Il Sottoscala Per Abbado un Albero in Piazza Scala

30 Aprile 2010

COMUNICATO DEL PRIMO MAGGIO- MAY DAY – LAVORATORI DELLO SPETTACOLO DAL VIVO –

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 02:10

vedi intervista della Cub a lavoratori dello spettacolo- lirica MayDay 2010 - Milano8:50

milano, 1 maggio 2010, il may day may day. 200.000 giovani sfilano cantando e ballando nel giorno del primo

COMUNICATO DEL PRIMO MAGGIO – LAVORATORI DELLO SPETTACOLO DAL VIVO –  
Milano       Movimento Sogno   pulcinella03AutoOrgScala  

Oggi prendiamo la parola con l'identità che spesso non ci viene riconosciuta: quella di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo. Lavoratrici e lavoratori atipici.
L'articolo 4 della nostra Costituzione recita:
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo la propria possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.”
Allora perché questo articolo è sempre più disatteso?
Il lavoro non è un privilegio, è un diritto.

Negli ultimi 15 anni tutti i governi hanno progressivamente tagliato i fondi per la cultura e lo spettacolo, smembrando un tessuto lavorativo e occupazionale importante che comprende più di 200.000 lavoratori.

La cultura non soltanto produce ricchezza e lavoro: è patrimonio collettivo e insieme investimento per il futuro, soprattutto in tempi di crisi. L'accesso alla cultura e al sapere è un diritto inalienabile del cittadino.
(I continui tagli al F.U.S. – il Fondo Unico per lo Spettacolo – hanno messo in ginocchio teatri pubblici e privati, produzioni cinematografiche, piccole compagnie.)
La nostra Nazione investe in cultura meno del 0,3% del PIL. Una delle ultima posizioni tra i paesi europei.

Come lavoratori dello spettacolo chiediamo che ci venga riconosciuta una dignità attraverso adeguate garanzie sociali, che vengano adottate efficaci misure di sostegno al reddito per una professione che ha una natura intermittente e precaria, che si seguano le indicazioni dell'UNESCO per la tutela degli artisti dal vivo e delle loro opere, che si approvi una Legge per lo spettacolo dal vivo in grado di tutelare tutto il settore e non solo gli interessi imprenditoriali.
La cultura è un investimento, non uno spreco. Occorrono riforme del finanziamento pubblico che si basino su criteri di trasparenza, sulla valorizzazione delle
competenze e dei saperi e che riconoscano l'importanza delle tante realtà artistiche indipendenti. È tempo di un ricambio generazionale. É tempo di partecipare, di immaginare; è tempo di scegliere. Vi chiediamo di pensare a questa battaglia come a una vostra battaglia.

 Zeropuntotre Sogno Milano / Autorganizzati Teatro alla Scala.                   Milano 30-4-10 Milano 1 MAGGIO 2010 corteo. may day may day !

29 Aprile 2010

Lavoratoriscala verso il MayDay 2010!!!

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 08:18

 LAVORATORISCALA  May Day ELISSE  Mimi e attori, registi, sarte teatrali, musicisti, figuranti, tecnici, ballerini e cantanti, hanno deciso di auto rappresentarsi insieme in questa May Day 2010. Un'alleanza fruttuosa, creativa e dinamica con i lavoratori dello spettacolo dal vivo che comincia oggi, con questo carro, ma si propone di continuare per Azzerare il Decreto legge delle Fondazioni Liriche Sinfoniche. Vogliamo il reintegro immediato del F.U.S. (Fondo Unico dello Spettacolo) a un livello di paese civile che superi il triste primato del solo 0,3%.
Euromayday Parade. Primo maggio 2010. Milano, porta Ticinese, h 15   
Italy EuroMayday 

 Milano      Movimento Sogno    pulcinella03AutoOrgScala
 

LAVORATORI DELLO SPETTACOLO DAL VIVO 
                    INSIEME ALLA MAY DAY 2010 NEL PAESE SENZA QUALITA'
 

Mimi e attori, registi e sarte teatrali, musicisti, figuranti, tecnici ballerini e cantanti, hanno deciso di auto rappresentarsi insieme in questa May Day 2010.
 
Un'alleanza fruttuosa, creativa e dinamica che comincia oggi, con questo carro, ma si propone di continuare. Partiamo da qui, denunciando insieme la vergogna di questa Italia cialtrona di velinari e star televisive, di spettacoli indegni che piallano il cervello delle persone, inseguite da un'informazione impazzita che sbatte in prima pagina la vacanza del cantante e si dimentica della realtà.
 
Gli obiettivi del movimento, sono di creare un contenitore per informare, mettere a confronto e far discutere i lavoratori dello spettacolo. Oggi ci battiamo perché non sia approvata la Legge Quadro Carlucci- De Biasi senza le modifiche necessarie dall'attuale governo. Per quanto riguarda il Decreto legge delle Fondazioni Liriche Sinfoniche, chiediamo che sia azzerato sia per l’anticostituzionalità in alcune sue parti sia perché prende ad accettate il mondo del lavoro delle fondazioni che deve esser valorizzato mentre per nulla si occupa di metter limiti all’arroganza e ai costi esorbitanti delle agenzie monopoliste degli artisti e alle cricche baronali di stato, capitanate dal super commissario Nastasi.
Vogliamo il reintegro immediato del F.U.S. (Fondo Unico dello Spettacolo)a un livello di paese civile che superi il triste primato del solo 0,3%

 

Vogliamo volare alto, molto oltre tutto questo ciarpame. Ipotizziamo percorsi politici, creativi e conflittuali collettivamente condivisi. Più della sofferenza è l'immaginazione a tenere uniti. Sempre.
 
 
Lavoratori dello spettacolo dal vivo  Zeropuntre Sogno Milano /Autorganizzati Teatro alla Scala.

28 Aprile 2010

Fondazioni liriche: Napolitano, chiarimenti. Presidente ancora non firma, ok impegno Bondi su parti.

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                                    Fondazioni liriche: Napolitano, richiesta di chiarimento.  
   
    Presidente ancora non firma, ok impegno Bondi su parti



28 aprile, 21:26 (ANSA) – ROMA – Il Presidente della Repubblica ha sottoposto al ministro Bondi richieste di chiarimento sul testo del Dl sulle fondazioni liriche.Il Dl era stato inviato per l'emanazione agli uffici della Presidenza nella tarda serata di venerdi' 23 aprile. Il Capo dello Stato ha preso atto positivamente dell'impegno del Ministro a incontrare sollecitamente le organizzazioni sindacali ed a prestare la massima attenzione alle preoccupazioni emerse e alle proposte dei gruppi parlamentari.

Il Maggio sfila in corteo, Mehta dirige
Un corteo di circa 300 lavoratori del Teatro Comunale ha attraversato le strade e le piazze della città diretti dal maestro Zubin Mehta.

Manifestazione dei lavoratori del Teatro Comunale di Firenze e corteo fino a Piazza Signoria e incontro con il Maestro Zubin Mehta  Manifestazione dei lavoratori del Teatro Comunale di Firenze e corteo fino a Piazza Signoria e incontro con il Maestro Zubin Mehta   GUARDA LE IMMAGINI

Decreto legge Fondazioni Lirico Sinfoniche Premessa – Analisi- Conclusioni

Filed under: Uncategorized — Tag: , , — Lavoratoriscala @ 01:54

Analisi Decreto Fond liriche sinfoniche maggio10  Premessa – Analisi- Conclusioni
Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 aprile 2010 e le fondazioni lirico-sinfoniche.   da Paolo C.
 

corrieredibologna.corriere.it

27/04/2010 – I lavoratori contestano la riforma delle fondazioni liriche

imaie.jpgGoverno ritiri decreto su nuova Imaie
28 APRILE 2010 – Secondo i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che hanno incontrato i commissari liquidatori dell'Imaie, l'istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti.

24 Aprile 2010

Scala, scontri fra agenti e lavoratori del teatro

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 19:44

Milano, tensione davanti alla Scala, scontri fra agenti e lavoratori del teatro.

Gli incidenti durante la protesta contro il taglio dei finanziamenti allo spettacolo.

All'interno del teatro la cerimonia per il 25 Aprile con Napolitano e Berlusconi. 

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Momenti di tensione e qualche manganellata in via Filodrammatici, a Milano, fra un gruppo di lavoratori della Scala e il cordone di agenti di polizia in tenuta antisommossa per la visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla presenza del premier Silvio Berlusconi. I lavoratori, che protestano contro il taglio dei finanziamenti allo spettacolo, hanno tentato di sfondare il cordone a pochi metri da piazza della Scala, dove era in corso la cerimonia di celebrazione del 25 Aprile organizzata dall'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani.

I dimostranti, un piccolo gruppo che si è staccato da quello più numeroso di fronte a Palazzo Marino, dove è stato esposto lo striscione con la scritta "no al decreto infame, via i banditi", sventolavano spartiti di musica in segno di protesta. La tensione è durata pochi minuti.                       

da repubblica.it milano

LE PROTESTE – Urla di protesta si sono sentite dalle quinte del Teatro alla Scala mentre Napolitano stava leggendo il suo discorso all'interno del Teatro: «Non firmare, non firmare», hanno gridato i lavoratori della Scala, subito dopo avergli dedicato un lungo applauso, alludendo al decreto sulle Fondazioni liriche contro il quale protestano da mesi. Tensioni in piazza Scala, dove nel pomeriggio si sono fronteggiati un centinaio di lavoratori del teatro e gli agenti della polizia. Inizialmente i manifestanti hanno provato a mostrare uno striscione a pochi passi dal teatro milanese, poi sono stati invitati dagli agenti ad allontanarsi e si sono spostati dal lato di Palazzo Marino, sede del Comune, dove sono stati bloccati da altri agenti in tenuta antisommossa. Diversi gli spintoni tra poliziotti e lavoratori, ai quali è stato impedito di raggiungere il centro della piazza. Tra i manifestanti anche alcuni orchestrali che hanno abbozzato un'aria di Astor Piazzolla, mentre alcuni componenti del coro hanno cantato il «Va pensiero». In piazza anche Piero Ricca, a cui è stato sequestrato il megafono

 24 aprile             da  corriere .it 
 

23 Aprile 2010

Protesta dei lavoratori della Scala e dello Spettacolo

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:39

Sabato 24 Aprile alle ore 16 é nata una protesta dei lavoratori della Scala e dello Spettacolo contro il decreto di riforma del settore.

Manifesteremmo in concomitanza alla cerimonia del 25 aprile organizzata dall'Anpi e dal Comune di Milano alla Scala dove sarà presente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Le celebrazioni del 24 alla Scala dureranno in tutto un'ora. Il capo dello Stato sarà accolto alle 17 in teatro dall'inno di Mameli. Dal palco parleranno il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e il presidente dell'Anpi milanese, Carlo Smuraglia. Concluderà la celebrazione il presidente della Repubblica. In platea, insieme con Silvio Berlusconi, ci saranno il presidente della regione, Roberto Formigoni, e il presidente della Provincia, Guido Podestà.

 Un'occasione così e imperdibile!        Venite tutti/e*              fate girare

                                              23042010743  foto assemblea di oggi

Comunicato Cub Alla Scala – No al decreto di riforma delle Fond. lirico Sinfoniche

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 19:20
     Decreto del Governo e C.D.A.? No grazie!       logo CUB

Il decreto Bondi vuole in sintesi smantellare le Fondazione Liriche Sinfoniche.

In questo contesto il nostro Sovrintendente promuove ed è subito accolto dal "poeta ministro" il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”.
Dietro la parola”autonomia” si nasconde un progetto per indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell’integrativo impoverito per non dire derubato e messo in discussione nella normativa.
Di vendetta bisogna parlare invece quando questi"riformatori" vanno a colpire i professori d’orchestra.
IL corpo di ballo cui verrà anticipata la possibilità di andare in pensione otterrà nei fatti solo la pensione sociale. Vengono decurtate addirittura le diarie delle tournè.

Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"vuoti, servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori che esprimono le intenzioni del governo di dismettere la lirica il teatro e la cultura dagli interessi di Stato.

Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta per la vita di un paese civile, si accanisce contro i lavoratori in particolare quelli precari (azzeramento graduatorie di anzianità e stop del turn over) e verso coloro tra questi ovvero tutti gli scaligeri che intendono ricorrere alla giustizia per ottenere il legittimo riconoscimento del rapporto a tempo indeterminato .

Di questa morsa a danno dei lavoratori Il CDA della Scala è” co-regista”del governo e viene fuori latente la sua volontà finale di privatizzare la Scala (Il curriculum di Ermolli ad esempio è famoso per come ha trasformato l'Alitalia ). Il CDA è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che il governo ha riempito di miliardi per coprire i buchi delle loro speculazioni finanziarie ma nulla ha mai detto o fatto contro i tagli al FUS.

Oltre all'azzeramento di questo decreto legge chiediamo le dimissioni del CDA scaligero perché palesemente in contrasto con gli interessi del Teatro più importante del mondo.
                                                                                  
                                                                                 La Cultura fa Paura

                                                                                          Cub Scala

21 Aprile 2010

Schema di decreto legge recanti disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali- Settore Lirico Sinfonico

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 19:12

schema di decreto disposizioni urgenti in materia di spettacolo
 schema di decreto

Dati Fondazioni Lirico-Sinfoniche
(documento in formato pdf,peso413Kb)

Il decreto al Quirinale. Apportate modifiche. Bilanci fondazioni on line

21 APRILE 2010 – E' stato trasmesso nel tardo pomeriggio di ieri al Quirinale il decreto di riforma delle fondazioni liriche che potrebbe essere firmato oggi dal capo dello Stato. Intanto, il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi annuncia che da oggi saranno on line sul sito del ministero i dati economici delle 14 fondazioni italiane, "dati – dice il ministro – che i cittadini devono conoscere per rendersi conto dell'urgenza e della opportunità del provvedimento".

Modifiche anche importanti al testo del decreto sarebbero state apportate sia nel corso del consiglio dei ministri di venerdì 16 aprile, che lo ha aprovato, sia successivamente, dagli uffici della presidenza del consiglio e dei ministeri dell'Economia e dei Beni culturali, su disposizione dello stesso Cdm .

L'attuale decreto si comporrebbe di sette articoli, "molto più stringente", viene fatto notare, rispetto a tante precedenti versioni. Il testo è diviso in più argomenti, tra i quali le disposizioni in materia di personale, quelle che riguardano le attività culturali, il riordino dell'Imaie, e la normativa specificamente relativa al riordino generale del settore lirico sinfonico.

Nell'ultimo testo non sarebbero previste situazioni particolari per la Scala  e Santa Cecilia, allo scopo di superare le polemiche sorte intorno alle "classifiche" tra le fondazioni. Resterebbe invece immodificata la l'età pensionabile dei ballerini, che il decreto fissa per uomini e donne al compimento dei 45 anni d'eta. Nel testo ci sarebbero anche nuove procedure per arrivare ad un contratto nazionale di lavoro del settore in tempi brevi, demandando la trattativa all'Aran. Sarebbero inoltre previste decurtazioni sugli integrativi e norme restrittive sull'esclusività delle prestazioni.

"Più lo leggiamo questo decreto e più vediamo che si tratta di un provvedimento parziale che non ha un profilo riformatore ed è solo un accanimento rispetto all'elemento lavoro", commenta per la Cgil Silvano Conti, che fa riferimento a uno dei testi non ufficiali che girano in questi giorni.

Proprio su questo clima di incertezza è intervenuto il deputato Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, che ha chiesto alla presidente della commissione cultura della Camera, Valentina Aprea, di intervenire con il governo perché faccia conoscere alle Camere il testo ufficiale del provvedimento. 

16 Aprile 2010

Decreto legge di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche- Sindacati, se passa il decreto sciopero a oltranza

Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 18:14

Sindacati, sciopero a oltranza se passa decreto sulle fondazioni

19 APRILE 2010 – Sindacati delle fondazioni liriche pronti allo sciopero ad oltranza contro il decreto di riforma Bondi per il settore varato venerdì dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe essere sottoposto domani alla firma del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. "Confidiamo nel presidente della Repubblica, speriamo che non firmi il provvedimento", spiega Silvano Conti della Cgil di settore al termine del coordinamento nazionale riunito oggi a Milano per decidere il da farsi.

Ma se così non sarà, aggiunge, nei circa 60 giorni necessari per la promulgazione del decreto in legge, "ci saranno scioperi senza soluzione di continuità in tutte le fondazioni in concomitanza con gli spettacoli programmati".

Riuniti a Milano, i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Fials, che rappresentano circa il 60% dei 5-6000 dipendenti delle 14 fondazioni lirico sinfoniche italiane, hanno definito il decreto un "provvedimento improprio e discutibile sul piano della legittimità" . 

Tutino, Anfols, fondazioni al collasso. Un intervento era necessario

19 APRILE 2010 – "Quello che abbiamo più volte detto – dichiara Marco Tutino (foto), sovrintendente del Comunale di Bologna e presidente dell'Anfols – è che la situazione generale delle fondazioni liriche era al collasso e che ci voleva un intervento che mettesse in grado i sovrintendenti di gestire i teatri e di renderli compatibili con la realtà economica". "Mi auguro che sia accaduto proprio questo", aggiunge Tutino, precisando di non conoscere ancora il testo del provvedimento. 

