamento.

    4 FEBBRAIO 2010 – Nel corso del suo intervento di ieri al Senato , il ministro Sandro Bondi (foto) ha illustrato anche i nuovi criteri a cui si ispirerà il finanziamento di tutto lo spettacolo dal vivo. “Occorre razionalizzare – ha detto – l’intero sistema di finanziamento statale destinato agli organismi dello spettacolo dal vivo, rideterminando i criteri selettivi di assegnazione dei contributi agli organismi di spettacolo, tenendo conto delle attività svolte e rendicontate, dei livelli quantitativi e dell’importanza culturale della produzione svolta, della regolarità gestionale degli organismi, nonché degli indici di affluenza del pubblico".

    "Si dovrebbe, a mio parere – ha aggiunto il ministro – rendere ancora più selettivi e trasparenti i criteri da adottare per il finanziamento alle attività di musica, di danza, di prosa e dei circhi e spettacoli viaggianti."  

    Legislatura 16º – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 165 del 03/02/2010

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    2 Febbraio 2010

    Giro, per le Fondazioni liriche è quasi pronto un decreto

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:37

    2 FEBBRAIO 2010 – Mentre il ministro Sandro Bondi è atteso per domani, mercoledì 3 febbraio, dalla commissione Cultura del Senato, per la seconda parte dell’audizione sulle fondazioni liriche, il sottosegretario Francesco Giro dichiara che il governo è tornato sulla originaria idea di procedere alla riforma con un decreto, ritirando così la disponibilità di Bondi, manifestata al Senato, ad intervenire, ove ve ne fossero state le condizioni, con un disegno di legge.
    "Riteniamo – dice Giro all’Ansa – che la situazione sia talmente grave che solo un provvedimento che abbia carattere di necessità e urgenza ci permetta di fronteggiare il collasso delle fondazioni". Il decreto potrebbe essere presentato già al prossimo Consiglio dei ministri di venerdì 5 febbraio. "E’ praticamente già scritto", dice Giro, per il quale le fondazioni lirico sinfoniche "sono tutte oberate da milioni di euro di debito e noi abbiamo la responsabilità di invertire questa tendenza".

    Il sottosegretario anticipa che nel decreto "sono previste norme cogenti per rientrare dal debito, nuove norme previdenziali per i ballerini, norme per dare via libera al contratto nazionale che non è stato firmato ormai da più di tre anni ed è di fatto surrogato da contratti integrativi. Abbiamo chiesto sacrifici per la scuola e la sanità – fa notare Giro -, io credo che si debbano chiedere sacrifici per la lirica". Nelle fondazioni, prosegue, "ci sono troppi privilegi, si lavora poco, meno che in Europa. Bisogna lavora di più riorganizzare l’attività in modo radicale". Il decreto, aggiunge, "interviene poi di fatto sullo spirito della legge sulle fondazioni, che non regge", e che "ha affidato ai comuni responsabilità notevoli e creato ibridi pubblico e privato, con tutti problemi del pubblico e pochissime opportunità del privato". Per Giro l’obiettivo è "di riformare la legge stessa sulle fondazioni lirico sinfoniche che ha fallito, altrimenti non non ci sarebbe ora la necessità di intervenire in modo così diretto da parte del governo".  

    15 Gennaio 2010

    Coordinamento Nazionale Teatri Lirici-Trattative CCNL

    Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 08:18

    Per la prosecuzione delle trattative di rinnovo contrattuale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche è convocato il  per il giorno 9 febbraio p.v. alle ore 11.30 presso la sede dell’AGIS, Via di Villa Patrizi, 10 – Roma.

    Dopo provocazioni e attegiamenti dilatori l’Anfols ha comunicato che il 12 febbraio si terra un incontro per il rinnovo del CCNL, un passo decisivo per capire se sarà possibile concludere la trattativa, in caso contrario è assolutamente necesario riprendere le iniziative di lotta.

    22 GENNAIO 2010 Agis: associazioni spettacolo dal vivo sollecitano tempi certi per la legge

    “Dopo tanti annunci attendevamo dalla riunione del 21 gennaio del Comitato ristretto di conoscere tempi certi per l’emanazione del testo definitivo della legge sullo Spettacolo dal vivo, all’esame della Commissione cultura della Camera dei Deputati. Ciò non è avvenuto. I rumors si rincorrono e sono di vario genere: a noi non interessano, ma non riusciamo a capire e per questo chiediamo, nel convinto rispetto dell’ autonomia della funzione parlamentare, di avere un definitivo e concreto segnale sull’iter della legge attesa da oltre 50 anni e che sembra essere in dirittura d’arrivo. Non siamo né statalisti, né regionalisti, ma costituzionalisti”. Così le associazioni dello Spettacolo dal vivo riunite all’Agis per verificare lo stato della discussione sulla legge di settore.

    “Attendiamo di conoscere l’articolato che verrà licenziato dal Comitato ristretto – dichiarano ancora le associazioni – ma diciamo subito che non siamo disposti ad essere le vittime della discussione Stato-regioni-enti locali sulle competenze e sulle risorse dello spettacolo e che continueremo ad impegnarci per agevolare l’elaborazione della legge sulla base della nostra esperienza operativa sul territorio nazionale, interloquendo con i soggetti istituzionali della Repubblica, iniziando dall’ANCI con la quale l’Agis ha già costituito un tavolo di lavoro”.

    “I 200 mila impegnati nel settore attendono dal Parlamento risposte chiare e definitive seguendo con attenzione l’evolversi della situazione. Qualora questa non si sbloccasse rapidamente, doverosamente rispettando l’autonomia parlamentare per eventuali decisioni ostative alla legge, i lavoratori, gli artisti, gli imprenditori dello spettacolo vorranno conoscerne e valutarne le responsabilità politiche, e liberamente trarne le conseguenze”.

    “La problematica dello Spettacolo dal vivo, unitamente alla necessità della nuova legge, investe anche le risorse e la urgente definizione delle norme regolamentari per il 2011 sulla base del lavoro elaborato e condiviso con il ministero dei Beni e delle Attività culturali, che occorre riprendere e confrontare con le regioni e le autonomie locali, auspicando – concludono le associazioni dello Spettacolo dal vivo – che la nuova normativa possa essere verificata nelle Giornate Professionali del Teatro, a Napoli nel prossimo mese di giugno”.


    Spettacolo dal vivo: Gabriella Carlucci, a fine gennaio si vota per la legge.

    ROMA – 14 GENNAIO 2010 – Roberta Romei – "Per la fine di gennaio è fatta" così dichiara l’on. Gabriella Carlucci definendosi "finalmente ottimista" sulla legge per lo spettacolo dal vivo attualmente alla 7° Commissione della Camera. “Entro la fine del mese – dice ancora – voteremo e daremo il termine per gli emendamenti, dei quali però non credo ci sarà necessità perché ormai la legge è stata ampiamente sviscerata. Siamo arrivati alla fine dell’iter: il 20 e 21 gennaio, si riuniscono gli ultimi due comitati ristretti, e la settimana successiva passiamo alla votazione, in sede redigente in Commissione".

    Un’accelerazione quindi, che , secondo le parole della parlamentare del Pdl, è dovuta allo scioglimento del nodo con la Lega che all’interno del comitato ristretto ha sempre sostenuto le posizioni più regionaliste come portabandiera del federalismo e delle competenze territoriali. 

    “Anche questo scoglio è stato superato. Siamo riusciti a quadrare il cerchio – sostiene Carlucci – Abbiamo lavorato sulla materia concorrente, cercando di rendere più sfumato il ruolo dello Stato e più evidente quello delle Regioni. Siamo riusciti a trovare, anche riguardo la terminologia,una soluzione che mette d’accordo Stato e Regioni, incidendo su tre articoli, il 4 , il 6 e il 6bis. Nell’ambito della Conferenza Unificata, vengono così individuati i soggetti che hanno priorità nazionale, i soggetti territoriali e la distribuzione dei finanziamenti . Sono molto felice – sottolinea Carlucci – e soddisfatto è anche il ministro Bondi , sempre tenuto al corrente di tutti i passaggi della legge, che è e rimane una legge quadro. Siamo finalmente arrivati ad una competenza ripartita e condivisa fra lo Stato e le Regioni , sia attraverso la Conferenza unificata che attraverso il Consiglio nazionale dello spettacolo”.
    Bondi punta a provvedimento per le Fondazioni liriche da fine gennaio


    Bondi punta a provvedimento per le Fondazioni liriche da fine gennaio

    ROMA – 14 GENNAIO 2010 – Il ministro dei beni culturali Sandro Bondi  – scrive l’Ansa – punta a presentare a partire dal 29 gennaio in consiglio dei ministri il provvedimento di riforma delle fondazioni liriche. Lo ha detto lo stesso ministro ieri pomeriggio ai senatori della commissione cultura, precisando di essere disponibile a valutare se procedere con un disegno di legge – come gli è stato chiesto da molti senatori – ed escludere quindi la forma del decreto. Questo, ha sottolineato il ministro che si è impegnato a tornare, "purché se ne verifichino le condizioni", ovvero la "disponibilità concreta" anche dell’opposizione ad un confronto Intrattenendosi poi con alcuni senatori, il ministro avrebbe poi precisato che solo un disegno di legge approvato in sede deliberante potrebbe raggiungere gli stessi risultati del decreto legge, permettendo un confronto più ampio con le opposizioni. Qualora tale possibilità svanisse, si vedrebbe comunque costretto ad optare per un decreto legge d’urgenza.

    "Riconosco che oggi la mia relazione è stata necessariamente generale – ha detto rispondendo alle obiezioni di alcuni rappresentanti delle opposizioni tra i quali Vincenzo Vita (Pd) e Giambrone (Idv) – e mi impegno a tornare già la prossima settimana per fare un passo avanti". "Mi auguro però – ha aggiunto – di trovare anche proposte chiare e responsabili" da parte anche dell’opposizione.

    Con i senatori, intanto, il ministro ha chiarito alcuni punti del cosiddetto ‘pre-testo’ preparato al ministero. "Non intendo abolire i contratti di settore", ha precisato, "né togliere ai comuni la nomina dei soprintendenti". E ancora "non ci saranno distinzioni tra fondazioni di serie A ed altre di serie B". L’età pensionabile dei ballerini sarà portata, per gli uomini e per le donne a 45 anni. Nodo fondamentale, quello degli incentivi fiscali per gli interventi dei privati: "senza un provvedimento che consenta il contributo dei privati alla cultura difficilmente le fondazioni potranno decollare com’era negli auspici di chi ha voluto questa riforma".

    Dal ministro un accenno anche alla situazione dell’Imaie, l’istituto mutualistico per gli artisti interpreti e esecutori, di cui ha sottolineato la situazione critica : "ne ho avuto da tempo la consapevolezza – ha sottolineato – tanto che proprio su segnalazione dei miei uffici il prefetto di Roma ha proceduto allo scioglimento dell’Istituto con un provvedimento giudicato legittimo dalla magistratura". Quanto al futuro dell’ente: "Non ci sarebbe niente di male, a mio avviso, se queste competenze passassero alla Siae, ma il mio è solo un ragionamento di buon senso, lo vedremo insieme".