Riguardo alla razionalizzazione del sistema di finanziamento statale dello spettacolo dal vivo, che sarebbe contenuta nel decreto di riforma, Tutino ha detto: "Credo che si faccia riferimento ai criteri di riparto del Fus, finora legati ad aspetti del passato, del tutto anacronistici, mentre bisognerebbe invece premiare le aperture di sipario e la qualità degli spettacoli. Se il decreto va in questa direzione, era ora. Sono anni che chiediamo di premiare la gestione dei teatri. Mi auguro che finalmente  si premino i teatri virtuosi".

Bondi, no a fondazioni di serie A e B. Critiche da sindaci, Cgil e Pd

19 APRILE 2010 – Tra le fondazioni liriche non ci saranno  nè quelle di serie A nè quelle di serie B. Lo dichiara il ministro Sandro Bondi , ricordando che nel testo del decreto legge  di riforma approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, e che sarà sottoposto in settimana al capo dello Stato Napolitano, "non ci saranno graduatorie né declassamenti". Bondi risponde così alle preoccupazioni espresse da alcuni sindaci di città sede di fondazioni, Renzi di Firenze, Iervolino di Napoli e Vincenzi di Genova. Positivi invece i giudizi del sindaco di Milano, Moratti, e di quello di Palermo, Cammarata.


Crirtiche dai parlamentari del Pd Vincenzo Vita, Andrea Marcucci, Emilia De Biasi, Matteo Orfini, che definiscono il decreto "assurdo", fatto "di tagli e di idee confuse", e lo bocciano "per la forma e per il contenuto", aggiungendo che "ancora non si capisce" se è un vero decreto legge o una intenzione di Bondi "da verificare chi sa con chi". Per gli esponenti Pd "si stravolge la contrattazione decentrata, si blocca il turnover, si sposta età pensionabile, si decurtano i già miseri finanziamenti di un già misero e residuale fondo dello spettacolo". Inoltre, "s'impone la diarchia Milano-Roma, quasi che l'Italia federalista sia solo una grida della domenica di Umberto Bossi". I rappresentanti del Pd chiedono anche di sapere "che ne è degli altri punti evocati proprio da Bondi in Senato. Vale a dire: Imaie, Cinecittà, tax credit e tax shelter". 

"Se la riforma delle fondazioni liriche che è stata approvata dal Consiglio dei ministri toccherà "prerogative delle parti sociali" come la contrattazione, il blocco del turn over o la riduzione del 50% del trattamento economico aggiuntivo, i sindacati sono pronti a una "reazione dura".    "La nostra risposta – ha detto il coordinatore nazionale Cultura Cgil Silvano Conti – arriverà alle forme più estreme fino all'occupazione dei teatri".

"Abbiamo preparato e approvato un decreto verità – commenta il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, per il quale "tutti conoscevano l'entità del debito che ormai pesa sui bilanci del maggior numero delle fondazioni liriche-sinfoniche, ma nessuno dimostrava sufficiente coraggio di trarne le dovute e logiche conseguenze. Il ministro Bondi ha avuto il merito di dimostrare questo coraggio". Il sottodegratrio aggiunge: "Siamo disponibili a promuovere con tutte le forze politiche un confronto aperto ma sopratutto  realistico e concreto".

Il Coordinamento Nazionale Unitario dei Teatri Lirici (14 delegati per organizzazione più le strutture territoriali interessate) si terrà a Milano il giorno 19 Aprile presso la Camera del Lavoro alle ore 11.00

16 APRILE 2010 – Il ministro per i Beni e le Attività culturali, Sandro Bondi , esprime la propria soddisfazione per l’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri di oggi, del decreto legge di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche, "primo passo di un percorso che porterà a una gestione più efficiente ed efficace di queste importanti istituzioni culturali, razionalizzandone le spese e favorendo, oltre alla produttività del settore, la crescita qualitativa delle produzioni".

Il ministro, dichiara in un comunicato che "intende riordinare l’intero settore – dopo il sostanziale fallimento della precedente riforma del 1996 – prevedendo, finalmente, la razionalizzazione dell’organizzazione e del funzionamento delle fondazioni liriche, l’incentivazione dell’apporto di capitali privati e la possibilità di riconoscere diversi gradi di autonomia delle fondazioni a partire dal Teatro alla Scala di Milano e dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.–br– Il provvedimento affronta i principali nodi di una situazione difficile, che negli ultimi anni ha portato al commissariamento di 5 delle 14 fondazioni liriche. Infatti a tali istituzioni è assegnato il 47% del Fondo Unico per lo Spettacolo, destinato per intero a coprire i costi dei dipendenti. Le spese per il personale, che assorbono circa il 70% del finanziamento pubblico agli enti lirici e hanno raggiunto un valore economico superiore al solo finanziamento statale, costituiscono un serio pericolo per la sopravvivenza di tali enti".

"Pertanto – prosegue il comunicato di Bondi – il provvedimento prevede che il contratto collettivo nazionale di lavoro, in attesa di rinnovo da anni, venga sottoscritto con le associazioni sindacali maggiormente rappresentative anche attraverso l’ARAN, per poi essere sottoposto al controllo della Corte dei Conti. All’approvazione del nuovo contratto collettivo nazionale sono subordinati i rinnovi dei contratti integrativi aziendali del personale di ogni singola Fondazione, in modo da evitare distorsioni di questo importante strumento. Inoltre il provvedimento attribuisce carattere di esclusività al rapporto di lavoro dei dipendenti delle Fondazioni liriche, che potranno svolgere attività autonome solo nei limiti e con le modalità previsti dal nuovo contratto collettivo di lavoro. Vengono introdotte norme rigorose sul turn over dei dipendenti e regole nuove per le assunzioni e per la tipologia dei contratti di lavoro utilizzabili nonché in tema di trasparenza nelle graduatorie di accesso al lavoro".

"Al fine di avviare una rigorosa riforma del sistema di finanziamento allo spettacolo dal vivo – conclude il comunicato – il ministro, inoltre, rideterminerà i criteri selettivi di assegnazione e di liquidazione dei contributi alle attività di spettacolo dal vivo, tenendo conto della quantità e della qualità della produzione svolta dalle singole istituzioni, della loro regolarità gestionale e del successo di pubblico".

Lirica: Tutino (Anfols), mai venuta meno la disponibilità al confronto.

16 APRILE 2010 – “L’ANFOLS, associazione delle Fondazioni liriche e sinfoniche, esprime grande preoccupazione e sconcerto per le dichiarazioni delle Organizzazioni Sindacali e per l’interruzione del tavolo di trattative per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro. In un comunicato, le OO.SS. dichiarano lo stato di agitazione e riportano fatti e valutazioni che non corrispondono in alcuna maniera al reale svolgimento del tavolo negoziale, minacciando inoltre di mettere in atto azioni irresponsabili quanto illegali come l’occupazione dei teatri”. Così dichiara Marco Tutino (foto), presidente dell’Anfols.

“Ribadiamo – continua Tutino – che ANFOLS non è mai venuta meno alla disponibilità al confronto ma anzi ha consegnato alle OO.SS., ormai da tempo, delle dettagliate e articolate proposte di modifica contrattuale in forma scritta. Purtroppo, nessun riscontro sul merito di queste proposte di rinnovamento è mai giunto dalle OO.SS. che hanno invece dimostrato di non aver mai avuto nessuna volontà concreta di aprire alcuna discussione sulle proposte avanzate”.

“Vi è stata altresì da parte sindacale la reiterata richiesta di risolvere la questione salariale in via preventiva e disgiunta dalla parte normativa, che seppur giudicata legittima in sé, non può in alcun modo essere affrontata separatamente da quella revisione degli istituti normativi che è condizione essenziale per assicurare un futuro ai teatri lirici italiani”.

“In merito inoltre al più volte annunciato provvedimento legislativo da parte del governo, del quale non conosciamo il contenuto e l’eventuale promulgazione, ANFOLS ha sempre ricordato la necessità di arrivare comunque e al più presto a un accordo tra le parti proprio per dimostrare l’autonomia, la legittimità e la volontà di trattenere nell’ambito del nostro tavolo negoziale le questioni sul rinnovo del CCNL”.

“L’ANFOLS ritiene gravissimo, irrispettoso e provocatorio il riferimento a una presunta crisi di autonomia e titolarità interna all’ANFOLS stessa, respingendo con forza ogni tentativo di delegittimazione dell’interlocutore, frutto invece della incapacità delle OO.SS. di frenare anacronistiche spinte corporative che continuano a danneggiare tutto il sistema dei teatri italiani”.

“Auspichiamo – conclude Tutino – che si possano al più presto ricondurre le problematiche interne al rinnovo del CCNL a un confronto civile e intelligente, che si svolga nella volontà comune di arginare il pericolo di azzeramento di gran parte delle nostre attività e che possa contribuire a ridisegnare un futuro del settore compatibile con i mutamenti socio-economici del nostro tempo”.  

13 Aprile 2010

Lavoratori dello Spettacolo – 0.3 Milano e Movimento Sogno

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 11:23

Continua il lavoro dei due gruppi (attori/tecnici e teatri) sulla legge quadro, che si incontreranno a Milano

GIOVEDI 15 APRILE 2010 ORE 11.30 AL TEATRO DELLA CONTRADDIZIONE (via privata della braida, Porta romana M3

IL PRIMO ARGOMENTO ALL’ORDINE DEL GIORNO SARA’ PRENDERE UNA DECISIONE RIGUARDO ALL’EVENTUALE UNIONE DEI DUE GRUPPI 0.3 E MOVIMENTO SOGNO. I pro sono la maggiore efficienza di un gruppo unico nella gestione dei compiti e dei ruoli e nei confronti della visibilità esterna, i contro la difficoltà della gestione di un movimento unico più grosso e l’effettiva rappresentanza nei confronti dei singoli. E’ IMPORTANTE QUINDI IL CONTRIBUTO DI OGNUNO, SONO ACCETTATE DELEGHE DI VOTO PER CHI NON POTRA’ VENIRE GIOVEDI 15 APRILE, ANCHE INVIANDO UNA MAIL IN RISPOSTA A QUESTA ALL’INDIRIZZO 0.3.milano@gmail.com.

Altri argomenti all’ordine del giorno:
– aggiornamenti sul lavoro sulla legge quadro dei due gruppi
– aggiornamenti sulle date degli incontri con majorino e albori
– aggiornamenti su intervento 1 maggio

si è confermata la volontà di incontrare Pierfrancesco Majorino (Capogruppo PD consigliere comunale), con focus sul bilancio comunale, anche sull’onda delle ultime dichiarazioni riguardo al al taglio e al reinvestimento di alcuni fondi dell’Assessorato alla Cultura: parteciperanno Tommaso Amodio (teatro filodrammatici), Marco Linzi (teatro della contraddizione), Michele Maccagno, Federica Fracassi (Teatro i), Massimo De Vita (Teatro Officina)

– si sta valutando la possibilità dell’organizzazione di una festa a Milano e una a Roma per raccogliere firme per la nostra causa, terminati questi appuntamenti istituzionali si verificherà la fattibilità; se qualcuno avesse già idee o possibilità le potrà proporre alla prossima riunione.

per il primo maggio  a milano è previsto il May Day, una sfilata di camion di protesta.
Stiamo cercando di organizzarne uno insieme ai lavoratori della Scala e alla Paolo Grassi, su loro invito. E’ sicuramente un’occasione di visibilità. E’ prevista per domenica 11 aprile una riunione organizzativa con i lavoratori della Scala via pichi  9 alle ore 14.00.

Qualcuno riesce a partecipare per poi riportare alla riunione di giovedi?

a presto,
grazie  –Gruppo 0.3 Milano

9 Aprile 2010

Due giorni di preparazione della Mayday 2010 Sabato 10 e domenica 11 aprile, a Milano al San Precario Space

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:41

Due giorni di preparazione della Mayday 2010

    Mayday mayday!

Sabato 10 e domenica 11 aprile, a Milano al San Precario Space, via Pichi 3
due giorni di preparazione della Mayday2010

Sabato 10, ore 14
Workshop del percorso Transgender per una Mayday contro la violenza di genere. Ci ri-troviamo per preparare la campagna di comunicazione e le pratiche contro sessismo e violenza che caratterizzeranno la Mayday di quest’anno

Domenica 11, ore 14
La seconda assemblea verso la Mayday del primo maggio 2010. Dopo la partecipatissima assemblea del 30 marzo ci ritroviamo per discutere gli aspetti organizzativi – carri, TIR e pedalò – e quelli politici della Mayday. Partecipate gente partecipate! Altre info su http://italy.euromayday.org, www.precaria.org, Facebook, ecc ecc…

Precarie, migranti, cassintegrati, creative, operai, hacker, partiteiva, studenti, commesse, giornaliste, disoccupati, resistenti di ogni forma e colore. Dai call center, dalle fabbriche, dalla rete, dalle università, dalle catene commerciali scendiamo nelle strade gridando Mayday! Mayday! Reclamiamo i nostri diritti! Il primo maggio si avvicina.

La festa dei precari e delle precarie sta per invadere per la decima volta le strade d’Europa.
Il 2010 è l’anno della decima Mayday, e decine di migliaia di persone torneranno nelle strade di Milano e delle altre città della rete Euromayday, per mostrare l’orgoglio e la rabbia precarie. La crisi ha colpito duro ed è stata usata da imprese e datori di lavoro per svendere, ristrutturare e speculare. In molti i casi i lavoratori e le lavoratrici si sono opposti e le lotte hanno agitato i territori e i luoghi della produzione.

Quest’anno la Mayday deve incarnare le diverse anime dei conflitti e parlare con la voce delle rivendicazioni necessarie e possibili. La politica ha abbandonato ormai del tutto i problemi del lavoro e dei diritti ma noi continuiamo, ostinate, a reclamare nuovi diritti per tutti e tutte, nativi o migranti, per le generazioni precarie, gli operai, e per quei lavoratori che sono diventati precari nei fatti: cassintegrati, licenziate, esternalizzate, delocalizzati.

Chiediamo continuità di reddito di fronte a contratti sempre più brevi e meno generosi. Reclamiamo i soldi che le aziende, avide e bastarde,b continuano a sottrarci. Chiediamo cittadinanza per i migranti. E non possiamo più fare a meno dell’accesso ai servizi: dalla scuola pubblica di qualità, alla mobilità, ai saperi, fino ai diritti che non è più possibile legare solo al contratto a tempo indeterminato, come ferie pagate, pensione, malattia, maternità. Vogliamo un nuovo sistema di diritti, un welfare adatto alle nostre vite!

Infine, dopo la violenza di genere accaduta il primo maggio del 2009, vogliamo portare nella Mayday il percorso di riflessione Transgender, che si è incontrato in novembre a Milano e in marzo a Bologna. Pensiamo che i luoghi della nostra gioia e della nostra rabbia debbano essere immuni da discriminazione e violenza di genere. La piazza del primo maggio precario deve essere un luogo in cui il machismo non ha cittadinanza, in cui praticare una cultura opposta a quella di questa Italia maschilista come non mai.

Per discutere di questi temi, elaborare un appello comune, confrontare idee e sensibilità, per decidere una piattaforma per la Mayday e cominciare a parlare degli aspetti organizzativi, chiamiamo tutti e tutte a partecipare al percorso verso il primo maggio.

Domenica 11 aprile alle 14, al San Precario Space di via Pichi 3, a Milano
http://italy.euromayday.org – info@sanprecario.info

7 Aprile 2010

Lavoratori: a quale santo rivolgersi? di Renato Fioretti + Intervista all’avvocato Medina sull’imposizione dell’arbitrato

Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 07:45

Il 3 marzo, con la definitiva approvazione al Senato del disegno di legge 1167-B, si è compiuto l’ultimo atto, in ordine di tempo, di un’opera di demolizione della nozione di diritto del lavoro che, nel corso del precedente secolo, si era affermata nel nostro Paese.
Il IV governo Berlusconi ha, ormai, concretizzato buona parte di quanto già previsto dal famigerato “Libro bianco” dell’ottobre 2001!
Il “salto di qualità” di coloro i quali, nel 1994, erano considerati “dilettanti allo sbaraglio” e nel 2002 – all’epoca dello scontro frontale con la Cgil sull’art. 18 dello Statuto – poco più che “maldestri avventurieri”, si è compiutamente realizzato.
D’altra parte, solo i distratti “per vocazione” e gli ottimisti “a contratto” avrebbero potuto sostenere che la promulgazione della legge 30/03 (e del suo decreto applicativo 276/03) rappresentasse il punto di arrivo della profonda e radicale controriforma imposta da Berlusconi & c.
Rinviando però ad altra occasione un articolato commento alle norme previste dal ddl, in questa sede mi preme fare alcune considerazioni rispetto alla discussione parlamentare che ha preceduto la definitiva approvazione del testo. Con particolare riguardo alla posizione assunta dal maggior partito di opposizione.
In questo senso, è sufficiente (e ampiamente istruttivo) riportare le dichiarazioni di voto di Pietro Ichino, in nome e per conto del gruppo Pd al Senato.
Infatti, il loro contenuto denuncia, in sostanza, la sconfortante superficialità con la quale il Pd ha contrastato un disegno di legge che insigni giuristi ed economisti – tra i quali, lo stesso Tiziano Treu – non hanno esitato a definire una vera e propria controriforma del diritto del lavoro; più grave e incisiva di quella operata attraverso la legge 30/03 ed il decreto legislativo 276/03.
La prima, significativa, considerazione Ichino la esprime rispetto alla possibilità di consentire clausole compromissorie, pattuite a livello individuale, nel contratto sottoposto a certificazione.
A suo parere, tali norme – dando per scontato che i datori di lavoro seri non vi ricorreranno – finiranno (semplicemente) per offrire “a qualche faccendiere” la possibilità di “lucrare qualche rendita in più”.
Possibile che gli sfugga completamente la pericolosità sociale di una disposizione che sottrae alla giurisdizione ordinaria la tutela dei diritti dei lavoratori?
E’ comprensibile che il più quotato e ascoltato esperto del Pd, almeno in materia di legislazione del lavoro, non abbia nulla da obiettare rispetto alla previsione di clausole compromissorie inserite all’atto della stipulazione del contratto individuale di lavoro, quando l’aspirante lavoratore si trova in posizione di oggettiva inferiorità e assoluta arrendevolezza nei confronti del suo potenziale datore di lavoro?

Come non dubitare della qualità di un’opposizione parlamentare che attraverso il suo più quotato esperto paventa, nel terzo comma dell’art. 30, un’estensione della discrezionalità del giudice – con conseguente espropriazione dei diritti delle aziende – laddove, invece, giuristi ed economisti di chiara fama denunciano un ulteriore, oggettivo, limite alla discrezionalità dello stesso che – contrariamente a quanto avviene oggi – dovrà, addirittura, tenere conto delle “tipizzazioni” di giusta causa e di giustificato motivo stipulate dai sindacati ovvero nei contratti individuali?
Tra l’altro, a questo riguardo, come non restare perplessi di fronte ad una dichiarazione di voto che non ritiene di stigmatizzare il sostanziale “aggiramento” delle tutele garantite dall’art. 18 dello statuto?
A quale santo votarsi quando Ichino dimostra di non capire – o, peggio, se finge di non capire – quanto previsto in merito alla sanzione comminata alle aziende in caso di conversione (giudiziale) di rapporti a termine in rapporti a tempo indeterminato?
Perché contestare alla maggioranza la (inverosimile) intenzione di voler sommare alla vecchia sanzione reintegratoria un’ulteriore sanzione indennitaria che, a suo dire, tra l’altro, creerebbe delle voragini in molti bilanci aziendali, quando è chiaro a tutti che questa norma tende unicamente a porre un limite – quasi si volesse “forfetizzare” il danno – ai risarcimenti previsti dalla previgente normativa?
Dobbiamo ritenere che il senatore Ichino non sappia che, grazie alla normativa antecedente il suddetto ddl, il lavoratore aveva titolo al risarcimento dalla data del licenziamento alla data della pronuncia?
In questo senso, eventuali dubbi sarebbero superati dal fatto che al comma 7 dell’art. 32, è previsto che le nuove disposizioni si applicano per tutti i giudizi, ivi compresi quelli pendenti alla data di entrata in vigore della legge. E si tratta di un provvedimento che non è certo rivolto a penalizzare le aziende!
E’ lecito chiedersi (anche) come mai il Pd – attraverso il senatore al quale, in sostanza, ha affidato la gestione del delicato tema del lavoro – non ritenga opportuno censurare una norma che introduce uno scadenziario molto breve, rispetto a quello attualmente vigente, per le impugnazioni dei licenziamenti, dei contratti a termine, a progetto e per i trasferimenti?
Mi piace concludere citando la considerazione con la quale Paolo Persichetti concludeva un recente articolo su questo stesso tema: “Se c’è qualcuno che pensa ancora che non esista più la distinzione tra destra e sinistra, si legga questa legge”!

12 marzo 2010 Renato Fioretti

intervista al'Avvocato del Lavoro Alberto Medina, per spiegare le gravi disposizioni contenute nel Disegno di Legge 1167 (DDL 1167), votato in Senato e in attesa di approvazione dal capo dello Stato.

QHX2RHQIrus

DDL 1167: considerazioni sull'imposizione dell'arbitrato

Lavoratori: a quale santo rivolgersi? di Renato Fioretti + Intervista all'avvocato Medina sull'imposizione dell'arbitrato

Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 07:45

Il 3 marzo, con la definitiva approvazione al Senato del disegno di legge 1167-B, si è compiuto l’ultimo atto, in ordine di tempo, di un’opera di demolizione della nozione di diritto del lavoro che, nel corso del precedente secolo, si era affermata nel nostro Paese.
Il IV governo Berlusconi ha, ormai, concretizzato buona parte di quanto già previsto dal famigerato “Libro bianco” dell’ottobre 2001!
Il “salto di qualità” di coloro i quali, nel 1994, erano considerati “dilettanti allo sbaraglio” e nel 2002 – all’epoca dello scontro frontale con la Cgil sull’art. 18 dello Statuto – poco più che “maldestri avventurieri”, si è compiutamente realizzato.
D’altra parte, solo i distratti “per vocazione” e gli ottimisti “a contratto” avrebbero potuto sostenere che la promulgazione della legge 30/03 (e del suo decreto applicativo 276/03) rappresentasse il punto di arrivo della profonda e radicale controriforma imposta da Berlusconi & c.
Rinviando però ad altra occasione un articolato commento alle norme previste dal ddl, in questa sede mi preme fare alcune considerazioni rispetto alla discussione parlamentare che ha preceduto la definitiva approvazione del testo. Con particolare riguardo alla posizione assunta dal maggior partito di opposizione.
In questo senso, è sufficiente (e ampiamente istruttivo) riportare le dichiarazioni di voto di Pietro Ichino, in nome e per conto del gruppo Pd al Senato.
Infatti, il loro contenuto denuncia, in sostanza, la sconfortante superficialità con la quale il Pd ha contrastato un disegno di legge che insigni giuristi ed economisti – tra i quali, lo stesso Tiziano Treu – non hanno esitato a definire una vera e propria controriforma del diritto del lavoro; più grave e incisiva di quella operata attraverso la legge 30/03 ed il decreto legislativo 276/03.
La prima, significativa, considerazione Ichino la esprime rispetto alla possibilità di consentire clausole compromissorie, pattuite a livello individuale, nel contratto sottoposto a certificazione.
A suo parere, tali norme – dando per scontato che i datori di lavoro seri non vi ricorreranno – finiranno (semplicemente) per offrire “a qualche faccendiere” la possibilità di “lucrare qualche rendita in più”.
Possibile che gli sfugga completamente la pericolosità sociale di una disposizione che sottrae alla giurisdizione ordinaria la tutela dei diritti dei lavoratori?
E’ comprensibile che il più quotato e ascoltato esperto del Pd, almeno in materia di legislazione del lavoro, non abbia nulla da obiettare rispetto alla previsione di clausole compromissorie inserite all’atto della stipulazione del contratto individuale di lavoro, quando l’aspirante lavoratore si trova in posizione di oggettiva inferiorità e assoluta arrendevolezza nei confronti del suo potenziale datore di lavoro?

Come non dubitare della qualità di un’opposizione parlamentare che attraverso il suo più quotato esperto paventa, nel terzo comma dell’art. 30, un’estensione della discrezionalità del giudice – con conseguente espropriazione dei diritti delle aziende – laddove, invece, giuristi ed economisti di chiara fama denunciano un ulteriore, oggettivo, limite alla discrezionalità dello stesso che – contrariamente a quanto avviene oggi – dovrà, addirittura, tenere conto delle “tipizzazioni” di giusta causa e di giustificato motivo stipulate dai sindacati ovvero nei contratti individuali?
Tra l’altro, a questo riguardo, come non restare perplessi di fronte ad una dichiarazione di voto che non ritiene di stigmatizzare il sostanziale “aggiramento” delle tutele garantite dall’art. 18 dello statuto?
A quale santo votarsi quando Ichino dimostra di non capire – o, peggio, se finge di non capire – quanto previsto in merito alla sanzione comminata alle aziende in caso di conversione (giudiziale) di rapporti a termine in rapporti a tempo indeterminato?
Perché contestare alla maggioranza la (inverosimile) intenzione di voler sommare alla vecchia sanzione reintegratoria un’ulteriore sanzione indennitaria che, a suo dire, tra l’altro, creerebbe delle voragini in molti bilanci aziendali, quando è chiaro a tutti che questa norma tende unicamente a porre un limite – quasi si volesse “forfetizzare” il danno – ai risarcimenti previsti dalla previgente normativa?
Dobbiamo ritenere che il senatore Ichino non sappia che, grazie alla normativa antecedente il suddetto ddl, il lavoratore aveva titolo al risarcimento dalla data del licenziamento alla data della pronuncia?
In questo senso, eventuali dubbi sarebbero superati dal fatto che al comma 7 dell’art. 32, è previsto che le nuove disposizioni si applicano per tutti i giudizi, ivi compresi quelli pendenti alla data di entrata in vigore della legge. E si tratta di un provvedimento che non è certo rivolto a penalizzare le aziende!
E’ lecito chiedersi (anche) come mai il Pd – attraverso il senatore al quale, in sostanza, ha affidato la gestione del delicato tema del lavoro – non ritenga opportuno censurare una norma che introduce uno scadenziario molto breve, rispetto a quello attualmente vigente, per le impugnazioni dei licenziamenti, dei contratti a termine, a progetto e per i trasferimenti?
Mi piace concludere citando la considerazione con la quale Paolo Persichetti concludeva un recente articolo su questo stesso tema: “Se c’è qualcuno che pensa ancora che non esista più la distinzione tra destra e sinistra, si legga questa legge”!

12 marzo 2010 Renato Fioretti

intervista al'Avvocato del Lavoro Alberto Medina, per spiegare le gravi disposizioni contenute nel Disegno di Legge 1167 (DDL 1167), votato in Senato e in attesa di approvazione dal capo dello Stato.

QHX2RHQIrus

DDL 1167: considerazioni sull'imposizione dell'arbitrato

1 Aprile 2010

Teatro alla Scala, i primi nuovi assunti frutto della campagna Cub contro la precarietà

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 21:12

Teatro alla Scala, nuovi assunti grazie a una maxi causa

Passaggio del contratto a tempo indeterminato per un gruppo di lavoratori del teatro milanese. Trifiletti, CUB: “Se non avessero fatto causa al teatro restavano precari a vita “.
30 marzo 2010. I dipendenti del Piermarini che lavoravano da anni come stagionali finalmente otterranno un contratto di lavoro stabile.
Questo solo al termine di una lotta contro il Teatro alla Scala di Milano, condotta da impiegati e operai che da anni vi lavorano con un contratto stagionale.

“Ricordo che questo risultato è il frutto della nostra campagna, come CUB, contro la precarietà all’interno dello stesso teatro” commenta Guido Trifiletti della CUB. “
A fare da apripista una decina di persone che per prime hanno intrapreso, e vinto, le cause, seguite a ruota anche dagli altri, lavoratori che da anni operano all’interno del teatro con contratti a termine rinnovati già due o tre volte.

“Quello che abbiamo sempre sostenuto noi, e che sembra che ora la stessa Scala confermi, è che sotto il profilo dell’esborso retributivo la situazione non sarà molto diversa”. Continua Trifiletti. “Inoltre sotto il profilo necessario all’organico, di circa 800, e più, già siamo circa sui 730-740, a cui si aggiungeranno questi 100, 150.Quindi è da escludere possibili critiche circa un supposto, ma non vero, sovradimensionamento”.

“Quello che fa abbastanza ridere è l’ostentato fair play del teatro” conclude il sindacalista. “E’’ chiaro anche a un bambino che se questi lavoratori non avessero difeso i loro diritti in tribunale, la Scala li avrebbe lasciati precari vita natural durante”.
—————————————————————————————————————————————————————————————————-
Alex Miozzi – Responsabile comunicazione Confederazione Unitaria di Base
V.le Lombardia, 20 – 20131 Milano – Mobile 346 6326088 – Tel. 02 70631804 – Fax 02 70602409
ufficiostampa@cub.it – www.cub.it – Canale CUB Video: http://www.youtube.com/user/CUBvideo

30 Marzo 2010

RELAZIONI SINDACALI – CONTRATTO DI LAVORO INTERMITENTE- NUOVE FORME DI PRECARIZZAZIONE

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:18

ccnl_fondazioni_relazione_sindacale_.bozza[1]

CLICCA  PDF

CCNL  fondazioni liriche   relazione sindacale di febbraio 2010   bozza [1]

27 Marzo 2010

“GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO ” Vogliono farci la festa !

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 14:09

         Vogliono farci la festa!

Oggi c'è una grande confusione, troppi sono i soggetti che lavorano per cambiare le leggi che riguardano lo spettacolo, in tutto questo traspare un progetto preciso e l'incompetenza di legislatori e dirigenti, in una gara che rischia di creare danni irreparabili al settore.
Sono la legge Quadro per lo Spettacolo dal Vivo di Barbareschi–Carlucci- De Biasi. La Bondi al Senato, sulla riforma delle Fondazioni Liriche pronta a essere approvata in parlamento. Tutino e l'Anfols con i Sovrintendenti che vogliono la determinazione degli organici e la flessibilità del lavoro.
La strada si riduce a tagli e la riforma del FUS che va a smantellare e precarizzare ulteriormente il settore.
Dall'opposizione sindacati confederali e politici sono assenti per la tutela delle modifiche che sì, sono necessarie, ma non vengono monitorate dagli stessi per un reale miglioramento e funzionalità dello spettacolo che garantisca del bene pubblico.

In questo contesto si promuove il distacco della Scala dalle altre fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale” isolandoci dal resto dei lavoratori dei teatri lirici italiani. Per non parlare della brutta fine che verrebbe riservata agli altri teatri lirici e di prosa regionaizzati e lasciati in mano a privati che pensano solo a loro profitto.
Noi che alla Scala siamo tra i promotori delle cause per la stabiizzazionene dei lavoratori precari, diciamo No a questo progetto omicida del governo Berlusconi che ha come intenzione dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato. La cultura fa paura. Ieri bruciavano libri. Oggi vogliono chiudere i teatri. Insieme al pubblico e i lavoratori del teatro resistiamo e lo impediamo perché:

  Il teatro è il sale
  della democrazia

cub scala/autorganizzati dello spettacolo.

"GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO ” Vogliono farci la festa !

Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 14:09

         Vogliono farci la festa!

Oggi c'è una grande confusione, troppi sono i soggetti che lavorano per cambiare le leggi che riguardano lo spettacolo, in tutto questo traspare un progetto preciso e l'incompetenza di legislatori e dirigenti, in una gara che rischia di creare danni irreparabili al settore.
Sono la legge Quadro per lo Spettacolo dal Vivo di Barbareschi–Carlucci- De Biasi. La Bondi al Senato, sulla riforma delle Fondazioni Liriche pronta a essere approvata in parlamento. Tutino e l'Anfols con i Sovrintendenti che vogliono la determinazione degli organici e la flessibilità del lavoro.
La strada si riduce a tagli e la riforma del FUS che va a smantellare e precarizzare ulteriormente il settore.
Dall'opposizione sindacati confederali e politici sono assenti per la tutela delle modifiche che sì, sono necessarie, ma non vengono monitorate dagli stessi per un reale miglioramento e funzionalità dello spettacolo che garantisca del bene pubblico.

In questo contesto si promuove il distacco della Scala dalle altre fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale” isolandoci dal resto dei lavoratori dei teatri lirici italiani. Per non parlare della brutta fine che verrebbe riservata agli altri teatri lirici e di prosa regionaizzati e lasciati in mano a privati che pensano solo a loro profitto.
Noi che alla Scala siamo tra i promotori delle cause per la stabiizzazionene dei lavoratori precari, diciamo No a questo progetto omicida del governo Berlusconi che ha come intenzione dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato. La cultura fa paura. Ieri bruciavano libri. Oggi vogliono chiudere i teatri. Insieme al pubblico e i lavoratori del teatro resistiamo e lo impediamo perché:

  Il teatro è il sale
  della democrazia

cub scala/autorganizzati dello spettacolo.

16 Marzo 2010

UN FIORE PER IL TEATRO Manifestazione nazionale dei precari per la cultura

Filed under: Uncategorized — Tag: , , — Lavoratoriscala @ 21:20

Giornata mondiale del teatro.