    12 Gennaio 2010

    welfare metropolitano: secondo appuntamento-lunedì 18 gennaio presso il nuovo “San Precario Space”

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:12

    s.precario 3Se dovessimo scrivere l’elenco di tutte le realtà produttive (industriali e terziarie) che dichiarano di essere in crisi economica e che pretenderebbero di licenziare, non basterebbe lo spazio di questo comunicato stampa.Alcune (la minoranza) sono effettivamente i difficoltà, altre (la maggioranza) approfittano strumentalmente della crisi finanziaria per chiudere impianti produttivi e speculare sui nuovi fronti della finanzia e dell’immobile. L’Expo 2015 è un boccone troppo grosso per lasciarselo sfuggire, anche a costo di mettere sulla strada migliaia di donne e uomini.Tale situazione richiede una capacità di risposta e di analisi immediata. Il terreno di scontro è quello della riconversione territoriale e del welfare. Su questi temi , ci siamo già incontrati a fine maggio e il 2 dicembre. In questi incontri è stata presentata una bozza di proposta er un welfare metropolitano adeguato alla realtà economica lombarda. E infatti sul tema della riforma del welfare che si può rilanciare il conflitto, superando la logica dell’assistenzialismo (la classica “carota” degli ammortizzatori sociali), per chiedere invece una cassa sociale per la continuità di reddito come forma di redistribuzione, interventi su tipologie contrattuali e salario minimo (per affievolire il “bastone” del ricatto e della disciplina) e, infine, ma non ultimo, l’accesso ai servizi come forma di riappropriazione della vita (strumento pro “libertà”, accesso ai saperi, riappropriazione degli spazi e del tempo). Insieme e parallelamente ad altri percorsi, stiamo sperimentando un processo di analisi e di proposte sul tema del “welfare metropolitano”.

    A tal fine, chiediamo a tutte le realtà politico-sindacali, alle realtà soggettive, individuali e/o di movimento, di partecipar al dibattito pubblico che si terrà lunedì 18 gennaio alle ore 21.00 presso il nuovo “San Precario Space” di Via Pichi 3, zona ticinese, MM2 P.ta Ticinese.

    Associazione BioSSan Precario
    Intelligence Precaria

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    11 Gennaio 2010

    Confermata audizione di Bondi al Senato sulla lirica. Due mesi per la legge

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:03
    11 GENNAIO 2010 –
    Confermata per mercoledì 13 gennaio alla commissione Cultura del Senato, l’audizione del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi sulle prospettive di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche. Lo rifersice l’ agenzia Ansa, aggiungendo che fonti vicine al ministero smentiscono intanto che sia in arrivo già nei prossimi giorni un provvedimento sulla materia, che dovrebbe arrivare, invece, non prima di un paio di mesi anche per dar modo di completare, viene sottolineato, i confronti tecnici con gli altri ministeri.

    La conferma dell’audizione del ministro viene dal vicepresidente  della commissione Cultura, Vincenzo Vita (Pd): "Ci auguriamo – dice Vita – che il ministro voglia sciogliere un dubbio che fin qui non ha mai chiarito: l’attuale governo, molto attento alla televisione, vuole sbarazzarsi della sua tradizione lirico sinfonica o invece c’é un progetto di rilancio?". E aggiunge: "Noi ci auguriamo che il ministro voglia smentire le ricorrenti voci su commissariamenti, tagli , licenziamenti, riduzione del numero degli enti e quant’altro".

     

    6 Gennaio 2010

    Lo Stato dimentica l'amianto killer

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:20

               Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
    E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
    Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
    Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
    Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
    E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
    La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.

    Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.

     

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    Lo Stato dimentica l’amianto killer
    LO STATO DIMENTICA L’AMIANTO KILLER.pdf
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    Lo Stato dimentica l’amianto killer

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:20

               Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
    E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
    Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
    Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
    Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
    E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
    La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.

    Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.

     

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    14 Dicembre 2009

    Fondazione liriche: Brunetta contro la Carlucci

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 12:39

    CULTURA, SCIENZA ED ISTRUZIONE: FONDAZIONI LIRICHE: BRUNETTA CONTRO LA CARLUCCI

    Autore: CAPPELLI VALERIO

    Testata: CORRIERE DELLA SERA, a pagina: 35

       

    169/2009 Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda: NOI NON DIMENTICHIAMO  
     

     

    QUARANT’ANNI DI PIAZZA FONTANA –


    Martedì 15 dicembre 2009 – ore 20.45 – al Teatro della Cooperativa

    Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, in collaborazione con Teatro della Cooperativa

    1969/2009 A quarant’anni dalla strage di Piazza Fontana, ricordando Giuseppe Pinelli nel giorno del suo assassinio e l’ingiusta incarcerazione di Pietro Valpreda

    Pino Pinelli

    4 Dicembre 2009

    Protesta delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 13:22

         Alla Scala Pacchi Natalizi?     No grazie!

    La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
    Insieme alla volontà dell’Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo gli organici.

    In questo contesto il nostro Sovrintendente promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l’isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italiani facilitando l’antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell’Integrativo, poiché tutto l’impianto normativo verrebbe messo in discussione .
     
    Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.

    Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.

    Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega buchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.

    I lavoratori della Scala non credono a babbo natale, neanche se ha l’accento francese.

      La Cultura fa Paura  logo CUB Cub Scala   

    Protesta delle Fondazioni lirico-sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano


    Presidio nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche in piazza della Scala dalle ore 14.30 alle ore 19.
    L’iniziativa rientra nelle lotte e mobilitazioni nazionali a sostegno della vertenza in atto nei confronti del Governo e delle nostre controparti datoriali (Anfols)".
    Vogliamo, Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da tre anni
    L’investimento pubblico nel settore.
    il superamento di una legislazione che impropriamente vincola le prerogative negoziali fra le parti e per una riforma del Settore discussa e condivisa tra le parti sociali.

     

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    Protesta delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche lunedi' 7 dicembre alla Scala di Milano

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 13:22

         Alla Scala Pacchi Natalizi?     No grazie!

    La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
    Insieme alla volontà dell’Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo gli organici.

    In questo contesto il nostro Sovrintendente promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l’isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italiani facilitando l’antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell’Integrativo, poiché tutto l’impianto normativo verrebbe messo in discussione .
     
    Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.

    Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.

    Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega buchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.

    I lavoratori della Scala non credono a babbo natale, neanche se ha l’accento francese.

      La Cultura fa Paura  logo CUB Cub Scala   

    Protesta delle Fondazioni lirico-sinfoniche lunedi’ 7 dicembre alla Scala di Milano


    Presidio nazionale dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche in piazza della Scala dalle ore 14.30 alle ore 19.
    L’iniziativa rientra nelle lotte e mobilitazioni nazionali a sostegno della vertenza in atto nei confronti del Governo e delle nostre controparti datoriali (Anfols)".
    Vogliamo, Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto ormai da tre anni
    L’investimento pubblico nel settore.
    il superamento di una legislazione che impropriamente vincola le prerogative negoziali fra le parti e per una riforma del Settore discussa e condivisa tra le parti sociali.

     

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    3 Dicembre 2009

    Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 23:41

    <!–
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    SCALA,CUB: 7 DICEMBRE IN PIAZZA CONTRO LICENZIAMENTI E PER LAVORO-
    PRECARI TEATRO ALLA SCALA – LE VERTENZE     



    Giunti al diciottesimo appuntamento, anche quest’anno le organizzazioni della Confederazione Unitaria di Base, in occasione della prima scaligera, saranno in piazza della Scala a manifestare "per impedire i licenziamenti indiscriminati, per il diritto al lavoro, per il reddito e il diritto alla casa, per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario". "Per motivi opposti dai loro diciotto anni siamo anche noi alla prima, proprio con i padroni, i bancarottieri e il governo, gli stessi che hanno prodotto la crisi, e oggi festeggiano", annuncia Piergiorgio Tiboni coordinatore della Cub. "Ma i nostri obietti
    vi sono la trasformazione del precariato in lavoro stabile, la continuità del reddito, e anche per canone sociale degli affitti".(omnimilano.it)
    La Republica

                                                  

    logo CUB    ASSUNZIONE DI TUTTI E SUBITO!

    Una settimana si e l’altra pure, già da settembre, il capo del personale è costretto a rispondere, davanti ai giudici del lavoro, del comportamento illegale della Fondazione nei confronti di lavoratori costretti ad anni di saltuarietà contrattuale seppur in un rapporto di continuità lavorativa.–br–

    Le altre organizzazioni Sindacali che hanno l’esclusiva nella trattativa con la Direzione, non dovrebbero permettersi di ipotizzare un accordo “in deroga alla legge”.

    Se questa stabilisce che un contratto continuativo di oltre 9 mesi deve considerarsi a tempo indeterminato, non si deve far aspettare altro tempo a chi ha già maturato il diritto al posto fisso.
    E’ inoltre stabilito per legge che da quando la Scala è diventata Fondazione non esiste un limite al numero dell’organico dei lavoratori a tempo indeterminato .
    I precari della Scala hanno già aspettato abbastanza!

    Solo in un modo possiamo accettare l’accordo occupazionale per fermare le vertenze che si moltiplicano!


    Tutti gli aventi diritto       Vanno assunti a tempo indeterminato!      Adesso , Subito!

     

    CUB-lnformazione   Confederazione Unitaria di Base

    21 Novembre 2009

    7 DICEMBRE: C0NSIGLI DA TORINO A BOLOGNA- Lunedi 30 a Roma Manifestazione dei lavoratori delle Fondazioni liriche

    Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 14:18

                               Torino 3 novembre 2009                           

    Caro Marco

    Ti informo che quest’anno  c’è un fatto  nuovo che si prospetta  al nostro  orizzonte:  minaccia  di sciopero  per il 7

    dicembre! incredibile vero?

    Tranquillo  però, credo di aver trovato la soluzione a un problema che toglie il sonno agli italiani e getta

    nello sconforto tutti i cittadini della Comunità europea (mi dicono che sono in apprensione  anche negli

    States e nel Burkina Faso): firmiamo subito la parte economica del contratto scaduto e, so che non mi

    credi, il nodo è sciolto! … e Carmen potrà tranquillamente morire tra le ore 21 e le 22 del 7 dicembre

    prossimo.

    Ti chiederai: ma quanto ci costa? anche su questo punto non ti devi preoccupare più di tanto, quel che

    conta è la firma poi se ai lavoratori del tuo e del mio teatro andranno 2 lire (come si diceva una volta)

    pare che non importi a nessuno (o a pochi) perché  in questo modo gli scaligeri  potranno  portare a casa il

    loro ben più ricco (e senza ironia dico: certamente meritato) integrativo.

    Invece non è così: a me importa proprio! i lavoratori del Teatro Regio meritano molto di più di quanto

    verrebbe loro riconosciuto se si seguisse questa strada e quindi questa volta non ci sto! sarà anche che,

    essendo il più vecchio in servizio,  ho visto più "7 dicembre" di tutti quanti e quindi so quanto i lavoratori

    degli altri teatri (e ovviamente i nostri stessi teatri) hanno fin qui pagato perché si potesse andare in scena

    a Sant’Ambrogio.