Atto di protesta che il Movimento "SOGNO" si propone di attuare è programmato per il giorno 27 Marzo 2010, in occasione della Festa Mondiale del Teatro. Il movimento ha organizzato un reading davanti al Piccolo Teatro di Via Rovello, a partire dalle ore 16.30; chi volesse partecipare può portare un fiore e altre persone.
Si invita a partecipare numerosi.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI PRECARI DELLA CULTURA

facciamoci sentire! contro un governo che ci uccide lentamente, contro un DG inseguibile penalmente, contro la miseria dei tagli, contro lo strapotere degli assessori, contro la gerontocrazia e la lottiz


UN FIORE PER IL TEATRO
Manifestazione nazionale dei precari per la cultura


Sabato 27 marzo 2010 ore 11 – Roma, Teatro Argentina

Un fiore per il teatro: nasce in modo spontaneo su facebook (raggiungendo nel giro di pochi giorni più di 1500 adesioni) la manifestazione nazionale dei precari per la cultura che si svolgerà sabato 27 marzo 2010 con appuntamento alle ore 11 presso il Teatro Argentina di Roma.
Non una festa ma un riflessione e civile: un movimento sorto ‘dal basso’, in modo spontaneo e autonomo nell’universo web, aggregando artisti, operatori del settore, giornalisti ed intellettuali, vuole manifestare per i diritti dei lavoratori dello spettacolo, per la trasparenza negli atti e nei finanziamenti pubblici, per ottenere più investim enti alla cultura e allo spettacolo, per l’autonomia della cultura dalla politica, per teatri non terreno di lottizzazioni politiche, per un ricambio generazionale e la valorizzazione delle competenze professionali.
Nella Giornata Mondiale del Teatro – istituita nel 1961 dalle Nazioni Unite e dall'UNESCO, con l’adesione quest’anno, per la prima volta, del Governo Italiano (esattamente nel momento in cui si stanno verificando tagli a tutto il settore), con lo scopo di promuovere lo sviluppo delle arti performative in tutti i Paesi del mondo e riportare il teatro al centro dell’interesse della vita pubblica – i precari dello spettacolo invitano a portare un fiore davanti al Teatro Argentina, come davanti ai teatri di ogni città d’Italia, a tagliare il fiore e lasciarlo lì a marcire. I precari sono gambi senza fiore.

Diventa amico su fb della Giornata Mondiale del Teatro.
Per contatti e adesioni: precaridellacultura@gmail.com
(con gentile preghiera di diffusione)

I teatri si ribellano ai tagli mentre il governo celebrerà il 27 marzo la ““Giornata mondiale del Teatro”–br–

Repubblica — 15 marzo 2010   pagina 3   sezione: MILANO

S' I N C O N T R E R A N N O domani pomeriggio sul palco dello Strehler. Obiettivo: allargare la rivolta del mondo del teatro contro i tagli del governo ai fondi per lo spettacolo. Protagonisti gli attori e i registi della Milano capitale del teatro, che hanno annunciato l' intenzione di far salire di livello la protesta, arrivando all' occupazione dei palcoscenici e alla sospensione degli spettacoli.
Una mobilitazione nata sul palco dello Strehler di largo Greppi dove alla fine delle tre ore e mezza dello spettacolo "Sogno di una notte di mezza estate" (regia di Luca Ronconi), un interprete a rotazione estrae un foglietto e attacca le politiche culturali di Roma. «Abbiamo una crisi», è l' incipit per gli spettatori. Poi la denuncia: «L' attuale governo di centrodestra dimostra disprezzo verso le forme di sapere critico, investe solo lo 0,30 per cento del Pil ed è il fanalino di coda». Stessa scena ieri nel tardo pomeriggio. Dopo Raffaele Esposito, l' interprete di Oberon che aveva arringato il pubblico sabato sera, è toccato a Melania Giglio, che svolge il ruolo di Elena: dieci minuti di extra per il pubblico, imprevisti ma accolti con applausi, tanti in piedi, vari «Bravi, bravi». «Il futuro di istituzioni come il Piccolo e la Scala è a repentaglio. Senza un' adeguata risposta la no
stra protesta non potrà che assumere un carattere straordinario. Non permetteremo a questa classe politica di distruggere conoscenze, saperi e beni comuni che appartengono alla civiltà universale». Pausa. «Fino all' occupazione dei teatri». Giù il sipario. Esposito, che parla a nome della "Compagnia del Sogno di una notte di mezza estate", circa 40 persone tra attori e tecnici, che hanno già partecipato allo sciopero di venerdì scorso indetto dalla Cgil, ribadisce: «È arrivato il momento che anche gli attori si muovano, se non avremo risposta valuteremo provvedimenti drastici, dalla sospensione degli spettacoli fino alla loro occupazione». Domani, giorno di riposo, si cercheranno alleati in questa lotta tra gli artisti che si esibiscono nei 53 teatri milanesi. L' invito è a tutti gli operatori del teatro. Le adesioni saranno raccolte tra oggi e domani. Nel mirino degli artisti i tagli al Fus, il Fondo unico per lo spettacolo che ogni anno cala sempre di più. Secondo i dati forniti dal ministero dei Beni culturali, dai 459 milioni complessivi dell' anno scorso, per il 2010 siamo scesi a 414 milioni. Nel dettaglio ci saranno 3 milioni in meno per le fondazioni liriche (come la Scala) e circa 6 in meno per i teatri d' Italia. E dato che Milano ne è la capitale, si parla di tagli pesanti. Ad aggravare il quadro anche l' intenzione del ministro alla Cultura, Sandro Bondi, di riformulare le regole alla base dei contratti degli attori, dicono i sindacati, che potrebbero essere rivisti anche in chiave peggiorativa (oggi solo migliorativa). Solidale con la protesta l' assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory, parte in causa visto il suo doppio curriculum artistico-istituzionale: «Sono vicino a questa protesta e se mi invitano andr ò all' incontro a difendere gli interessi di chi fa cultura – dice l'assessore-attore che ogni anno dà due milioni ai 22 teatri milanesi convenzionati e che ha comprato mille biglietti da regalare ai cittadini per il 27 marzo, giornata del teatro – . Lo spettacolo dal vivo viene umiliato da anni a favore della tv a cui abbiamo dirottato troppi soldi. Non si tratta di una questione di destra o di sinistra, si parla solo di cultura contro la barbarie». Non solo. «In un paese in cui il capo di gabinetto (Salvatore Nastasi, ndr) conta più del ministro – attacca provocatoriamente l' assessore – è evidente che c' è un problema di democrazia culturale». L' attrice Anna Maria Guarnieri solidarizza: «Il teatro è un disastro. La cultura è a rischio e un Paese è morto senza cultura». Supportano la mobilitazione anche i sindacati: «Sarà una protesta di lunga durata – pronostica Giancarlo Albori, segretario lombardo della Slc Cgil- siamo pronti anche a situazione estreme». –  ILARIA CARRA


 

ALLA SACALA
 Nostro post*

 

 La legge Barbareschi – Carlucci è pronta per essere approvata in parlamento.
Insieme alla volontà dell'Anfols (Ass. sovrintendenti) vi è quella di smantellare le Fondazione Liriche precarizzando ulteriormente e riducendo
gli organici.
In questo contesto si promuove il distacco della Scala dalle altre Fondazioni con la scusa del “Teatro Nazionale”. Come conseguenza si avrebbe l'isolamento dal resto dei lavoratori dei Teatri Lirici italian
i facilitando l'antico progetto dei "mercanti" del CDA scaligero di indebolirci nelle trattative sia per i rinnovi del CCNL che dell'Integrativo, poiché tutto l'impianto normativo verrebbe messo in discussione.
 
Per valorizzare l’eccellenza della Scala invece di “titoli"servono riconoscimenti sostanziali, cioè risorse economiche e non trasformazioni epocali a danno dei lavoratori volte a coprire le intenzioni del governo di dismettere la lirica e la cultura dagli interessi di Stato.

Il CDA della Scala” co-regista” di questo progetto finalizzato a privatizzarla è formato in gran parte da quegli stessi banchieri che vogliono appropriarsene.

Il Governo invece di coltivare il sogno che il teatro rappresenta, la cultura del paese, copre i mega b uchi delle banche e gli permette di fatto di svendere a loro il più importante teatro del mondo.

CUB SCALA 4 dic 2009

OGGI IL GOVERNO PROMUOVE LA GIONATA MONDIALE DEL TEATRO.
CON QUALE CORAGGIO?  UN VERO SPOT PUBBLICITARIO !

 
   


logo

  "Il Governo italiano in occasione della “Giornata” intende così dimostrare quanto la cultura italiana – ed il Teatro in particolare – sia oggi sorprendentemente presente nella società multietnica in cui viviamo e puntare i riflettori sul teatro, risorsa strategica del Paese, a cui tutti dobbiamo guardare nell’interesse della Nazione".

Per programmare e organizzare gli eventi di questa "Giornata" è stato costituito un Comitato organizzatore, di cui fanno parte anche l’AGIS (“Associazione Generale Italiana dello Spettacolo”) e l’ETI (“Ente Teatrale Italiano”), con il compito di predisporre un programma organico sull'intero territorio nazionale delle iniziative celebrative, volte, in particolare:

  • a sensibilizzare il pubblico, in particolare i giovani, alla conoscenza ed alla pratica delle arti di scena;
  • a promuovere la funzione educativa e sociale del teatro;
  • a valorizzare le arti di scena quale elevata forma di espressione artistica, fondamentale fattore di diffusione delle tradizioni culturali e di aggregazione e socializzazione delle varie realtà culturali del nostro Paese.

    http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/teatro/index.html 

  • Spot Giornata Mondiale del Teatro

    12 Marzo 2010

    OGGI ALLA SCALA SCIOPERO DI 8 ORE

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 10:26

    C'é DEL  GIALLO in SCALA

    Boicottano lo sciopero generale della Cgil, a cui noi aderiamo, mettendo in giro volantini sulle “buone azioni” del governo….che coraggio.
    Difendono la disastrosa nuova legge sull’arbitrato che fa il paio con il loro accordo sottobanco con la Direzione volte a bloccare i diritti dei precari per ottenere l'assunzione a tempo indeterminato.
    Non contenti tentano di bloccare l'elezione dei Rappresentanti della sicurezza attaccandosi a qualche assurdo cavillo, invece di promuovere il rispetto della legge dove in una azienda con più di mille lavoratori i rappresentanti della sicurezza devono essere in sei ed eletti da tutti.
    L'elezione delle RLS sono regolate da una legge, la 81/2008 che noi stiamo applicando alla lettera.

    CGIL, Abbiate il coraggio di rompere con queste organizzazioni che hanno altri fini rispetto al  bene dei lavoratori.

    Il diritto alla sicurezza non ha colore se non il rosso del sangue degli infortuni, quando non esiste un monitoraggio e una prevenzione accurata. Questa logica di spartizione, di chi intende il sindacato come un centro di potere, non passerà! 
    Chiediamo di rispettare la legge e di indicare subito il nome del commissario elettorale come ha già fatto la Cub in modo tale da decidere al più presto il giorno delle elezioni. La sicurezza dei lavoratori non può attendere e non può essere oggetto di lotte di potere.

    Cub Scala                                           Milano 11 marzo 2010 

    il volantino della UIL.

    Uil milano e lombardia IL SINDACATO DEI CITTADINI
    Chiarezza sulla tutela dei lavoratori No ad una tempesta in un bicchier d'acqua.

    Il Parlamento ha approvato in questi giorni un provvedimento che delega il Governo ad intervenire su numerose materie attinenti il lavoro.
    Tale norma risente pienamente, nella farraginosità del testo e negli aspetti di contraddittorietà che pur contiene, della mancanza di un confronto con e tra le parti sociali.
    Ciò conferma che , ferma restando la sovranità del Parlamento, per la qualità dei risultati è sempre preferibile che, in materia di lavoro, siano in primo luogo le parti sociali a confrontarsi..
    La normativa approvata definisce un canale parallelo, quello della conciliazione e dell'arbitrato, fermo restando la libera scelta di utilizzare la via giudiziaria.
    Già nell'Accordo quadro di riforma del modello contrattuale, che sottoscrivemmo con CISL e Confindustria il 22 gennaio 2009, la valorizzazione di procedure come arbitrato e conciliazione, accompagnata ad un ruolo attivo delle parti sociali, era prevista quale momento di contenimento dei contenziosi ai livelli fisiologici e di una loro riconduzione preferibilmente nell'alveo negoziale, piuttosto che in quello giudiziario.
    A parere della UIL, la norma non riguarda l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, e neppure l'interezza della legge 300/70, e non appare condivisibile l'esasperazione politico-sindacale che ha visto in questo provvedimento addirittura un attacco frontale al "diritto del lavoro in quanto tale".
    Questa è la nostra posizione che intendiamo ribadire in ogni sede assumendo decisioni coerenti e conseguenti.
    Alla ricerca di argomenti ritenuti più convincenti e utilizzando l'arma della strumentalizzazione in termini sistematici, la Cgil continua nella propria linea di accentuare lo scontro con il governo anteponendo scioperi e manifestazioni al perseguimento dei risultati.
    Noi vediamo sul tema dell'arbitrato il realizzarsi di una libera opzione in più per i lavoratori per vedere tutelati in tempi ragionevoli i propri diritti, così come riteniamo condivisibile l'obiettivo di ridurre il numero delle vertenze giudiziarie per motivi di lavoro, per i tempi di discussione lunghissimi che di fatto causano una disapplicazione sostanziale delle norme, con evidente danno per la parte debole dei procedimenti: i lavoratori che attendono i giudizi.
    Ovviamente, ancora una volta, si tratterà di svolgere le necessarie azioni sindacali di contrattazione e di vigilanza, riassumendo per altro un ruolo che, sulla materia, in parte si era andato riducendo.
    Il provvedimento definisce la via della conciliazione e dell'arbitrato sulle materie contrattuali, facendone un canale parallelo alla via giudiziaria che deve rimanere pienamente disponibile per i diritti fondamentali.
    La scelta di uno dei due canali e' volontaria per il lavoratore, che dovrà aver la certezza di trovarsi di fronte a forme di tutela diverse ma parimenti efficaci, differenziate però nei tempi di soluzione della controversia (sei mesi per l'arbitrato), rispetto ai tempi ben più lunghi del processo del lavoro.
    Per altro, la garanzia delle tutele ai lavoratori è fornita dalla regolamentazione della materia da parte della contrattazione collettiva, poiché l'arbitro dovrà decidere in base a quanto previsto nei contratti di lavoro.
    Rispetto alle spese relative alle controversie di lavoro è positivo il mantenimento della gratuità di tutti gli atti nell'ambito del processo e delle controversie di lavoro, per le quali rimane inalterata la possibilità di adire gratuitamente alla via giudiziaria nelle controversie di lavoro.
    Come UIL riteniamo urgente attivare tutti gli strumenti atti ad addivenire nel tempo più breve possibile ad accordi interconfederali che disciplinino in concreto la conciliazione e l'arbitrato in modo chiaro semplice e mantenendo le tutele fondamentali per i lavoratori. Infatti, in particolare per l'arbitrato individuale certificato e la clausola compromissoria, sarà importante che il sindacato al più presto li riconduca pienamente nell'alveo della contrattazione collettiva, sottoscrìvendo i relativi accordi con le parti datoriali, valorizzando le opportunità che essa offre rispetto a semplificazione delle procedure e riduzione dei tempi nella tutela dei lavoratori nelle controversie di lavoro.
    La UIL di Milano e della Lombardia promuoverà un'iniziativa in tempi brevi per discutere e approfondire tutti gli aspetti di merito sul tema dell'arbitrato anche con la partecipazione di giuslavoristi.