    Non ho dubbi che il CCNL scaduto vada onorato e pagato per quel che vale (ripeto: non 2 lire) ma non

    possiamo  sottrarci   contestualmente  da  concordare  e   sottoscrivere   alcuni   punti   della  piattaforma

    normativa, come primo passo per dare ai nostri teatri una efficienza diversa e quindi migliore di quella

    attuate; non mi dilungo: è materia a te nota. Credo però che i Lavoratori delle altre Fondazioni liriche, che

    hanno fin qui aspettato in silenzio, possano essere anche d’accordo sul fatto che si debba lavorare

    insieme, magari allungando ancora un po’ i tempi (non troppo però), al fine che vengano riconosciuti i

    loro legittimi interessi economici (ovvero il valore del CCNL) e insieme portare avanti una riforma che,

    come ho sempre detto, salvaguardi i livelli occupazionali e quelli retributivi ma che non può più essere

    rimandata, diversamente daremmo ragione al Ministro Brunetta.

    Il Teatro Regio ha sottoscritto nello scorso mese di luglio un accordo aziendale (a costo zero!) che, tra

    altre misure volte al contenimento generale dei costi, prevede anche un aumento dei carichi di lavoro e

    quindi, di fatto, una significativa riduzione del costo del personale,

    Posso dire oggi ai miei lavoratori che avranno 2 lire dal contratto nazionale perché – per i suddetti motivi

    – questo si deve subito firmare?

    Per carità, se l’Associazione decidesse di fare così non posso che adeguarmi ma, qualora si mettesse ai

    voti una simile risoluzione, ti pregherei di essere portatore del mio pensiero e del mio conseguente voto.

    Caro Presidente, sono d’accordo con te (e mi fa piacere che anche Lissner la pensi come noi) quando dici

    che i lavoratori della Scala dovrebbero trattare il loro contratto al di fuori de! CCNL: troppo diversa è la

    loro realtà, sotto tutti i punti di vista, rispetto a quella degli altri teatri.

    Io sono da sempre un grande fan della Scala (so bene che molti di questo mi rimproverano) e credo che

    sia da favorire, per il bene di quel teatro e dei suoi lavoratori ai quali esprimo la mia stima, un percorso

    che porti finalmente il Teatro alla Scala (come pure Santa Cecilia) fuori dall’Anfols; solo così ritengo che

    si possano finalmente affrontare seriamente e serenamente tutte le questioni che riguardano le altre 12

    Fondazioni liriche e anche per il Sindacato – è mia opinione – sarebbe più semplice sedersi al tavolo con

    noi per rappresentare le ragioni dei lavoratori di questi teatri.

     

    Un caro saluto            Walter

    Musica: lunedì a Roma manifestazione dei lavoratori delle Fondazioni liriche


    ROMA – 27 NOVEMBRE – Lunedì 30 novembre dalle ore 11 a Roma, in piazza SS. Apostoli, si terrà la manifestazione-presidio, promossa unitariamente dai sindacati di categoria, dei lavoratori delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche da cui partirà una delegazione per il ministero dei Beni e Attività Culturali. Lo rende noto la Slc-Cgil.

    "La manifestazione – dichiarano gli organizzatori – ha l’obiettivo di porre all’attenzione del Dicastero e del Governo la grave situazione di crisi di buona parte delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. Sarà l’occasione per evidenziare il diritto al rinnovo del Contratto nazionale di categoria scaduto da tre anni e la necessità di una riforma di settore che abbia al centro la valorizzazione del lavoro, la sua qualità e stabilità sia per le orchestre e i cori e i corpi di ballo che per le maestranze".

    12 Novembre 2009

    Nuovo CCNL e legge dello Spettacolo dal Vivo- Lettori del blog, cosa ne pensate?

    Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 18:28

                                                                 
    vogliono distruggere il contratto nazionale


    vogliono chiuderci in una riserva indiana

    vogliono il secessionismo culturale.


    vogliono mettere mano agli organici per precarizzare ulteriormente un settore  in cui i lavoratori fanno già molte acrobazie per sopravvivere.

    con questo governo è  approdato in parlamento un disegno di legge  che intende distruggere il fus già pesantemente tagliato, impoverire le fondazioni liriche, smembrarle ed esternalizzare intere masse di lavoratori.

    Noi che alla Scala siamo tra i promotori delle cause per l’internalizzazione dei lavoratori  precari diciamo

    No! a questo progetto omicida che Anfols e la proposta di legge Carlucci- Barbareschi stanno mettendo in opera .

    Intendono dividerci per indebolirci. Per noi  tutto questo è abbastanza per dichiararare.

    Sciopero sul 7 dicembre 09 allo scopo di fermarli.

    CUB Scala

    Vogliamo sentire su questo, il parere dei lettori del blog

    Ultime notizie,

    Scala teatro Nazionale è soprevvivenza degli altri

    MILANO – 17 NOVEMBRE – Le Fondazioni Liriche sono d’ accordo sul fatto che la Scala diventi Teatro Nazionale dell’ Opera, anzi "l’uscita della Scala è la sopravvivenza degli altri teatri" secondo il presidente dell’Anfols, l’associazione nazionale delle fondazioni, Marco Tutino , che lancia l’allarme dicendo che "per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". "La Scala come teatro non è omogeneo agli altri" ha detto ieri all’Ansa Tutino, ricordando che quasi il 60% del bilancio del teatro milanese è dato da biglietteria e privati e che con il suo peso è riuscita a far prendere decisioni, a partire da quelle sui contratti, difficili da sostenere per gli altri. "La Scala se lo può permettere – ha spiegato Tutino -. Noi no. Siamo in una situazione economicamente non più tollerabile".

    "Il sistema – ha aggiunto – non può reggere con questa riduzione dei fondi". E visto che i fondi statali non pare aumenteranno significativamente "bisogna cambiare – ha sottolineato il sovrintendente del Comunale di Bologna -, riscrivere il contratto nazionale e le leggi. E i cambiamenti vanno fatti in fretta perché per molti teatri il 2010 sarà l’ultimo anno". Fra le 14 fondazioni liriche a rischio, secondo il presidente dell’Anfols, sono almeno "quattro o cinque". Ecco perché la definizione della Scala come teatro nazionale, facendola uscire dalle logiche degli altri enti, potrebbe essere positivo anche per gli altri teatri.  

    Scala di Milano, Stéphane Lissner confermato fino al 2015

    MILANO – 17 NOVEMBRE – Il sovrintendente e direttore artistico della Scala di Milano, il francese Stephane Lissner , ha annunciato ieri a Parigi la sua conferma fino al 2015 alla guida del teatro milanese. Il nuovo consiglio d’amministrazione del teatro «sarà eletto mercoledì mattina e la prima cosa che dovrà fare – ha detto Lissner – sarà nominare un vicepresidente e un sovrintendente. Il sovrintendente sarò io».

    L’impegno fondamentale assunto dal numero uno della Scala è quello di accompagnare il teatro all’Expo 2015. «A partire dal momento in cui ti rendi conto che tutti i dipendenti della Scala sono con te – ha detto Lissner  – che credono nel tuo progetto artistico, che il dialogo sociale poco a poco si è affermato, con difficoltà ma sempre meglio, allora dici "bene, continuo"».

    Lissner ha aggiunto con soddisfazione che la Scala «dovrebbe fra poco essere nominata teatro nazionale dell’opera, cioè avere un’autonomia finanziaria» e si è rallegrato per il suo «quinto bilancio chiuso in parità». «Ho ottenuto anche – ha aggiunto – con Daniel Barenboim, Zubin Mehta, Gustavo Dudamel, Esa-Pekka Salonen, Daniele Gatti, Pierre Boulez o Antonio Pappano, la presenza dei più grandi direttori del mondo, che saranno con noi nei prossimi anni». 

    MILANO – 18 NOVEMBRE – Rinnovato oggi il consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala. Entrano a farne parte per la prima volta il presidente di BpM, Massimo Ponzellini, l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Corrado Passera (foto), il presidente della Fondazione Banca Monte di Lombardia, Aldo Polie e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Confermati, il finanziere Francesco Micheli, l’a.d. di Eni Paolo Scaroni, il presidente del Gruppo Sec, Fiorenzo Tagliabue e il presidente di Promos, Bruno Ermolli che è anche stato confermato vicepresidente. Del CdA fanno altresì parte di diritto il sindaco di Milano, Letizia Moratti e il sovrintendente del teatro, Stephane Lissner.

    Il prossimo 14 dicembre si riuniranno nuovamente sia il consiglio di amministrazione che l’ assemblea dei soci, che dovrà approvare il bilancio, in pareggio per il quinto anno consecutivo. 

    <!–

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    6 Novembre 2009

    SECONDA CONFERENZA NAZIONALE SULL’AMIANTO “AMIANTO E GIUSTIZIA” TORINO, 6/7/8 NOVEMBRE 2009

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:14

    “Confronto fra associazioni, movimenti, sindacati ed esperti: “Amianto e Giustizia”

    Un gruppo di lavoratori promotori del Comitato Esposti Teatro Scala parteciperà alla conferenza Sabato 7 al Centro Congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti 23        

     Amianto: denunciato lo Stato Italiano

    vedi link sopra

    Interverranno in apertura:
    ANTONIO PIZZINATO: La prima conferenza nazionale di Monfalcone dell’ottobre 2004
    – Dario Mirabelli – Registro Mesoteliomi del Piemonte
    – Michele Michelino: – Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di lavoro e sul
    territorio, Sesto San Giovanni (MI)
    – Benedetto Terracini e Stefano Zirulia – Centro regionale Amianto Piemonte – Casale
    Monferrato
    – Bruno Pesce, comitato Vertenza Amianto – Casale Monferrato
    Lo scopo, in un clima di ricerca di unità fra tutte le forze interessate, è quello di porre i problemi partendo dalla propria esperienza (senza troppo dilungarsi sulla stessa), soprattutto iniziare a indicarne le soluzioni.

    Sabato 7 Centro Congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti
    Ore 9: saluto delle autorità
    Ore 9,30 : “Amianto e Giustizia” relazione iniziale del senatore Felice Casson
    Ore 10,15: “L’amianto e le malattie professionali” – relazione del dott. Beniamino Deidda Procuratore generale della Repubblica di Firenze)
    Ore 10,45: tavola rotonda “responsabilità penali e risarcimento alle vittime dell’amianto”
    Avv. Jean Paul Teissonniére, Parigi
    Avv. Jan Fermon, Bruxelles
    Avv. Mitchel Cohen, Filadelfia (presentato dall’avv. Claudio Ceriani, Milano)
    Avv. Ezio Bonanni, Roma (avvocato per alcune associazioni delle vittime dell’amianto))
    – Introduce l’avv. Sergio Bonetto, avvocato di parte civile nel processo contro l’Eternit
    Siamo a Torino dove è iniziato il procedimento penale contro i responsabili della multinazionale ETERNIT, il Giudice per le Indagini Preliminari li ha rinviati a giudizio, il processo inizierà il 10 dicembre. Si tratta del più grande processo che sia mai stato celebrato in Italia per malattie professionali e malattie ambientali da esposizione all’amianto. Quasi un migliaio le parti offese, qualche decina le parti civili (istituzioni, sindacati, associazioni). Il PM Raffaele Guariniello ha certificato la morte e/o la malattia da amianto di quasi 3.000 persone fra lavoratori e cittadini esposti. Un lavoro grandissimo durato 5 anni. Ma le responsabilità della multinazionale ETERNIT sono assolutamente più ampie. Il processo riguarda coloro per cui il rinvio a giudizio è stato fatto, ma le responsabilità delle società multinazionali che fanno capo alla ETERNIT sono storicamente, moralmente, civilmente molto, molto più ampie. La nocività dell’amianto è nota dalla fine del 1800.
    Non avrebbe dovuto essere impiegato. Gli avvocati che abbiamo chiamato a discutere sono
    impegnati nei loro paesi in processi che hanno per oggetto l’amianto. A loro chiediamo un giudizio sul processo in avvio a Torino; quali indicazioni e riflessioni possono trarre dalla loro esperienza e come cercare di rendere internazionale il conflitto per cercare di colpire i responsabili ed obbligarli a risarcire le vittime? Non ultimo quali responsabilità degli stati e degli enti pubblici per avere atteso decenni prima di mettere al bando l’amianto? Cosa dobbiamo e possiamo fare ora perché l’amianto venga messo al bando in tutto il mondo?
    Ore 12,30 Manifestazione per le vie del centro da Corso Stati Uniti a Piazza Castello (davanti alla Prefettura)
    E’ importantissimo il lavoro di studio, di comunicazione delle esperienze, di indicazioni operative che viene fatto nelle sale congressuali, ma non sufficiente. Si è voluto dare alla Conferenza Nazionale anche un impatto pubblico, un segnale fra la popolazione di Torino, del Piemonte e non solo, che renda ancora più evidente i danni dell’amianto: i morti per mesotelioma, per tumore del polmoni, per le altre patologie asbesto correlate. Le responsabilità di chi su questi morti e malati ha fatto i soldi si è arricchito a dismisura, di chi doveva controllare, impedire che ciò avvenisse, e non lo ha fatto o lo ha fatto solo per finta. Scendiamo dunque in piazza, anche se per un tempo breve,
    ma ricco di significato.
    Ore 15,30 Riunione dei gruppi di lavoro
    I gruppi di lavoro si riuniranno nei luoghi che verranno comunicati alla Conferenza.
    Si chiede però da subito di iscriversi ai gruppi comunicandolo all’indirizzo del sito della
    Conferenza.
    Il compito dei coordinatori è quello di dirigere il gruppo di riassumere la discussione per l’assemblea generale e di stendere il documento finale. Si dovrà dare maggiore risalto alleindicazioni operative
    1° Gruppo di Lavoro “L’amianto in Tribunale”
    Coordinatori: Benedetto Terracini (epidemiologo – Torino), Enzo Merler (Registro mesoteliomi del Veneto) Giuseppe Cimmarrota (magistrato Noli), Armando Vanotto (Aiea nazionale)
    Molte sono le cause in corso intorno al problema. Vittime dell’amianto (loro famigliari),
    associazioni, istituzioni e sindacati sono costituiti o si costituiscono parte civile. In questo gruppo facciamo riferimento a quelle penali e discutiamo di quanto le controparti ci sollevano. Alcune (poche) sentenze danno loro ragione. Occorre pertanto affinare le argomentazioni, portare eventuali nuove prove a favore della nostra tesi. E’ diffusa fra le controparti la tesi per cui il nesso preciso di causalità non è dimostrabile perché tante sono le possibili fonti. Se poi vi è una fonte certa, la contaminazione della persona è avvenuta all’inizio dell’esposizione, le dosi dovute all’esposizione successiva sono irrilevanti ai fini della malattia. Anche se meno ripetuta vi è pure la tesi attribuita al prof. Chiappino, ovvero dell’impossibilità di fermare, nel passato, le fibre ultracorte e ultrafini con i mezzi di protezione individuale che avrebbero dovuto essere messi a disposizione dei lavoratori.
    “2° Gruppo di lavoro “Amianto e Sanità”
    Coordinatori: Franco Berrino (epidemiologo – Ist. dei Tumori Milano), Claudio Bianchi (Lega Tumori, Monfalcone), Emilio Pampaluna (ex ENEL di Turbigo, AIEA Lombardia), Alessandro Marinaccio (registro nazionale mesoteliomi- ISPESL, Roma)
    I problemi che devono essere risolti sono molti, nella fattispecie riguardano le differenze fra regione e regione; non esistono indicazioni univoche. Lo scopo è quello di trovare su ogni problema una risposta sola o almeno risposte non estremamente differenziate fra loro.
    a) epidemiologia: registrazione dei mesoteliomi, perché non dei tumori del polmone (da amianto)? Registrazione degli ex esposti: chi e come
    b) sorveglianza sanitaria. E’ l’argomento sul quale ci sono le maggiori differenze. Alcune regioni non hanno attivato nulla, altre hanno programmato una sorveglianza sanitaria con esami sofisticati, quali la TAC spirale, o la ricerca di marker quali la mesotelina e l’osteopontina, altre ancora pochi esami (visita generale, radiografia del torace, spirometria) e counseling.
    c) per la diagnosi precoce si riprendono alcuni argomenti precedenti: vale la TAC spirale, vale la ricerca dei marker?, ci sono nuove indicazioni? Occorre però stabilire se s tratta di sperimentazioni o se invece tali pratiche vengono proposte a tutti gli iscritti al Registro degli esposti.
    d) Terapie. Tutti hanno diritto ad essere curati anche se alcune malattie sono, allo stato attuale delle conoscenze, inguaribili. Quindi è assolutamente necessario fornire le cure più adeguate per ridurre/eliminare il dolore e fare ricerca per possibili cure efficaci. Occorre vedere a che punto siamo e come indirizzare la ricerca.
    e) Riconoscimenti. Occorre uscire dal sistema INAIL. E’ necessario che i riconoscimenti delle malattie professionali come all’origine stabiliva la legge 833/78 siano affidati ai dipartimenti di prevenzione della A-USL.

    3° Gruppo di Lavoro “Eliminare l’amianto in 10 anni (dal 2004)”
    Coordinatori: Roberto Carrara, (ingegnere, esperto di Medicina Democratica – Milano); Mario Fugazza, (ingegnere, Assessore all’ambiente Comune di Broni, Elena Ferrarese (Comitato case popolari di via Feltrinelli, 16 – Milano), Enrico Bullian (storico, AEA Monfalcone)
    E’ stata la proposta della Prima Conferenza Nazionale celebrata a Monfalcone nell’ottobre del 2004. Si vorrebbe arrivare ad avere l’Italia libera da amianto a partire dal 2015. Solo la regione Lombardia ha inserito questo progetto nel suo Piano Regionale Amianto (PRAL).
    Perché sia un obiettivo possibile occorre conoscere dove è l’amianto (mappatura), pianificare le bonifica, eseguire le bonifiche in sicurezza (rischio zero), smaltire l’amianto in modo privo di rischi. In verità non vi è altra prevenzione che quella di non essere più esposti all’amianto. La realizzazione di questi obiettivi è anche legata ai finanziamenti (aiuti per le bonifiche dei piccoli quantitativi, aiuti per le bonifiche nei comuni, – necessità e possibilità di rivalsa nei confronti di chi ha per profitto impiegato l’amianto). Il problema maggiore da risolvere è quello dello smaltimento.
    Il quantitativo di amianto da smaltire è immane. Se non è poca cosa la prima parte del ciclo di eliminazione (conoscenza, rimozione), diviene pesante trovare un posto dove sistemarlo che non sia di danno a chi vi è vicino. Si tratta delle discariche. Oggi sono stati anche proposti metodi di smaltimento alternativo, in altri termini mettere l’amianto in un forno ad alta temperatura modificandone la molecola, quindi rendendolo inerte, non più nocivo. Il gruppo di lavoro dovrà arrivare a dare un giudizio e a stabilire delle indicazioni.
    4° Gruppo di lavoro: “Risarcire le vittime, riconoscere gli esposti”
    Coordinatori: Pier Luigi Sostaro, sindacalista CUB, Silvio Mingrino, (AVANI, Broni), Avv.
    Ezio Bonanni, Roma, Gianni Alioti (FIM-CISL, Roma)
    Avremo per la Conferenza Nazionale IL FONDO PER LE VITTIME DELL’AMIANTO? Sappiamo già che se l’avremo sarà del tutto insoddisfacente perché la destinazione verrà decisa dall’INAIL e con i suoi criteri, perché verranno risarciti solo i lavoratori già riconosciuti dallo stesso ente previdenziale. Nulla avranno le vittime per esposizione ambientale.
    Non sono e non saranno messi meglio i lavoratori e i pensionati ex esposti quanto a risarcimento previdenziale. Sul riconoscimento dei cd “benefici previdenziali” è successo di tutto: è vero che gli esposti all’amianto hanno una speranza di vita inferiore agli altri lavoratori? E’ vero che chi pur privo di patologie da amianto, ex esposto, dopo avere partecipato ai funerali di alcuni (o tanti) propri colleghi di lavoro si trova in una condizione di profondo disagio?
    Che fare per le vittime, che fare per gli ex esposti?: richiesta di giustizia, necessità di lotta e
    mobilitazione.
    5° Gruppo di lavoro: “L’amianto in Europa e nel mondo”
    Coordina: Vittorio Agnoletto (medico del lavoro – già deputato europeo), Aurelio Pischianz (presidente AEA Friuli-Venezia Giulia), Patrick Herman (Andeva, Francia)
    In Italia, IN Europa, negli USA dopo avere lottato per la messa al bando dell’amianto, ci si preoccupa e ci si mobilita per la sua eliminazione e per la soluzione dei problemi oggetto della discussione nei gruppi di lavoro. In gran parte del resto del mondo si continua ad estrarre amianto, a produrlo, manipolarlo, commercializzarlo, utilizzarlo. Ancora più gravemente con precauzioni zero. La strage dunque continua e se ne prepara una ancora più vasta per i prossimi anni. Come arrivare alla messa al bando totale dell’amianto nel mondo?. Quale ruolo del nostro paese e dell’Europa?
    Domenica 8 ore 9: CONCLUSIONI
    9- 10,30. Sintesi dei gruppi di lavoro
    10,30. Impegni delle regioni
    11,00. Impegni dei sindacati e delle associazioni:
    – segretario confederale CGIL
    – segretario confederale CISL
    – segretario sindacato/i non confederali: Luigi Pacchiano (Marlane, Praia a Mare CS)
    – responsabile Lega Ambiente: Giorgio Zampetti
    – responsabile Medicina Democratica: Luigi Mara
    – associazioni Luciano Carleo (Contramianto, Taranto)
    Ore 13,30 – 13,45 Fulvio Aurora: Impegni finali