    09 marzo 2010
    20099 Sesto S. Giovanni (Milano) – V.le Marcili, 497 – Tei. 02 671103421 – Fax 02 2485766 Sito internet http://www.uilmilomb.it –

    9 Marzo 2010

    PRIME CONSIDERAZIONI SUL DISEGNO DI LEGGE 1167 APPROVATO DAL SENATO E IN ATTESA DI FIRMA DEL CAPO DELLO STATO

    Filed under: Uncategorized — Lavoratoriscala @ 20:22

    Un grave indebolimento dei diritti dei lavoratori, una grave lesione dell'art.18 dello statuto dei lavoratori  Contributo dell' Avv. ALBERTO MEDINA

    Tutta la legislazione sul lavoro che si è sviluppata  fin dall’inizio del secolo scorso, e persino durante il fascismo, si è mossa dall’ovvia considerazione dello squilibrio di potere contrattuale  esistente tra lavoratore e datore di lavoro.
    Per tentare di bilanciare questo potere contrattuale e sottrarre il lavoratore dal rischio di dover subire clausole contrattuali inique e certamente da lui non liberamente volute, la legislazione del lavoro  si è  dunque sviluppata  su due fondamentali pilastri.
    Il primo, di ordine sostanziale, riguarda la individuazione di una serie di diritti fondamentali individuati a favore del lavoratore come “indisponibili” che venivano imposti alla parte più forte, ossia al datore,  rendendo nullo ogni eventuale patto contrario (si tratta dei diritti al riposo, alle ferie, alla irriducibilità della retribuzione, alla contribuzione previdenziale, al mantenimento del professionalità raggiunta, all’attività sindacale, alla tutela della maternità, etc.,etc.).
    Il secondo pilastro di ordine procedurale, consiste nella effettiva esigibilità di questi diritti, e nel nostro ordinamento esso è stato perfezionato con l’individuazione, a partire dal 1973,  di un rito giudiziario  particolare, più celere e snello,  privo sostanzialmente  di costi per il lavoratore (poiché – oltre ad essere esente da bolli e tasse – anche in caso di sconfitta del lavoratore le spese legali venivano , per prassi , normalmente compensate) il cui accesso non poteva in alcun modo esser pregiudicato da eventuali clausole che prevedessero il ricorso all’arbitrato.
    Già da anni  i governi (dei diversi schieramenti politici)  avevano iniziato ad erodere diritti da sempre ritenuti indisponibili, prima invocando la necessità di battere l’inflazione e poi la necessità di maggior flessibilità del lavoro,  cominciando ad affermare tra l’altro una inesistente  libertà di contrattazione del dipendente e una sua  sostanziale “parità”  col datore di lavoro che hanno trovato la loro enfatizzazione nella c.d. legge Biagi (si pensi solo alla sostanziale liberalizzazione delle clausole elastiche e flessibili nel lavoro part time oggettivamente non rifiutabili da chi è in cerca di lavoro)
    Sul  fronte della tutela giudiziaria l’attacco fino ad oggi si era sviluppato solo individuando  misure  deflattive; da un lato era stata introdotta la obbligatorietà del preventivo  tentativo di conciliazione avanti alla DPL con considerevole allungamento dei tempi in cui concludere una causa dei lavoro, dall’altro,  evitando di parametrare gli organici dei Tribunali del Lavoro con le reali necessità,  si era indotto i giudici  a “difendersi” da eccessivi carichi di lavoro iniziando a condannare i lavoratori in caso di  rigetto delle loro domande.
    Questa  forma di autotutela corporativa  dei giudici a scapito dei lavoratori, che spesso si trovano a dover rinunciare al ricorso alla giustizia nel timore di non avere i mezzi “per potersela permettere”,   aveva  tra l’altro, dal luglio scorso, trovato sostegno  dal legislatore con la modifica di un articolo che oggi impone al giudice di motivare dettagliatamente le ragioni di eventuali deroghe dal principio secondo cui le spese legali gravano sulla parte che perde il giudizio.
    Se dunque ormai da tempo i pilastri  posti a bilanciare lo squilibrio esistente tra lavoratore e padrone subivano gravi attacchi quello portato dal DDL 1167 appena approvato dal Senato appare dirompente perché  muovendosi  apparentemente solo  sul piano procedurale introduce un meccanismo che rischia di  vanificare qualsiasi diritto “indisponibile”.
    Il cavallo di Troia  è rappresentato dalla eliminazione  del divieto di introdurre clausole che riducano la possibilità del lavoratore di ricorrere al giudice.
    L’art. 33 a comma 8 prevede che accordi interconfederali o contratti collettivi  potranno prevedere il ricorso all’arbitrato, con clausole che si chiamano “compromissorie”,  e queste clausole potranno esser “liberamente” sottoscritte dal lavoratore davanti ad una commissione certificatrice che “accerti la effettiva volontà delle parti” : Se entro 12 mesi non saranno intervenuti sulla materia i previsti  accordi interconfederali o i contratti collettivi  interverrà a regolare la materia un decreto ministeriale.
    Cosa significa tutto ciò?
    Significa che all’interno di un quadro che ancora deve esser definito dagli accordi (CISL e UIL  sembrano già d’accordo) ovvero dal Ministro, all’atto dell’assunzione potrà esser chiesto al dipendente di firmare una clausola con la quale egli rinuncia a rivolgersi al giudice in determinate o in tutte le materie che riguardano il suo rapporto di lavoro impegnandosi a rivolgersi invece ad un collegio arbitrale.
    E’ evidente che se il datore porrà quella condizione il lavoratore, per poter accedere a quel lavoro, non potrà che accettarla “liberamente” con il beneplacito del commissione certificatrice .
    Il risultato, però,  sarà che il dipendente si troverà a subire una situazione che mai avrebbe potuto  preferire rispetto  alla fino ad oggi preesistente possibilità  di rivolgersi in ogni caso alla giustizia ordinaria e ancora una volta si è  ipocritamente presupposta una inesistente  parità di forze tra chi offre e chi cerca lavoro.
    Al di là dei costi senz’altro maggiori (gli arbitri vanno pagati: già prima della decisione il lavoratore dovrà versare con assegno circolare al presidente una somma pari all’1% del valore della causa, poi ci sono le spese degli altri arbitri, nonché quelle dei legali), va considerato che gli arbitri saranno 3  e decideranno a maggioranza. Poiché uno sarà nominato dal lavoratore e l’altro dal datore di lavoro l’ago della bilancia sarà il Presidente, individuato dai primi due o dal Presidente del Tribunale in un professore universitario in materie giuridiche o in un avvocato cassazionista.
    Già solo la collocazione sociale  di queste due  figure e le ben più possibili convergenze di interessi  tra loro e le  aziende  non consentono di nutrire una particolare  fiducia nell’imparzialità di un simile “organo giudicante”, ma il punto fondamentale non è ancora questo.
    Esso sta invece e soprattutto nel fatto che questi arbitri potranno decidere secondo equità (il che vuol dire semplicemente come a loro sembri giusto) e che potrà prevedersi persino la rinuncia del lavoratore ad impugnare la loro decisione (c.d. lodo) anche  quando questa sia contraria a norme di diritto o a contratti ed accordi collettivi!  
    Il che significa, ad esempio, che in caso di licenziamento anche quando gli arbitri lo riconoscessero illegittimo, non sarebbero tenuti a disporre la reintegrazione, con buona pace dell’art. 18 e nulla potrà poi obiettare il lavoratore!
    E non solo, perché nessun diritto indisponibile potrà  più dirsi effettivamente tutelabile.
    Oltre a queste misure la nuova legge ne introduce altre non meno significative:
     –  introduce una serie di decadenze  pesantissime perché, quale che sia il tipo del contratto di lavoro a tempo indeterminato, a termine, a progetto, la sua risoluzione (anche oralmente disposta)  deve essere impugnata  entro sessanta giorni  ed il relativo ricorso al giudice o all’arbitrato deve essere attivato entro i successivi 180 giorni. Negli stessi termini devono  esser impugnate  la cessione del contratto in caso di trasferimento d’azienda (dalla data del trasferimento) e la effettiva titolarità del rapporto in caso di somministrazione di lavoro irregolare (dalla data della sua cessazione).
    La gravità di queste decadenza è facilmente intuibile: i lavoratori spesso scoprono in ritardo l’esistenza dei loro diritti (ad esempio che il  termine del loro contratto non era valido, che la somministrazione del loro lavoro  era irregolare, etc, che il  loro passaggio ad altra azienda non era giustificato da un trasferimento di ramo d’azienda, etc,) altre volte ritardano anche solo ad informarsi presso il sindacato  confidando nelle promesse di future riassunzioni,. Certo è che  questa strettissima decadenza priverà moltissimi, e specie i  lavoratori più deboli, di una possibilità di effettiva tutela.
    – riduce il risarcimento del danno dovuto al lavoratore assunto irregolarmente a termine  per il periodo in cui è stato privo di lavoro contenendolo nei limiti tra le 2, 5 mensilità e le 6, addirittura anche in relazione ai giudizi già in corso.
    – elimina la necessità di ricorrere al tentativo di conciliazione ex art. 410, mantenuto come opzione possibile, ma gravato di obblighi di specificazione delle domande e delle loro ragioni (in analogia con quanto già previsto in materia di pubblico impiego)  che ne appesantiscono l’utilizzo ed impongono, di fatto, già in quella fase la presenza del legale;
    Oltre a questo disposto in via generale, vi sono poi nella legge altri vere “chicche”  che dimostrano come il legislatore sia stato sensibile sì al “lavoro”, ma a quello  delle lobbies.
    E’ stata introdotta, infatti, con l’art. 50, una norma che pare colpire unicamente e  clamorosamente solo i lavoratori di Atesia che, assunti irregolarmente come “Cococò”, non avevano accettato di rinunciare ai loro diritti  pregressi a fronte della sola  reintegra  con un contratto a part time a 500 euro mensili  loro offerta  da Atesia prima del 30.9.2008. Ora, in forza di questa norma retroattiva anche chi di loro ha vinto in appello, ma ancora non ha una sentenza definitiva, perderà il diritto alla reintegra e agli stipendi perduti e dovrà accontentarsi di un  minimo risarcimento (tra le 2,5 e le 6 mensilità)!
    Lo scempio di un simile modo di legiferare risulta ben chiaro a tutti, prima però che le parti più pericolose di questa legge inizino ad operare  vi è spazio per individuare iniziative di sensibilizzazione e di lotta che siano in grado di ostacolarne l’applicazione. Vale la pena di darsi da fare.    

    Milano, 6 marzo 2008  

    Alberto Medina

    2 Marzo 2010

    LE SOCIETÀ A DELINQUERE E LA CULTURA SCULTURA(TA)

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 00:49

    L’ ultima invenzione la Beni Culturali Spa

    Arcus, la società per la cultura
    che regala le "mance" di Stato

    Spettacolo: ripartito il Fus 2010 che ammonta a 414,6 milioni di euro

    L’ ultima invenzione la Beni Culturali Spa

    LO CHIAMAVANO l’ uomo dal foglio d’ oro. Non il vello d’ oro, proprio il foglio, come quelli preziosi che Angelo Balducci volle come decorazioni al teatro Petruzzelli di Bari. IL DEUS ex machina dello Stato "in deroga" per realizzare "l’ Italia del fare" di Berlusconi & Bertolaso, pronubo Letta, aprì sul campo un nuovo fronte di business miliardario: la Beni Culturali Spa. Un fronte così prodigo di soddisfazioni per i pubblici funzionari e per la cricca degli appaltatori da suggerire la nomina dell’ uomo dei "decreti emergenziali" Guido Bertolaso a ministro dei Beni Culturali al posto di Sandro Bondi. Di qui l’ annuncio di Berlusconi su «Bertolaso ministro» il 29 gennaio scorso, poco prima che lo scandalo deflagrasse. Poi, con l’ arresto di Balducci e di altri "servitori dello Stato" la storia ha preso indirizzi diversi per l’ inchiesta dei magistrati di Firenze sulla nuova Appaltopoli. Ma l’ apparato predisposto è bello e pronto per intercettare "in deroga" i due miliardi e mezzo di euro (diconsi miliardi) di fondi europei per i beni e il turismo culturale. In principio furono per l’ appunto i fogli d’ oro che Angelo Balducci pretese invece di quelli di oro sintetico nell’ apparato decorativo del teatro Petruzzelli, bruciato nel 1991, per la ricostruzione del quale fu commissario straordinario. Che volete che sia un milione di euro in più, di fronte a un costo globale cresciuto del 156 per cento? Poca cosa rispetto ai 6 milioni di aggiornamento prezzi per le poltrone. Relativamente poco anche rispetto ai 650 mila euro per le "chianche" scomparse. Cos’ erano? Erano le antiche basole tipiche del borgo antico di Bari, rimosse perché non andassero rovinate. Ma i soliti ignoti scoprirono il ricovero e se le portarono via. Conto totale del commissariamento di Balducci al Petruzzelli: cinquanta milioni contro un appalto iniziale di 23, secondo il calcolo di Antonio Cantoro, che sul "Teatro degli imbrogli" ha scritto un libro che sembra un giallo. Ma pazienza perché, come disse il sindaco di Bari Michele Emiliano, «il Petruzzelli è come il Vesuvio che se erutta fa danni». Se lo si placa fa invece la fortuna di politici, pubblici funzionari, commissari straordinari e appaltatori. Non eruttò il teatro. Fu inaugurato a fine 2009 e con esso decollò il progetto per trasformare i Beni Culturali nel grande polmone dell’ Italia del fare, mondati da ogni regola della legislazione ordinaria, da ogni controllo contabile e di legittimità, in onore di una suprema deroga appaltatrice per teatri da ricostruire, zone archeologiche da ripulire, siti d’ arte da mettere in sicurezza, monumenti da sbiancare, palazzi da ristrutturare, statue da rigenerare, quadri da restaurare, biblioteche da puntellare, musei da gestire, biglietterie, librerie, bar e ristoranti da dare in concessione. La Beni Culturali Spa, un’ evoluzione della specie della Protezione Civile Spa, è già pronta a partire sotto i buoni auspici di Gianni Letta se non fosse per i magistrati fiorentini che inchiodano la cricca della bertolasocrazia tutta protesa alla conquista della prateria di appalti che si apre per la valorizzazione del patrimonio storico e monumentale.È al Petruzzelli di Bari che si fa le ossa come sub-commissario un giovanotto rampante asceso infine a capo di Gabinetto del ministro Bondi. Trentasei anni, si chiama Salvo Nastasi e dalla tolda ministeriale controlla il partito dei commissari e l’ annessa galassia di appaltatori del cuore. Egli stesso è stato commissario al Maggio Fiorentino e al teatro San Carlo di Napoli, dove ai lavori di restauro ha partecipato Pierfrancesco Gagliardi, quello che sghignazzava con suo cognato Francesco Piscicelli la notte del terremoto all’ Aquila. Dipendente del ministero al settimo livello, questo Nastasi stava per diventare direttore generale senza concorso, per decreto, con un emendamento ad personam del senatore Antonio D’ Alì. Nell’ agosto scorso passò invece come un colpo di fucile la nomina a direttore generale per la Valorizzazione del patrimonio culturale di Mario Resca, che Berlusconi aveva già proposto in tutte le salse, anche come direttore generale della Rai o presidente dell’ Alitalia. Ex amministratore delegato della McDonald’ s Italia, ex presidente del Casinò di Campione e della Finbieticola, il suo sogno è fare una centrale elettrica alimentata dal sorgo nell’ ex zuccherificio di Voghera. Ma Berlusconi e Letta l’ hanno risolutamente voluto al Patrimonio culturale, anche se non ha mai visto un museo in vita sua. «I cheeseburger – ironizzò il New York Times all’ atto della nomina – entrano nel dibattito sui musei italiani». Alla Pinacoteca di Brera, di cui Resca è commissario e dove spenderà almeno 50 milioni, potremo ordinare «un McCaravaggio e una coca»? si chiedeva il NYT. E spiegava che il governo italiano «al mandato costituzionale di proteggere il patrimonio culturale sembra voler sostituire un modello imprenditoriale finalizzato allo sfruttamento». Al genio stile McDonald’ s dobbiamo lo spot pubblicitario che sull’ immagine del Colosseo recita: «Se non lo visitate ve lo portiamo via». In che senso? Come in "TotòTruffa", il film del 1962 nel quale il principe De Curtis vende la Fontana di Trevi a un turista. Regnante Berlusconi, il conflitto d’ interessi, si sa, è un concetto desueto. Ma le società di gestione museale riunite nella Confcultura, aderente alla Confindustria e presieduta da Patrizia Asproni, sono infuriate perché tra i tanti incarichi Resca, che ha accasato i suoi consulenti in un palazzetto al numero 32-33 di via dell’ Umiltà di proprietà di una immobiliare berlusconiana, è anche consigliere d’ amministrazione della Mondadori, che controlla la Mondadori Electa, società leader nella gestione dei punti di vendita all’ interno dei musei. Magari in un soprassalto di dignità Resca si dimetterà. Ma chi potrà impedire che l’ Electa si aggiudichi i pezzi più pregiati del business? Oltre alla Pinacoteca di Brera, gli Uffizi di Firenze, le aree archeologiche di Roma e Ostia Antica, l’ area archeologica di Pompei, tutti i siti più importanti sono già nelle mani del partito dei commissari. Una compagnia di giro ben sperimentata e ottimamente retribuita. A Firenze c’ è Elisabetta Fabbri, un architetto veneziano nella manica di Nastasi, già commissaria per il Parco della musica, da cui sono partite le indagini della Procura di Firenze. Tra i "soggetti attuatori", Balducci ha inserito Mauro Dellagiovanpaola, finito in galera insieme a lui. A Roma e Ostia Antica, dopo il commissariamento di Bertolaso, è subentrato Roberto Cecchi, direttore generale per il Paesaggioe in procinto di diventare segretario generale del ministero. A Pompei c’ è Marcello Fiori, ex responsabile dell’ Ufficio emergenze della Protezione civile, intimo di Gianni Letta. Ovunque ci siano i soldi pronti ci sono anche i commissari, che in deroga a tutte le leggi affidano i lavori e i servizi senza gare di evidenza pubblica. E non a caso nel 2009 i residui passivi del ministero, cioè i soldi non spesi, sono aumentati di 200 milioni, per dimostrare che per far funzionare le cose occorrono i commissari straordinari. Tramite la società controllata Arcus, Resca ha affidato per 200 mila euro a due società di consulenza, la Roland Berger e la Price Waterhouse Coopers, il compito di redigere le nuove linee per le gare di concessione dei musei. Ma il gioiellino dell’ uomo che vuole portar via il Colosseo è un altro. Si chiama Ales, Arte Lavoro e Servizi Spa, e serve a fare esattamente quello che Berlusconi, Letta e Bertolaso avrebbero voluto fare con la Protezione Civile Spa. Ma stavolta senza decreti, senza passaggi parlamentari, senza opposizione. Ex società per il reimpiego di lavoratori so
    cialmente utili interamente controllata dal ministero dei Beni Culturali, la Ales ha ora la possibilità statutaria di fare quel che vuole, a cominciare dal drenaggio di fondi e dalla loro distribuzione con assoluta discrezionalità. Altro che l’ Italstat, la società dell’ Iri guidata da Ettore Bernabei che in epoca democristiana introdusse in Italia la concessione e l’ appalto di opere di tutti i tipi, dagli uffici postali alle carceri, superando gli ostacoli burocratici e che con fondi Fio si occupò anche di beni culturali, girando gli "sfiori", che per i grandi partiti erano troppo modesti, ai ministri socialdemocratici dell’ epoca Vincenza Bono Parrino, Ferdinando Facchiano e al segretario Psdi Antonio Cariglia. Fu attraverso la consociata Italstrade che furono costituiti centinaia di miliardi di lire di fondi neri, cui attinsero in molti prima. Tra questi, proprio Gianni Letta, che incassò un miliardo e mezzo e raccontò di averlo utilizzato per salvare il quotidiano Il Tempo, di cui era direttore e amministratore delegato. Ne uscì pulito, dopo che il processo fu scippato a Milano dalla Procura di Roma, come il successivo sulla legge Mammì e le frequenze televisive di Berlusconi. La storia si ripete nell’ ex porto delle nebbie, come dimostra il coinvolgimento del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro nello scandalo Bertolaso. Lo statuto della Ales, di fatto la Beni Culturali Spa, è un capolavoro che, senza una legge, istituisce una sorta di Iri della Cultura. «A titolo indicativo e non esaustivo», svolge per il ministero «la gestione di musei, aree archeologiche e monumentali, biblioteche, archivi, la guardiania, le visite guidate, la biglietteria, il bookshop, la gestione dei centri di ristoro (con somministrazione di alimenti e bevande rivolta ai fruitori dei luoghi della cultura)… la gestione del marchio e dei diritti d’ immagine, il supporto tecnicooperativo per le attività di prestiti. L’ esercizio di attività di pubblicità e promozione in tutte le sue forme, anche attraverso l’ organizzazione di uffici stampa e piani di comunicazione, di mostre, convegni, fiere promozionali, spettacoli e, in generale, di eventi culturali; l’ attività di editoria in generale e in particolare la pubblicazione, produzione e coedizione di libri». E via così per tre pagine fitte fitte. Ecco il gioiellino "in deroga" che era bello e pronto per Guido Bertolaso ministro dei Beni Culturali della Repubblica berlusconiana "del fare". "Fare affari", naturalmente. Se non ci fossero stati quei magistrati di Firenze che secondo Berlusconi «si dovrebbero vergognare». Sì, del loro Paese. a.statera@repubblica.it – ALBERTO STATERA