    ADERENTI – PARTECIPANTI
    AIEA nazionale (Armando Vanotto )
    Contramianto e altri rischi onlus (Luciano Carleo )
    Lega Ambiente nazionale (Edoardo Bai)
    Associazioni delle vittime di Casale Monferrato (Bruno Pesce )
    AEA-FVG, Trieste (Aureglio Pischianz – Niccolò di Stefano)
    Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio
    Sesto San Giovanni (Michele Michelino)
    Comitato per la difesa della salute nei posti di lavoro e nel territorio di Tezze sul Brenta e di Bassano del Grappa ( Luciano Orio )
    Medicina Democratica nazionale (Fulvio Aurora )
    AVANI (Broni) ( Silvio Mingrino )
    Fondazione Bepi Ferro, Padova
    ISDE (Roberto Romizi)
    AEA Monfalcone (Enrico Bullian)
    Comitato Permanente ex esposti Amianto e Ambiente ( Salvatore Nania )
    Associazione italiana Esposti Amianto Oltrepò – AIEAO Broni ( Michele Torti – Fugazza Mario )
    Federazione INTESA ( Ignazio Barbuto )
    CISL nazionale (Giuseppe D’Ercole)
    FIM-CISL (Gianni Alioti )
    Slai Cobas nazionale (Luigi Pacchiano )
    CGIL nazionale (Stefano Oriano )
    CUB nazionale ( Pier Luigi Sostaro )
    FISMIC
    FIOM-CGIL (Maurizio Marcelli)
    ISTITUZIONI
    Regione Piemonte
    Provincia di Torino
    PROVINCIA DI TARANTO

    Nota Bene

    Si richiede di inviare a questo indirizzo o all’indirizzo del sito della conferenza
    nazionale: conferenzamianto2009@beepworld.it
    La scheda di iscrizione alla Conferenza:

    Nome e Cognome ………………………………………………………………….
    Associazione/Sindacato/Ente……………………………………………………….
    Indirizzo mail:…………………………………………………………………………..
    Iscrizione al Gruppo di lavoro (titolo o numero)
    ………

    4 Novembre 2009

    ANFOLS PER NUOVO C.C.N.L. CON INNOVAZIONI

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 10:01

    1* DETERMINAZIONE DEL ORGANICO
    2* FLESSIBILITA’/PRODUTTIVITA’ CON CRITERI DI MULTIPERIODALITA’
    3* MODIFICHE DEI DIRITTI DI PRECEDENZA
    4* DEFINIZIONE DEGLI IST. REGOLATI DALL’ INTEGRATIVO E DECADENZA DOVE NON COMPATIBILE

    ROMA – 3 NOVEMBRE – L’Assemblea Anfols si è riunita oggi a Roma presso l’Agis, per esaminare la proposta – emersa nel corso dell’ultimo incontro con le Organizzazioni Sindacali Nazionali – di arrivare velocemente alla sottoscrizione di un nuovo CCNL che contenga una variazione economica e una contenuta riscrittura della parte normativa.

    A questo proposito l’Assemblea all’unanimità si dichiara disponibile a sottoscrivere in tempi brevi il nuovo CCNL, purché in esso siano contenute le seguenti innovazioni: 1) superamento dell’attuale determinazione degli organici funzionali che dovranno essere stabiliti dai CdA di ciascun Teatro in base alla compatibilità con le risorse economico-organizzative. 2) acquisizione di flessibilità/produttività attraverso l’adozione dei criteri di multiperiodalità, come da documenti già consegnati alle Organizzazioni Sindacali da estendere alle altre categorie. 3) modifiche delle validità temporali dei diritti di precedenza. 4) definizione degli istituti regolabili dai contratti di 2° livello, e decadenza degli istituti non più compatibili sul piano normativo.

    A parere dell’Assemblea Anfols queste sono condizioni necessarie per recuperare le risorse economiche indispensabili per un rinnovo contrattuale. L’Anfols confida sul generale senso di responsabilità che informa le parti in questa difficile situazione.

    29 Ottobre 2009

    Tutino, escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. Sì di Lissner. Se i pochi fondi per lo spettacolo non bastano ma

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 16:39

    BOLOGNA – 29 OTTOBRE – "Escludere il Teatro alla Scala dal sistema di contrattazione nazionale. Un po’ come tenere la Fiat fuori dal contratto dei metalmeccanici". E’ la tesi di Marco Tutino (foto, con Sergio Cofferati), sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell’Anfols, riportata oggi dal quotidiano Il Giorno. E la Scala non sembra tirarsi indietro.

    Tutino parla del teatro milanese come di "un elemento disomogeneo" che rende "malato tutto il sistema e impedisce contrattazioni sane".

    "Tutto il sistema è ‘scalocentrico’ – continua Tutino – a partire dalla legge che ha trasformato gli enti lirici in fondazioni, fatta su misura per la Scala, ma che ha penalizzato tutti gli altri". E precisa: "E’ penalizzante per la Scala e per gli altri dover essere compresi in un insieme di regole che la e ci costringono a un confronto impietoso, che ogni volta nel peggiore dei casi ci trascina verso una problematica che noi non possiamo affrontare. Nel migliore dei casi ci costringe invece ad avere delle logiche di sistema penalizzanti".

    Questa, secondo Tutino, una delle ragioni per cui non si riesce a firmare il rinnovo del contratto di lavoro. La soluzione, dunque, può essere quella di escludere la Scala dalla contrattazione nazionale. "Credo sia un bene per tutti fare questo passo – conclude Tutino -, un bene per i lavoratori ma anche per il sistema delle fondazioni italiane che deve riformarsi. Ed è evidente che questa riforma passa anche attraverso questo tipo di operazione".

    E la prima risposta dal teatro milanese è positiva: "In realtà questa è una cosa che la Scala dice da tempo – ricorda il sovrintendente Lissner – nel senso che siamo l’unico teatro in cui in qualche modo funziona l’invito alla privatizzazione". 

    Se i pochi fondi per lo spettacolo non bastano mai

    Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico

    Milano, 28 ottobre 2009 – Tra un atto e l’altro delle opere serie italiane c’era una volta l’intermezzo buffo. Qui, tra la serissima rivendicazione sindacale e la serissima prima della Scala del 7 dicembre, tra le cause in corso dei precari e la furia erotica e liberatoria di Carmen, c’è una scenetta che, ripetendosi, ogni anno, ha qualcosa di comico. O tragicomico, se preferite.

    L’arte è pronta, le pellicce anche, però forse non si va in scena. Invece no, poi si va in scena. Si firma, si promette, si rimanda, si ripromette. Il fatto è che i soldi sono sempre quelli, non di un vizioso e avaro Pantalone, ma di un Ministero che fa i conti con le scelte economiche complessive del governo. Come pensiamo la cultura? Come l’arte, il cinema, il teatro, il costosissimo Teatro d’Opera? La coperta non è corta, se dividiamo i soldi per settori, che in fondo è la cosa più onesta per capire. E’ un asciugamano.

    Qualche giorno fa, mentre i delegati sindacali erano a Roma a chiedere il rispetto degli accordi del 2008, all’Auditorium della Festa del Cinema hanno fatto a baionettate l’attore Luca Barbareschi e lo sceneggiatore Stefano Rulli, il delegato di governo e l’associazione Centoautori. Ciascuno si attribuiva il merito di aver costretto il ministro a sborsare i 60 milioni per il Fus. Rulli: "Merito delle nostre continue manifestazioni". Barbareschi: "Merito del mio pomeriggio di litigio con Tremonti". E i soldi non bastano. Non è chiaro chi "gode" in questo caso.

    Silvio Danese
    Il Giorno

    24 Ottobre 2009

    Ermolli, la Scala apre al coinvolgimento di banche straniere–Quattro giorni di sciopero al Lirico di Cagliari

    Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 08:07

    MILANO – 23 OTTOBRE – La Scala di Milano potrebbe coinvolgere in futuro anche banche straniere. Il vicepresidente della fondazione, Bruno Ermolli , spiega: "la Scala è una realtà mondiale e quindi non avrei nessuna difficoltà. Certo, i fondatori devono esprimere il loro gradimento, ma so che i nostri fondatori considerano la Scala un patrimonio artistico dell’umanità". Ermolli non ha detto se ci sono abboccamenti con banche come Barclay’s ma ha sottolineato che il lavoro "di fund raising è in continua evoluzione". Il 16 novembre si terrà l’assemblea dei soci, con il rinnovo del consiglio di amministrazione del teatro.

    . "Entro novembre – ha sottolineato il vicepresidente – dobbiamo essere rinnovati o avere una prorogatio breve. Non è nelle nostre intenzioni tirare in lungo". Fra gli attuali membri del cda uscirà Pirelli, fatto annunciato da anni, ma ancora non si sa chi lo sostituirà e su questo Ermolli ha preferito non dire nulla.

    Parlando della possibilità dell’arrivo di nuovi contributi, dopo che già recentemente la Banca popolare di Milano ha deciso di diventare socio fondatore permanente, Ermolli ha spiegato che "lavoriamo a tutto campo, prevalentemente in Italia ma non abbiamo preclusioni con l’estero. La Scala è un patrimonio milanese, italiano e dell’umanità". E ha aggiunto di non essere preoccupato del fatto che la Provincia di Milano non abbia ancora versato la propria quota per quest’anno: "C’é la legge che ci aiuta – ha tagliato corto – quindi se non ci sono, ci saranno".

    interrogazione Idv per evitare la chiusura dello Stabile sloveno

    TRIESTE – 23 OTTOBRE – Un’interrogazione al ministro per i Beni culturali per evitare la chiusura del Teatro stabile sloveno di Trieste, è stata presentata dal presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro (foto), e dal parlamentare del Friuli Venezia Giulia, Carlo Monai. Secondo Di Pietro e Monai, "il governo dovrebbe individuare, nelle norme e nei regolamenti applicativi sui Teatri stabili, soluzioni che consentano al teatro in lingua slovena di poter svolgere la propria attività e, di concerto con le autorità locali del Friuli Venezia Giulia, trovare soluzioni appropriate affinché la situazione del Teatro stabile sloveno sia risolta o quanto meno sbloccata in breve".

    Lo Stabile sloveno, unico teatro stabile pubblico italiano di lingua non italiana, è l’ente culturale di maggior rilievo della minoranza slovena che vive nelle province di Trieste, Gorizia e Udine. Da tempo versa in una situazione economica assai critica, che ha determinato il mancato avvio della stagione teatrale 2009-2010, nonché le dimissioni all’unanimità del consiglio di amministrazione in carica.

    CAGLIARI – 26 OTTBRE – Quattro giorni di sciopero generale sono stati proclamati dalle Rsu del Teatro Lirico di Cagliari (foto) dopo che il sovrintendente ed il Consiglio d’amministrazione dell’Ente hanno preannunciato ai sindacati un disavanzo di bilancio di oltre due milioni di euro. A causa della prima giornata di sciopero, domani, salterà la recita di Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, che ha debuttato con successo giovedì scorso per la regia di Michele Mirabella.

    I sindacati si dicono fortemente preoccupati per il futuro del personale dell’Ente Lirico, anche alla luce dei tagli dei fondi per lo spettacolo, ma il presidente del Cda – il sindaco di Cagliari Emilio Floris – contesta la posizione delle Rsu e ribadisce la piena fiducia nell’operato dei vertici del Teatro. "Per cinque anni consecutivi – osserva Floris – hanno assicurato bilanci in pareggio. E in questo periodo, pur a fronte di minori contributi, sovrintendente e dirigenza hanno accresciuto livelli occupazionali, qualità e quantità di produzioni artistiche e numero di spettatori".  

    21 Ottobre 2009

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:12

     

    Venerdì 23 ottobre
    SCIOPERO GENERALE
    Manifestazione a
    TORINO
    in Via Verdi (di fronte alla RAI) alle 10,00
    MILANO P.zza Cairoli ore 9,00
    ROMA P.zza della Repubblica ore 10,00

    Ancora sciopero generale.

    Generalizzare e unificare le lotte in corso nella scuola, nelle fabbriche, nelle aziende e negli uffici sono gli obiettivi immediati dello sciopero generale previsto per venerdì 23 ottobre 2009.
    L’articolata piattaforma di CUB, Cobas e SdL rappresenta un ampio ed esauriente programma su cui costruire mobilitazione e consenso, fornendo uno strumento concreto e alternativo nelle mani delle lavoratrici e dei lavoratori.
    Le priorità sono:
    il blocco dei licenziamenti e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, consistenti aumenti di salari e pensioni,
    introduzione di un reddito minimo garantito per tutti,
    aggancio di salari e pensioni al reale costo della vita,
    continuità del reddito per cassintegrati e lavoratori atipici con assunzione a tempo indeterminato dei precari.

    Questa piattaforma,
    contro i tagli alla scuola pubblica delle leggi Gelmini e Aprea,
    rivendica l’abrogazione della legge Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza,
    con il mantenimento del permesso di soggiorno per i lavoratori stranieri,
    il sostegno alle energie rinnovabili,
    l risparmio energetico e al riassetto idrogeologico,
    e un’opposizione al nucleare e alla privatizzazione dell’acqua.

    Inoltre all’ordine del giorno troviamo anche:
    la messa in sicurezza degli edifici dai rischi sismici e tolleranza zero per i responsabili degli omicidi sul lavoro,
    investimenti nell’edilizia popolare e razionalizzazione del patrimonio immobiliare attraverso ristrutturazioni e requisizioni, diritto di uscita dai fondi pensione chiusi,
    difesa del diritto di sciopero,
    fine del monopolio di Cgil, Cisl e Uil, con pari diritti alle organizzazioni dei lavoratori contro la pretesa padronale di scegliere le organizzazioni con cui trattare, e rappresentanza elettiva democratica sui posti di lavoro.

    CUB, Cobas e Sdl hanno aderiscono e partecipano alla Manifestazione Nazionale Antirazzista.

    MILANO, 14 settembre 2009

    CUB – Confederazione Unitaria di Base
    V.le Lombardia, 20 – Tel. 02/70631804 Fax 02/70602409

    14 Ottobre 2009

    FUS, articoli stampa di ottobre

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 12:27

    Spettacolo dal vivo: Regioni bocciano testo riforma e chiedono incontro a Bondi

    ROMA – 19 OTTOBRE – La commissione Beni e Attività Culturali della Conferenza delle Regioni, presieduta dall’assessore regionale della Basilicata Antonio Autilio (foto), ha deciso di non esprimere parere sul testo unificato delle proposte di legge per lo spettacolo dal vivo, in mancanza di un incontro di concertazione richiesto da tempo al ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi. "Gli assessori regionali alla Cultura – secondo quanto riferisce l’assessore Autilio – hanno rilevato come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia".

    "Vengono riproposti, in sostanza – continua l’assessore – l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. In particolare si rileva che la stessa denominazione del progetto di legge denota un approccio alla materia non coerente con il titolo V della Costituzione. E’, infatti, improprio parlare di ‘legge quadro’ dopo la succitata riforma. Dobbiamo ancora una volta stigmatizzare – evidenzia Autilio – il mancato coinvolgimento delle Regioni nella elaborazione del testo del progetto di legge, tenuto conto della competenza concorrente alle stesse attribuita dal Titolo V della Costituzione in materia di spettacolo e riaffermata dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 255 e 256 del 2004 e n.285 del 2005".
     
    "Cio’ – a parere di Autilio – risulta ancor piu’ grave ove si consideri che le regioni hanno svolto nel recente passato un ruolo particolarmente attivo che ha portato all’elaborazione di una proposta di legge sui principi fondamentali in materia, approvata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta dell’11 novembre 2004. Inoltre, rileviamo come l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal progetto di legge sia altamente lesivo delle prerogative regionali in materia. Vengono riproposti in sostanza l’attuale assetto delle competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore dello spettacolo. Accade infatti che la ripartizione dei compiti tra Stato, regioni, province, comuni e città metropolitane non e’ rispettosa delle competenze istituzionali; le regioni vengono collocate sullo stesso piano delle province e dei comuni, senza il riconoscimento esplicito della loro potestà legislativa".

    "Quanto agli aspetti finanziari, pur valutando positivamente l’accoglimento della proposta di istituzione del nuovo Fondo perequativo, sostenuta da più tempo in particolare dalle ‘più piccole’ regioni Molise e Basilicata, la conferma del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) e del Fondo per la Creatività – continua Autilio – appaiono in contrasto con le disposizioni di cui alla Legge 42/2009 ‘delega al Governo in materia di federalismo fiscale’. Infine e’ improponibile il ricorso ai fondi FAS per il finanziamento delle attività di spettacolo secondo il metodo già sperimentato dal governo di sottrarre risorse finanziarie destinate al Mezzogiorno. Anche per questo – conclude Autilio – in mancanza di concertazione con il ministro Bondi avremo solo una possibilità di esprimere il nostro dissenso con il parere negativo alla proposta di legge sullo spettacolo dal vivo".

    La Carlucci: legge sullo spettacolo, in due settimane il primo sì

    Il testo Sull’ argomento si sta elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan I nodi La Carlucci: i lavoratori dello spettacolo non hanno indennità di disoccupazione

     

    ROMA – L’ onorevole Gabriella Carlucci ci conta. «Stavolta la legge sullo spettacolo dal vivo passerà. Sono oltre 60 anni che ci si prova (io ho cominciato appena eletta nel 2001) ma finora niente. Stiamo elaborando un testo unificato che raccoglie proposte bipartisan: Udc, Idv, Pd e Lega. Vorremmo approvarla in commissione Cultura in sede deliberante, se va in Aula finisce che si arena. –br–Possiamo farcela in 2 settimane». La deputata Pdl è relatrice delle norme quadro che riguardano teatro, danza, musica, circo e spettacoli di strada. Perché diventino definitive la commissione dovrà approvarle all’ unanimità, altrimenti si torna in Parlamento. Il punto più spinoso è quello del Fus e dintorni. Al fondo unico per lo spettacolo verranno affiancati incentivi fiscali. «Le imprese potranno avvalersi dei crediti di imposta o reinvestire gli utili, basta con le politiche assistenziali e clientelari per cui poche persone decidono chi avrà i fondi e chi no». Il modello è il tax shelter già approvato per il Cinema. L’ estate scorsa attori, autori e registi scesero in piazza per scongiurare tagli al Fus. L’ onorevole Carlucci si sente di rassicurarli: «Resterà intatto: 420 milioni di euro. Finora i soldi spettavano a tutti, adesso introdurremo dei criteri rigorosi». Basati su buona amministrazione economica delle attività, innovazione dell’ offerta culturale, qualificata presenza all’ estero, continuità del progetto artistico e capacità di radicamento nel territorio. Per i 200 mila lavoratori dello spettacolo arriverà il riconoscimento giuridico. «Non ricevono indennità di disoccupazione e non hanno assicurazione contro gli infortuni», commenta la Carlucci. «Con questa legge verrà creata una banca dati professionale per censire tecnici e artisti». Regolamentata la figura dell’ agente: «Per evitare che prosperino gli imbroglioni». E alle imprese di settore verrà riconosciuto lo status di piccola o media impresa: «Potranno accedere ai finanziamenti delle Regioni». L’ onorevole Carlucci poi torna sulla vicenda della sua portaborse Celestina che le ha fatto causa perché sostiene di essere stata pagata in nero. In primo grado i giudici le hanno dato ragione. «Ma ho fatto ricorso in appello, dunque la sentenza non è affatto definitiva. E in ogni caso non sono stata condannata a risarcire nessuno. Piuttosto, la mia ex collaboratrice è stata rinviata a giudizio per un furto ai miei danni». G.Ca. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cavalli Giovanna

    corriere della sera           18 ottobre


    ROMA – 9 OTTOBRE – 418 milioni 418 mila euro rappresentano lo stanziamento previsto dal governo per il Fus 2010. L’ammontare della cifra destinata al Fondo unico dello spettacolo è riportata nella tabella a pag. 158 del disegno di legge n.1790, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)", che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (foto), ha presentato al Senato. Per gli anni 2011 e 2012 lo stanziamento previsto è di 304 milioni e 75 mila euro. –br–

    Fus: divisi i 60 milioni integrativi. Presto commissioni e modifiche ai decreti

    ROMA – 13 OTTOBRE ¬ Reso noto dal capo di gabinetto del MIBAC, Salvatore Nastasi (foto), lo “spacchettamento” dei 60 milioni parzialmente reintegrativi del Fus 2009, stanziati con Dpcm del 31 luglio. Oltre ai 24 milioni già destinati al cinemaaltrettanti sono destinati alle fondazioni liriche e 12 milioni alle restanti attività dello spettacolo dal vivo: in particolare, 5.778.822,14 vanno al teatro, 4.880.118,38 alla musica, 799.052, 97 alla danza, 242.006,51 a circhi e viaggianti,e 300 mila euro sono il saldo residui nel settore dello spettacolo dal vivo.

    Nastasi comunica inoltre che le commissioni per lo spettacolo dal vivo saranno convocate nelle prossime settimane per procedere alla ripartizioni delle somme stanziate.

    E’ inoltre intenzione del capo di gabinetto proporre al ministro Bondi provvedimenti di modifica dei decreti ministeriali sulla ripartizione dei contributi allo spettacolo dal vivo “che terranno conto, per ora, solo delle esigenze più urgenti manifestate nel corso delle riunioni tra le categorie interessate e i dirigenti della direzione generale per lo spettacolo dal vivo”.

    Sulla comunicazione del capo di gabinetto, la presidenza dell’Agis ha predisposto una circolare per le attività associate
     

    Fus: Zanello (Lombardia), troppi i soggetti che non fanno cultura. Sì al federalismo


    MILANO – 13 OTTOBRE – ”Il Fondo unico per lo spettacolo va riformato, ci sono troppi soggetti che vi attingono ma in realtà non fanno cultura, vivono di privilegi e non producono nulla”. E’ quanto ha dichiarato l’assessore alla Cultura della Lombardia, Massimo Zanello (foto), in occasione della presentazione, al teatro Dal Verme di Milano, della quarta edizione della ‘Festa del Teatro’ che si svolgerà dal 24 al 25 ottobre in 99 spazi di Milano e provincia 

    ”Il problema – ha osservato Zanello – va affrontato a livello nazionale: il Ministero deve intervenire. Occorre applicare il federalismo anche in ambito culturale. Le cose funzionerebbero sicuramente meglio e si eviterebbero di dare tanti soldi alla Regione Lazio e pochi a tutto il resto d’Italia”.

     
     

    12 Ottobre 2009

    Risposta alla RSA Cgil Teatro alla Scala

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 21:54

    ­Brand… ma come state?