    Arcus, la società per la cultura
    che regala le "mance" di Stato

    L’INCHIESTA. Gestisce 200 milioni distribuiti a discrezione, senza controlli
    All’università gregoriana un milione e mezzo di euro per il restauro dei cortili interni
    di CARMELO LOPAPA
    Repubblica — 28 febbraio 2010

    ROMA – L´ultimo pacco siglato «Cultura spa» porta in dote 200 milioni di euro. L´infornata è di questi giorni e permetterà al governo una distribuzione a pioggia in favore di centinaia di associazioni, enti, teatri e fondazioni. Più che di privatizzazione della cultura, l´operazione sa tanto di mancia di Stato, giusto a un mese dal voto, per amici, boiardi e parenti importanti. Succede così dal 2004. I tre ministeri di riferimento stanziano (Beni culturali, Economia e Infrastrutture) e i beneficiari graditi incassano. È un affare gestito da pochi, con fondi pubblici e scavalcando il controllo parlamentare.

    La «Cultura spa» di impronta berlusconiana – assieme ad Ales – ha il volto di Arcus, più che un volto il vero braccio operativo, il braccio lungo della spartizione. «Società per lo sviluppo dell´arte» fondata nel 2004 (sotto il precedente governo del Cavaliere) a capitale interamente sottoscritto dal ministero dell´Economia. I suoi decreti operativi vengono adottati dal ministero per i Beni culturali di Sandro Bondi, di concerto con le Infrastrutture di Altero Matteoli. Una spa a tutti gli effetti – col suo cda di sette componenti per dieci dipendenti – che, come ha avuto modo di denunciare in ripetute occasioni la Corte dei conti, si è «trasformata in un una agenzia ministeriale per il finanziamento di interventi», spesso «non ispirati a principi di imparzialità e trasparenza». La storia torna a ripetersi. Nel silenzio generale, la spa Arcus ha adottato a febbraio il piano triennale di interventi: 119 milioni per quest´anno, 43 per il prossimo, 37 e mezzo per il 2012. Totale: 200 milioni, parcellizzati in 208 interventi.

    La logica appare discrezionale, se non emergenziale, in stile Protezione civile. Nel calderone, dietro il Lazio con 23 milioni di euro nel 2010, la parte del leone la fa la Toscana dei ministri Bondi e Matteoli: 21,4 milioni, rispetto per esempio agli 8,5 della Sicilia o ai 12,5 della Campania, pur ricche entrambe di siti, chiese, monumenti. Ma quali sono gli interventi strategici sui quali il ministero punterà per i prossimi tre anni? Nel capitolo «varie», intanto, 500 mila euro vengono destinati alla «partecipazione dell´Italia all´Expo di Shangai 2010».

    A guidare la missione sarà Mario Resca, consigliere d´amministrazione della Mondadori, berlusconiano doc, direttore generale del dipartimento per la «valorizzazione del patrimonio culturale» al ministero. Solo coincidenze, ovvio. Come lo è il fatto che, in Veneto, Arcus finanzia con due capitoli per un totale di 600 mila euro il dipartimento di Archeologia dell´Università di Padova. Direttore è la professoressa ordinaria di Archeologia Elena Francesca Ghedini, sorella del più illustre deputato, avvocato e consigliere del premier, Niccolò. Altissime le sue referenze nel mondo culturale: dal 2008 il ministro Bondi l´ha voluta al suo fianco quale «consigliere per le aree archeologiche» e dal marzo 2009 quale membro del «Consiglio superiore per i beni culturali».

    Ma di bizzarrie nelle 18 tabelle del piano se ne scovano tante. Ad Amelia, in Umbria, l´Associazione culturale società teatrale riceverà 800 mila euro, la Fondazione teatro dell´Archivolto in Liguria 450 mila euro e via elargendo.
    Generoso il finanziamento di decine di interventi su immobili ecclesiastici, anche del patrimonio vaticano, dunque extraterritoriali. È il caso del «restauro dei cortili interni della Pontificia università gregoriana» a Roma: 1 milione di euro nel 2010 e 500 mila nel 2011, sebbene lo Stato abbia già finanziato lo stesso restauro con 457.444 euro tratti dai fondi dell´8 per mille, lo scorso anno, e con 442.500 euro, nel 2007. Ma, anche qui, la lista di monasteri, campanili e basiliche beneficiati è sconfinata. Dal pozzo dei miracoli di Arcus il governo attinge per aiutare pure le amministrazioni comunali «amiche» in crisi finanziaria: 1 milione alla cultura del Comune di Roma di Gianni Alemanno, 1,5 milioni per la rassegna estiva «Kals´art» del Comune di Palermo (Diego Cammarata).

    La spa del ministero tra il 2004 e il 2009 aveva già spalmato, su 300 interventi, finanziamenti pubblici per altri 250 milioni di euro. La storia non cambia. E dire che il ministro Bondi, presentando in Parlamento il suo programma, il 26 giugno 2008, annunciava l´intenzione di «restituire alla società Arcus la sua mission originaria, evitando interventi a pioggia» e promettendo di «privilegiare d´ora in poi interventi di notevole spessore».

    Dalla fondazione del 2004, a gestire la spa è il direttore generale Ettore Pietrabissa, già vice all´Iri e poi all´Abi. Presidente è un vecchio andreottiano, Salvatore Italia, classe ?40, alla guida del cda composto da altri sei consiglieri. Vertice di tutto rispetto per una spa che vanta però solo 4 dipendenti distaccati dal ministero e 6 contratti a termine. Sebbene la sede legale sia in via del Collegio romano 27, nei locali del ministero, quella «operativa» si trova in via Barberini 86, in un elegante ufficio da 350 metri quadrati nel pieno centro di Roma, affittato per circa 16 mila euro al mese, 175 mila euro l´anno. Nel 2010, stipendi, sede, gettoni e quant´altro necessita al funzionamento di Arcus costeranno 2 milioni di euro.

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    28 Febbraio 2010

    PRIMO MARZO 2010 mobilitazione/sciopero generale dei lavoratori immigrati.

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:16

    Primo Marzo 2010 Sciopero degli stranieri

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    Numero giallo: manda il tuo messaggio di adesione via sms!
     Scopri qui  come fare.

    In Francia e il Italia il movimento dei lavoratori immigrati ha promosso per l’1 marzo 2010 una giornata di mobilitazione e di sciopero generale contro lo sfruttamento del lavoro e le condizioni di discriminazione che sopportano i lavoratori immigrati.
    Il sistema economico capitalista è sottoposto ad crisi economica è profonda e strutturale. che fa ricadere sui lavoratori, in particolare gli immigrati: privatizzazioni dei servizi pubblici, tagli allo stato sociale, lavoro precario e irregolare, cassa integrazione, licenziamenti.
    In Italia, negli ultimi 15 anni, gli interventi di politica economica hanno trasferito 120miliardi di Euro dai salari ai profitti: 7mila euro medie all’anno sono state perse da ogni singolo lavoratore, in attività o in pensione, a favore dei padroni italiani.
    In più, il recente “decreto sicurezza” del governo Berlusconi sanziona l’immigrato indocumentato con il reato penale di “clandestinità”, che si aggiunge alla legge Bossi/Fini che colpisce il lavoratore immigrato che, quando perde il lavoro, dopo sei mesi perde anche il permesso di soggiorno: doppiamente discriminato e sfruttato.
    In Lombardia gli immigrati sono circa 850mila (su una popolazione di 9.700mila) e lavoratori immigrati sono circa 567mila: manodopera utilizzata e sfruttata nell’agricoltura (15mila), nell’industria (120mila), nell’edilizia (92mila), nel commercio (40mila), nei servizi (300mila).
    La reazione disperata degli immigrati che lavoravano a Rosarno, nel settore agro-industriale della Calabria, è stata causata dai gravi atti di violenza cui, da tempo, sono stati fatto oggetto, e dalla diffusa e permanente condizione di estremo ed assoluto sfruttamento cui è sottoposta la forza-lavoro agricola immigrata, attuato dalle imprese che operano in quel settore produttivo, che vogliono assicurarsi, con ogni mezzo lecito ed illecito, la massimizzazione dei loro profitti economici.
    Tale reazione è stata presa a pretesto dal Governo Berlusconi per riprendere ed intensificare la campagna discriminatoria contro i lavoratori immigrati (repressione, allontanamento e confinamento nei vari centri per immigrati).
    Lottiamo per la regolarizzazione di tutti i lavoratori immigrati indocumentati, per la cittadinanza, per l’estensione dei diritti  civili, sociali e politici agli immigrati, per la difesa dei posti di lavoro e contro i licenziamenti, per il diritto alla casa e all’istruzione.

    Lavoratori e lavoratrici, italiani e immigrati, uniti nella lotta comune per la difesa e la conquista dei diritti.

    NO al RAZZISMO, NO allo SFRUTTAMENTO!
    CUB IMMIGRAZIONE
    Sede nazionale viale Lombardia, 20
    Milano tel. 0270631804

     Il programma a Milano

    Ritrovo alle 9.30 fuori da Palazzo Marino, il corteo farà giro attorno al municipio milanese. Momento di dibattito con al centro i temi e i problemi del lavoro. Alle 13.00 srotoleremo tre grandi striscioni gialli in tre luoghi significativi per la vita degli immigrati a Milano: la Questura ("Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi"), Tribunale ("Migrare non è reato") e Via Corelli ("Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione"). In molte scuole, il primo marzo sarà giornata di studio e di approfondimento dei temi dell’immigrazione, ma anche momento festoso per merende multietniche, disegnare e colorare le bandiere del mondo, dipingersi le mani con l’hennè ed intrecciarsi i capelli in mille treccine. Nel pomeriggio, raduno in piazza Duomo dalle ore 17.30. Terremo, in Piazza, lezioni di lingue straniere in Italiano e per gli Italiani; spremeremo arance rosse e offriremo spremute da bere per "Rosarno chiama Italia: l’unica cosa che vogliamo spremere sono le arance!"; lancio dei palloncini alle ore 18.30. Partenza del corteo in direzione di piazza Castello alle 19: microfono aperto con una serie di interventi e chiusura con musica da vivo.

    25 Febbraio 2010

    TESTO BASE LEGGE QUADRO PER LO SPETTACOLO DAL VIVO 24 FEBBRAIO 2010

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 21:39

    23 Febbraio 2010

    ACCORDI SOTTOBANCO SUI PRECARI ALLA SCALA?

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 20:58

      I FATTI E LA DOTE

     

    Il coraggio della Cub è stato premiato. Oggi  la lotta  per l’abbattimento della precarietà alla Scala si pregia della vittoria delle prime 5 cause  partite collettivamente e senza indugi a settembre 09. I giudici riconoscono la retroattività del rapporto a tempo indeterminato fin dal primo o secondo contratto dei lavoratori coinvolti (anche a quelli che hannno cominciato nel 2004). I primi ricorsi Cub spianano la strada  ai ricorsi futuri  di decine di lavoratori.Vorremmo che questa dote non venga dissipata a favore di un accordo “pacco” che la direzione persegue a tutti i costi per la centinaia di precari coinvolti. Qualcuno (le solite OO.SS. CISL  UIL  ) è “separatamente “  tentato di accettarlo e firmarlo.

    A chi crede come noi  che il lavoro a tempo indeterminato è  un diritto trova la conferma dalle aule giudiziarie  della nostra Repubblica. Noi mettiamo a disposizione degli avvocati, delle  sigle sindacali democratiche, l’esperienza dei nostri per vincere.

    NO ad  accordi pacco.

    NO alla divisioni dei lavoratori con accordi separati.

     

    CUB SCALA     

    16 Febbraio 2010

    ELEZIONI RLS: LA CUB ATIIVA LA PROCEDURA

    Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 16:40

                ELEZIONI RLS CON LA PARTECIPAZIONE

                DI TUTTI I LAVORATORI DEL TEATRO!

                ILLEGITTIMA L’ASSEGNAZIONE ATTUALE

         Safety signs    

     
    SECONDO D.Lgs.81/2008 I RAPPRESENANTI DELLA SICUREZZA DOVREBBERO
    ESSERE IN SEI (ESSENDOCI PIÙ DI MILLE LAVORATORI IN SCALA) E NON TRE
    COME ORA.

    NON DEVONO ESSERE IMPOSTI DALLE SEGRETERIE (CISL-UIL)
    NE ELETTI CON UNA VOTAZIONE UNILATERALE (CGIL)

    IN MANCANZA DELLE ELEZIONI RSU, OSTACOLATE DA CHI VUOLE ABDICARE IL
    RAGGIUNGIMENTO DI QUESTO STRUMENTO DEMOCRATICO E VITALE PER I RAPPORTI
    SINDACALI, GLI R.L.S. DEVONO ESSERE ELETTI A SUFFRAGIO UNIVERSALE E A
    SCRUTINIO SEGRETO IN UN’UNICA GIORNATA ELETTORALE NELLA QUALE TUTTE LE
    SIGLE PRESENTANO I PROPRI CANDIDATI.

    POSSONO VOTARE TUTTI E ANCHE I NON ISCRITTI A SIGLE SINDACALI.

     LA CUB INTENDE INDIRE LE ELEZIONI

     DEGLI RLS NEL MESE DI MARZO 2010.

    La nomina dei componenti  della commissione elettorale e dei candidati dovrà avvenire entro e non oltre le  ore 12 del giorno  12.03.10 .

    Milano 12.02.10              Il segretario provinciale                                       

    Per conoscenza fax inviato alle sigle sindacali e Fondazione Scala.

    Oggetto : indizione elezioni  RLS

    La Cub Informazioni di Milano in persona del sottoscritto Segretario
    Provinciale D’Ambrosio Roberto in relazione all’accordo interconfederale
    per la costituzione delle RLS,  e in possesso in quanto Associazione
    Sindacale dei requisiti in esso previsti per attivare la procedura delle
    elezioni, preso atto della non esistenza della RLS regolarmente elette,
    comunica l’indizione delle elezioni per la costituzione della
    Rappresentanze per la Sicurezza dei Lavoratori nell’unità produttiva della
    Fondazione Teatro alla Scala di Milano.