    Abbiamo capito che vi diamo fastidio. Ma non certo con le millanterie e le fandonie penserete di screditare la fiducia guadagnata con il lavoro fatto a fianco dei lavoratori ?In un contesto in cui la CUB non viene riconosciuta organizzazione sindacale dalla Scala, quindi senza aver diritto di fare assemblee perchè non esistono elezioni delle R.S.U. Ci odiate perché dopo che all’Ansaldo molti lavoratori avevano vinto le cause, volevamo che l’integrativo fosse speso per l’assunzione dei 150 precari ? invece circa 6 milioni sono serviti a mantenerli stagionali, con l’unica eccezione di aumentare il numero di essi ma con la clausola “ se permangono le qualità di idoneità professionali “, potevano l’anno successivo rimanere sempre stagionali. La clausola ha di fatto permesso alla direzione di attivare il meccanismo formale ( anche se illecito) di licenziare ad agosto 08’ le 4 ragazze di palcoscenico e i 6 impiegati/e. A maggio 09’ di tagliare altri 8 ballerini, parliamo di lavoratori a servizio già da tanti anni.

    Abbiamo sostenuto a settembre 08′ la vertenza contro i licenziamenti con una serie di volantini e una conferenza stampa davanti al Piccolo Teatro e sempre a settembre lo sciopero, quello boicottato da Cisl, Uil e Fials. Vi abbiamo criticato perchè dal giorno dopo come previsto, non è stato fatto più nulla dal punto di vista delle mobilitazioni per questi licenziati. Infatti, sono state portate solo da un legale Cgil che tra l’altro le ha fatte perdere e poi ironia della sorte le avete portate mano nella mano da un legale rinomato per essere a contratto della CUB. Per tornare all’integrativo: Il resto dei soldi son serviti a scatenare una guerra sulla divisione della torta. Una guerra per il nulla, perché si sapeva in partenza che senza rinnovo del C.C.N.L nulla è percepibile. Ancor oggi a parte un dovuto anticipo nulla è stato percepito dai lavoratori perchè il rinnovo è fermo ( con questo governo cosa vi aspettavate? )

    Abbiamo per primi denunciato il carattere corporativo e fazioso della Fials (sindacato che raccoglie gran parte di orchestra e coro) con una sfilza di volantini anche nel video Cub. Voi Denunciate la Fials perchè non accettava le scelte dell’assemblea perchè a maggioranza operaia. Ma ha potuto farlo perchè non essendoci le R.S.U. le avete dato la possibilità di far quel che volevano. E sono tre anni che chiediamo in tutte le sedi di indire questo tipo di elezioni, che sanciscono l’inviolabilità dell’assemblea. Ci siamo opposti alla Fials con tutti i mezzi di persuasione possibili anche andando a casa di Dario Fo, che per lo scivolone antioperario a lui attribuito per causa di un giornalista, che strumentalmente aveva usato attraverso un’intervista le sue parole sul Caso Scala, egli si era dopo molte scuse impegnato a cercare di far da paciere. Tentativo fallito, Tè amaro ovviamente. Siamo sempre stati anni luce distanti dalle istanze della Fials ma non abbiamo mai minacciato il suo diritto di sciopero che è un diritto universale. Abbiamo chiesto che la firma dell’integrativo a fine guerra prevedesse la clausola del rientro delle ragazze. Inascoltati. Un esponente della C.U.B. ha evidenziato in video il possibile carattere maliziosamente strumentale in quella guerra volta a depistare i lavoratori su alcuni contenuti pacco dell’accordo. Niente di nuovo e di clamoroso. A maggio convinciamo gran parte dei ballerini in attesa del licenziamento a trovarsi un avvocato dato che le trattative di confederali e Fials prendono una piega a dir poco penosa, e meno male non vien fuori nessun accordo che prevede licenziamenti (anche perchè avevamo denunciato Uil, Cisl e Fials di sputtanarli pubblicamente se lo facevano, la Cgil se ne tira fuori e gli altri la seguono a fatica)

    Ai primi di luglio quando dovevano partire le cause degli stagionali, la Cgil sembra prendere la linea d’attacco che la CUB subito attiva. Invece tira il freno a sorpresa a favore di una trattativa con Lissner il boss. Il 2 luglio il militante Cub diventato a tempo indeterminato da un anno, dopo 25 da precario, ha tentato per questo di denunciare il rischio di ritardo che provocherà questa titubanza a favore di una trattativa che Lissner intende far solo per far ammuina. Viene aggredito. Il dissenso o la critica a questa Cgil è intollerabile. Scivolate fino a comportamenti tristemente stalinisti volti all’epurazione come nell’ultimo volantino, “precario brand.” Rivedetevi il film di guerra full metal jacket quando alla fine dice ”il nemico è dentro di noi”. Forse vi aiuterà. Per la cronaca anche la Uil, vista la moda, si attiva per le cause . Vedremo se vi assumerete la responsabilità politica per questa condotta a dir poco prudente da morire, di trascinar le cause fin oltre la fine dei contratti dei precari ( giugno/ luglio 2010). Come al solito Fials e Cisl in tutto ciò si sono dimostrati assenti per non dir peggio. Inqualificabili. Oggi però deve finir il tempo delle polemiche. Sarebbe tempo sterilmente perduto. E’ giunto il momento di ricompattarsi. Non esistono precari della Cgil della Uil o della Cub o inglesismi al seguito. E’ giunto il momento del " Tutti per uno e uno per tutti " Chi tocca un precario colpisce tutti i lavoratori. Ogni causa di lavoro è la causa di tutti i lavoratori. Ogni vittoria è la vittoria di tutti.

     

      C.U.B.                   Autorganizzati Spettacolo

    9 Ottobre 2009

    FACCIAMO VALERE I TUOI DIRITTI: INSIEME – OLTRE LA CULTURA DEL PROFITTO. AZIONI, NON PAROLE

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 14:09


    CUB: il coraggio di volare – Nella conferenza stampa dell’assemblea promossa dalle organizzazioni dell’industria, della scuola, del credito, del commercio e dei servizi, della sanità, dei postali, degli inquilini e dei pensionati sono stati presentati dal sindacato di base i rimedi per uscire da questa crisi –

    Per il 23 ottobre sciopero generale con manifestazioni a Roma, Milano e Torino.

    Risposta alla iniziativa giudiziaria promossa da Rdb08-10-2009

    Dalle assemblee ai tribunali borghesi la via per un nuovo soggetto sindacale.


    L’ordinanza del tribunale appare sconcertante poiché omette completamente di prendere in considerazione tutti gli argomenti addotti dalla difesa della C.U.B.
    Infatti, il giudice non spende una sola parola né sulla violazione da parte della RdB dell’obbligo di comportamento secondo correttezza e buona fede, né sull’eccezione di inammissibilità della sospensione stante l’avvenuta integrale esecuzione della delibera impugnata, né sulla situazione di conflitto di interessi in cui si trovavano i membri del coordinamento provenienti dalla RdB, e neppure sulla valutazione comparativa dei contrapposti danni che potevano derivare alle parti dall’accoglimento o dal rigetto della richiesta di sospensione.
    La decisione del giudice lascia poi veramente perplessi laddove rileva d’ufficio la presunta nullità della convocazione del coordinamento diramata il 7 aprile 2009 da Tiboni, Montagnoli e Scarinzi; tralasciando ogni considerazione in punto di diritto (e sui contrari precedenti giurisprudenziali ignorati dal giudice), il giudice ha dimenticato il dato essenziale che la convocazione della riunione del coordinamento nazionale è stata decisa dai coordinatori in carica nella loro totalità (al momento non ce ne erano altri).
    Il 7 aprile 2009 i signori Leonardi, Antonini e Fascetti erano ancora autosospesi dalla partecipazione alle riunioni dei sei coordinatori, e tale autosospensione è stata revocata dal coordinamento nazionale della RdB solo il successivo 28 aprile.
    In ogni caso, la vera e profonda abnormità è costituita dall’atteggiamento di Rdb che afferma con entusiasmo che la “sconfitta giudiziaria” – e quindi, nella sostanza, la decisione del giudice – attesterebbe “la totale carenza di prospettiva” della nostra linea sindacale e la corrispondente validità di un’altra linea, e ciò che stride in questo atteggiamento non è solo il fatto che un vizio di forma nella convocazione dell’assemblea non ha, né può avere, nulla a che vedere con i progetti e le strategie di lotta a difesa dei lavoratori, ma il fatto stesso che si possa immaginare che debba essere un giudice, un giudice dello stato borghese preposto ad applicare la legge dello stato borghese, a stabilire quale “prospettiva” sindacale sia più adatta alla situazione politica e agli interessi dei lavoratori, ci provoca un’irritazione persino maggiori rispetto alla contrarietà per un provvedimento giudiziale che riteniamo incongruo e solo apparentemente motivato.
    Perché si è arrivati alla iniziativa giudiziaria da parte di Rdb
    I 3 coordinatori della CUB, espressione di RDB, autosospesi dalla carica da oltre un anno, indicono per maggio 2009 un’assemblea costituente della Cub (come se già non esistesse) con la pretesa che questa, aperta ad altre organizzazioni di base, sia quella propria di questa confederazione, con il chiaro obiettivo di appropriarsi della Cub per affermare il proprio progetto sindacale.
    Così RDB parte a propagandare e poi a realizzare per maggio 2009 l’assemblea di questa “nuova” confederazione, forte del fatto che sulla sua scia si sarebbero mosse alcune frange della CUB.
    Per meglio portare avanti questo disegno necessitava, però, e urgentemente, paralizzare le iniziative messe in atto dagli altri coordinatori di CUB per salvaguardare la vita dell’organizzazione.
    Ed ecco che i 3 coordinatori autosospesi si “dissospendono” non appena i tre coordinatori in carica (al momento non ce ne erano altri e quindi con decisione – checchè ne dirà poi un giudice –  assunta dalla loro totalità!) provvedono a convocare la riunione del coordinamento per organizzare l’assemblea ordinaria della CUB come previsto non solo dallo Statuto, ma anche da precise decisioni  assunte collettivamente nel precedente mese di dicembre.
    Alla riunione del coordinamento, il 6 maggio 2009, intervengono (nonostante il giudice la ritenga mal convocata!) ben 43 componenti del coordinamento su 45.
    I componenti il coordinamento di nomina RDB, in massa:
    – si oppongono alla mozione portata avanti dai coordinatori CUB diretta a fissare per i primi di ottobre 2009 l’assemblea congressuale con contestuale riassegnazione della carica dei sei coordinatori che fino ad allora avevano dimostrato di non saper superare le loro divergenze
    – presentano una loro proposta che prevedeva una sostanziale autocritica da parte di tutto il Coordinamento sulle scelte fino ad allora operate perché non in sintonia con RDB e quindi l’inglobamento della assemblea della CUB nell’assemblea costituente del Nuovo Sindacato indetta, solo dai tre autosospesi coordinatori di area RDB.
    Ovvia la inaccettabilità di quest’ultima proposta; RDB si dimostra indisponibile a fissare una diversa data dell’assemblea e, pertanto, si passa al voto con il risultato che vede la mozione che fissa finalmente una data per l’assemblea ordinaria della CUB, passare con la maggioranza semplice.
    Di lì a poco arriva la diffida, tramite legale, di esponenti RDB rivolta agli altri coordinatori affinché non portino ad esecuzione quella decisioni sul presupposto che, anche per la convocazione dell’assemblea ordinaria, vi sarebbe  la necessità della maggioranza qualificata dei 2/3.
    Non ci vuole un’aquila per capire che una simile iniziativa, trasformatasi poi, addirittura in una azione giudiziaria, non aveva affatto di mira l’interesse della CUB, ma semplicemente quello di coloro che, preferendo evitare un confronto ed un dibattito in sede congressuale, avevano già deciso di procedere nella loro strada con l’obiettivo di disarticolare la CUB, confidando di poterne riassorbire parti in un diverso organismo su cui RDB, ovviamente, manterrà l’egemonia.
    Ed ecco che, per impedire i congressi, prima, di CUB Trasporti e, poi, dell’intera CUB, RDB affida le questioni ai tribunali di questo paese giocando col bilancino sul rispetto delle norme formali.
    Ad agosto i funzionari di RDB hanno, infatti perso, quella volta in silenzio, la loro  causa d’urgenza contro Cub Trasporti. e subito dopo (quanto grande era il loro interesse alla vita di questa organizzazione e quanto strumentale la loro iniziativa!) hanno comunicato la loro fuoriuscita da essa, senza neppure aspettare il giudizio di merito.
    Oggi, strombazzano come vittoria il fatto che, nella seconda causa d’urgenza promossa, questa volta, addirittura per impedire l’effettuazione della Ia IIl Assemblea Nazionale della CUB, un altro giudice avrebbe rinvenuto vizi nelle relative delibere perché non sarebbero state approvate con la maggioranza dei 2/3 da lui ritenuta quella prevista dallo Statuto.
    Questo giudice, senza neppure esaminare se l’interesse di RDB a bloccare il l’Assemblea Nazionale fosse effettivamente meritevole di tutela, ha, così, ritenuto che anche per la semplice convocazione di una assemblea obbligatoria per la nostra confederazione sia necessario raggiungere una maggioranza dei 2/3 dei componenti il coordinamento, una maggioranza, nel nostro caso ovviamente difficile da raggiungere se i 15 componenti il coordinamento di RDB sui 45 complessivi continuano a mantenersi indisponibili a fissare una data per l’assemblea della CUB.
    Ed ecco il risultato così assurdo che sta sotto quanto proclama RDB nei suoi comunicati, sventolando come suo vessillo l’ordinanza del giudice: senza il nostro assenso la CUB non può indire la propria assemblea generale!
    Che tipo di sindacato vuole costruire chi preferisce spostare il terreno del confronto dal piano dell’assemblea a quello dei tribunali borghesi affidando la soluzione delle divergenze proprio agli organi di quello stato che è, oggi più che mai, espressione degli interessi antagonisti alle classi che noi avremmo la pretesa di rappresentare?.

    Milano 6 Ottobre 2009

    Walter Montagnoli – Cosimo Scarinzi – Tiboni P.Giorgio

    5 Ottobre 2009

    Mercato del lavoro. Le nuove prove per le organizzazioni dei lavoratori

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 11:35

    Test Welfare per tutti i sindacati.

    "La difesa dell’occupazione non potrà più passare solamente per la contrattazione. E i governi dovranno tenerne conto " *
    "Un fenomeno che pare inaudito in Europa. Il sindacato, negli Usa, come nei paesi scandinavi e in Australia, mentre contratta si preoccupa anche del welfare, non statale, ma autogestito dal basso. Perché questo è il nuovo orizzonte: la difesa del lavoro non potrà più passare solo per la contrattazione (e qui i sindacati continuano a essere indispensabili), ma anche per la creazione di nuove forme comunitane di welfare che assumeranno anche forme di nuove unità economiche non capitalistiche. Un esempio?…"   Vedi Articolo completo


    di GIULIO SAPELLI Docente di Storia Economica Università di Milano

    Il governo sud coreano annuncia misure eccezionali per frenare la forza delle organizzazioni sindacali. Dopo il grande sciopero generale deI 1989, che spezz per sempre l’immagine di una Corea del Sud patria dei tassi salari, questa volontà è im’assoluta novità nel panoaama mondiale. Ma nel contempo è un’eccezione. In Corea a rappresentare i laoratori e la loro volontà di combattere contro le conseguenze della crisi economica mondiale che solo ora iniziano a preoccuparli veramente, sono i sindacati, grandi organizzazioni che, a imitazione dei loro confratelli giapponesi di prima della seconda guerra mondiale, si sono sviluppati con enorme rapidità.

    Altrove il panorama è diverso. I lavoratori sono -sì frastagliati quanto mai quanto a tipi di lavoro, dimensione d’impresa, età lavorativa, financo quanto a condizione famigliare (i singie , per esempio, sono sempre pi numerosi e quindi piu disposti a] rischio della lotta e dello scibpero, ma anche all’isolamento). Ma altrettanto lo so- no, frastagliati, nelle forme di protesta contro la crisi. Ma tuttavia protestano perché il lavoro umano è melastico rispetto alla crisi: la persona umana non pu essere fisicamente distrutta. Pu essere certamente mutata nella sua capacità e nella sua competenza.

    Ma per cambiare professione, mentalità, luogo di lavoro, occorre tempo, disponibilità estrema al cambiamento, occorrono risorse finanziarie, psicologiche, materiali e immateriali che non sempre sono nell’orizzonte di vita, la profonda e vera vita, dei lavoratori. Per questo essi sono oggi affetti da una sofferenza inaudita, siano o no occupati. Se lo sono temono per il domani, per loro e per le loro famiglie; se sono disoccupati sono distrutti dall’incertezza del futuro e dalla perdita di status. Certo questa tragedia era già nell’aria. Dovevamo prepararci. Viste ora dalla prospettiva della crisi le varie leggi sul lavoro interinale, a tempo, eccetera, che impediscono di farsi una famiglia, financo di realizzare la forza pi potente dell’essere, ossia l’amore, quelle leggi, che non distruggevano fisicamente la persona lavoratrice, ma già la facevano e la fanno moral mente a pezzi, erano Ìe prime nuvole che annunciavano la tempesta del dolore sui lavoratori. Accettate e negoziate dai sindacati in tutto il mondo, i lavoratori, con quelle leggi, rifiutano oggi anche molte delle pratiche sindacali e ne inventano, invece, di nuove.

    I più creativi sono, in tutto il mondo, i sindacati di base dei precari, i giovani, senza famiglia alle spalle, con una visione aperta della società del rischio che fa loro non rifiutare completamente la precarietà. Ma un conto è viverla in tempi di crescita economica e un conto è viverla quando c’è la crisi. Allora i] bicchiere della flessibilità è mezzo vuoto e non mezzo pieno e alla varietà lieta si sovrappone l’angoscia tetra e pericolosa per la salute mentale, prima che per il livello di vita materiale.

    Gli Usa anche in questo caso si dimostrano il paese pi pluralista e migliore del mondo in cui vi è di tutto: si formano nuovi sindacati più combattivi e di base, si organizzano con l’All Cb gli immigrati e i clandestini.

    Un fenomeno che pare inaudito in Europa. Il sindacato, negli Usa, come nei paesi scandinavi e in Australia, mentre contratta si preoccupa anche del welfare, non statale, ma autogestito dal basso. Perché questo è il nuovo orizzonte: la difesa del lavoro non potrà pi passare solo per la contrattazione (e qui i sindacati continuano a essere indispensabili), ma anche per la creazione di nuove forme comunitarie di welfare che assumeranno anche forme di nuove unità economiche non capitalistiche. Un esempio? Le fabbriche autogestite argentine che indicano la giusta via per resistere alla crisi : fai da sé uniti nella lotta e nella costruzione di nuove soggettività attive sui mercati. La difesa dell’occupazione non potrà più passare solamente per la contrattazione. E i governi dovranno tenerne conto *** sono, invece, via per resistere alla crisi.i governi debbono sostenere senza soffocare queste esperienze, invece di attendere sino al giugno del 2010 come farà il G20, per discutere le proposte dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra! Se continueremo nell’indifferenza scoppierà un conflitto diffuso, inedito, che sommergerà molte delle nostre certezze e soprattutto molte delle nostre ignavie.

    Corriere della Sera Economia di lunedì 5 ottobre 2009, pagina 11

    30 Settembre 2009

    INCUBO AMIANTO – THE END ?

    Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 20:38

     

    OGGI 29 SETTEMBRE 09’, dopo molteplici controlli da parte dell’A.S.L. sulla tenuta della camera stagna creata in volta platea e 2° galleria per la bonifica dell’amianto, comincerà lo smaltimento vero e proprio.

    Per noi è un grande giorno frutto di una lunga battaglia che ha visto i lavoratori partecipi. Con la nostra determinazione e l’aiuto dei migliori esperti di ”lotta all’amianto” abbiamo costretto Comune, A.S.L. e Fondazione Scala ad adoperarsi per la nostra salute e quella del pubblico.

    Abbiamo sostenuto L’RLS anche nei momenti più delicati come il 5 agosto 09 nel deserto estivo, quando rispetto alla mancata esecuzione dei lavori di bonifica che dovevano cominciare il 23 luglio, ci siamo rivolti ai nostri legali per intraprendere azioni giudiziarie per mancata tutela della salute dei lavoratori.

    La minaccia di esser trascinati in tribunale e sui giornali per un fatto così grave ha nuovamente creato, come a gennaio nell’episodio che riguardava l’incapsulamento della cupola, il benefico effetto di far muovere i burocrati che nonostante sappiano ben usare l’arma dell’oblio al fine di risparmiare sulla nostra pelle e per non far sapere nulla al pubblico, han dovuto questa volta correre, per recuperare il ritardo accumulato. Ma non abbastanza, per non far chiudere due mesi il Loggione e spendere nell’emergenza e sulle spalle della collettività più di 700.000 € e inventarsi poi una serie di scuse fantasiose e concertate a cui son subito abboccati i media.

    La responsabilità del ritardo è del Comune di Milano e di chi, nella direzione, gli ha fatto credere che i lavoratori avrebbero dimenticato e subìto il problema Amianto, come in tutti questi anni.

    Oggi il nostro impegno è rivolto a risolvere il problema amianto nel deposito di Figino, dove lavora la squadra trasporti, il cui tetto ne è pieno e marcio. Un luogo lontano dalla ribalta del Piermarini ma vicino ai nostri pensieri già dal 29/ 06/09 data in cui informammo con raccomandata la direzione circa la pericolosità da verificare al più presto. Attendiamo ancora risposte scritte.

    Intanto la nostra solidarietà e sostegno va ai comitati di lotta contro l’amianto che attendono da anni lo smaltimento dalle loro case a Milano della sostanza killer da parte del Comune.
                                                                                  
                                                                                           CUB-lnformazione
                                      Confederazione Unitaria di Base
      video di gennaio 2009

    YouTube – Amianto al Teatro alla Scala di Milano
    2 min 36 sec
    www.youtube.com

    ttp://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2009/09/01/la_scala_torna_a_far_parlare_di_se_ora_per_amianto.html

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