    La Cub Informazione intende partecipare a tali elezioni.
    A tal fine il sottoscritto a nome dell’associazione sindacale che
    rappresenta, accetta espressamente e formalmente l’accordo
    interconfederale
    e il regolamento in esso contenuto, e la regolamentazione prevista dal
    vigente CCNL per la costituzione delle RLS.

    I sottoscritto designano sin d’ora componente della Commissione Elettorale
    il sig. Comina Germano.
    Tutte le Organizzazioni Sindacali che intendessero partecipare alle
    elezioni della RLS sono invitate a nominare il loro componente nella
    commissione elettorale e a presentare le loro liste entro e non oltre le
    ore 12 del giorno  12.03.10 .

    Milano 12.02.10                logo CUB

    11 Febbraio 2010

    SCALA: ELEZIONI RSA E CONGRESSO NAZIONALE. MELINA DELLA CGIL GELA LE RSU

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:19

                                      logo CUB
    Le RSU possono essere la vera rappresentanza autonoma e democratica di tutti gli iscritti e non iscritti in teatro. NON con le RSA elette da pochi.

    Infatti ; solo la CGIL utilizza le elezioni interne per scegliere i rappresentanti R.S.A, mentre CISL, UIL e FIALS calano dall’alto delle segreterie i rappresentanti dei lavoratori.

    Ci siamo voluti illudere che l’avvio delle procedure per le elezioni delle RSU da parte della CGIL a maggio non fosse stato solamente un gesto propagandistico e demagogico ma un sincero protagonismo responsabile da parte di chi detiene e rappresenta la maggioranza dei lavoratori.

    L’impegno di proprio pugno scritto a chiare lettere addirittura dal Segretario Nazionale SLC/CGIL dopo essersi visto consegnare una raccolta di firme massiccia per indire le RSU prese durante un ‘assemblea da lui presenziata in teatro, sembrava sincero, determinato e faceva ben sperare. Ci sbagliavamo.
    Chi fantasticava che la CGIL facesse in realtà "melina " per arrivare fino al Congresso Nazionale e rifare le RSA per un tornaconto legato alle loro dinamiche interne, per non dire a un regolamento di conti, aveva ragione.

    Di reale volontà non ce n’era e lo dimostra il fatto che mai una volta il segretario provinciale CGIL abbia preso contatti con rappresentanti sindacali della CUB che sono da sempre i promotori per le libere elezioni delle RSU. Ancora una volta si è preferito fare il gioco del pompiere sulle istanze progressiste e non creare le condizioni per un dialogo e per il rafforzamento dell’unità tra i lavoratori del teatro di cui tutti sentono il bisogno. Inoltre come di consueto in questi casi usa il metodo dello scaricabarile per non assumersi alcuna responsabilità. Attribuisce alle sigle più di stampo corporativo in teatro il fallimento delle procedure delle elezioni RSU.
    CISL e FIALS dovrebbero aver imparato a loro spese che la politica dell’isolamento non paga anzi, è autolesiva.
    Tutti hanno capito che conviene fare le RSU tranne una categoria, quella dei " burocrati sindacali" che con il successo delle RSU rischierebbero di restare fuori o perdere un po’ di potere e quindi per questo intendono evitarle come la peste. La battaglia per la democrazia è appena iniziata.
     
    Contro l’oblio dei  burocrati  è arrivato il tempo di indire le RSU.
    Per l’inclusione. Il teatro è di chi lo lavora.

                libertà è(reale) partecipazione –>

    CUB-Informazione/Scala
    Confederazione Unitaria di Base

    Milano: V.le Lombardia 20 – tel. 02/70631804-2666289 fax 02/70602409 www.cub.it – e mail cub.nazionale@tiscali.it 

    9 Febbraio 2010

    CAROVANA DEL LAVORO

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:56

     

    Unificare le lotte per il lavoro, no ai licenziamenti, estendere gli ammortizzatori sociali, garantire l’80% del salario perso  .QUESTA LOTTA E’ LA MIA LOTTA
    Corteo itinerante per unire idealmente tutte le lotte in corso
    LA CUB COLLEGA LE FABBRICHE IN LOTTA


    12 febbraio 2010
    AZIENDA ORA D’ARRIVO ORA PARTENZA
    INNSE 8,30 9,00
    Via Rubattino    
    Milano     
    MILANO  P.le Loreto, Angolo Via Porpora 9,15 9,20
    MARCEGAGLIA 10,30 11,00
    MANGIAROTTI
    Viale Sarca 336    
    Milano    
    LARES 12,00 12,30
    Via Roma 88
    METALLI PREZIOSI
    Via Roma 179    
    Paderno Dugnano    
    FIAT ALFA ROMEO 13,30 14,00
    Viale Alfa Romeo
    Arese    
    EUTELIA 15,00 15,30
    Via Olivetti 79
    Pregnana Milanese    
    NOVACETA 16,30 17,00
    Via Piemonte 66
    Magenta    
    MAFLOW 18;00  
    Via Boccaccio 1
    Trezzano sul Naviglio    
    GRIGLIATA
    SALAMELLE  VINO E CONCERTO FINALE

    In tutto il paese ed in tutti i settori sono in atto generose lotte per impedire licenziamenti e l’abbandono delle fabbriche.

    Inizia a maturare la consapevolezza che senza mobilitazione, senza lotta, i lavoratori saranno vittime predestinate della crisi di un sistema che dopo averli lungamente spremuti ora intende farli fuori senza tante cerimonie.

    Nel 2009 sono state concesse ben 9.180 milioni di ore di cassa integrazione; sono stati persi oltre 400.000 posti di lavoro senza considerare le altre migliaia persi per risoluzione dei contratti di collaborazione o di prestazione a partita Iva non censite.

    Meno male che la crisi non c’e’

    Le mobilitazioni sui luoghi di lavoro, oggi più che mai necessarie, vanno supportate da una mobilitazione generalizzata che coinvolga anche i lavoratori oggi non coinvolti dalla crisi.

    Siamo in presenza di una crisi sociale che sconvolge la vita di milioni di lavoratori; è grave l’assenza di una lotta generalizzata e il clamoroso ritardo nella percezione della enormità della crisi da parte del sindacato e dei partiti.

    Superare velocemente il ritardo

    Occorre essere coscienti che cgil, cisl e uil non sono sicuramente il soggetto su cui contare avendo da tempo esso rinunciato a fare del diritto al lavoro stabile l’obiettivo principale della loro azione. La concertazione e la disponibilità all’allargamento della precarietà hanno contribuito in misura determinante al peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita degli ultimi 20 anni. E’ necessario organizzarsi!

    La Cub propone di costruire un movimento più ampio che lotti per una serie di obbiettivi rivendicativi verso le aziende e verso le istituzioni.

    • Blocco dei licenziamenti, assunzione a tempo indeterminato dei precari

    • Estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori indipendentemente dal settore e dimensione delle aziende e dal tipo di contratto

    • Indennità di cig/cigs all’80% del salario perso

    • Gratuità delle mense scolastiche, degli asili nidi e canone sociale per i bassi redditi

    Questa piattaforma di contenimento degli effetti della crisi va accompagnata da un vasto e generalizzato intervento per la trasformazione e riconversione della struttura industriale orientata ad un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità ambientale e sul superamento delle disuguaglianze sociali:

    • Piano di politica industriale per lo sviluppo di energie rinnovabili ed ecocompatibili, il risparmio energetico e il riassetto idrogeologico del territorio, esclusione del nucleare

    • Piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e delle scuole, sanzioni penali per gli omicidi sul lavoro e gli infortuni gravi;

    • Nuovo modello di mobilità delle persone e delle merci

     

    Milano 09/02/2010

    Confederazione Unitaria di Base

    Sede Nazionale: Milano V.le Lombardia 20 tel.02 70631804 cub.nazionale@tiscali.it www.cub.it www.cubvideo.it

     

     

    4 Febbraio 2010

    RIFORMA DELLE FONDAZiONI LIRICHE. Alcuni Punti Spuntano e Pungono

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:17
    Bondi al Senato sulla riforma delle fondazioni liriche.

    Generale riduzione dei costi del personale. "Mi rendo conto che l’eventuale blocco del turn-over è un provvedimento duro, ma in fase riorganizzativa generale sarà necessario e sopportabile”.

    Attribuire ad un unico soggetto a livello centrale la rappresentanza dei datori di lavoro.

    “Non può ulteriormente tollerarsi, la deroga ormai sistematica del contratto nazionale da parte dei contratti integrativi,"

    "Ritengo, inoltre, necessario assicurare una più proficua utilizzazione del personale, in linea con gli indirizzi generali di stabilità economico-finanziaria”.

    "Non è possibile che formazioni parallele vedano protagoniste le stesse maestranze al di fuori dell’ente, con manifestazioni autonome".

    "L’età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei, che a mio parere va portata, così come già previsto in molti Paesi europei, dagli attuali 52 a 45 anni."

    L’articolo completo

    4 FEBBRAIO 2010 – Il ministro Sandro Bondi è intervenuto ieri alla VII commissione del Senato per riferire sulla riforma delle fondazioni liriche. “In via immediata – ha esordito il ministro – per l’esigenza di assicurare un adeguato contenimento dei costi, credo sia necessario riformare il sistema di contrattazione collettiva delle fondazioni liriche, attribuendo ad un unico soggetto a livello centrale la rappresentanza dei datori di lavoro. Mi riferisco in particolare al deprecabile fenomeno della frammentazione della contrattazione che reca disomogeneità e malfunzionamenti all’interno delle fondazioni".

    "Il ministero – ha continuato Bondi – dovrà provvedere a fornire gli indirizzi per la stipula di un nuovo contratto collettivo che sia più attento ai profili di razionalità economico-finanziaria e sia volto a migliorare i risultati della gestione. Così facendo intendo reintrodurre una disposizione normativa che attribuisca ad un unico soggetto centrale la rappresentanza negoziale della parte datoriale, poiché le fondazioni lirico-sinfoniche sono da ritenersi organismi di diritto pubblico, finanziati in larga parte da soggetti pubblici quali Stato, Regioni, Province e Comuni. Ciò al fine di assicurare la corretta allocazione delle risorse pubbliche e migliorare l’efficienza e l’efficacia delle procedure della contrattazione collettiva, sia a livello nazionale, sia a livello integrativo”.

    “Non può ulteriormente tollerarsi – ha aggiunto Bondi – la deroga ormai sistematica del contratto nazionale da parte dei contratti integrativi, così come la giungla retributiva e normativa che vede la produttività delle singole fondazioni liriche ai livelli più bassi d’Europa, rispetto a trattamenti economici di tutto rispetto. Il trattamento integrativo in godimento dovrà essere commisurato alla reale produttività del dipendente, anche a costo di drastiche riduzioni dei costi dell’integrativo nel futuro”.

    “Credo inoltre – ha detto ancora il ministro – che la riforma debba tener contro della non omogeneità che si riscontra nel variegato panorama delle fondazioni, anche attraverso il riconoscimento di una particolare autonomia a quelle istituzioni che rivestono connotati peculiari. Non si tratta nella maniera più assoluta di costituire graduatorie o eccellenze. Non permetterò mai che si parli di fondazioni di serie A e di serie B. Al contrario, bisogna delegificare l’intera materia emanando regolamenti che tengano conto delle specificità di ogni fondazione lirica, stabilendo, a seconda della tradizione, della storia, della produttività e del ruolo assunto in Italia ed all’estero di ognuna, un livello maggiore o minore di autonomia rispetto ai tradizionali poteri ministeriali. E’ poi necessario confermare, anche a livello regolamentare, l’attuale assetto che vede gli enti territoriali protagonisti della gestione di questi enti. E’ ora, pertanto, di annullare l’intensa ed affastellata legislazione sulle fondazioni emanando una vera e propria legislazione che riordini l’intero settore. Ritengo, inoltre, necessario assicurare una più proficua utilizzazione del personale, in linea con gli indirizzi generali di stabilità economico-finanziaria”.

    “A questo scopo – ha osservato il ministro – occorre contemperare la possibilità per il personale di svolgere attività di lavoro autonomo con le esigenze produttive delle fondazioni, come oggi avviene, ma tenendo in estremo conto le esigenze produttive di ogni fondazione. Non è possibile che formazioni parallele vedano protagoniste le stesse maestranze al di fuori dell’ente, con manifestazioni autonome. Ovvero potrà essere possibile all’interno di una seria contrattazione di primo livello che tenga conto delle esigenze del datore di lavoro al pari di quelle dei dipendenti. D’altro canto è necessaria una generale riduzione dei costi del personale attraverso il meccanismo del turnover e la possibilità per le fondazioni di avvalersi, compatibilmente con i vincoli di bilancio, delle tipologie contrattuali e delle forme di organizzazione del lavoro disciplinate dalla legge Biagi. Mi rendo conto che l’eventuale blocco del turn-over è un provvedimento duro, ma in fase riorganizzativa generale sarà necessario e sopportabile”.

    “In tale ambito si inserisce – ha proseguito il ministro – la tematica dell’età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei, che a mio parere va portata, così come già previsto in molti Paesi europei, dagli attuali 52 a 45 anni. Insisterò a livello governativo per riuscire in questa impresa di cui si parla da anni”.

    Dibattito in Senato sulle fondazioni. Pd e Idv per disegno di legge.

    4 FEBBRAIO 2010 – Le opposizioni chiedono un disegno di legge e non un decreto sulle fondazioni liriche. E’ quanto emerge, dal dibattito nella VII commissione del Senato, dopo l’intervento del ministro Bondi ). Fabio Giambrone (Idv), dichiara che dall’intervento del ministro si deduce esclusivamente una vaga idea di riforma, senza tuttavia avere notizia di azioni concrete e chiede in particolare maggiori dettagli circa gli indirizzi che il governo intende assumere sulla contrattazione collettiva. Per Giambrone, inoltre una differenziazione tra fondazioni rischia di corrispondere a una presunta graduatoria di eccellenza. 

     Il senatore Vincenzo Vita (PD) domanda se il ministro intende adottare, per le fondazioni, un provvedimento emergenziale oppure un disegno di legge organico; solo in quest’ultimo caso, sottolinea, sarebbe possibile un approfondimento ed una verifica tra gli schieramenti. Chiede inoltre quali saranno le risorse che accompagneranno il riordino, evidenziando la necessità di offrire una speranza al settore, altrimenti, si compirà una mera razionalizzazione. Quanto al contenuto del preannunciato provvedimento, tiene a precisare che la disciplina dei livelli contrattuali va rapportata alla specificità della produzione artistica e culturale degli enti lirici per i quali spesso le soglie economiche nazionali non sono sufficienti. 

    E’ cruciale, per il senatore Andrea Marcucci (Pd), introdurre a favore delle fondazioni liriche nuove forme di deducibilità fiscale, onde non incorrere negli stessi limiti della riforma del 1996. Per un confronto sul tema occorre tuttavia, a suo avviso, un maggiore dettaglio rispetto all’esposizione di Bondi. In particolare, sarebbe utile discutere sulle misure più idonee a coinvolgere le Regioni e le fondazioni bancarie, ad assicurare il pareggio di bilancio, a conferire maggiori poteri ai revisori. Anche Marcucci si augura che il governo scelga la via di un disegno di legge ordinario, e quanto all’ipotesi di distinguere fra fondazioni di "serie A" e di "serie B", registra con soddisfazione l’intento del ministro di non operare nessuna sperequazione. 

    Il senatore Antonio Rusconi (Pd) ritiene che Bondi abbia sostanzialmente inteso giustificare la riduzione dei finanziamenti al settore per quest’anno e per gli anni venturi. Egli si sarebbe invece atteso una prospettiva di ampio respiro.

    Per la maggioranza, il senatore Giuseppe Valditara (PdL) esprime apprezzamento per il quadro delineato dal ministro Bondi, che si propone una riorganizzazione autenticamente liberale di un settore di sua competenza. In particolare, dichiara di condividere la prospettiva di retribuzioni legate alla produttività. Afferma anche di non aver alcun timore a distinguere fra fondazioni di "serie A" e di "serie B" per far emergere le eccellenze, ponendo fine a perniciosi egualitarismi.

    Il senatore Mario Pittoni  (Lega) si sofferma sul pensionamento dei ballerini, domandando al ministro quali garanzie economiche avrebbe questa categoria di lavoratori se andasse in pensione così anticipatamente rispetto agli altri.

    Il senatore Franco Asciutti (PdL) giudica marginale la scelta fra strumento di urgenza e disegno di legge ordinario, ritenendo prioritario intervenire per la riforma del settore lirico e manifesta piena condivisione sulla proposta del ministro di disciplinare più efficacemente i contratti integrativi che, ribadisce, devono seguire e non precedere il contratto nazionale.
    Spettacolo dal vivo: Bondi sui nuovi criteri di finanziamento.

    4 FEBBRAIO 2010 – Nel corso del suo intervento di ieri al Senato , il ministro Sandro Bondi (foto) ha illustrato anche i nuovi criteri a cui si ispirerà il finanziamento di tutto lo spettacolo dal vivo. “Occorre razionalizzare – ha detto – l’intero sistema di finanziamento statale destinato agli organismi dello spettacolo dal vivo, rideterminando i criteri selettivi di assegnazione dei contributi agli organismi di spettacolo, tenendo conto delle attività svolte e rendicontate, dei livelli quantitativi e dell’importanza culturale della produzione svolta, della regolarità gestionale degli organismi, nonché degli indici di affluenza del pubblico".

    "Si dovrebbe, a mio parere – ha aggiunto il ministro – rendere ancora più selettivi e trasparenti i criteri da adottare per il finanziamento alle attività di musica, di danza, di prosa e dei circhi e spettacoli viaggianti."  

    Legislatura 16º – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 165 del 03/02/2010

    dopo clicca su documento completo (52k)


    2 Febbraio 2010

    Giro, per le Fondazioni liriche è quasi pronto un decreto

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 23:37

    2 FEBBRAIO 2010 – Mentre il ministro Sandro Bondi è atteso per domani, mercoledì 3 febbraio, dalla commissione Cultura del Senato, per la seconda parte dell’audizione sulle fondazioni liriche, il sottosegretario Francesco Giro dichiara che il governo è tornato sulla originaria idea di procedere alla riforma con un decreto, ritirando così la disponibilità di Bondi, manifestata al Senato, ad intervenire, ove ve ne fossero state le condizioni, con un disegno di legge.
    "Riteniamo – dice Giro all’Ansa – che la situazione sia talmente grave che solo un provvedimento che abbia carattere di necessità e urgenza ci permetta di fronteggiare il collasso delle fondazioni". Il decreto potrebbe essere presentato già al prossimo Consiglio dei ministri di venerdì 5 febbraio. "E’ praticamente già scritto", dice Giro, per il quale le fondazioni lirico sinfoniche "sono tutte oberate da milioni di euro di debito e noi abbiamo la responsabilità di invertire questa tendenza".

    Il sottosegretario anticipa che nel decreto "sono previste norme cogenti per rientrare dal debito, nuove norme previdenziali per i ballerini, norme per dare via libera al contratto nazionale che non è stato firmato ormai da più di tre anni ed è di fatto surrogato da contratti integrativi. Abbiamo chiesto sacrifici per la scuola e la sanità – fa notare Giro -, io credo che si debbano chiedere sacrifici per la lirica". Nelle fondazioni, prosegue, "ci sono troppi privilegi, si lavora poco, meno che in Europa. Bisogna lavora di più riorganizzare l’attività in modo radicale". Il decreto, aggiunge, "interviene poi di fatto sullo spirito della legge sulle fondazioni, che non regge", e che "ha affidato ai comuni responsabilità notevoli e creato ibridi pubblico e privato, con tutti problemi del pubblico e pochissime opportunità del privato". Per Giro l’obiettivo è "di riformare la legge stessa sulle fondazioni lirico sinfoniche che ha fallito, altrimenti non non ci sarebbe ora la necessità di intervenire in modo così diretto da parte del governo".  

    15 Gennaio 2010

    Coordinamento Nazionale Teatri Lirici-Trattative CCNL

    Filed under: Uncategorized — Tag: , — Lavoratoriscala @ 08:18

    Per la prosecuzione delle trattative di rinnovo contrattuale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche è convocato il  per il giorno 9 febbraio p.v. alle ore 11.30 presso la sede dell’AGIS, Via di Villa Patrizi, 10 – Roma.

    Dopo provocazioni e attegiamenti dilatori l’Anfols ha comunicato che il 12 febbraio si terra un incontro per il rinnovo del CCNL, un passo decisivo per capire se sarà possibile concludere la trattativa, in caso contrario è assolutamente necesario riprendere le iniziative di lotta.

    22 GENNAIO 2010 Agis: associazioni spettacolo dal vivo sollecitano tempi certi per la legge

    “Dopo tanti annunci attendevamo dalla riunione del 21 gennaio del Comitato ristretto di conoscere tempi certi per l’emanazione del testo definitivo della legge sullo Spettacolo dal vivo, all’esame della Commissione cultura della Camera dei Deputati. Ciò non è avvenuto. I rumors si rincorrono e sono di vario genere: a noi non interessano, ma non riusciamo a capire e per questo chiediamo, nel convinto rispetto dell’ autonomia della funzione parlamentare, di avere un definitivo e concreto segnale sull’iter della legge attesa da oltre 50 anni e che sembra essere in dirittura d’arrivo. Non siamo né statalisti, né regionalisti, ma costituzionalisti”. Così le associazioni dello Spettacolo dal vivo riunite all’Agis per verificare lo stato della discussione sulla legge di settore.

    “Attendiamo di conoscere l’articolato che verrà licenziato dal Comitato ristretto – dichiarano ancora le associazioni – ma diciamo subito che non siamo disposti ad essere le vittime della discussione Stato-regioni-enti locali sulle competenze e sulle risorse dello spettacolo e che continueremo ad impegnarci per agevolare l’elaborazione della legge sulla base della nostra esperienza operativa sul territorio nazionale, interloquendo con i soggetti istituzionali della Repubblica, iniziando dall’ANCI con la quale l’Agis ha già costituito un tavolo di lavoro”.

    “I 200 mila impegnati nel settore attendono dal Parlamento risposte chiare e definitive seguendo con attenzione l’evolversi della situazione. Qualora questa non si sbloccasse rapidamente, doverosamente rispettando l’autonomia parlamentare per eventuali decisioni ostative alla legge, i lavoratori, gli artisti, gli imprenditori dello spettacolo vorranno conoscerne e valutarne le responsabilità politiche, e liberamente trarne le conseguenze”.

    “La problematica dello Spettacolo dal vivo, unitamente alla necessità della nuova legge, investe anche le risorse e la urgente definizione delle norme regolamentari per il 2011 sulla base del lavoro elaborato e condiviso con il ministero dei Beni e delle Attività culturali, che occorre riprendere e confrontare con le regioni e le autonomie locali, auspicando – concludono le associazioni dello Spettacolo dal vivo – che la nuova normativa possa essere verificata nelle Giornate Professionali del Teatro, a Napoli nel prossimo mese di giugno”.


    Spettacolo dal vivo: Gabriella Carlucci, a fine gennaio si vota per la legge.

    ROMA – 14 GENNAIO 2010 – Roberta Romei – "Per la fine di gennaio è fatta" così dichiara l’on. Gabriella Carlucci definendosi "finalmente ottimista" sulla legge per lo spettacolo dal vivo attualmente alla 7° Commissione della Camera. “Entro la fine del mese – dice ancora – voteremo e daremo il termine per gli emendamenti, dei quali però non credo ci sarà necessità perché ormai la legge è stata ampiamente sviscerata. Siamo arrivati alla fine dell’iter: il 20 e 21 gennaio, si riuniscono gli ultimi due comitati ristretti, e la settimana successiva passiamo alla votazione, in sede redigente in Commissione".

    Un’accelerazione quindi, che , secondo le parole della parlamentare del Pdl, è dovuta allo scioglimento del nodo con la Lega che all’interno del comitato ristretto ha sempre sostenuto le posizioni più regionaliste come portabandiera del federalismo e delle competenze territoriali. 

    “Anche questo scoglio è stato superato. Siamo riusciti a quadrare il cerchio – sostiene Carlucci – Abbiamo lavorato sulla materia concorrente, cercando di rendere più sfumato il ruolo dello Stato e più evidente quello delle Regioni. Siamo riusciti a trovare, anche riguardo la terminologia,una soluzione che mette d’accordo Stato e Regioni, incidendo su tre articoli, il 4 , il 6 e il 6bis. Nell’ambito della Conferenza Unificata, vengono così individuati i soggetti che hanno priorità nazionale, i soggetti territoriali e la distribuzione dei finanziamenti . Sono molto felice – sottolinea Carlucci – e soddisfatto è anche il ministro Bondi , sempre tenuto al corrente di tutti i passaggi della legge, che è e rimane una legge quadro. Siamo finalmente arrivati ad una competenza ripartita e condivisa fra lo Stato e le Regioni , sia attraverso la Conferenza unificata che attraverso il Consiglio nazionale dello spettacolo”.
    Bondi punta a provvedimento per le Fondazioni liriche da fine gennaio


    Bondi punta a provvedimento per le Fondazioni liriche da fine gennaio

    ROMA – 14 GENNAIO 2010 – Il ministro dei beni culturali Sandro Bondi  – scrive l’Ansa – punta a presentare a partire dal 29 gennaio in consiglio dei ministri il provvedimento di riforma delle fondazioni liriche. Lo ha detto lo stesso ministro ieri pomeriggio ai senatori della commissione cultura, precisando di essere disponibile a valutare se procedere con un disegno di legge – come gli è stato chiesto da molti senatori – ed escludere quindi la forma del decreto. Questo, ha sottolineato il ministro che si è impegnato a tornare, "purché se ne verifichino le condizioni", ovvero la "disponibilità concreta" anche dell’opposizione ad un confronto Intrattenendosi poi con alcuni senatori, il ministro avrebbe poi precisato che solo un disegno di legge approvato in sede deliberante potrebbe raggiungere gli stessi risultati del decreto legge, permettendo un confronto più ampio con le opposizioni. Qualora tale possibilità svanisse, si vedrebbe comunque costretto ad optare per un decreto legge d’urgenza.

    "Riconosco che oggi la mia relazione è stata necessariamente generale – ha detto rispondendo alle obiezioni di alcuni rappresentanti delle opposizioni tra i quali Vincenzo Vita (Pd) e Giambrone (Idv) – e mi impegno a tornare già la prossima settimana per fare un passo avanti". "Mi auguro però – ha aggiunto – di trovare anche proposte chiare e responsabili" da parte anche dell’opposizione.

    Con i senatori, intanto, il ministro ha chiarito alcuni punti del cosiddetto ‘pre-testo’ preparato al ministero. "Non intendo abolire i contratti di settore", ha precisato, "né togliere ai comuni la nomina dei soprintendenti". E ancora "non ci saranno distinzioni tra fondazioni di serie A ed altre di serie B". L’età pensionabile dei ballerini sarà portata, per gli uomini e per le donne a 45 anni. Nodo fondamentale, quello degli incentivi fiscali per gli interventi dei privati: "senza un provvedimento che consenta il contributo dei privati alla cultura difficilmente le fondazioni potranno decollare com’era negli auspici di chi ha voluto questa riforma".

    Dal ministro un accenno anche alla situazione dell’Imaie, l’istituto mutualistico per gli artisti interpreti e esecutori, di cui ha sottolineato la situazione critica : "ne ho avuto da tempo la consapevolezza – ha sottolineato – tanto che proprio su segnalazione dei miei uffici il prefetto di Roma ha proceduto allo scioglimento dell’Istituto con un provvedimento giudicato legittimo dalla magistratura". Quanto al futuro dell’ente: "Non ci sarebbe niente di male, a mio avviso, se queste competenze passassero alla Siae, ma il mio è solo un ragionamento di buon senso, lo vedremo insieme".

    12 Gennaio 2010

    welfare metropolitano: secondo appuntamento-lunedì 18 gennaio presso il nuovo “San Precario Space”

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:12

    s.precario 3Se dovessimo scrivere l’elenco di tutte le realtà produttive (industriali e terziarie) che dichiarano di essere in crisi economica e che pretenderebbero di licenziare, non basterebbe lo spazio di questo comunicato stampa.Alcune (la minoranza) sono effettivamente i difficoltà, altre (la maggioranza) approfittano strumentalmente della crisi finanziaria per chiudere impianti produttivi e speculare sui nuovi fronti della finanzia e dell’immobile. L’Expo 2015 è un boccone troppo grosso per lasciarselo sfuggire, anche a costo di mettere sulla strada migliaia di donne e uomini.Tale situazione richiede una capacità di risposta e di analisi immediata. Il terreno di scontro è quello della riconversione territoriale e del welfare. Su questi temi , ci siamo già incontrati a fine maggio e il 2 dicembre. In questi incontri è stata presentata una bozza di proposta er un welfare metropolitano adeguato alla realtà economica lombarda. E infatti sul tema della riforma del welfare che si può rilanciare il conflitto, superando la logica dell’assistenzialismo (la classica “carota” degli ammortizzatori sociali), per chiedere invece una cassa sociale per la continuità di reddito come forma di redistribuzione, interventi su tipologie contrattuali e salario minimo (per affievolire il “bastone” del ricatto e della disciplina) e, infine, ma non ultimo, l’accesso ai servizi come forma di riappropriazione della vita (strumento pro “libertà”, accesso ai saperi, riappropriazione degli spazi e del tempo). Insieme e parallelamente ad altri percorsi, stiamo sperimentando un processo di analisi e di proposte sul tema del “welfare metropolitano”.

    A tal fine, chiediamo a tutte le realtà politico-sindacali, alle realtà soggettive, individuali e/o di movimento, di partecipar al dibattito pubblico che si terrà lunedì 18 gennaio alle ore 21.00 presso il nuovo “San Precario Space” di Via Pichi 3, zona ticinese, MM2 P.ta Ticinese.

    Associazione BioSSan Precario
    Intelligence Precaria

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    11 Gennaio 2010

    Confermata audizione di Bondi al Senato sulla lirica. Due mesi per la legge

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 15:03
    11 GENNAIO 2010 –
    Confermata per mercoledì 13 gennaio alla commissione Cultura del Senato, l’audizione del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi sulle prospettive di riforma delle fondazioni lirico sinfoniche. Lo rifersice l’ agenzia Ansa, aggiungendo che fonti vicine al ministero smentiscono intanto che sia in arrivo già nei prossimi giorni un provvedimento sulla materia, che dovrebbe arrivare, invece, non prima di un paio di mesi anche per dar modo di completare, viene sottolineato, i confronti tecnici con gli altri ministeri.

    La conferma dell’audizione del ministro viene dal vicepresidente  della commissione Cultura, Vincenzo Vita (Pd): "Ci auguriamo – dice Vita – che il ministro voglia sciogliere un dubbio che fin qui non ha mai chiarito: l’attuale governo, molto attento alla televisione, vuole sbarazzarsi della sua tradizione lirico sinfonica o invece c’é un progetto di rilancio?". E aggiunge: "Noi ci auguriamo che il ministro voglia smentire le ricorrenti voci su commissariamenti, tagli , licenziamenti, riduzione del numero degli enti e quant’altro".

     

    6 Gennaio 2010

    Lo Stato dimentica l’amianto killer

    Filed under: Uncategorized — Tag: — Lavoratoriscala @ 22:20

               Sono passati, ormai e purtroppo, molti anni da quando ci siamo resi conto che tante vittime dell’amianto potevano essere salvate, da quando abbiamo tutti capito che le responsabilità per la tragedia causata da questa fibra–killer sono molteplici e di varia origine, da quando persino le aziende hanno cessato di negare le gravissime e letali conseguenze delle esposizioni all’amianto (purché a loro non attribuibili).
    E siamo tutti, lavoratori ed ex lavoratori, cittadini normali e uomini politici, amministratori pubblici e imprenditori, consapevoli del fatto che per decenni questo Stato ha accettato che semplici operai contraessero gravi malattie e morissero a causa del lavoro, per aver avuto a che fare con l’amianto, nonostante la storica evidenza scientifica della natura cancerogena genotossica dell’asbesto: senza intervenire su quella produzione di morte, in nome e a tutela del profitto.
    Ma quello che è, per certi versi, ancora più sorprendente è che alla data di oggi – fine 2008 – i lavoratori si vedono ancora costretti a combattere dure, difficili e costose battaglie (anche legali) per ottenere il riconoscimento di quanto dovrebbe essere loro immediatamente dovuto: il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla integrità fisio–psichica e, nei casi più malaugurati, ad un risarcimento–indennizzo adeguato e decoroso.
    Colpisce sempre invece il comportamento farisaico di una certa classe politica e di Governo che, pur non potendo più negare i letali influssi sui lavoratori dell’amianto, ne disconosce però quelle che dovrebbero ritenersi naturali e logiche conseguenze: sia a livello legislativo, sia a livello di direttive agli enti amministrativi preposti (Inail, Inps, ecc), sia pure a livello di amministrazione delle cause giudiziarie (civili, amministrative e penali).
    Nella nostra Carta Costituzionale, così come in tutte le dichiarazioni internazionali (sia europee che mondiali) a tutela dell’uomo, sono inseriti i principi fondamentali che dovrebbero costituire il punto di riferimento, il faro, per ogni azione di Governo.
    E tra questi principi, rientrano come insopprimibili e inalienabili il diritto alla salute e il diritto alla propria integrità fisio–psichica: con una sola espressione, il diritto al rispetto della persona e della sua dignità.
    La triste vicenda dell’amianto ci conferma invece che siamo ancora lontani dal pieno riconoscimento di questo diritto. Ciò non ci impedisce però di continuare a lavorare e a lottare per fare in modo che i diritti dell’uomo, in concreto e non solo in astratto, possano essere pienamente e pacificamente riconosciuti, a ogni livello e in ogni settore della nostra vita: da quello politico a quello giudiziario, da quello sociale a quello amministrativo.

    Ringraziamo l’avv. Ezio Bonanni per aver dato il suo consenso, permettendoci di rendere disponibile su internet, il suo libro.

     

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